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Dal Sistema Limbico al Cervello

Emotivo
un viaggio attraverso le Neuroscienze e il Sistema Craniosacrale

lavoro di diploma di A. Marotta

C'era una volta il lobo olfattivo

Tradizionalmente si intende come sistema limbico un gruppo di


strutture neurologiche situate tra il tronco encefalico e la corteccia
cerebrale.
Il tronco encefalico la parte pi primitiva del cervello che luomo ha in
comune con tutte le specie dotate di un sistema nervoso particolarmente
sviluppato.
Esso circonda lestremit cefalica del midollo spinale. Regola funzioni
vegetative fondamentali ad assicurare la sopravvivenza e controlla reazioni e
movimenti stereotipati.
Era la parte dominante del cervello nellera dei rettili.
Da questa struttura primitiva derivarono poi i cosiddetti centri emozionali.
Poi, milioni di anni dopo, da questi centri emozionali si evolsero le aree del
cervello pensante: la neocorteccia.
Il fatto che il cervello pensante si sia evoluto da quello emozionale, ci dice
molto sui rapporti tra pensiero e sentimento: molto prima che esistesse un
cervello razionale, esisteva gi quello emozionale.
Le radici pi antiche della nostra vita emotiva affondano nel senso dellolfatto,
cio nel lobo olfattivo o rinencefalo. Nei rettili, uccelli, anfibi e pesci questo
rappresenta la regione suprema del cervello. Infatti lolfatto era un senso di
importanza fondamentale ai fini della sopravvivenza.
Il centro olfattivo era costituito da un sottile strato di neuroni che recepiva lo
stimolo olfattivo e lo classificava nelle principali categorie: nemico o pasto
potenziale, sessualmente disponibile, commestibile o tossico.
Un secondo strato di cellule inviava, attraverso il sistema nervoso, messaggi
riflessi per informare lorganismo sul da farsi: avvicinarsi, fuggire, inseguire,
mordere, sputare.
Dal momento che per noi gli stimoli olfattivi sono meno importanti, nel corso
dellevoluzione questo sistema ha assunto altri ruoli.
Gi con la comparsa dei primi mammiferi dal lobo olfattivo incominciarono ad
evolversi gli antichi centri emozionali, che ad un certo punto dellevoluzione
divennero abbastanza grandi da circondare lestremit cefalica del tronco
cerebrale. Per questo questa parte del cervello venne chiamata sistema
limbico, dal latino limbus che vuol dire anello.
Questa nuova parte del cervello aggiunse al repertorio cerebrale le reazioni
emotive che hanno pi specificamente a che fare con le quattro funzioni della
sopravvivenza ( nutrizione, lotta, fuga, riproduzione) e le emozioni che gli
sono proprie: ira, rabbia, paura, piacere, desiderio ecc.
Quando si evolse ulteriormente, il sistema limbico perfezion altri due
strumenti: lapprendimento e la memoria. Questo consentiva ad un animale di
essere pi intelligente nelle sue scelte per la sopravvivenza. Poteva infatti
modulare le proprie risposte in modo molto pi consono ad esigenze e
situazioni mutevoli, senza dover pi reagire in modo automatico e rigido.
Il fatto che il sistema limbico abbia un ruolo chiave nel processo di
memorizzazione di nostre esperienze di vita, ne fa un esempio di evoluzione
che ristruttura vecchie stanze perch possano assolvere a nuove funzioni.
Ma fu laggiunta della neocorteccia e delle sue connessioni con il sistema
limbico a permettere ad esempio il legame madre-figlio, cio quel sentimento
che rende possibile lo sviluppo umano, rappresentando la base della dedizione
a lungo termine necessaria per allevare i figli.
Infatti nelle specie prive di neocorteccia, come i rettili, manca laffetto
materno: quando i piccoli escono dalluovo, devono nascondersi per non
essere divorati dai loro stessi genitori.
Negli esseri umani il legame protettivo tra genitori e figli consente che gran
parte della maturazione del sistema nervoso prosegua nel corso dellinfanzia.
Infatti durante linfanzia il cervello continua a svilupparsi.
Quando la massa della neocorteccia aumenta, parallelamente a tale aumento
si osserva un moltiplicarsi, in progressione geometrica, delle interconnessioni
dei circuiti cerebrali. Quanto pi grande il numero di tali connessioni, tanto
pi ampia la gamma delle possibili risposte.
La neocorteccia rende possibili anche le finezze e la complessit della vita
emozionale.
Nei primati le interconnessioni tra neocorteccia e sistema limbico sono infatti
potenziate rispetto ad altre specie, e lo sono immensamente negli esseri
umani.
Ci conferisce ai centri emozionali limmenso potere di influenzare il
funzionamento di tutte le altre zone del cervello, compresi i centri del
pensiero.
A sua volta senza linfluenza modulatrice della neocorteccia lattivit del
sistema limbico pu essere la causa di crisi anormali e incontrollabili di rabbia
o di paura.
La normale espressione delle emozioni richiede, quindi, anche il contributo
delle aree pi evolute del cervello.
Il sistema limbico anche larea del cervello che aiuta a mantenere
lomeostasi, ossia un ambiente costante nel corpo.
I meccanismi omeostatici localizzati nel sistema limbico regolano funzioni
come:

il mantenimento della temperatura corporea

la pressione arteriosa

il ritmo cardiaco
il livello di zuccheri nel sangue.

In assenza di un sistema limbico noi saremmo a sangue freddo come i


rettili. Non potremmo regolare il nostro stato interno per mantenere la
temperatura costante nonostante le condizioni esterne di caldo e freddo.
Una persona in coma, pur avendo perduto temporaneamente luso di quelle
porzioni della neocorteccia che si richiedono per rispondere al mondo esterno
e per interagire con esso, continua a vivere perch il sistema limbico, insieme
con il tronco encefalico, mantengono e regolano le funzioni corporee vitali.
Ora entreremo allinterno di questi meccanismi analizzando ci che le
neuroscienze sono riuscite a comprendere finora di essi e valutando anche
alcune ipotesi che per non hanno ancora potuto beneficiare di studi e
dimostrazioni scientifiche.
Faremo questo viaggio studiando una per una le parti chiave del sistema
limbico, iniziando dallipotalamo, per poi continuare con lipofisi, lippocampo e
lamigdala e le loro connessioni con le altre parti del cervello ( talamo,
corteccia frontale e prefrontale).
Ci saranno anche alcuni riferimenti ad altre parti del cervello, anche queste
ritenute facenti parte del sistema limbico, delle quali si comincia appena ora a
comprenderne alcune funzioni.
Queste parti sono:

la corteccia limbica ( giro del cingolo, paraippocampico, sottocalloso,


paraterminale),

i nuclei settali,

la stria terminale,

il fornice/frangia,

il bulbo e tratto olfattivo,

la stria olfattiva laterale e mediale.

Tenendo presenti tutte le acquisizioni che si sono aggiunte negli


ultimi decenni sul sistema limbico, attualmente dovremmo dare di
esso una definizione di pi ampio respiro.

Dal punto di vista anatomico e funzionale, la definizione che mi sembra pi


completa la seguente:
il sistema limbico un circuito costituito da un insieme di centri
corticali e subcorticali fra loro interconnessi da proiezioni di fasci di
fibre che trasportano specifici neurotrasmettitori.
Se consideriamo le suddivisioni del cervello dal punto di vista embriologico, in
sistema limbico cos definito fa parte del prosencefalo, che a sua volta
suddiviso in telencefalo e diencefalo.
Pi precisamente nel telencefalo localizzeremo la corteccia prefrontale,
lippocampo e lamigdala. Nel diencefalo localizzeremo il talamo, lipotalamo e
lipofisi.

IL CERVELLO NEL CERVELLO


Lipotalamo forse la parte pi importante del sistema limbico. E la singola
parte pi complessa e stupefacente del cervello stesso, per questo anche
detta il cervello nel cervello.
Ha la grandezza di un pisello e pesa circa 4 grammi.
Regola: fame, sete, sonno, veglia, temperatura corporea, equilibri chimici,
ritmo circadiano, ormoni, sesso, emozioni, mantenendo lomeostasi di tutte
queste funzioni.
Lipotalamo controlla i meccanismi omeostatici del corpo per mezzo della
retroazione.
Per esempio, la temperatura del corpo controllata dallipotalamo attraverso il
controllo della temperatura del sangue. Se il sangue diventa troppo freddo,
lipotalamo reagisce stimolando
i processi di produzione e di conservazione del calore nel corpo. Se il sangue
troppo caldo, stimola i processi di dispersione del calore.
Lipotalamo consta di diverse strutture situate al di sotto del talamo e che
formano il pavimento del terzo ventricolo e la parte inferiore delle sue pareti
laterali.
Le sue principali strutture sono: i nuclei sopraottici, i nuclei paraventricolari e i
corpi mammillari.
I nuclei sopraottici sono nuclei di sostanza grigia situati al di sopra e a ciascun
lato del chiasma dei nervi ottici.
Il chiasma ottico la regione in cui i nervi ottici destro e sinistro si incrociano
tra loro, scambiando la posizione di alcune fibre costitutive ed entrano nel
cervello.
I nuclei paraventricolari hanno la loro sede nelle pareti laterali del terzo
ventricolo.
La parte posteriore dellipotalamo consiste principalmente nei corpi
mammillari, che sono anche coinvolti nel senso dellolfatto.
La parte mediana dellipotalamo forma linfundibulo, cio il peduncolo che
raggiunge il lobo posteriore dellipofisi ( o neuroipofisi).
I neuroni ipotalamici funzionano da ghiandole endocrine.
Quelli dei nuclei sopraottici e paraventricolari sintetizzano gli ormoni rilasciati
poi dalla parte posteriore dellipofisi : lADH ( ormone antidiuretico) e lOT
(ossitocina), di cui si parler nel paragrafo dedicato allipofisi.
Altri neuroni ipotalamici secernono invece i cosiddetti ormoni liberatori .
Essi sono:

1. il GRH, ormone liberatore per il GH ( ormone della crescita o


somatotropina)

2. il GIH, ormone inibitore per il GH

3. il CRH, ormone liberatore per la corticotropina


4. il TRH, ormone liberatore per la tireotropina

5. il GnRH, ormone liberatore per le gonadotropine ( ormoni sessuali)

6. il PRH, ormone liberatore per la prolattina

7. il PIH, ormone inibitore per la prolattina.

Essi stimolano / controllano il rilascio degli ormoni dellipofisi anteriore, cio


lormone della crescita e gli ormoni che stimolano a loro volta la secrezione
ormonale della tiroide, della corteccia surrenale e delle gonadi.
Lipotalamo concorre quindi indirettamente al controllo del funzionamento di
ogni cellula del corpo, governando attraverso una combinazione di messaggi
elettrici e chimici il funzionamento dellipofisi. Funziona, quindi, come un
anello di congiunzione tra il sistema nervoso e il sistema endocrino.
Lipotalamo svolge anche un ruolo essenziale nel controllo dello stato di veglia,
cio nel meccanismo del risveglio e dellallerta, ed un elemento cruciale nel
meccanismo per la regolazione dellappetito, quindi della quantit di cibi che
vengono ingeriti.
Vi , a questo scopo, un centro dellappetito posto nelle pareti laterali
dellipotalamo, e un centro della saziet, situato medialmente.
Alcuni dei neuroni dellipotalamo si connettono con i centri vegetativi per il
controllo della vasocostrizione, della vasodilatazione e della sudorazione e con
i centri somatici del brivido.
Questi neuroni rappresentano i centri regolatori della temperatura e hanno un
ruolo cruciale nel meccanismo che serve per mantenere la temperatura
corporea nei limiti della norma.
Lipotalamo funziona anche come centro delle funzioni viscerali, o meglio
come diversi centri autonomi superiori.
Infatti i neuroni dei nuclei ipotalamici proiettano i loro assoni in tratti diretti
dallipotalamo ai centri parasimpatici e simpatici del tronco cerebrale e del
midollo spinale.
Quindi gli impulsi dellipotalamo possono stimolare o inibire, a un tempo o
successivamente, pochi o molti centri vegetativi inferiori. Per cui lipotalamo
serve anche come regolatore e coordinatore dellattivit del sistema nervoso
autonomo.
E anche la principale stazione di rel tra la corteccia cerebrale e i centri
autonomi inferiori. Vi sono infatti vie nervose che conducono impulsi da vari
centri corticali allipotalamo.
Ci che lipotalamo fa con i propri ormoni liberatori di trasformare impulsi
nervosi provenienti dalla corteccia cerebrale in secrezione ormonale da parte
delle ghiandole endocrine.

IPOFISI
Si trova nella fossetta ipofisaria della sella turcica dello sfenoide, coperta da
quella porzione della dura madre nota come diaframma della sella.
Possiede un peduncolo o infundibulo, che la connette al soprastante
ipotalamo.
Sebbene venga considerata come unica ghiandola, in effetti essa consiste di
due ghiandole separate:
ladenoipofisi, o ipofisi anteriore ( definita come la ghiandola direttrice del
sistema endocrino), e la neuroipofisi, o ipofisi posteriore.
Il tessuto delladenoipofisi composto di raggruppamenti irregolari di cellule
secernenti che hanno per supporto un delicato tessuto connettivo e una ricca
rete di capillari di tipo sinusoidale ( cio di diametro molto variabile lungo il
percorso e con le pareti tappezzate di endotelio fenestrato).
Ormoni prodotti dalladenoipofisi
GH o ormone dellaccrescimento o STH (somatotropina)
Si pensa possa promuovere laccrescimento corporeo stimolando
indirettamente il fegato a produrre certi fattori di crescita che, a loro volta,
accelerano il trasporto di aminoacidi nelle cellule.
Lentrata rapida degli aminoacidi nelle cellule, comporta laccelerazione
dellanabolismo proteico delle cellule medesime, e ci permette di aumentarne
la crescita.
Controlla laccrescimento di ossa, muscoli e altri tessuti.
Stimola il metabolismo dei grassi tendendo a spostare lattivit cellulare dal
metabolismo dei carboidrati (glucosio) a quello dei lipidi.
PRL o prolattina,o ormone lattogeno
Ha la funzione di avviare e mantenere la produzione del latte da parte delle
mammelle per lallattamento della prole. Durante la gravidanza un alto livello
di PRL promuove lo sviluppo degli adenomeri mammari prima di promuovere
la secrezione del latte.
Ormoni tropici: ormoni che hanno un effetto stimolante su altre
ghiandole endocrine
TSH o ormone tireostimolante o tireotropina
Promuove e mantiene laccrescimento e lo sviluppo della sua ghiandola
bersaglio, la tiroide, e la stimola in seguito a produrre il proprio ormone.
ACTH o adenocorticotropina o ormone adrenocorticotropo
Promuove e mantiene normale la crescita e lo sviluppo della corteccia delle
surrenali e stimola la secrezione di alcuni suoi ormoni
FSH o ormone follicolo stimolante
Stimola i follicoli ovarici a crescere e maturare. Ciascun follicolo contiene una
cellula uovo in via di sviluppo che viene rilasciata dallovaio al momento
dellovulazione. Stimola anche lo sviluppo dei tubuli seminiferi nel testicolo e
mantiene la spermatogenesi.
LH o ormone luteinizzante
Stimola la produzione e lattivit del corpo luteo nellovaio.
Il corpo luteo (corpo giallo), il tessuto che prolifera allinterno di un follicolo,
dopo la sua rottura e il rilascio delluovo al momento dellevoluzione. Sotto lo
stimolo dellLH, il corpo luteo secerne progesterone ed estrogeni.
Nel maschio lLH stimola le cellule interstiziali dei testicoli a svilupparsi e a
secernere testosterone.
Durante linfanzia ladenoipofisi secerne quantit di FSH ed LH scarsamente
significativo dal punto di vista funzionale. Pochi anni prima della pubert, la
secrezione delle gonadotropine aumenta gradualmente. Poi, improvvisamente,
la loro secrezione si eleva al massimo e le gonadi sono stimolate a svilupparsi
e a dare inizio alle loro normali funzioni.
La secrezione delladenoipofisi viene controllata dallipotalamo, i cui neuroni
sintetizzano sostanze chimiche che i loro assoni immettono nel sangue.
Queste sostanze, denominate ormoni liberatori viaggiano attraverso un
complesso di vasi che formano il sistema venoso portale diencefalo-ipofisario.
Un sistema portale un dispositivo di vasi sanguigni in cui il sangue che
proviene dai capillari di un tessuto viene immediatamente trasportato nei
capillari di un altro tessuto, prima di essere immesso nel circolo sistemico per
tornare al cuore e ai polmoni per lossigenazione e la ridistribuzione.
Il vantaggio di un sistema portale nellipofisi consiste nel fatto che una piccola
quantit di ormone secreta dallipotalamo pu essere portato direttamente ai
tessuti bersaglio dellipofisi senza subire la grande diluizione che avrebbe
nella circolazione generale.
Quindi i neuroni dellipotalamo secernono gli ormoni liberatori nei capillari
dellipotalamo i quali, per mezzo di vene che percorrono linfundibulo,
comunicano direttamente con i capillari sinusoidi delladenoipofisi, ove gli
ormoni predetti trovano le loro cellule bersaglio.
Attraverso un meccanismo a feed-back negativo lipotalamo regola la
secrezione delladenoipofisi e l adenoipofisi regola la secrezione delle proprie
ghiandole bersaglio che, a loro volta, regolano lattivit dei tessuti bersaglio.

Neuroipofisi
La neuroipofisi, o ipofisi posteriore, sede di immagazzinamento e rilascio in
circolo di due ormoni: lADH e lOT, che per non vengono sintetizzati dalle
cellule della neuroipofisi, ma dai neuroni dei nuclei sovraottici e
paraventricolari dellipotalamo.
Dal nucleo di questi neuroni ipotalamici gli ormoni decorrono lungo gli assoni (
tratto ipotalamo-neuroipofisario) e raggiungono i vasi della neuroipofisi.
Il rilascio nel sangue di ADH e di OT controllato da stimoli nervosi e non da
ormoni liberatori, che fanno invece scattare lattivit secretoria
delladenoipofisi.
LADH (ormone antidiuretico) aiuta il corpo a conservare lacqua, agendo sui
tubuli collettori dei reni per riassorbire acqua dallurina tubulare. In questo
modo impedisce la formazione di grandi volumi di urina.
Quando il corpo va incontro a disidratazione, laumento della pressione
osmotica del sangue rilevato da speciali osmocettori situati nei pressi del
nucleo sovraottico dellipotalamo.
Ci fa scattare il rilascio di ADH da parte della neuroipofisi.
Aumentando il contenuto di acqua nel sangue, la pressione osmotica si
stabilisce ad un livello pi basso e quindi la produzione di ADH viene inibita.
LOT (ossitocina) stimola la contrazione della muscolatura uterina e causa
leiezione del latte dalle mammelle della donna in fase di allattamento. Per
influenza dellOT, le cellule degli alveoli della ghiandola mammaria rilasciano il
loro secreto nei dotti mammari. Questo molto importante, perch il latte
non pu essere rimosso con la suzione, se prima non c stata leiezione di
questo liquido nei dotti.
Durante lallattamento lo stimolo meccanico e psicologico dovuto alla suzione
da parte del lattante, fa scattare una maggiore produzione di OT.
La secrezione di OT regolata da un meccanismo a feed-back positivo: il
bambino continua a succhiare il latte e ci provoca unelevazione dei livelli di
OT e cos di seguito.
LOT e la PRL cooperano per assicurare una buona funzione nutritiva per il
bambino.
La PRL prepara le mammelle a produrre il latte e stimola le cellule che lo
producono, tuttavia il latte non viene ceduto nei dotti mammari finch lOT
non permette di fare ci.
LOT stimola lutero a contrarsi con forza per rendere il parto pi rapido
possibile.
Anche in questo caso la secrezione dellOT regolata da un meccanismo a
feed-back positivo. Una volta che hanno avuto inizio le contrazioni uterine,
queste agiscono sui recettori degli organi della pelvi che fanno scattare il
rilascio di una aumentata quantit di OT, con la conseguenza di ottenere
maggior stimolo su questi recettori e di conseguenza maggior stimolo alla
produzione di OT e cos via.
Le contrazioni uterine continuano per qualche tempo dopo lespulsione del
feto e ci indispensabile per consentire lespulsione della placenta e delle
altre membrane.

Scienze cognitive e scienza della mente


Prima di esaminare le altre parti del sistema limbico, utile fare una
premessa.
Da millenni i filosofi prima e gli psicologi poi, hanno separato pensiero e
sentimento, cognizione ed emozione.
Per questo le scienze cognitive, nate verso la met del ventesimo secolo, si
sono occupate dello studio di una sola parte della mente, quella che ha a che
fare con il pensiero ed il ragionamento, ma non delle emozioni.
Le domande di base erano: come facciamo a conoscere il mondo? E come
utilizziamo queste conoscenze nella nostra vita?
E importante comprendere che nei processi cognitivi vi una parte
consapevole e una parte inconsapevole: infatti noi siamo coscienti del risultato
finale di un processo ( ad esempio ricordare dove siamo stati ieri mattina
oppure riconoscere che loggetto che stiamo guardando una bottiglia), ma
non siamo affatto consapevoli dei meccanismi attraverso i quali il nostro
cervello riuscito a tirare fuori queste informazioni. Ad essi non abbiamo
accesso.
E possibile per studiarli, con gli strumenti appropriati. Gli scienziati possono
cio ricostruire in che modo il cervello elabora a livello inconscio
linformazione quando per esempio percepisce degli stimoli visivi. Addirittura
si possono percorrere tutte le tappe di questa elaborazione.
Nello stesso modo possiamo studiare come il cervello elabori inconsciamente
limportanza emotiva degli stimoli e in che modo usi questa informazione per
controllare dei comportamenti appropriati.
Come dire che i processi sottostanti alla cognizione e alla emozione si possono
studiare con gli stessi strumenti concettuali e sperimentali, ricordando che
entrambi implicano una elaborazione inconscia dellinformazione e, sulla base
di questa, la generazione, ma non sempre, di un contenuto cosciente.
Da qualsiasi parte osserviamo la vita mentale ( si tratti di emozioni o di
stimoli visivi), essa si svolge per gran parte al di fuori della nostra coscienza.
Se la separazione della cognizione dalle emozioni pu essere stata utile alle
origini delle scienze cognitive, oggi utile riunire emozione e cognizione nel
contesto mentale.
La mente ha sia pensieri che emozioni e studiare i primi senza le seconde
lasciare le cose a met.
A questo scopo oggi si parla quindi di scienza della mente, comprendendo
appunto tutti e due questi aspetti.
Mi preme sottolineare che il lavoro che segue origina da questo tipo di
presupposti.

Il mondo delle emozioni: alcuni concetti di base per


familiarizzare con esso
La maggior parte dei teorici delle emozioni ritengono che esistono delle
emozioni fondamentali elementari che condividiamo con il mondo animale
( paura, gioia, ira, sorpresa, disgusto, vergogna, angoscia, felicit, interesse),
ed emozioni non fondamentali, che sarebbero un misto di quelle
elementari.
E come mettere su un cerchio dei colori elementari che, mescolandosi in vario
modo, ne producono di nuovi.

Ad esempio: gioia + paura = senso di colpa


tristezza + paura = risentimento
paura + sorpresa = allarme
gioia + accettazione = amore
La fusione di emozioni fondamentali in emozioni di ordine superiore
solitamente ritenuta una funzione cognitiva, e quindi esse tendono ad essere
esclusivamente umane.
Le espressioni facciali di determinate emozioni si assomigliano in persone
diverse perch ognuna di esse contrae e rilassa i muscoli facciali pi o meno
nello stesso modo quando viene esposta ad uno stimolo che evoca
unemozione tipica. Lo stesso avviene in specie diverse.
Le espressioni facciali universali possono tuttavia essere regolate
dallapprendimento e dalla cultura, cio cancellate, attutite o amplificate e
perfino mascherate da altre emozioni.
Tutto ci che concerne convenzioni, norme e abitudini che le persone
sviluppano per gestire le espressioni delle emozioni, va sotto il nome di
regole dellesibizione.
Queste regole specificano chi pu mostrare quale emozione a chi, quando e in
che misura.

La differenza fondamentale tra cognizione ed emozione sta nel fatto


che nel caso delle emozioni il cervello non funziona indipendentemente dal
corpo.
Infatti la maggior parte delle nostre emozioni implica delle risposte fisiche.
Sono quindi le risposte fisiche a rendere le emozioni diverse dagli altri stati
mentali, non emotivi.
E difficile immaginare rabbia, paura, eccitazione in assenza della loro
espressione fisica.
Anzi ogni emozione ha una sua qualit inconfondibile: provare paura diverso
da provare rabbia o amore.

Chiamiamo sentimento lesperienza cosciente di una emozione, o il suo


aspetto mentale.
La capacit di provare sentimenti direttamente legata alla capacit di avere
una coscienza di s e della relazione tra il s e il resto del mondo.
Quindi i sentimenti si producono unicamente quando un sistema di
sopravvivenza presente in un cervello che ha anche la capacit di essere
cosciente.
Le emozioni sono difficili da verbalizzare: operano in uno spazio psichico
e neurale al quale la coscienza fatica ad accedere. La coscienza e il linguaggio
( suo compagno), sono giunti da poco sulla scena dellevoluzione. Prima di
diventare coscienti e verbali, siamo stati a lungo inconsci e non verbali.
Per fortuna certe funzioni dellelaborazione emotiva sono rimaste tali e quali
nel cervello umano rispetto a quello animale e possiamo quindi usare gli studi
sugli animali per scoprire come funzionano le nostre, anche se ci non servir
a conoscere proprio tutto delle nostre emozioni.
Ci sar cos pi facile capire come le funzioni evolute recentemente
(linguaggio e coscienza), contribuiscano allemozione e soprattutto come
interagiscano con i sistemi pi profondi, non verbali e inconsci.
Tra i massimi obiettivi delle neuroscienze c quello di riuscire a localizzare il
pi precisamente possibile le varie funzioni del cervello: sapere dove si
trovano il primo passo per capire come operano.
Ogni funzione mentale richiede la cooperazione di molte aree, o meglio ogni
funzione richiede lintervento di un insieme unico di aree collegate, un sistema
proprio.
Se un sistema ci permette di vedere, non ci permette anche di udire, di
camminare o di sentire dolore.

Ogni funzione mediata da sistemi interconnessi, da regioni cerebrali


che lavorano di concerto, non da aree singole che lavorano da sole.
Il cervello emotivo un esempio di ci e solo tenendo presente questo
presupposto possiamo capirne i meccanismi.
Alcuni studiosi hanno affrontato il problema del rapporto tra memoria ed
emozione.
Gran parte di questi studi hanno riguardato lo studio di una specifica
emozione: la paura.
Per memoria emotiva si intende la memoria basata sullemozione creata
da una paura.
Gran parte delle attuali conoscenze su come il cervello colleghi memoria ed
emozione, stata ricavata dagli studi sul cosiddetto condizionamento
classico alla paura.
In questi studi sono stati utilizzati ratti e primati.
Ad esempio un ratto viene fatto soggiornare in una camera rappresentata da
una scatola di legno con il pavimento formato da una rete metallica. Il
condizionamento viene effettuato facendo udire uno stimolo sonoro
accoppiato ad una debole scarica elettrica alle gambe del ratto attraverso la
rete metallica.
Il ratto associa rapidamente la situazione di pericolo al suono e manifesta una
reazione che una risposta condizionata, consistente in alterazioni
comportamentali e fisiologiche: lanimale si immobilizza, sobbalza facilmente,
aumentano la sua pressione sanguigna e la sua frequenza cardiaca.
La reazione di paura, una volta stabilita, diventa uno stato relativamente
permanente (la memoria emotiva appunto).
Se poi il ratto viene sottoposto a ripetute stimolazioni sonore non
accompagnate da scarica elettrica, la sua reazione di paura diminuisce e
questo cambiamento viene definito con il termine di estinzione. Ma
lestinzione solo una estinzione apparente della reazione di paura.
Infatti essa dovuta ad un controllo della reazione di paura esercitata dal
cervello e non alleliminazione della memoria emotiva.
Questi termini e questi concetti sono indispensabili per comprendere come
funzionano certi meccanismi di cui si parler pi avanti.

Alle origini delle emozioni e della memoria: Amigdala e


Ippocampo
Abbiamo visto che lipotalamo pu essere considerato linterfaccia tra la
neocorteccia, psicologicamente sofisticata e le aree inferiori, pi primitive.
I sistemi sensoriali che raccolgono dal mondo esterno le informazioni, le
mandano a regioni specializzate della corteccia cerebrale (ad esempio dagli
occhi alla corteccia visiva, dalle orecchie alla corteccia uditiva). Ma nel
viaggiare verso queste aree i messaggi sensoriali sostano nelle aree
subcorticali e fanno delle tappe nel talamo.
Come le aree corticali corrispondenti, quelle talamiche sono anchesse
specializzate per lelaborazione sensoriale: il talamo visivo riceve segnali visivi
dai recettori degli occhi e li trasmette alla corteccia visiva, mentre il talamo
uditivo riceve segnali acustici dai recettori delle orecchie e li trasmette alla
corteccia uditiva.
Quindi i messaggi sensoriali sono trasmessi dai recettori esterni
( occhi, orecchie, pelle) alle aree specializzate del talamo che fanno
una prima elaborazione dei segnali e inviano i risultati alle aree
specializzate del cervello.
I corpi mammillari dellipotalamo sono il luogo che riceve i segnali sensoriali
talamici in entrata e poi inoltra i messaggi verso la corteccia.
Come per i sistemi sensoriali, anche ogni unit emotiva va considerata come
un insieme di segnali in entrata, un meccanismo di valutazione e un insieme
di segnali in uscita. Diverse classi di comportamento emotivo rappresentano
funzioni diverse che si occupano di diversi problemi dellanimale o dellessere
umano e ai quali sono dedicati sistemi cerebrali diversi.
Emozioni distinte vanno studiate in quanto unit funzionali distinte.
LUNITA FUNZIONALE PI STUDIATA
IL SISTEMA CEREBRALE DELLA PAURA
Essa si esprime nello stesso modo negli animali e negli uomini.
Tutti gli animali si devono proteggere dalle situazioni di pericolo per
sopravvivere.
Le strategie di cui dispongono sono: ritirata (evitare il pericolo o fuggirlo),
aggressione difensiva (mostrarsi pericolosi o rispondere allaggressione),
sottomissione (pacificazione).
I modelli di risposta alla paura sono geneticamente programmati nel
cervello umano.
Quando il cervello percepisce il pericolo, attraverso i nervi del sistema nervoso
autonomo invia agli organi dei messaggi e ne regola lattivit per adattarli alle
esigenze della situazione: lo stomaco teso, la frequenza cardiaca aumenta,
la pressione arteriosa aumenta,mani e piedi diventano sudati, la bocca
secca. Queste sono tutte reazioni tipiche della paura negli esseri umani. Il
tutto avviene in modo simile anche negli animali.
Ma la nostra esperienza quotidiana ci dice che ci sono persone che hanno la
tendenza a combattere, mentre altre non lo fanno, ci sono persone brave ad
avvertire il pericolo e altre che invece non se ne accorgono.
Le differenze nei comportamenti individuali di paura sono dovute in parte alla
diversit genetica.
Ma la manifestazione delleffetto normalmente associato al possesso di un
certo gene dipende molto anche da come siamo stati allevati,
dallalimentazione, dalleducazione che riceviamo e dagli altri geni che
accompagnano quello preso in considerazione.
Detto in altre parole i geni ci danno la materia prima con la quale costruire le
nostre emozioni: specificano il tipo di sistema nervoso che avremo, i tipi di
processi mentali, i tipi di funzioni fisiche.
Ma il modo esatto in cui agiamo e pensiamo e quello che proviamo in una
particolare situazione sono determinati da molti altri fattori e non sono scritti
nei geni.
Le emozioni quindi possono avere una base biologica, ma i fattori
sociali e quindi cognitivi, sono altrettanto cruciali.
La natura e la cultura sono socie nella vita emotiva. Il problema sta nello
scoprire quali siano i rispettivi contributi.
I milioni di miliardi di connessioni realizzate dai miliardi di neuroni cerebrali,
sembrano formare un groviglio inestricabile, eppure le varie aree hanno delle
relazioni ben strutturate.

LAMIGDALA la parte del sistema limbico specializzata nelle questioni


emozionali: se viene asportata il risultato una evidentissima incapacit di
valutare il significato emozionale degli eventi.
Essa funziona come un archivio della memoria emozionale ed quindi
depositaria del significato stesso degli eventi.
La vita senza amigdala unesistenza spogliata di significato personale.
Tutte le passioni dipendono dallamigdala.
I segnali in entrata provenienti dagli organi di senso consentono allamigdala
di analizzare ogni esperienza, facendone una sorta di sentinella psicologica
che scandaglia ogni emozione e ogni percezione guidata da domande che
hanno radici nella notte dei tempi: E qualcosa che temo, qualcosa che odio,
qualcosa che mi ferisce?
Se la risposta affermativa, lamigdala reagisce immediatamente inviando un
messaggio di allerta a tutte le parti del cervello.
Stimola cos la secrezione degli ormoni che innescano la reazione di
combattimento o fuga, mobilita i centri del movimento e attiva il sistema
vascolare, i muscoli e lintestino.
I sistemi mnemonici corticali vengono riorganizzati con precedenza assoluta
per richiamare ogni informazione utile nella situazione di emergenza
contingente.
Lestesa rete di connessioni neurali dellamigdala, le consente, durante
unemergenza emozionale, di SEQUESTRARE gran parte del resto del
cervello, compresa la mente razionale e di imporle i propri comandi.
Ma ritorniamo al talamo e agli stimoli sensoriali in entrata.
Esiste un collegamento diretto anche tra il talamo e lamigdala, che fa
in modo che uno stimolo condizionato di paura possa suscitare delle risposte
di paura senza lintervento della corteccia.
In particolare il NUCLEO CENTRALE dellamigdala ha delle connessioni con le
aree del midollo allungato implicate nel controllo della frequenza cardiaca e di
altre risposte del sistema nervoso autonomo.
Le lesioni a questo nucleo centrale bloccano lespressione di tutte le risposte
neurovegetative, mentre la lesione dei singoli percorsi neurali in uscita
bloccano soltanto le singole risposte.
Compreso il nucleo centrale, lamigdala formata da una dozzina di
sottoregioni non tutte coinvolte nel condizionamento alla paura.
Possono quindi interferire con questultimo soltanto le lesioni che danneggiano
le regioni dellamigdala che fanno parte del circuito del condizionamento alla
paura.
A questo proposito il NUCLEO LATERALE e il NUCLEO CENTRALE hanno
senza dubbio un ruolo essenziale, mentre il ruolo delle altre regioni ancora
allo studio.
(Si ipotizza che la zona mediale dellamigdala sia responsabile delle sensazioni
spiacevoli, mentre la zona laterale sarebbe pi coinvolta nelle sensazioni
piacevoli).

LAPPRENDIMENTO EMOTIVO ( per il collegamento diretto talamo-


amigdala) pu quindi avvenire senza coinvolgere i sistemi di elaborazione
superiori del cervello.
Ma esistono anche i collegamenti tra il talamo e la corteccia.
Che differenza c tra i collegamenti talamo-amigdala e talamo-
corteccia?
I neuroni dellarea del talamo che inviano per esempio delle proiezioni nella
corteccia uditiva primaria, hanno una sintonia molto fine: non reagiscono a
qualunque stimolo, ma solo a certi. Invece le cellule delle aree talamiche che
inviano delle proiezioni allamigdala, reagiscono a una gamma molto pi vasta
di stimoli e forniscono allamigdala solo una rappresentazione rozza dello
stimolo stesso.
Il percorso diretto talamo-amigdala un percorso di elaborazione veloce, ma
impreciso, che consente per di rispondere a stimoli potenzialmente
pericolosi, prima di sapere esattamente che cosa siano.
In effetti se i percorsi talamo-amigdala non fossero stati utili, avrebbero avuto
tutto il tempo di atrofizzarsi. Il fatto che siano esistiti per milioni di anni, e che
esistano tuttora, accanto ai percorsi talamo-corticali, indica che hanno una
funzione importante.
Possiamo quindi osservare che nella percezione degli stimoli esistono due
strade:
una STRADA ALTA e una STRADA BASSA.
La strada bassa quella tramite la quale linformazione sugli stimoli esterni
raggiunge lamigdala
da percorsi diretti provenienti dal talamo, e la strada alta formata da
percorsi che vanno dal talamo alla corteccia e dalla corteccia allamigdala.
La strada bassa molto utile nelle situazioni pericolose.
E probabile che questo percorso diretto sia responsabile delle risposte
emotive che non capiamo.
Cio lamigdala pu reagire con un delirio di collera o di paura, prima
che la corteccia sappia che cosa stia accadendo e questo proprio perch
lemozione grezza viene scatenata in modo indipendente dal pensiero
razionale e prima di esso.
La strada bassa potrebbe anche essere il modo di funzionamento dominante
negli individui che soffrono di certe turbe emotive, mentre in ognuno di noi
questa modalit si produce solo occasionalmente.
Il percorso diretto talamo-amigdala ha un vantaggio importante: nel
ratto occorrono circa 12 millesimi di secondo perch uno stimolo
acustico raggiunga lamigdala attraverso di esso, mentre impiega due
volte di pi attraverso il percorso corticale.
Infatti il percorso proveniente dal talamo richiede un unico collegamento,
mentre ce ne vogliono parecchi per attivare lamigdala attraverso la corteccia,
e ogni collegamento in pi richiede tempo:
il primo percorso, quindi, anche se non ci dice che cosa ci sta minacciando,
avverte velocemente che c una minaccia.
Dal punto di vista della sopravvivenza meglio reagire a delle circostanze
potenzialmente pericolose come se lo fossero davvero, che non reagire
affatto.
Confondere un bastone per un serpente costa meno del contrario.
Dalla corteccia arrivano invece allamigdala delle rappresentazioni pi accurate
e dettagliate.
I percorsi talamo-amigdala e corteccia-amigdala convergono poi nel nucleo
laterale dellamigdala.
Da qui le informazioni, attraverso i percorsi interni dellamigdala, possono
venire distribuite al nucleo centrale che poi pu scatenare lintero repertorio
delle reazioni difensive, dal momento che connesso con le aree del cervello
che controllano queste risposte.
I segnali in uscita dal nucleo centrale regolano, quindi, lespressione delle
diverse risposte.
Abbiamo visto che nel cervello uno stimolo ad esempio visivo in entrata viene
elaborato per prima cosa dal talamo. Pi specificatamente parte del talamo
invia informazioni rozze, quasi archetipiche direttamente allamigdala. E
questa informazione veloce e imprecisa quella che consente al cervello di
incominciare a rispondere al possibile pericolo.
Intanto unaltra parte del talamo manda informazioni visive alla corteccia
visiva. Questaltra parte del talamo ha la capacit di codificare i particolari
dello stimolo, in misura molto maggiore della parte che invia i segnali
allamigdala.
La corteccia visiva procede quindi alla creazione di una rappresentazione
dettagliata e accurata dello stimolo. Il risultato dellelaborazione corticale
viene poi anche inviato allamigdala, che riceve quindi anche una
rappresentazione pi esatta.
Il tempo risparmiato dallamigdala nellagire in base allinformazione talamica,
invece di aspettare anche il segnale dalla corteccia, pu rappresentare la
differenza tra la vita e la morte.
Analizziamo ora un altro aspetto del circuito della paura.
Quando subiamo un trauma (ad esempio unaggressione), non restiamo
condizionati solo dallo stimolo associato direttamente al trauma ( ad
esempio, se siamo stati aggrediti e rapinati da una persona che ci venuta
incontro correndo, quando vediamo una persona che ci corre incontro, per
qualsiasi altro motivo, potrebbe di nuovo scattare la paura), ma anche da altri
stimoli che erano ugualmente presenti e costituivano il contesto del trauma
(ad esempio la strada dove siamo stati aggrediti, il tipo di automobile che
stava passando in quel momento, il suono di una sirena ecc.).

Anche il contesto pu diventare uno stimolo condizionato di paura: quando


ripassiamo per quella stessa strada, anche se non succede nulla di traumatico,
noi possiamo provare paura.
Di un contesto interessante il fatto che non costituito da uno stimolo
particolare, bens da una raccolta di stimoli.
LIPPOCAMPO interviene nelle risposte di condizionamento alla paura
rispetto al CONTESTO.
Esso ha infatti il compito di CREARE UNA RAPPRESENTAZIONE DEL
CONTESTO che contenga i rapporti tra gli stimoli e non singoli stimoli.
Una lesione allippocampo elimina selettivamente le risposte di paura suscitate
dagli stimoli contestuali ( ad esempio la strada in cui avvenuta
laggressione) senza influire sulla risposta dovuta allo stimolo condizionato
( la persona che mi corre incontro). Cio se passo per la strada dove
avvenuta laggressione, non provo paura, ma se una persona mi corre
incontro posso provare paura.
Il danno allamigdala, invece, interferisce sia con il condizionamento
contestuale, sia con il singolo stimolo condizionante. Questo perch lamigdala
riceve sia segnali da regioni del talamo dedicate ad uno dei sensi, sia
informazioni di livello superiore da aree della corteccia dedicate a uno dei
sensi, sia informazioni sulla situazione generale dallippocampo.
Attraverso queste connessioni in grado di elaborare limportanza emotiva di
stimoli singoli e anche di situazioni complesse.
Se quindi lamigdala coinvolta nella valutazione del significato emotivo degli
stimoli in entrata, i segnali provenienti dallippocampo hanno una parte
fondamentale nello stabilire il contesto.

Per capire ancora meglio le funzioni dellippocampo e dellamigdala,


opportuno fare alcune considerazioni sulla memoria e sui sistemi di
memoria.
Per molto tempo si pensato che esistesse un solo sistema di apprendimento,
il quale si sarebbe occupato di tutto quanto il cervello impara. Ma studi di
fisiopsicologia hanno portato alla conclusione che la memoria non viene
mediata da alcun sistema neurale particolare, ma distribuita in modo diffuso
nel cervello. Meglio ancora, nel cervello ci sono sistemi di memoria multipli,
ognuno con funzioni diverse.
I ricordi diversi, come le emozioni e le sensazioni diverse, provengono da
sistemi cerebrali diversi. Possiamo studiare la memoria da diversi punti di
vista. Studiando il sistema limbico inevitabilmente ci troveremo a
considerarne alcuni.
Ci sono innanzitutto due grandi sistemi di memoria: uno che contribuisce a
formare la memoria delle esperienze fatte e a mettere a disposizione dei
ricordi coscienti, laltro che opera invece fuori dalla coscienza e controlla il
comportamento, senza una consapevolezza esplicita dellapprendimento
avvenuto.
I ricordi coscienti vengono indicati con i termini di MEMORIA
DICHIARATIVA O ESPLICITA.
Possono essere riportati alla mente e descritti a parole, a volte magari con un
po di fatica, ma sono comunque potenzialmente a disposizione della
coscienza.
Laltro tipo di memoria forma dei RICORDI INCONSCI DETTI NON
DICHIARATIVI O IMPLICITI, per esempio a proposito di situazioni
pericolose o comunque minacciose.
Lapprendimento che si produce in questo caso non dipende dalla
consapevolezza e, una volta avvenuto,lo stimolo non deve per forza essere
percepito consciamente per provocare delle risposte emotive condizionate.
In un cervello integro questi due sistemi lavorano contemporaneamente e
ognuno forma i suoi ricordi.
Unaltra distinzione tra diversi tipi di memoria quella tra MEMORIA A
BREVE TERMINE, oggi detta pi propriamente MEMORIA DI LAVORO e la
MEMORIA A LUNGO TERMINE.
Quello che accade nella memoria a breve termine suscettibile di passare in
quella a lungo temine.
Il sistema cerebrale che forma i ricordi a lungo termine diverso da quello
che li immagazzina.
Lippocampo sembra essere il candidato pi probabile alla funzione di
custode della memoria.
Quindi alcune regioni del sistema limbico, ippocampo e aree affini della
corteccia , sono coinvolte nella formazione e nel richiamo di ricordi
espliciti.
Lippocampo svolge pi in particolare la sua funzione nelle forme di
apprendimento e di memoria che dipendono da indicazioni spaziali.
Forma quindi delle rappresentazioni spaziali che hanno la funzione di
creare il contesto in cui collocare i ricordi.
E il contesto che rende autobiografici i ricordi, che li situa nello spazio e nel
tempo e ci spiega il ruolo dellippocampo nella memoria.
Nel corso degli anni lippocampo abbandona a poco a poco il controllo
dei ricordi alla corteccia , dove rimangono finch esiste la memoria,
addirittura per tutta la vita.
Infatti lasportazione dellippocampo non impedisce i ricordi di vita avvenuti
prima dellasportazione, impedisce solo di memorizzare nuovi ricordi dopo
loperazione.
La persona perde permanentemente la capacit di imparare cose nuove, in
particolare di ricordare le sue esperienze.
Lippocampo svolge quindi un ruolo critico nella memorizzazione di nuovi
ricordi, ma non il luogo dove essi vengono depositati.
Si ipotizza quindi che i ricordi di esperienze recenti possano essere
immagazzinati in alcune regioni della corteccia cerebrale.
Nel morbo di Alzheimer la malattia incomincia dallippocampo e ci spiega
come la perdita di memoria sia un primo segnale di allarme.
Ma il morbo poi si infiltra nella neocorteccia e questo spiega perch, mentre
progredisce, vengono compromessi tutti i ricordi, nuovi e vecchi, insieme a
svariate altre funzioni cognitive che dipendono dalla corteccia.
Nei mammiferi i danni alla formazione ippocampale comportano ugualmente
gravi danni nellapprendimento e nella memoria.
Le deficienze della memoria ippocampale impediscono laccumulo di nuove
conoscenze, mentre vengono conservate le memorie di eventi precedenti al
danno.
Lippocampo il collegamento chiave in uno dei pi importanti sistemi
cognitivi del cervello: quello della MEMORIA DEL LOBO TEMPORALE che si
occupa della memoria dichiarativa o esplicita. Essa mediata dallippocampo
e dalle aree corticali ad esso connesse, le cosiddette aree di transizione tra la
neocorteccia e lippocampo: area peririnale, paraippocampale, entorinale.
Le diverse forme di memoria inconscia sono invece mediate da altri sistemi.
Un esempio di memoria inconscia la cosiddetta MEMORIA PROCEDURALE,
che consiste nellapprendimento e memorizzazione delle abilit manuali, essa
mediata da un sistema diverso da quello del lobo temporale.
Infatti un danno al sistema di memoria del lobo temporale interferisce con la
capacit di ricordare consapevolmente (memoria dichiarativa), ma lascia
intatta quella di imparare alcune abilit.
La memoria procedurale mediata da molti sistemi di memoria, mentre la
memoria dichiarativa mediata da un unico sistema, appunto quello del lobo
temporale.

Un altro sistema di memoria implicita quello della MEMORIA EMOTIVA che


comprende lamigdala e le aree collegate.
Nelle situazioni traumatiche il sistema della memoria esplicita e quello della
memoria implicita funzionano in parallelo.
In seguito, lesposizione agli stimoli presenti durante il trauma pu attivare
entrambi i sistemi.
Attraverso il sistema dellippocampo ricordiamo con chi eravamo e
cosa facevamo durante il trauma e anche il fatto nudo e crudo che la
situazione era atroce.
Attraverso il sistema dellamigdala gli stimoli provocheranno tensione
muscolare, variazioni della pressione sanguigna, aumento della
frequenza cardiaca, il rilascio di ormoni e altre risposte fisiologiche e
cerebrali ( le reazioni di paura).
Siccome i sistemi sono attivati dagli stessi stimoli e funzionano
contemporaneamente, i due tipi di memoria sembrano far parte di ununica
funzione della memoria.
Fra memoria implicita e memoria esplicita esiste una notevole differenza: il
sistema della memoria esplicita smemorato e impreciso (vedremo questo
meglio parlando della selettivit della memoria).
Invece il sistema della memoria implicita legato alle risposte di paura
condizionata ha una memoria che non accenna a diminuire con il passare del
tempo.
Lapprendimento della paura condizionata sembra essere molto
resistente, se non addirittura indelebile.
A questo proposito un riferimento va fatto alla cosiddetta AMNESIA
INFANTILE, che ci d lopportunit di capire ancora meglio come funzionano
queste due memorie.
Noi siamo in genere incapaci di ricordare le esperienze della prima infanzia,
fino a tre anni circa.
Ci viene attribuito al periodo abbastanza lungo di maturazione che
lippocampo deve compiere per diventare pienamente funzionale. Le cellule di
questarea devono infatti crescere e collegarsi con quelle delle altre aree con
cui comunicano.
Quindi non avremmo ricordi espliciti dellinfanzia semplicemente perch il
sistema che li forma non sarebbe ancora pronto. Stessa cosa avviene per la
neocorteccia.
Invece lamigdala matura molto velocemente nel cervello del bambino
e alla nascita molto pi vicina di altre strutture allo sviluppo
completo.
Ad esempio i bambini di et compresa tra i sette e i dodici mesi cominciano a
mostrare una evidente paura verso gli estranei e la capacit di regolare il
livello di paura basandosi sullinterpretazione dellespressione del genitore
verso la presenza di situazioni pericolose. Durante questo periodo diventano
funzionalmente mature la corteccia prefrontale, lamigdala e lipotalamo; (a
partire dai nove mesi incomincia invece a maturare quella parte della
corteccia cerebrale responsabile dello sviluppo delle funzioni superiori :
lettura, scrittura, linguaggio e sua interpretazione).
Dal momento che il sistema che forma i ricordi inconsci degli eventi
traumatici, cio lamigdala, matura prima dellippocampo, i traumi precoci,
sebbene non ricordati in modo cosciente, possono avere una influenza
duratura.
Questo spiega perch le nostre esplosioni emozionali a volte ci sconcertano:
esse possono avere radici in un periodo molto precoce della nostra vita e
riguardano soprattutto il rapporto tra il bambino e chi si prendeva cura di lui.
Altri sistemi di memoria, invece, sono gi attivi nel bambino piccolo: infatti i
bambini piccoli imparano moltissime cose, anche se non conservano ricordi
coscienti di averle imparate.
Sempre a proposito di memoria pi o meno indelebile, interessante
analizzare il ruolo che a questo livello svolge lADRENALINA, ormone
periferico prodotto dalle ghiandole surrenali.
Quando in una certa situazione ladrenalina viene rilasciata dalle ghiandole
surrenali, quella esperienza di solito viene ricordata con grande precisione.
E siccome di solito leccitazione emotiva (ad esempio la paura) provoca un
rilascio di adrenalina, la memoria cosciente esplicita delle situazioni in cui c
uneccitazione emotiva, dovrebbe essere pi forte di quella delle esperienze in
cui tale attivazione non ha luogo.
Da ci possiamo spiegarci come mai le esperienze della vita che pi ci
feriscono o ci spaventano, sono destinate a diventare i nostri ricordi pi
indelebili.
Come fa una situazione emotiva a provocare il rilascio di adrenalina?
Lamigdala, non appena capta una situazione emotiva negativa, di pericolo,
accende una serie di sistemi fisici compreso il sistema nervoso autonomo.
Questo, a sua volta, stimola da parte delle ghiandole surrenali il rilascio
delladrenalina nel sangue.
Ladrenalina influenza a sua volta il cervello, ma per via indiretta, in quanto
una molecola troppo grande per passare la barriera emato-encefalica ed
arrivare direttamente nel cervello.
Ancora non conosciamo bene il meccanismo con il quale influenza il
funzionamento del sistema di memoria del lobo temporale, influenzando cos i
ricordi che esso crea.
Gli effetti sistemici delladrenalina comprendono la diminuzione della
circolazione sanguigna nel tratto digerente, laumento dellirrorazione dei
muscoli scheletrici, per preparare ogni cellula muscolare a produrre pi
energia e la diminuzione del rifornimento di sangue alla parte anteriore della
corteccia cerebrale (proprio larea che contiene il nostro intelletto, la nostra
capacit di pensiero cosciente, larea destinata a dirigere la soluzione dei
nostri problemi complessi).
Vengono quindi chiuse aree, per cos dire, non essenziali del cervello.
Pi siamo stressati, pi queste aree vengono chiuse. Questo permette ai
centri pi antichi e pi primitivi del cervello di prendere il controllo.
In questo modo le decisioni vengono prese inconsciamente, basandosi
sullistinto, in quanto la sopravvivenza fisica nelle situazioni di forte
stress, diventa lobiettivo primario.

Un altro importante aspetto della memoria la SELETTIVITA: non tutti gli


aspetti di unesperienza si ricordano altrettanto bene.
Infatti abbiamo visto che il rafforzamento dovuto alleccitazione pu
privilegiarne alcuni a spese di altri.
I ricordi consapevoli, espliciti sono ricostruzioni imperfette
dellesperienza, non sono la copia carbone dellesperienza che li ha creati.
Sono ricostruzioni fatte al momento del loro richiamo, e lo stato del nostro
cervello in quel momento, pu influire sul modo in cui i ricordi lontani vengono
richiamati.
I ricordi espliciti sono fatti anche di semplificazioni, aggiunte,
elaborazioni, razionalizzazioni e anche omissioni.
La memoria si produce quindi in un contesto che viene chiamato SCHEMA
COGNITIVO e che comprende anche le aspettative e i pregiudizi della
persona.
Lapprendimento fatto in un determinato stato o situazione, si ricorda di solito
meglio quando ci troviamo di nuovo in quello stato e in quella situazione.
Un tipico esempio di ci che i ricordi sgradevoli affiorano di pi quando
siamo tristi e quelli piacevoli quando siamo felici. Le persone depresse
sembrano capaci di evocare solo ricordi penosi.
I circuiti ippocampali, con le loro massicce connessioni con la neocorteccia,
sono adatti a stabilire dei ricordi complessi in cui molti avvenimenti
confluiscono nel tempo e nello spazio.
Invece lamigdala pi adatta ad innescare le reazioni di sopravvivenza.
Le situazioni che fanno da stimolo a questa parte del cervello sono
rigidamente abbinate a risposte specifiche.
Le funzioni di apprendimento e memoria dellamigdala sono tarate in modo da
evitare di farci riflettere sul da farsi.

A questo proposito torna utile analizzare le interazioni che avvengono tra


lamigdala, lippocampo e i cosiddetti ORMONI DELLO STRESS che sono
gli ormoni steroidei (cortisolo) prodotti anchessi dalle ghiandole surrenali.
In una situazione stressante lamigdala interviene in modo critico per
controllare il rilascio di questi ormoni. In una situazione di pericolo, ad
esempio, lo stimolo arriva allamigdala che invia una serie di messaggi
allipotalamo, che a sua volta invia messaggi allipofisi, che rilascia ACTH
(ormone corticotropo), il quale arriva alle ghiandole surrenali stimolandole a
produrre e secernere ormoni steroidei.
Questi ormoni, a differenza delladrenalina, raggiungono sia i tessuti del
corpo, sia il cervello, dove si legano ai recettori dellippocampo,
dellamigdala ,della corteccia prefrontale e di altre regioni.
Nellippocampo i recettori degli steroidi fanno parte di un sistema di controllo
che contribuisce a regolare la quantit di ormoni steroidei rilasciata.
Quando gli ormoni steroidei si legano ai recettori dellippocampo, dei
messaggi partono verso lipotalamo per chiedergli di avvertire lipofisi, e di
conseguenza le ghiandole surrenali, di frenare la produzione degli ormoni
stessi (meccanismo a feed-back negativo).
Invece nella stessa situazione di stress lamigdala continua a mandare
allipotalamo messaggi che dicono : aumentare la produzione, lopposto di
quello che fa lippocampo.
Attraverso numerosi passaggi in questo circuito, la concentrazione di
ormoni dello stress nel sangue viene delicatamente aggiustata alle
esigenze della situazione.
Ma se lo stress dura troppo a lungo, lippocampo non riesce pi a controllare
esattamente il rilascio degli ormoni, n a svolgere le sue funzioni di routine.
Si visto che i ratti stressati sono incapaci di apprendere e di ricordare le
procedure comportamentali che dipendono dallippocampo, ad esempio
ritrovare la strada giusta in un labirinto.
Negli esseri umani lo stress danneggia le funzioni della memoria esplicita
cosciente.
Uno stress grave ma temporaneo pu far raggrinzire i dendriti dei neuroni
ippocampali (che sono la parte del neurone che riceve i messaggi in arrivo e
che svolge la prima parte della formazione della memoria).
Questi cambiamenti sono reversibili solo se lo stress non perdura.
Altrimenti le cellule dellippocampo incominciano a degenerare e la
perdita della memoria rimane permanente.
Si constatato che lippocampo risulta ridotto di dimensioni nei sopravvissuti
ad un trauma, nei bambini ripetutamente vittime di violenza, nei reduci del
Vietnam.
Queste persone manifestano un deficit significativo della memoria, senza che
sia diminuito n il quoziente di intelligenza, n le facolt cognitive.
In caso di eventi stressanti, quindi, gli steroidi surrenalici spiegano i
cambiamenti fisici dellippocampo e i problemi di memoria che ne risultano.
Riassumendo, la memoria probabilmente rafforzata da un lieve
stress, grazie agli effetti favorevoli delladrenalina, ma uno stress
abbastanza intenso e prolungato pu innalzare il livello degli steroidi
surrenali fino al punto in cui danneggiano lippocampo.
Ad esempio ununica esperienza traumatica, tipo un incidente stradale, pu
innalzare il livello degli steroidi abbastanza da agire negativamente
sullippocampo e da provocare una perdita di memoria riguardo allincidente
stesso.
Ma se un trauma temporaneo produce unamnesia dellepisodio, poi
possibile recuperarne il ricordo?
Se lippocampo ha un collasso da stress e non in grado di formare un ricordo
durante lepisodio, non avremo nessuna possibilit di ripescare un ricordo
cosciente, per il semplice fatto che non se ne formato alcuno.
Se lippocampo invece stato solo parzialmente affetto dal trauma, pu
partecipare alla formazione di un ricordo debole e frammentario. In tal caso
sarebbe possibile ricostruire mentalmente solo alcuni aspetti dellesperienza.
Invece lo stress non interferisce con le funzioni dellamigdala, anzi
potrebbe addirittura potenziarne le funzioni
quindi del tutto possibile avere pochi ricordi coscienti di
unesperienza traumatica e al contempo formare dei ricordi emotivi
inconsci potentissimi attraverso il condizionamento alla paura
mediato dallamigdala.
Queste paure inconsce e potenti possono diventare molto resistenti alla
cosiddetta estinzioneed essere quindi delle fonti inconsce di ansia intensa.
La loro influenza permane per tutta la vita.
Non sempre quindi valido il concetto freudiano di rimozione, in base al
quale certi aspetti delle esperienze traumatiche sono talvolta immagazzinati in
sistemi della memoria non direttamente accessibili alla coscienza.
Riassumendo, gli effetti debilitanti dello stress intenso sulla memoria
cosciente esplicita di un trauma possono portare allamnesia del trauma
stesso.
Dallaltro lato lo stesso stress intenso pu amplificare i ricordi inconsci che si
formano durante il trauma, amplificando le risposte di paura condizionata.
Questo ci permette di capire meglio i disturbi ansiosi e soprattutto
come a volte compaiano o peggiorino dopo eventi stressanti non
direttamente correlati ad essi.
Infatti in condizioni di stress, alcune risposte di paura che erano deboli (o
perch erano condizionate debolmente, o perch si erano estinte, o perch
era stata ottenuta una remissione grazie ad una terapia), possono diventare
pi forti.
Ad esempio la paura dei serpenti pu avere anni di remissione e ripresentarsi,
per esempio, dopo la morte di un congiunto. Una lieve paura delle alture, che
crea pochi problemi nella vita quotidiana, pu diventare patologica dopo un
incidente stradale.
In questi casi lo stress non direttamente collegato al disturbo che
sviluppa, ma a una condizione che abbassa la soglia ansiosa e rende
la persona pi vulnerabile.
Ma come pu funzionare l ESTINZIONE di una risposta di paura
condizionata?
Linterruttore cerebrale che smorza gli impulsi dellamigdala sembra trovarsi
allaltro estremo di un circuito diretto alla neocorteccia: i lobi prefrontali.
Mentre lamigdala lavora per scatenare una reazione impulsiva, altre aree del
cervello emozionale si adoperano per produrre una risposta correttiva pi
consona alla situazione.

La corteccia prefrontale soffoca o comunque controlla lemozione in


modo da gestire pi efficacemente la situazione.
Essa consente quindi di dare ai nostri impulsi emotivi una risposta pi
analitica ed appropriata, modulando lamigdala e le altre aree libiche.
La maggior proiezione delle informazioni sensoriali provenienti dal talamo non
diretta allamigdala, ma alla neocorteccia e ai suoi molti centri deputati alla
ricezione e alla comprensione di quanto viene percepito.
Una serie di circuiti a cascata registra e analizza linformazione, la comprende
e attraverso i lobi prefrontali organizza una reazione coordinata.
Se necessaria una risposta di tipo emozionale, i lobi prefrontali la dettano
lavorando in stretta collaborazione con lamigdala e gli altri circuiti ad essa
collegati.

Questa sequenza,che consente un certo discernimento nella risposta


emozionale, rappresenta un meccanismo che avviene normalmente e
che conosce significative eccezioni nel caso delle emergenze.
Quando si scatena unemozione, i lobi prefrontali eseguono la reazione che
ritengono la migliore tra una miriade di possibilit, in base al criterio del
rapporto rischio/beneficio: quando attaccare, quando darsi alla fuga, quando
calmarsi, persuadere, tergiversare, provocare sensi di colpa, indossare una
maschera di spavalderia, essere sprezzanti ecc.
La neocorteccia al lavoro tutte le volte che registriamo una perdita e ci
rattristiamo, o ci sentiamo felici dopo un trionfo, o rimuginiamo su qualcosa
che qualcuno ha detto o fatto, facendoci sentire feriti o in collera.
Come nel caso della resezione dellamigdala, anche in assenza
dellelaborazione dei lobi prefrontali, gran parte della vita emotiva
viene meno.
Invece i cosiddetti SEQUESTRI NEURALI che avvengono nelle situazioni di
pericolo e di emergenza comportano presumibilmente due dinamiche: da un
lato lo scatenamento dellamigdala, dallaltra la mancata attivazione dei
processi neocorticali che solitamente mantengono lequilibrio delle risposte
emozionali.
In questi momenti la mente razionale viene sopraffatta da quella emozionale.
Fra i modi con i quali la corteccia prefrontale riesce a dominare efficacemente
le emozioni (soppesando le reazioni prima di passare allazione), c quella di
smorzare i segnali di attivazione inviati dallamigdala e da altri centri
limbici.
Un meccanismo che possiamo paragonare a un genitore che fermi il proprio
bambino impulsivo impedendogli di afferrare ci che vuole e insegnandogli a
chiedere educatamente o ad aspettare.
Sembra che linterruttore fondamentale che spegne le emozioni
negative sia il lobo prefrontale sinistro.
Una delle sue funzioni infatti quella di regolare le emozioni spiacevoli come
una sorta di termostato neurale.
Il lobo prefrontale destro sede di sentimenti negativi come la paura e
laggressivit, mentre quello sinistro tiene sotto controllo tali emozioni
grossolane, probabilmente inibendo il lobo destro.
Il lobo prefrontale sinistro sembra far parte di un circuito neurale in grado
di disattivare o almeno di smorzare, tutti gli impulsi emotivi negativi, con la
sola eccezione dei pi violenti.
Mentre lamigdala spesso funziona come un sistema di emergenza, il
lobo prefrontale sinistro sembra far parte del meccanismo cerebrale
per spegnere le emozioni che disturbano.
Lamigdala propone, il lobo prefrontale dispone.
Nella vita mentale queste connessioni tra corteccia prefrontale e
sistema limbico hanno unimportanza fondamentale che va oltre la
regolazione delle emozioni.
Esse sono essenziali per guidarci nelle pi importanti decisioni della
vita.

I sentimenti sono indispensabili nei processi di decisione della mente


razionale : essi ci orientano nella giusta direzione.
Gli insegnamenti emozionali impartitici dalla vita inviano segnali che
restringono il campo della decisione, eliminando alcune opzioni e mettendone
in evidenza altre fin dallinizio.
In questo modo il cervello emozionale coinvolto nel ragionamento, proprio
come il cervello pensante.

Nelle persone con lesioni del circuito che collega i lobi prefrontali
allamigdala, la capacit di prendere decisioni spaventosamente
compromessa e tuttavia essi non presentano alcun deterioramento
del loro quoziente di intelligenza o di qualunque abilit cognitiva.
Ma nonostante la loro intelligenza sia intatta, essi compiono scelte
disastrose negli affari e nella vita privata. Possono poi non essere in
grado di prendere una decisione semplicissima come quella di fissare
un appuntamento.
Le scelte di queste persone sono cos problematiche perch essi hanno perso
la possibilit di accedere alla propria memoria emozionale.
Il circuito che collega lobi prefrontali e amigdala una via di accesso
fondamentale allarchivio contenente tutte quelle preferenze e quelle
avversioni che andiamo accumulando nel corso della vita.
Uno stimolo esterno non suscita in queste persone attrazione o avversione:
essi hanno dimenticato
tutti gli insegnamenti emozionali precedentemente appresi, perch non hanno
pi accesso allamigdala, il luogo dove li hanno archiviati.
Tutto assume i toni di una grigia neutralit.

La complementariet del sistema limbico e della neocorteccia


dellamigdala e dei lobi prefrontali significa che ciascuno di essi una
componente essenziale e a pieno diritto della vita mentale.
Quando questi partner interagiscono bene, lintelligenza emotiva si sviluppa e
altrettanto fanno le capacit intellettuali.
Dobbiamo trovare il giusto equilibrio tra emozione e ragione o, con
unespressione che utilizziamo spesso, larmonia tra mente e cuore.
La corteccia prefrontale ha la capacit di inibire lespressione delle risposte
di paura condizionata, ma non cancella i ricordi inconsci sottostanti.
Cio lESTINZIONE coinvolge il controllo corticale dellamigdala, ma
non ne cancella la memoria.
Quindi lestinzione non cancella i ricordi emotivi registrati nellamigdala.
Ne impedisce solo lespressione, o meglio, li tiene a bada.
I ricordi inconsci di paura, stabiliti attraverso lamigdala, sembrano impressi a
fuoco nel cervello: come gi detto, probabile che ci accompagnino per tutta
la vita.
Non siamo quindi in grado di eliminare i ricordi impliciti collegati ai disturbi
ansiosi, possiamo solo sperare di riuscire a controllarli.
Questo si pu fare potenziando i circuiti cerebrali che controllano
lamigdala, in modo che la corteccia prefrontale abbia lopportunit di
controllare lamigdala.
La terapia comportamentale e la psicanalisi mirano proprio ad aiutare il
paziente rinforzando il lavoro della corteccia attraverso due percorsi neurali
distinti.
Nella terapia comportamentale avviene una forma di apprendimento inconscio
in cui interviene il circuito corteccia prefrontale-amigdala, arrivando
allestinzione.
Nella psicanalisi si pone laccento sulla introspezione cosciente e sulla
valutazione. La conoscenza consapevole potrebbe controllare lamigdala
attraverso il sistema della memoria del lobo temporale e altre aree corticali
legate alla coscienza.
Attualmente nel nostro cervello le connessioni che vanno dalle aree
corticali allamigdala sono molto pi deboli di quelle che fanno il
percorso inverso.
Questo fatto spiegherebbe come mai linformazione emotiva sconfini
facilmente e influenzi il pensiero cosciente, e questultimo invece fatichi a
controllare le emozioni.
La capacit di formare ricordi usando gli stimoli associati al pericolo,
di conservarli a lungo e forse per sempre, e di utilizzarli
automaticamente quando si producono di nuovo delle situazioni
simili, una delle pi potenti ed efficaci funzioni cerebrali di
apprendimento e memoria.
Ma un lusso che spesso costa caro: infatti spesso proviamo paure e ansie di
cui vorremmo volentieri fare a meno.
Levoluzione del cervello umano potrebbe per in futuro correggere questo
squilibrio.
Potrebbe essere che le connessioni tra la corteccia e lamigdala continuino ad
espandersi e la corteccia prenda a poco a poco il controllo dellamigdala e che
gli esseri umani del domani diventino capaci di controllare meglio le proprie
emozioni.
Oppure che la maggiore connessione tra corteccia e amigdala possa creare un
equilibrio tra i due circuiti per cui, invece che nel dominio delle cognizioni
corticali sui centri dellemozione, la lotta tra pensiero ed emozione potrebbe
risolversi in una integrazione pi armoniosa di passione e ragione: potrebbe
cio portare a una collaborazione tra cognizione ed emozione.
Per capire meglio le emozioni e come interagiscono con il resto dellattivit
mentale, utile a questo punto cercare di capire i rapporti reciproci tra
coscienza ed emozioni e di come la coscienza emerga dal nostro
cervello.
Le teorie pi recenti di quello che o non la coscienza, poggiano tutte sul
concetto di MEMORIA DI LAVORO.
Questa pu essere considerata come uno spazio, o un meccanismo di deposito
temporaneo che consente di tenere a mente allo stesso tempo varie
informazioni, da paragonare, da opporre, o da mettere comunque in
relazione.
E circa quella che prima di ora veniva chiamata memoria a breve termine,
cio un deposito temporaneo di informazioni a cui ora si aggiunto un
meccanismo per elaborare i dati depositati (pensare, ragionare).
Da qui lutilizzo della definizione memoria di lavoro.
I depositi temporanei di informazioni sono chiamati memoria tampone.
Ogni sistema sensoriale avrebbe almeno una sua memoria tampone che
assiste la percezione, consentendo al sistema di paragonare quello che sente
o vede ora, con quello che ha sentito o visto un attimo prima.
Ci sono anche memorie tampone associate alluso del linguaggio, quelle che ci
permettono di tenere a mente la prima parte della frase dellinterlocutore,
finch abbiamo sentito la fine e possiamo capirne il senso.
Le memorie tampone specializzate lavorano in parallelo e sono indipendenti
luna dallaltra.
Lo spazio di lavoro polivalente consiste in uno spazio dove
linformazione proveniente dalle memorie tampone specializzate
sosta temporaneamente, e dove un insieme di funzioni esecutive
controllano le operazioni compiute con quella informazione.
Lo spazio di lavoro polivalente pu contenere una quantit limitata di
informazioni, di qualunque tipo esse siano e la memoria di lavoro pu, per
esempio, mettere in relazione laspetto, i suoni e gli odori di una cosa e
associarla al suo nome.
La materia della memoria di lavoro quella alla quale pensiamo o badiamo al
momento, ma non solo il prodotto del qui e ora.
Dipende anche da ci che sappiamo e dalle esperienze compiute in passato
(vale a dire dalla memoria a lungo termine).
Ad esempio un qualsiasi stimolo visivo trattenuto nelle memorie tampone
visive, deve essere fatto
combaciare con i fatti immagazzinati a proposito di esperienze passate con
oggetti analoghi.
Quindi la memoria gi immagazzinata influenza le successive percezioni
sensoriali.
La memoria di lavoro, per concludere, rende possibile il pensiero e il
ragionamento di ordine superiore: ad esempio fare calcoli mentali,
leggere, risolvere problemi e lavorare in generale.
Queste procedure richiedono non solo una forma di deposito temporaneo, ma
anche linterazione tra linformazione immagazzinata temporaneamente e il
pi vasto corpo del sapere immagazzinato a lungo termine.
La parte del cervello che interviene nei processi di memoria di lavoro
la corteccia prefrontale.
Dobbiamo per distinguere tra corteccia prefrontale mediale e laterale.
La corteccia prefrontale mediale quella che pi propriamente
interviene nellestinzione della memoria emotiva (come gi visto),
mentre quella laterale ha un ruolo nella memoria di lavoro.
Si pensa che la corteccia prefrontale laterale esista solo nei primati ed molto
pi sviluppata negli esseri umani rispetto ai primati.
Negli esseri umani le lesioni di questa area interferiscono con la memoria di
lavoro qualsiasi sia linformazione che viene usata come stimolo.
Altre aree del lobo frontale che si ritengono essere coinvolte nelle funzioni
della memoria di lavoro comprendono la corteccia orbitale e la corteccia
anteriore cingolata.
La corteccia prefrontale connessa con i vari sistemi sensoriali, con altri
sistemi della neocorteccia che fungono da memoria tampone e con
lippocampo e le altre aree corticali della memoria a lungo termine. Ha
inoltre connessioni con le aree della corteccia coinvolte nel controllo del
movimento, consentendo alle decisioni prese di trasformarsi in azioni
volontarie.
Possiamo definire coscienza la consapevolezza di quanto contenuto
nella memoria di lavoro.
Quindi, affinch si diventi consapevoli di qualcosa, necessario che il qualcosa
in questione si trovi nella memoria di lavoro. Teniamo comunque presente il
fatto che non possiamo essere coscienti di tutti i processi mentali.
Gli aspetti coscienti e inconsci del pensiero sono sempre funzioni parallele.
Come gi visto, noi siamo coscienti solo degli esiti delle operazioni mentali,
ma non delle operazioni stesse. Queste operazioni non sono direttamente
accessibili alla coscienza.
Non solo, addirittura non tutti gli esiti delle operazioni che avvengono a livello
inconscio sono portati a livello di coscienza. Molti di questi dati rimangono
pertanto inaccessibili.
Riassumiamo ora le connessioni dellamigdala con le altre parti del cervello
per comprendere linfluenza delle emozioni sugli altri processi mentali
e in particolare sulla memoria di lavoro.

LAMIGDALA INVIA DELLE PROIEZIONI VERSO MOLTE AREE


CEREBRALI. QUESTE PROIEZIONI SONO PI NUMEROSE DI QUELLE
CHE FANNO IL PERCORSO INVERSO.
Lamigdala, infatti, riceve dei segnali solo dallultima tappa dellelaborazione
corticale allinterno dei sistemi sensoriali, ma invia invece sue proiezioni ad
ognuna di queste tappe, fin dalla prima.
Poi ha connessioni con la memoria a lungo termine (ippocampo e aree
corticali che interagiscono con lippocampo per immagazzinare in maniera
durevole le informazioni).
Ha solo deboli connessioni con la corteccia prefrontale laterale, ma ne ha di
pi consistenti con la corteccia anteriore cingolata e con la corteccia orbitale,
facenti parte tutte e tre, come gi visto, del circuito della memoria di lavoro.

Grazie a tutti questi collegamenti lamigdala pu influire


sullinformazione contenuta nella memoria di lavoro, sulle percezioni
attuali, sulle immagini mentali, quindi su tutti i processi di pensiero di
ordine superiore.
Ma ci sono ancora altri canali, indiretti, lungo i quali lattivazione dellamigdala
fa sentire i propri effetti sullelaborazione corticale facendo intervenire i
SISTEMI CEREBRALI DELLECCITAZIONE.
Durante il sonno la corteccia cerebrale non presenta uno stato di eccitazione,
a meno che non sia in corso la fase dei sogni: in questo caso leccitazione
simile allo stato di veglia.
Con leccitazione le cellule della corteccia e le regioni del talamo che inviano
ad essa la maggior parte dei segnali, diventano pi sensibili.
Durante leccitazione la maggior parte della corteccia
potenzialmente ipersensibile, ma sono i sistemi che elaborano
linformazione del momento ad esserne maggiormente influenzati.
Dei vari sistemi che contribuiscono alleccitazione, quattro si trovano nel
midollo allungato.
Le cellule di ognuno di essi contengono neurotrasmettitori diversi.
In un sistema viene rilasciata acetilcolina, nel secondo noradrenalina, nel
terzo dopamina e nel quarto serotonina. Un quinto sistema si trova nel
prosencefalo, vicino allamigdala ed emette anchesso acetilcolina.
Gli assoni di tutti questi sistemi di eccitazione terminano in aree diffuse del
prosencefalo: in presenza di stimoli significativi, le terminazioni dei neuroni
rilasciano i propri neurotrasmettitori ed eccitano le cellule corticali, rendendole
recettive ai segnali in entrata.
Ci necessario per lattenzione, la percezione, la memoria, la risoluzione dei
problemi, lemozione ecc.
Se non ci fosse questa attivazione non ci accorgeremmo di quello che
accade.
Ma questa attivazione deve raggiungere il giusto livello, altrimenti, se
eccessiva diventiamo tesi, ansiosi, improduttivi.
Anche se ogni sistema di eccitazione contribuisce ad essa in presenza di
stimoli pericolosi o che annunciano un pericolo, sembrano prevalere le
interazioni tra lamigdala e il sistema dellacetilcolina contiguo,
chiamato nucleo basale.
Le cellule del nucleo basale possono essere attivate in vari modi, ma in caso di
uno stimolo di pericolo, lo sono attraverso lattivit dellamigdala.
E probabile che altre reti emotive abbiano canali propri per interagire con i
sistemi di eccitazione.
Leccitazione si produce per ogni nuovo stimolo, e non solo per gli stimoli
emotivi, ma solo questi ultimi riescono a prolungarla perch coinvolgono
lamigdala.
Quindi le reazioni emotive sono di solito accompagnate da uneccitazione
corticale intensa.
Questo spiega perch quando si emozionati difficile concentrarsi sulle altre
cose e lavorare in maniera efficace.
Dato che i sistemi di eccitazione rimandano a loro volta delle terminazioni
allamigdala, si pu autoperpetuare il circolo vizioso della reattivit.
Ce quindi un effetto a cascata sullamigdala e sulle reti corticali.
Per completare il quadro dei meccanismi che interagiscono nel nostro
cervello emotivo, vorrei ora fare un breve accenno ai sistemi di
neurotrasmettitori che, in tutti i mammiferi, regolano lo stato emozionale.
Essi sono tre: quello della noradrenalina, quello della serotonina e quello della
dopamina.

La NORADRENALINA regola le risposte comportamentali (capacit di


pensiero, tono dellumore) ed umorali (secrezione di ormoni) verso stimoli
ambientali potenzialmente pericolosi.
Interessa la corteccia cerebrale, lamigdala, lippocampo, il cervelletto, il
talamo, lipotalamo, i nuclei nel bulbo e nella parte ventro-laterale del ponte.
La disfunzione dei meccanismi di regolazione dellattivit noradrenergica,
potrebbe essere alla base dellinsorgenza di alcuni sintomi di depressione.

La SEROTONINA regola il tono dellumore, alcune funzioni cognitive, il


comportamento motorio, alimentare e alcune funzioni neuroendocrine.
Interessa alcuni nuclei a vari livelli del tronco encefalico, larea mediale del
ponte e del mesencefalo che inviano fibre alla corteccia cerebrale,
allippocampo, allipotalamo, al bulbo olfattivo e alla maggior parte della
corteccia prefrontale.
A livello dellipotalamo esercita una funzione stimolatoria sul rilascio di
prolattina, ormone della crescita e ormone adrenocorticotropo.
La disfunzione dellattivit serotononinergica potrebbe essere responsabile
dellinsonnia, delle alterazioni neuroendocrine e dellansia nelle persone
depresse.

La DOPAMINA responsabile del controllo dei comportamenti motivati e


della modulazione degli stati affettivi.
Interessa i neuroni del mesencefalo e del diencefalo che mandano proiezioni
alla corteccia prefrontale mediale, al giro del cingolo e dellarea entorinale,
allipotalamo e allipofisi.
Una diminuzione della funzionalit dei sistemi dopaminergici attutisce o
abolisce completamente la capacit di apprezzare gli eventi gratificanti e le
esperienze piacevoli, mentre livelli abnormi di dopamina sono associati alla
sintomatologia della schizofrenia.

LAUTOCONSAPEVOLEZZA
COME BASE PER LO SVILUPPO DELLINTELLIGENZA EMOTIVA
Ritorniamo ora, dopo tutto il viaggio compiuto nel nostro cervello, di nuovo al
mondo delle emozioni per puntualizzarne altri aspetti.
Abbiamo visto che esistono due livelli di emozione: quello conscio e quello
inconscio.
Da un punto di vista fisiologico unemozione sorge prima che lindividuo ne sia
conscio.
Nel momento in cui unemozione si fa strada nella consapevolezza, vuol dire
che stata registrata come tale nella corteccia prefrontale.
La struttura delle connessioni cerebrali comporta che non possiamo
assolutamente controllare in quale momento verremo travolti dalle emozioni,
n quale emozione ci travolger.
Ci sono anche emozioni che vengono provocate attraverso il pensiero.
Ma se non possiamo cambiare facilmente lemozione specifica che verr
provocata da un certo tipo di pensiero, molto spesso possiamo scegliere cosa
pensare.
Per sua natura lesplodere di unemozione breve: dura appena qualche
secondo e non ore o giorni.
Sarebbe contrario alladattamento evolutivo se unemozione tenesse corpo e
cervello impegnati per un tempo cos prolungato, a prescindere dal mutare
delle circostanze.
Perch le emozioni si protraggano a lungo, il fattore scatenante (che sia un
pensiero o una situazione) deve perdurare, suscitando cos continuamente
lemozione (ad esempio quando la perdita di una persona cara continua a farci
piangere e ad essere tristi).
Ma se unemozione viene manifestata in eccesso a scapito di altre, oppure
viene continuamente inibita nella sua espressione, allora si instaura uno
squilibrio che generer malattia.
Come nellalimentazione non devono mancare tutte le sostanze nutritive nella
giusta quantit e qualit, cos non deve mancare ad ognuno di noi, secondo le
sue esigenze, il giusto nutrimento emozionale.
LAUTOCONSAPEVOLEZZA la capacit di riconoscere un sentimento
nel momento in cui esso si presenta (emozione consapevole).
Questa la chiave di volta dellintelligenza emotiva.

Le persone molto sicure dei propri sentimenti, riescono a gestire molto meglio
la propria vita.
Esse infatti hanno una percezione pi sicura di ci che realmente provano
riguardo a decisioni personali che possono spaziare dalla scelta del coniuge
allattivit professionale da intraprendere.
La capacit di monitorare istante per istante i sentimenti
fondamentale per la comprensione psicologica di s stessi, mentre
lincapacit di farlo ci lascia alla loro merc.
La cosa interessante e che le eventuali carenze nelle capacit
emozionali possono essere corrette (a questo proposito potrebbe essere
molto utile la lettura del libro di Daniel Goleman Intelligenza emotiva).
Lautoconsapevolezza richiede lattivazione della neocorteccia e di aree
particolari di essa, come quella del linguaggio, che consentono di dare un
nome alle emozioni che si sono risvegliate.
Possiamo definire lautoconsapevolezza come una forma di attenzione non
reattiva e non critica verso i propri stati interiori o, in altre parole, come una
modalit neutrale della mente che sostiene lintrospezione anche in
mezzo a emozioni turbolente.
E la differenza che passa dallessere travolti da una furia omicida verso
qualcuno e il pensare: Quello che sto provando adesso collera, anche nel
momento stesso in cui ne siamo pervasi.
In termini di meccanismi neurali questo sottile spostamento dellattivit
mentale segnala che i circuiti neocorticali stanno monitorando attivamente
lemozione, compiendo cos un primo passo nellacquisizione di un controllo su
di essa.
Questa consapevolezza la competenza emozionale fondamentale su cui si
basa poi lautocontrollo.
E piuttosto raro trovare persone che abbiano un vero dominio sulle proprie
emozioni.
Senza dubbio ci sono persone che si dominano, ma non questo il vero
dominio.
Questa repressione delle proprie emozioni, comportarsi secondo un
modello esteriore che imponiamo a noi stessi con la forza di volont perch
non siamo in collegamento con la voce che scaturisce dalla nostra interiorit.
Avere dominio su s stessi diverso: qualcosa che viene da dentro,
lespressione di quello che noi siamo in modo armonico e consapevole.
Dominio deriva infatti da dominus (padrone, signore) e nessuno pu
veramente essere padrone di s stesso se non si conosce a fondo.
Lautoconsapevolezza ha un effetto potente sui sentimenti negativi molto
intensi.
Quando diciamo a noi stessi : Quello che sto provando collera, questa
consapevolezza ci offre un maggior grado di libert.
Ci d la possibilit di decidere non solo di non agire spinti dallimpulso della
collera, ma anche di cercare un qualche modo per esprimerla, sfogarla.
In questo senso importante trasformare collera e odio in impulso ad agire,
dignit, energia, corretta comunicazione, saper esprimere la rabbia, ma
incanalandola in una direzione chiara e costruttiva, impiegare laggressivit
non compulsivamente ma correttamente, superare momenti di ansia,
depressione, paura, solitudine attraverso la fiducia nelle nostre capacit e nel
mondo.
Lespressione costruttiva delle emozioni cosiddette negative, pu poi
potenziare la manifestazione delle emozioni positive.
Ma anche queste ultime vanno espresse in modo costruttivo, coltivando
amore, fiducia e altri sentimenti non in modo idealistico, ma con i piedi per
terra.
Ad esempio opportuno provare amore e apprezzamento realistico per s
stessi e sviluppare uno stato di quiete e contentezza interiori.
Amore, affetto e comprensione devono liberarsi da una situazione di
confusione con lossessivit e la dipendenza.

Il nostro obiettivo deve essere quello di fare in modo che le emozioni


siano appropriate, cio proporzionate alle circostanze.
Interagire con le emozioni presuppone in primo luogo un contatto
reale e sensoriale con esse.
Questo indica che vengono usati tutti i canali percettivi: visivo,
uditivo, cinestesico, gustativo, olfattivo. E molto importante questo
contatto sensorialmente basato con le emozioni e i nostri vissuti
interiori, sentire come si manifestano e in quale parte del nostro
corpo risuonano.
Ci ci d il potere di vederli e di trasformarli nel presente, in un modo
intenso ed efficace, che ci aiuta a cambiare molto di pi rispetto a una
rievocazione o a una comprensione intellettuale.
Solo sperimentando un vero contatto con le nostre emozioni disturbanti,
possiamo poi comprenderle, digerirle, trasformarle e operare una
ristrutturazione nella nostra vita.

RELAZIONI TRA SISTEMA LIMBICO E SISTEMA RESPIRATORIO


PRIMARIO
Dopo aver osservato il funzionamento del sistema limbico dal punto di vista
delle neuroscienze, adesso cambiamo prospettiva e lo osserviamo invece dal
punto di vista del sistema respiratorio primario e dei presupposti e principi
su cui esso si basa.
Alcuni concetti fanno parte di quella che ancora una scienza di frontiera,
ma ci permettono comunque di avere una visione dinsieme pi completa e
accurata, anche se non tutto ancora misurabile e dimostrabile.
Strada facendo verranno fatte anche alcune considerazioni di tipo applicativo,
sempre riferite allapproccio craniosacrale.
La respirazione primaria influenza struttura, metabolismo e psiche
Quella che noi chiamiamo mente non si trova o non relazionata con una
specifica area del cervello. Essa ha origine dalle propriet funzionali
collettive del sistema nervoso centrale.
Essa non quindi un substrato fisico, ma una manifestazione, o funzione delle
attivit globali di materia fisica specializzata e organizzata.
Alla base di questa funzione c una delle pi rudimentali forme di
comportamento:
IL MOTO RITMICO DELLESPANSIONE E DELLA CONTRAZIONE.
Questa alternanza un principio che governa la manifestazione vitale nel
cosmo e consiste in unoscillazione tra uno stato e il suo opposto.
Essa si esplica a ogni livello di organizzazione della vita: nellespansione e
nella contrazione delluniverso, nella trasformazione della materia in energia e
dellenergia in materia, nellalternanza di giorno e di notte, di caldo e freddo,
di umido e secco, di sistole e diastole, di inspirazione ed espirazione, di
movimento e quiete, veglia e riposo, crescita e calo, flusso e riflusso, alta e
bassa marea, tensione e distensione, litigio e riconciliazione.
Questa qualit universale stata osservata durante tutta la storia
dellumanit, in tutte le culture e, in termini di concetto craniosacrale, la
possiamo chiamare RESPIRAZIONE PRIMARIA.
La respirazione primaria la prima e pi importante respirazione o istinto
presente quando lo spermatozoo e lovulo si uniscono per formare lo zigote.
Senza respirazione primaria non si ha la respirazione esterna (polmonare) e
quella interna (cellulare).
Quindi la respirazione primaria pone le basi per la respirazione toracica e
cellulare e tutte e tre le respirazioni insieme, formano ununit respiratoria
centrale che armonizza coerentemente insieme struttura, metabolismo e
psicologia.
La respirazione primaria si esprime a tutti e tre questi livelli con il ritmo
dellespansione e della contrazione.
A livello strutturale la possiamo osservare nelloscillazione tra espansione e
contrazione dei muscoli scheletrici, cardiaci e lisci, nella flessione/estensione
di ossa mediane e organi impari, nella rotazione esterna ed interna di ossa e
organi pari.
A livello metabolico si esprime con loscillazione tra anabolismo e catabolismo.
A livello psicologico si esprime con loscillazione tra la condizione emotiva della
depressione e delleccitazione.
Vedremo in seguito pi specificamente laspetto metabolico e quello
psicologico.
La respirazione primaria quindi strettamente coinvolta con lomeostasi, che
la capacit di regolare le condizioni biologiche (strutturali + metaboliche) e
psicologiche in modo che lorganismo vivente possa rispondere
appropriatamente alla sopravvivenza di s stesso e della specie.
E importante osservare che i centri di controllo della respirazione
interna o cellulare sono localizzati nella zona del terzo ventricolo
(ipotalamo), quelli della respirazione esterna o polmonare nella zona
del quarto ventricolo (ponte e midollo allungato).

ENTRAMBI I CENTRI SONO QUINDI SITUATI NELLE PARETI DEL


SISTEMA VENTRICOLARE E PER QUESTO SONO SENSIBILI ALLA
FLUTTUAZIONE DEL LIQUIDO CEREBRO SPINALE.
Questo spiega in che modo le loro attivit fisiologiche dipendano dalla
respirazione primaria.
Il liquido cerebro spinale riceve la potenza del respiro della vita
soprattutto nel terzo ventricolo e tende a circolare intorno al nucleo solido
del terzo ventricolo (aderenza intertalamica), con un movimento che
paragonato a quello di una dinamo.
Durante questa circolazione la potenza del respiro della vita viene assorbita
dal liquor.
In questo modo il liquido cerebro spinale da poco caricato di potenza,
entra immediatamente in contatto con tutti i centri vitali racchiusi
intorno alle pareti del terzo ventricolo, influenzando la loro fisiologia.
La potenza del respiro della vita assorbita dal liquor, produce in esso una
fluttuazione longitudinale ritmica.
Possiamo quindi pensare al liquido cerebro spinale come analogo a un tipo di
batteria fluida che costituisce un mezzo per la conservazione di
energia.
In altre parole possiamo vederlo come una sorta di dinamo biologica.
Esso possiede la capacit di ricevere, trasportare e trasmettere le
onde elettromagnetiche.
Guardando un organismo vivente nel suo complesso, si pu vedere il
sistema craniosacrale come uno dei sistemi fisiologici fondamentali
che formano un organismo.
Gli altri sette sono :

1. il sistema nervoso

2. il sistema endocrino

3. il sistema respiratorio

4. il sistema circolatorio

5. il sistema digestivo

6. il sistema urogenitale

7. il sistema di eliminazione.

Ogni sistema fisiologico una combinazione di parti anatomiche integrate


allinterno di un sistema funzionale, che svolge un ruolo fisiologico specifico
per la preservazione dellindividuo e della specie.
Il sistema respiratorio primario pu essere considerato lottavo sistema
fisiologico maggiore ed costituito dai seguenti componenti anatomici che
includono il sistema nervoso centrale:

cervello

membrane intercraniali
fluido cerebro-spinale

la mobilit articolare delle ossa craniali

il midollo spinale

le membrane interspinali

la mobilit articolare tra sacro e ileo.

Altri sistemi, tipo quello immunologico, sono considerati sottocategorie degli


otto sistemi fisiologici maggiori.
Il sistema muscolo scheletrico fornisce poi una struttura funzionale e di
supporto agli altri sistemi.
La funzione del sistema respiratorio primario craniosacrale principalmente
coinvolta in due azioni essenziali:

mantenimento delle qualit omeostatiche del sistema nervoso


centrale, favorendo efficienza funzionale, sviluppo psichico e
strutturale, crescita e riassesto

integrazione fondamentale di tutti i sistemi, per generare una


risposta collettiva.

La fisiologia craniosacrale richiede le qualit collettive generate dal


sistema nervoso centrale e dai tessuti molli e duri che lo circondano.
Questi costituiscono il supporto basilare che unisce e integra gli altri
sistemi fisiologici per creare un insieme funzionale.
Sebbene ogni organo abbia la sua caratteristica vibrazione che lo denota come
tale, larmonia di base deriva dalla respirazione primaria e serve a sostenere
lintegrit delle varie strutture e ad integrarle con altri sistemi fisiologici.
Riassumendo: la costruzione, lo sviluppo e lintegrit di un sistema
vivente, dipendono da un ritmo unente, centrale, definito:
respirazione primaria.
Questo ritmo viene propagato ovunque nel cervello, nel corpo e nella
mente, creando il legame di energia che li tiene uniti.

Sistema limbico, Asse primario neuroormonale e conseguenze


della Torsione durale
Abbiamo visto che neurologicamente il sistema limbico viene considerato
lepicentro dello sviluppo delle emozioni.
Dal punto di vista del sistema craniosacrale esso ha un collegamento con la
zona del terzo e del quarto ventricolo.
Anatomicamente queste aree costituiscono la parte centrale dell Asse
Primario Neuroormonale e sono, quindi, direttamente modulate dalla
respirazione primaria craniosacrale.
Da un punto di vista filogenetico, cio dellevoluzione delle specie, lasse
primario neuroormonale costituito da quelle strutture neurologiche che sono
evolutivamente pi vecchie rispetto alle strutture poi sovrapposte.
.Esse sono:

Il Tronco Cerebrale Superiore (zona del terzo ventricolo : talamo,


ipotalamo e pituitaria)

Il Tronco Cerebrale Medio (zona dellacquedotto centrale:


mesencefalo)

Il Tronco Cerebrale Inferiore (zona del quarto ventricolo: ponte e


midollo allungato)

Il Midollo Spinale (zona del canale centrale)

Sotto il profilo funzionale lasse primario neuroormonale fornisce gli istinti


necessari per la preservazione dellindividuo e della specie.
La componente ondulare o energetica dellasse primario neuroormonale
costituita sempre dalla Respirazione Primaria.

Il Core Link o Nucleo di Collegamento formato dalle membrane


meningee craniali e spinali e include anche lo spazio contenente il fluido
cerebro spinale.
La parola core = nucleo, identifica la loro sistemazione e funzione
fondamentale rispetto allo scheletro assiale e al sistema nervoso centrale.
Infatti il core link agisce da collegamento centrale tra lo scheletro assiale e il
sistema nervoso centrale.
Questo collegamento pu trasmettere sia energia meccanica che
elettromagnetica da e verso il sistema nervoso centrale (internamente) e le
strutture ossee (esternamente).
La funzione energetica del core link ancora la respirazione primaria.
Il termine link = collegamento si applica al ruolo operativo di questo, inteso
come nesso meccanico ed energetico tra il cranio ed il sacro.
Tutto ci permette di instaurare un sistema tridimensionale di
comunicazione valido per gli stimoli meccanici ed elettromagnetici.
Si ipotizza che allinterno del sistema respiratorio primario vi sia la possibilit
di conservare informazioni sotto forma di modelli di segnali magnetici
registrati (come avviene su un nastro magnetico).
Questo potrebbe essere la ragione del rivivere eventi passati durante la
correzione delle torsioni durali (di cui si parler pi avanti).
Londa che corre nel fluido cerebro spinale, in diretto contatto con laracnoide
e la pia madre, viene poi trasmessa sequenzialmente alla dura madre, alle
strutture ossee circostanti e alla fascia del corpo.
Il core link quindi un mezzo energetico di comunicazione tridimensionale tra
il cranio e il sacro e tra il sistema nervoso centrale e lo scheletro assiale.
Le forze verticali e quelle trasversali insieme costituiscono un vettore
centrifugo che crea una trasmissione a spirale tridimensionale.
Molte delle torsioni durali non sono bidimensionali, ma sono di natura
spiraliforme e possono causare una disgiunzione delle componenti
strutturali, metaboliche e psicologiche del comportamento.
La torsione durale, ma sarebbe pi corretto parlare di torsione meningea, si
riferisce sia alla sua componente fisica-strutturale, sia alla componente
ondulare-energetica ad essa corrispondente.
La torsione quindi una circonvoluzione tridimensionale del core link, che non
necessariamente inappropriata, poich certi aspetti sono normali in
relazione alla biomeccanica craniospinale.
Per esempio funzionale al movimento crociato che si ha nella normale
deambulazione.

E considerato modello di torsione anomala una tensione meccanica


e/o energetica allinterno delle membrane meningee, subordinata a
tensioni torsionali assiali e/o trasversali eccessive poste su esso.
Gli attorcigliamenti anomali del sistema delle membrane meningee possono
essere trasmessi allo scheletro assiale e al sistema nervoso centrale.
Il coinvolgimento centrale si ha quando la tensione del tubo durale
trasmessa trasversalmente verso il midollo spinale tramite la seguente catena
orizzontale:
Dura Madre Legamento Denticolato Pia Madre Midollo Spinale

I legamenti denticolati permettono il collegamento della pia madre con la


superficie interna dello strato meningeo.
Essi si trovano sul lato laterale del midollo spinale, tra la radice anteriore e
posteriore dei nervi spinali. Ne esistono 21 paia che cominciano alla prima
vertebra cervicale e terminano a livello della dodicesima toracica, prima
lombare.
Essi permettono principalmente la trasmissione di energia nel piano
trasversale del core link, cio dal midollo spinale alla colonna vertebrale e
viceversa).
La torsione durale causa sia di alterazioni a livello macrostrutturale (ossa,
muscolo, fascia, meningi), sia a livello microstrutturale, che possono alterare
la fisiologia (interazioni inter e intramolecolari delle strutture microscopiche).
Dal fenomeno della torsione durale si sviluppa il concetto di
DISORGANIZZAZIONE NEUROLOGICA, che la desincronizzazione
osservabile nei modelli neuromuscolari di comportamento, ad esempio
nellandatura, fino alla disorganizzazione estrema in cui allandatura con
schema crociato si sostituisce una andatura a schema omolaterale.
Si arriva quindi ad una alterazione del normale modello di attivit motoria
coordinata.
La torsione durale pu provocare un blocco o unesagerazione di una delle
normali configurazioni ritmiche del sistema respiratorio primario.
Ci conduce ad una perdita della capacit di flessibilit del sistema, che gli
permette di adattarsi a bisogni psicofisiologici.
Quando si altera il ritmo dei base, si altera di conseguenza il ritmo che
codifica il rapporto ossidazione/ riduzione nel corpo e nella mente (vedi
paragrafo seguente).
In altre parole, si attiva o si inibisce inappropriatamente un particolare stato
psicobiologico.
Una torsione durale crea quindi sintomi nella struttura, nel metabolismo e
nella psicologia.
Leliminazione della torsione ripristina il normale flusso nel sistema
craniosacrale, con la riduzione dei sintomi delle tre componenti.
A questo proposito interessante osservare che certe scoliosi, sia
ereditarie che acquisite, possono essere accompagnate da una
fisiologia normale o ritmo appropriato del sistema craniosacrale.
Il sistema perci in grado di mantenere la sua flessibilit.
Quindi un essere umano con colonna vertebrale e corpo deformati in maniera
evidente, pu avere ugualmente una funzione fisiologica perfetta perch
possiede una funzione respiratoria primaria equilibrata.
Le conseguenze della torsione durale a livello microstrutturale (quindi a livello
fisiologico), si possono comprendere meglio facendo la conoscenza del
SISTEMA RECETTORE SUBSTRATO o sistema di sostanze informative.
Esso un sistema di comunicazione mente- corpo basato sulla circolazione,
sulla fluttuazione e sul legame nel corpo dei neuromodulatori.
I neuromodulatori sono diversi dai neurotrasmettitori.
Infatti i NEUROTRASMETTITORI sono coinvolti nella conduzione rapida a
livello neuronale, che avviene in millisecondi, cio nella trasmissione neurale
classica del sistema nervoso centrale, autonomo e periferico.
In relazione allevoluzione, sono pi recenti rispetto ai neuromodulatori.
I NEUROMODULATORI sono invece le sostanze di comunicazione messe in
circolo dalle cellule nel sangue, nella linfa, nel fluido cerebro-spinale e nei
fluidi intra ed extracellulari.
Sono classificati come neuromodulatori ipotalamici, pituitari, intestinali,
immunotrasmettitori.
Essi sono coinvolti nella comunicazione omeostatica lenta in minuti, ore, giorni
ecc.
Sono pi antiche in relazione allevoluzione.
I neuromodulatori (o sostanze informative) sono prodotti e secreti nei fluidi
biologici, sia dai tessuti periferici, che da quelli centrali.
Essi si legano in aree distanti (rispetto al luogo di produzione) ai recettori
delle varie cellule.
I neuromodulatori sono costituiti da aminoacidi, peptidi e loro derivati, ormoni
o anche molecole semplici come lanidride carbonica (CO2).
Queste sostanze non solo modulano eventi strutturali e metabolici,
ma integrano anche le funzioni psicologiche: ci spiega
linterrelazione tra il cervello, il corpo e la mente.
Vedremo nel prossimo paragrafo come il sistema respiratorio primario
influenzi queste sostanze a tutti i livelli.

Il rapporto tra Ossidazione e Riduzione


e sue implicazioni sia a livello metabolico che psicologico
Per OSSIDAZIONE si intende il processo attraverso il quale avviene la
perdita di un elettrone.
Esso legato alla fase catabolica del metabolismo in cui vi la
combustione di sostanze, tipo grassi o carboidrati, per liberare energia, poi
immagazzinata nella formazione di molecole di ATP.

Per RIDUZIONE si intende invece il processo attraverso il quale avviene


lacquisizione di un elettrone.
Esso legato alla fase anabolica del metabolismo, in cui vi la
conservazione di energia grazie alla formazione di grassi e carboidrati.
Il metabolismo esprime quindi gli opposti primari sotto forma di ossidazione
(catabolismo) e di riduzione (anabolismo).
Il rapporto fra ossidazione e riduzione con prevalenza delluna o dellaltra nelle
varie fasi, fornisce lambiente appropriato per lattivit enzimatica. Infatti ci
sono enzimi la cui attivit facilitata in ambiente ossidativo, e inibita in
ambiente riduttivo (ad esempio gli enzimi che disgregano il glicogeno in
glucosio ), e viceversa.

La Flessione / Inalazione rappresenta lo stato ossidativo del


movimento craniosacrale (catabolismo), ed una fase energetica
caratterizzata da un ricaricamento positivo allinterno del cranio, con
un incremento di produzione di ioni positivi.
La Estensione / Esalazione invece una fase energetica di
ricaricamento negativo del cranio con incremento della produzione di
ioni negativi, ed chiamato stato riduttivo del movimento
craniosacrale (o fase anabolica).

La fase di Flessione/ Inalazione/ Ossidazione caratterizzata quindi da:

catabolismo metabolico

dispendio di energia

prevalenza del sistema nervoso simpatico

incremento delle funzioni della parte sinistra del cervello

incremento della respirazione toracica

ipertono fisiologico di base che corrisponde alleccitazione


psicologica e allipertonicit dei muscoli scheletrici.

La fase di Estensione/ Esalazione/ Riduzione caratterizzata invece da :

anabolismo metabolico

conservazione di energia

prevalenza del parasimpatico


incremento delle funzioni della parte destra del cervello

diminuzione della respirazione toracica

stato fisiologico ipotonico che sostiene la depressione


psicologica e lipotonicit dei muscoli scheletrici.

Il tono scheletrico involontario di fondo controllato dal tronco cerebrale dove


si generano la maggior parte dei ritmi biologici (respiratorio e cardiaco per
esempio).
Il fluido cerebro spinale contiene ioni, molecole semplici (H2CO2, glucosio
ecc.) e una variet di macromolecole biologiche attive che funzionano non
solo come messaggeri endocrini, ma agiscono anche da neurotrasmettitori e
neuromodulatori allinterno del fluido cerebro spinale.
Si pu ipotizzare che esistano dei meccanismi che limitano lazione di queste
molecole nel momento in cui passano attraverso la barriera ematoencefalica,
provenendo dalla circolazione sanguigna.
Il significato fisiologico di queste molecole per ancora sconosciuto.
Ma pu indicarci che il fluido cerebro spinale agisca anche da liquido
mediatore per la comunicazione biologica.
Un esempio che potrebbe aprire una finestra sulla funzione di queste molecole
quello dellINSULINA.
Linsulina plasmatica normalmente prodotta dal pancreas e trasportata poi
allinterno del sangue periferico a tutti i tessuti. Qui svolge la classica azione
di un ormone: si unisce ai tessuti periferici
sensibili allazione dellinsulina, quali il tessuto adiposo e quello muscolare.
Subito dopo essersi legata alle cellule di questi tessuti, in grado di facilitare
lingresso nelle cellule di glucosio affinch avvenga o la sua combustione o la
sua conservazione.
Troviamo per linsulina anche nel fluido cerebro spinale e non sembra
essere un prodotto del sistema nervoso centrale.
Sembra infatti che linsulina plasmatica sia secreta, insieme al fluido cerebro
spinale, dai plessi corioidei e per questo viene definita insulina del fluido
cerebro spinale.
Poich i tessuti cerebrali non richiedono insulina per facilitare lentrata del
glucosio allinterno dei neuroni, probabile che, a questo livello, essa abbia
unaltra funzione, cio quella di modulare la funzione neurologica.
Linsulina stata trovata sia nei fluidi extracellulari cerebrali che su vari
recettori dei tessuti che circondano il sistema dei ventricoli, ad esempio
lipotalamo.
In questo modo linsulina regolerebbe non solo il metabolismo periferico, ma
agirebbe anche come neuromodulatore con la capacit di controllare lattivit
del sistema nervoso centrale.
Ci permette a cervello, corpo e mente di rispondere come un insieme
armonico ad un unico neuromodulatore.

Il legame dei neuromodulatori con i recettori tessutali viene facilitato


o inibito tramite le qualit elettromagnetiche del sistema
craniosacrale, legate alla capacit del fluido cerebro spinale di
ricevere e trasportare energia elettromagnetica (in altre parole alla
qualit della sua potenza).

Tramite questa sua capacit il fluido cerebro spinale pu quindi produrre


mutamenti strutturali nei recettori e quindi facilitare o inibire questi
legami.
Infatti i tessuti biologici possono modificare la propria forma e
struttura in risposta a stimoli elettrici e modificare il proprio stato
elettrico in risposta a stimoli meccanici.
Lattivit del sistema craniosacrale fornisce tutti e due questi stimoli.

Guardando quindi il sistema cranio sacrale nel suo complesso, con la


dinamica ondulatoria del fluido cerebro spinale, i cambiamenti di
tensione delle membrane meningee e il rapporto tra ossidazione e
riduzione con il relativo cambiamento della concentrazione di ioni + e
di ioni-, possiamo considerare che tutto ci ha una profonda influenza
sui neuromodulatori del fluido cerebro spinale.
Infatti tutti questi fenomeni si riflettono oltre che sul loro legame con
i recettori tessutali, anche sulla loro secrezione e sul loro
riassorbimento da e verso i tessuti neurologici circostanti.
Ad esempio nella zona del terzo ventricolo (talamo, ipotalamo e pituitaria),
che quella collegata alla respirazione interna o cellulare, agiscono come
neuromodulatori linsulina e il glucagone.
Quando il rapporto insulina/ glucagone a favore dellinsulina, viene favorito
limmagazzinamento di sostanze nutritive (anabolismo/ riduzione)
Se domina invece il glucagone viene favorito il dispendio di energia
(catabolismo/ ossidazione).
Linsulina pu legarsi ai recettori localizzati nei vari nuclei ipotalamici, per cui
il suo legame con questi tessuti pu modulare la secrezione degli ormoni
ipotalamici e ipofisari.
Questi a loro volta entrano nel metabolismo periferico che pu essere con ci
regolato e coordinato.
Visto dal punto di vista della motilit intrinseca del cervello, possiamo dire che
essa influisce notevolmente sul modo in cui queste sostanze chimiche
vengono prodotte e distribuite.
A titolo di esempio basti considerare che durante le fasi del movimento
craniosacrale la ghiandola pituitaria ha una sua oscillazione che favorisce il
rilascio equilibrato degli ormoni ipofisari.

Modalit espansive e contrattili della psiche


Abbiamo visto che anche la psiche possiede la sua polarit intrinseca, essendo
questo un prerequisito indiscutibile per la sopravvivenza.
Collegando questo al sistema cranio sacrale possiamo vedere che la fase di
flessione/ inalazione, corrisponde alle modalit espansive della psiche:
eccitazione estroversione ottimismo riproduzione
competizione novit e curiosit creativit.
Tutte queste qualit sono legate a livello metabolico alla fase di ossidazione.
Invece la fase di estensione/ esalazione corrisponde alle modalit contrattili
della psiche:
depressione introversione pessimismo recupero alimentazione
eliminazione riflessione.
Tutte queste qualit sono invece legate a livello metabolico alla fase di
riduzione.
In termini di movimento craniosacrale, i sentimenti elementari
delleccitazione e della depressione sono manifestazioni dirette della
respirazione primaria.
Leccitazione si associa alla accettazione e al piacere e la depressione al rifiuto
e al disgusto.
Laccettazione, il piacere e lamore possiamo considerarli simili perch sono
tutte espressioni della fase di espansione ( = eccitazione, se la consideriamo
dal punto di vista della psiche ).
Questa fase determina una serie di stati simili lungo una scala di intensit di
energia : per esempio laccettazione possiede una minore intensit rispetto
allamore.

Sembra che la parte destra del sistema limbico provveda pi


propriamente allespressione di emozioni di tipo contrattile
(depressione, rifiuto, avversione ), mentre la parte sinistra a quelle di tipo
espansivo (eccitazione, accettazione, gradimento).
Nello stesso modo esiste una differenza nella funzione prevalente del lobo
frontale di destra e di quello di sinistra.
I lobi frontali sappiamo essere implicati nel ragionare, pensare, progettare.
Il lobo frontale di destra pi implicato nel ragionamento sintetico, analogico,
induttivo.
Quello di sinistra pi predisposto al ragionamento logico, analitico e
deduttivo.

Dal punto di vista delle emozioni parlare di omeostasi vuol dire parlare della
capacit di regolare stati psicobiologici opposti, adattandosi ai bisogni di
sopravvivenza presenti e futuri dellindividuo e della specie.
Abbiamo visto che la fluttuazione del ritmo craniosacrale regola il rapporto
ossidazione/ riduzione e che questo ha le sue implicazioni anche a livello delle
emozioni.
A questo proposito indispensabile sottolineare che, nonostante la frequenza
della fluttuazione sia considerata stabile in relazione al tempo, la sua
ampiezza variabile.
Ci significa che la forza/ potenza generata durante la flessione e
lestensione pu variare rispetto al tempo e modificare il rapporto di
ioni positivi e negativi allinterno del cranio.
La variabilit dellampiezza del ciclo di flessione/ estensione produce
lenergetica fisiologica craniosacrale da cui derivano anche tutti i vari
tipi di emozioni, con tutte le loro sfumature e le loro possibili
combinazioni.
Lo stesso concetto va anche applicato allaspetto metabolico e strutturale.
Sistema Craniosacrale e Coscienza
Dal punto di vista craniosacrale vi un profondo legame tra lo sfenoide e
la funzione della coscienza.
Se la sua capacit di esprimere il movimento craniosacrale viene limitata, ci
pu restringere la capacit di espansione della nostra consapevolezza
(condizione che si riscontra spesso negli stati depressivi).
Quando il movimento dello sfenoide aperto e libero, ci pu consentire una
visione interna spaziosa e profonda.

Emozioni e fulcri dinerzia


Quando si prendono in considerazione tutte le forze che hanno uninfluenza
sulla nostra salute, il ruolo della psiche il pi potente di tutti.
Le emozioni forti possono fungere da fulcri importanti intorno ai quali si
svolgono le nostre funzioni.
Anche se gli schemi dinerzia che hanno unorigine psicologica possono
manifestarsi in qualunque parte del corpo, sembra che i tessuti connettivi
abbiano un ruolo particolarmente importante nel conservare queste
esperienze come memoria dei tessuti: memoria miofasciale.

La rete fasciale del corpo offre un mezzo per limmagazzinamento di energia


emotiva imprigionata.
Questa pu essere quindi anche una delle cause delle torsioni durali viste in
precedenza.
Inoltre i centri vitali del cervello (nel mesencefalo e nel tronco cerebrale)
possono avere una perdita di movimento respiratorio primario a causa della
presenza di schemi dinerzia spesso legati a traumi anche emotivi.
Sciogliendo questi schemi dinerzia si pu tornare ad unespressione di
movimento craniosacrale normale.
Fulcri dinerzia si possono formare in qualsiasi parte del sistema nervoso
centrale e possono risentirne tutte le funzioni fisiologiche e psicologiche.
Linerzia che interessa il sistema nervoso centrale anche spesso
conseguenza delle forze di compressione che vengono esercitate dai tessuti
circostanti, cio le ossa del cranio e le membrane a tensione reciproca.
Le restrizioni del movimento che interessano questi tessuti, possono
contrastare con il funzionamento del cervello e dei ventricoli.

Riassumendo:
possiamo quindi sottolineare che leliminazione delle torsioni durali e lo
scioglimento dei fulcri dinerzia, in particolare di quelli che hanno a che fare
con il sistema nervoso centrale, ha una grande importanza nel mantenimento
di una equilibrata funzionalit del sistema limbico, da qualsiasi punto di vista
noi lo consideriamo.
Vista poi la stretta vicinanza di questo con il sistema ventricolare,
importante anche la pulizia dei ventricoli.
Ma per ritrovare lequilibrio emotivo quando non c, uno degli approcci cranio
sacrali pi utilizzati ed efficaci lo still-point: tra i sette livelli di quiete, dopo il
livello fisico, viene interessato il livello emotivo nel quale implicato proprio il
sistema limbico.

CONSIDERAZIONI, OSSERVAZIONI ED ESPERIENZE PERSONALI


Studiando il sistema limbico ed il cervello emotivo, mi sono resa conto della
grande opportunit che lapproccio cranio sacrale pu offrire sia con il
ripristino in tutte le parti del corpo dei delicati ritmi del sistema cranio sacrale,
sia con il lavoro sulle risorse.
Unesperienza personale, forse capitata proprio al momento giusto, mi ha
permesso di toccare con mano queste opportunit.
A seguito di un periodo di forte stress a vari livelli, alcuni mesi fa ho
incominciato improvvisamente a soffrire di attacchi di panico, che si
presentavano nei momenti pi disparati, senza una precisa causa scatenante.
Inoltre la solita claustrofobia, che mi accompagna fin da bambina e che di
solito mi impedisce di salire sugli ascensori e di sedermi sul sedile posteriore
di unautomobile quando sono presenti le porte solo anteriormente, si era
esacerbata creandomi disagio anche in situazioni che normalmente non me ne
creano affatto.
Ho valutato la situazione insieme con un amico psicoterapeuta e con il mio
medico di fiducia.
Non ritenevano fosse necessario, per il momento, un trattamento specifico n
lassunzione di farmaci. Il consiglio era quello di prendermi una lunga vacanza
e di allontanarmi per un po dal contesto stressante che mi accompagna ormai
da anni.
Siccome non mi era possibile farlo subito, mi sono trovata a dover
inventare qualcosa per poter uscire da questa situazione di disagio.
Stavo proprio studiando il sistema limbico e, senza conoscere nessuna tecnica
specifica di tipo cranio sacrale per lavorare su di esso, ho incominciato
istintivamente a mettermi in contatto con la mia amigdala localizzandola,
bilateralmente, a circa quattro dita ai lati della protuberanza occipitale
esterna.
Allinizio semplicemente mi sono messa in contatto con essa visualizzando
colore, consistenza e movimento, inviando liquidi e osservando i cambiamenti
che avvenivano.
Gi questo mi dava un grande senso di rilassamento e di pace.
Poi ho incominciato a creare, sempre attraverso le mani e con unintenzione
precisa, una connessione tra i lobi prefrontali e lamigdala lavorando secondo
quello che emergeva sul momento da una parte o dallaltra, o a schema
crociato, o in contemporanea su tutti e due i lati.
Mentre facevo questo lavoro, ho anche pensato che, essendo molto
probabilmente andata parecchio oltre i miei limiti (ci sono purtroppo situazioni
nella vita in cui , nostro malgrado, sembra impossibile poter rispettare le
nostre necessit), sarebbe stato utile anche attivare le mie risorse in modo
pi specifico.
Quello che mi risultato pi facile fare in quel periodo, stato lavorare con lo
still point o con la marea lunga.
Tutto questo si svolto con cadenza quasi giornaliera, nel senso che ho
lavorato per tutto il tempo che sentivo necessario, continuando poi ad
occuparmi di tutte le cose di sempre.
Questo stato il mio modo di scivolare fuori da questo disagio.
Pian piano, infatti, gli attacchi di panico si sono diradati e smorzati. Dopo un
paio di mesi, quando finalmente ho potuto allontanarmi da casa, gi stavo
meglio.
Attualmente ogni tanto esiste come una traccia residua, ma molto smorzata.
Sono diventata molto pi attenta a cogliere subito i sintomi di sovraccarico e
di esaurimento delle risorse, e sto lavorando regolarmente con una compagna
di corso in modo da stimolare e mantenere un contatto ottimale con le mie
risorse.
Per circa quattro mesi ho anche provato a lavorare pi o meno nello stesso
modo, ma con cadenza settimanale, su tre persone di cui una soffriva di crisi
di collera e di rabbia, le altre due di attacchi di ansia e di panico, verificando
con le persone stesse e con i loro partner i cambiamenti che eventualmente
potevano verificarsi nel loro comportamento.
Ogni trattamento iniziava sempre con un lavoro sulle risorse, in vario modo a
seconda delle necessit del momento, e proseguiva poi con il lavoro specifico
su amigdala e lobi prefrontali.
Il sistema mi ha sempre dato conferma alla richiesta se era utile e possibile
lavorare a quel livello.
Ho avuto anche in questo caso conferma del fatto che le crisi si diradavano e
si smorzavano.
Ci che mi sembrato pi significativo in questi trattamenti stato percepire
una sorta di rumore di fondo iniziale quando contattavo lamigdala e delle
diversit notevoli nel colore e nella consistenza tra un lato e laltro.
Lavorando con i liquidi era come se pian piano questo rumore si smorzasse
e si pervenisse ad uno stato di quiete e di silenzio.
Inoltre vi era una modificazione del colore e di quella che posso chiamare
densit, con passaggio dallo scuro al chiaro e dal denso al rarefatto.
Uno stato di tranquillit e di pace corrispondeva ad uno stato di leggerezza,
rarefazione e colore chiaro delle strutture contattate. Almeno questa una
mia modalit di visualizzare certi cambiamenti.
Con una di queste persone allinizio non ho potuto toccare la testa, perch era
un contatto per lei insopportabile, anche tenendo le mani molto distanti dalla
testa stessa.
Allora sono partita con un lavoro sui piedi, utilizzando molto lo still point.
Dopo tre sedute stato possibile lavorare anche sulla testa.
Il contatto lobi prefrontali-amigdala (dove suggerivo al sistema mentalmente
una connessione tra le due parti), ha sempre offerto una vasta gamma di
variazioni in tutti e tre i casi. Non mi possibile per il momento descrivere e
classificare questi processi. Non trovo le parole adeguate.
Dopo molto movimento la tendenza era comunque ad una situazione di
equilibrio fra destra e sinistra e di calma profonda.
Era come scivolare pian piano e senza una precisa intenzione, in uno stato di
quiete.
Quello che anche mi venuto spontaneo fare in alcuni trattamenti stato di
immaginare una luce che dai lobi prefrontali scende verso lamigdala.
Pur non sapendo nulla riguardo alla fisiologia del controllo delle emozioni, due
di queste persone mi hanno spiegato che ci che era cambiato era il fatto di
riuscire ad osservare ci che accadeva dentro di loro, e ci bastava per
smorzare le cose sul nascere. Si erano cio rese conto da sole di questo
meccanismo.
I loro partner osservavano una modalit di comportamento pi lineare, pi
tranquilla, senza eccessi ed un significativo miglioramento del dialogo
interpersonale.
Forse sono stata molto fortunata, nel senso che mi sono capitate le persone
giuste al momento giusto, e mi hanno permesso di imparare qualcosa.
E lesperienza, comunque, continua.
Di sicuro questa opportunit ha creato dentro di me molto entusiasmo ed
alcune domande:
1) quali risorse peculiari pu offrire lapproccio craniosacrale rispetto alle altre
terapie tradizionali nel trattamento dellansia, della collera,delle paure, degli
attacchi di panico ecc.?
2) che differenze possono esserci lavorando solo con lapproccio craniosacrale
o solo con la psicoterapia tradizionale, oppure integrando le due cose?
3) quante di queste situazioni critiche possibile evitare lavorando con le
risorse quando le persone sono in uno stato di benessere, in modo che i
traumi emotivi possano essere sciolti prima di rimanere come fulcri di inerzia
nei nostri tessuti nervosi e connettivi?
Penso che ci sia tantissimo lavoro da fare ancora per poter dare risposte
precise, ma comunque lintuito dice che la strada interessante pu dare
molte soddisfazioni.
Una considerazione personale che mi preme fare che sapendo come sono
fatte e come funzionano le cose, come avere una chiave di accesso che ci
permette di muoverci su un terreno che fino a poco prima era oscuro e
sconosciuto. Se non avessi saputo nulla sul sistema limbico, non sarei stata in
grado di trovare un modo per aiutare me stessa e queste persone.
.

Indice

Cera una volta il lobo olfattivo ..3


Il cervello nel cervello.6
Ipofisi..7
Scienze cognitive e scienza della mente...10
Il mondo delle emozioni: alcuni concetti di base per familiarizzare con esso.11
Alle origini delle emozioni e della memoria: amigdala e ippocampo.15
Lautoconsapevolezza come base per lo sviluppo dellintelligenza emotiva.32
Relazioni tra sistema limbico e sistema respiratorio primario..35

La respirazione primaria influenza struttura, metabolismo e psiche


35
Sistema limbico, asse primario neuroormonale e conseguenze della
torsione durale37

Il rapporto tra ossidazione e riduzione e sue implicazioni sia a livello


metabolico che psicologico. 39

Modalit espansive e contrattili della psiche..41

Sistema cranio sacrale e coscienza.42

Emozioni e fulcri dinerzia.42

Considerazioni, osservazioni ed esperienze personali..43


Bibliografia... 45

Bibliografia

o Joseph LeDoux, IL CERVELLO EMOTIVO alle origini delle emozioni,


Baldini Castoldi Editore;

o Daniel Goleman, INTELLIGENZA EMOTIVA, Edizioni Rizzoli;

o Robert Ornstein e Richard F. Thompson, IL CERVELLO E LE SUE


MERAVIGLIE, Bur Edizioni;

o Jeffrey Satinover, IL CERVELLO QUANTICO, Macro Edizioni;

o Frontiere: il meglio di Scientific American, DAI NEURONI ALLA


COSCIENZA larchitettura del cervello, i misteri della mente;

o Massimo Soldati, CORPO E CAMBIAMENTO, Edizioni Tecniche


Nuove;

o Peter Crisera, ENERGETICA CRANIO SACRALE frontiere del


concetto Cranio Sacrale, Volume I, La Piccola Editrice;

o Michael Kern, CRANIO SACRALE: LA SAGGEZZA NEL CORPO, Ed.


Istituto per le Terapie Cranio Sacrali;

o Thibodeau Patton Anatomia e fisiologia casa editrice Ambrosiana

o http://www.psychomedia.it/neuro-amp/97-98-sem/rossi.htm.

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