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1 Fisiologia
1.1 Embriologia
1.2 Istologia
1.3 Vascolarizzazione
1.4 Innervazione
1.5 Secrezione della melatonina
2 Storia degli studi sulla ghiandola pineale
2.1 Antichità
2.2 Medioevo
2.3 Rinascimento
2.4 Epoca moderna
2.4.1 Visione cartesiana
2.4.2 Sviluppi scientifici
2.4.3 Teosofia
2.5 Antroposofia
2.6 Rosacroce
2.7 Metafisica
3 Riviste specializzate
4 Note
5 Bibliografia
5.1 Bibliografia scientifica
5.2 Bibliografia umanistica e metafisica
6 Altri progetti
7 Collegamenti esterni
Fisiologia
Embriologia
Più tardi le teorie di Galeno furono riprese per espanderle o talora modificarle.
Nemesio di Emesa, per esempio, le ampliò aggiungendovi l'idea della localizzazione
ventricolare, secondo la quale a ogni parte del cervello corrisponde una diversa
facoltà: al ventricolo anteriore l'immaginazione, al ventricolo mediano la ragione
e a quello posteriore la memoria. Tale teoria rimase in voga fino alla metà del XVI
secolo[8].
Medioevo
In un trattato chiamato Sulla differenza tra spirito e anima Qusta ibn Luqa combinò
le teorie di Nemesio e la concezione di Galeno riguardante la regolazione dello
spirito attraverso il verme cerebellare. A tal proposito applicò la sua teoria per
giustificare il flusso di coscienza: secondo le sue ipotesi, coloro che volevano
ricordare guardavano in alto in modo che questa appendice vermiforme aprisse il
passaggio e permettesse il fluire della memoria. Coloro che volevano pensare, al
contrario, guardavano in basso in modo che si chiudesse il passaggio e lo spirito
della ragione non fosse corrotto da quello della memoria. Il trattato di Qusta
influenzò molto la scolastica europea medioevale[9].
Mondino dei Liuzzi, Anathomia, 1541
In molti testi medioevali, tra i quali quelli di Mondino dei Liuzzi, a tale
appendice vermiforme fu dato il termine pinea, comportando una certa ambiguità, in
quanto esso poteva riferirsi sia al verme cerebellare sia alla ghiandola
pineale[10].
Rinascimento
All'inizio del XVI secolo l'anatomia fece progressi e una prima lettura più
scientifica della ghiandola pineale fu resa pubblica: Niccolò Massa scoprì che i
ventricoli cerebrali non sono riempiti di spirito ma di fluido (il liquido
cerebrospinale). Andrea Vesalio, inoltre, respinse tutte le teorie riguardanti la
localizzazione ventricolare e quelle secondo le quali la ghiandola pineale o il
verme cerebellare regolano il flusso di spirito, dissolvendo l'ambiguità creatasi
nel Medioevo[11][12].
Epoca moderna
Ritratto di René Descartes di Frans Hals
Visione cartesiana
«Articolo 32
Mi sono convinto che l'anima non può avere in tutto il corpo altra localizzazione
all'infuori di questa ghiandola, in cui esercita immediatamente le sue funzioni,
perché ho osservato che tutte le altre parti del nostro cervello sono doppie, a
quel modo stesso che abbiamo due occhi, due mani, due orecchi, come, infine, sono
doppi tutti gli organi dei nostri sensi esterni. Ora, poiché abbiamo d'una cosa, in
un certo momento, un solo e semplice pensiero, bisogna di necessità che ci sia
qualche luogo in cui le due immagini provenienti dai due occhi, o altre duplici
impressioni provenienti dallo stesso oggetto attraverso gli organi duplici degli
altri sensi, si possano unificare prima di giungere all'anima, in modo che non le
siano rappresentati due oggetti invece di uno: e si può agevolmente concepire che
queste immagini, o altre impressioni, si riuniscano in questa ghiandola per mezzo
degli spiriti che riempiono le cavità del cervello; non c'è infatti nessun altro
luogo del corpo dove esse possano esser così riunite, se la riunione non è avvenuta
in questa ghiandola»
([13])
Cartesio era molto interessato all'anatomia e alla fisiologia umana. Egli tratta
largamente della ghiandola pineale, in particolar modo nel trattato De homine e nel
suo ultimo libro Le passioni dell'anima.[14]
Relazione tra la percezione e la ghiandola pineale secondo Cartesio
Negli studi scientifici sulla ghiandola pineale, vi furono piccoli progressi fino
alla seconda metà del diciannovesimo secolo. Nel 1828, Magendie poté avanzare
ancora la teoria che Galeno aveva liquidato. Suggerì che fosse una valvola
designata ad aprire e chiudere l'acquedotto cerebrale.[17] Verso la fine del
diciannovesimo secolo, comunque, la situazione cominciò a cambiare. Innanzitutto,
diversi scienziati lanciarono indipendentemente l'ipotesi che la ghiandola pineale
fosse una reliquia filogenica, un vestigio di un terzo occhio dorsale. Una versione
modificata di questa teoria è ancora accettata. Inoltre, gli scienziati iniziarono
a supporre che la ghiandola pineale fosse una ghiandola endocrina. Questa teoria fu
completamente accettata nel ventesimo secolo: infatti, grazie agli sviluppi
scientifici e biochimici, attualmente si ha una conoscenza abbastanza completa
delle funzioni svolte dall'epifisi e dai suoi secreti.[18]
Teosofia
L'Ajna chakra o "occhio di Shiva", in una rappresentazione indiana del XVIII secolo
Rudolf Steiner diceva nelle sue conferenze che in epoca lemuriana la ghiandola
pineale nell'uomo di allora serviva alla percezione degli stimoli del caldo e del
freddo.[20]
Rosacroce