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Il femminino sacro, la Grande Madre...

e il ritorno all'Umano Condiviso


Riconoscersi in ciò che è
08/05/2017 di Paolo D'Arpini - circolovegetariano@gmail.com

Il femminino e la sua simbologia è mutato radicalmente nel corso dei secoli. Nella
remota antichità il femminile era rappresentativo di un potere creativo assoluto e
totale.
Il femminino sacro, la Grande Madre

Il femminino e la sua simbologia è mutato radicalmente nel corso dei secoli. Nella
remota antichità il femminile era rappresentativo di un potere creativo assoluto e
totale. Tutte le divinità si mostravano in aspetto femminile o in forme che
evocavano tale qualità, a cominciare dalla Grande Madre, la natura stessa, sino a
Madre Acqua, Madre Luna e anche Madre Sole, ecc. (la formula sacra più antica, il
Gayatri Mantra, è dedicato a Savitri, la dea dell’energia solare).

Le donne in quanto incarnazione primigenia del potere procreativo erano pertanto


degne di amore e di devozione. La paternità era “sconosciuta” (ovvero ignorata), la
madre esisteva di certo e questo era un dato incontrovertibile… Come poi
l’operazione procreativa accadesse era lasciato agli umori materni che venivano
influenzati o sollecitati dall’amore rivolto dai maschi verso tutte le madri.
Insomma il padre era un semplice elemento ispirante per promuovere la maternità,
non un fattore primo ma un incidentale aiuto….

Questo sino a un certo punto, finché non cambiarono pian piano le cose e le
responsabilità nelle funzioni creatrici si rovesciarono. Ma non avvenne tutto
assieme, questo andamento evolutivo dal matrismo al patriarcato prese secoli e
secoli per consolidarsi. Gli studi dell’archeologa lituana Gimbutas tendevano
proprio a dimostrare l’esistenza di un lunghissimo periodo di transizione fra
matrismo e patriarcato.

Probabilmente gli “ideatori” del patriarcato nacquero sulle sponde dell’Indo, la


civilizzazione più antica sulla faccia della terra (antecedente ai Sumeri e agli
Egiziani), in quel “paradiso terrestre” avvenne il riconoscimento del valore della
paternità come fattore “portante” e di conseguenza come elemento stimolativo per
una nuova religione e mitologia. Ma il processo anche qui fu lento, dovendo
giustificarsi con fatti sostanziali che ne garantissero l’accettazione per mezzo di
consequenzialità storica e di significati allegorici.

Avveniva così ad esempio nella mitologia induista in cui Parvati, la Dea


primordiale crea da se stessa un figlio che la protegga dall’arroganza dei maschi
che servivano Shiva, il suo sposo. Questo suo figlio, Ganesh, è talmente potente
che è in grado di impedire l’accesso alla camera della madre a Shiva stesso (perché
non aveva chiesto il permesso di avvicinarsi, notate bene questo particolare
importante in cui si garantisce alla madre il diritto di scelta nel rapporto). A
questo punto Shiva invia le sue truppe maschili all’attacco di Ganesh ma tutti i
suoi “gana” vengono sconfitti e Shiva medesimo vien lasciato con un palmo di naso e
infine è solo con l’inganno e chiedendo aiuto all’altro dio maschile, Vishnu,
definito il conservatore, che egli riesce a sconfiggere Ganesh… Ma non fu una
totale debacle…. poiché poi, per amore di Parvati, Shiva accetta di essere padre,
ovvero riconosce che Ganesh è suo figlio e lo ristora alla vita, cambiandogli però
testa… (e anche qui notate le simbologie connesse…).

Questa descrizione fantastica la dice lunga sul significato della trasformazione


epocale in corso 15.000 anni prima di Cristo…. Molto più tardi, ma sempre in un
ambito di civiltà indoeuropea, vediamo addirittura che è il dio maschile a creare
da se stesso. Ed è quanto avviene a Giove che, non aiutato dalla consorte, produce
dal proprio cervello Minerva. I tempi a questo punto son già mutati, il patriarcato
ormai impera sovrano, le donne sono fattrici (o etere buone solo a passare il
tempo), persino l’amore, quello vero e nobile, si manifesta fra maschi (vedasi la
consuetudine di tutti i maestri greci di avere ragazzini per amanti). In quel tempo
la condizione femminile era alquanto scaduta e in Europa od in Medio Oriente
restavano sacche di resistenza solo qui e lì.

Ad esempio nella tradizione giudaica la trasmissione della appartenenza al “popolo


eletto” avveniva (ed è ancora oggi così) per via materna, ultimo rimasuglio
matristico in mezzo a una serie di regole molto patriarcali e misogine. Tale
misoginia fu assunta - in modi differenti - anche dalle altre due religioni
monoteiste: il cristianesimo e l’islamismo. Nell’islamismo però, malgrado la
visione della donna in chiave di sudditanza, si salvò il criterio di bellezza e
nobiltà dell’amore sensuale, infatti il profeta Maometto ebbe diverse mogli e
persino il suo paradiso era riempito di belle donne accoglienti. Questo almeno
consentiva un naturale intercourse di rapporti fra i due sessi. Purtroppo non
avvenne la stessa cosa nel cristianesimo ove prevalse, anzi peggiorò, la misoginia
originaria ebraica. Se nell’ebraismo la divinità, sia pur vista in chiave di “dio
padre”, manteneva un distacco verso le cose del mondo, essendo un dio non
rappresentabile e puro spirito, nel cristianesimo per poter giustificare la
divinità del “figlio” si cancellò completamente il ruolo creativo della madre.
Maria concepì vergine dallo spirito santo, la sua è una prestazione completamente
passiva e deriva da una scelta del dio padre di impalmarla e renderla madre.
Insomma la povera Maria è equiparabile ad una “prostituta” religiosa.

Da questa visione deriva anche la ragione cartesiana pseudo scientifica che indica
la natura come passiva, inerte e pure stupida… Insomma lo spirito maschio “infonde”
la vita e la “buona” madre porta in grembo quanto le viene concesso di portare….

Capite da voi stessi che tale proiezione è ormai improponibile e obsoleta, sia pur
che la maggioranza degli uomini ancora vi si crogiola, illudendosi con favole
religiose e ideologiche della “superiorità” maschile, della “superiorità”
dell’intelligenza speculativa scientifica, della “superiorità” del potere e della
forza. Così non si fanno passi avanti nell’evoluzione della specie. È ovvio che
entrambi questi aspetti, matrismo e patriarcato, hanno avuto una loro funzione
storica per lo sviluppo delle “qualità” della specie umana.
Ora è giunto il tempo di comprenderne la totale complementarietà e comune
appartenenza, ma non per andare verso una specie unisex, bensì per riconoscere pari
valore e significato a entrambi gli aspetti e funzioni…. in una fusione simbiotica.

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