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la fase dello specchio Momento in cui il bambino, tra i 6 e i 18 mesi di vita, si

guarda nello specchio e dà segno di riconoscere la propria immagine. È Jacques


Lacan nel 1936 a introdurre nella psicoanalisi freudiana la locuzione di f. dello
s., intesa come momento in cui nella mente infantile si comincia a costituire il
nucleo dell’Io. In tale età il bambino è ancora in uno stato di assoluta dipendenza
e di relativa immaturità della coordinazione motoria; riconoscere sé stesso
nell’immagine riflessa nello specchio gli dà un senso di giubilo e di allegria,
come testimoniato dalla mimica e dai gesti del piccolo durante questa piccola
avventura. Tale intuizione si accorda con le esperienze condotte nell’ambito della
psicologia sperimentale sugli umani e sui primati, che confermano l’importanza, per
la costituzione del senso di identità individuale, della capacità di comprendere
che la figura nello specchio è il riflesso di sé: una sorta di ‘forma’ della
propria unità psicofisica. La f. dello s. di Lacan si può far corrispondere, nella
linea della teorizzazione freudiana sul processo di sviluppo (➔), al passaggio
dall’autoerotismo – che precede la costituzione dell’Io – al narcisismo (➔). In
epoca successiva (1967) il pediatra e psicoanalista Donald Winnicott ha sviluppato
il tema lacaniano della f. dello s., osservando che il bambino, in quella fascia di
età, non si guarda da solo allo specchio; per dare senso all’esperienza è
necessario che la madre – o un’altra persona che abbia con lui un rapporto
privilegiato – lo ponga di fronte alla superficie riflettente che rimanda
l’immagine di entrambi, e lo incoraggi a guardare e a festeggiare la scoperta di sé
in un clima emotivo di allegria e di gioco. Secondo Winnicott, la f. dello s.
presuppone un’esperienza precedente in cui il bambino si è visto rispecchiato dallo
sguardo materno. «Che cosa vede il lattante quando guarda il viso della madre?
Secondo me [...] vede sé stesso. In altre parole la madre guarda il bambino e ciò
che essa appare è in rapporto con ciò che essa scorge» (Gioco e realtà, 1967).

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