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Arianna Chierchia
[NOME DELLA SOCIETÀ] [Indirizzo della società]
PSICOLOGIA CLINICA
LEZIONE 1 – 07/03/22
LEZIONE INTRODUTTIVA: Vedremo gli aspetti e i contenuti che tratteremo nel corso
MATERIALE DEL CORSO:
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LEZIONE 2 – 08/03/22
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corrispettivo nella realtà altrimenti il bambino non sopravvivrebbe né fisicamente né
psichicamente.
TRE SAGGI SULLA TEORIA SESSUALE 1905 - SIGMUND FREUD
«L’indagine psicoanalitica che da età successive risale all’infanzia, e la contemporanea
osservazione del bambino, contribuiscono a mostrarci ancora altre fonti da cui
regolarmente fluisce l’eccitamento sessuale. L’osservazione dell’infanzia ha lo svantaggio
di lavorare con un oggetto che si presta facilmente ad equivoci; la psicoanalisi viene
ostacolata dal fatto che solo per vie molto indirette essa può raggiungere i suoi oggetti e le
sue conclusioni, ma i due metodi nella loro cooperazione attingono un grado
sufficiente di sicurezza della conoscenza» (S. Freud, 1905).
APPUNTI: L’indagine psichica retrospettiva (cioè che dall’età adulta la si fa sull’età
infantile) accompagnata ad un’osservazione del suo comportamento nel presente porta a
creare quegli svincoli che portano la psicoanalisi a costruirsi e ricostruirsi.
MELANIE KLEIN
Nel 1921 scoprii che nell’analisi di un bambino di 5 anni e 3 mesi era perfettamente
possibile scandagliare profondamente il complesso edipico e così facendo si potevano
ottenere risultati almeno pari a quelli che si ottengono con l’analisi degli adulti.
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CORRENTE ANNA-FREUDIANO vs KLEINIANO: COME FORMAVANO GLI
PSICOLOGI? Mediante seminari.
LEZIONE 3 – 09/03/22
MELANIE KLEIN 1882-1960
Non esistono bambini inadatti all’analisi, «considero utile l’analisi non solo in tutti i casi di
palese disturbo psichico ma anche come strumento di riduzione delle difficoltà dei bambini
normali».
Sin dalle origini esiste un Io che, per quanto immaturo, vive rapporti con gli oggetti
in realtà e in fantasia, nel mondo esterno e nel mondo interno. Una delle funzioni più
importanti dell’Io è il controllo dell’angoscia che si attiva all’esordio della vita sotto la
pressione della lotta tra le pulsioni e all’angoscia derivante dall’operare della pulsione di
morte.
SUSAN ISSACS SULL’OSSERVAZIONE DEL COMPORTAMENTO DEI BAMBINI NEL
PRIMO ANNO DI VITA – 1952
La libido è sempre legata ad un oggetto. L’energia delle pulsioni di vita e di morte
pervade tutta l’attività psichica che ha origine sin dalla nascita e struttura precocemente il
mondo interno del bambino. Le istanze psichiche, per quanto rudimentali, sono già
operanti.
SUSAN ISAACS: NATURA E FUNZIONE DELLA FANTASIA - 1952
La fantasia è in prima istanza il corollario mentale, il rappresentante psichico dell’istinto.
Non vi è impulso, né bisogno o soddisfazione istintuale che non sia sperimentato
come fantasia inconscia. Nello sviluppo mentale del neonato le fantasie diventano
presto anche un mezzo di difesa dalle angosce, un mezzo per inibire e controllare gli
impulsi istintuali e al tempo stesso un mezzo per esprimere i desideri di riparazione. Tutti
gli impulsi, i sentimenti, i desideri e i meccanismi di difesa sono sperimentati in fantasie.
Quando un neonato desidera il seno della mamma egli fa esperienza di questo
desiderio come una precisa fantasia. Solo lentamente il piccolo impara a distinguere
tra desiderio e azione. Nel momento in cui il piccolo soffre per una frustrazione non
ci troviamo di fronte solo ad un accadimento corporeo, ma anche ad un processo
mentale, cioè ad una fantasia, la fantasia di avere una madre cattiva che gli infligge
dolore e perdita. Le fantasie primitive sorgono dagli impulsi corporei e sono intessute di
sensazioni fisiche e di affetti. Le fantasie sono quindi attive nella mente prima ancora
dello sviluppo del linguaggio ed esprimono per prima cosa una realtà interna e
soggettiva sebbene siano connesse ad un’esperienza reale della realtà oggettiva.
La fantasia è una funzione mentale che ha effetti nel mondo interno e nel
comportamento dell’individuo.
APPUNTI: Susan Isaac, riprendendo la Klein, parla di fantasia inconscia.
La Klein fa delle riflessioni su una donna (Margaret Midler), in particolare sull’allattamento.
Rifletteva che il comportamento del bambino andasse a sviluppare un’angoscia
persecutoria nel bambino nei riguardi de seno materno.
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MELANIE KLEIN 1882-1960
Quando i meccanismi di scissione, proiezione, introiezione, identificazione proiettiva e
introiettiva, idealizzazione e negazione non riescono a ridurre l’angoscia, allora può
verificarsi una disintegrazione dell’IO come misura difensiva per evitare l’angoscia:
l’Io si spacca e si frammenta.
Perché nello sviluppo infantile la posizione schizoparanoidea (primitiva) ceda il
passo alla posizione depressiva (più evoluta) è necessario che le esperienze
gratificanti prevalgano su quelle frustranti, una prevalenza a cui contribuiscono
fattori interni (libido vs invidia costituzionale) ed esterni (esperienze reali).
APPUNTI: La posizione schizoparanoidea, essendo una posizione primitiva, usufruisce di
meccanismi di difesa primitivi come la scissione rispetto a meccanismi più raffinati come
sublimazione e rimozione.
«POSIZIONE» (costellazione di angosce e difese) SCHIZOPARANOIDEA
Per fronteggiare l’angoscia prodotta dall’istinto di morte l’Io deflette la pulsione mortifera
parte in una proiezione rivolta all’esterno e parte in aggressività; ma l’Io scinde anche sé
stesso e proietta quella parte di sé che contiene l’istinto di morte nell’oggetto esterno
originario, il seno. In questo modo il seno viene visto come contenete una parte dell’istinto
di morte del bambino ed è da lui avvertito come minaccioso e cattivo: la paura originaria
dell’istinto di morte viene modificata in paura di un persecutore (angoscia paranoidea).
L’istinto di morte proiettato nel seno lo scinde in molti pezzi cosicché il bambino è esposto
dinanzi alla minaccia di molti persecutori, contro cui rivolge la sua aggressività. Anche
l’istinto di vita-libido è proiettato fuori per concedere all’Io di trovare all’esterno un oggetto
capace di accogliere la spinta alla vita; parte dell’Io va fuori insieme a questa proiezione e
viene collocata in quell’oggetto che diviene ideale e con cui è possibile stabilire un
rapporto libidico. L’Io costruisce così due tipi di rapporti, essendo il seno scisso in
due aspetti, uno positivo e libidico, ideale e l’altro negativo, cattivo e persecutore.
L’aspetto positivo e ideale dell’oggetto buono si fonde con le esperienze gratificanti, di
amore e nutrimento, che confermano la bontà dell’oggetto; mentre la fantasia di
persecuzione si fonde con le reali esperienze di frustrazione. I meccanismi difensivi
attivati dall’Io sono dunque scissione, proiezione e introiezione. Essi servono allo
scopo di tenere il più possibile lontani tra di loro gli oggetti persecutori e quelli
ideali. Da questa originaria attivazione di meccanismi di difesa si produce anche
l’identificazione proiettiva, in cui parti di sé e di oggetti interni sono scisse e
proiettate all’esterno sull’oggetto che diventa allora posseduto e controllato e con cui
avviene una identificazione.
APPUNTI: Nella metapsicologia Freudiana si parla negli ultimi saggi della pulsione di
morte, qui Klein li riprende. L’io piccolo, immaturo e indifeso deve fronteggiare questa
potente pulsione mortifera che proietta verso l’esterno in aggressività, ma inevitabilmente
scinde l’Io stesso e proietta la parte di Io contenente l’istinto di morte nell’oggetto esterno
per eccellenza: il seno. Nella teorizzazione Kleiniana la mente è vista come complessa,
quindi l’Io sulla base della sua complessità mette in atto meccanismi di difesa che portano
ad un soddisfacimento positivo, ma anche ad un tornaconto negativo (es: scissione);
questo perché l’Io non riesce a gestire entrambe le cose. La porzione negativa, alternata a
quella positiva, durante la crescita diventa essenziale nell’integrazione dei due opposti;
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quindi quell’oggetto che una volta amiamo e l’altra invece odiamo, la libido LEGHERA’
queste percezioni sullo stesso oggetto: quell’oggetto che mi dà amore, mi darà anche
sofferenza.
LEZIONE 4 – 15/03/22
«Per un insieme di ragioni, molti psicoanalisti si erano fatti l’idea che il valore scientifico e
terapeutico del trattamento analitico fosse direttamente proporzionale alla profondità degli
stimoli presi in esame ... per cui la psicoanalisi doveva limitarsi a investigare le fantasie
infantili conservate nella vita adulta, le gratificazioni in fantasia e le punizioni temute in
conseguenza» (A. Freud, 1936)
«Negli anni recenti, l’osservazione diretta ha fornito molto materiale all’analista per
quel che riguarda il rapporto fra madre e bambino e l’influsso dei fattori ambientali
durante il primo anno di vita. Inoltre, le diverse forme dell’angoscia di separazione
precoce si sono evidenziate per la prima volta in istituti residenziali, nidi, ospedali, e
non in situazioni analitiche. Tutte queste nuove conoscenze sono dovute
all’osservazione diretta. D’altro canto, si deve notare che nessuna di queste scoperte è
stata fatta prima che gli osservatori avessero ricevuto una preparazione analitica;
tuttavia, i fatti più essenziali, come le sequenze dello sviluppo libidico e i complessi
infantili, nonostante i loro derivati manifesti, erano sempre sfuggiti all’osservazione
diretta prima che fossero ricostruiti dal lavoro analitico» (A. Freud, 1965)
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«Emulando l’atteggiamento dell’analista nell’osservazione del paziente durante l’ora
analitica, l’attenzione veniva tenuta liberamente fluttuante, e il materiale era seguito ove
conducesse ... Tuttavia, le osservazioni non sono comunque obiettive nel vero senso
della parola. Il materiale che si presenta non è visto né misurato da uno strumento, né da
una mente vuota e quindi senza pregiudizi, ma sulla base di conoscenze preesistenti, di
idee e atteggiamenti personali precostituiti ... ma il loro lavoro non era tanto quello di
registrare dati, quanto di verificare il comportamento dei bambini rispetto agli assunti
analitici circa le tendenze nascoste nella mente infantile» (A. Freud, 1950)
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mostra tendenza a progredire. Quando le costellazioni libidiche diventano rigide,
stabilizzate e monotone nelle loro espressioni, vi è pericolo che la nevrosi diventi
permanente. «Si suggerisce di valutare la gravità della nevrosi infantile non secondo il
danno che in qualche modo particolare o dato momento provoca alle attività o agli
atteggiamenti del bambino, ma secondo la misura in cui impedisce al bambino di
svilupparsi ulteriormente». In altre parole, va valutata la capacità del bambino di
svilupparsi, di non rimanere fissato ad una fase dello sviluppo prima che il
processo di maturazione sia stato concluso.
«Ai fini di una diagnosi noi osserviamo il bambino e siamo guidati dalle nostre
ipotesi nel guardare dati comportamentali suscettibili di traduzione».
LEZIONE 5 – 16/03/22
SLIDE III – OSSERVAZIONE E PSICOANALISI
LEZIONE 6 – 21/03/22
L’individuo, oltre al piacere, andrebbe alla ricerca di un oggetto che assume un ruolo
altrettanto importante.
La patologia è fortemente ancorata a traumi infantili, spesso considerati come
conseguenza di diverse forme di perdita di intimità affettiva reale con l’oggetto, i genitori e
in particolare con la madre. In questo senso, la patologia deriva da relazioni difettose
(assenti, distorte, iperstimolanti) che tendono ad essere reiterate.
REALTA’ vs FANTASIA?
La fantasia scaturisce dall’interazione reciproca tra bambino e ambiente.
La scissione rappresenta una modalità difensiva particolarmente primitiva, una reazione
che sorge in risposta ad un trauma subito nella relazione con l’ambiente frustrante a cui
l’individuo rivolge la sua distruttività, l’Io scinde l’oggetto e scinde sé stesso.
La prima e più profonda forma di angoscia è quella abbandonica, l’angoscia di
separazione e di perdita dell’oggetto.
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DONALD WOODS WINNICOTT
1896-1971
È il completo adattamento della comune madre devota ai bisogni infantili - reso possibile
grazie all’identificazione della madre col piccolo in forza delle sue esperienze infantili e al
temporaneo e sano ritiro dagli investimenti della realtà esterna che Winnicott chiama
preoccupazione materna primaria - che le consente di comprendere di cosa ha bisogno
l’infante e di procedere al passo con i suoi tempi.
«Al momento della prima poppata (teorica) il bambino è pronto a creare e la madre
gli dà la possibilità di avere l’illusione che il seno, e ciò che il seno significa, è stato
creato dall’impulso che deriva dal desiderio. Naturalmente sappiamo che ciò che il
bambino ha creato non è ciò che la madre ha presentato, ma, tramite il suo
adattamento estremamente sottile ai bisogni del bambino (emozionali), la madre è in
grado di consentirgli questa illusione» (Winnicott, 1988).
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È IL COMPLETO ADATTAMENTO DELLA COMUNE MADRE DEVOTA AI BISOGNI
INFANTILI - RESO POSSIBILE GRAZIE ALL’IDENTIFICAZIONE DELLA MADRE
COL PICCOLO E AL TEMPORANEO E SANO RITIRO DEGLI INVESTIMENTI
DALLA REALTA’ ESTERNA (PREOCCUPAZIONE MATERNA PRIMAR CHE LE
CONSENTE DI COMPRENDERE DI COSA HA BISOGNO L’INFANTE
E DI PROCEDERE AL PASSO CON I SUOI TEMPI.
L’ESPERIENZA CONTINUATIVA E RIPETUTA DI CURE MATERNE ADEGUATE
CONSENTE IL SANO SVILUPPO INDIVIDUALE, GARANTENDO LA CONTINUITA’
ESISTENZIALE.
LA PIU’ PRIMITIVA DI TUTTE LE RELAZIONI È QUELLA CHE HA LUOGO TRA
L’INFANTE E LA FIGURA MATERNA NELLE SETTIMANE PRECEDENTI E SEGUENTI
LA NASCITA. SI TRATTA DI UNA RELAZIONE DALLA QUALITA’ PARTICOLARE
CHE FONDA, NEL BAMBINO, L’ESPERIENZA DI ESSERE. QUESTA RELAZIONE È
BASATA SU UN ASPETTO SOSTANZIALE DEL MATERNAGE, - L’HOLDING -
CHE WINNICOTT RICONDUCE ALL’ELEMENTO FEMMINILE PURO INTESO COME
UNA CAPACITA’ ED UNA PREDISPOSIZIONE TIPICAMENTE FEMMINILI
AL CONTENIMENTO E ALLA CURA.
«Ho definito gli oggetti usati oggetti transizionali e le tecniche impiegate fenomeni
transizionali. Questi termini implicano che nel corso dell’infanzia ci sia uno stato
temporaneo in cui si lascia che il bambino piccolo eserciti un controllo magico sulla realtà
esterna, un controllo che sappiamo essere reso reale dall’adattamento della madre, anche
se il bambino non lo sa ancora. L’oggetto transizionale, o primo possesso, è un oggetto
che il bambino ha creato, anche se mentre lo affermiamo sappiamo che in realtà si è
trattato di un lembo di coperta o della frangia di uno scialle» (Winnicott, 1988)
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All’area transizionale riconduce il gioco infantile e le forme relative all’espressione artistica
e culturale, così come la capacità di rapportarsi in maniera personale, viva e creativa alla
realtà, appercependola.
«Mi rappresento questo processo come se due linee venissero da direzioni opposte,
suscettibili di avvicinarsi l’una all’altra. Se si sovrappongono vi è un momento di illusione,
un brano dell’esperienza che il bambino può prendere sia come una sua allucinazione, sia
come una cosa che appartiene alla realtà esterna» (Winnicott, 1945)
LEZIONE 7 – 22/03/22
DIPENDENZA RELATIVA: nel fare esperienza di sé e delle cure materne il bambino
gradualmente inizia a riconoscere e comprendere l’esistenza di chi si prende cura di lui.
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GLI INIZI DI RELAZIONI OGGETTUALI: iniziale acquisizione di riconoscimento della
realtà esterna, a cui corrisponde la capacità materna di object presenting, cioè di
presentazione del mondo al bambino nei tempi e nei modi adatti allo sviluppo infantile.
IL RUOLO DELL’AMBIENTE
L’oggetto (reale) che sopravvive agli attacchi (in fantasia) senza fare rappresaglie
consente al bambino di riconoscerne gradualmente l’esistenza come oggetto esterno,
non dipendete dal controllo che in fantasia il bambino esercita magicamente. Rende
possibile il gesto spontaneo di riparazione e, così, il passaggio dal SENSO DI COLPA
alla CAPACITA’ DI PREOCCUPARSI, il riconoscimento della differenza tra mondo
interno e realtà esterna, l’acquisizione di una fiducia nella qualità delle proprie azioni e
nell’ambiente che alimenta la speranza e sostiene lo sviluppo e, infine, l’USO
dell’oggetto.
«E’ la distruzione dell’oggetto che pone l’oggetto fuori dall’area del controllo onnipotente
del soggetto» (Winnicott, 1968)
LEZIONE 8 – 23/03/22
Suzuki
“Il priore di un certo monastero Zen desiderava che il soffitto della Sala del Dharma fosse
decorato con un drago; fu dunque richiesto ad un noto pittore di eseguire l’opera. Questi
accettò, lamentando tuttavia di non aver mai visto un drago vero, ammesso che un tal
essere esistesse realmente. Disse il priore: “Non vi preoccupate per non aver mai visto
una simile creatura. Diventatelo voi; trasformatevi in un drago vivente e dipingetelo. Non vi
sforzate di attenervi a un modello convenzionale”.
L’artista rispose: “Come posso io diventare un drago?”. “Ritiratevi nella vostra stanza e
concentratevi su di esso”, replicò il priore, “verrà il momento in cui sentirete di poterlo
dipingere. In quel momento sarete diventato un drago, e il drago vi presserà a dargli una
forma”. L’artista seguì il consiglio del priore, e dopo alcuni mesi di strenui sforzi pervenne
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ad aver fiducia in sé stesso, perché vide sé stesso nel drago emerso dal suo inconscio. Il
risultato è il drago che possiamo ammirare oggi sul soffitto della Sala del Dharma al
Myoshinji di Kyoto”.
INTELLETTO E FALSO SE
Costretto a reagire, il bambino dovrà sviluppare un apparato per pensare e spiegare
l’inspiegabile, a prezzo di un precoce, distorto, sviluppo dell’intelletto. Anche in presenza di
un ambiente intrusivo che non accoglie il gesto spontaneo del bambino e non è in grado di
fungere da rispecchiamento, la difesa migliore è l’organizzazione di un FALSO SE’.
Psicosi, dissociazione, disintegrazione, personalità falsa/falso sé patologico sono
alcuni dei possibili esiti patologici legati alla PRIVAZIONE E ALL’IMPREVEDIBILITA’
DELLE CURE.
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«All’inizio l’individuo è come una bolla,
se la pressione esterna si adatta
attivamente alla pressione interna,
allora la cosa importante è la bolla.
Ma se la pressione ambientale è
maggiore o superiore della pressione
all’interno della bolla, allora non è più
questa ad essere importante, bensì
l’ambiente. La bolla si adatta alla
pressione esterna» (Winnicott, 1949)
= IMMAGINE DI SPIEGAZIONE PER LA
CREAZIONE DEL FALSO SE’
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sono la manifestazione di un disturbo del carattere che esprime un tentativo di far
fronte al deficit evolutivo inferto da carenze ambientali.
«Il bambino che ruba (in una prima fase) sta semplicemente cercando, pieno di fiducia o
per lo meno non completamente sfiduciato, di superare la spaccatura che si è determinata
nella sua vita, nel tentativo di ritrovare l’oggetto perduto o le premure materne perdute o la
struttura familiare perduta» (Winnicott, 1971)
«La madre aspetta di essere scoperta e per fare la sua parte ed essere creata di nuovo da
ogni bambino, non ha bisogno di considerare intellettualmente il fatto di dover essere
creata» (Winnicott, 1988)
«La psicoterapia ha luogo là dove si sovrappongono due aree di gioco, quella del
paziente e quella del terapeuta. La psicoterapia ha a che fare con due persone che
giocano insieme. Il corollario di ciò è che quando il gioco non è possibile, allora il lavoro
svolto dal terapeuta ha come fine di portare il paziente da uno stato in cui non è capace di
giocare a uno stato in cui ne è capace» (Winnicott, 1971)
LEZIONE 9 – 28/03/22
Visione online video anime
LEZIONE 10 – 29/03/22
SLIDE II – ESPERIENZE CLINICHE (da stampare
Lettura e riflessione insieme
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LEZIONE 11 – 30/03/22
DIREZIONI FUTURE:
OLTREOCEANO GLI PSICOLOGI DELL’IO
«L’osservazione diretta da parte di non analisti finisce per non cogliere molte posizioni e
tendenze centrali dello sviluppo, fondamentalmente perché è portata a non vedere conflitti
infantili pulsionali e di altro genere e, in specie, i loro aspetti inconsci»
(H. Hartmann, 1950)
HEINZ HARTMANN
PSICOLOGIA DELL’IO E PROBLEMA DELL’ADATTAMENTO 1939
Il focus si sposta sulle risorse dell’Io.
L’Io è un’istanza autonoma.
L’adattamento esprime il lavoro dell’Io nel tentativo di trovare equilibrio tra
organismo e ambiente. Il predominio del principio di piacere viene in qualche modo
sostituito con il predominio del principio di realtà.
«Il metodo psicoanalitico non ci fornisce dati (ricordi) su quella fase indifferenziata in cui
non si è ancora delineata la diversificazione tra l’Io e l’Es, tra il Sé e gli oggetti; e non ci
dà informazioni dirette sulla fase preverbale. È qui che soccorre l’osservazione diretta;
soprattutto a fare scartare ipotesi non coerenti con i fatti comportamentali ...
L’ampliamento si può ottenere con l’estrapolazione delle scoperte analitiche alla fase
preverbale ... oppure mediante l’osservazione diretta ma ispirata analiticamente. In effetti
sono indispensabili entrambi i sistemi» (H. Hartmann, 1950)
DAVID RAPPAPORT
STRUTTURA DELLA TEORIA PSICOANALITICA 1960
«Tutte le osservazioni dell’essere umano sono in un certo senso osservazioni partecipi:
gli specchi unidirezionali, la ripresa cinematografica e la registrazione su nastro occultano
ma non superano questo fatto» (D. Rapaport, 1960)
LEZIONE 12 – 04/04/22
LABORATORIO con VISIONE DI VIDEO e RIFLESSIONI
LEZIONE 13 – 05/04/22
C’è infatti una corrispondenza tra il bisogno di cure del bambino, la capacità e la volontà
della madre di offrirgliele e la capacità del bambino di chiamare a sé la madre.
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“Per quanto la madre possa adattarsi al figlio e per quanto possa essere sensibile ed
empatica, è nostra ferma convinzione che la fresca e flessibile capacità adattiva del
bambino e il suo bisogno di adattamento (per ottenere gratificazione) sono
assai maggiori di quelli della madre, la cui personalità è già stabilita in modo solido e
spesso rigido... Il punto di vista adattivo è più pertinente nella prima infanzia visto che al
momento della nascita le richieste di adattamento rivolte al bambino sono al culmine.
Fortunatamente tali richieste sono accolte dall’infante, la cui personalità è ancora flessibile
e poco sviluppata e quindi capace di plasmarsi sul suo ambiente e farsi plasmare da esso”
(Mahler et al., 1975).
«Quando la tensione istintuale cresce oltre un certo limite, il bambino sente una sofferenza
intensa, che sfocia in un automatico scoppio di pianto e in altri accessi affettivo-motori, che
sebbene siano del tutto inefficaci per la scarica della tensione, sono efficaci per sollecitare
l’aiuto» (Mahler, 1946).
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consentendo un’iniziale differenziazione tra questa unità ed il mondo esterno e
proteggendo l’Io rudimentale infantile da tensioni eccessive e da traumi. In questa
prospettiva la «simbiosi sociale tipica della specie» risolve il problema della inermità e del
bisogno originario di dipendenza del piccolo dell’uomo.
PROCESSO DI SEPARAZIONE-INDIVIDUAZIONE
(da 4/5 mesi a 3 anni circa)
Separazione e Individuazione rappresentano due direttrici di sviluppo complementari:
- La separazione consiste nell’emergere del bambino dalla fusione simbiotica
con la madre. Implica quindi un graduale processo di differenziazione,
allontanamento, formazione di confini e svincolamento dalla madre.
- L’individuazione consiste nelle conquiste che denotano l’assunzione da parte del
bambino delle proprie caratteristiche individuali. Corrisponde all’evoluzione
dell’autonomia intrapsichica e allo sviluppo della percezione, del pensiero e
dell’esame di realtà.
La consapevolezza della separazione corporea (differenziazione dalla madre) procede
parallelamente allo sviluppo del funzionamento autonomo del bambino che comincia a
sviluppare funzioni necessarie all’individuazione, ma i due processi non sono
completamente sovrapponibili ed è possibile che procedano in modo divergente.
LEZIONE 14 – 06/04/22
L’individuo, oltre al piacere, andrebbe alla ricerca di un oggetto che assume un ruolo
altrettanto importante.
La patologia è fortemente ancorata a traumi infantili, spesso considerati come
conseguenza di diverse forme di perdita di intimità affettiva reale con l’oggetto, i genitori e
in particolare con la madre. In questo senso, la patologia deriva da relazioni difettose
(assenti, distorte, iperstimolanti) che tendono ad essere reiterate.
REALTA’ vs FANTASIA?
La fantasia scaturisce dall’interazione reciproca tra bambino e ambiente.
La scissione rappresenta una modalità difensiva particolarmente primitiva, una reazione
che sorge in risposta ad un trauma subito nella relazione con l’ambiente frustrante a cui
l’individuo rivolge la sua distruttività, l’Io scinde l’oggetto e scinde sé stesso.
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La prima e più profonda forma di angoscia è quella abbandonica, l’angoscia di
separazione e di perdita dell’oggetto.
«La fame dell’amore e della presenza materna non è meno grave della fame di cibo»
(J. Bowlby, 1951)
La teorizzazione di Bowlby prende molto dalle altre discipline. Egli ha usato gli studi
sull’imprinting dei piccoli di oca di Lorenz: la figura in movimento con cui i piccoli di ora
interagiscono entro le prime 48 ore viene identificata con la loro madre. Deve molto anche
agli studi sul calore di Harlow, in cui si nota un cucciolo di scimmia che resta legato ed
affezionato a un fantoccio che riproduce le sembianze calorose della madre invece di
legarsi al fantoccio scarno che però gli dona del cibo: egli si ciba dal secondo per poi fare
subito ritorno al primo. I suoi studi continuano attraverso l’osservazione dei bambini
all’interno della strange situation, ossia una procedura sperimentale su base osservativa di
separazione e riunione di bambini di 12 mesi dalla madre alla presenza di un estraneo, in
base a cui si poteva definire l’attaccamento del bambino come sicuro o insicuro.
PREMESSA - INTERDISCIPLINARITA’
studi etologici sull’imprinting (Lorenz, 1935): processo di fissazione cioè di impronta,
che gli animali subiscono al momento della nascita creando un attaccamento al primo
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oggetto e sul bisogno di calore (Harlow, 1959) sostengono l’ipotesi di un bisogno
primario di accudimento, essenziale allo sviluppo della vita.
«Si ritiene essenziale per la salute mentale che l’infante e il bambino sperimentino un
rapporto caldo, intimo, ininterrotto con la madre (o con un sostituto materno permanente)
nel quale entrambi possono trovare soddisfazione e godimento» (J. Bowlby, 1951)
LEZIONE 15 – 11/04/22
«Riesaminando la natura del legame del bambino verso la madre, cui tradizionalmente ci
si riferisce con il termine di dipendenza, si è trovato che fosse utile considerare tale
legame coma la risultante di un preciso e in parte preprogrammato sistema di schemi
comportamentali che nell’ambiente normale si sviluppa durante i primi mesi di vita e ha
l’effetto di mantenere il bambino in una più o meno stretta prossimità con la figura
materna» (J. Bowlby, 1969)
«Fenomeni della massima importanza cui recenti ricerche hanno prestato attenzione sono
la potenzialità che il neonato sano possiede di entrare in una forma elementare di
interazione sociale e la potenzialità che una madre con una comune sensibilità
possiede di partecipare con successo a tale interazione – cita i lavori di Main, Stern e
Brazelton e Winnicott: «Lo stato di massima sensibilità che si sviluppa in una donna
durante e specialmente verso la fine della gravidanza e che le permette di adattarsi con
delicatezza e sensibilità ai bisogni del bambino» –
Quando una madre e il suo bambino di due o tre settimane sono di fronte, faccia a faccia,
si verificano fasi di vivace interazione sociale, alternate a fasi di disimpegno. Ogni fase di
interazione comincia con dei saluti reciproci, composti di uno scambio animato
che comprende espressioni facciali e vocalizzi, durante il quale il neonato si orienta verso
la madre con movimenti agitati delle braccia e delle gambe; poi gradualmente le sue
attività si calmano e terminano con il bambino che distoglie lo sguardo per un certo
periodo prima che inizi la successiva fase di interazione. Durante tutti questi cicli è
probabile che il bambino sia spontaneamente attivo come la madre. Dove i loro ruoli
differiscono è nel ritmo delle risposte. Mentre l’inizio e la fine dell’interazione da parte
del bambino tendono a seguire un proprio ritmo autonomo, una madre sensibile regola il
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proprio comportamento così da accordarlo con quello del figlio. Inoltre modifica il proprio
comportamento perché si adatti al bambino … così la madre permette che sia il
bambino a dirigere e grazie a un abile intreccio delle proprie risposte con quelle del
figlio crea un dialogo. La velocità e l’efficienza con cui questi dialoghi si sviluppano e il
mutuo godimento che forniscono indicano chiaramente che ciascun partecipante era
preadattato per impegnarvisi. Da una parte c’è la prontezza intuitiva della madre a far
si che i propri interventi vengano ritmati dal figlio. Dall’altra c’è la prontezza con cui
i ritmi del bambino si adattano gradualmente per tener conto dei ritmi degli
interventi materni. In una relazione che si sviluppa felicemente ciascuno del
partenersi adatta all’altro …
Questo mi porta a quella che io ritengo la caratteristica più importante dell’essere
genitori: fornire una base sicura da cui un bambino o un adolescente possa partire
per affacciarsi nel mondo esterno e a cui possa ritornare sapendo per certo che
sarà il benvenuto, nutrito sul piano fisico ed emotivo, confortato se triste,
rassicurato se spaventato. In sostanza questo ruolo consiste nell’essere disponibili,
pronti a rispondere quando chiamati in causa, per incoraggiare e dare assistenza, ma
intervenendo attivamente solo quando è chiaramente necessario … Per gran parte del
tempo il ruolo della base è un ruolo di attesa, ma è nondimeno vitale» (J. Bowlby, 1988)
LA TEORIA DELL’ATTACCAMENTO
«Una volta costruiti, i dati osservativi lo suggeriscono, questi modelli del genitore e del
sé in interazione tendono a
persistere e vengono dati
così per scontati che
arrivano a operare a livello
inconscio» (J. Bowlby, 1988)
«Man mano che un bambino con un attaccamento sicuro cresce e i suoi genitori lo
trattano in modo diverso, si verifica un graduale aggiornamento del modello.
Questo significa che, sebbene esista sempre un certo divario di tempo i suoi modelli
operanti attuali continuano ad essere delle simulazioni sufficientemente buone di sé
stesso e dei propri genitori in interazione. Invece, nel caso del bambino con un
24
attaccamento angoscioso, questo graduale aggiornamento del modello è impedito
dall’esclusione difensiva di esperienze e informazioni discrepanti.
Ciò significa che gli schemi di interazione cui questo modello conduce, essendo divenuti
abituali, generalizzati e largamente inconsci, persistono in uno stato più o meno
scorretto e immutato anche quando l’individuo più avanti nella vita ha a che fare
con persone che lo trattano in modo assolutamente diverso da come lo trattarono i
suoi genitori quando era bambino» (J. Bowlby, 1988)
«La forma che prendono, la documentazione analizzata lo suggerisce con forza, si basa
sull’esperienza di vita reale di un bambino nelle interazioni quotidiane con i genitori.
Questi modelli governano anche le paure e i desideri espressi nei sogni a occhi
aperti» (J. Bowlby, 1988)
25
APPUNTI: Quando Bowlby nel 1988 scrive ‘’Una base sicura’’ postula le basi e le
caratteristiche della sua teoria. In primo piano abbiamo una componente psicoanalitica, il
concetto di attaccamento vero e
proprio: è una disposizione innata
dell’individuo a ricercare il legame
con una figura specifica, il
caregiver; persiste nel tempo e
non è influenzato dalla situazione
specifica. La seconda componente
è di matrice comportamentista ed
è definita comportamento di
attaccamento: è la forma di
comportamento che si mette in
atto per ottenere o mantenere la
vicinanza alla figura di
attaccamento, i comportamenti
che i bambini mettono in atto per mandare segnali alla madre servendosi dell’apparato
percettivo. Verso i 2 anni è possibile riscontrare, difatti, comportamenti di attaccamento
tipici. Troviamo, poi, il sistema dei comportamenti di attaccamento, concetto di matrice
cognitivista: è un’organizzazione psicologica interna che si serve del principio di
omeostasi, un modello del mondo in cui vengono rappresentati il sé, gli altri significativi e
le loro interrelazioni sottoforma di schermi o modelli operativi interni, codificando il tipo di
attaccamento della persona. L’ultima componente è anch’essa cognitivista, e riguarda il
modello operativi interni (MOI): è un modello di sé stessi e delle relazioni, ottenuto
grazie all’interazione ripetuta con le figure di attaccamento.
Tali modelli sono generalizzati e utilizzati dal bambino come modelli per predire il mondo,
formando dei modelli rappresentazionali relativamente fissi. Si formano nei primi 5 anni di
vista e funzionano in maniera automatica.
La formazione del MOI avviene in questo modo: FOTO
LEZIONE 16 – 12/04/22
STRANGE SITUATION
La responsività del caregiver ai bisogni del bambino nei primi anni di vita è un indice
importante del sistema di attaccamento, della salute mentale, della qualità delle
relazioni.
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La «responsività sensibile» (ovvero la capacità di soddisfare i bisogni del bambino
nei modi e nei tempi adeguati), permette al bambino di ristabilire il senso di
sicurezza quando si trova in situazioni di pericolo (Ainsworth, 1979).
ATTACCAMENTO SICURO
Il MOI contiene rappresentazioni della figura di attaccamento come amorosa,
affidabile, accudente (base sicura) e del Sé come buono, meritevole di cure e di attenzioni.
Caregiver responsivo ai bisogni e supportivo.
ATTACCAMENTO INSICURO/ANSIOSO
Il MOI contiene rappresentazioni della figura di attaccamento (e poi più in generale
dell’altro) come rifiutanti, imprevedibili, incoerenti e del Sè come immeritevole di cure ed
affetto.
Dalle teorizzazioni di Bowlby si capisce che, sebbene il bambino abbia una propensione a
formare attaccamenti, darà luogo a un legame che risulterà adeguato o patologico in virtù
della natura dell’attaccamento stesso e delle dinamiche dell’ambiente genitoriale a cui è
esposto. La sua teoria del collegamento tra attaccamento e psicopatologia passa tramite
delle fasi diverse.
27
Nella prima fase egli crede che la psicopatologia sia causata dalla perdita dei genitori, da
traumi irrisolti, divorzi e separazioni genitoriali. C’è, in questa fase, una correlazione diretta
tra attaccamento insicuro e conseguenze in adolescenza (come disturbi del
comportamento e fobie sociali) e disturbi in età adulta (depressione, agorafobia e disturbi
psicopatici). Le variabili qualitative, in questa fase, sono in secondo piano.
È nella seconda fase che si pone l’attenzione agli aspetti che qualificano la relazione
dell’attaccamento, considerandoli predittori di psicopatologia (aspetti come la sensibilità
materna e la capacità di sintonizzazione).
MARY MAIN:
RECIPROCITA’ E TRASMISSIBILITA’ DEGLI STILI DI
ATTACCAMENTO
ADULT ATTACHMENT INTERVIEW
(George, Kaplan & Main, 1984; Main & Goldwin, 1991)
Intervista narrativa che esplora la tipologia di MOI nell’adulto, mediante l’analisi delle
narrazioni secondo criteri di coerenza narrativa, distorsioni difensive, dettaglio del
racconto, vissuti di rabbia, apprezzamento delle relazioni di attaccamento,
disorganizzazione. Prevede 20 domande/sezioni sulla qualità delle relazioni di
attaccamento e sui ricordi ad esse connessi, in caso di separazioni, malattie, infortuni,
punizioni, perdite e abusi.
Lo stile difensivo della madre rispetto alle proprie esperienze relazionali negative viene
interiorizzato dai bambini ed influisce sulla tipologia di attaccamento:
es. se la madre reagisce difensivamente distaccandosi, il bambino interiorizzerà la
strategia comportamentale derivante da tale difesa (evitamento) e tenderà a ritirarsi con il
rischio di sviluppare, entro schemi relazionali ripetuti e continuativi, un attaccamento
insicuro evitante
es. se la madre reagisce difensivamente preoccupandosi, il bambino interiorizzerà la
strategia comportamentale derivante da tale difesa (coinvolgimento intenso) e tenderà ad
alternare modalità di vicinanza eccessiva e di attacco con il rischio di sviluppare, entro
schemi relazionali ripetuti e continuativi, un attaccamento insicuro ambivalente
es. se la madre rispecchia in maniera adeguata la fonte del disagio del bambino e lo
gestisce, il bambino apprende che il disagio è tollerabile e svilupperà fiducia e sicurezza
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Distanzianti (D-Dismissing)
Narrazione impoverita/non dettagliata e con poche emozioni, negante l’influenza delle
relazioni di attaccamento sulla propria vita; i racconti spesso tendenti all’idealizzazione
delle figure di attaccamento.
29
propria responsabilità; l’ultimo tipo è definito non classificabile, poiché i racconti non
sono classificabili in nessuna delle altre categorie.
INTERSOGGETTIVITA’
L’importanza di pensare i pensieri del bambino…
Il contenimento è quel
processo mediante il quale la
madre riflette non solo lo
stato affettivo del bambino,
ma anche la sua personale
modalità adulta di
padroneggiarlo (FUNZIONE
SPECCHIO DELLA MADRE
Winicottiana e REVERIE
Bioniana), in questo modo il
bambino interiorizza non solo
l’elemento beta trasformato in
elemento alfa, ma
l’intera funzione alfa intesa come
capacità di pensare al bambino
in termini di essere intenzionale
(dotato cioè di pensieri,
emozioni, desideri, bisogni, etc.)
Le madri preoccupate possono
essere abili nel rispecchiamento
dell’affetto, ma non nel suo padroneggiamento. Le madri distanzianti possono essere
incapaci di rispecchiare lo stato affettivo ma capaci di trasmettere l’abilità di
fronteggiamento.
L’incapacità della madre di rispecchiare e/o di padroneggiare spinge il bambino a mettere
in atto una serie di “comportamenti difensivi” che, o limitano il contatto con il genitore per
svincolarsi in maniera adattiva da una relazione dolorosa (attaccamento evitante) o lo
distraggono mediante comportamenti di rabbia e ritiro (attaccamento ambivalente).
Alcune ricerche però hanno dimostrato che la responsività sensibile della madre nel
comportamento di accudimento ha un’influenza sulla concordanza tra genitore “Autonomo”
e Attaccamento Sicuro del bambini con un effect size modesto (De Wolff & van
IJzendoorn, 1997): la responsività sensibile è solo uno dei fattori che media nel processo
di trasmissione. Inoltre è stato ipotizzato che vi siano specifiche difficoltà relative alla
misurazione del contrutto di sensibilità.
30
BOWLBY, LA TEORIA DELL’ATTACCAMENTO E I 5 COMPITI TERAPEUTICI
UNA BASE SICURA 1988
31
È POSSIBILE UNA INTEGRAZIONE?
PETER FONAGY
1952
➢ Entrambe sostengono che la percezione e l’esperienza sono distorte da aspettative
consce e inconsce ed entrambe hanno come obiettivo epistemico la descrizione dei
meccanismi interni responsabili della discrepanza tra realtà materiale e psichica.
➢ Entrambe privilegiano lo studio dei primissimi anni di vita e dell’intreccio esistente
tra ambiente sociale e sviluppo della personalità.
➢ Entrambe pongono attenzione alla sensibilità e al rispecchiamento materno come
fattore chiave nel determinare la qualità della relazione oggettuale e dello sviluppo
psichico.
➢ Entrambe sottolineano l’importanza che ha per l’individuo la motivazione a stabilire
relazioni.
➢ Entrambe sostengono che le rappresentazioni mentali (interiorizzate) delle relazioni
tra Sé e oggetto determinano il comportamento individuale.
➢ Entrambe evidenziano che sono le relazioni precoci a fornire il contesto in cui sono
acquisite e sviluppate funzioni psicologiche (ad es. la regolazione degli affetti e delle
emozioni così come la capacità simbolica è interiorizzata a partire dalla relazione madre-
bambino).
Il Sé esiste solo nel contesto della relazione con l’altro, il suo sviluppo deriva allora
dall’aggregazione di esperienze di Sé nelle relazioni. Aspetti ripetuti e invarianti delle
relazioni sé-altro sono riassunti in modelli mentali delle rappresentazioni interne e
strutturati all’interno di modelli operativi interni (Bowlby) o di triadi sé-altro-affetto
(Kernberg).
Il comportamento di attaccamento si può definire come un’abilità acquisita in relazione ad
uno specifico caregiver all’interno di un modello comportamentale finalizzato. Il bambino
sviluppa modelli indipendenti delle principali relazioni di attaccamento (schemi sé-
altro) in base alle sue interazioni con ciascuno dei caregiver. A loro volta queste
esperienze di interazione sono determinate dalla rappresentazione che il caregiver
ha della sua personale storia di attaccamento (interiorizzazione di schemi sé-altro
derivanti dalle sue passate esperienze).
Il bambino cerca una modalità per gestire i suoi stati d’animo e identifica nella
risposta del caregiver una rappresentazione del proprio stato mentale, che
interiorizza e usa come strategia di regolazione degli stati emotivi. La prossimità del
caregiver, il cui stato di arousal concorda con quello del bambino, consente a quest’ultimo
di interiorizzare lo stato del primo, tale stato interiorizzato può diventare la base di una
rappresentazione di secondo ordine dell’angoscia, e alla fine consentire una
comprensione simbolica degli stati interiori per mezzo di una mente umana. Il caregiver
sicuro ha una funzione regolatoria calmante che sa combinare il rispecchiamento
dello stato emotivo con la strategia di fronteggiamento e processamento di tale
32
stato emotivo. Al contrario, il rispecchiamento di uno stato emotivo discordante implica
che il bambino interiorizzi l’atteggiamento del caregiver e questa disarmonia diventa il
contenuto dell’esperienza del Sé.
MARY TARGET
L’attaccamento sicuro è il risultato di un contenimento riuscito, mentre
l’attaccamento insicuro è un compromesso difensivo in cui l’intimità (evitante
distanziante) o l’autonomia ambivalente (ambivalente preoccupato) sembrano
essere sacrificate per mantenere la vicinanza fisica a un genitore incapace di
contenere gli affetti del figlio … l’incapacità della madre di comprendere l’angoscia del
bambino e di rifletterla in modo controllato probabilmente forza il bambino ad assumere
dei comportamenti difensivi. I comportamenti difensivi possono essere specifici rispetto ad
un adulto e sembrano presi a prestito dal genitore attraverso un processo di
identificazione/interiorizzazione.
In questo senso quindi il bambino sicuro diventa un individuo che mentalizza, ovvero
che ha accesso al pensiero simbolico,alla comprensione degli stati mentali che è
alla base dei processi sociali e alla funzione regolatoria delle emozioni.
33
alla Klein che il bambino può essere analizzato fin dalla tenera età, poiché il suo Io, che
vive rapporti in fantasia con gli oggetti, si sta già strutturando, sta già facendo un lavoro di
investimento e identificazione con oggetti che andranno costituire l’Io ideale e la coscienza
punitiva.
Per Susan Isaacs la fantasia inconscia corrisponde alle esperienze psichiche che
accompagnano la vita ed i suoi eventi laddove l’esperienza somatica non può essere
mentalizzata e significata. Tutti gli impulsi, i bisogni, le soddisfazioni istintuali, i desideri e i
meccanismi di difesa sono sperimentati come fantasia inconscia che è, dunque, il
rappresentate psichico dell’inconscio. Nello sviluppo mentale del neonato, le fantasie
infatti diventano presto anche un mezzo di difesa dalle angosce, un mezzo per inibire e
controllare gli impulsi istintuali e al tempo stesso un mezzo per esprimere i desideri di
riparazione. Le fantasie primitive sorgono dagli impulsi corporei e sono intessute di
sensazioni fisiche e di affetti. Le fantasie sono quindi attive nella mente prima ancora dello
sviluppo del linguaggio ed esprimono per prima cosa una realtà interna e soggettiva
sebbene siano connesse ad un’esperienza reale della realtà oggettiva. La fantasia è una
funzione mentale che ha effetti nel mondo interno e nel comportamento dell’individuo.
POSIZIONE DEPRESSIVA Klein
CAPACITA’ DI PREOCCUPARSI Winnicott
COMUNE MADRE DEVOTA Winnicott
PREOCCUPAZIONE MATERNA PRIMARIA Winnicott
La fase di preoccupazione materna primaria è una condizione necessaria di elevata
sensibilità che permette l’adattamento sensibile e delicato ai primi bisogni del bambino.
Winnicott la descrive quasi come una malattia: la madre deve essere sufficientemente
sana per “ammalarsi” per poi “guarire” una volta che il bambino ha meno bisogno
dell’adattamento materno. Winnicott osserva il neonato sempre all’interno della diade
madre-bambino, poiché quest’ ultimo non può esistere psicologicamente se non correlato
ad un Io-ausiliare che solitamente è la madre (o chi ne fa le veci). Il bambino ha infatti un
Io inorganizzato, non integrato e dipendente dalla madre, che già dalla gravidanza
regredisce ad una condizione di preoccupazione materna primaria caratterizzata da
particolare vicinanza e ipersensibilità nei confronti del neonato, avvicinandosi alla sua
condizione di inorganizzazione e di perdita transitoria dell’immagine di sé come soggetto
adulto, che deve essere successivamente recuperata. Questa condizione di ritiro degli
investimenti della realtà esterna consente di essere tutt’uno col bambino in modo da
comprendere le sensazioni da lui provate, ma avendo comunque un apparato mentale che
consente di rappresentare e, quindi, di saper fornire una risposta ai bisogni del neonato.
Una volta uscita da tale condizione introduce nella realtà del bambino dei piccoli frammenti
di realtà, delle piccole percezioni relative al proprio bisogno e alla propria dipendenza e ciò
permette alla madre di riprendere pezzi della sua vita e di ritornare ad occuparsi di sé.
34
PROCESSO DI SEPARAZIONE INDIVIDUAZIONE Mahler
SEPARAZIONE - INDIVIDUAZIONE
Il processo di separazione - individuazione corrisponde con la nascita psicologica del
bambino e avviene dai 4-5 mesi fino al 30-36 mesi. Essendo un processo intrapsichico,
continua per tutta la durata del ciclo di vita. La separazione e l'individuazione sono due
sviluppi complementari ma non uguali che possono procedere a ritmi diversi. Uno sviluppo
motorio precoce infatti potrebbe portare a un allontanamento fisico precoce dalla madre,
che permetterebbe una consapevolezza della separazione prematura prima dei
meccanismi regolatori interni, in questo caso il bambino potrebbe necessitare di una
componente di individuazione per far fronte a questa consapevolezza. Al contrario invece,
una madre infantilizzante e onnipresente potrebbe interferire con la spinta innata del
bambino all'individuazione nonostante un normale o anche precoce sviluppo cognitivo,
perfettivo e affettivo.
È un processo che ha inizio dopo la fase simbiotica normale tra i 4/5 mesi, e ha come
obiettivo il graduale e sicuro allontanamento dalla madre per creare la propria identità e
individualità. La Mahler precisa che la separazione ed individuazione sono due direttrici di
sviluppo complementare: la separazione consiste nell’emergere del bambino da una
fusione simbiotica con la madre e implica un graduale allontanamento e differenziazione.
L’individuazione, invece, consiste in quelle conquiste che denotano l’assunzione da parte
del bambino delle proprie caratteristiche individuali e implica un’evoluzione dell’autonomia
intrapsichica, ma anche uno sviluppo a livello percettivo per esempio, quindi anche
cognitivo. I due processi devono essere considerati insieme, come complementari e mai
divergenti, anche se non sono mai completamente sovrapponibili. Il processo di
separazione individuazione prevede per l’autrice 4 sottofasi:
2) Sperimentazione (10°-15° mese): i progressi dell’attività motoria del bambino che gli
danno la possibilità di avvicinarsi o di allontanarsi alla madre (separazione). In questa fase
i bambini si interessano anche alle loro parti genitali e alla differenza anatomica tra maschi
e femmine (individuazione).
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Winnicott come la Malher comprende l’importanza del legame tra sviluppo mentale e
ambiente; infatti, le due direttrici del processo si riferiscono da un lato all’ambiente
(separazione) e dall’altro allo sviluppo mentale (individuazione). È possibile osservare una
somiglianza tra la sottofase di differenziazione e la fase di dipendenza relativa di
Winnicott. Infatti, in questa fase il bambino è consapevole della sua dipendenza dalla
madre e reagisce alla sua assenza con ansia e angoscia, proprio come nella sottofase di
differenziazione, nella quale però non c’è il focus sulla consapevolezza della dipendenza,
ma piuttosto del proprio corpo, separato e differenziato dalla madre. Questa
consapevolezza del corpo per Winnicott avviene in particolare attraverso l’Handling,
ovvero la manipolazione da parte della madre e del padre, del bambino che così inizia a
percepire i suoi confini corporei e quelli dei genitori. Come per la Malher Winnicott afferma
che col passare del tempo il bambino diventa capace di rinunciare alla presenza reale
della madre grazie all’istaurarsi di “un ambiente interno”, in quanto a poco a poco
l’ambiente viene inglobato e strutturato nella personalità dell’individuo. Con questa
affermazione Winnicott riprende chiaramente l’importanza del legame del processo di
separazione-individuazione, la separazione dalla madre è in un continuum che arriva alla
strutturazione dell’individualità del soggetto.
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transizionale rappresenta la madre, per il bambino è effettivamente la madre e, inoltre, la
relazione che vive con l’oggetto è la relazione che vive con la madre: è, dunque, un
sostituito materno che gli consente di separarsi dalla madre. È importante che l’ambiente,
ovvero la madre, rispetti e riconosca l’importanza dell’oggetto, tollerando tutti quegli
elementi che possono influire su esso e, allo stesso tempo, non interferendo.
37
Anche Fonagy parla di funzione specchio, in particolare di funzione riflessiva. Secondo
Fonagy il Sé esiste solo nella relazione con l’altro. In particolare, il bambino per gestire i
suoi stati emotivi, identificando nella risposta del caregiver una rappresentazione del
proprio stato mentale. Il bambino usa questa rappresentazione come strategia di
regolazione emotiva. Lo stato di arousal del caregiver concorda con quello del bambino,
poiché il primo riflette lo stato emotivo del secondo. Il caregiver sicuro ha una funzione
regolatoria calmante, poiché riesce a combinare il rispecchiamento dello stato emotivo con
la strategia di fronteggiamento. Secondo la Target, la funzione riflessiva della madre è
fondamentale per lo sviluppo sano del bambino. Il bambino diventerebbe un individuo che
mentalizza, ovvero che comprende i suoi stati mentali. Questa comprensione è alla base
dei processi sociali e alla funzione regolatoria delle emozioni. Se la madre non è in grado
di comprendere gli stati emotivi del bambino e quindi di rifletterli, il bambino assume
comportamenti difensivi.
Nel processo di separazione dalla madre, in particolare nel passaggio dalla fase di
dipendenza assoluta a quella di dipendenza relativa, il bambino impara gradualmente a
separarsi dalla madre reale e a percepire il mondo esterno. Secondo Winnicott questo
passaggio è molto difficile per il bambino; infatti, per l’autore il bambino verrebbe aiutato e
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accompagnato da oggetti e fenomeni transizionali. Questi si trovano nella area
transizionale o spazio potenziale, ovvero un’area ipotetica che esiste tra il bambino e
l’oggetto, che aiuta il bambino a riconoscere la differenza tra mondo interno e realtà
oggettiva, e a favorire il passaggio dall’illusione alla disillusione. In quest’area avviene una
graduale transizione verso la realtà esterna, per la quale il bambino è accompagnato da
un oggetto transizionale, che si crea nell’area transizionale e si trova quindi in una terra di
mezzo tra l’oggetto soggettivo e l’oggetto oggettivo. L’oggetto soggettivo è un prodotto
della creatività del bambino, un oggetto che non esiste nella realtà oggettiva, ma è frutto
appunto dell’immaginazione del bambino. Quindi l’oggetto soggettivo è una fantasia del
bambino creata da lui che ha un collegamento con il mondo esterno. La Klein afferma che
le fantasie esprimono una realtà interna e soggettiva, ma che al tempo stesso siano
connesse ad un’esperienza reale avvenuta nel mondo esterno. La fantasia è per la Klein
una funzione mentale che ha effetti nel mondo interno, ma anche nel mondo esterno, in
particolare nel comportamento del bambino. Infine, per Winnicott l’oggetto soggettivo
permette l’appercezione, ovvero una percezione attiva del mondo. Gli eventi appercepiti
sono eventi percepiti oggettivamente e soggettivamente, dotati quindi di valore reale, ma
anche di un valore soggettivo che aggiunge spontaneità all’evento.
40
suoi stati emotivi, identificando nella risposta del caregiver una rappresentazione del
proprio stato mentale. Il bambino usa questa rappresentazione come strategia di
regolazione emotiva. Lo stato di arousal del caregiver concorda con quello del bambino,
poiché il primo riflette lo stato emotivo del secondo. Il caregiver sicuro ha una funzione
regolatoria calmante, poiché riesce a combinare il rispecchiamento dello stato emotivo con
la strategia di fronteggiamento. Secondo la Target, la funzione riflessiva della madre è
fondamentale per lo sviluppo sano del bambino. Il bambino diventerebbe un individuo che
mentalizza, ovvero che comprende i suoi stati mentali. Questa comprensione è alla base
dei processi sociali e alla funzione regolatoria delle emozioni. Se la madre non è in grado
di comprendere gli stati emotivi del bambino e quindi di rifletterli, il bambino assume
comportamenti difensivi.
2. Modalità di invio.
Da chi è stato inviato al colloquio?
Bisogna esplorare la motivazione che ha portato l'utente al colloquio. Valutare se il
paziente /la famiglia abbia già contattato altri professionisti, perché aiuta a comprendere le
aspettative sul modo di affrontare la patologia
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3.Perché proprio ora.
Valutare se vi sia stato un evento critico ad aver motivato la decisione di fissare il
colloquio.
4. Anamnesi.
È opportuno fare un'accurata anamnesi ripercorrendo le tappe dello sviluppo del paziente
e la storia di vita. E opportuno avere informazioni anche sulla composizione della famiglia,
se ci sono fratelli o sorelle, se ci sono altre figure affettive di riferimento, se ci sono state
separazioni, lutti, eventi traumatici ecc.
5. Somministrazione di test.
Per ottenere dati che possano avvalorare o meno le ipotesi diagnostiche formulate. Con
bambini e adolescenti è preferibile partire dalla somministrazione di test del funzionamento
Intellettivo e pol proseguire con la somministrazione di test volti a valutare la presenza di
specifici disturbi psicopatologici, in quanto quest'ultimi, soprattutto quelli proiettivi,
suscitano nel bambino vissuti ed emozioni complesse e scomode. che possono metterlo a
disagio, mentre l'esecuzione di test d'intelligenza, se presentati come delle attività di gioco,
richiede uno stato d'animo relativamente più tranquillo.
6. Restituzione
Momento finale che precede l'ipotesi di intervento, in cui si restituisce all'utente il quadro
clinico emerso dalle valutazioni, sottolineando punti di forza e di debolezza.
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In questa fase iniziale, lo psicologo è tenuto al rispetto anche dell'articolo 31 del Codice
Deontologico, secondo cui "le prestazioni professionali a persone minorenni o interdette
sono, generalmente, subordinate al consenso di chi esercita sulle medesime la potestà
genitoriale o la tutela (..)."
Poi, è possibile procedere ad un colloquio individuale, prima solo con la mamma e poi
solo con il bambino. Questa separazione temporanea della diade madre-bambino
consente allo psicologo di analizzare la relazione di attaccamento che intercorre tra i due
e la presenza o meno di ansia da separazione.
Questo fa sì che l'utente spesso giunga al colloquio con lo psicologo con delle emozioni
molto contrastanti. Si dà per scontato che l'utente sappia già quale sia la funzione
dello psicologo clinico nel contesto ospedaliero e che sappia quali siano le motivazioni e lo
scopo di tale incontro. Per questo, quando lo psicologo esercita il suo intervento deve
tenere conto delle rappresentazioni e delle simbolizzazioni affettive evocate dal
conteso in cui esercita e che inevitabilmente incidono sulla relazione con l'utenza.
Nell'ambito delle relazioni familiari infatti, bisogna considerare sempre la possibilità che il
bambino venga designato come "l'unico malato da curare", e che diventi pertanto
l'oggetto di proiezioni di difficoltà che invece interessano tutto il sistema familiare.
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e il miglioramento adottando anche una prospettiva più ampia che tenga conto dei diversi
attori presenti (o assenti) nel contesto e nel sistema delle relazioni del bambino.
Per evitare che il bambino assimili il setting clinico a contesti già noti, come quello
scolastico o medico, è importante partire da una presentazione reciproca, in cui lo
psicologo spiega in cosa consiste la sua professione, cosa faranno insieme, lo scopo e la
motivazione dell'incontro.
È importante porsi verso il bambino con mentalità libera da giudizi preformati (quelli
della nonna e delle insegnanti), in modo da cogliere come il bambino si presenta.
Gli si chiede se è a conoscenza del motivo per cui è stato accompagnato dalla
psicologa, cosa gli è stato detto, qual è il suo punto di vista e quali sono le sue
aspettative in merito al lavoro che svolgerà con la psicologa. Dopo aver stabilito una
buona alleanza con Michele, si procederà all'approfondimento psicodiagnostico anche
attraverso la somministrazione di test.
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Tale capacità si sviluppa a partire dalle prime esperienze interpersonali nella relazione
bambino-caregiver. Genitori che mentalizzano propri figli, promuovo un attaccamento
sicuro e una buona capacità di regolazione emotiva.
Il maltrattamento disorganizza il sistema di attaccamento e compromette la capacità di
mentalizzare. In tali circostanze, il bambino non è in grado di individuare accuratamente
gli stati mentali sottesi ai comportamenti del caregiver abusante, e tende a vedere le azioni
come inevitabili piuttosto che intenzionali. Questo disorganizza il sé, creando delle
scissioni.
Assenza di Mentalizzazione
I bambini con disturbo dello spettro autistico potrebbero non avere la capacità di
costruire teorie sui contenuti della mente altrui (un deficit noto come «cecità mentale»;
Baron-Cohen,1995),
Ipomentalizzazione
Bambini con disturbo dello spettro autistico potrebbero avere una ridotta capacità di
mentalizzare in tutte le fasi dello sviluppo. I soggetti con schizofrenia hanno difficoltà a
leggere la mente (ipomentalizzazione) e perciò proiettano i propri sospetti paranoici sugli
altri (ipermentalizzazione).
Ipermentalizzazione
Gli individui schizofrenici proiettano i propri sospetti paranoici sugli altri
(ipermentalizzazione). Anche i soggetti con disturbo borderline tendono ad un'eccessiva
interpretazione degli stati mentali, tuttavia sono in grado di riconoscere gli stati mentali a
differenza degli schizofrenici.
Mentalizzazione «distorta»
Tipico dei problemi comportamentali esternalizzanti: il bambino assume
un’interpretazione errata e distorta della mente, attribuendo agli altri intenzioni ostili nelle
situazioni ambigue.
Pseudomentalizzazione
Tipico dei disturbi esternalizzanti più gravi. I bambini hanno un'avanzata capacità di
mentalizzazione, che tuttavia viene utilizzata per manipolare e controllare il
comportamento altrui.
Alla base di tali sintomi vi è una compromissione della mentalizzazione che conduce al
riemergere di modalità di pensiero NON mentalizzanti, cioè di quelle modalità che
precedono la capacità di una mentalizzazione complete.
45
Ciò che viene a mancare all'origine, dunque, è un sistema di attaccamento sicuro
(Bowlby, 1989), in cui il caregiver sia capace di sintonizzarsi affettivamente (Stern,
1987), di contenere le emozioni proiettategli dal bambino per mezzo dell'identificazione
proiettiva e di rimandarle a quest'ultimo in forma rielaborata (Bion, 1962). Esperienze di
accudimento negative o trascuranti impediscono quindi lo sviluppo nel bambino di una
funzione riflessiva adeguata e di strategie per l'autoregolazione degli stati affettivi (Fonagy
e Target, 1991).
Disregolazione emotiva
• Instabilità affettiva dovuta a una marcata reattività dell'umore
• Rabbia inappropriata e intensa, o con difficolta a controllare la rabbia
Disregolazione interpersonale
• Sforzi disperati per evitare un reale o immaginario abbandono
• Relazioni interpersonali instabili e intense, con altemata iperidealizzazione e
svalutazione
Disregolazione del se
• Alterazione dell’identità (immagine di sé instabile)
• Sentimenti cronici di vuoto
46
Kernberg distingue 3 principali
organizzazioni di personalità -
nevrotica, borderline e psicotica
- sulla base di 3 criteri strutturali:
1) integrazione dell'identità;
2)meccanismi di difesa
3) esame di realtà
Organizzazione borderline:
L'aspetto principale di questa
organizzazione è la diffusione
dell'identità, che si caratterizza
per la presenza di
rappresentazioni del Sé e degli oggetti scisse, con una scarsa integrazione delle immagini
"buone" e "cattive". L'esame di realtà e mantenuto o, nelle situazioni piu gravi,
compromesso ma mai perduto come avviene nell'org. psicotica. Per quanto riguarda i
meccanismi di difesa, la scissione è quello principale, al quale sono collegati poi
l'identificazione proiettiva, l'idealizzazione, la svalutazione, il diniego.
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Il TRATTAMENTO STANDARD basato sulla mentalizzazione (MBT) NON favorisce in
modo sufficiente la mentalizzazione genitoriale, perché non si focalizza direttamente e in
modo specifico sulla capacità di funzionamento riflessivo in relazione al bambino.
Esempio (madre di 19 anni con DBP durante un'interazione di gioco con bambina di
3 mesi):
La madre stava giocando con entusiasmo al gioco del "cuci" con sua figlia di 3 mesi,
ponendo una coperta sul viso della bambina e successivamente rimuovendola, mentre
diceva a voce alta "Sono qui". La bambina si spaventò e immediatamente cominciò a
piangere. La mandre non aveva capito che sua figlia era troppo piccola per comprendere e
per divertirsi con questo gioco di finzione. Soprattutto interpretò il pianto della figlia come
un 'indicazione da parte della bambina che non voleva giocare con lei, Perciò, la madre si
allontanò dalla figlia e la lasciò piangere, aggiungendo: "Adesso può giocare da sola",
aumentando così l'angoscia della piccola.
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MBT per genitori (MBT-P) con disturbo borderline di personalità (DBP)
STRUTTURA del MBT-P
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MBT per genitori (MBT-P) con disturbo borderline di personalità (DBP)
L'ATTEGGIAMENTO TERAPEUTICO
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FOCUS sul QUI ED ORA della relazione genitore-bambino
Il terapeuta incoraggia il genitore a pensare alla relazione che sta vivendo con il suo
bambino nel momento presente focalizzandosi sugli eventi che avvengono nel qui ed
ora (dato che ciò che succede nella stanza di terapia è probabile che accada anche a
casa).
Caso Clinico
L'AUTOLESIONISMO IN ADOLESCENZA
L'autolesionismo si riferisce ad azioni volte a far del male a se stessi, tra cui:
• procurarsi tagli,
• bruciarsi,
• avvelenarsi,
• procurarsi un'overdose,
• tentare il suicidio, etc.
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Non sempre esprime l'intenzione di morire da parte dell'individuo che lo agisce.
Funzioni:
• Provare dolore fisico per superare dolore psichico
• Punirsi
• Controllare stati affettivi dolorosi e intollerabili
• Esercitare un controllo su altri
• Esprimere rabbia
L'AUTOLESIONISMO IN ADOLESCENZA
L'autolesionismo è inteso sia come sintomatico di
un deficit nella capacità di mentalizzazione
(Bateman, Fonagy, 2004) che provoca disregolazione emotiva.
In questa modalità non mentalizzante, "parti del corpo possono essere considerate
equivalenti a specifici stati mentali e possono essere letteralmente rimosse in modo
fisico" (Batman, Fonagy, 2006)
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MBT-A e l'importanza di un'EQUIPE CLINICA MENTALIZZANTE
Nel lavoro con gli adolescenti e con le loro famiglie, in cui spesso la comunicazione e la
gestione delle emozioni si tramuta in agito, può accadere che il terapeuta sia portato a sua
volta a compiere qualche tipo di azione istintiva per intervenire e gestire le situazioni.
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L'INCONTRO PSICOEDUCATIVO, che può coinvolgere gruppi più ampi di famiglie, serve
ad aiutare le famiglie a comprendere che
• ogni comportamento ha un significato,
• i sentimenti nascono in un contesto relazionale
• e le persone hanno un potente impatto emotivo l'una sull'altra.
Nel lavoro con gli adolescenti e con le loro famiglie, in cui spesso la comunicazione e la
gestione delle emozioni si tramuta in agito, può accadere che il terapeuta sia portato a sua
volta a compiere qualche tipo di azione istintiva per intervenire e gestire le situazioni.
È necessario porre attenzione sulle relazioni tra i membri dell'intero sistema sociale,
inteso come unità, piuttosto che identificare i bambini "disturbati" e separarli dal sistema
sociale
L'incertezza intrinseca degli stati mentali consente di considerare punti di vista alternativi e
di trovare un'infinita varietà di significati sottostanti a un comportamento.
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L'ESPERIMENTO DELLE PACEFUL SCHOOLS
sta nel grado in cui si incoraggia tutti i partecipanti a essere consapevoli degli stati
mentali degli altri, creando modalità innovative per modellare il clima sociale della
scuola.
OBIETTIVO
Stimolare un ambiente di comunità mentalizzante per I bambini attraverso l'uso di
giochi, storie, narrazioni.
ESEMPI DI RACCONTI
che attraverso l'uso di metafore
aiutano ad illustrare ai genitori e
agli insegnanti i concetti basilari
su pensieri, sentimenti e
mentalizzazione.
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ESEMPI DI GIOCO
Il gioco illustra come l'Io possa
porre la propria attenzione in
direzione di pensieri e
sentimenti, farne esperienza e
spostare la propria attenzione su
altri pensieri e sentimenti.
Io e Me
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