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PARTE PRIMA PREFAZIONE Nel ‘900 nacquero alcuni movimenti sociali a favore dell’infanzia.

Fino
a quel momento i bambini si consideravano un elemento di disturbo; infatti non veniva messo al
centro dell’attenzione, ma veniva abbandonato a se stesso. Questo non avveniva soltanto nelle
famiglie, ma anche nelle scuole: il bambino era trascurato, le strutture a sua disposizione non
erano adatte alle sue necessità e gli insegnanti erano molto severi. La lotta a favore dell’infanzia
permise di capire che il bambino di oggi è l’adulto di domani. In seguito si crearono due ambienti:
uno adatto alle esigenze del bambino e uno per quelle dell’adulto. Infatti si costruirono mobili su
misura per il bambino, parchi e piazze in cui poteva giocare.

IL SECOLO DEL BAMBINO Il progresso raggiunto in pochi anni nella cura e nell’educazione dei
bambini è stato rapido e sorprendente, tanto da collegarsi con un risveglio di coscienza; a tal
proposito, la poetessa svedese Ellen Key ha sostenuto che il 1900 sarebbe stato il “secolo del
bambino”, tesi successivamente affermata anche dal Re d’Italia Vittorio Emanuele III. La
psicoanalisi e il bambino La psicoanalisi è penetrata nel subconscio, illustrando in tal modo il
contributo che il bambino psichico può dare a uno studio più approfondito dei problemi umani; in
particolare, importante è la scoperta del potere che ha il subcosciente sulle azioni degli uomini,
capace di portare alla luce fatti segreti e realtà impensate. Il segreto del bambino Bisogna
distinguere due piani di sondaggio incontrati dalla psicoanalisi: uno, più superficiale, viene
dall’urto tra gli istinti dell’individuo e le condizioni ambientali a cui egli deve adattarsi, che spesso
entrano in conflitto coi desideri istintivi (da questo insorgono i casi guaribili, dove non è difficile far
risalire nel campo della coscienza le cause perturbatrici che stanno al di sotto); l’altro, più
profondo, è il piano delle memorie infantili, di cui il conflitto fu tra il bambino e l’adulto, cioè la
madre (qui si collegano le malattie di difficile guarigione). In tutte le malattie venne riconosciuta
l’importanza dei fatti avvenuti nell’età infantile, e le malattie che hanno le loro cause nell’infanzia
sono le più gravi e le meno guaribili. Il bambino è l’infanzia, e per questo occorre osservarlo da un
punto di vista psichico per rilevarne i conflitti tra lui, l’adulto e l’ambiente sociale circostante.
Intorno al bambino nasce un campo di esplorazione scientifica nuova, ovvero la psicoanalisi, che
altro non è che una forma di aiuto alla vita psichica infantile: la sua caratteristica è la penetrazione
di fatti psichici ancora ignoti nel bambino, e insieme il risveglio dell’adulto (che davanti al bambino
ha attitudini sbagliate, originate dal subconscio).

L’ACCUSATO Freud ritiene responsabile l’adulto (o meglio i genitori) della crescita e


dell’educazione del bambino. Repressione: l’adulto reprime il bambino che non può espandersi
come deve avvenire in un essere in via di sviluppo; sorge così un’accusa contro l’adulto
responsabile dei bambini. Occorre che l’adulto trovi in sé l’errore ancora ignoto che gli impedisce
di vedere il bambino. Molto spesso l’adulto pensa che il bambino sia un individuo vuoto e il suo
lavoro è quello di riempirlo, ma in realtà il bambino è pieno di potenzialità e ha una sua
personalità che deve essere presa in considerazione e non cancellata dall’adulto. L’adulto deve
quindi comprendere il proprio errore e cercare l’ignoto nascosto nell’anima del bambino, per tirar
fuori l’elemento indispensabile al progresso morale dell’umanità.

INTERMEZZO BIOLOGICO Wolf rese note le sue scoperte sulla segmentazione della cellula
germinativa, e dimostrò il processo della creazione degli essere viventi: qualunque essere vivo,
pianta o animale, deriva da una cellula primitiva, la quale suddividendosi rapidamente secondo un
disegno prestabilito, dà luogo all’essere vivente. Ma l’essere che è nato non è solo un corpo
materiale; esso possiede anche delle funzioni: gli istinti. L’ambiente esterno non deve dare
soltanto i mezzi dell’esistenza fisiologica, ma anche i richiami alle missioni misteriose che porta in
sé ogni essere animale. Così il bambino nato non è solo un corpo pronto a funzionare, ma è un
embrione spirituale con direttive psichiche latenti. Lo spirito può essere così profondamente
latente da non farsi manifesto come l’istinto dell’animale, che è già pronto a rivelarsi nelle sue
azioni stabilite; il fatto di non essere mosso da istinti-guida fissi e determinati come nell’animale, è
segno di un fondo di libertà d’azione che richiede una elaborazione speciale, poco prevedibile e
lasciata all’individuo. Solo il bambino, quindi, può rivelarci il disegno naturale dell’uomo. La vita
psichica del bambino ha bisogno di una difesa e di un ambiente analoghi agli involucri e ai veli che
la natura ha posto intorno all’embrione fisico.

IL NEONATO L’ambiente supernaturale Il bambino che nasce entra subito nell’ambiente della
civilizzazione, dove si svolge la vita degli uomini, ovvero un ambiente supernaturale, preparato per
migliorare il suo adattamento. La nascita rappresenta per il bambino una grande sofferenza, ma
tutti sono troppo preoccupati per la madre che non se ne accorgono. Il nascituro passa da un
luogo totalmente sicuro ad uno che non conosce e dove viene maneggiato senza troppe premure,
esposto all’urto brutale delle cose solide; la madre e i parenti lo guardano con timore, e in quanto
essere fragile lo affidano a mani esperte. Il neonato viene subito vestito, diversamente da quanto
pensa la Montessori, la quale sostiene che egli dovrebbe rimanere nudo anche fino al primo mese
di vita, proprio perché ha bisogno di essere riscaldato dall’ambiente e non dai vestiti. Noi tutti, pur
amando profondamente il bambino, abbiamo quasi un istinto di difesa (e avarizia) contro di lui,
che ci fa correre ai ripari verso le cose che possediamo; dal momento della nascita in poi l’animo
dell’adulto si esprime sempre su questo motivo: aver cura che il bambino non deturpi, non insudici
e non infastidisca. L’adulto, così facendo, si difende da lui. Ovunque si pensa solo a salvaguardare
il bambino dalle malattie e non si pensa invece che dovrebbe crescere in un luogo senza rumori,
con una luce moderata e una temperatura calda e costante; dovrebbe essere toccato il meno
possibile e trasportato con un mezzo leggero e cedevole per ricreare l’ambiente prenatale. Nella
nostra civiltà esiste una lacuna per la prima epoca della vita sebbene la vita embrionale e quella
infantile racchiudono la salute dell’adulto e della razza e sebbene il neonato sia il progresso del
mondo

GLI ISTINTI NATURALI Anche gli animali, di ogni specie, al momento della nascita si ritirano a vivere
in luoghi isolati e tranquilli, dove le madri li possono accudire e proteggere. Il neonato dei
mammiferi deve quindi essere particolarmente assistito durante i suoi primi contatti con
l’ambiente esterno, ed è quindi necessario tener conto di un periodo iniziale estremamente
delicato, corrispondente alla sua venuta al mondo, al riposo necessario dopo lo sforzo enorme
della nascita e all’inizio simultaneo di tutte le sue funzioni. Dopo ciò inizia la prima infanzia, ossia i
primi passi nel mondo. La madre si occupa non solo del corpo dei loro cuccioli, ma anche del
risveglio psichico degli istinti latenti che nascono dall’intimo del nuovo essere, per formare un
altro individuo della stessa razza; tale risveglio avviene meglio nella luce attenuata, lontana dai
rumori, sotto la vigilanza materna.
L’EMBRIONE SPIRITUALE L’incarnazione L’incarnazione, secondo la religione, evoca la figura del
neonato, considerandola come lo spirito trasformato in carne che viene a vivere nel mondo.
Diversamente, la scienza considera l’individuo venuto al mondo quasi come un essere proveniente
dal nulla, ovvero solo uno sviluppo di tessuti e organi. Nelle cure del neonato si deve tener conto
della vita psichica, poiché l’educazione (intesa come aiuto allo sviluppo psichico del bambino) deve
cominciare fin dalla nascita. Il bambino possiede fin dalla nascita un’autentica vita psichica, poiché
si fa distinzione tra cosciente e subcosciente (pieno di impulsi e realtà psichiche). Per quanto
riguarda i movimenti, il bambino ha capacità più lente rispetto agli animali (es. camminare). Gli
organi di senso sono invece sviluppati dalla nascita. Ogni essere nato quindi non è solo corpo
materiale, poiché include in sé delle funzioni che dipendono dall’istinto. I caratteri che non
compongono il funzionamento dell’organismo vegetativo sono i caratteri psichici. La differenza
psichica tra animale e uomo è che l’animale è come un oggetto prodotto in serie (caratteri
uniformi fissati per tutta la specie) mentre l’uomo è come un prodotto fatto a mano (ognuno è
diverso dall’altro, ma il lavoro è lento e lungo). Quel lavoro attraverso cui si forma la personalità
umana è l’opera occulta dell’incarnazione; l’uomo inerte è un enigma che contiene il meccanismo
più complicato tra tutti quelli degli essere viventi, ma ciò gli appartiene. Egli deve incarnarsi con
l’aiuto della sua propria volontà. Senza gli organi e i suoi strumenti, nulla potrebbe fare la volontà.
Il bambino grazie alla sua volontà, grazie ai suoi organi (muscoli), grazie all’attenzione si trasforma.
L’incarnazione individuale possiede direttrici psichiche: nel bambino deve esserci una vita psichica
che precede la vita motrice e esiste anteriormente a qualsiasi espressione esteriore e
indipendentemente da essa. Il fenomeno del bambino inerte alla nascita ha sempre dato luogo a
riflessioni filosofiche, senza catturare l’attenzione di medici ed educatori. A tal proposito,
erroneamente, alcuni pensano che i bambini appena nati, oltre ad essere inerti fisicamente, lo
siano anche psichicamente (esseri passivi); sempre sbagliando, l’adulto si convince quindi di essere
lui il costruttore della vita psichica del bambino. Tutta la questione è che il bambino possegga una
vita psichica attiva anche quando non può manifestarla, perché deve a lungo elaborare nel segreto
le sue difficili realizzazioni. Il bambino, come embrione fisico, ha bisogno di un ambiente speciale
quale è il seno materno, e come embrione spirituale/psichico ha bisogno di essere protetto da un
ambiente esterno animato, caldo d’amore, ricco di nutrimento, dove tutto è fatto per accogliere e
niente per ostacolare. L’attitudine dell’adulto deve quindi cambiare: non deve solo accudire il
bambino da un punto di vista psichico, ma deve mettere in relazione la sua psiche con l’ambiente
circostante, da cui si sviluppa la sua individualità psichica e l’unità profonda della sua personalità.

LE DELICATE COSTRUZIONI PSICHICHE I periodi sensitivi La sensibilità del bambino piccolissimo


conduce a una costruzione psichica primitiva, la quale può rimanere occulta. Ciò che esiste è la
predisposizione a costruire un linguaggio. Quando si parla di sviluppo, ci si riferisce soprattutto a
quello fisico, anche studi moderni hanno posto l’attenzione sulla sua componente psichica,
contraddistinta da periodi sensitivi; secondo questo studio lo sviluppo è un processo guidato da
istinti periodici, che offrono una guida, spingendo verso un’attività determinata. Il bambino si
sviluppa nei periodi sensitivi, e questa sensibilità gli permette di rapportarsi col mondo esterno in
modo eccezionalmente intenso. Tali conquiste sono miracolose, ed è solo l’abitudine di vedere
sotto i nostri occhi il miracolo che ci rende spettatori insensibili. Quando una di queste passioni
psichiche si spegne, altre fiamme si accendono al suo posto e così l’infanzia passa di conquista in
conquista, in una continua gioia e felicità. Sparito questo periodo sensitivo, le conquiste
intellettuali sono dovute ad un’attività riflessa, allo sforzo del volere, alla fatica della ricerca, e
nell’indifferenza nasce la stanchezza del lavoro. Per quanto riguarda il capriccio, esso è un
fenomeno senza causa apparente, poiché tutto quanto è azione illogica e indomabile (alcuni di essi
permangono nel tempo perché di questi non abbiamo ancora trovato dei rimedi). I capricci
collegati con i conflitti interiori che riguardano i periodi sensitivi, sono passeggeri come passeggero
è il periodo sensitivo e non lasciano traccia nel carattere: essi però hanno la più grave conseguenza
di un imperfetto sviluppo. Essi sono espressioni esterne di bisogni insoddisfatti, allarme di un
pericolo, e spariscono immediatamente se c’è stata la possibilità di comprenderli e soddisfarli.
Scrutando nei periodi sensitivi Lo sviluppo psichico è guidato dalle sensibilità passeggere che sono
istinti temporanei ai quali è collegato l’acquisto dei vari caratteri; questo offe i mezzi necessari alla
vita per la creazione del carattere, senza però influenzarlo. Anzi, esso è influenzato da istinti
temporanei, che rendono il bambino sensibile verso alcune cose e lo lasciano insensibile verso
altre. Durante il periodo sensitivo il bambino che fa acquisti psichici, come l’orientarsi verso
l’ambiente esterno; esso non passa senza aver lasciato segni indelebili che donano all’infante quei
caratteri che lo accompagneranno per tutta la vita. Quando il bambino si presenta con membra
contratte, pugni chiusi, testa eretta e tesa verso una persona che parla e fissa gli occhi
intensamente sulle labbra che si muovono, sta passando il periodo sensitivo: il divino comando
che dà un soffio alle cose inerti e le anima di spirito. Questo dramma interiore del bambino è un
dramma di amore, ed è l’unica grande realtà che si svolge nelle occulte regioni dell’anima. Per
quanto riguarda il linguaggio, per esempio, esso è tra le animazioni più laboriose e corrisponde al
massimo tra i periodi sensitivi dei bambini, rimane nel segreto, perché egli trova sempre attorno a
sé delle persone che parlano e gli offrono gli elementi necessari alla sua costruzione. Nel periodo
sensitivo, ci possono anche essere, però, dei fattori negativi (quando nell’ambiente si oppone un
ostacolo al funzionamento interiore). Tale periodo, si può in questi casi manifestare con reazioni
violente, con capricci, espressioni di una perturbazione interna, di un bisogno insoddisfatto che
crea uno stato di tensione e rappresentano un tentativo dell’anima di chiedere e difendersi. Si
manifesta allora un aumento di attività inutile e scomposta, che si potrebbe paragonare nel campo
fisico a quelle alte febbri che investono improvvisamente i bambini, senza che vi corrisponda una
causa patologica proporzionata. I fatti patologici sono quelli che si vedono prima: non è mai la
calma che pone dei problemi e obbliga a riflettere, ma sono gli sconvolgimenti e i disordini.
L’adulto ha conosciuto solo le malattie dell’animo infantile, ma non la salute. Se non viene dato
nessun aiuto al bambino e l’ambiente non è pronto per accoglierlo, egli sarà in continuo pericolo
psichico; l’adulto non lo aiuta, perché ignora persino lo sforzo a cui il piccino si sottomette, senza
quindi accorgersi del miracolo che si sta realizzando: il miracolo della creazione dal nulla, compiuto
da un essere in apparenza privo di vita psichica. Conseguenza di ciò è un nuovo modo di trattare il
bambino; l’adulto non può rimanere inerte di fronte alla crescita dello sviluppo psichico del
piccolo. Non deve aiutarlo a costruirsi perché ciò spetta alla natura ma gli deve fornire i mezzi
necessari per lo sviluppo, altrimenti crescerà con devianze. Per aiutare il bambino non è
necessario ricorrere a complicate abilità di osservazione o convertirsi in interpreti delle stesse;
basterà essere disposti ad aiutare l’anima del piccolo, perché la logica sarà sufficiente a renderci
suoi alleati. È necessario che per parecchio tempo siano sempre gli stessi luoghi il campo di
esplorazione del bambino, perché vedendo costantemente le stesse cose, egli impara a
riconoscerle e a ritrovarle nei medesimi posti, e a distinguere i movimenti degli oggetti spostati dai
movimenti degli esseri animati. L’ORDINE Uno dei periodi sensitivi più importanti e il più
misterioso è quello che rende il bambino sensibilissimo all’ordine, sviluppato durante i primi due
anni di vita; è curioso come in realtà il bambino venga generalmente visto come disordinato per
natura. Il bambino non può vivere nel disordine perché lo fa soffrire, ed esprime questo suo
disagio attraverso il pianto o l’agitazione; il bambino piccolo osserva il disordine che gli adulti
trascrurerebbero con facilità, e questo tocca in lui una sensibilità che va man mano scomparendo
con l’età. Ad esempio, il fatto che qualcuno appoggi sopra un tavolo un ombrellino (posto inusuale
per un ombrello) dà luogo a manifestazioni di pianto o agitazione nel bambino piccolo che assiste
alla scena, poiché comprende che quel luogo non è il posto adatto in cui deve esser deposto
l’ombrello. L’ombrello, in questo caso, è un oggetto fuori posto che turba violentemente il quadro
consueto della posizione degli oggetti nell’ordine che il bambino ha bisogno di ricordare. L’ordine
rappresenta uno stimolo eccitante, un richiamo attivo, uno di quei bisogni che rappresentano
reale godimento nella vita. L’ordine delle cose vuol dire conoscere il collocamento degli oggetti
nell’ambiente, ricordare il luogo dove ognuno di essi si trova: ciò significa orientarsi nell’ambiente
e possederlo in tutti i suoi particolari. Che tutto ciò si rifletta in un piacere vitale lo dimostrano
alcuni giochi di bambini molto piccoli che ci sorprendono per la loro illogicità e che si riferiscono al
puro piacere di ritrovare gli oggetti al loro posto (es. nel gioco del nascondino tra bambini molto
piccoli, essi si nascondono in presenza di altri dietro o sotto un oggetto; questi usciranno dalla
stanza e quando vi rientreranno sarà con loro immenso piacere ritrovare i compagni là dove si
erano nascosti). Tutto ciò dimostra che la natura pone nel bambino la sensibilità all’ordine, come
costruzione di un senso interno che non è la distinzione delle cose, ma la distinzione dei rapporti
tra le cose; e perciò collega l’ambiente in un tutto dove le parti sono tra loro dipendenti. In questo
ambiente conosciuto nel suo insieme diviene possibile orientarsi per muoversi e raggiungere degli
scopi. È il bambino che ha operato per la mente dell’uomo a fine di dargli quella possibilità di
orientarsi e dirigersi per cercare il proprio cammino nella vita. L’ordine interno La sensibilità
all’ordine esiste nel bambino sotto due aspetti: quello esteriore (rapporti tra le parti
nell’ambiente) e quello interno (dà il senso delle parti del corpo che agiscono nei movimenti e
delle loro posizioni, ovvero l’orientamento interno). Il bambino non sente l’ordine come noi, che
siamo già ricchi di impressioni e indifferenti: ma il bambino è povero e viene dal nulla. Tutto ciò
che egli fa, lo fa dal nulla: egli solo sente le fatiche della creazione, e ci fa suoi eredi. Noi siamo
ricchi, perché siamo eredi del bambino, che trasse dal nulla tutti i fondamenti della nostra vita.

L’INTELLIGENZA L’intelligenza non si costruisce lentamente, dall’esterno; il bambino psichico viene


considerato come un soggetto passivo in balia dell’ambiente, un “vaso vuoto” da riempire e
modellare secondo le direttive dell’adulto. L’ambiente è fondamentale per la costruzione della
mente e bisogna considerare la sensibilità interiore del bambino. Vi è un periodo sensitivo
prolungato fino ai 5 anni, che rende il bambino capace di impadronirsi delle immagini
dell’ambiente; egli diventa osservatore che assume attivamente le immagini per mezzo dei sensi.
Secondo James, nessuno vede mai un oggetto nella sua totalità, ma ciascuno viene colpito da
alcuni particolari secondo i propri interessi. Una descrizione verrà fatta in modo diverso dai diversi
soggetti. Il bambino non ha esperienze e quindi parte dal nulla, agendo per mezzo della ragione. Il
ragionamento è una funzione naturale e creativa, e le immagini si organizzano a servizio di esso. Il
bambino è molto attratto dalla luce, dai colori e dai suoni, gode di questi elementi con vivacità. Il
ragionamento è in uno stato germinativo ed ha bisogno di aiuti esterni. A volte gli sforzi dei
bambini verso la costruzione di un ordine interiore vengono cancellati dagli adulti, che pongono
degli ostacoli lungo il loro cammino; è invece utile che il bambino capti spontaneamente le
immagini e grazie alle sue impressioni formi la propria intelligenza. I bambini, nel primo anno di
età, hanno già raccolto le impressioni sensoriali dell’ambiente, in modo tanto chiaro che già ne
riconoscono le immagini rappresentate nelle figure, cioè sopra un piano e in prospettiva. Tali
impressioni sono già sorpassate, e non presentano più un interesse vivo. A partire dal secondo
anno, invece, il bambino non è più attratto da colori accesi e oggetti vistosi, ma da forme minime
che a noi sfuggono, ovvero l’invisibile (es. insetti piccoli). Durante questa età, la natura porta
l’intelligenza a dei progressi successivi affinché il bimbo prenda completa conoscenza delle cose.
Lo spirito infantile è ignoto agli adulti e appare loro come un enigma, poiché giudicato solo dalle
reazione dell’impotenza pratica e non dall’energia psichica in se stessa possente. In rapporto ad
ogni manifestazione del bambino, c’è una ragione causale decifrabile; non vi è fenomeno che non
abbia i propri motivi, le sue ragioni d’essere. Ogni capriccio deve essere da noi considerato come
un problema da risolvere, un enigma da decifrare. La personalità psichica del bambino è molto
diversa dalla nostra, e non passa gradatamente dal minimo al massimo. Il bambino, cogliendo
particolari infimi e reali delle cose, deve nutrire un’idea di inferiorità a nostro riguardo, giacché noi
non vediamo nelle immagini che delle sintesi mentali, per lui inaccessibili: deve considerarci
incapaci, gente che non sa vedere. Egli vede che noi, indifferenti, non cogliamo particolari
interessantissimi. Per questo, l’adulto e il bambino non si comprendono.

LE LOTTE SUL CAMMINO DELLA CRESCENZA Dormire Il conflitto tra adulto e bambino inizia quando
quest’ultimo è arrivato nel suo sviluppo a poter agire; prima di questo momento nessuno può
impedirgli completamente di vedere e udire, poiché egli sviluppa da solo i sensi. Successivamente,
il bambino inizia ad agire e camminare, facendo sorgere nell’adulto un irresistibile istinto di difesa
contro di lui; è proprio in questo momento che si deve ricorre a degli adattamenti per far
convivere adulto e bambino (che hanno due stati psichici molto diversi, rendendo impossibile una
loro convivenza). Questi adattamenti saranno a svantaggio del bambino, che è in stato di assoluta
inferiorità sociale. Ciò che va fatto, è prediligere le urla, l’amore, il dovere, il controllo ed il
sacrificio. Spesso il genitore tende a delegare la cura e a far dormire tanto il bambino; in realtà, il
bambino ha diritto di dormire solo quando ha sonno e svegliarsi quando non ne ha più. Si
sconsiglia l’abolizione del classico letto del bambino e la sua sostituzione con un giaciglio molto
basso, quasi rasente al suolo, dove il piccolo possa stendersi ed alzarsi a suo piacere. L’adulto deve
cercare di interpretare i bisogni del bambino per seguirlo e assecondarlo con le proprie cure,
preparandogli un ambiente adatto, aiutandolo alla vita. È necessario che l’adulto si convinca a
tenersi in un posto secondario e si sforzi a comprendere il bambino col desiderio di farsi suo
seguace e aiuto della sua vita. CAMMINARE Uniformarsi alle necessità del piccolo rinunciando alle
proprie: ecco ciò che dovrebbe fare l’adulto. Il bambino non sviluppa il potere di camminare ritto
aspettando, ma camminando; quel primo passo è una conquista della natura, e segna il primo
passaggio dal primo al secondo anno di età. Comincia per il bambino una vita nuova. L’esercizio
del bambino entra in gioco, conquistando l’equilibrio e una deambulazione sicura, grazie allo
sforzo individuale. L’adulto cammina per raggiungere una meta esterna, tendendo dritto allo
scopo (ha nel passo un ritmo stabilito, che lo trascina quasi meccanicamente); il bambino cammina
per elaborare le proprie funzioni, ha quindi uno scopo creativo di se stesso (egli è lento, non ha
ancora un ritmo del passo e una finalità).

LA MANO L’iniziarsi della deambulazione e del linguaggio sono due tappe fondamentali nello
sviluppo del bambino, e si riferiscono al movimento: esse indicano che l’uomo (il bambino) ha
riportato la prima vittoria dell’io sopra i suoi strumenti di espressione o attività. Il linguaggio è una
vera caratteristica dell’uomo perché è espressione del pensiero, diversamente dalla
deambulazione, comune a tutti gli animali (non è una caratteristica dell’essere intelligente). I veri
“caratteri motori” collegati con l’intelligenza sono il linguaggio e l’attività della mano a servizio
dell’intelligenza per realizzare il lavoro. La mano è quell’organo che permette all’intelligenza non
solo di manifestarsi, ma di entrare in rapporti speciali con l’ambiente: l’uomo prende possesso
dell’ambiente con la sua mano e lo trasforma sulla guida dell’intelligenza. Per un istinto
subconscio, l’uomo ha dato importanza ed ha unito insieme le due manifestazioni motrici
dell’intelligenza, ovvero il linguaggio e l’attività della mano, come in alcuni simboli collegati alla
vita sociale dell’adulto (es. il matrimonio, il giuramento, in alcuni riti). L’adulto ha paura che le
mani del piccolo possano creare danno toccando gli oggetti, e si atteggia così in difesa di esso, ad
esempio ripetendogli “non toccare, non muoverti, non parlare”. Il bambino, per raccogliere
dall’ambiente gli elementi necessari alla sua prima costruzione mentale, ha bisogno di
impossessarsene, ma non si muove a caso; è lui stesso che sceglie ed esegue gli atti, seguendo il
suo io, e prendendo spunto da azioni che ha visto compiere intorno a sé (azioni rivolte al maneggio
o all’uso di qualche oggetto compiute dagli adulti). Il bambino fa quello che ha visto fare, imita
l’adulto (movimento costruttivo: imitare + conoscere come si fa = sapienza). Lo stesso vale per il
linguaggio: il bambino assume il linguaggio che sente parlare attorno a sé, ma non è un’imitazione
immediata, bensì il frutto di un’osservazione immagazzinata. Azioni elementari Prima di compiere
azioni logiche, il bambino comincia ad agire con scopi propri, usando gli oggetti con un fine spesso
inintelligibile agli adulti (da un anno e mezzo ai tre anni d’età). Il bambino è senza dubbio un extra-
sociale nell’ambiente adulto, ma chiudergliene l’accesso vuol dire reprimere la sua crescita come
lo si condannasse a diventare muto. Bisogna quindi preparare l’ambiente per accogliere le
superiori manifestazioni del bambino. L’opera della sua mano richiede “motivi di attività” sotto
forma di oggetti che vi corrispondano; qui si vedono bambini compiere delle azioni che richiedono
uno sforzo il quale va spesso al di là di ciò che noi crederemmo nella loro possibilità materiale. IL
RITMO L’adulto, che non ha compreso ancora l’attività della mano infantile come un bisogno vitale
e non vi riconosce la prima manifestazione di un istinto del lavoro, impedisce al b. di lavorare. Ma
non sempre dobbiamo pensare a una difesa dell’adulto: a volte egli fissa il suo modo di agire
secondo una sua costituzione mentale, con l’obiettivo di arrivare a un fine con l’azione più diretta,
quindi nel minor tempo possibile (“legge del minimo sforzo”). Vedendo così il bambino fare grandi
sforzi per compiere un’azione inutile che egli stesso potrebbe compiere in un attimo, l’adulto è
tentato ad aiutarlo, cancellando uno spettacolo che lo turba. L’adulto è irritato dal ritmo lento del
bambino e il suo modo di compiere inutilmente un’azione. Il ritmo fa parte dell’individuo, e non
può adattarsi a ritmi differenti senza soffrirne. L’adulto non deve sostituirsi al bambino e alle sue
azioni, ma deve “armarsi di pazienza” e sopportare il suo movimento, il disordine e il turbamento
che egli, essere vivace, porta nell’ambiente.

LA SOSTITUZIONE DELLA PERSONALITA’ La sostituzione dell’adulto al bambino può anche essere


quella di infiltrare la propria volontà in esso, sostituendola alla volontà di lui. “Sostituzione di
personalità” = l’adulto agisce nel bambino; un soggetto può essere suggestionato al punto da
sopprimere la propria personalità, sostituendola con un’altra. C’è un periodo della vita
particolarmente predisposto alla suggestione, dove la coscienza è in via di formazione e la
sensibilità verso gli elementi esteriori è in uno stato creativo qui l’adulto può insinuarsi, animando
con la propria volontà quella del bambino. L’amore all’ambiente La suggestionabilità dei bambini è
l’esagerazione di una tra le funzioni psichiche costruttive, cioè di quella caratteristica sensibilità
interiore, ovvero “l’amore all’ambiente”. Il bambino osserva le cose ed è attratto da esse,
comprese le azioni dell’adulto che poi riproduce. L’adulto ha quindi una missione: quella di
ispiratore di azioni infantili; ma egli deve agire lentamente affinchè il bambino capti l’azione e la
riproduca. Anche gli oggetti stessi, sensorialmente attraenti, possono avere un potere di
suggestione attrattiva, richiamando l’attività del bambino come una calamita. A partire da questo
punto è stato condotto un esperimento, con questi risultati: i bambini deficienti sono più vivaci,
allegri, si muovono molto e passano da cosa a cosa, appaiono intelligenti anche se non lo sono;
diversamente il bambino normale appare più calmo, attento e riflessivo, e agisce secondo ragione,
poiché deve essere consapevole di ciò che compie. Egli è mosso da una propria disciplina interiore,
organizzata intorno all’ordine.

IL MOVIMENTO Oltre che dal punto di vista fisico, il movimento è importante anche per la psiche
poiché infonde coraggio e fiducia in se stessi, eleva la moralità e suscita entusiasmo. È infatti
fondamentale che il bambino possa raccogliere le immagini e mantenerle chiare e ordinate,
perché l’io edifica la propria intelligenza grazie al vigore delle energie sensitive che la guidano. Si
costruisce così la ragione, ovvero ciò che distingue l’uomo, essere razionale e individuo che,
ragionando e giudicando, può volere, e quando vuole si mette in movimento. Per comprendere
l’essenza del movimento bisogna considerarlo come l’incarnazione funzionale dell’energia
creatrice che porta l’uomo all’altezza della sua specie, animando in lui l’apparato motore,
strumento col quale egli agisce nell’ambiente esterno compiendo il suo ciclo personale, la sua
missione. Il movimento non è solo espressione dell’io, ma anche fattore indispensabile per la
costruzione della coscienza, essendo l’unico mezzo tangibile che pone l’io in relazioni ben
determinate con la realtà esterna. Esso è fattore essenziale per la costruzione dell’intelligenza.

L’INCOMPRENSIONE Non avendo l’adulto alcuna nozione circa l’importanza dell’attività motrice
del bambino, si limitò ad impedire tale attività come se questa potesse essere causa di
perturbazioni. Non è facile rendere comune l’idea che il movimento ha importanza considerevole
per la costruzione intellettuale e morale dell’uomo; esso è legato alla personalità e nulla può
sostituirlo. INTELLETTO D’AMORE Tutti i travagli della vita che si svolgono secondo ed entro le
proprie leggi e stabiliscono armonia tra gli esseri, acquistano coscienza sotto forma di amore,
ovvero il controllo della salvezza e il segno della salute. Il motore è l’istinto, l’impulso creatore
della vita. Ma questo, realizzando la creazione, tende a far sentire l’amore, e per questo esso
colma la coscienza del bambino: e la realizzazione di se stesso si effettua nel b. tramite l’amore. Si
parla di “intelletto d’amore” quando ci si riferisce a quell’ispirazione che spinge i b. a osservare in
modo vivace e minuzioso quei tratti dell’ambiente che, per noi adulti, sono insignificanti e privi di
animazione. L’intelligenza del bambino, poiché egli osserva con amore, e mai con indifferenza, gli
rivela l’invisibile. Nell’ambiente l’oggetto d’amore è specialmente l’adulto, da cui il b. riceve gli
oggetti e gli aiuti materiali, e da cui prende ciò che gli necessita per la propria formazione. L’adulto
viene considerato dal b. un essere venerabile, da cui escono parole che egli assimilerà per
costruire poi il linguaggio. Infatti, le parole e gli atti dell’adulto lo affascinano fino a penetrare in lui
come una suggestione; egli è perciò estremamente sensibile di fronte all’adulto, fino a permettere
che quest’ultimo viva e agisca in lui stesso. Di fronte all’adulto il bambino è disposto
all’obbedienza fino alle radici dello spirito. I capricci e le disobbedienze del bambino non sono
altro che aspetti d’un conflitto vitale fra l’impulso creatore e l’amore verso l’adulto, il quale non lo
comprende. In questi casi, l’adulto deve individuare la difesa di un gesto vitale necessario allo
sviluppo del bambino. Bisogna riflettere che il b. desidera obbedire e che ama l’adulto,
desiderando di stargli accanto. Senza il b. che l’aiuta a rinnovarsi, l’uomo degenererebbe. Per
questo la Montessori paragona l’immagine del Cristo al bambino che cerca di insegnarci l’amore.

PARTE SECONDA L’EDUCAZIONE DEL BAMBINO L’adulto non percepisce la vita psichica del
bambino; l’ambiente dell’adulto è inadeguato e pieno di ostacoli tra i quali il bambino sviluppa
difese e resta vittima di suggestioni. È da questa realtà che fu studiata la psicologia del b. e ne
furono giudicati i caratteri, per farne base dell’educazione. Ogni capriccio del b. è l’impressione
esteriore di una causa profonda; c’è un uomo nascosto, un bambino sconosciuto, un essere vivo
sequestrato che bisogna liberare. Questo è il primo compito urgente dell’educazione, e liberare in
questo senso è conoscere: anzi è scoprire l’ignoto. A tal fine, bisogna preparare un ambiente
aperto, adatto al momento vitale così che possa rivelare il segreto del bambino. la vera educazione
nuova consiste nello scoprire il bambino e realizzare la sua liberazione. Poi segue il problema
dell’aiuto che si deve offrire al bambino. L’adulto, che fa parte dell’ambiente, deve adattarsi ai
bisogni del b. e renderlo indipendente per non essergli di ostacolo e per non sostituirsi a lui nelle
attività, attraverso le quali avviene la sua maturazione. Il principio del metodo Montessori sta
proprio nell’importanza centrale che si dà all’ambiente (preparato a misura e ad esigenza del
bambino). Inoltre, introduce la figura di un nuovo tipo di maestro, il maestro passivo, che toglie
innanzi al bambino l’ostacolo della propria attività e autorità, affinchè si faccia attivo il bambino, e
che è soddisfatto quando lo vede agire da solo e progredire senza attribuirne a se stesso il merito.
Altro principio: bisogna rispettare la personalità infantile. Questi tre punti essenziali si sono svolti
in istituzioni educative particolari, che ebbero in principio il nome di “Case dei bambini”. Ciò che
ha più suscitato discussione è il capovolgimento adulto/bambino: il maestro senza cattedra né
autorità, e quasi senza insegnamento, e il bambino fatto centro dell’attività, che impara da solo,
libero nella scelta delle sue occupazioni e dei suoi movimenti. Il concetto dell’ambiente materiale
adatto alle proporzioni del corpo del fanciullo fu invece accolto con simpatia: stanze chiare e
luminose, finestrette basse coperte di fiori, poltroncine, tende graziose, credenze basse a portata
di mano dei b., che vi dispongono gli oggetti e vi prendono ciò che desiderano. Le origini del nostro
metodo Nel 1906 fu inaugurata una nuova scuola di piccoli bambini normali tra i 3 e i 6 anni, e
Maria Montessori fu qui chiamata come educatrice. Erano bambini poveri, denutriti, piangenti,
rumorosi, con il viso senza espressione, gli occhi smarriti e senza uno stimilo psichico. La
Montessori percepì subito che bisognava realizzare “la liberazione dell’anima del bambino”; i b.
dovevano essere allontanati da tutti gli ostacoli repressivi per trasformarsi e riapparire come
nuovi, e per farlo erano necessarie quelle circostanze favorevoli che servivano a far riaffiorare
all’esterno un’anima sepolta, anche se molte di esse sarebbero sembrate opposte e negative
rispetto a uno scopo così elevato.

LA RIPETIZIONE DELL’ESERCIZIO La Montessori osservò come nei bambini molto piccoli il ripetere
esercizi più volte susciti un profondo interesse. In quell’età l’attenzione è instabile, inafferrabile, e
passa da cosa a cosa senza fermarsi; eppure accadono fatti di concentrazione dove l’io si sottrae a
tutti gli stimoli esterni. Ogni volta i bambini escono da questi momenti come persone riposate,
piene di vita, con l’aspetto di chi ha provato una grande gioia. Questi fatti sono definiti “ripetizione
dell’esercizio”. Più un esercizio viene insegnato con esattezza di particolari nell’esecuzione e più
sembra diventare stimolo a una ripetizione inesauribile.

LIBERA SCELTA La Montessori osserva che quando la maestra distribuisce il materiale i bambini si
avvicinano a lei nonostante lei dica loro di stare a posto. Conclusione : i bambini sono
disobbedienti. Osservandoli però, la Montessori capì che il loro intento era quello di rimettere a
posto gli oggetti. In questo modo sorse una specie di vita nuova: mettere in ordine gli oggetti era
un’attrattiva vivissima. I b. avevano dei desideri particolari e sceglievano le loro occupazioni. Da
allora vennero adottate credenza basse, dove il materiale viene posto a disposizione dei b. che lo
scelgono secondo i loro bisogni interiori. Ne deriva il principio della libera scelta, accompagnato da
quello della ripetizione dell’esercizio. Nell’ambiente del b. tutto deve essere misurato, oltre che
ordinato, perché proprio dall’eliminazione di confusione e superfluità nascono appunto l’interesse
e la concentrazione (questo si intuì poiché la Montessori osservò come i b., tra una vasta gamma,
tendevano a scegliere sempre gli stessi oggetti).

I GIOCATTOLI Benchè ci fossero nella scuola a disposizione dei b. dei giocattoli splendidi, nessuno
di loro se ne curava. Per tal motivo, la Montessori insegnò loro a maneggiarli, capendo che il gioco
è per il b. qualche cosa di inferiore per la sua vita e a cui egli ricorre in mancanza di meglio; c’è
qualcosa di più elevato nell’animo del b. che prevale su tutte le cose futili. Il b. cresce di continuo,
e tutto quanto si riferisce ai mezzi di sviluppo è per lui affascinante che lo fa indifferente all’attività
oziosa.

PREMI E CASTIGHI Nelle Case dei Bambini, la Montessori abolì sia i premi che i castighi per una
maggiore armonia, non essendo utili alla maturazione dei bambini. Ciò che fu sorprendente era il
frequente rifiuto del premio; c’era un risveglio della coscienza, un senso della dignità che non
esistevano prima.
IL SILENZIO Un giorno la Montessori entrò in classe con una bambina di 4 mesi tra le braccia,
mostrando agli altri bambini come ella restasse in silenzio e respirasse molto delicatamente. Sfidò i
bambini a fare altrettanto. Da questo episodio nacque così l’esercizio del silenzio: nessuno faceva
il più impercettibile movimento, nella manifestazione di una corrispondenza che veniva da un
desiderio profondo. I bambini non sono solo sensibili al silenzio, ma anche a una voce che nel
silenzio li chiama in modo impercettibile. Ogni esercizio di movimento, di cui ogni errore può
essere controllato, come in questo caso il rumore nel silenzio, guida i bambini a perfezionarlo: la
ripetizione dell’esercizio può condurre a un’educazione esteriore degli atti, così fine, che sarebbe
impossibile ottenerla con un insegnamento esterno. In tale esercizio, i bambini, con grande
stupore, rifiutavano spontaneamente delle dolcezze esteriori inutili mentre si elevavano alla vita
spirituale (es. rifiuto dei dolci come premio per esser stato in silenzio).

LA DIGNITA’ La Montessori sostiene che i bambini sono sensibili a quegli atti di disprezzo con cui
gli adulti li umiliano, poiché essi hanno un profondo senso di dignità personale. I bambini non
hanno timidezza, tra il loro animo e l’ambiente non esistevano ostacoli, niente da nascondere, da
temere.

LA DISCIPLINA Malgrado la scioltezza e disinvoltura dei modi, i b. nel loro insieme davano
l’impressione di essere molto disciplinati; ordine e disciplina uniti, strettamente alla spontaneità,
erano il principale oggetto di attrattiva per chi li osservava. Chiunque osservava i bambini della
“Casa dei bambini” nota un’armonia dovuta al fatto che ogni bambino è libero di fare ciò che gli
interessa, ed è immerso in ciò che fa secondo il metodo insegnatogli. La calma nelle classi al lavoro
era impressionante, nessuno l’aveva provocata, anzi mai nessuno avrebbe potuto ottenerla
dall’esterno. L’ordine e la disciplina raggiungevano la libertà.

L’INIZIO DELL’INSEGNAMENTO La scrittura – La lettura La Montessori intuì che se il bambino


poteva toccare le lettere e sentire la loro forma, trovava meno difficoltà a riprodurle. Per questo
motivo creò lettere in carta smerigliata incollandole su fogli di legno; i bambini, in questo modo,
erano entusiasti all’idea di imparare a scrivere (al contrario quando si provò ad insegnare loro a
scrivere, essi erano disinteressati). La mano si impadronisce di un lavoro vitale e inconscio, come è
il linguaggio parlato, e crea un altro linguaggio che lo riflette in tutti i particolari. Stabilito un
alfabeto, il linguaggio scritto dovrebbe derivarne logicamente, come conseguenza naturale. Per
questo, bisogna che la mano sappia tracciare dei segni, e i b. trovavano gioia nello scrivere
ovunque, ad es. con gessetti per terra e sui muri. Diversamente, quando le maestre presentavano
dei libri ai b., questi furono accolti con freddezza: come oggetti con belle figure sì, ma che
distraevano da quella cosa appassionante che concentrava tutto in sé, ovvero la scrittura. Solo
successivamente i b. incominciarono a capire che cosa fosse la lettura, collegandola con la scrittura
(i b. seguivano con gli occhi la mano della Montessori che tracciava i segni sulla carta bianca,
penetrando nell’idea che essa trasmetteva i suoi pensieri come se parlasse). Quando i bambini si
dimostrarono pronti ad avvicinarsi alla lettura, Montessori notò che preferivano i racconti; così
ideò libri e racconti adatti ai bambini.

PARALLELI FISICI Durante tutto il tempo trascorso, non si era fatto nulla per migliorare le
condizioni fisiche dei b., ma ormai nessuno avrebbe riconosciuto nei loro visi coloriti, nel loro
aspetto vivace, i piccoli denutriti e anemici, che sembravano bisognosi di cure, di alimenti e di
medicine ricostituenti. Essi erano sani come se avessero fatto cure di sole e di aria. Se cause
psichiche deprimenti possono avere un’influenza sul metabolismo abbassandone la vitalità può
anche avvenire il contrario: cause psichiche esaltanti possono influire riattivando il metabolismo e
tutte le funzioni fisiche.

CONSEGUENZE Il metodo utilizzato per ottenere i risultati finora descritti non si vede: ciò che si
vede è il bambino e la sua anima, liberata dagli ostacoli e che agisce secondo la propria natura. Le
qualità infantili intraviste appartengono semplicemente alla vita, e non sono affatto la
conseguenza di un “metodo di educazione”. Quei fatti naturali possono però essere influenzati
dall’opera di educazione che abbia lo scopo di proteggerli, coltivarli in modo di aiutarne lo
sviluppo. “Allontanare gli ostacoli” è il primo passo fondamentale dell’educazione per liberare
l’anima del bambino dagli ostacoli che gli impediscono lo sviluppo dei caratteri psichici naturali. I
punti più importanti del metodo sono tre:  Un ambiente piacevole, dove i bambini non
incontrano costrizioni;  La presenza di una maestra umile, calma e disponibile;  La disponibilità
di materiale scientifico adatto e attraente per il bambino, e dei mezzi, che permettono un’analisi e
un raffinamento dei movimenti e provocano il concentrarsi dell’attenzione. Lavoro individuale: 
Ripetizione dell’esercizio;  Libera scelta;  Controllo dell’errore;  Analisi dei movimenti; 
Esercizio di silenzio;  Buone maniere nei contatti sociali;  Ordine nell’ambiente;  Pulizia
accurata della persona;  Educazione dei sensi;  Scrittura isolata dalla lettura;  Scrittura
precedente la lettura;  Letture senza libri;  Disciplina nella libera attività. Abolizione dei premi e
dei castighi:  Abolizione dei sillabari;  Abolizione delle lezioni collettive;  Abolizione di
programmi ed esami;  Abolizione di giocattoli e golosità;  Abolizione della cattedra della maestra
insegnante. Dal b. sono venute delle direttive pratiche positive, sperimentali, per costruire un
metodo educativo dove la scelta da lui fatta è guida alla costruzione, e la sua vivacità vitale agisce
da controllo dell’errore. “Evoluzione” è il primo termine per indicare i successivi sviluppi di tale
metodo singolare, perché i nuovi particolari sono dovuti a una vita che si svolge a spese
dell’ambiente. Le scuole che seguirono la prima “Casa dei bambini” sono state la continuazione
della stessa attitudine di attesa dei fenomeni spontanei dei bambini, senza che si fosse ancora
precisata una preparazione esteriore di metodi definiti.

BAMBINI PRIVILEGIATI Il bambino povero è abituato a non avere nulla, la sua attenzione viene
attirata facilmente dagli oggetti presenti nella scuola. Al contrario, i bambini che sono abituati ad
avere tutto non sono attratti immediatamente dagli oggetti e tendono ad ignorarli, a non prestare
abbastanza attenzione. La maestra in questi casi deve cercare di far scoprire al bambino l’anima
dell’oggetto che attirerà di conseguenza la sua attenzione; in tal modo si avrà un corretto sviluppo
scolastico.
LA PREPARAZIONE SPRITUALE DEL MAESTRO Sbaglierebbe il maestro che pensasse di potersi
preparare alla sua missione solo per mezzo di nozioni e studio: si richiedono da lui precise
disposizioni di ordine morale. Egli deve preparsi interiormente studiando se stesso per scoprire i
propri difetti, e quindi controllarli per poter entrare in armonia con i bambini. Per far ciò essi
hanno bisogno di una certa istruzione, nella quale qualcuno indichi loro quello che c’è da vedere in
sé stessi. Il maestro deve essere “iniziato”, educato per diventare educatore. In particolare, il
maestro deve controllare le proprie cattive tendenze, in particolare ira e orgoglio, e può farlo in
due modi: uno interiore (lotta dell’individuo contro i propri difetti), e uno esteriore (resistenza
esterna alle manifestazioni delle nostre cattive tendenze). I b. sono creature incapaci di difendersi
e comprenderci, e che accettano tutto quanto loro si dice; l’educatore deve quindi riflettere sugli
effetti di cotesta situazione nella vita del fanciullo, che non comprende l’ingiustizia con la ragione,
ma la sente nello spirito, deprimendosi. Da qui le reazioni infantili (timidezza, bugie, capricci,
pianti, insonnie, timori eccessivi, che rappresentano un inconscio stato di difesa del b. stesso, la
cui intelligenza non riesce a determinare la causa effettiva, nelle sue relazioni con l’adulto. La
preparazione che il metodo montessoriano esige nel maestro è l’auto-esame, la rinuncia alla
tirannia; egli deve espellere dal proprio cuore ira e orgoglio. Questo non significa che non deve
rimproverare il bambino all’occorrenza, ma deve sempre ricordarsi che il bambino è una persona
ed ha diritto ad essere rispettato come tale.

LE DEVIAZIONI I caratteri infantili che spariscono con la normalizzazione sono la quasi totalità,
ovvero: disordine, disobbedienza, svogliatezza, golosità, egoismo, litigio, capriccio, ma anche il
piacere ai racconti, l’immaginazione creativa, l’attaccamento alle persone, il gioco, la curiosità,
l’imitazione, l’incostanza e l’instabilità dell’attenzione. La natura del b. com’era stata prima
conosciuta, è un’apparenza che copre un’altra natura primitiva e normale. Se la normalizzazione è
collegata con un fatto determinato e unico, cioè la concentrazione in un’attività motrice, che
mette in rapporto con la realtà esteriore, si deve supporre che all’origine di tutte le deviazioni stia
un fatto solo, ovvero che il b. non ha potuto realizzare il disegno primirivo del suo sviluppo,
agendo su di lui l’ambiente nell’età formativa: quando la sua energia potenziale doveva svolgersi
attraverso l’incarnazione.

LE FUGHE Incarnazione: l’energia psichica deve incarnarsi nel movimento e comporre l’unità della
personalità agente. Se questa unità non si è raggiunta, energia psichica e movimento devono
svolgersi separatamente e ne deriva l’uomo spezzato. Poiché nella natura nulla si crea e nulla si
distrugge, queste dovendo svolgersi fuori della finalità segnata dalla natura, si svolgono deviando
perché hanno perso il loro oggetto e vanno nel vuoto, nel caos. L’intelligenza che avrebbe dovuto
costruirsi attraverso le esperienze del movimento, fugge verso la fantasia e vafa tra immagini e
simboli. Le azioni dei b. restano incomplete perché l’energia passa attraverso le cose senza
fermarsi. I giocattoli sembrano essere la rappresentazione di un ambiente inutile, senza scopo. Essi
sono le sole cose che l’adulto ha fatto per il b. psichico, offrendogli un materiale su cui egli può
esercitare liberamente la sua attività; l’adulto è convinto che il giocattolo costituisca il mondo in
cui il b. trova la felicità. La psicoanalisi ha riconosciuto il lato anormale dell’immaginazione e del
gioco, collocandoli tra le “fughe psichiche”.

LE BARRIERE L’intelligenza è deivata poiché si giudica che una grande intelligenza creativa non
può applicarsi a cose pratiche; questa è la forma più evidente che il b. deviato ha una diminuzione
dell’intelligenza, perché egli non la possiede e nemmeno può condurla verso il suo svolgimento. Il
livello d’intelligenza media dei b. comuni è basso rispetto all’intelligenza dei bambini normalizzati.
Le deviazioni possono causare sia le fughe che le barriere; queste ultime sono delle difese che
impediscono al bambino di comprendere, che può essere paragonato ad un fanciullo cieco e
sordo. Se le barriere si riferiscono a molte materie di studio, si possono confondere con delle vere
e proprie deficienze. GUARIGIONI Nelle scuole normalizzatrici le fughe sono le più facilmente
rimovibili. La scomparsa delle deviazioni avviene come un fatto spontaneo, una trasformazione
naturale. Invece le barriere sono dure da sconfiggere, anche in bambini piccoli. È una costruzione
interiore che chiude lo spirito e lo nasconde per difenderlo dal mondo. Un dramma occulto si va
svolgendo dentro quelle barriere multiple, che spesso separano da tutto ciò che è bello al di fuori
e che sarebbe causa di felicità.

L’ATTACCAMENTO Se il bambino è particolarmente debole, mancante di energia vitale, tende ad


avere un rapporto dipendente nei confronti dell’adulto, cercando di attirare la sua attenzione con
continue domande, delle quali non gli interessa neppure la risposta. Sono bambini lagnosi,
annoiati, sembrano piccoli sofferenti e vengono giudicati delicati di sentimento e sensibili agli
affetti. Domandano che l’adulto gli aiuti, che racconti loro storie, senza abbandonarli mai.
Generalmente fa tutto ciò che possa compiacere l’adulto. Quest’ultimo non si rende conto che
sostituisce il suo volere alla personalità reale del bambino (decadimento dell’inerzia, oziosità,
accidia).

IL POSSESSO Il b. attivo ha l’espressione di una creatura che vive in ambiente adatto, ovvero fuori
dal quale non potrebbe realizzare se stessa. Se non ha questo ambiente di vita psichica, tutto
rimane debole in esso, deviato e chiuso, annoiato e fuori dalla società. Egli vede solo le cose e ne
desidera il possesso; la luce intellettuale e l’amore diventano in tal caso inutili. Quasi tutte le
deviazioni morali sono conseguenza di questo primo passo che decide tra amore e possesso. La
parte attiva del b. si proietta fuori come i tentacoli di una piovra, a stringere e a distruggere gli
oggetti a cui rimane afferrato con passione. I fanciulli più forti e attivi difendono i loro oggetto
anche con la lotta contro gli altri bambini, che ugualmente vorrebbero possederli: è il male
interiore e non l’oggetto la causa del possesso. Anche i b. a caratteri remissivi riversano il loro
interesse su cose esterne, materiali e di nessun valore. Questi bambini hanno un modo diverso di
possedere, non litigioso e senza competizione; essi accumulano oggetti più diversi, di nessuna
attrattiva. Questo fenomeno, secondo Adler, è collegato all’avarizia, per cui l’uomo sta attaccato a
molte cose e non vuole cederle anche se non gli servono a nulla.

IL POTERE Un altro aspetto della deviazione che va di pari passo con il possesso è il desiderio di
potere. Il bisogno di potere è normale se si vuole raggiungere a fin di bene, è deviazione quando
l’uomo prende le cose con la forza solo per la propria sete di potere. Il bambino deviato capisce
che attraverso l’adulto, che è il detentore del potere, può ottenere molto di più con le proprie
forze, quindi inizia la sua opera di convinzione attraverso i classici capricci. Il bambino vede
nell’adulto colui che può realizzare tutti i suoi desideri. Un tal sentimento ha una piena
realizzazione nei racconti delle fate (il romanzo dell’anima del b.); in quei racconti i bambini
sentono esaltato sotto forme attraenti il loro desiderio oscuro. Ma più l’adulto concede, più il
bambino desidera. E poiché il mondo materiale ha limiti severi, a differenza dell’immaginazione, il
capriccio del bambino diventa il castigo dell’adulto che si riconosce colpevole e afferma “Ho viziato
il mio bambino”. Ma non si può tornare indietro, non si può correggere il capriccio del bambino. IL
COMPLESSO DI INFERIORITA’ L’adulto disprezza il bambino inconsciamente perché pensa che “il
bambino è vuoto” e innanzi a lui, egli può tutto (anche il diritto di mostrare sentimenti inferiori
che avrebbe vergogna di mostrare nella società degli adulti, come l’avarizia, il sentimento di
tirannia e assolutismo). Lì avviene la continua e lenta demolizione dell’io infantile. Nonostante
l’adulto vorrebbe vedere il suo bambino famoso e potente, non può fare a meno in certi momenti
di essere autoritario, tiranno. Si vengono a creare dei complessi nel bambino come quello di
essere un inferiore perché ritenuto pericoloso per gli oggetti. Il bambino deve inoltre seguire una
successione degli atti (importantissimi per la costruzione della personalità) a differenza dell’adulto
che non ci fa più caso perché li considera naturali, automatici e meccanici. Nel bambino, la
successione degli atti viene interrotta dall’adulto che, senza considerarlo, dimostra vane le sue
azioni, facendolo sentire inutile, inferiore. Il ha però b. ha bisogno di costruirsi questo
fondamento. Il b. sente quindi di essere diverso da tutti, inferiore, e porterà conseguenze negative
poiché quando in futuro l’adulto spiegherà al b. che bisogna essere responsabili, egli dovrà avere
prima la convinzione di essere padrone delle proprie azioni e avere fiducia in se stesso. Lo
scoraggiamento più profondo è quello che viene dalla convinzione di “non potere”. L’adulto
spegne di continuo nel b. il senso dello sforzo quando umilia in lui il sentimento della propria forza
e lo convince di incapacità. Ne deriva lo scoraggiamento, la mancanza di fiducia in sè. Il complesso
di inferiorità è un ostacolo che può restare permanente, come il senso umiliante di sentirsi capaci
ed inferiori agli altri (timidezza, incertezza, ritirarsi davanti a difficoltà e critiche).

LA PAURA La paura è uno dei caratteri naturali del bambino, ed è collegata a un perturbamento
profondo, indipendente dalle condizioni dell’ambiente; essa fa parte del carattere. Spesso questo
carattere è presente nei bambini che dipendono dagli adulti, perché questi per ottenerne
obbidienza incutono loro delle paure. La paura che si manifesta davanti ad un pericolo è presente
più negli adulti che nei bambini; questi ultimi, infatti, si espongono ai pericoli ripetutamente (es.
arrampicarsi agli alberi). I fatti reali e comuni ai b. si riferiscono a una prudenza che permette loro
di evitare i pericoli e perciò di viverci in mezzo. Quello che la scuola vuole insegnare ai bambini è
proprio la prudenza con la quale si evitano i pericoli. La normalizzazione non è gettarsi nei pericoli,
ma sviluppare una prudenza che permette loro di conoscerli e dominarli.

LE BUGIE Le deviazioni psichiche dipendono sempre dalle stesse radici profonde: è in quelle che si
trova il segreto unico della normalizzazione. Uno tra questi è la bugia, che può essere di molti tipi:
 Bugia vesanica: irrefrenabile, collegata all’isterismo, intreccio di bugie;  Bugie incoscienti dei
bambini: bisogno di dire cose fantastiche, vera invenzione, forma artistica, non detta per
ingannare;  Bugie conseguenze di un ragionamento astuto;  Bugie dette per pigrizia; Bugie
ingenue: proprie di bambini deboli e remissivi, dette in fretta, senza riflesso difensivo,
disorganizzate, improvvisate, contro le quali combattono gli educatori. La bugia è uno di quei
fenomeni collegati con l’intelligenza che nell’infanzia sono ancora in formazione, ma che vanno
organizzandosi con il crescere dell’età, e vengono a costituire una parte così importante nella
società degli uomini, da essere indispensabile, decente, e anche. La chiarezza delle idee, l’unione
con la realtà, la libertà dello spirito, l’interesse attivo a cose elevate, contribuiscono a sconfiggere
la bugia e ricostruire un’anima sincera. In realtà, sono le finzioni dell’adulto (e non le bugie del
bambino) che rappresentano la terribile veste che si fa vita; lo schermirsi è la bugia del
sentimento, che l’uomo costruisce in sé medesimo per poter vivere, o sopravvivere nel mondo col
quale i suoi sentimenti puri e naturali sarebbero in conflitto; e dato che non è possibile vivere
permanentemente in uno stato di conflitto, l’anima si adatta.

RIFLESSI SULLA VITA FISICA Accanto alle deviazioni psichiche si allineano molte specie di caratteri:
tra questi alcuni sembrano divergenti, perché si riflettono sulle funzioni del corpo. All’apparire
delle deviazioni psichiche, ad esempio, si perdono le sensibilità protettive che guidano verso la
salute; ne derivano gli squilibri dell’alimentazione nel b. deviato. I bambini forti e attivi, mangiano
più del necessario e sono sotto cure mediche spesso a causa di disturbi digestivi. Essi, una volta
inseriti in un programma di normalizzazione, perdono il gusto della golosità e cessano di essere
voraci. Attraverso la conversione dei b., si riprendeva così una sensibilità vitale. Diversamente, i
bambini remissivi provano ripugnanza verso il cibo, a volte causata dall’impulso difensivo verso
l’adulto che lo vuole far mangiare secondo i suoi ritmi (diversamente i bambini fanno lunghe pause
prima di finire il pasto). In altri casi il bambino non ha appetito a causa della sua costituzione, e
sono una via lo può guarire : allontanarlo dalla persona che lo reprime e portarlo in un ambiente
attivo e favorevole per fargli perdere quell’attaccamento che gli reprime lo spirito. La psicanalisi
interpreta questo fatto come un “istinto verso la morte” (es. alcool, droghe). Ogni deviazione
psichica orienta l’uomo verso il cammino della morte e lo fa attivo nella distruzione della propria
vita: questa tendenza appare già in forma lieve nella prima infanzia. Le malattie possono avere
sempre il loro coefficiente psichico, perchè vita psichica e fisica sono collegate insieme: ma
l’alimentazione anormale apre la porta all’avvento di tutte e le invita tutte. La malattia è talvolta
una pura apparenza con cause esclusivamente psichiche, come fosse un’immagine di sé anziché
una realtà (“fughe nella malattia”: sintomi reali sebbene inesistenti, collegate al subconscio).

PARTE TERZA LA LOTTA FRA L’ADULTO E IL BAMBINO Il conflitto tra l’adulto e il bambino ha
conseguenze che si estendono nella vita umana quasi all’infinito. I mali più evidenti dell’uomo
adulto si riflettono sull’infanzia, e la vita infantile può indicarcene i primi sintomi. Qualasiasi male
grande e visibile è accompagnato da un’infinità di mali minori. Noi possiamo osservare bambini
innocenti condannati a portare in sé le conseguenze fatali di uno sviluppo viziato da errori secolari.

L’ISTINTO DEL LAVORO Lo sviluppo della personalità del bambino, nonché la sua libertà, è
l’indipendenza progressiva dall’adulto. Tra le rivelazioni fatte dal b. ce n’è una essenziale, ovvero il
fenomeno della normalizzazione per mezzo del lavoro; senza di esso non si può organizzare la
personalità: l’uomo si costruisce lavorando, poiché il lavoro edifica l’esistenza umana di fronte
all’ambiente. A volte, il lavoro viene respinto dall’adulo perché viene forzato da potenti barriere
psichiche; altre volte, invece, il lavoro si collega all’intimo impulso dell’istinto, diventando
incantevole, irresistibile, generando così il progresso della civiltà. Il lavoro è la caratteristica più
singolare dell’uomo poiché il progresso della civiltà è legato alla multiforme abilità che tende alla
creazione dell’ambiente per facilitare la vita umana. Quest’ambiente è super-naturale, e l’uomo va
progressivamente abituandosi finchè essa diventa il suo elemento vitale. L’uomo si è costruito il
proprio ambiente, e in esso vive. Ciascun individuo si trova legato agli altri, e ciascuno contribuisce
col proprio lavoro al complesso in cui vive l’umanità, l’ambiente super-naturale. L’uomo nasce con
una finalità concentrata nel lavoro, poiché è la natura che lo spinge a costruire qualcosa che
dipende da lui e che deve essere unito all’esistenza e ai fini della creazione.
LE CARATTERISTICHE DELLE DUE SPECIE DI LAVORO Adulto e bambino, fatti per amarsi e convivere
amorosamente, si trovano in lotta continua per l’incomprensione che corrode le radici della vita e
che sviluppa un groviglio di azioni e reazioni. Tale conflitto è dovuto da varie questioni. L’adulto ha
una missione: seguire il bambino e adattarsi ai suoi ritmi e alle sue necessità pratiche di sviluppo,
ma il suo ambiente è troppo complicato e inadatto al bambino, e il suo ritmo troppo frenetico,
diventando per il fanciullo un ostacolo. Non si pensa a offrire al b. un ambiente adatto alle sue
esigenze, e al suo bisogno di azione e lavoro. Le questioni sociali sono due (perché due sono le
forme di vita): la questione sociale dell’adulto e la questione sociale del b., con i loro rispettivi tipi
essenziali di lavoro, entrambi necessari per la vita dell’umanità. Il lavoro dell’adulto L’adulto deve
costruire l’ambiente “super-naturale” attraverso il lavoro produttivo, che è sociale, collettivo e
organizzato. Per fare ciò, gli uomini devono sottostare a norme sociali, che impongono una
disciplina organizzativa (es. legge della divisione del lavoro; legge del minimo sforzo). Però, poiché
la materia che l’uomo lavora è limitata, sorge la competizione e agiscono le “deviazioni”
dell’individuo, generatrici di conflitti. La “brama di possesso” non ha limiti; esso domina l’amore,
sostituendolo con l’odio. Il b. vive materialmente accanto all’adulto e si trova, in ogni famiglia,
associato alle più diverse condizioni di vita. Egli rimane tuttavia estraneo all’attività sociale
dell’adulto, poiché la sua attività non può applicarsi alla produzione sociale. Il b. è quindi un
“extra-sociale” per eccellenza, che disturba sempre là dove si trovano gli adulti. La sua mancanza
di adattamento è aggravata dalla circostanza di essere attivo e incapace di rinunciare alla propria
attività; si tende perciò a combatterla, obbligando il b. a non intervenire, a non dar fastidio,
cercando di ridurlo alla passività. Il lavoro del bambino Anche il b. è un lavoratore e un produttore:
egli deve produrre l’uomo, e l’adulto non può intervenire in questo lavoro. È un lavoro incosciente,
realizzato da un’energia spirituale che si sta sviluppando, ed è fatto di attività, poiché egli crea con
il suo continuo lavoro, nel quale utilizza anche l’ambiente esterno, ovvero lo stesso che l’adulto
utilizza e trasforma. L’adulto perfeziona l’ambiente, ma il b. perfeziona l’essere. Noi adulti
dipendiamo dal b. Confronto tra le due specie di lavoro Il lavoro del b. è costituito da azioni in
relazione con oggetti reali del mondo esterno, e l’adulto potrebbe farne materia di studio.
Entrambi, adulto e bambino, svolgono a spese dell’ambiente un’attività immediata, cosciente e
volontaria, ma con finalità non direttamente cosciente e volontaria. Ciascun adulto è prodotto dal
lavoro creatore di un essere infantile, e questo può essere studiato in tutte le sue parti dall’adulto;
entrambe le finalità implicano un lavoro a spese dell’ambiente. Quando un b. lavora non lo fa per
raggiungere uno scopo esteriore; egli esce dal lavoro rafforzato e pieno di energia. Il b. non segue
la legge del minore sforzo, bensì una legge contraria, poiché consuma una quantità enorme
d’energia in un lavoro senza scopo, impiegando energia potenziale nell’esecuzione di tutti i
particolari; egli non ammette ricompense né concessioni (lavorando cresce, e perciò il lavoro
aumenta la sua energia). L’uomo invece non si preoccupa delle cose esterne, e la usa soltanto nel
momento opportuno per il perfezionamento interiore; egli deve aiutare il bambino a fare da solo,
ad agire e effettuare il proprio lavoro nel mondo. Conclusione: è necessario preparare l’adulto
affinchè aiuti il bambino.

GLI ISTINTI- GUIDA Anche nella natura, esistono due forme di vita, quella dell’adulto e quella
dell’infante, diverse a contrastanti tra loro. Vita dell’adulto  caratterizzata dalla lotta (lotta
dell’adattamento all’ambiente e lotta della concorrenza e selezione naturale, che si svolgono sia
per la sopravvivenza della specie che per la selezione della conquista sessuale). L’uomo compie
continui sforzi per conservare la vita e difendersi dai nemici, lotta e fatiche per adattarsi
all’ambiente, l’amore e la conquista sessuale. “Istinti-guida” (istinti che guidano interiormente gli
esseri viventi): essi guidano e proteggono la vita infantile attraverso forme di maternità ed
educazione quando l’essere è ancora inesistente o immaturo. L’istinto di maternità, una misteriosa
energia, è collegato sia con la madre che con il padre, e talvolta pervade tutta una società di esseri
(è l’istinto-guida della protezione della specie). L’essere adulto ha la missione di proteggere i nuovi
esseri, cambiando il proprio carattere e quindi trasformandosi, dando origine alla creazione.
Questi esseri compiono un rito attorno ad un miracolo, ovvero ad es. il potere che hanno i neonati
di orientarsi e proteggersi nel mondo esterno, guidati nei “periodi sensitivi” da istinti parziali
(istinti che li conducono tramite successive difficoltà e che di tanto in tanto rianimano l’essere con
il potere d’impulsi irresistibili). Gli adulti devono collaborare per la protezione della specie. IL

BAMBINO MAESTRO Lo studio degli istinti guida dell’uomo è possibile solo partendo da bambini
normali, che vivono liberamente in un ambiente adatto alle loro necessità di sviluppo. Una verità
interessa due settori, quello dell’educazione, che ci indica il modo di normalizzare la società degli
adulti, e quello dell’organizzazione sociale dell’uomo. Gli adulti saranno sempre più “anormali”
finchè la loro infanzia non si sarà potuta svolgere secondo natura, ma subirà irrimediabili
deviazioni. Non bisogna aspettarsi nulla dal mondo esterno finchè non si riconoscerà che la
conquista fondamentale della vita sociale è la normalizzazione dell’uomo. Infatti, i progressi e le
scoperte, come le macchine, invenzioni per la guerra, per l’industria che arricchisce, i
perfezionamenti dei mezzi di trasporto, non portano che aumentare i pericoli di distruzione, di
miseria, di barbarie. E’ nel bambino che c’è il segreto della nostra vita futura. Egli deve divenire il
nostro maestro.

LA MISSIONE DEI GENITORI I genitori non sono i costruttori del bambino, ma i suoi custodi; essi lo
devono curare e proteggere, come custodi “super-naturali”, e sono uniti a lui da legami
indissolubili. Devono purificare l’amore che la natura posa nei cuori dei bambini e comprendere
che questo amore è la parte cosciente di un sentimento più profondo, che non deve essere
contaminato dall’egoismo e dall’inerzia. Essi, inoltre, devono lottare per far riconoscere nel mondo
i diritti dell’infanzia. In tal senso, la società deve offrire al bambino le cure più sagge.

I DIRITTI DEL BAMBINO La società si è occupata del bambino solo a partire dal 1900; prima di
allore egli veniva ignorato, lasciato esclusivamente alla cura della famiglia. Solo quando le
statistiche rivelarono l’altissima media della mortalità infantile durante il primo anno di vita, si
produsse una profonda impressione. Da quel momento in poi, non bastava che i genitori dessero
la vita ai figli, ma essi dovevano anche procurare nuove condizioni e ricevere le istruzioni
necessarie per l’igiene infantile. Si scoprì poi che i bambini soffrivano anche di malattie causate dal
loro lavoro (soprattutto nelle scuole, dove essi erano esposti ad un tormento imposto dalla
società) e di malattie mentali (studi pesanti portavano a mente stanca e sistema nervoso esausto).
Essi erano disanimati, malinconici, viziati, senza fiducia in se stessi e senza la luminosa gioia
dell’infanzia. Alle famiglie, del resto, importava solo rispondere all’obbligo esteriore di esser
genitori, che pesava e costava denaro. Nacque l’ “igiene scolastica”, che protegge e rigenera tutte
le scuole pubbliche dei paesi civili, dove medico e insegnante si trovano associati a beneficio del
bambino. Nelle diverse società, vari tipi di castighi trovavano l’accordo tra scuola e famiglia.
Benchè l’uso dei castighi vada rapidamente scomparendo nelle famiglie evolute e coscienti, esso
non è del tutto scomparso, e le maniere rozze, la voce dura e minacciosa costituiscono il
trattamento più comune dell’adulto nei riguardi del fanciullo. Bisogna risvegliare l’umanità
addormentata e insensibile, costringendola ad ascoltare la voce che chiama! Oggi :  La società si
deve ricordare del bambino e della sua importanza;  Aiutare il bambino a riconoscere i suoi diritti
sociali, tramite la costruzione di un mondo a lui adatto;  Errore e delitto dell’umanità: quando la
società ha bisogno di denaro lo sottrae alle scuole, specialmente alla scuola dell’infanzia;  Gli
adulti si devono organizzare in favore dei loro figli;  La società è insensibile alle cure del bambino
che viene lasciato completamente nelle mani della famiglia, che lo consegna a sua volta alla
società, il quale lo confina in una scuola;  La scuola è stata per secoli il luogo di desolazione del
bambino, poiché su misura dell’adulto e non del bambino.

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