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SPINOZA

Baruch Spinoza, nel suo trattato “Sull’emendazione dell’intelletto” concepisce la filosofia


come la via verso la salvezza esistenziale. Questa sua teoria nasce da una sua forte
delusione nei confronti dei comuni valori della vita (delle cose terrene) e lo porta alla
ricerca di un bene vero in grado di rendere felice l’uomo.
Secondo lui infatti i beni terreni (ricchezze, onori, piaceri) sono vani in quanto:
1) non appagano veramente l’animo e i suoi bisogni profondi
2) sono transitori ed esteriori
3) generano inquietudini ed inconvenienti vari
Queste caratteristiche incatenano la mente e ostacolano la ricerca di valori superiori. Ma
Spinoza non li critica in quanto tali, egli critica il ritenerli come l’unico bene che conduca
alla felicità, ostacolando di fatto il raggiungimento del sommo bene.
Perciò egli non suggerisce un rifiuto totale dei valori comuni ma una loro rivalutazione in
vista di qualcosa di più alto.
Secondo Spinoza l’unico bene in grado di che può soddisfare a pieno i bisogni dell’ animo è
un bene eterno e infinito che garantisca una felicità stabile e ferma, ed identifica la cosa
eterna nel Cosmo (panteismo) e il sommo bene raggiunto attraverso l’unione della mente
con la natura.
LA METAFISICA E LA SOSTANZA
Nell’Etica, Spinoza tratta vari problemi delle scienze filosofiche con particolare riferimento
all’etica. Egli costruisce l’opera come una sorta di enciclopedia ed utilizza un procedimento
espositivo di tipo geometrico quindi costituito da definizioni, dimostrazioni, assiomi,
proporzioni.
Egli parte dal concetto di sostanza, dal quale poi tramite un processo deduttivo giunge a
tutto il sapere metafisico. Egli critica la concezione della sostanza di Cartesio che considera
ambigua, inquanto Cartesio aveva, prima ammesso l’esistenza di una sostanza autonoma e
indipendente (Dio), poi invece vi aveva aggiunto la res exstensa, una realtà che per esistere
ha bisogno di Dio. Spinoza elimina il dualismo cartesiano togliendo la res exstensa, quindi
anche ogni aspetto materialistico della sostanza. Ciò che rimane è una sostanza assoluta:
una realtà autosufficiente ed autosussistente che per esistere non ha bisogno di altri esseri
e che per essere pensata non ha bisogno di altri concetti. Da ciò egli ricava le altre
proprietà della sostanza:
1) è increata poiché per esistere non ha bisogno di altri
2) è eterna in quanto se è increata l’esistenza è una sua proprietà costitutiva
3) è infinita in quanto se fosse finita, non esisterebbe in sé, ma sarebbe contenuta in un
altro ente più grande
4) è unica in quanto non ci possono essere più sostanze per il medesimo attributo
Per tutte queste caratteristiche questa sostanza non può essere che Dio, e Spinoza è certo
della sua esistenza. Accetta così le prove tradizionali: Dio non può non esistere avendo in
se la sua ragione di essere (prova ontologica o a priori), mentre l’uomo non avendo in se la
ragion d’essere esiste per volere di un ente necessario (prova a posteriori). Stabilito che la
sostanza è unica e coincidente in Dio, Spinoza la considera come una circonferenza che ha
tutto dentro di se e nulla fuori, perciò nessuna cosa può essere concepita senza Dio.
Dunque Spinoza arriva a una concezione panteistica che vede Dio e mondo come un unico
ente non come due enti separati (Deus sive natura Dio ovvero la Natura).
ATTRIBUTI E MODI
La sostanza per Baruch Spinoza è unica e infinita, però possiede infiniti attributi, cioè
infinite proprietà: l’attributo è "ciò che il nostro intelletto concepisce della sostanza come
costitutivo della sua essenza", ossia le qualità essenziali o strutturali della sostanza.
Questo perché la sostanza (Dio) è unica, ma presenta più facce, più dimensioni. L’uomo,
essendo limitato, conosce soltanto due fra tutti gli infiniti attributi della sostanza: il
pensiero (res exstensa) e l’estensione (res cogitans). Ma la sostanza non si esaurisce in
queste due dimensioni. Ce ne sono infinite altre che però ignoriamo. Pensiero ed
estensione non sono dunque, come pensava Cartesio, due sostanze, ma sono due attributi
dell’unica sostanza divina. All’interno dell’attributo vi sono ancora i modi che sono delle
manifestazioni degli attributi. Si distinguono i modi infiniti che sono le proprietà strutturali
e permanenti degli attributi che sono comuni a più cose. E i modi finiti che sono invece
delle manifestazioni particolari e transitorie degli attributi: una singola idea o pensiero è un
modo finito dell’attributo del pensiero, un singolo corpo è un modo finito dell’attributo
dell’estensione. La differenza fondamentale tra gli attributi e i modi sta nel fatto che i
primi, visto che sono proprietà della sostanza infinita, risiedono nella sostanza stessa,
mentre i secondi, che riflettono soltanto le modalità in cui gli attributi si possono
manifestare, non sono contenuti nell' essenza della sostanza. Di conseguenza gli attributi
devono essere concepiti come proprietà eterne della sostanza, mentre nel caso dei modi
l'esistenza non é contenuta nell'essenza, ma essi dipendono dall' attributo cui si
riferiscono. L’uomo è un attributo della sostanza ossia di Dio e può rapportarsi con Dio sia
attraverso i modi infiniti. Dio, la sostanza, l’insieme degli attributi, è definito da Spinoza
natura naturans (natura naturante), cioè natura che dà origine alle cose, che è causa delle
cose. I singoli modi, cioè le sue creature, sono, invece, deus sive natura (natura naturata),
cioè l’effetto, la natura prodotta. Con ciò egli intende dire che la natura è allo stesso tempo
madre e figlia di se stessa.
PENSIERIO ED ESTENSIONE
Baruch Spinoza ritiene che pensiero ed estensione siano due realtà qualitativamente
diverse in quanto lo spirito non può mai essere materiale o la materia spirituale. Da ciò
deriva che esse non possono influenzarsi direttamente ma secondo Spinoza hanno un
rapporto di corrispondenza (biunivoco) per cui a un oggetto di un insieme corrisponde un
solo oggetto dell'altro insieme, e viceversa. Perciò secondo lui uno stato esistenziale può
esprimersi simultaneamente sia in termini fisiologici (estensione) che in termini psichici
(pensiero). Ciò che garantisce la correlazione tra pensiero e estensione è l’ordine unitario
dell’essere cioè la sostanza. Perciò pensiero e estensione sono due attributi della
medesima sostanza.
L’ETICA DI SPINPOZA
La metafisica di Spinoza come visto è finalizzata all’etica poiché egli vuole cercare di
garantire all’uomo quella serenità e beatitudine che ricchezze e onori non possono
garantirgli. Egli parte dal concetto della naturalità dell’uomo: l’uomo non è né un eccezione
né una creatura privilegiata come avevano detto alcuni filosofi in precedenza, ma una
formazione naturale come tutte le altre sottoposta alle comuni leggi dell’universo. Le
azioni umane non sono nient’altro che casi particolari delle leggi universali perciò possono
essere studiate. Le passioni devono essere considerate con lo stesso metodo geometrico
con cui vengono considerati tutti gli altri modi della sostanza, "come se si trattasse di linee,
di superfici, di corpi". Soltanto in questo modo l'uomo può conseguire una conoscenza
adeguata degli impulsi che lo inducono ad agire e riuscire a non essere più schiavo.
L’atteggiamento conveniente di fronte alle passioni è comprenderle trattandole non come
vizi ma come proprietà che appartengono alla natura umana. I filosofi che le hanno
condannate tentavano solo di rappresentare una natura umana che non esiste. Spinoza
abbandona ogni atteggiamento moralistico di rifiuto degli appetiti umani. Per lui è buono
tutto ciò che è utile, "e contribuisce alla perfezione di un essere ciò che ne aumenta la
forza e la capacità di conservarsi”. Da queste definizioni, egli costituisce una geometria
delle emozioni o degli affetti ossia quelle modificazioni del corpo che accrescono o
diminuiscono la potenza di questo e della mente, e quindi la capacità dell'uomo di essere e
di agire.
Gli affetti si distinguono in azioni e passioni: le azioni sono gli affetti di cui possiamo essere
causa adeguata e nascono da idee adeguate (chiare e distinte), mentre le passioni sono gli
affetti che subiamo o patiamo e nascono da idee inadeguate (oscure e confuse).
GLI AFFETTI PRIMARI
Gli affetti primari corrispondono alle idee innate di Cartesio. Secondo Baruch Spinoza
l'impulso fondamentale di ogni agire dell'uomo è lo sforzo (conatus) di autoconservarsi ed
accrescere la propria potenza. Se riferito alla sola mente, tale sforzo prende il nome di
volontà (voluntas), se riferito insieme alla mente e al corpo si chiama invece appetito
(appetitus). Quando è consapevole di se stesso l'appetito è detto cupidità (cupiditas), ma
non è considerato un difetto o una degenerazione della natura umana, in quanto tende all'
autoconservazione e ne costituisce l'essenza stessa. Accanto a questo ci sono altri due
affetti: la letizia ossia l’emozione per la quale l’uomo passa da una perfezione minore ad
una maggiore e la tristezza per la quale invece l’uomo passa da una perfezione maggiore
ad una minore.
GLI AFFETTI SECONDARI
Da questi tre affetti primari o fondamentali derivano tutti gli affetti secondari o le passioni
derivate. Il bene è tutto ciò che aiuta all’autoconservazione, mentre il male è tutto ciò che
ostacola tale processo. Poi vi sono l'amore e l'odio non sono altro che letizia o tristezza
accompagnate dall'idea di una causa esterna. Libertà, Giustizia, Solidarietà, Sapienza e
Cultura sono i valori più importanti ma per stare veramente bene l’uomo ha bisogno anche
di autostima e di autoconsiderazione.
LIBERTA’ E SCHIAVITU’ DELL’UOMO
Spinoza ritiene che se l’uomo è sottoposto alla legge comune dell’autoconservazione e
della ricerca, di conseguenza vi è un determinismo naturale e il libero arbitrio non è che
un’illusione della mente, che deriva dal fatto che gli uomini sono consapevoli delle loro
passioni e delle loro azioni ma ignari delle cause che li conducono a questi. L’uomo che non
riesce a moderare e a reprimere queste passioni e ad essere padrone di sé vivrà in balia
della fortuna, in una condizione di schiavitù umana. Fortunatamente però l’uomo è dotato
anche della ragione che gli può consentire di manovrare ed esercitare potere sulle
passioni, ponendosi in questo modo come soggetto attivo e non puramente passivo nella
ricerca dell’utile e vivendo in una condizione di libertà umana. Così gli uomini sono liberi
pur senza violare il determinismo naturale. In questo senso la virtù è il riuscire a vivere
secondo le leggi della propria natura ma coscientemente e saggiamente: è una tecnica
razionale del vivere bene che si può raggiungere avendo conoscenza delle cose. Infatti le
passioni derivano da un idea oscura e confusa ma possono cessare di essere tali non
appena ce ne facciamo un idea chiara e distinta (diventano azioni). Perciò Spinoza propone
un’analisi degli affetti al fine di scoprire quali siano conformi o difformi dalla ragione e a
seconda che promuovano l’intensità e la perfezione della vita o no. Conseguire la ricerca
dell’utile razionalmente, sarà un bene sia per l'uomo, che per la collettività.
I GRADI DELLA CONOSCENZA UMANA
Baruch Spinoza articola il processo conoscitivo in tre stadi o momenti che corrispondono a
tre modi di concepire la realtà e di agire di fronte ad essa:
1) Il primo grado é quello della percezione sensibile o dell’immaginazione (fase sensibile),
in cui le idee sono raccolte in ordine casuale e confuso; senza essere comprese o collegate,
unite solamente attraverso i nomi comuni. È un genere del tutto inadeguato e il suo
corrispondente etico è la schiavitù delle passioni ossia la situazione in cui l’uomo non
comprendendole non riesce a moderare le passioni ed è dunque in balia della fortuna.
2) Il secondo é il grado della ragione o dell’intelletto che conosce le nozioni comuni a più
cose ossia quelle idee chiare e distinte (modi infiniti) che esprimono proprietà generali
delle cose (modi finiti). Diversamente dal primo grado questa conette le cose tra di loro in
base ai loro rapporti di causa-effetto. Il corrispondente etico di questo stadio è la vita
secondo ragione o virtù in cui l’uomo è in gradi di autoconservarsi e di controllare gli istinti
e le passioni.
3) La terza e più elevata forma di conoscenza, propria della facoltà dell'intelletto, é la
scienza intuitiva che ci permette di vedere la derivazione necessaria delle cose dalla causa
prima (Dio) secondo il loro giusto ordine geometrico. Ai sensi e all’immaginazione il mondo
appare molteplice, contingente e temporale è visto sub specie temporis ossia dal punto di
vista del tempo, invece per l’intelletto è qualcosa di unitario, necessario e eterno, è visto
sub specie aeternitatis ossia nell’eterna sostanza divina. Dalla conoscenza di esso nasce
l’amore intellettuale di Dio che corrisponde al grado più alto dell’ascesi e ad uno stato
dove la libertà e la virtù sono portate ai massimi livelli. L’amore intellettuale di Dio è eterno
ed è parte dell’amore con cui Dio ama se stesso.
LA TEORIA DELLO STATO
La concezione di Spinoza dello Stato presenta notevoli punti comuni con Hobbes. Anche
Spinoza parte dall' ipotesi di uno stato di natura dove il diritto di ciascuno è eguale alla
forza di cui dispone per affermare il proprio essere: perciò il più forte predomina sul più
debole. Lo stato di natura è quindi una condizione di insicurezza e di pericolo La ragione,
che indica agli uomini il loro vero bene, cioè la loro vera utilità, li induce pertanto a istituire
un patto sociale, con il quale il potere di ciascuno viene limitato in modo da garantire a
tutti la sicurezza della propria persona: si cede parte del proprio potere personale a favore
di un'istanza superiore. In due punti il pensiero politico di Spinoza si differenzia tuttavia da
quello di Hobbes: in primo luogo, Spinoza ritiene che nel patto i singoli non rinuncino al
loro diritto naturale, ma al contrario che essi attuino semplicemente, attraverso la sua
limitazione, le condizioni necessarie per conservarlo. Infatti la condizione civile per Spinoza
deve somigliare il più possibile a quella naturale. Se nello stato di natura gli uomini erano
uguali, uguali dovranno essere anche nello stato civile. Ciò induce Spinoza a preferire la
democrazia alle altre forme di governo, tuttavia anche per lui il potere deve
necessariamente essere assoluto. In secondo luogo, Spinoza ritiene che l'uomo non può
rinunciare alla libertà di pensiero e di espressione. Nessun governo può quindi questa
facoltà a meno che questa non si traduca in un diritto di resistenza.
LA RELIGIONE
Spinoza critica la Bibbia che secondo lui non dice la verità ma ha solo stabilito le condizioni
di un obbedienza a Dio, la Fede. La Chiesa perciò opprime il popolo e minaccia la libertà di
pensiero. Secondo Spinoza il suo compito è solo quello aiutare le masse a una cognizione
diretta delle Sacre Scritture.

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