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grazie agli studi condotti dallo studioso aries siamo in grado di comprendere come si è

evoluta la concezione del bambino e come grazie a questa si sia proprio venuto a creare la
psicologia dello sviluppo.
tra i primi autori che si occuparono del benestare del bambino ritroviamo hall il quale fondò il
movimento per lo studio del bambino.
alla fine del 1800 vi sono diversi autori che si interrogano sullo sviluppo del bambino, tra
questi ritroviamo Locke il quale ritiene che il bambino nasca come una tabula rasa e che sia
tramite l’esperienza che acquisisce conoscenza.
un altro autore importante del tempo è Russeau secondo cui il bambino nasce con una
predisposizione ambientale innata.
nel 19esimo secolo all’interno delle teorie di Darwin ritroviamo l’idea secondo cui lo sviluppo
sia un processo di adattamento all’ambiente.
nel ventesimo secolo è possibile parlare di psicologia dello sviluppo e tra gli studiosi più
influenti ritroviamo Baldwin(il quale partendo dalla teoria della ricapitolazione:l’ontogenesi
riassume la filogenesi) secondo cui il bambino si sviluppa sia biologicamente che
cognitivamente tramite i processi di assimilazione (incorporazione delle informazioni
dall’ambiente all’organismo) e accomodamento (cambiamento dell’organismo in seguito
all’assimilazione).Baldwin riteneva si trattasse di epistemologia genetica, concetto ripreso
poi da Piaget(il quale fondò proprio una disciplina) e Vygotskij.
PIAGET all’interno dell’epistemologia genetica, secondo cui si passa da fasi meno evolute a
forme più evolute, spiegava lo sviluppo cognitivo del bambino attraverso degli stadi/fasi,
circoscritte e concatenate tra loro seguendo una determinata gerarchia, definito come
decalage orizzontale. tale differenziazione fu possibile costruirla attraverso la strutturazione
del colloquio clinico, ed è attraverso queste che il bambino diviene capace di differenziare i
mezzi dai fini
VYGOTSKIJ, fortemente influenzato da Marx, basò i suoi studi sull’importanza della società
nello sviluppo del bambino e come questa dia delle basi/impalcature(scaffolding) per far si
che il bambino diventi autonomo. Vygotskij, infatti, descriveva tre aree di sviluppo in cui la
seconda, zona di sviluppo prossimale, osserva proprio ciò che sta tra capacità acquisite e le
competenze che si possono acquisire,in questa fase risulta fondamentale e necessaria
l’aiuto dell’adulto. allo stesso modo il bambino acquisisce le capacità di linguaggio: dopo
aver appreso a comunicare con gli altri (funzione interpsichica) il bambino sarà in grado di
interiorizzare il linguaggio (funzione intrapsichica). È infatti attraverso l'interiorizzazione che il
bambino è in grado di sviluppare il pensiero.
Secondo Vygotskij dunque alla base dello sviluppo cognitivo non vi è solo un fisiologico
sviluppo cerebrale ma hanno origine nel contesto sociale e culturale di appartenenza.
le principali scuole di pensiero che hanno influenzato le concezioni riguardanti lo sviluppo
sono:
- l’approccio comportamentista il cui massimo esponente è Watson il quale ritiene che
“l’individuo è plasmabile e ha una capacità illimitata di apprendere. il cambiamento
non viene dall’interno ma è l’ambiente ad imporlo dall’esterno”- rinforzi positivi e
negativi
- approccio evolutivo i cui massimi esponenti sono piaget e vygotskij, l’individuo viene
considerato come un organismo attivo, teso a realizzare le proprie potenzialità.
questo approccio predilige l’osservazione e la sperimentazione del bambino.
- approccio psicanalitico con massimo esponente freud: tende a ricostruire la storia
personale degli individui e cerca dei nessi significativi. il nucleo fondamentale è
costituito dal modo in cui i genitori aiutano il bambino a sviluppare una giusta
valutazione della realtà esterna.

in questa prospettiva psicanalitica Bolwby (i cui studi si basano sulle osservazioni di Piaget)
sviluppa la teoria dell’attaccamento in cui osserva quanto sia fondamentale la presenza del
genitore per lo sviluppo del bambino. egli ritiene infatti che l’attaccamento sia una pulsione
primaria, al contrario di quanto riteneva freud definendolo come pulsione secondaria(la sua
teoria infatti si basa anche sull’imprinting di lorenz).
anche Gibson attraverso l’approccio ecologico osservava l’importanza del caregiver in quello
che definisce come riferimento sociale, ovvero la tendenza del bambino a ricercare lo
sguardo della madre per dare senso ad eventi del mondo esterno che altrimenti
risulterebbero ambigui.
in questo contesto risulta importante l’attenzione congiunta: insieme di abilità sociali
attraverso cui i partecipanti a un’interazione fanno in modo di includere nel proprio scambio
comunicativo un referente comune partendo da uno scambio di sguardi.(butterworth infatti
distinse tre diversi meccanismi/fasi che permettono al bambino di seguire lo sguardo
materno
Brazelton ad esempio si concentra sul concetto di reciprocità cui possiamo fare esperienza
tramite l’esperimento face to face.
tale osservazione viene ripresa da Tronick per osservare cosa avviene quando viene violata
la reciprocità in ciò che viene descritto nella still face. tronick infatti sviluppa il modello di
mutua regolazione in cui lo sviluppo della relazione non si basa solo sull’attivare
conversazioni ma anche comprendere lo stato emotivo della madre. osservando, infatti,
cosa avviene nel momento in cui il bambino si rapporta con la madre affetta da depressione,
il bambino percepisce lo stato emotivo della madre.
tali esplicazioni portano alla formulazione del concetto di intersoggettività, ovvero la capacità
di modificare la propria soggettività sulla soggettività degli altri e questo per poter
comunicare con gli altri, quando cerchiamo di capire cosa pensano, quali sono le loro
emozioni, modulare il nostro modo di comunicare per adattarlo al modo di comunicare con
gli altri.
essendovi diversi modi di concepire l’intersoggettività parleremo di forme di intersoggettività
che si dividono in due macro forme:
- implicità sulla quale si focalizza maggiormente la psicologia dello sviluppo:
è presente nel primo periodo di vita ancora prima dello sviluppo del linguaggio nelle
cosidette protoconversazioni mamma-bambino,nei ritmi alternati di vocalizzi e
movimenti aldulto-bambino ed p definità pre-simbolica.
- esplicità sulla quale si focalizza la psicanalisi dell’adulto:
essa emerge più avanti ed è caratterizzata da rappresentazioni simboliche e si
innesta sull’intersoggettività implicita già presente nella prima infanzia.
gli autori che si occuparono maggiormente di studiare l’intersoggettività sono trevarthen e
meltzoff (intersoggettività pre-simbolica) stern(intersoggettività simbolica), tronick, beebe e
fogel(teoria della mente modulare).
Tutti e tre gli autori si sono chiesti come il bambino riesca ad avvertire lo stato dell’altro e
tutti hanno trovato una risposta nel concetto di corrispondenze transmodali. In particolare,
Trevarthen e Stern hanno dato un contributo fondamentale alla tradizione della microanalisi
filmata dell’interazione madre bambino. Meltzoff, invece, ha studiato il comportamento
imitativo del bambino, utilizzandolo come base per studiare le origini della rappresentazione
e del “Sé”.
TREVARTHEN
Il termine intersoggettività fu introdotto alla fine degli anni 70 da trevarthen con cui intendeva
la capacità di adattare il controllo soggettivo alla soggettività dell’altro, per poterla
comunicare. egli ritiene che sia uno strumento INNATO e complesso che sta alla base
dell’intelligenza collaborativa, visibile già da neonati con l’interazione con l’adulto, MA la
divide in due fasi, alla cui base vi sono tre meccanismi fondamentali attraverso cui si svolge
la coordinazione intersoggettiva(TEMPO, FORMA e INTENSITà)e permettono lo sviluppo di
una comunicazione empatica madre-bambino:
- INTERSOGGETTIVITà PRIMARIA: si riferisce alla coordinazione tra sè e l’altro
basata sulla corrispondenza di forma, tempo e intensità.

- INTERSOGGETTIVITà SECONDARIA:si riferisce alla coordinazione tra sè, l’altro e


l’oggetto basata sullo scambio di gesti referenziali. tale fase si sviluppa tra i 9 e i 12
mesi, quando si istaura il funzionamento simbolico.. A quest’età, infatti, gli
oggetti iniziano ad acquisire permanenza, inizia l’autoconsapevolezza, le prime
forme di simbolizzazione, ecc.
Trevarthen sostiene che l’origine di una è riconducibile al momento in cui comincia ad
emergere un’intelligenza simbolica ovvero verso la fine del primo anno di vita.

STERN
Stern colloca il fenomeno dell’intersoggettività alla fine del primo anno di vita. Egli sostiene
che, circa a 9-12 mesi il bambino scopre di avere una mente, scopre che anche gli altri
hanno una mente e scopre che potenzialmente le esperienze soggettive interiori sono
potenzialmente condivisibili.
In un certo senso, l’intersoggettività si manifesta in un momento che corrisponde a un “salto
quantico” nello sviluppo, ovvero quando il bimbo inizia a usare i gesti per riferirsi a oggetti,
quando inizia a usare le parole e ha l’intenzione di comunicare. Quando scopre che il centro
dell’attenzione può essere condiviso.
Secondo Stern questa scoperta costituisce un nuovo principio organizzatore, una nuova
prospettiva che diventa intersoggettiva. Egli analizza come gli stati interiori possano essere
condivisi. Stern sostiene che la capacità di riconoscere le corrispondenze trans modali
costituisca il meccanismo centrale che permette al bambino di cogliere la qualità dello stato
interiore dell’altro.considera la corrispondenza transmodale un processo diadico in cui
ciascuno influenza l’altro.
Inoltre Stern definisce tre forme d’intersoggettività: attenzione congiunga; intenzione
congiunga e sintonizzazione affettiva.
Delle tre la sintonizzazione affettiva è la prima e la più importante modalità per condividere
esperienze soggettive (… nel corso del primo anno di vita gli affetti sono il mezzo e
l’argomento principale della comunicazione..). Questa è stata studiata/valutata in base ai
parametri forma, timing e intensità.
Per sintonizzazione affettiva s’intende la corrispondenza transmodale di intensità, timing e
forma (profilo) del comportamento, sulla base di variazioni dinamiche microistantenee
percepite come schemi di cambiamento che risultano simili nel Sé e nell’altro.
Stern ritiene che la capacità di cogliere le corrispondenze transmodali sia la base (il
fondamento percettivo) della sintonizzazione affettiva, la quale permette al bambino di
cogliere lo stato interiore dell’altro e di distinguere se si tratta di uno stato condiviso. Stern
descrive la sintonizzazione affettiva come “automatica” relativamente inconsapevole,
collocandola così nell’ambito dell’elaborazione procedurale implicita.
E, per questo, egli la differenzia dall’empatia…
A differenza dell’imitazione la sintonizzazione pone l’accento sulla qualità del sentire che sta
“dietro” il comportamento. Considera la qualità del sentire come referente e il
comportamento palese come una delle possibili espressioni del referente.
Nell’interazione madre bambino questa conversione di parametri comportamentali concreti
(timing, forma, intensità) in forme del sentire costituisce un passo significativo nello sviluppo
della capacità simbolica da parte del bambino.

MELTZOFF
Basandosi su esperimenti di imitazione condotti nelle prime settimane di vita,Meltzoff
sostiene che il bambino sia biologicamente pronto a percepire corrispondenzE trasmodali tra
ciò che vede nel volto del partner e ciò che sente propriocettivamente sul proprio volto =>
percependo queste corrispondenze … si appropria della relazionalità tra il Sé e l’altro.
Secondo M. l’imitazione neonatale(rilevata anche a 42 min. dalla nascita) è la dimostrazione
che la rappresentazione presimbolica sia innata.
Basandosi su questi studi Meltzoff sostiene che il bambino è in grado di percepire delle
corrispondenze tra le proprie azioni e quelle di un modello, proprio grazie al meccanismo di
CORRISPONDENZA TRANSMODALE: abbinando ciò che vede a ciò che sente sul proprio
volto riesce, fin dalla nascita, a realizzare il passaggio tra gli stimoli ambientali e i propri stati
interiori.
Secondo M., infatti, alla nascita il bambino codifica gli eventi visivo-spaziali-temporali in base
a un codice rappresentazionale non specifico per modalità (… alla nascita tutte le modalità
parlano la stessa lingua). In base a questo “codice” egli trasferisce ciò che vede nell’altro nei
propri piani motori (l’altro è accessibile attraverso corrispondenze transmodali).
Inoltre, secondo M. e coll., l’imitazione non è un atto riflesso ma intenzionale Di fatto Meltzoff
ha svolto un ruolo essenziale nel documentare e teorizzare la presenza di una forma
neonatale di rappresentazione presimbolica => egli sostiene che formati rappresentazionali
(pur rudimentali) sono presenti già alla nascita anziché alla fine del primo anno.

BEEBE
È interessata allo studio delle forme “implicite” di intersoggettività che si sviluppano
nell’interazione faccia-a-faccia madre-lattante nel 1° semestre di vita che si sviluppano
attraverso la dimensione non verbale della comunicazione, al di fuori del livello di
consapevolezza.
I processi di autoregolazione e regolazione si influenzano reciprocamente in una “co-
costruzione” di processi interni e relazionali.Il modello teorico alla base degli studi di Beebe
è il “modello sistematico” sviluppato da Sander: egli sottolinea l’impossibilità di separare i
processi interni degli individui e i processi interattivi.
Nel caso dell’interazione madre-lattante nel corso del 1° anno di vita, i rapidi cambiamenti
nello sviluppo del lattante comportano anche un rapido ampliamento delle sue capacità di
autoregolazione che accrescono la consapevolezza della sua esperienza interiore e
organizzano il suo senso di “agentività”. In un sistema madre-lattante che sa essere
“competente” l’autoregolazione diventa un’abilità di “spazio aperto”: individuabili nel periodo
di vegli del lattante verso la dine del 1° mese.
Le forme di coordinazione funzionali osservabili nell’interazione sono sia forme di
“similitudine” sia forme di “compensazione”.Beebe identifica “escalation di iperattività
reciproca” non appena il lattante manifesta distress attraverso azioni facciali o vacali o del
corpo e la madre, al posto di calmarlo, accentua i suoi sentimenti finchè il bambino “esplode”
in episodi di disorganizzazione, con possibilità di vomito (4 mesi) e urla (12 mesi).
- Un grado medio di coordinazione ritmica e vocale tra la madre/estranea e il lattante
è il risultato dellaqualità dell’interazione e predittivo di un attaccamento sicuro

- Un elevato grado di coordinazione osservato nella relazione madre/estranea e


lattante che consiste in un eccessivo monitoraggio del comportamento del partner
che non lascia spazio all’incertezza, all’iniziativa personale e alla flessibilità
nell’esperienza con l’altro, è risultato predittivo di un attaccamento di tipo insicuro-
ambivalente; questo tipo di comportamento osservato solo nell’interazione con
un’estranea è il risultato di un attaccamento disorganizzato
- Un basso grado di coordinazione del lattante con l’estranea, indicativo di un ritiro su
di sé, è il risultato di un attaccamento di tipo insicuro-evitante.
Beebe concettualizza un “modello di equilibrio tra autoregolazione e regolazione interattiva”
che consente flessibilità di movimento tra i due processi.

TEORIA DELLA MENTE


La Teoria della Mente (ToM) consiste nella capacità cognitiva di riuscire a rappresentare gli
stati mentali propri e altrui, ovvero credenze, desideri, emozioni, per spiegare e prevedere la
messa in atto di comportamenti. Si tratta di una capacità cognitiva innata in ogni essere
umano, il cui sviluppo è influenzato dal contesto culturale e dalle capacità intellettive
presentate dall’individuo.
la Teoria della Mente è una abilità evolutasi negli ominidi in risposta all’ambiente sociale e
alle situazioni che si presentano, diventando sempre più eterogenea in ambiti dissimili.

Naturalmente, trattandosi di un’attitudine ogni individuo presenterà una Teoria della Mente
più o meno sviluppata a seconda delle proprie risorse cognitive e delle capacità relazionali.
Inoltre, ognuno potrebbe essere in grado di avere una rappresentazione della mente
dell’altro anche non avendo dati comportamentali, ma basandosi su una serie di percezioni
sensoriali che consentono, in ogni caso, di inferire un funzionamento cognitivo, quindi di
avere ben presente come quella persona potrebbe comportarsi in alcune circostanze.
Una relazione di attaccamento sicuro permette di esplorare e di rappresentare
adeguatamente la mente del caregiver e, quindi, di conseguenza consente di capire e
interpretare adeguatamente gli stati mentali altrui.
Qualora il bambino non sviluppi un attaccamento di tipo sicuro si potrebbe verificare un
deficit in termini di Teoria della Mente che si manifesterebbe attraverso la sofferenza
psichica.
Il gold standard dei test per valutare la comprensione degli stati mentali altrui è il false-
belief task, utilizzato in adolescenza e infanzia soprattutto nell’autismo e nella schizofrenia
Esso consiste nel valutare se un soggetto è in grado di capire che gli altri possono avere
delle credenze errate rispetto ad un evento di cui lui ha una conoscenza corretta. Tale test è
utile per verificare le false credenze da cui il soggetto deve trarre conclusioni, su una
situazione, prevedendo lo stato mentale di un altro individuo che compie un’azione, e le
convinzioni che si possiedono sui comportamenti o stati emotivi di un’altra persona.

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