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Riassunto Libro fammi grande

Pedagogia dell'infanzia e pratiche narrative


Universita degli Studi Roma Tre (UNIROMA3)
5 pag.

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PEDAGOGIA DELLA NARRAZIONE:
LIBRO FAMMI GRANDE ( o NATI SOTTO IL SEGNO DEI LIBRI) di R. Valentino
Marletti e L. Paladini:
Capitolo 1a - TEORIE CHE CREANO UNA NUOVA CONSAPEVOLEZZA: Negli ultimi decenni si è imposta la nuova
visione dell’infanzia competente che ha messo in evidenza le competenze del neonato e del lattante. Secondo la prospettiva
dell’infanzia competente sin dalla nascita il neonato è in grado di vedere, udire, sentire gli odori, sensibile al dolore, al tatto e ai
cambiamenti della postura del corpo, quindi è già pronto a sperimentare le sensazioni che caratterizzano la specie umana.
Con la nascita il neonato avvia rapporti comunicativi complessi che lo porteranno a diventare un ricercatore di conoscenze, in tutte
le attività quotidiane. Sia raccogliendo gli stimoli che reagendo ad essi. Le neuroscienze, definiscono il periodo fino ai 4 anni
come l’età fertile del cervello, la mente di un bambino vive le fasi più tumultuose e decisive della sua formazione, in cui
l’apprendimento avviene con naturalezza e con effetti più duraturi. Nei primi 4 anni infatti il numero dei neuroni aumenta e supera
quello degli adulti, poi spariscono e restano le sinapsi più importanti.
Precocemente il bambino percepisce la distinzione tra uomo e oggetto, avendo anche una preferenza tra volti e suoni umani,
preferendo quelli materni. Attraverso i neuroni mirror (specchio) quando il neonato osserva i movimenti di un’altra persona,
questi si attivano e stimolano i neuroni stessi che si attivano sia quando il bambino copie un movimento specifico sia quando lo
vede fare dalla mamma.
A partire dai 6 mesi appaiono le prime forme di attenzione condivisa, cioè la capacità di guardare dove l’adulto sta guardando. A 9
mesi il bambino e l’adulto riescono a coordinarsi nelle attività dirette a uno scopo, il bambino è in grado di vedere dove l’adulto
guarda ed è capace di indicare attraverso i gesti. Presto poi inizia ad accompagnare questi comportamenti non verbali con semplici
vocalizzi al fine di attirare l’attenzione dell’altra persona e dirigerla verso un oggetto di proprio interesse.
Il principale bisogno del bambino è quello di interagire con il mondo. Sorride e piange per attirare attenzione. La lettura rientra in
questo, ed è un modo che collega il bambino al mondo. L’atto del leggere, che sia di un volto, fotografia o di un testo, si compone
di 3 azioni tra loro integrate:
1) Raccogliere i dati della realtà (immagini e parole);
2) Dare loro un senso, capire;
3) Reagire, rispondere, attivare una reazione.
Senza la reazione qualsiasi lettura rimane un atto meccanico. Questi processi vengono appresi dal bambino attraverso processi
dell’imparare, questo avviene però quando il bambino è posto nelle condizioni di imparare (incontra tanti libri e ascolta tante
storie). La lettura non nasce a scuola, i primi veri insegnanti sono i genitori e tutti coloro che si prendono cura del bambino e poi il
bambino molte cose le impara da sé. Se durante la giornata il bambino ha la possibilità di incontrare dei libri e vede dei genitori
che leggono e che leggono per lui si attiva e avvia processi di auto-apprendimento, cioè processi dell’imparare legati alla forza
motivazionale che il bambino ha dentro di sé e che esprime attraverso curiosità, domande e esplorazioni (motivazione spontanea).
È importante leggere al bambino, ma leggere anche le immagini (alfabetizzazione visiva).
Capitolo 1b – I PROGETTI DI PROMOZIONE ALLA LETTURA PER BAMBINI 0-5 ANNI: Nati per leggere è frutto
della collaborazione tra bibliotecari, pediatri e associazioni. La campagna è attiva su tutto il territorio nazionale con 400 progetti
locali che coinvolgono 200 comuni italiani e un numero sempre crescente di operatori e servizi per l’infanzia. La campagna “Nati
per leggere” in Italia ha contribuito a porre l’attenzione sul bambino lettore, per il riconoscimento dei benefici della lettura sul
bambino, e a offrire libri migliori per la lettura.
L’obiettivo è quello di valutare l’efficacia degli interventi messi in atto nelle diverse realtà locali nell’ambito del progetto. Il
progetto vuole anche eliminare le differenze sociali tra bambini svantaggiati e quelli provenienti da famiglie benestanti.
Capitolo 2a – LETTORE ANCHE PRIMA DI NASCERE: La nascita alla lettura avviene tramite:
1) Rapporto interpersonale verbale e non verbale tra bambino e genitore, che comprende uno scambio quotidiano;
2) Immersione nella realtà e la lettura delle cose che circondano il bambino, è importante che attorno al bambino vi siano
vari oggetti e persone che partecipano alle sue scoperte;
3) Incontro con il libro, inizia con la familiarizzazione, esplorazione, prime letture delle immagini fino ad arrivare alla
scoperta del mondo e tempi per gustare le narrazioni.
Il tema della comunicazione che passa dalla mamma al bambino prima della nascita è sostenuto da studi. Non è raro ascoltare
mamme che rivolgono paroline al figlio in grembo, ed è stato rilevato che il feto è già in grado di percepire la voce materna
propagata attraverso tessuti e ossa.
Capitolo 2b – LA VOCE MATERNA (PONTE PRIVILEGIATO TRA IL PRIMO E IL DOPO): La voce unisce già prima
della nascita e continua nei primi mesi di vita accompagnando la comunicazione e i legami del bambino con la figura materna.
Notevoli sono gli studi che documentano quanto per il bambino sia importante la voce della mamma. Una ricerca effettuata da

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ricercatori giapponesi dimostra come l’intonazione della voce materna rivolta al proprio bambino attiva il cervello del neonato. Si
è notato che, quando ai bambini veniva fatta sentire la voce registrata della mamma, aumentava il flusso sanguigno cerebrale e
questo soprattutto quando la mamma usava particolare intonazione. Interessanti sono le considerazioni dei diversi pediatri sulla
ricerca giapponese, volti a commentare gli effetti positivi dell’intonazione materna attivata con la lettura orientata al figlio.
Brazelton ha osservato che quando i neonati percepiscono la voce umana, orientano lo sguardo verso la faccia di chi ha parlato
con loro e quando la trovano si osservano dei chiari messaggi non verbali: occhi illuminati, collo che si contrae. De Casper e
Filer anche dimostrano che preferiscono la voce della mamma perché forse l’hanno sentita nel periodo della gestazione. Ma il
bambino viene attratto dalla voce materna in presenza di due condizioni: i toni e solidi legami di attaccamento. Nel campo
dell’interazione mamma-bambino è stato verificato che nei casi in cui c’era un buon attaccamento, i bambini erano maggiormente
concentrati nell’attività, chiedevano di sentir leggere e sfogliavano con maggior interesse i libri e le illustrazioni. Lo studio di
Barbiero riporta le conclusioni di altri studi sperimentali di ADAMS da cui emerge che durante i primi 3 anni di vita, si
riscontrano forti differenze tra le famiglie nella quantità di tempo riservata alla lettura: alcuni bambini non sentono mai leggere,
altri godono della lettura per oltre mille ore prima di arrivare alla soglia della scuola elementare. Questa forte differenza va
ricercata nelle difficoltà che il genitore può incontrare nell’adottare una forma interattiva di lettura con bambini così piccoli. La
lettura al pari di ogni interazione sociale necessita di competenze interattive di mediazione non sempre presenti nelle famiglie, ma
senza le quali è difficile suscitare l’interesse per le storie da parte del bambino.
Varie possono essere le letture ad alta voce, ognuna con caratteristiche specifiche sia nella modalità che nel tipo di rapporto che si
instaura tra due o più soggetti implicati. La lettura è un atto complesso che non finisce con l’azione del mediatore, ma continua
come reazione e si estende al dopo. Comune è il ruolo del legame della voce e la complicità che si attiva tra la voce e l’orecchio di
chi ascolta, la voglia di ascoltare e contemporaneamente il piacere di essere ascoltati. Si possono trovare SVARIATE
MODALITA’ DI ATTUAZIONE: Lettura attoriale/Lettura interpretativa/Lettura integrale/Lettura strumentale/Lettura
con accompagnamento musicale/Lettura improvvisata/Lettura gruppale/Lettura iconica/Lettura attiva/Lettura di
sottofondo/lettura e eco/Lettura partecipata/Lettura dialogica/Lettura simbolica/Lettura serale/Lettura paterna/Lettura
materna.
Ognuna di queste letture ad alta voce ha uno specifico valore e dovrebbe mantenere questo equilibrio; valorizzare il testo e porsi al
servizio del testo, leggere l’ascoltatore. La lettura ad alta voce non può dirsi esclusiva di un periodo dell’età evolutiva, ma si
estende a tutta la vita pur con accenti diversi perché il piacere del sentir leggere non ha età.
Capitolo 2c – IL VOLTO UMANO (PRIMO LIBRO DI LETTURA): Il lattante è già in grado di usare alcune delle sue
competenze visive alla nascita. Queste abilità migliorano rapidamente nelle prime settimane. I lattanti dimostrano una risposta
attiva per gli stimoli percettivi umani, primi fra tutti la voce e il volto materno. Vari esperimenti hanno confermato che fin dalla
nascita il bambino preferisce osservare il pattern (schema, modello) simile ad una faccia, rispetto ad altri stimoli, anche se la sua
percezione è sistematica e sfocata. Non basta la preferenza per il viso della mamma, è fondamentale che attraverso il viso si
costruiscano tra il bambino e la madre degli scambi comunicativi. Questi pseudo-dialoghi possono essere definiti
PROTOCONVERSAZIONI, dove adulto e bambino alternano suoni/movimenti, come se fosse un dialogo, grazie all’interazione
faccia a faccia (dove ci si guarda, si vocalizza insieme, si sorride..). Dall’osservazione delle sequenze comunicative madre-
bambino risulta evidente che i due protagonisti prendono il turno e si alternano secondo uno schema molto simile a un dialogo. La
costante e prolungata osservazione e interazione col viso materno porta il bambino ad acquisire le prime specifiche competenze
nella lettura.
Le emozioni sono trasmesse attraverso l’attività di specifiche azioni che vengono apprese sin dalla nascita attraverso la relazione
di contatto madre-bambino e lo scambio dei segnali non verbali. Le emozioni fondamentali sono considerate innate e universali,
comuni alle diverse popolazioni e alle differenti culture. Varie ricerche hanno dimostrato che i bambini, anche i piccoli, sono in
grado di produrre espressioni facciali, corrispondenti alle rispettive emozioni. Durante la crescita si perfeziona anche l’attenzione
ai segnali emotivi, esempio i bambini di 3 mesi sono in gradi di distinguere un volto sorridente da uno imbronciato. Le emozioni
troveranno corrispondenza nelle illustrazioni dei libri e nelle narrazioni. Se il bambino impara a leggere il volto della mamma
attraverso la mimica facciale, riconosce e reagisce alle espressioni emotive, allora possiamo dire che il volto della mamma è per il
bambino il suo primo libro illustrato. Nel panorama delle offerte editoriali per i bambini, i libri delle facce sono particolari, ben
identificabili e caratterizzati dall’avere: piccole dimensioni, immagini fotografiche del viso dei bambini ripresi frontalmente,
immagini non sempre complete del viso, un’immagine per pagina, cartonati. Questi piacciono ai bambini perché: presenza di
facce e immagini fotografiche. La presenza di facce va legata a quanto detto precedentemente e si colloca come naturale
comunicazione e supporto delle abilità di lettura che il bambino ha appreso, attraverso l’interazione von la faccia della mamma.
Per leggere le emozioni le facce degli esseri umani devono essere rappresentate di fronte, mentre per riconoscere e distinguere gli
animali si ricorre a una rappresentazione di profilo, che permette di cogliere gli elementi caratterizzanti la specie.
Capitolo 3a – I PRIMI CONTATTI CON L’OGGETTO LIBRO: A partire dall’ottavo mese il bambino entra nella relazione
triadica: diventa capace di orientare il suo interesse sull’oggetto dell’attenzione altrui, come attenzione condivisa o congiunta.
Facilita l’inizio dell’intersoggettività secondaria, una relazione più allargata, tra madre bambino e oggetti che entrano in contatto
nel loro rapporto. Bruno Munari inventa i pre-libri, ovvero libri che precedono e introducono ai libri: di carta, cartoncino, panno,
plastica, legno, spugna. Questi avvicinano i bambini al mondo dei libri, sono libri tattili perché si possono manipolare, e non
hanno verso. Non si tratta di libri gioco che sono frutto di sperimentazioni di materiali e forme. Sono una categoria di libri
seduttivi, che portano il bambino al gioco connesso al libro. L’accento è posto sul toccare, annusare, far suonare. Come orsetti di
peluche con libri sulle spalle, libri con pagine di spugna assorbente, libri con pezzi che si staccano, libri senza certificazione CE.
sono utilissimi per bambini da 0 a 7 anni; questi piccoli libri senza disegni e parole sono pieni di storie, sorprese e informazioni,
basta solo saperli far parlare.

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Secondo Piaget l’intelligenza senso motoria caratterizza lo sviluppo cognitivo del bambino da 0 a 2 anni. La principale conquista
è la permanenza dell’oggetto, cioè la capacità di percepire oggetti anche se mutano le situazioni. Come il gioco del cucù in cui egli
sperimenta il modo giocoso, la separazione e la permanenza dell’oggetto, anche quando non è percepito.
Capitolo 3b – LA GRANDE SCOPERTA (IL PRIMO LIBRO): Fino agli 8-9 mesi per il bambino il libro è un oggetto, che
attraverso varie prove esplorative viene inserito in una delle prime categorie in cui incomincia a suddividere le cose che incontra:
tra i giocattoli. Dagli 8-9 mesi il bambino scopre il primo libro. Scoprire il primo libro vuol dire toglierlo dalla categoria
giocattoli, differenziarlo da altri oggetti, individuarne altri che possiedono le stesse caratteristiche, dargli un nome. In un contesto
di letture condivise fatte su libri, nel bambino si formerà l’imprinting del libro: è UNA FORMA DI APPRENDIMENTO di base,
che si stabilisce tra il bambino e un oggetto. Si tratta di un apprendimento per impressione. La scoperta positiva del primo libro, il
primo impatto, la prima impressione, hanno un effetto trascinante. Il genitore si accorge dell’avvenuto imprinting quando vede che
il bambino fatica a staccarsi dal suo libro. Letture che sperimenta fra i 9 mesi e i 5 anni: lettura iconica, lettura anarchica, lettura
itinerante, lettura concentrata, lettura puntiforme, lettura con ubitorio, lettura di compagnia, lettura iconico-testuale. Tutte queste
letture vanno riconosciute e sostenute come parti di un processo di maturazione verso una autonomia nelle scelte personali. Si
tratta di vere letture, letture con pari dignità di lettura come quelle che seguiranno a partire dalla lettura decifratica.
Capitolo 4a – CONFINI E SUDDIVISIONE NELLA LETTERATURA PER LA PRIMA E SECONDA INFANZIA: Prima
di inoltrarci sulle caratteristiche dei libri che interessano la fascia di età 0-55 anni, è opportuno definire alcuni ambiti descrittivi
concettuali. Non c’è un’espressione condivisa che inglobi la categoria dei libri rivolti ai bambini fino a 5/6 anni. A volte viene
utilizzata l’espressione “Primi libri”, ma ci sembra sia troppo estesa rispetto alla quantità di libri che stanno incrementando il
settore. Verso la fine degli anni ’80 questa classe occupava pochi libri, ora è quasi raddoppiata. Dal 2005 al 2010 sono stati
registrati 3400 libri. Suddivisione di libri 0-5 anni due categorie: libri di contatto (libri che non richiedono intervento di aiuto e
lettura) e libri di mediazione (libri da cui l’adulto trae testi per una narrazione, si tratta di libri rivolti ai mediatori per effettuare
narrazioni, e non vengono dati in mano ai bambini).
Capitolo 4b – TRA NARRAZIONE E LETTURA (LE PRIME STORIE): Il bambino dopo la scoperta del suo primo libro
potrebbe incontrare altri libri che lo aiutino a scoprire il mondo che lo circonda e salvaguardare il mondo della fantasia. I libri che
incontrerà fino a 3 anni potrebbero già essere differenziati in prime storie per sognare e storie per conoscere. La narrazione è
presente sia in libri di fantasia che in quelli di sapere, ed è caratteristica del codice iconico e verbale. Sulla base della narrazione
che presentiamo, le tipologie di libri che presentiamo dopo che si è consolidato l’imprinting del libro sono: libri di parole, libri dei
concetti e prime conoscenze, protostorie e prime narrazioni. Fra i libri di parole si possono comprendere tutti quei prodotti
editoriali che presentano in modo semplice e immediato, l’illustrazione di un oggetto o di un animale accompagnata dalla parola
scritta. Nella doppia pagina il bambino può trovare immagini fotografiche che rimandano al reale. Svolgono significative funzioni:
si pongono come ponte tra lettura della realtà e quanto, rappresentato nelle pagine del libro, sostengo i riconoscimenti del
vocabolario verbale ionico. Verso i 12 mesi di vita il bambino inizia ad accompagnare questi comportamenti non verbali con
vocalizzi o prime parole che rafforzano interazione triadica, focalizzata su on oggetto al centro dell’interesse del bambino
dell’adulto. Tali capacità diventano la premessa per effettuare la lettera di questi libri, dove gli oggetti vengono ritrovati e
denominati insieme all’adulto, indicando con il dito le figure, pronunciando le parole, richiedendone più volte la ripetizione. Le
parole aiutano l’adulto a mantenere uguale la denominazione e facilitano il consolidamento dell’abbinamento suono-parola-
immagine, che potrebbe altrimenti creare confusione nel bambino. Per i bambini più piccoli le parole scritto sono pure segni senza
significato, a partire dai 3 anni si distingue scrittura e disegno e a 4 anni si coglie la quantità minima di parole e verso i 5 anni
scoprono che la parola scritta rappresenta quella orale.
I bambini dai 9 ai 18 mesi:
- Sono attratti dalle illustrazioni e concentrano l’attenzione sulle immagini degli oggetti e non su altre aree delle pagine.
Sembrano interessati agli oggetti veri rispetto a quelli disegnati.
- Esplorano manualmente cercando di afferrare gli oggetti raffigurati.
- Mettono in atto un comportamento di esplorazione manuale influenzato dal grado di somiglianza tra gli oggetti
rappresentati e gli oggetti veri e propri.
Dai 19 mesi: mostrano di aver compreso che le figure devono essere trattate come oggetti da osservare e non manipolare.
Dai 18 ai 24 mesi:
- Comprendono che le figure sono simboli e lo sostengono anche verbalmente.
- Imparano a considerare la figura inserita in un supporto come un oggetto a sè e allo stesso tempo come il simbolo che
rimanda all’oggetto.
- Colgono che la relazione tra le parole e gli oggetti è simbolica e non associativa (la parola mela non si associa a una
raffigurazione, ma può essere abbinata ad altre immagini).
- Quando imparano il nome di un oggetto raffigurato in un libro, poi sono in grado di usarlo per denominare oggetti reali.
Il vocabolario delle immagini può essere definito come l’insieme di tutte le immagini presenti nella memoria, usate da ciascuno
per riconoscere e denominare quanto vede. Sostiene gli atti comunicativi e ideativi, viene utilizzato anche per recuperare le
immagini evocate dalla lettura di un testo. Sono immagini legate alle esperienze e alla lettura della realtà, sono anche

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rappresentazioni simboliche che aiutano nella categorizzazione che ci permettono di identificare la maggior parte delle cose. Le
immagini presenti nei libri permettono al bambino piccolo di riconoscere cose già note, di conoscere quelle che non ha potuto
vedere direttamente e arricchire nuovi punti di vista, di nuove interpretazioni delle immagini già in suo possesso. I libri
dovrebbero essere parole e immagini o frasi azioni con immagini congruenti. Molti libri per i più piccoli presentano la tradizionale
struttura dell’immagine accompagnata dalla corrispondente parola, a volte però le illustrazioni sono tratte dagli archivi editoriali
più che essere scelte secondo un armonico ed efficace piano comunicativo. Questa struttura non sembra facilitare l’apprendimento
di nuove parole e rappresentazioni. A seconda del tema e dell’argomento trattato è possibile individuare tra sotto-categorie: primi
libri per conoscere la realtà, primi libri per apprendere concetti e primi libri per conoscere io e gli altri. Rispondono al bisogno di
conoscere, alla curiosità e alla voglia di scoprire cose nuove o ritrovate, pezzi delle proprie esperienze nelle storie dei libri. In
genere sono libri che piacciono e vengono richiesti dai genitori e dagli educatori per favorire l’accrescimento delle capacità
conoscitive, anticipando i tempi di un normale sviluppo psicofisico e cognitivo del bambino. Possiamo considerare alcuni
momenti particolari in cui il bambino p interessato ai libri per scoprire, tenendo conto che è a ogni età curioso. Tra i 2 e i 3 anni il
bambino entra nel periodo delle domande, in cui c’è una spiccata curiosità. Voglia di conoscere, esplorare. Fra i 4 e i 5 anni il
bambino continuerà a porre domande cercando di collegare i dati acquisiti con altri attinenti le proprietà, le funzioni d’origine, le
caratteristiche fisiche o comportamentali. È importante potenziare i libri che introducono ai concetti e alla loro sistematizzazione
attraverso la forma narrativa e non mediante elenchi complessi. Il bambino vuole scoprire gli oggetti presenti in casa, esplorare i
cassetti. Per facilitare la riconoscibilità degli animali è meglio rappresentarli di profilo, così da poter cogliere la lishuette e le
caratteristiche salienti che emergono quando l’animale è di profilo. Le protostorie sono storie illustrate rivolte ai bambini fino a 3
anni, con strutture narrative nucleari poco articolate, immagini semplici e immediate, che presentano una prima successione di
azioni. I protagonisti possono essere animali, pupazzi, oggetti che compiono le azioni di tutti i giorni e si comportano come gli
umani. Le illustrazioni accompagnano il testo illustrandolo e arricchendolo favoriscono la ricostruzione del filo narrativo,
seguendo la successione delle illustrazioni.
Verso i 9 mesi si può parlare della nascita di una propria comunicazione intenzionale: il bambino diviene cosciente delle sue
possibilità comunicative, incomincia a capire le prime parole, impara ad ascoltare e usa le parole in forma simbolica e
referenziale.
Tra i 12 e i 15 mesi il vocabolario procede lentamente e il bambino apprende 5 parole nuove al mese per arrivare a 22 a 17 mesi.
Verso i 2 anni il bambino mette insieme più parole formando frasi e a 3 anni c’è la formazione di frasi complesse con verbo. Si
forma così la competenza narrativa, capacità di comprendere e produrre storie. L’ascolto di più storie gli permette di elaborarle.
Un bambino che non ha avuto molte occasioni di sentire storie lette o raccontate non si è costituito lo schema delle storie e
incontrerà maggiori difficoltà a raccontare la propria esperienza. Tutto questo si ripercuoterà sulla sua carriera scolastica che sarà
per lui difficile comprendere e scrivere una storia, collegare l’inizio con le fasi intermedie e con il finale, scriverà testi
ingarbugliati dove la parte iniziale predomina e la conclusione è debole. Nelle protostorie e nei libri con le prime narrazioni la
trama narrativa è lineare senza incroci. Su una successione di azioni, partendo dalla vita quotidiana e da un ambiente domestico, il
protagonista è il bambino che sta leggendo in quel momento. Le illustrazioni sono le grandi protagoniste, ad esse è affidato il
ruolo principale della narrazione. Dovrebbero essere leggere, fresche e di immediata lettura.
Capitolo 4b – TRA NARRAZIONE E LETTURA (LE FIABE): Le fiabe sono brevi racconti immaginari e fantastici che
richiedono un tempo di attenzione limitato, facili da seguire perché le azioni si susseguono con rapidità. Le formule di apertura e
chiusura incorniciano la narrazione, creando una distanza precisa tra lo spazio mentale e il tempo narrativo. Le fiabe sono nate
come narrazioni per la famiglia e non solo per bambini. Sono collocate in luoghi e tempi indefiniti, sono storie in cui il
meraviglioso gioca un ruolo predominante: appartengono al mondo fantastico ed è lì che vivono e agiscono gli esseri magici come
streghe, maghi, orchi, gnomi. Le fiabe sono rassicuranti perché alla fine tutto si ricompone, prevale la giustizia dei semplici, vince
sempre il bene e non mancano dure punizioni per i cattivi. Gianni Rodari sostiene che le fiabe toccano la molla
dell’immaginazione: una molla essenziale alla formazione di un uomo completo. Attraggono il bambino perché rispondono alle
esigenze del mondo fantastico e affrontano nodi psicologici dell’esistenza: la violenza, la paura e il male. Anche il bambino
cresciuto nell’ambiente più protettivo porta con sé tutte quelle emozioni contrastanti che le fiabe aiutano a proiettare all’esterno.
La conclusione di una fiaba deve portare felicità ai buoni e punizione ai cattivi. Starà alla sensibilità dell’adulto saper scegliere il
tipo di fiaba da proporre ai bambini. Non tutte le fiabe parlano di violenze, crudeltà e di abbandoni. Le fiabe sono materiali che si
possono trovare: nella tradizione popolare, continuano a venir tramandate nelle famiglie oralmente, nelle raccolte riscritte,
elaborate e considerate come fiabe classiche (Cappuccetto Rosso), nelle fiabe letterarie, nelle rielaborazioni di scrittori e
illustratori moderni che hanno attinto e preso spunto dalle fiabe classiche, elaborando nuove versioni fedeli alle originali e
destinate a bambini tra 3 e 6 anni, nei rifacimenti di autori. Illustratori moderni che usano le fiabe classiche come stimoli per
nuove invenzioni con inversione dei ruoli, giochi di parole, finali imprevedibili e dissacranti, nelle riduzioni e negli adattamenti
per bambini, si tratti di libri illustrati in cui il testo viene adottato e semplificato per i più piccoli, con risultati dubbi, nelle raccolte
da tutto il mondo, leggere e raccontare fiabe che vengono dai paesi lontani può essere strumento di conoscenza e confronto tra
mondi culturali diversi, un modo per creare persone aperte e disponibili ad affrontare differenze e complessità. Un altro aspetto
contraddittorio riguarda la discrepanza tra testo e immagini.
Un problema è legato all’età di fruizione. Spesso le fiabe raggiungono i bambini in età sbagliata. Troppo presto e quando sarebbe
giusto risultano già usurate. Nella scelta dei testi da leggere ad alta voce è essenziale affidarsi a raccolte usate, badando alla
qualità e all’età. È bene scegliere un momento tranquillo per proporle al bambino prevedendo spazi di ascolto e dialogo e la
possibilità di effettuare una lettura rievocativa personale. Per questi motivi non sempre si adattano ad una lettura serale. Crediamo
sia importante che il bambino riceva dai genitori il dono delle fiabe attraverso la voce, in modo da avere la possibilità di formarsi

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immagini mentali autonome. In seguito potrà passare alle fiabe illustrate senza paura di sfocare le immagini personali, ma
considerando quelle come arricchimento.
Capitolo 4c – TRA NARRAZIONE E LETTURA (IL PICTURE BOOK): I libri illustrati hanno come antenati gli affreschi,
ancora presenti nei luoghi di culto, realizzati sulle pareti delle chiese per raccontare, con un linguaggio comprensibile a tutti, le
vite dei santi, le scene del nuovo e del vecchio testamento. Alla nascita il neonato è in grado di captare gli stimoli visivi
provenienti dall’ambiente, ma non di elaborarli, capirli. Vede luci e forme ma non può attribuirli a cose, persone e ambienti. A 15
giorni riesce a mettere a fuoco immagini distanti 20-30 cm dagli occhi, la visione è prevalentemente in bianco e nero. A 9 mesi il
bambino riesce a vedere nel raggio di parecchi metri intorno a sé e la sua attenzione si sposta sugli oggetti a lui vicini. Incomincia
il processo di riconoscimento delle persone e quindi delle immagini. Tra i 9 e i 18 mesi riconosce nei libri le illustrazioni a
maggiore iconicità, come quelle fotografiche. Dopo i 18/20 mesi e fino ai 2/4 anni il bambino comprende che sia le parole che le
immagini sono simboli e che la relazione fra parole e figure e gli oggetti è intenzionale. Le maggior capacità della memoria che
gli permettono di ricordare e collegare eventi, cogliere i rapporti di successione e costruire schemi di storie. Si accorge se una
storia non è finita e se si saltano dei passaggi se non si legge o non si racconta tutto.
I Picture Book sono libri che raccontano una storia usando immagini e parole. Si pensi alle diverse modalità in cui i due codici
possono porsi tra loro: le illustrazioni sono semplici decorazioni, le illustrazioni si limitano a tradurre in immagini momenti
salienti del testo, le illustrazioni forniscono informazioni per una corretta interpretazione del testo scritto, le illustrazioni non sono
accompagnate da alcun testo verbale, le illustrazioni inglobano il testo verbale che diventa esso stesso immagine o si deforma per
sottolineare i diversi stati emotivi, le illustrazioni sono gratificate rispetto al testo, le illustrazioni forniscono al lettore un punto di
vista diverso dicendo cose che il testo non dice. Se il Picture Book è un particolare libro illustrato, non ogni libro illustrato può
essere un Picture Book. Tra testo e immagini c’è una relazione di reciproco rispetto e tutti e due sono dinamici. Molti sono gli
elementi che concorrono alla creazione di un buon Picture Book, a cominciare dal modo in cui si presenta nel momento in cui lo
prendiamo in mano per la prima volta. Un buon Picture Book deve avere la densità di una poesia e l’esattezza psicologica di un
romanzo, la sua struttura deve essere salda, l’intreccio avvincente e il linguaggio deve possedere qualità poetiche. Deve saper
contenere tutto in 32 pagine. Il mix tra testo e immagine è stato sempre variabile nei termini di supremazia quantitativa e
qualitativa dell’uno e dell’altro. Beau individua diverse principali e ricorrenti strutture narrative che favoriscono con il loro ritmo
l’ascolto, l’attenzione, l’anticipazione, la memorizzazione e la costruzione del senso: storie ad anello, storie per accumulo, storie
incorporate, storie simultanee, storie lineari. Per quanto riguarda l’aspetto quantitativo, il numero di parole non deve trarre in
inganno.
Capitolo 5 - COSA PUO’ ESSERE UN LIBRO PER UN BAMBINO: A volte fa bene mettersi nei panni dei bambini, per
immaginare quali libri desidererebbero avere per incominciare a consolidare il loro percorso di lettori. Come genitori, educatori o
bibliotecari, rispondiamo a questa domanda. È raro trovare genitori soddisfatti di quanto hanno nelle raccolte e possono mettere a
disposizione, perché la scelta si fa soli, senza una risposta da parte dei bambini, perché il feedback si evidenzia nel gradimento che
è successivo.
Bisogna: scegliere libri in base all’età/Non fidarsi delle indicazioni proposte/Scegli da solo/Libri con illustrazioni/Libri leggeri e
piccoli/Libri da portare in giro/Libro lavabile/Libro facile da aprire e che resta aperto da solo/Libri con certificazione CE/Libri
illustrati/Libri filastrocche/Libri del cucù.

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