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Outdoor Education: educazione all’aperto (bambini fascia 0-6)

L’outdoor education indica una situazione diversa dallo stare in ambienti al chiuso e richiama all’andare
fuori, ad uscire all’esterno, A SVOLGERE ATTIVITA’ EDUCATIVE ALL’APERTO.

Lo stare dentro significa STARE IN SEZIONE (nel nido o nella scuola d’infanzia).

Il termine outdoor visto alla luce della cultura nord europea e anglosassone, non si limita ad indicare una
semplice uscita nell’ambiente esterno, l’uscita, invece, è vista come un’azione che attiva la coscienza
individuale e che permette a questa di aprirsi ad esperienze e percezioni diverse da quelle abituali.

William Blacke e le porte della percezione

L’artista britannico William Blacke verso la fine del 700 inizia a far riferimento al termine DOORS, cioè
porte. Non si trattava di porte qualsiasi, ma delle porte della percezione. Successivamente fu lo scrittore
Huxley a parlare di oltrepassare la soglia, uscire fuori, per andare oltre e stabilire un nuovo rapporto tra
sé e il mondo. Un mondo che si offre a noi per essere compreso, scoperto e tutto questo, ovviamente,
implica molti apprendimenti.

Il significato dell’outdoor education va interpretato in maniera OLISTICA: attraverso una posizione


teorico/filosofica/scientifica contraria al riduzionismo, ciò significa che dobbiamo prendere come punto di
riferimento il TUTTO E NON SOLO LE SINGOLE PARTI, quando ragioniamo dobbiamo tener conto che il
sistema è COMPLESSO, COSTITUITO DA UNA MOLTITUDINE DI INTERAZIONI. Dunque, per quanto riguarda,
appunto, l’outdoor education, dobbiamo renderci conto che affinchè gli esiti delle esperienze siano
trasformativi e formativi, è necessario che ci interessiamo anche a ciò che avviene all’interno di quel
soggetto che è in formazione.

Il termine outdoor, inoltre, significa rompere una sorta di claustrofobia didattica che da decenni sta
dominando il settore scolastico ed educativo (soprattutto in Italia oserei affermare). La Pedagogia ha
bisogno di pochi slogan e molte pratiche, per tale ragione non basta l’equazione outdoor education =
educazione all’aperto; occorre progettare, sviluppare delle vere pratiche educative che abbiano
intenzionalità e scopo. E’ dunque necessario concentrarsi sulle QUALITA’ delle PRATICHE EDUCATIVE
CONNESSE ALL’OUTDOOR EDUCATION. Per tale ragione è lecito associare al termine outdoor education
quello di EDUCAZIONE ATTIVA ALL’ARIA APERTA; a tal proposito facciamo riferimento a Maria Montessori
e John Dewey, al concetto di ATTIVISMO PEDAGOGICO.

*L'Attivismo ha come scopo la creazione di una scuola non convenzionale, non impostata sul nozionismo e
sull'ascolto passivo o sullo studio individuale, come erano state le scuole sino ad allora, bensì basata sugli
interessi degli alunni. In altre parole, una scuola secondo la psicologia dell'alunno e non del maestro.
La nuova pedagogia, secondo Dewey, deve mirare al metodo e abbandonare ogni contenuto prefissato,
puntando non solo allo studio dei fatti della storia passata ma anche e soprattutto all'analisi dell'azione
futura. Le nozioni sono fini a se stesse in quanto mutevoli, ciò che realmente conta è la ricerca e lo sviluppo
delle capacità critiche. L'indagine tramite l'esperienza diretta è la sintesi di questo metodo.
Il pensiero di questi autori, sfortunatamente, non ha ancora contagiato le nostre scuole; infatti il saper fare
non è basato sull’attivazione dell’esperienza, ma piuttosto dipende da ciò che gli adulti trasmettono ai
bambini, da ciò con cui li RIEMPIONO.

Parliamo di EDUCAZIONE ATTIVA ALL’APERTO in quanto non si tratta semplicemente di andare a


prendere una boccata d’aria, MA DI ATTIVARE DEI VERI E PROPRI SISTEMI DI APPRENDIMENTO.
Allo stesso tempo, anche se di primo acchito possa sembrare paradossale, con il termine ATTIVA
indichiamo anche quell’intenzionalità pedagogica al LASCIAR FARE, affinchè venga sollecitata l’autonomia
del bambino (l’educatore deve avere un ruolo attivo, ma che lasci fare il bambino, che lo indirizzi a
muoversi in autonomia).

Osservazioni riguardo il video: “Il bambino in giardino” (da questo ci riallacciamo al RUOLO
DELL’ADULTO)

 Il bambino sviluppa delle competenze sociali ed impara a conoscere la natura. Molta importanza ha
il ruolo degli adulti, il fare degli adulti e il loro approccio a questa pratica educativa è
fondamentale. I bambini osservano e assorbono ciò che fanno o dicono gli adulti. Gli educatori
suggeriscono, incoraggiano “Vai che ce la fai…” all’autonomia; insieme, attraverso un processo
attivo, conoscono la natura, i bambini imparano a prendersi cura di una pianta, ad esempio, o a
rispettare la vita di un piccolo animale.
 Il giardino viene pensato e predisposto continuamente, sebbene sia uno spazio aperto nella
natura non è casuale né caotico; lo spazio viene articolato in aree, utilizzando una staccionata, un
muretto, delle balle di fieno. Ci sono dei poli di attrazione dislocati nello spazio: uno spazio per
scavare, un rubinetto accessibile, piante, un orto, un prato (sarebbe suggestivo lasciare un’isola
in cui l’erba possa crescere e fiorire), panchine per bambini e per adulti.
 Il posto dell’educatore: le educatrici sono vicine ai bambini ed interagiscono con loro
continuamente, sono ben dislocate nello spazio. Che funzioni ha l’educatrice?
ENTRARE IN GIOCO: a volte l’educatrice partecipa direttamente all’ attività dei bambini, fa vedere
che sporcarsi le mani va bene, condivide le scoperte dei bambini e anche lei le vive come delle
scoperte eccitanti (nonostante già conosca ciò che i bambini abbiano scoperto), stimola la loro
curiosità con domande e non fornisce risposte dirette o preconfezionate.
ACCOMPAGNARE: l’educatrice accompagna i bambini, li consola, li incoraggia e li esorta. Es.: ”Si
che ce la fai!”. “ Io ti guardo da qui, tu vai tranquilla…”.
CONTENERE: l’educatrice deve avere la capacità di porre anche dei limiti, inoltre la pratica del
contenere si riferisce anche alla capacità di riuscire a dare al bambino sicurezza e tranquillità nei
momenti di rabbia, paura, smarrimento. Es. Abbracciare e stringere il bambino e calmarlo con
parole come: Calma, tranquillo, va tutto bene ci sono io.
GUARDA, ASCOLTA E PRENDE NOTA: Seduta su una sedia ad esempio, documenta il giocare dei
bambini.

L’INFANZIA
Prima di parlare del ruolo dell’adulto e dello stile di accompagnamento educativo di un adulto che
si trova ad interfacciarsi con dei bambini 0-6, è lecito tentare di affrontare il grande discorso
interessante della rappresentazione mentale che gli adulti hanno dei bambini. Iniziamo dal
termine infanzia: sembra un termine astratto, un’etichetta, un luogo immaginario, una gabbia in cui
vengono inseriti tanti bambini senza genere e nome. Uno storico francese Philippe Aries sostiene:
l’infanzia non è mai detta da sè, ma da altri (purtroppo); essa rappresenta un oggetto del discorso,
e non è mai un soggetto del discorso, essa non è descritta da se stessa, ma dagli adulti. L’infanzia
come oggetto di studio e di osservazione è una scoperta recentissima e nel momento in cui ne
parliamo da adulti, dall’ altra parte si trova la reale vita infantile. Le bambine i bambini sono in
continua trasformazione, non ci sono foto che li possano definire, piuttosto video che testimonino
del loro continuo divenire (Infanzia CARATTERIZZATA DA MUTAMENTO ED INCERTEZZA): QUESTA
PAROLA E’ STRETTA.
Ma allora chi sono i bambini? La risposta diventa ancora più incerta, perché è difficile identificare
l’oggetto. Per descrivere, identificare chi sono i bambini servono alcune doti:
 Essere curiosi
 Avere lo sguardo attento E MOBILE
 Essere sensibili
 Essere capaci di mettersi in ascolto dell’altro
 Mettersi in gioco
 Esercitarsi alla riflessività

L’ infanzia si deve confrontare con una storia del passato, è sempre stata un’immagine ambigua, al pari di
altri figure come quella delle donne, degli anziani, dei poveri. Coloro che nella storia non hanno goduto di
tanti diritti e che non hanno potuto lasciare molte tracce di sé, perché ritenuti poco importanti. Il fatto che
l’infanzia non sia in grado di parlare di sé è un problema, perché siamo noi che iniziamo a parlare al posto
suo.

ETIMOLOGIA DELLA PAROLA

Puer= termine che significa piccolo, dunque i bambini sono piccoli. Ma questa parola è sufficiente a
descriverli?

Infante= deriva da INFARI che significa COLUI CHE NON può PARLARE, da ciò si comprende come il non
saper parlare descriva i bambini. Ma può essere questo il termine adatto per descriverli? No! Dicendo che
loro sono coloro che NON possono parlare, significa riferirsi ad essi in base A QUALCOSA CHE NON SANNO
FARE, NON A QUALCOSA CHE SANNO FARE O CHE SONO (ES. GIOCARE)

Minore= riferito alle deficienze, a ciò che manca loro. I bambini sono come qualcosa d’incompleto, non
sono esseri formati, non hanno una vera identità

Bambo= Sciocco, presso i greci antichi veniva indicato con questa parola, anche nel XIII sec.: assenza di
attività mentale, irresponsabili, dotati di un intelligenza primitiva, arretrata.

Si utilizzavano dunque vocaboli che sottolineavano la loro non autonomia, dipendenza, indicavano come
fossero il simbolo della condizione di dipendenza e minorità.

Tutto questo, anche inconsciamente, ce lo portiamo dietro, ma dovremmo liberarci di questi concetti che ci
sono sopraggiunti dalla storia e che ci impongono un’immagine dell’infanzia non fedele a quella vera.

E’ veramente importante cercare una risposta a questa DOMANDA, perché c’è un forte legame tra il
modo in cui pensiamo l’infanzia e il modo in cui ci rapporteremo ad essa, IL MODO IN CUI cui
progetteremo interventi e costruiremo progetti.

Agli inizi dell’età moderna, ma anche nel medioevo, l’infanzia è negata, o meglio, la sua definizione era
ambigua e contraddittoria. Da una parte il bambino veniva visto come un essere sacro e misterioso,
dall’altra parte veniva visto come un’umanità in lista di attesa, IL BAMBINO ESISTE SOLTANTO COME
QUALCOSA CHE DIVENTERA’ ALTRO, UN ADULTO CHE ENTRERà NELLA SOCIETà. Durante la fase matura
dell’età moderna, in cui nasce la famiglia moderna, l’età della rivoluzione industriale, il bambino è visto
come un figlio, uno scolaro: diventa un personaggio essenziale nel processo di trasformazione della
famiglia, in questo periodo aumenta la coscienza pedagogica, si pensa di dover dare un’educazione, una
preparazione alla vita ai figli, attraverso la scuola, la socializzazione.

Freud: il bambino è un essere amorale, cioè prima della morale, non ha inibizioni contro gli impulsi e deve
imparare e padroneggiarli, l’educazione serve a questo. La psicoanalisi fa crollare due immagini
dell’infanzia: quella del bambino innocente e gioioso e quella dell’adulto buono per legge di natura, i
bambini non sono creature eteree, hanno molti lati.

Successivamente il bambino diventa soggetto sociale, SOGGETTO DI DIRITTO DELL’EDUCAZIONE. Negli


ultimo 30 anni l’immagine del bambino passivo viene sostituita da quella del bambino che costruisce,
comunicativo, creativo, competente, dotato di intelligenze multiple.

Ma per decenni ci saranno bambini da una parte e adulti dall’altra che parleranno per conto loro, a dire il
vero ancora oggi ancora è così, anche se non ovunque. L’adulto si sbizzarrisce a creare immagini
dell’infanzia, ma a volte crea molte distorsioni e stereotipi. Es. il bambino felice, spensierato…
Il bambino veniva, ma spesso viene anche oggi visto come un vaso da riempire e questo presuppone che
inizialmente non abbia niente dentro.
Un bambino da portare in forma per vivere nella società adulta. Oppure esso viene descritto come fuoco
d’accendere, qualcosa che già esiste e qualcosa che ha in sé già tutte le competenze, un bambino come
essere completo. Tra queste metafore spesso c’è stata una guerra, oggi ancora abbiamo bisogno di
altre metafore per superare gli stereotipi e avvicinarsi di più alla vera essenza dell’infanzia.
Oggi che posto occupano? Sembra che invadano sempre il luogo degli adulti, devono essere separati dal
mondo dei grandi, l’infanzia è quello status della persona che si trova in un posto sbagliato. Il mondo
è fatto per i bambini, e le città? Perché non ci sono nelle città spazi per i bambini?

Il RUOLO DELL’ADULTO
Lo stile educativo si costruisce attraverso l’esperienza e percorsi formativi di approfondimento su vari temi
ed oggetti di riflessione varia. Molto negli ultimi anni si è speso sull’outdoor education, educare fuori dalla
sezione della soglia. Tra gli educatori è ormai consolidata l’idea che ogni momento della giornata è il
momento giusto per fare significative esperienze all’aria aperta; questa consapevolezza ha datto all’interno
dei servizi e delle scuole un grande interesse per l’esterno, considerato un vero luogo di apprendimento. Le
sollecitazioni su questa tematica nascono dalla volontà di restituire l’uso degli spazi all’aperto, ridotti a
causa dei processi di urbanizzazione, ma anche dalla volontà di fornire ai bambini opportunità formative e
ludiche fuori dalla sezione; tutto questo ha permesso lo sdradicarsi dell’idea che gli spazi esterni siano
solo per la ricreazione. Lo spazio aperto, in ogni momento e fin dalla tenera età, è uno spazio educativo che
guida i bambini alla conoscenza e al rispetto della natura.

L’educazione attiva all’aperto è una cornice pedagogico culturale, pluridisciplinare su cui educatori ed
insegnanti si sintonizzano, essa si traduce all’interno dei nidi e dei servizi in una progettualità che ripensa i
modelli didattici e anche gli stili educativi, per renderli sempre più attenti al bisogno e al desiderio dei
bambini di autonomia, scoperta, di esplorazione, di essere messi al centro dell’azione educativa.

Quando l’azione educativa esce fuori dalla sezione, occorre sapere cosa possa essere più giusto fare fuori
(in quando adulti). L’adulto è intenzionale, con delle responsabilità di tipo educativo; quindi conoscere il
suo ruolo è un principio fondante. Se vogliamo conoscere questo ruolo, occorre mettersi in ascolto di
educatori ed insegnanti, quando essi si confrontano, durante i percorsi di formazione; essi riconoscono
quanto per loro sia spiazzante la perdita del monopolio (all’aria aperta) di un modello educativo che ha idea
di tenere sottocontrollo il gruppo sezione, questo avviene molto all’interno, ma all’aperto gli stessi metodi
non sono efficaci! Le educatrici sottolineano come nello spazio est. Si alimenta la cosiddetta capacità
negativa (autore Lanzara e Quaglino). Cosa è ? E’ una competenza che permette all’adulto di non
anticipare gli eventi, le risposte, di non sforzare le cose, ed aiuta l’adulto ad alimentare il senso di dubbio e
incertezza che scaturiscono durante l’azione educativa. Gli educatori lenti nel video rappresentano la vigile
attesa, atteggiamento contrapposto all’incapacità positiva: modalità basata sulla prestazione,
sull’orientamento al risultato, su modelli standardizzati di comportamento.

Gli adulti, gli educatori iniziano a proporsi come figure che NON STANNO AL CENTRO, MA COME
MEDIATORI, COME COLORO CHE MEDIANO LE ESPERIENZE. Ci sono, ma mediano; sono un qualcosa di
significativamente invisibile, figure che AGISCONO Più CHE PER PRESENZA, PER SOTTRAZIONE. L’educatore
è MOLTO PRESENTE, è UNA BASA SICURA, MA NON STA AL CENTRO, RESTITUISCE SENSO DI FIDUCIA AI
BAMBINI, LA CAPACITà DI AUTOREGOLARSI E GESTIRSI. QUESTO NON TOGLIE ALL’EDUCATORE LE SUE
RESPONSABILITà EDUCATIVE, è AL SERVIZIO, MA CON UNA POSIZIONE DI MARGINALITA’. Si parla di una
mediazione riconoscente, in quanto riconosce il valore dell’adulto e del bambino.

La prospettiva di educazione attiva all’aperto INCORAGGIA AD AGEVOLARE IL CONTATTO DIRETTO CON


L’AMBIENTE ESTERNO E A RISPETTARE LE SCELTE, I RITMI, I TEMPI PERSONALI E LE MODALITA’
SPONTANEE ATTRAVERSO CUI I BAMBINI COSTRUISCONO LA LORO CONOSCENZA.

Edgar Moren: “Testa ben fatta e non ben piena”lo scopo dell’educazione attiva all’aperto, ma anche
dell’educazione in generale.

RUOLO ADULTO/ STILE DI ACCOMPAGNAMENTO NELLE 3 MACRO AREE


ESPERENZIALI (divisioni solo ideali)
1. SPAZIO ESTERNO COME LUOGO PER LE SCOPERTE SPONTANEE
2. SPAZIO ESTERNO COME LUOGO PER ENTRARE IN CONTATTO CON L’AMBIENTE E CON LA
NATURA (posizione etica e di rispetto)
3. SPAZIO ESTERNO COME LUOGO IN CUI METTERSI IN RICERCA

Quando lo spazio esterno diventa il luogo per le scoperte spontanee che ruolo ha l’adulto? Quando i
bambini escono fuori, in qualsiasi ora del giorno, sono molto disinvolti, si muovono liberamente e seguono
il filo delle loro vocazioni, desideri e progetti. Ad esempio, in Autunno è molto facile osservarli giocare con
le foglie, improvvisando vari giochi. Questo ci dimostra che, in ogni stagione, la natura disegna degli
interessantissimi ambienti per far giocare liberamente i bambini. Il giardino non è mai uguale a se stesso,
offre continuamente novità. Nello spazio esterno TUTTO QUELLO CHE VI SI TROVA DIVENTA SEMPRE PIU’
DI QUELLO CHE E’ REALMENTE, questo stimola i bambini a mettere in moto la fantasia, il pensiero
simbolico, l’immaginazione. Es. bastone che diventa una spada, una bacchetta magica…Da natura morta
diventa la mediazione necessaria per costruire il pensiero simbolico. Tutto ciò genera moltissimi
apprendimenti. Il bambino esercita la sua capacità di creare luoghi immaginati, di creare storie…

Es. Rompere il guscio di un pinolo richiede: controllo delle azioni, forza, tenacia, costanza, collaborazione.
Alla fine il bambino acquisisce nuovi saperi, conoscenze.

Le esperienze spontanee all’aperto richiedono una figura adulta in grado di FACILITARE L’ESPLORAZIONE;
L’EDUCATORE DEVE AVERE UNO SGUARDO ATTENTO E CONCENTRATO, DEVE SAPER OSSERVARE,
SOSTENERE I BAMBINI. Ai bambini più grandi può essere dato un supporto cartaceo con una matita per
stimolare, sollecitare l’idea di conservare ciò che si scopre, riprodurre ciò che si vede e apprende, registrare
attraverso dei segni l’esperienza.

Quando lo spazio esterno viene visto come luogo per entrare in contatto con l’ambiente che ruolo ha
l’adulto?

Il giardino è soprattutto un territorio artificiale, dietro c’è la mano di chi lo ha strutturato, ma è progettato
in modo che al suo interno ci siano elementi naturali. Il giardino diventa:

1. occasione per sollecitare una RELAZIONE POSITIVA TRA BAMBINO E NATURA


2. UN LUOGO DOVE POTER INTRATTENERE UN RAPPORTO FONDATO SUL RISPETTO E SULLA CURA
DELLE FORME VIVENTI E NON PRESENTI NELLA NATURA
3. UN LUOGO DA VIVERE NON COME UN SEMPLICE LUOGO, MA COME UNA VERE E PROPRIA NICCHIA
ECOLOGICA DA ABITARE, CONTEMPLARE E PRESERVARE

E’ importante che il ruolo e lo stile di accompagnamento dell’adulto abbiamo a che fare con il SAPER
FORNIRE TEMPO NECESSARIO AFFINCHE’ LE SCOPERTE SI POSSANO COMPIERE E CON IL SAPER
PROMUOVERE LA DIMENSIONE ETICA DEL GIARDINO Avvicinare i bambini al rispetto, al concetto di
etica, è l’impresa educativa per eccellenza. E’ necessario far loro comprendere che ciascuno di noi non
è un’isola, esiste sempre un progetto, un disegno collettivo più ampio in cui il singolo è inserito.

Maria Montessori quando parlava dell’ambiente faceva riferimento al concetto di *EDUCAZIONE


COSMICA.

*Nel 1942, Maria Montessori e il figlio sono costretti ad andare via dall’Italia per via della guerra e dei movimenti
politici presenti in quel momento, nettamente in contrasto con i principi del metodo Montessori. Le colline
indiane saranno il loro rifugio per diversi anni. Qui, entrambi insegnano ai bambini indiani, creando diverse classi che
vede bambini molto piccoli fino a bambini di 12 anni. E’ proprio in questi anni che Maria Montessori, vivendo la
cultura indiana, ne rimane affascinata e crea per i bambini la famosa educazione cosmica. L’educazione cosmica è un
concetto attraverso il quale si vuol condurre il bambino verso la scoperta della vita e l’amore per essa.E’ un
educazione che prevede la conoscenza della cultura generale attraverso una serie di prestabilite scoperte che pian
piano permettono al bambino di capire i grandi concetti di:

 astronomia;
 geologia;
 geografia;
 meteorologia;
 chimica, fisica;
 ecologia, biologia, botanica.

Mostra tutta la cultura cercando di far nascere nel bambino un amore e un interesse vivo per il mondo, per la natura e
per la società in cui vive, così da poter diventare un adulto cosciente e attivo nella società. Attraverso questo Piano
Cosmico dev’essere trasmesso un profondo concetto: tutto e tutti sono connessi e collegati tra di loro; non solo
uomini con gli uomini ma anche uomini con la natura, con la vita e gli eventi stessi formando un fitto intreccio che
collega e condiziona la vita di tutti e del mondo. Nel Piano Cosmico tutti lavoriamo insieme per tutti.

*Edward Moore parla di etica come uno dei 7 SAPERI NECESSARI AGLI ESSERI UMANI: SOLO COLTIVANDO
L’ETICA E LE RELAZIONI I BAMBINI METTEREANNO A FUOCO I CONCETTI DI BENE E DI MALE, SAPRANNO
ANDARE OLTRE L’EGOGENTRISMO (imparare a pensare e ad agire eticamente).
Ma come si trasmette l’etica ai bambini? A piccoli passi. E cosa fa l’adulto in giardino?

-Trasmette ai bambini la consapevolezza che esso è un luogo ricco di esseri viventi


-Insegnare ai bambini ad osservare, sperimentare, a non creare danni irreparabili o ferite
-Stimolare le domande in modo semplice, NON INTERROGARE
-Stimolare la sensibilità
-L’adulto deve accompagnare le esperienze del bambino, deve sollecitare nel bambino il rispetto per la
natura, ma NON IMPORRE CONTINUI DIVIETI, piuttosto comunicare gradualmente una posizione etica. Es.
suggerire di raccogliere elementi che già sono caduti a terra
-Sollecitare l’idea di bellezza e gratitudine frequentando con i bambini quotidianamente il giardino
-Condividere con i bambini le caratteristiche della natura. Es. le piante si muovono

Quando lo spazio esterno è luogo per fare ricerca che ruolo ha l’adulto?
Il giardino diventa la possibilità di fare RICERCHE NATURALISTICO SCIENTIFICHE. Occorrono strumenti e
materiali, itinerari e tempi particolari. Ma su cosa fare ricerca?
Ad esempio sulle specie che abitano in giardino; nello spazio esterno in tutte le zone di transizione e
confine, definite con il termine ECOTONI, la biodiversità è molto elevata, la scoperta della vita è facilmente
sperimentabile (es. passaggio dal giardino ad una siepe).

Che tipo di atteggiamento deve avere l’educatore?


Un atteggiamento non intrusivo, lasciando ai bambini la libera volontà di scegliere i temi d’interesse; cerca
di conversare su alcuni fenomeni e favorisce l’elaborazione di quante più possibili ipotesi da parte dei
bambini per poi giungere all’elaborazione di conclusioni soddisfacenti condivise. I bambini sono i
protagonisti, i ricercatori e i naturalisti della situazione, non sono gli educatori.

Es. Preparazione di una collezione vegetale: un gruppo di 5-6 bamb. Oltre i 2 anni e mezzo. Creare un
gruppo di conversazione, l’adulto deve sostenere questa conversazione senza dare risposte pronte…”Come
ci sembra questa foglia?”. Deve porre domande e sollecitare curiosità per dare ai bambini la possibilità di
sviluppare più punti di vista, molteplici modi di vedere il mondo. Essendoci, giustamente, delle idee diverse,
per giungere ad una conclusione collettiva e condivisa, occorre CREARE DEGLI ACCORDI, DELLE
COLLABORAZIONI DEL PENSIERO. Qui il ruolo dell’adulto è prettamente quello di GUIDA DELLA
CONVERSAZIONENON CERCA L’ESATTEZZA SCIENTIFICA, CERCA LE TEORIE INGENUE DEI BAMBINI E
TENTA DI METTERE INSIEME, IN RELAZIONE I VARI CONTRIBUTI. L’ADULTO DEVE ACCERTARSI CHE OGNI
BAMBINO ABBIA LA POSSIBILITA’ DI PARTECIPARE, DI ESPLICITARE TUTTE QUELLE COSE CHE PER LUI
SONO ANCORA IMPLICITE E QUINDI NUOVE.

L’adulto cerca di fornire spazio e tempo necessari affinchè nascano ragionamenti e scambi sociali, deve
dare la parola a ciascuno e riportare, ricordare costantemente al gruppo le scoperte a cui si è giunti
insiemefa molti riassunti, riforma e sottolinea.
Una buona idea sarebbe quella di dare ai bambini una macchina fotografica per creare un ERBARIO
DIGITALE. La fotografia permette di apprendere cosa è reale e cosa non lo è, stimola quel conflitto tra
realtà e rappresentazione della realtà (Magritte e la sua pipa).
IL GIARDINO DIVIENE UN LABORATORIO DEL SAPERE SCIENTIFICO, IN CUI SI PROMUOVONO AZIONI E
INTERAZIONI DI CONOSCENZA.
RIASSUMENDO…
Di quale stile educativo necessita l’adulto?

1. Saper osservare cosa succede durante le esperienze per poi poter progettare come andare avanti;
2. L’adulto non deve forzare gli eventi, ma valorizzare i contributi di tutti i bambini (anche se non
scientificamente attendibili);
3. Motivare e stimolare la ricerca, lasciarsi guidare dalle iniziative dei bambini;
4. Fornire TEMPO;
5. Assistere la ricerca, fornire strumenti, guidare le discussioni organizzate all’interno di piccoli
gruppi;
6. SAPER TRASFORMARE IMPREVISTI IN OPPORTUNITA’;
7. Usare un pensiero e un linguaggio al congiuntivo: Es. : “E se invece fosse…”
8. Adottare una didattica PARTECIPATIVO-COLLABORATIVA= PARTECIPARE ALLA CO-COSTRUZONE
CONOSCENZE CONDIVISE. Gli apprendimenti scaturiti dall’esperienza saranno PATRIMONIO DI
TUTTI I PARTECIPANTISI SARA’ COSTITUITA UNA VERA E PROPRIA COMUNITA’ SCIENTIFICA.

CHE IDEA DI BAMBINO POSSONO AVERE I PROFESSIONISTI


DELL’EDUCAZIONE?
 Idea di un bambino ricco di possibilità, che abita il presente ma che allo stesso tempo è proiettato
del futuro, avendo molteplici potenzialità;
 Il bambino è un soggetto attivo, che si sporca le mani e che si orienta grazie alla sua natura curiosa;
 Il bambino è forte, non è una sottospecie dell’adulto;
 Il bambino è socievole, creativo, curioso ed ha una natura esploratrice.

LO SPAZIO
Lo spazio è come un TERZO EDUCATORE, perché comunica ed ha un linguaggio FORTE ED INCISIVO. (Loris
Malaguzzi). Lo spazio è un elemento costitutivo per la formazione del pensiero dei bambini…IL LINGUAGGIO
SPAZIALE è MULTISENSORIALE: coinvolge occhi, orecchie, naso (recettori a distanza), ma anche quelli
immediati, come la pelle. Occorre adottare un approccio che sostenga, attraverso lo spazio, il gioco e il
giocare, per questo è necessario aumentare la consapevolezza riguardo L’IMPORTANZA DELLA QUALITA’ DI
UNO SPAZIO. Non dobbiamo mai dimenticare che lo spazio COMUNICA I VALORI, I SIGNIFICATI DI CHI LO HA
PROGETTATO.

Quando si parla di chi abbia progettato uno spazio, non ci si riferisce soltanto agli ingegneri, architetti, ma
anche all’educatore, ovvero, quella figura professionale che STRUTTARA LO SPAZIO INTERNO ED ESTERNO,
PREDISPONENDO GLI ARREDI, GLI OGGETTI E I MATERIALI CON ORGANIZZAZIONE ED INTENZIONALITA’.

Lo spazio parla anche se non è dotato di una voce, il suo linguaggio è davvero potente e agisce a livello
dell’inconscio. Pensiamo semplicemente alle sensazioni, alle percezioni che ci abbia potuto trasmettere un
luogo, possiamo ricordarci almeno una volta in cui abbiamo pensato: “Questo luogo mi opprime…” o
“Questo luogo mi fa sentire a casa”?

I bambini leggono lo spazio in un modo immediato, essi hanno una LETTURA POLISENSORIAle DELLO
SPAZIO. Lo spazio comunica le cose che si possono o non possono fare, comunica paura, tensione, serenità.
Ci sono molte discipline che si occupano dello spazio in quanto elemento che influisce sulle condotte e i
comportamenti: PSICOGEOGRAFIA E PSIVOLOGIA AMBIENTALE SOSTENGONO CHE LE NOSTRE
CONDOTTE NON DIPENDONO SOLO DA CHI SIAMO, MA ANCHE DA DOVE SIAMO.

TEORIA DELLE FINESTRE ROTTE

Indica come lo spazio influisca psicologicamente sull’individuo: se ci sono delle condizioni di degrado e di
abbandono di certe aree urbane o ambienti, queste condizioni possono avere delle influenze negative
sugli individui nella loro percezione della sicurezza. (Riferimento al quartiere zen, City Life a Milano e la
villetta a Torino). Dove potremmo sentirci più a nostro agio nel gettare un sacco di spazzatura?
Probabilmente nell’ambiente più degradato e trascurato. Lo spazio in cui ci troviamo fa la differenza, incide
sulle nostre emozioni e sul nostro comportamento.

Se ci trovassimo nel quartiere Zen di Palermo, saremmo portati ad adeguarci all’incuria e all’inciviltà.
L’ambiente dei nidi è da costruire con cura avendo attenzione a ciò che vogliamo comunicare; deve essere
un contesto tranquillo, calmo, di stimolazione del pensiero, bello e che trasmetta un senso di cura affinchè
venga attribuito valore agli oggetti che contiene e alle attività che vengono svolte al suo interno.

I luoghi naturali sono ricchi di colori che trasmettono tranquillità, hanno molte gradazioni e sfumature,
siamo geneticamente predisposti a cogliere e riconoscere le sfumature dei colori naturali, i marroni, gli
azzurri, i verdi, sono colori rassicuranti, che trasmettono benessere.

Es. slide 7: colori accesi e colori tenui che rimandano ai colori della natura.

Lo spazio dei nidi e delle scuole dell’infanzia è un CONTENITORE CHE FAVORISCE LE RELAZIONI SOCIALI,
L’ESPLORAZIONE, LE ESPERIENZE, GLI APPRENDIMENTI. MA è ANCHE UN CONTENUTO EDUCATIVO,
perché CONTIENE MOLTI STIMOLI.

Quando un ambiente educativo contiene molti stimoli (es. nella slide: aula piena di giochi e colori accesi,
forti), i bambini sono a loro volta sottoposti a questi stimoli, ma alcuni di essi vengono eliminati, perché il
bambino non riesce a processarli tutti. I bambini hanno dei piani di attenzione diversi, sono più sensibili alla
verticalità, ci sono spazi che sovra eccitano i bambini, essi non avendo le stesse categorie mentali degli
adulti (perché hanno meno esperienza), si sentono costretti ad occuparsi di tutto quello che hanno davanti
per poterlo comprendere; essi hanno un sistema di inibizione più immaturo, sono portati ad osservare ogni
minimo particolare e questo causa mancanza di attenzione e affaticamento, chiede un carico attentivo
molto elevato che porta a stanchezza, disorientamento e disattenzione.

Sì AI COLORI NEUTRI CHE FANNO PROVARE TRANQUILLITA’ E BENESSERE, SONO POCO INVASIVI. Sì ALLA
LUCE, AD AMPIE FINESTRE CHE TRASMETTONO CONTINUITA’ TRA DENTRO E FUORI.

ES. SLIDE 8: SPAZI ESTERNI

Qui ci sono 4 immagini di spazi esterni in cui possiamo vedere che sono adatti all’esperienza dei bambini;
già abbiamo parlato delle 3 tipologie di esperienze che si possono fare nello spazio all’aperto:

 ESPERIENZE DI GIOCO LIBERO, SPONTANEO;


 ESPERIENZE DELLA CURA DELLO SPAZIO (ENTRARE IN CONTATTO CON LO SPAZIO E CON LA
DIMENSIONE ETICA, POTER IMPARARE A CONVIVERE CON L’ALTRO)
 ESPERIENZE NELLO SPAZIO COME LUOGO DI RICERCA
Lo spazio è un sistema di comunicazione, racconta qualcosa, trasmette messaggi, riflette intenzioni e
finalità pedagogiche; esso è molto importante, è costituito da aree fatte di mobili, arredi, oggetti,
materiali attraverso cui si possono sviluppare relazioni educative. Lo spazio dei servizi per l’infanzia, è
uno spazio educativo, progettato dagli adulti con un’intenzionalità educativa che ha come scopo LA
PROMOZIONE DELLO SVILUPPO DELLA PERSONALITA’ DEI BAMBINI E LA TRASMESSIONE DEL
PATRIMONIO CULTURALE/SOCIALE.

La storia dei servizi educativi ci racconta che per molto tempo lo spazio, il contesto era poco
considerato a livello pedagogico, ma oggi non è più così fortunatamente. Il cambiamento è avvenuto
quando sono emersi studi di marca costruttivista, ecologica, culturalista che hanno stimolato ad
avere interesse per il contesto e i luoghi dell’esperienza (bronfrenner, Vigo, Bruner)le esperienze di
apprendimento non sono esclusivamente frutto di qualcosa che riguarda la mente del singolo
individuo, ma c’è un contesto che ha un’influenza, ci sono elementi che sono dei mediatori nei
processi di apprendimento. Questi studi spostano l’interesse dall’adulto (visto come protagonista che
trasmette conoscenza), all’intera, totale situazione educativa e organizzazione degli elementi
all’interno di un contesto, che è un tessuto COMPLESSO COMPOSTO DA VARIE TRAME CHE SI
INTRECCIANO E LEGANO BAMBINI, ADULTI E CONTENUTI, E IN QUESTO MODO DEVE ESSERE ANCHE
VISTO L’APPRENDIMENTO (INSIEME DI PROCESSI DISTRIBUITI, MEDIATI NEL CONTESTO), IN VIRTU’ DI
UNA TRAMA, DI UN CONTESTO COMPLESSO.

LO SPAZIO ESTERNO
Lo spazio esterno, così come quello interno, deve essere pensato (ricordiamo che non si parla di andare
fuori a prendere una boccata d’aria, ma di EDUCAZIONE ATTIVA ALL’APERTO), PENSATO, tuttavia, non
significa che esso debba essere esteticamente perfetto. E’ importante saper lavorare sullo spazio esterno
per renderli accoglienti, ricchi di materiali che possono essere manipolati, per far sì che sia un occasione per
muoversi liberamente, costruire nuovi mondi e sollecitare la creatività, curiosità.

Come creare un luogo in cui sperimentare esperienze stimolanti?

Non è necessario uno spazio con chissà quali attrezzature o caratteristiche, non dobbiamo puntare
all’estetica; quella che dovrebbe essere la nostra intenzione è quella di creare un luogo CHE SI FACCIA
ABITARE, IN CUI SPERIMENTARE PROPOSTE SEMPLICI CHE STIMOLINO LA PARTECIPAZIONE DEI BAMBINI. La
prima cosa è partire da ciò che abbiamo a disposizione: la sua architettura, biodiversità… E’ lo sguardo
consapevole dell’adulto che trasforma uno spazio in uno spazio educativo!

Gli interventi possono essere poco costosi e semplici. OCCORRE CERCARE UN EQUILIBRO TRA ORDINE E
DISORDINE, ORDINE PER CREARE UN AMBIENTE CURATO E CHE TRASMETTE CURA E BENESSERE (teoria
delle finestre rotte), DISORDINE PERCHE’ OCCORRE UN AMBIENTE SUFFICIENTEMENTE IMPERFETTO,
AFFINCHè CI SIANO OPPORTUNITà, SFIDE, IN CUI I BAMBINI POSSONO CREARE, IMMAGINARE…

Spazio bambini 3 mesi ad 1 anno.

E’ importante predisporre un ambiente protettivo, contenuto, che possa accogliere i bambini anche nei
mesi più freddi, occorre lavorare sullo spazio affinchè permetta uno SCAMBIO SENSORIALE E PERCETTIVO
CHE è ALLA BASE DELLA CONOSCENZA (osservare i cambiamenti climatici, il variare della luce etc).

Aggiungere un tappeto caldo, una stuoia che possono essere stesi su un prato, fornire un CESTINO DEI
TESORI che contenga elementi, oggetti naturali, che producono suoni diversi, che abbiano diverse
consistenze (sabbia, terra, acqua, foglie, legnetti, carta). Sperimentare contatto con diverse tipologie di
terreno quando i bambini sapranno gattonare o camminare (erba, sassolini, terreno)

Spazio bambini da 1 a 6 anni

In questo caso lo spazio deve essere progettato per stimolare la curiosità, l’avventura, l’interesse. Sarebbe
opportuno SYDDIVIDERE L’AMBIENTE IN ZONE, LAVORARE PER POLI D’INTERESSE (AGIRE
INDIVIDUALMENTE O PER AGGREGAZIONE)

Lo spazio per il movimento: dove si può correre, salire, arrampicarsi, scivolare. Possiamo ampliare
l’esperienza motoria mettendo a disposizione materiali che favoriscano il movimento, la presa di coscienza
del proprio corpo. Piccole colline di terra, percorsi creati con ciottoli, assi di legno, sezioni di tronchi, scalini
naturali, attrezzature d’arrampicata o di scivolata, opere d’arte contemporanea da giardino. Es. piccola
scultura di un cavallo in cui i bambini possono salire sopra. Nello spazio per il movimento si può anche
oscillare, dondolare, per questo è opportuno inserire corde, amache, altalene. Pedalare, spingersi, spostarsi
da un luogo ad un altro, inserire tricicli, macchinine, biciclette, uno spazio asfaltato è utile per imparare.
Tricicli e biciclette non devono essere in numero eccessivo per non essere l’unica attrazione e per favorire la
condivisione, imparare a riordinare i giochi.

Lo spazio per la manipolazione: travasare, scavare, modellare, pasticciare con mani e piedi (terra, fango).
Inserire delle vasche di terra vicino a fonti d’acqua accessibili, secchielli, palette, mestoli, cucchiai, setacci e
martelli di legno.

Lo spazio per costruire, creare: assemblare, costruire, impilare, osservare, raccogliere, classificare,
collezionare. Inserire canne di bambù, cortecce, semi, sassi rotondi, cassette in cui disporre materiali che si
trovano in giardino: tutto può essere toccato e trasformato. Lenti di ingrandimento, pinzette per raccogliere
oggetti, per approfondire la conoscenza di tutto ciò che si trova all’esterno.

Lo spazio per l’orticultura: seminare, annaffiare, raccogliere, curare. Vasi, cassette riempiti di terriccio per
piantare piante aromatiche e zone esteticamente gradevoli. Tutto è un’opportunità per osservare e
apprendere, imparare a pazientare, rispettare.

Lo spazio per il gioco simbolico: imitare, rappresentare…Es. inserire una casetta, stimola l’immaginare
scenari fiabeschi, quotidiani. Mettere a disposizione pentolini di metallo, ciotole, spazi raccolti in cui
raccontare storie, parlare per creare intimità tra pari.

Lo spazio che serve a prepararsi ad uscire: un atrio con delle panche, scaffali dove ci sono le scarpe di
ricambio, giacche. Questo rende più piacevole il tempo dei preliminari necessari alle uscite e i rientri.

E’ ASSOLUTAMENTE IMPORTANTE LA CURA DELLO SPAZIO ESTERNO (RACCOGLIERE FOGLIE, RIORDINARE,


ASCIUGARE GLI STAGNI DI ACQUA, TOGLIERE LA POLVERE ECCESSIVA, SEGNALARE EVENTUALI PERICOLI).
Gesti di cura che il giardino richiede quotidianamente: creare un contesto in cui poter stare bene, porre
l’accento non soltanto su cosa si fa, ma su come le cose si fanno. Questa cura trasmette ai bambini senso di
responsabilità e attenzione, i bambini partecipano al riordino, curano i giochi e i materiali utilizzati: avere
cura dello spazio, imparare a farlo osservando i gesti degli adulti, sottolinea l’importanza del rispetto di sé,
degli altri, dell’ambiente e trasmette ai bambini valori molto preziosi.

PAROLE CHIAVE APPLICABILI ALLO SPAZIO EDUCATIVO: RUOLO DEGLI


SPAZI
 COMPLESSITA’ MORBIDA: Lo spazio dei servizi ed. dovrebbe essere allestito tenendo in mente il
bisogno di una complessità morbida. Complessità= presenza di vari stimoli, significa rendere sì il
senso della complessità in cui viviamo, ma che sia SOSTENIBILE A QUELLO CHE POSSONO COGLIERE
E SOSTENERE I BAMBINI. CHE SIA UN AMBIENTE CHE SERVA I BISOGNI DEI BAMBINI: ambiente
accogliente, protettivo, diversificato, stimolante quanto basta, in cui i soggetti, all’interno della loro
collettività, abbiamo un ritmo generale, ma anche spazi di privacy, spazi anche per ritirarsi. Luogo
organizzato con il bisogno di avere rispetto dell’altro, ma anche non ci sia solo la possibilità di stare
in gruppo, ma anche quella di ritirarsi, rintanarsi, riflettere da soli, giocare in sottogruppi.
 RELAZIONE: Lo spazio deve essere organizzato affinchè i soggetti possano entrare in relazione
significativa, quindi l’intensità e la qualità delle esperienze devono essere privilegiate. Lo spazio
deve comunicare relazione, possibilità di relazione!
 OSMOSI: Ci deve essere UNA SORTA DI PASSAGGIO TRA IL MONDO ESTERNO E QUELLO INTERNO
AI SERVIZI. Osmosi significa impegnarsi a strutturare un luogo educativo che NON SIA UN
CONTROMONDO, DIVERSO DAL MONDO, MA CHE SIA UN DISTILLATO DEL MONDO. Un tipo di
spazio che rifletti continuità tra dentro e fuori, un ambiente interno che sia contaminato dal mondo
esterno, deve parlare delle cose del mondo che si trovano anche al suo interno.
 POLISENSORIALITA’: Creare uno spazio denso di possibilità, opzioni. Organizzare un ambiente ricco,
che offra esperienze multiple, sensoriali, affettive, etiche, cognitive, che sia capace di sostenere le
esplorazioni. Uno spazio in cui ciascuno possa trovare il proprio posto e sintonizzarsi secondo le
proprie caratteristiche personali.
 EPIGENESI: Spazio FLESSIBILE: aperto al cambiamento, che si modifica durante l’anno scolastico,
non statico e immutabile, che rispecchio l’arricchimento degli apprendimenti che si producono al
suo interno. Tale termine si riferisce al compito degli educatori di saper personalizzare lo spazio,
mantenendo comunque le caratteristiche genetiche del progetto.
 COMUNITA’: Creare un contesto che si basi sulla partecipazione e sulla convivialità, deve
trasmettere il valore della comunità, predisposizione di luoghi comuni, far sì che non cia una
gerarchia tra gli spazi.
 COSTRUTTIVITA’: Come educatori si deve pensare ad un luogo di costruttivismo, dove si conosce,
percepisce, dove si costruisce la nostra idea del reale. I bambini interagendo con lo spazio lo
costruiscono, decostru, operano trasformazioni. Le azioni e le riflessioni sullo spazio sono
fondamentali per la costruzione del sapere (confronto e scambi con gli altri e con l’ambiente)
 NARRAZIONE: allestire un luogo che racconti, che comunichi e documenti ciò che avviene
quotidianamente al suo interno. Scritture alle pareti, immagini, materiali che rivelino le esperienze
dei bambini, la loro storia.
 NORMALITA’ RICCA: luogo non destabilizzante o eccessivamente stimolante, ambiente sereno,
frutto di una combinazione equilibrata di tanti elementi.

EQUILIBRO TRA SICUREZZA E RISCHIO: QUESTE DUE TERMINOLOGIE SONO COMPLEMENTARI.


DEVONO ESSERCI REGOLE E CONFINI, MA CHE FAVORISCA LA LIBERTA’ DI MOVIMENTO E DI
ESPRESSIONE DEI BAMBINI

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