Sei sulla pagina 1di 5

PEDAGOGIA GENERALE

 La pedagogia generale non è generica, ci aiuta a riflettere su cosa e come educare, su chi è l’educatore
e sull’idea della persona umana.
 L’educazione è un fatto umano universale, tutti hanno un’idea di cosa sia perché è un sapere
spontaneo che si trova dentro di noi composto da cose buone e cose non buone (pedagogia
spontanea).
 La pedagogia si occupa di riflessioni di senso e di metodo.

Per tanti anni l’idea di buona educazione è stata legata alle buone maniere, ma non c’era spazio per le
emozioni anzi venivano represse sia dai bambini sia dall’educatore.

NEL PASSATO OGGI


solo le donne potevano dare spazio alle Nel corso del tempo ci sono stati dei cambiamenti, ad oggi
emozioni, mentre, gli uomini non potevano uomini, infatti, sono più interessati alla vita dei bambini non ci
farlo. crede più che sia solo una cosa unicamente femminile.

Nonostante ciò c’è sempre un profilo dell’essere umano che abbiamo noi stesso imposto, ad esempio con
frasi come:
In questo modo però passa l’idea che gli adulti non piangono,
i bambini grandi non piangono tantomeno i maschi. Questo è sbagliato perché in questo
Non fare la femminuccia modo il bambino cerca di assomigliare al proprio educatore
andando contro la propria natura.

CHE MODELLO EDUCATIVO DEVO ASSUMERE?


- Essere autoritari è più facile, ma per educare bisogna prendersi del tempo per dare spiegazioni, il
nostro compito è importante perchéé i bambini hanno fiducia in noi.

Alcuni studi hanno dimostrato l’importanza delle domande ma lavorare su questo è difficile, non tutte le
domande hanno una risposta, e spiegare questo ai bambini è complicato perché per loro la maestra sa
tutto, ha tutte le risposte.

 Dobbiamo fare attenzione ai singoli casi dei bambini ed interessarci ad ognuno di loro, non possiamo
fare parti uguali perché:

ci sono bambini che vengono e bambini fortunati perché


da famiglie analfabeta hanno genitori acculturati.

Dobbiamo cercare di cambiare questa situazione e dare pari opportunità a tutti in modo tale da avere
lo stesso obiettivo.

PRECISAZIONI PRELIMINARI
 L’educazione diverso istruzione; possono anche coincidere, ma istruire diverso, si può insegnare
qualcosa senza educare, non sempre attraverso i contenuti si educa.
 Pedagogia diverso educazione; la pedagogia è la riflessione scientifica sull’educazione, mentre
l’educazione è l’oggetto.
 Pedagogico diverso da educativo; educativo è qualcosa che ha a che fare con la concretezza reale
educativa.
Nell’introdurre la pedagogia dobbiamo distinguere i vari modelli educativi che essa ci offre:

MODELLO  il maggiore spazio è occupato dall’educatore che dall’alto verso il basso educa attraverso
EDUCATIVO contenuti l’educando.
AUTORITARIO  L’educatore non dà spazio alla domanda “perché?” e non spiega le regole. Questo
modello è meno funzionale, soprattutto perché si usava nel passato.

PERCHE’ IL MODELLO EDUCATIVO AUTORITARIO È IN CRISI?


Perché viviamo in un epoca in cui sono entrate in crisi le istituzioni del passato come la
politica, la religione ecc.. Di conseguenza è proprio cambiato il senso dell’autorità.
Viviamo in una società liquida che cambia continuamente sfumature, quindi i modelli
educativi devono adattarsi. Proprio per questo il metodo autoritario non è più valido.
Oggi si dà la colpa all’educando, ma una scrittrice Hannah Arendt dimostra il contrario: lei
infatti indaga su cosa succede quando si spezza il filo della tradizione e per far questo utilizza
una metafora: Dichiara che la nostra eredità non è preceduta dal con testamento.
Il testamento e ciò che lega i tesori del passato al futuro, infatti si elencano alcuni beni, si
nominano, si sancisce ciò che sarà legittima proprietà degli eredi.

Cosa succede quando il testamento, ovvero la tradizione manca?

 Il tempo a manca di continuità, non c’è più né passato né futuro.


 senza testamento, cioè senza la volontà dei padri di lasciare un’eredità, non solo si
perdono i beni, ma soprattutto si perdono i figli, perdono se stessi.
Arendt osserva che la crisi dell’autorità educativa è dovuta soprattutto ai padri, infatti dice
che “quando per un attimo fugace avevano avuto il tesoro fra le mani sono stati i primi a non
ricordare come fosse fatto il tesoro, da non saper neppure dargli un nome.”
Quindi i padri, o più in generale gli educatori, se nel passato davano e avevano risposte
precise, oggi invece lasciano fare ai figli ciò che vogliono, i lasciano una grande libertà.
Questo è definito da Beck come ignoranza riflessiva, con cui si intende non saper usare la
ragione per riflettere su chi sia, infatti siamo molto bravi a riflettere sulle cose che facciamo
meno su chi siamo.

MODELLO gli educatori pensano che gli alunni non sono importanti ma solo il contenuto di ciò che gli
DELL’ADDESTRA interessa. In questa maniera, si distrugge il piacere dello studio.
MENTO O
TRASMISSIVO
MODELLO questo modello è emerso perché il modello autoritario è divenuto sempre meno frequente.
SPONTANEO Lo spazio è occupato maggiormente dall’alunno e l’educatore genera così l’alunno sovrano.
PERMISSIVO (PAGINA 43)
Il bambino svolge un’importante funzione: è lui che fa la famiglia.

PASSATO OGGI
Mentre infatti in passato era sempre una oggi la nascita del bambino che sancisce,
famiglia che, esistendo già con una sua anche socialmente, la parte effettiva
stabilità e riconoscibilità, piaceva un della coppia fino a determinare il senso
bambino

Facilmente poi questo bambino così prezioso, divenuto nuovo “capofamiglia”, finisce con
l'essere trattato come un sovrano.
È un bambino senza regole, troppo libero. Proprio per questo viene perso di vista il suo bene.
Il bambino che fa la famiglia ha un peso troppo grande sulle spalle: di questo prima o poi
soffrirà. In altri termini: il bambino sovrano non è rispettato davvero come la persona che è:
piuttosto è un bambino capovolto.
I genitori del bambino sovrano sono per lo più incapaci di dare regole e rimproverare in modo
sereno, fermo e coerente: restano vittime della tirannia che sta danneggiando entrambi, ma
soprattutto il bambino.

MODELLO  Nel modello autorevole c’è una sana asimmetria: l’educatore ha un peso maggiore, ma non di
AUTOREVOLE potere bensì di responsabilità, l’educatore autorevole deve assumersi le responsabilità di
essere una guida.
 Al centro non c’è ne l’educatore ne l’educando ma la relazione di cura educativa.

CHE COS’E’ LA PEDAGOGIA?


È un sapere scientifico sull’educazione. Le scienze richiedono rigore e oggettività, devono essere fondate,
condivisibili.

Questo non significa che non esistono, ma È più facile trovare queste qualità nelle
sono diverse perché non in tutto va cercato scienze matematiche, fisiche, chimiche,
lo stesso rigore. difficile è farlo nelle scienze educative.
Le scienze umane, invece, sono a sé stanti.

In questo ambito agisce WILHELM DILTHEY (1833-1911), il quale fa una distinzione importante

Egli si occupava della storia. Secondo lui la storia è una scienza, perché non solo ci spiega la realtà ma cerca
anche di comprenderla. Così fa una distinzione:
- SCIENZA DELLA NATURA, spiegazione.
- SCIENZA DELLO SPIRITO, comprensione.

Ne fanno parte le scienze umane, infatti quando i bambini chiedono “perché” non vogliono la spiegazione
ma vogliono comprendere il motivo.

Secondo Dilthey esiste un altro significato di esperienza: non è più intesa come esperimento ma come
ERLEBNIS (esperienza vissuta). LEB = LEBEN= VIVERE.

LA RIFLESSIONE PEDAGOGICA

Il senso della pedagogia è proprio indagare comprendere su un piano teoretico e pratico i fondamenti, o
meglio dire le fondamenta, ovvero indagare su ciò che regge senza vedersi, è infatti una riflessione di
senso e di metodo, deve perciò avvenire il passaggio dalla riflessione di senso a quella di metodo.

La riflessione pedagogica si articola in tre momenti:


LA riguarda una ricognizione della situazione intorno a noi. Dobbiamo capire che cosa
RICOGNIZIONE accade, bisogna fare delle indagini:
EMPIRICA
 Sia numerica
 sia psico-sociali, servendoci ad esempio di strumenti come le interviste.
Questo perché la pedagogia deve partire dalle esperienze vissute, deve partire dalla
spontaneità, ma non possiamo basarci solo su questo perché molto spesso alla base della
pedagogia spontanea ci sono tradizioni tramandate da generazione a generazioni. Molte
volte infatti mandiamo avanti i copioni senza nemmeno chiederti il motivo, ma dobbiamo
ricordare che alcune pratiche andavano bene prima ma non per forza vanno bene anche
oggi.Quindi di fronte al sapere spontaneo dobbiamo saper valutare quali sono le cose da
tenere e quali sono le cose da modificare.
RIFLESSIONE DI consiste nel dare una spiegazione
PRIMA ISTANZA
RIFLESSIONE DI consiste invece nel comprendere
SECONDA
ISTANZA

ESEMPIO: Applicazione della riflessione pedagogica all’empatia

Definizione: Far risuonare dentro di sé il vissuto dell’altro


Circa 15 anni fa c’è stata una conferenza su che cosa è e sul senso dell’empatia. Per dare una spiegazione
però non si ci può fermare qualche cosa, ma bisogna capire come applicarla nella vita reale. Si deve passare
quindi da una spiegazione teorica alla pratica.

RICOGNIZIONE EMPIRICA
analizzando il corso della storia e la realtà in cui viviamo potremmo dire:
 inizialmente era un termine dotto, se ne parlava poco, ad oggi invece è un termine abusato, se ne parla
anche senza sapere il reale significato.
 C’è una spudoratezza emotiva
 C’è anche un grande analfabetismo emotivo

RIFLESSIONE DELLA PRIMA ISTANZA.


In questa parte della riflessione pedagogica daremo risposte a domande come: Che cos’è l’empatia?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo però ricorrere alla psicologia, secondo cui essere impatti non
è frutto del temperamento, ma di un lavoro cognitivo e intellettivo. Secondo la psicologia dello sviluppo
infatti ci sono diverse fasi che un individuo attraversa e che portano allo sviluppo dell’empatia “adulta”:

1 ognuno di noi infatti nasce con un corredo empatico, ma questo deve essere allenato.
(ad esempio un bambino appena nato è capace del contagio emotivo, ovvero se si ritrova con altri bambini e uno
di loro piange tutti gli altri cominceranno a piangere)
Da questo capiamo che le emozioni si contagiano e questo è un ingrediente dell’empatia, ma non l’empatia stessa.

2 Si può iniziare a parlare di empatia vera e proprio nella fase dell’adolescenza, ovvero quando il bambino si libera
del suo egocentrismo, quando comincia a capire la differenza tra sé e l’altro, cosa che non è presente nei bambini.

Queste fasi però non sempre vengono rispettate, infatti non è detto che arrivati nel periodo adolescenziale
si sviluppa l’empatia, proprio per questo le teorie basate sulle fasi dello sviluppo per età non sempre sono
reali.
Alla base di questo c’è il fatto che non è detto che l’egocentrismo si supera, infatti proprio come i bambini
(ad esempio se due bambini Marco e Luca sono insieme e ad un certo punto marco comincia a piangere
Luca per consolarlo darà il suo gioco, chiamerà sua madre, ma in realtà non è quello di cui marco ha
bisogno. Soltanto col tempo imparerai che la soluzione dei problemi non è qualcosa che appartiene a lui,
infatti per consolarlo prenderà un gioco di Marco e chiamerà la madre di Marco) commettono errori di
egocentrismo questo succede anche negli adulti. Dobbiamo imparare a ricordare che l’altro è un’altro.

RIFLESSIONE SULLA SECONDA ISTANZA


In questa fase della riflessione pedagogica si rispondere a domande come:
 Qual è il senso dell’empatia per l’educazione?
 qual è il metodo?

Si cerca quindi di passare dal senso, ovvero dalla parte teorica, al metodo, alla parte pratica

Potrebbero piacerti anche