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I bambini che si perdono

nel bosco
Quando un bambino va a scuola è come se
fosse portato nel bosco, lontano da casa. Ci
sono bambini che si riempiono le tasche di
sassolini bianchi e li buttano per terra, in modo
da saper ritrovare la strada di casa, anche di
notte, alla luce della luna.
Ma ci sono bambini che
non riescono a far
provvista di sassolini, e
lasciano delle briciole di
pane secco come traccia
per tornare a casa. E’
una traccia molto fragile
e bastano delle formiche
a cancellarla. I bambini
si perdono e non sanno
più ritornare a casa.
La scuola è come un bosco in cui alcuni sanno
ritrovare la propria strada, sanno leggerla ed
interpretarla, sono padroni di un territorio
perché sono padroni dei segni per riconoscerlo.
Altri bambini passano le giornate nel bosco ed
imparano delle cose, ma poi si perdono perché non
riconoscono le proprie tracce, si sentono estranei e
respinti.
Al di là della metafora, essi si smarriscono in quella
che qualcuno ha definito “la fabbrica del vuoto”,
cioè la scuola stessa.
Perché accade questo? Perché
Non riesco
non tutti i bambini riescono a a capire i
raggiungere il successo segni….!!!
formativo?
Perché le tracce della propria
casa, del clima caldo e
confortevole, dei propri vissuti
antropologici vengono messi da
parte dalla scuola poiché si
sostiene che solo un tipo di
cultura è valido: quello che
trasmette nozioni e conoscenze,
quello che considera solamente
l’oggetto culturale e non valuta il
soggetto in apprendimento.
Molto dipende dalle “idee” di bambino che abbiamo
dentro di noi, di intelligenza, di apprendimento, di
insegnamento ……

È un bambino da riempire di
nozioni?

è un bambino da correggere?

è un bambino considerato con


una intelligenza immodificabile?
è un bambino da formare
e comprendere sempre?
Ciascuna di queste concezioni condizionerà un
modo particolare di porsi nei confronti del
bambino.
Se lo consideriamo come “un vaso da riempire”
solo tenendo conto dei segni, dei simboli del
mondo della cultura dominante, è chiaro che si
antepone l’oggetto culturale al singolo
soggetto (ognuno con un suo stile di
apprendimento ed una sua specifica intelligenza).
Ed allora ci sarà il rischio, concreto per il
bambino di perdersi nel bosco, di smarrirsi tra
le foreste dei “segni” incomprensibili..
Da parte della scuola, il
bambino con “difficoltà di
Non voglio
apprendimento” viene visto, studiare così…
spesso, come “uno” da
etichettare, scambiando il
comportamento
manifestato dal bambino
per la sua causa.
Ovvero vedendo nel
comportamento del
bambino la causa delle sue
difficoltà d’apprendimento.
Ecco allora che l’adulto (docente e
genitori) attua tutta serie di strategie
comunicative negative:
- non ti impegni
- sei disattento
- non hai voglia
- sei poco intelligente
- capisci a malapena
- farai poco strada…
- diventerai un delinquente..
Il bambino trova nelle risposte
dell’adulto non tanto l’ascolto dei
suoi bisogni, l’aiuto
nell’affrontare le difficoltà proprie
in ogni cammino di crescita, ma
il rimando di un’immagine di sé
negativa, dove l’errore, il disagio,
lo fanno percepire come
condannato all’insuccesso, ad
abbandonare lo spazio/scuola
destinato a chi possiede i
sassolini bianchi.
Nasce così il circolo vizioso dell’insuccesso. Di
fronte a un nuovo compito il bambino con scarsa
fiducia nelle proprie possibilità tenderà ad anticipare
la propria non riuscita innescando tutti quei
comportamenti di disattenzione, disturbo, scarsa
motivazione, che stabilizzeranno ancor di più questo
circolo vizioso fornendo ulteriori conferme all’adulto.

Non approvazione
Comportamento problematico - giudizio sul
Comportamento -

Non accettazione
Identità negativa
- Giudizio sul valore -
della persona
• L’adulto, credendo di aver capito la realtà,
mette in atto il meccanismo perverso ed
occulto della profezia autoavverantesi (
effetto Pigmalione), dipingendo, invece, di
una luce brillante chi riesce a scuola
(effetto alone).
Bravo, tu sì
che mi dai
soddisfazione!
Nel circolo vizioso dell’insuccesso
scolastico la relazione asimmetrica
tra adulto e bambino perde la sua
valenza di promozione
dell’incremento di sviluppo umano
nel minore … ….. Anzi diventa di
inciampo per la sua crescita e
fonte di sentimenti
d’incomprensione, rabbia e rifiuto
verso l’adulto considerato ostile e
distante (quindi, rifiuto della scuola
tout court, disadattamento)
Il disadattamento può essere considerato come il risultato della
mancanza, o del progressivo venir meno della scuola, a
promuovere la maturazione personale di ciascun alunno. L’alunno
tende a progettarsi, e si realizza solo quando le persone con cui
avviene una relazione lo aiutano a mutare e a percepire il proprio
vissuto e la realtà scolastica, senza eccessivi contrasti.
La scuola deve, invece,
presentarsi come un fattore
primario intenzionalmente
finalizzato alla educazione
globale di tutti gli alunni, in
modo particolare di quelli in
difficoltà di apprendimento.

Non si possono far parti uguali fra disuguali –


Don Lorenzo Milani
• Ciò significa porsi in relazione con l’alunno in
difficoltà senza consce o inconsce previsioni del
suo fallimento. L’alunno percepisce e vive la
dicotomia tra vita e scuola soprattutto nelle
seguenti dinamiche:
• 1) L’impossibilità a rispondere alle nuove
richieste.
• 2) La percezione frustrante della vita scolastica.
• 3) Aspettativa negativa nei confronti di alunni
poveri socio culturalmente svantaggiati
Quando possiede un
codice linguistico
ristretto.
Si considera
l’alunno come Quando riceve scarsi
“svantaggiato” stimoli culturali in
famiglia.

Quando non ha adeguate


motivazione nei processi
di l’apprendimento
Quando non riesce ad
interpretare i segnali
dell’ ”insegnamento”
In questo senso il
ruolo del docente è
fondamentale per il
successo di tutti gli
allievi perché egli è Affettivo/emotiva sociale
chiamato ad attuare
una pratica
scolastica
incoraggiante,
incoraggiante
motivante,
significativa,
tenendo presente
Cognitiva
l’allievo/persona in
tutte le sue
dimensioni:
• Dallo schema circolare si evidenzia che il
docente:
- deve considerare gli aspetti mentali del
bambino (stili di apprendimento, intelligenze
diverse, a cui non si può rispondere con un
menu per tutti uguale)
- la socialità del bambino, le sue relazioni
comunicative, orientate sempre più verso
l’assertività, l’autoderminazione, il rispetto del
punto di vista altrui
- la motivazione ad apprendere (affettività
positiva)
La scuola allora deve:
• cercare di potenziare negli
allievi la voglia di conoscere,
di esplorare, di capire, di
interpretare;
• porre le basi cognitive e
socio/emotive al fine di
creare adeguati stimoli
all’apprendimento;
• insegnare a stare bene
insieme, facendo cooperare
tra di loro gli alunni
L’aspetto fondamentale, in tal senso, è
quello relativo alla motivazione intrinseca,
che è un dinamismo interno al soggetto
basato su determinati bisogni
dell’allievo/persona:
- il bisogno di autoderminazione;
- il bisogno di relazione;
- il bisogno di competenza.
Quando un allievo è posto davanti a
“qualcosa che sa fare” acquista fiducia in
se stesso e nelle proprie potenzialità.
• L’agire incoraggiante è un vero e proprio processo di
mediazione culturale e sociale:
• Il docente/mediatore agisce in modo che
tutte le informazioni divengano
conoscenza. Ciò significa:

che l’insegnante fa riflettere il


bambino fornendogli gli stimoli e i
mezzi per riflettere su ciò che sta
facendo (metacognizione)

Lo aiuta ad imparare, ad che l’insegnante conduce il


interpretare, ad organizzare le bambino ad una progressiva
conoscenze, mediante schemi autonomia operativa, in modo che
organizzativi (script, copioni, egli sappia adattarsi gradualmente
diagrammi, tabelle, ecc) a tutte le situazioni nuove.
SI GIUNGE COSI’ AL CIRCOLO VIRTUOSO DEL
SUCCESSO

Azione del • Esperienza di


soggetto successo

Mediazione/azione didattica

Motivazione come
aspettativa di fronte • Immagine
al nuovo compito e positiva di sé
fiducia nelle proprie
possibilità
• In conclusione il docente deve:
- accogliere ed accettare ogni alunno
senza riserve;
- aiutare tutti concretamente, tenendo
presente che la sua azione didattica deve
favorire l’apprendimento e
l’autoapprendimento
- personalizzare gli interventi per lo
sviluppo delle competenze personali
- utilizzare strategie flessibili.

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