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METODOLOGIE NELLA SCUOLA

DELL’INFANZIA
LA METODOLOGIA DELLA SCUOLA DELL'INFANZIA RICONOSCE COME SUOI
CONNOTATI ESSENZIALI:
• A) LA VALORIZZAZIONE DEL GIOCO
• B) L'ESPLORAZIONE E LA RICERCA
• C) LA VITA DI RELAZIONE
• D) LA MEDIAZIONE DIDATTICA
• E) L'OSSERVAZIONE, LA PROGETTAZIONE, LA VERIFICA
• F) LA DOCUMENTAZIONE
Il gioco costituisce, in questa età, una
risorsa privilegiata di apprendimento e di
relazioni. Esso, infatti, favorisce rapporti
attivi e creativi sul terreno sia cognitivo che
La valorizzazione del gioco relazionale, consente al bambino di
trasformare la realtà secondo le sue
esigenze interiori, di realizzare le sue
potenzialità e di rivelarsi a se stesso e agli
altri in una molteplicità di aspetti, di desideri
e di funzioni.
L'insegnante, evitando facili improvvisazioni,
invia al bambino, attraverso la ricchezza e la
varietà delle offerte e delle proposte di gioco,
una vasta gamma di messaggi e di stimolazioni,
utile alla strutturazione ludiforme dell'attività
didattica nei diversi campi di esperienza.
Le esperienze promosse nella scuola dovranno
inserire la originaria curiosità del bambino in un
positivo clima di esplorazione e di ricerca, nel quale
si attivino -confrontando situazioni, ponendo
problemi, costruendo ipotesi, elaborando e
confrontando schemi di spiegazione- adeguate
strategie di pensiero.

L'esplorazione e la ricerca
L'insegnante, attraverso una regia equilibrata ed
attenta, capace anche di interpretare e valorizzare i
cosiddetti "errori", guiderà il bambino a prendere
coscienza di sé e delle proprie risorse, ad adattarsi
creativamente alla realtà ed a conoscerla,
controllarla e modificarla per iniziare a costruire,
così, la propria storia personale all'interno del
contesto in cui vive.
E' comunque essenziale evitare l'artificiosità ed il
didatticismo ed attribuire invece il più ampio rilievo al fare
ed alle esperienze dirette di contatto con la natura, le
cose, i materiali e l'ambiente sociale e culturale,
valorizzando le proposte e le iniziative del bambino.
Il ricorso a varie modalità di relazione (nella
coppia, nel piccolo gruppo, nel gruppo più
allargato, con o senza l'intervento dell'insegnante)
La vita di relazione favorisce gli scambi e rende possibile una
interazione che facilita la risoluzione dei problemi,
il gioco simbolico e lo svolgimento di attività
complesse, spinge alla problematizzazione,
sollecita a dare e ricevere spiegazioni.
Un clima sociale positivo è favorito anche dalla qualità delle relazioni
tra adulti e tra adulti e bambini. Quest'ultima richiede, da una parte,
una attenzione continua e competente ai segnali inviati dai bambini
stessi e all'emergere dei loro bisogni di sicurezza, gratificazione e
autostima e, dall'altra, la capacità di attivare forme flessibili, interattive
e circolari di comunicazione didattica. In questo contesto va tenuto
presente che la dimensione affettiva rappresenta una componente
essenziale dei processi di crescita anche sul piano cognitivo.
L'osservazione, la progettazione, la verifica

All'interno dell'azione professionale dell'insegnante,


l'osservazione occasionale e sistematica, appresa ed esercitata
attraverso specifici itinerari formativi, consente di valutare le
esigenze del bambino e di riequilibrare via via le proposte
educative in base alla qualità delle sue risposte, poiché la
progettazione degli interventi si modula e si mette a punto
costantemente sui modi di essere, sui ritmi di sviluppo e sugli stili
di apprendimento di ogni bambino. L'osservazione, inoltre, è uno
strumento essenziale per condurre la verifica della validità e della
adeguatezza del processo educativo.
La valutazione dei livelli di sviluppo prevede:

- un momento iniziale, volto a delineare un quadro delle capacità con cui si accede alla
scuola materna;

- dei momenti interni alle varie sequenze didattiche, che consentono di aggiustare ed
individualizzare le proposte educative ed i percorsi di apprendimento;

- dei bilanci finali per la verifica degli esiti formativi, della qualità dell'attività educativa
e didattica e del significato globale e dell'esperienza scolastica.
La documentazione
L'itinerario che si compie nella scuola assume pieno significato per i soggetti coinvolti ed
interessati nella misura in cui può venire adeguatamente rievocato, riesaminato, analizzato,
ricostruito e socializzato.

Il progetto educativo, infatti si rende concretamente visibile attraverso una attenta


documentazione ed una conveniente comunicazione dei dati relativi alle attività, per i quali ci si
può utilmente avvalere sia di strumenti di tipo verbale, grafico e documentativo, sia delle
tecnologie più ampiamente diffuse nelle scuole.

Tali documentazioni, da raccogliere in modo agile, ma continuativo, offrono ai bambini l'opportunità di rendersi
conto delle proprie conquiste e forniscono a tutti i soggetti della comunità educativa varie possibilità di
informazione, riflessione e confronto, contribuendo positivamente anche al rafforzamento della prospettiva della
continuità.

La documentazione didattica assume poi una particolare importanza perché da essa derivano utili indicazioni ai
fini di una programmazione opportunamente individualizzata per i soggetti che presentano difficoltà.
CIRCLE TIME
Il circle time è un metodo di lavoro, ideato dalla Psicologia Umanistica
negli anni ’70, con lo scopo di proporre sia per le classi delle scuole
che per tutti i gruppi che abbiano uno scopo comune, uno strumento
efficace per aumentare la vicinanza emotiva e per risolvere i conflitti.

Tale strumento si rivela particolarmente efficace per stimolare i


giovani ad acquisire conoscenza e consapevolezza delle proprie ed
altrui emozioni, per gestire le relazioni sociali sia con i pari che con gli
adulti.

Il circle time è quindi un gruppo di discussione su argomenti di


diversa natura, con lo scopo principale di migliorare la
comunicazione e far acquisire ai partecipanti le principali abilità
comunicative.
Obiettivi del circle time

•Riconoscere e gestire le proprie emozioni

•Riconoscere le emozioni degli altri (empatia)

•Creare un clima di serenità e di reciproco rispetto


Imparare a discutere insieme, ad esprimere le proprie opinioni
ad alta voce, a riassumere ciò che è stato detto, ad ascoltare e
a chiedere l’ascolto.

•Favorire la conoscenza reciproca,la comunicazione e la


cooperazione tra tutti i membri del gruppo classe (alunno-
alunno e alunno-insegnante)

•Aumentare la vicinanza emotiva e risolvere i conflitti,


attraverso l’analisi dei problemi e trovando insieme le possibili
soluzioni, evitando così la necessità di interventi autoritari da
parte degli insegnanti.
Metodologia del circle time
Il gruppo si dispone in maniera circolare, utilizzando solo
delle sedie. Sarebbe preferibile utilizzare una stanza diversa
da quella in cui normalmente si fa lezione, ma se ciò non è
possibile è utile modificare l’ambiente spostando banchi e
cattedra che costituiscono una barriera al dialogo.
L’insegnante non deve avere il ruolo di interlocutore
privilegiato che pone domande e fornisce risposte, ma è
parte integrante del gruppo. È importante che la disposizione
sia a cerchio per dare effettivamente l’idea di una circolarità
nella comunicazione, che quindi è rivolta a tutto il gruppo e
non solo all’insegnante.
Il circle time per essere realmente efficace, non deve essere una
modalità di relazione sporadica, ma deve avere una frequenza di
almeno due volte la settimana, con una durata di circa 50 minuti.
Può essere invece più frequente nei casi in cui ci siano delle
questioni che devono essere subito discusse.
È bene che ogni circle time abbia un “rituale” che sottolinei
l’importanza del momento, circoscrivendolo. Ad esempio all’inizio e
alla fine di ogni circle time è possibile proporre dei semplici giochi
di gruppo o esercizi che contribuiscono a creare un clima di
serenità e di armonia.
Come scegliere l’argomento?

Può essere scelto come oggetto di discussione qualsiasi


argomento, che verrà proposto dall’insegnante o dagli
stessi studenti e può ad esempio riguardare uno specifico
problema della classe, come lo studio, le relazioni tra i
compagni, con lo scopo di arrivare ad un risultato positivo
che porti ad un miglioramento delle relazioni.

Il circle time è un valido strumento che permette ai giovani


di avere un “luogo” in cui confrontarsi, sperimentare
l’empatia, esprimere le proprie emozioni, imparare ad
ascoltare e a rispettare i sentimenti dell’altro.
Qual è il ruolo dell’insegnante?
L’insegnante deve innanzitutto chiarire il compito agli studenti
ed ha il ruolo del facilitatore: non giudica, non critica, ma
stimola i ragazzi ad interagire con gli altri, ad esprimere
senza timore i propri pensieri, ad ascoltare ciò che gli altri
dicono senza interrompere.

L’insegnante, inoltre, deve osservare i rapporti all’interno del


gruppo, stimolare le persone più timide e contenere quelle
più aggressive cercando di rendere tutti partecipi della
discussione. Alla fine del circle time l’insegnante riassumerà
quanto emerso in maniera obiettiva e senza dare giudizi
personali.

Di conseguenza, l’insegnante non ha il compito di rispondere


alle domande del gruppo (a meno che la domanda non
riguardi direttamente il comportamento dell’insegnante) ma
se la domanda riguarda i membri del gruppo o tutto il
gruppo, la domanda va riproposta al gruppo chiedendo a
ciascuno la propria opinione e stimolando la ricerca di una
risposta.
È frequente, soprattutto nei primi incontri, che il gruppo sperimenti una
dipendenza dal facilitatore-insegnante, a cui si rivolge continuamente per avere
direttive. In questo caso l’insegnante aiuterà il gruppo in queste fasi iniziali, per
poi condurli ad una progressiva autonomia.

Questo vuol dire che l’insegnante non è l’unico responsabile dell’andamento del
gruppo, ma che ciascuno contribuisce alla sua efficacia e, a tal proposito,
compito dell’insegnante è anche quello di chiarire questi aspetti agli studenti
aiutandoli a sentirsi responsabili di loro stessi e dell’andamento del gruppo.

Dopo la dipendenza si tende solitamente a sperimentare il conflitto, in cui


soprattutto gli studenti più aggressivi, tendono a monopolizzare l’attenzione e ad
esprimere opinioni talvolta poco rispettose nei confronti degli altri.

Anche in questo caso l’insegnante non sarà il giudice, ma colui che indirizza
questi studenti al dialogo costruttivo, ad accettare e rispettare le diversità di
ognuno, affinchè il gruppo sperimenti la coesione, attraverso cui è in grado di
affrontare con successo compiti comuni. Alla fine si dovrebbe raggiungere
l’interdipendenza, un livello in cui ogni membro sperimenti piena fiducia negli
altri, il che lo rende capace di lavorare serenamente con tutti.
COSA SI INTENDE PER ASCOLTARE
Prima di saper parlare è utile saper ascoltare. Il docente che utilizza la tecnica
dell’ascolto, può portare lo studente a liberarsi da ciò che gli crea disagio,
trasmettendogli la sensazione di essere compreso e accettato con tutti i suoi
problemi.

L’ascolto può essere passivo o attivo.

L’ASCOLTO PASSIVO
L’ascolto passivo include un silenzio attento e accettante, grazie al quale
l’alunno si sente libero di esporre il proprio problema senza essere interrotto.
Questo può avvenire attraverso diversi messaggi:

Messaggi di accoglimento: indicano al ragazzo che l’insegnante lo sta


ascoltando e possono consistere in messaggi di natura non verbale, come un
costante contatto visivo, sorridere, oppure verbali attraverso l’uso di piccole
parole o suoni che incitano a continuare: “ti ascolto…”, “dimmi pure..”,
“capisco…”.

Incoraggiamenti: l’insegnate esorta apertamente l’alunno ad approfondire ciò


che sta dicendo: “vai avanti, dimmi qualcosa di più…”.
L’ASCOLTO ATTIVO
L’ascolto attivo implica, invece, una riflessione da parte dell’insegnante
sul problema esposto dall’alunno, recependolo senza emettere messaggi
personali, critiche o giudizi, trasmettendo così al ragazzo la convinzione
di essere stato ascoltato ed accettato, accompagnandolo semplicemente
verso la soluzione migliore.

Tratto da: Dott. Rosa Trivelli: Presentazione di Power


Point riguardante Il circle Time e la comunicazione
efficace in classe pubblicata sul Sito dell’Università
degli Studi di Napoli www.unina.it
Lo sfondo integratore
METODI E STRATEGIE
DIDATTICHE
APPRENDIMENTO COOPERATIVO
(COOPERATIVE LEARNING)

“ I fiocchi di neve, presi singolarmente,


sono piccoli e fragili,
ma se si uniscono possono fare
cose incredibili”
L’APPRENDIMENTO
COOPERATIVO PROPONE UN
GRUPPO COMPOSTO DA PIU’
PERSONE IMPEGNATE SU UN
COMPITO CHE REALIZZA
UN’INTERDIPENDENZA
POSITIVA TRA I MEMBRI DEL
GRUPPO

INTERDIPENDENZA POSITIVA:

Relazione indispensabile tra i membri di un


gruppo per conseguire un risultato
IL RUOLO DELL’INSEGNANTE NELL’ APPRENDIMENTO COOPERATIVO

Prendere decisioni
preliminari Spiegare il compito e
l’approccio cooperativo

Verifica e valutazione Monitoraggio e intervento


Prendere decisioni preliminari Spiegare il compito e l’approccio
Definire gli obiettivi in termini di cooperativo
Spiegare il compito, gli obiettivi, i concetti
abilità scolastiche e sociali che gli studenti devono conoscere, per
Decidere le dimensioni dei gruppi svolgere la consegna
Decidere la composizione del gruppo Spiegare i criteri di valutazione
Assegnare i ruoli Strutturare l’interdipendenza positiva “uno per
tutti, tutti per uno”
Sistemare l’aula Strutturare la cooperazione intergruppo
Organizzare i materiali Strutturare la responsabilità individuale
Insegnare le abilità sociali

Verifica e valutazione
Monitoraggio e intervento Valutare la qualità e la quantità
Favorire l’interazione dell’apprendimento degli studenti,
costruttiva diretta coinvolgendoli nel processo di
Monitorare il comportamento degli valutazione
studenti Valutare il funzionamento dei gruppi
Intervenire per migliorare il lavoro (Assicurarsi che ogni studente riceva
del gruppo e sul compito informazioni, contribuisca alla realizzazione
Chiudere la lezione( chiedere agli del compito....Far annotare regolarmente a
tutti i gruppi le tre cose che hanno fatto
studenti di ricapitolare i punti salienti
bene insieme e una cosa che faranno meglio
della lezione) il giorno dopo. Fare una ricapitolazione
generale con l’intera classe. Fare in modo
che i gruppi festeggino il loro lavoro ed i
risultati positivi
Riflessione finale (debriefing)

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