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XVIII Convegno Nazionale dei Dottorati di Ricerca in Filosofia 2008 Istituto Banfi, Reggio Emilia 21-24 gennaio 2008

Cristina Guarnieri

STORIA E LINGUAGGIO NELLOPERA DI FRANZ ROSENZWEIG


Il mio progetto di ricerca ha per tema principale il rapporto tra storia e linguaggio nel pensiero del filosofo ebreo-tedesco Franz Rosenzweig (1886-1929), in particolare alla luce del suo opus magnum che La stella della redenzione del 1921. Lo scopo del mio lavoro di evidenziare quali siano gli elementi di novit del pensiero di Rosenzweig rispetto alla tradizione precedente, al fine di mettere in luce il ruolo fondamentale giocato dal linguaggio nellarticolarsi del neues Denken e di mostrare come lattenzione rivolta dal filosofo di Kassel alla dimensione grammaticale rappresenti uno snodo decisivo nella formulazione di una concezione originale del tempo, della storia e dellaltro. A partire dalla critica radicale ai concetti di sistema e totalit, considerati dallautore caratteristici della metafisica tradizionale che ha trovato il proprio culmine nellidealismo di Hegel, Rosenzweig comincia a delineare i contorni di una filosofia capace di tenere conto dellesistenza particolare del singolo individuo, contrassegnato da nome e cognome, quellindividuo che la violenza del logos metafisico aveva tentato di riassorbire nel suo concetto di Tutto. La messa in questione dellontologia tradizionale, compresa come una filosofia della totalit, viene condotta in nome della priorit dellesistenza sul pensiero. Il sistema dellessere messo in scacco secondo Rosenzweig dallevidenza primordiale della fatticit. Muovendo da qui Rosenzweig d vita a quello che in un saggio del 1925 chiamer il nuovo pensiero, che si contraddistingue in modo particolare per lemergenza di tre elementi da esso inseparabili: il linguaggio, il tempo e laltro. Nasce con Rosenzweig quella filosofia del dialogo che avr tanta parte nel pensiero del Novecento, ed in particolare nella filosofia ebraica contemporanea. Il nuovo pensiero consapevole del suo essere irriducibilmente legato al tempo, situato nellhic et nunc della storia. un pensiero che riconosce la sua propria temporalit, quella che viene testimoniata dal linguaggio stesso e dalla grammatica dei suoi tempi verbali. Si tratta, per usare lespressione dello stesso Rosenzweig, di uno Sprachdenken, un pensiero linguistico, perch sa di doversi articolare nel linguaggio. Sul filo conduttore di questo tema si aprono i principali sentieri della mia ricerca: il rapporto di Rosenzweig con la filosofia del linguaggio tedesca, in particolare con Hamann e con Humboldt, che sono stati i primi a riconoscere loriginaria linguisticit della ragione; la tesi radicale proposta da Rosenzweig della messianicit del linguaggio e il conseguente rapporto tra linguaggio e storia1 ; il tema del linguaggio della rivelazione come anticipazione (Vorwegnahme) del futuro della redenzione; il tema dellutopia, la cui rilevanza nel pensiero contemporaneo stata ben mostrata dallo

Il tema del messianismo consentir ulteriori riflessioni aperte ad una consistente pluralit di voci del 900, quali quelle di Scholem, Levinas, Derrida e Taubes

studio di Michael Lwy Redenzione e utopia 2 ; il rapporto tra la grammatica del nuovo pensiero e la logica idealistica, nemica del linguaggio, che presumendosi pura ed indipendente dalla grammatica, si riduce ad un regno di ombre 3 ; infine la questione dei pronomi e la filosofia del nome proprio che diventano il centro pulsante del pensiero di Rosenzweig. Il nuovo pensiero ha bisogno dellaltro; sin dallinizio si realizza come il parlare di un Io a un Tu. Come scrive Rosenzweig, esso
vive soprattutto della vita di altri, siano essi luditore della narrazione, linterlocutore del dialogo o il membro del coro 4 .

Al pensiero inteso in senso tradizionale, che sempre solitario, anche se avviene in comune tra pi persone che stanno filosofando in comune (Symphilosophierenden), Rosenzweig oppone un pensiero che in primo luogo dialogo, o meglio, che si fa, si costituisce nel gioco di parola e risposta del linguaggio dialogico.
Nel dialogo vero qualcosa accade sul serio; io non so prima che cosa laltro mi dir perch in realt non so neppure che cosa dir io, anzi non so neppure se parler 5 .

Il filosofo del nuovo pensiero sa di non poter anticipare nulla, di dover dipendere dalla voce proferita dalla bocca dellaltro e perci sa di dover attendere tutto. I caratteri dellattesa, dellincalcolabilit, di ci che viene nella sua imprevedibilit perch legato alla venuta di un altro non oggettivabile, perch sempre a-venire, sono i temi peculiari del pensiero di Rosenzweig che avranno una forte incidenza nella riflessione filosofica del ventesimo secolo. Poco ancora si detto del ruolo giocato dai pronomi nellarticolazione del nuovo pensiero. La mia ricerca prende spunto da un saggio di Donatella Di Cesare intitolato Die Grammatik der Zukunft. Ich, Du, Wir in Rosenzweigs Sprachdenken, in cui viene messo laccento per lappunto sul sistema dei pronomi personali nei quali gi Humboldt scorgeva, insieme al verbo, una delle due categorie fondamentali della grammatica del parlare 6 . I pronomi personali e il verbo costituiscono infatti il tipo originario delle

M. LWY, Redenzione e utopia. Figure della cultura ebraica mitteleuropea, Bollati Boringhieri, Torino 1992.
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F. ROSENZWEIG, La stella della redenzione, a cura di G. Bonola, Vita e Pensiero, Milano 2005, p. 150.

F. ROSENZWEIG, Il nuovo pensiero, in id., La scrittura. Saggi dal 1914 al 1929, a cura di G. Bonola, Citt Nuova, Roma 1991, pp. 257-282, p. 271.
5 6

Ibidem.

W. VON HUMBOLDT, Von dem grammatischen Bau der Sprachen [1827-1829], in ders., Gesammelte Schriften, hrsg. von A. Leitzmann, Berlin 1903-1936, Bd. VI, 1907, S. 337-486, insb. S. 626. Cfr. D. DI CESARE, Die Grammatik der Zukunft. Ich, Du, Wir in Rosenzweigs Sprachdenken, in Trumah (Zeitschrift der Hochschule fr jdische Studien Heidelberg), II, 2001, pp. 61-70.

lingue 7 , in quanto il verbo presta esistenza corporea al discorso nella realt, mentre la categoria della persona situa i parlanti nella realt e fissa il loro rapporto reciproco. Cos lo Sprachdenken di Rosenzweig non un pensiero sul linguaggio, ma un pensiero che ha nel linguaggio la sua origine e che, sapendo di essere intimamente legato alla parola, non presume pi di essere assoluto, ma accetta la forma linguistica articolandosi come dialogo. perci un pensiero dialogico che si compie nella realt divenuta sonora 8 del dialogo tra Io e Tu. Rivendicando la fatticit irriducibile del singolo contro lessenza intemporale del sistema, Rosenzweig pone nel cuore della sua filosofia anche la questione del tempo. Dal momento che lessenza non vuole saperne del tempo 9 , il filosofo del nuovo pensiero non dovr pi formulare enunciati-, che sono la tipica espressione della metafisica dellessenza. Egli concentrer piuttosto il proprio interesse sul verbo, il termine temporale (Zeit-wort) 10 . Egli inaugura un pensiero che
sa, proprio come sa il pensiero antichissimo del senso comune, che non si pu conoscere in modo indipendente dal tempo 11 .

Dalla temporalit di tale nuovo pensiero scaturisce anche un nuovo metodo, il metodo del parlare, perch, mentre il pensiero senza tempo, parlare invece
legato al tempo, si nutre di tempo, non pu n intende abbandonare questo terreno di coltura, non sa in anticipo dove andr a parare, lascia che siano gli altri a dargli la battuta 12 .

Come indica bene Lwith, lopera di Rosenzweig contraddistinta da un pensiero grammaticale 13 . Infatti la grammatica dei pronomi e dei verbi intesse intimamente tutta la struttura della Stella. proprio la questione del metodo grammaticale che costituisce a mio avviso il cuore segreto del neues Denken. Infatti alla domanda cruciale che si interroga su quale sia il ponte tra lestremamente soggettivo e luniversalmente oggettivo, tra il pensiero universale e laccadimento sempre singolare della rivelazione, intesa come evento relazionale che si dispiega nel dialogo tra Io e Tu, Rosenzweig risponde che tale ponte costituito dal rapporto tra la logica del linguaggio e la sua

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Id., ber den Dualis [1827], in id., Gesammelte Schriften, Bd. VI, S. 4-30, insb. S. 23-24, 26-27.

Insistendo sulla priorit che Rosenzweig accorda al suono della parola proferita nel passaggio dalla creazione alla rivelazione, intendo anche riflettere sulle sorprendenti convergenze che avvicinano intimamente il suo pensiero alle contemporanee riflessioni di Walter Benjamin sul linguaggio. Confronto che meriter un ulteriore approfondimento, soprattutto al fine di mostrare come entrambi i pensatori si inseriscano al tempo stesso allinterno del pensiero ebraico e nel solco della filosofia del linguaggio tedesca. F. ROSENZWEIG, Il nuovo pensiero, cit., p. 268. Ivi, p. 267. Ivi, p. 268. Ivi, p. 271.

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K. LWITH, M. Heidegger e F. Rosenzweig. Poscritto a Essere e tempo, in aut aut, n. 222, novembre-dicembre 1987, pp. 76-102, p. 84.

grammatica inaugurato dalla parola viva e reale del dialogo damore. In tal modo la dottrina delle forme del linguaggio, la grammatica, diviene lorganon del nuovo pensiero. Rosenzweig prende a prestito il metodo grammaticale dallamico Eugen Rosenstock, di cui aveva potuto leggere nel 1916 una prima versione della Angewandte Seelenkunde, testo in cui la grammatica considerata come la chiave daccesso al castello dellanima 14 . Il pensiero costruito da Rosenzweig nella seconda parte della Stella contiene la sua originale applicazione di questo metodo. Questa seconda parte scandita da tre libri, i quali descrivono i tre eventi relazionali che accadono tra Dio, uomo e mondo: la creazione, che la relazione tra Dio e mondo; la rivelazione, intesa come relazione tra Dio e uomo e infine la redenzione, in cui si compie la relazione tra uomo e mondo. Tutte e tre queste relazioni sono contraddistinte da peculiari forme linguistiche e si articolano concretamente secondo loro specifiche categorie grammaticali. Dopo aver tratteggiato le linee generali della mia ricerca, vorrei ora soffermarmi sui primi due libri della seconda parte della Stella, dedicati rispettivamente alla creazione e alla rivelazione. In tal modo intendo mostrare come la grammatica del linguaggio dischiuda in Rosenzweig un differente rapporto con il tempo e con lalterit. Nel libro dedicato alla creazione Rosenzweig descrive una fenomenologia delle forme grammaticali del logos della conoscenza. Nel mondo rivelato, di cui la creazione parte integrante, la grammatica prende il posto del linguaggio simbolico della matematica, di cui Rosenzweig si era servito nella prima parte della Stella per esprimere le dinamiche interne a Dio, uomo e mondo. Queste infatti non possono pi rendere conto dellevento che accade nel mondo che si manifesta 15 . I muti segni dellalgebra costituivano il linguaggio di quel mondo che antecede il mondo 16 , e che per Rosenzweig descriveva i limiti, il fin-qui-e-non-oltre della venerabile tradizione filosofica dalla Ionia a Jena, da Parmenide a Hegel. La matematica, che aveva il compito di rappresentare il senso del silenzio del muto pre-mondo, spartiva questo ruolo di organon che dispensa simboli con larte, intesa come linguaggio dellinesprimibile. Ora, nel mondo che si esterna, il mondo dellesperienza sonora descritto nella seconda parte della Stella,
in luogo di una scienza di segni muti, deve farsi avanti una scienza di suoni vivi, in luogo di una scienza matematica deve venire la dottrina delle forme della parola: la grammatica 17 .

La grammatica diviene lorganon della realt esperita e incessantemente rinnovata, il luogo che dischiude, con le sue coordinate spazio-temporali, levento della

E. ROSENSTOCK, Angewandte Seelenkunde. Eine programmatiche bersetzung, in id., Die Sprache des Menschengeschlechts. Eine Leibhaftige Grammatik in vier Teilen, 2 Bde, Heidelberg 1963, Bd. I, pp. 739-810. La prima edizione della Psicologia applicata per E. ROSENSTOCK, Angewandte Seelenkunde. Eine programmatiche bersetzung, Roetherverlag, Darmstadt 1924.
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F. ROSENZWEIG, La stella della redenzione, cit., p. 129. Ibidem. Ibidem.

relazione tra Dio, uomo e mondo. Scandagliando i sentieri grammaticali del linguaggio Rosenzweig offre un modo nuovo di articolare il rapporto tra queste tre fattualit originarie. Nel libro sulla creazione Rosenzweig delinea una mappa della grammatica del linguaggio della conoscenza, che muove dallaffermazione pura e semplice del cos espressa dallaggettivo, dunque dalla qualit semplice, allastrazione della cosa che si ottiene attraverso un gesto deittico, quello dellindicare che sempre accompagnato da un pronome. in gioco in ogni processo gnoseologico il pronome dimostrativo questo, che addita la cosa ed esprime, con tale suo indicare, che qui c qualcosa da cercare. La cosa da cercare, non gi trovata e ancor meno conosciuta. Il pronome infatti viene prima del nome, non in sua vece, perch per Rosenzweig - in questo fortemente influenzato dal pensiero ebraico - conoscenza autentica di una cosa si d solo nel nome. Il logos della conoscenza, quello in cui il soggetto teoretico si pone davanti ad un oggetto, non perviene realmente alla conoscenza della cosa, ma si limita ad indicarla come un qualcosa che deve essere cercato. La cosa singola, fissata poi dallarticolo determinativo ad un unico punto dello spazio, pu infine, al culmine del processo di conoscenza, essere designata come oggetto. Rosenzweig descrive dunque in questo libro il procedimento conoscitivo attraverso il quale lanthropos theoretiks perviene alla costruzione delloggetto. La creazione, con la sua grammatica, riflette proprio questo spazio della conoscenza. Tale oggetto, in quanto ci che sta di fronte, riceve alla fine il suo posto nella frase come complemento oggetto. Laccusativo dunque per Rosenzweig il caso delloggettivit e perci quello che meglio riflette il mondo della creazione. Perch la creazione larco che Rosenzweig ha innalzato sulla conoscenza e luomo conosce nella misura in cui rende le cose del mondo oggetti che gli stanno di fronte. Inoltre Rosenzweig sceglie per il mondo della creazione anche delle forme verbali temporali, il modo indicativo e il tempo passato, le pi adatte ad esprimere lobiettivit della conoscenza. Non mi soffermo su tutta la complessa ramificazione delle forme grammaticali con cui Rosenzweig descrive latto conoscitivo del soggetto teoretico, tanto di quelle che articolano la dimensione dellessere a partire dalla qualit (aggettivo predicativo, pronome dimostrativo, articolo indeterminativo, articolo determinativo, complemento oggetto), quanto di quelle che scandiscono laccadere di questa realt, il suo movimento processuale (copula, participio, infinito, indicativo, terza persona, passato). Quello che per vorrei mettere in evidenza che con la scelta di queste forme Rosenzweig situa la cosa nello spazio e la mette in relazione con il tempo. Essere e accadere, qui del pronome dimostrativo e ora del modo indicativo, articolo determinativo e tempo passato, compiono loggettivit del mondo della creazione, tanto spaziale che temporale. Nelle pagine con cui introduce la Logica della Rivelazione, Rosenzweig dice di voler mostrare
i punti in cui il linguaggio della rivelazione, linguaggio parlante, si distaccava (sich abschied) dal linguaggio constatante/fissante, narrante/enumerante e condizionante/cosificante della creazione 18 .

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Ivi, p. 191.

Il linguaggio della rivelazione si distacca dunque dal linguaggio ancora impersonale ed oggettivante della creazione. Questo distacco indica uneccedenza rispetto al sistema, la sporgenza di una parola altra che inaugura levento della rivelazione. Questultima si configura perci come un evento eminentemente linguistico, contraddistinto da nuove forme grammaticali, nelle quali accade dandosi come resto, come qualcosa che avanza allinterno del mondo ancora non rivelato. Rosenzweig mostra le modalit con cui tale evento si realizza attraverso il commento grammaticale di Genesi 1. Mentre Dio crea il mondo, tra tutti i verbi al passato e tutti i quieti indicativi che scandiscono il tempo della creazione, gi compare la subitaneit dellimperativo presente sia, e tuttavia questa attualit, dice Rosenzweig, ancora legata alla forma impersonale del puro accadere 19 , ovvero alla terza persona. Allo stesso modo nel noi di Dio, che si palesa nella locuzione facciamo un uomo, rotto lincantesimo dellobiettivit 20 e per la prima volta risuonano, invece di un illud impersonale, un io e un tu custoditi nella prima persona del noi. Ma si tratta in realt di un parlare, che pur essendo in prima persona, si presenta nondimeno ancora al plurale. Non esiste un tu reale, concreto, di fronte a Dio, e dunque nemmeno un io. Cos, infine, nellespressione facciamo un uomo risuona gi nel nome comune della specie umana il nome proprio Adam, ma questuomo creato muto, non ha ancora aperto la bocca ed perci privo della parola reale della rivelazione. Da queste tre forme linguistiche della creazione divina del mondo (limperativo sia, il plurale noi ed il nome comune uomo) scaturiranno, nella rivelazione, limperativo presente amami, personalissimo perch rivolto da un io ad un tu, anchessi pronomi personali al massimo grado, ed infine, come culmine dellintera rivelazione, il vocativo del primo nome proprio in mezzo a tante creature che appartengono semplicemente ad una specie. Dunque nuove forme grammaticali descrivono la fenomenologia della rivelazione ed inaugurano profeticamente il linguaggio vivente del dialogo dellamore: un modo verbale (limperativo amami), due pronomi personali (io e tu), un caso (il vocativo) che evoca il nome proprio 21 . Questo momento esemplare per indicare come la scelta di un caso nella declinazione del nome proprio segni il momento culminante che apre il nuovo pensiero al tempo, al linguaggio reale e allaltro della parola dialogica. La rivelazione laccadimento in cui lio si costituisce in quanto io solo nella misura in cui si apre ad unalterit irriducibile, non sussumibile alla generalit della specie. Il movimento dalla creazione alla rivelazione pu cos essere letto come il passaggio tra due casi grammaticali: dallaccusativo della creazione al vocativo della rivelazione. La chiamata diretta, lappello del nome proprio declinato al vocativo marca il culmine della rivelazione. Si tratta di quel nome e cognome 22 che Rosenzweig scaglia contro la pretesa onnicomprensiva della filosofia idealistica, come un che di inassimilabile, inappropriabile, quel fuori che resiste nella sua esteriorit irriducibile. Esso fonda costitutivamente lio e lo rivela come tale nella misura in cui lo palesa come il tu di un appello che viene dallaltro. E questo io, che affonda le sue radici in una recettivit che
19 20 21

Ivi, p. 158. Ibidem.

Riguardo al tema del nome proprio rinvio, solo a titolo di esempio, a S. MOSS, Systme et Rvlation. La philosophie de Franz Rosenzweig, prface dEmmanuel Lvinas, Bayard, Paris 2003, in part. pp. 120126. F. ROSENZWEIG, Cellula originaria de La Stella della redenzione. Lettera a Rudolf Ehrenberg del 18.XI.1917, in id., La scrittura. Saggi dal 1914 al 1929, cit., pp. 241-256, p. 243.
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ascolto del nome proprio, della parola che viene dallaltro, recalcitra contro ogni traduzione in terza persona 23 . Il nome proprio esprime perci limpossibilit della tematizzazione, della riconduzione a s, segna la separazione ineliminabile tra uomo e Dio, ma anche il luogo dellincontro e la possibilit del dialogo - proprio a partire da tale distanza. A partire da questi spunti gi possibile intuire quanto sia importante una riflessione sul ruolo della grammatica nellarticolazione del nuovo pensiero di Rosenzweig. Solo muovendo da tale riflessione sar poi possibile affrontare il tema del rapporto tra storia e linguaggio, cos come viene dispiegandosi allinterno della Stella.

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Id., La stella della redenzione, cit., p. 183.

b) Opere di Franz Rosenzweig in italiano La stella della redenzione, a cura di G. Bonola, Vita e Pensiero, Milano 2005 La scrittura. Saggi dal 1914 al 1929, a cura di G. Bonola, Citt Nuova, Roma 1991 Hegel e lo Stato, tr. it. di R.C. Cerrato e A.L. Knkler Giavotto, il Mulino, Bologna 1976 Dellintelletto comune sano e malato, tr. it. di G. Bonola, Reverdito, Trento 1987 La radice che porta. Lettere su ebraismo e cristianesimo (coautore E. Rosenstock), tr. it. a cura di G. Bonola, Marietti, Genova 1992 Non nella forza ma nello Spirito. Novantacinque inni e poesie scelte da Franz Rosenzweig, Marietti, Genova 1992 Ebraismo, Bildung e filosofia della vita, tr. it. di S. Franchini, La Giuntina, Firenze 2000 Il filosofo tornato a casa. Scritti su Hermann Cohen, tr. it. a cura di R. Bertoldi, Diabasis, Reggio Emilia 2003 Il grido, tr. it. a cura di F.P. Ciglia, Morcelliana, Brescia 2003 c) Altri autori BENJAMIN W., Metafisica della giovent. Scritti 1910-1918, a cura di G. Agamben, Einaudi, Torino 1982 BENJAMIN W., Angelus Novus, a cura di R. Solmi, Einaudi, Torino 2005 BENJAMIN W., Sul concetto di storia, a cura di G. Bonola e M. Ranchetti, Einaudi, Torino 1997 HUMBOLDT W. VON, Gesammelte Schriften, hrsg. von A. Leitzmann, Berlin 19031936 HUMBOLDT W. VON, La diversit delle lingue, tr. it. e introduzione a cura di D. Di Cesare, Laterza, Roma-Bari 2000 HUMBOLDT W. VON, Scritti filosofici, a cura di G. Moretto e F. Tessitore, UTET, Torino 2007 ROSENSTOCK E., Angewandte Seelenkunde. Eine programmatiche bersetzung, in id., Die Sprache des Menschengeschlechts. Eine Leibhaftige Grammatik in vier Teilen, 2 Bde, Heidelberg 1963, Bd. I, pp. 739-810 ROSENSTOCK E., Angewandte Seelenkunde. Eine programmatiche bersetzung, Roetherverlag, Darmstadt 1924

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