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Introduzione

r. La genesi del prima volume di <(Idee)>.

La genesi e le vicende relative alia pubblicazione delle opere di


HusserI so no sempre articolate e complesse: 1' ampiezza di Idee per
una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica, e la stra-
tificazione temporale e teo rica in cui 1' opera si present a, rendono
la storia di questa testa ancora piu problematica. Non solo, infat-
ti, i tre volumi di cui ecompos to sono lavori distinti sui piano cro-
nologico (e, per molti versi, teorico), rna anche ciascuno di essi ar-
ticola diversamente il proprio percorso. Inoltre, la caratteristica
sedimentazione husserliana di nuovo materiale (note, appendici,
appunti, manoscritti) fa si, in particolare in riferimento all'unico
volume pubblicato da HusserI medesin1o, cl1e il testo originario sia
stato in seguito, in successive edizioni, modificato e «complicato»
dall' Au tore stesso 1 • Quando, invece, come nel caso del secondo e
del terzo volume, 1' Au tore, per vari motivi, non edit a il testo ed
esso deriva da una «composizione» di materiale di diversa deriva-
zione, pur quasi integralmente di mana husserliana, accade che il
progetto originario venga ampiamente modificato, creando cosi
ulteriori problemi interpretativi. Ma cia significa che la genesi di
un testa husserliano e sempre la genesi di un pensiero, anche con
tutte le sue contraddizioni e aporie: nelle medesime pagine si ad-
densano anni di meditazioni, le quali, a loro volta, per originare
un quadro organico e una visione storica coerente, dovrebbero es-
sere avvicinate al materiale manoscritto coevo, che e spesso tut-
tavia ancora inedito o pubblicato in volumi tra lora apparente-
mente lontani.
A dimostrazione che, in Husser!, la genesi di un testo e inse-
parabile dalla sua vicenda teorica (a volte persino occultandone il
senso intrinseco), vie proprio la storia del prima volume di Idee.

1
Sulla complessa genesi del primo volume di Idee si veda Sulla storia editoriale di « ldt·t·
l» e sui criteri di questa edizione di Vincenzo Costa.
xn Elio Franzini

Infatti, nel rnomento della sua pubblicazione, avvenuta nel I 9 I 3,


mentre Husser! insegnava a Gottinga, quale prima volume del suo
«] ahrbuch fi.ir Philosophie und pl1anomenologiscl1e Forschung »,
la reazione di molti allievi o «simpatizzanti» fu radicale, a un pun-
to che oggi sembra quasi stupire: questa Introduzione generale alla
fenomenologia pura (come si legge nel sottotitolo) venne infatti ri-
tenuta una« svolta» nel pensiero husserliano, pun to d' avvio di quel
percorso «idealistico» che si sviluppera poi negli anni di Fribur-
go, universita in cui Husser! si trasferf nel 1916. Sono note, e sem-
pre ampiamente ricordate da critici e commentatori, le prese di
posizioni (pubbliche e private) dei suoi maggiori allievi, da Ingar-
den a I--Ieidegger (entrambi legati, anche per formazione persona-
le, alia prima presentazione della fenomenologia, quella riferibile
alle Ricerche logiche). Peraltro, anche la generazione di studiosi eu-
ropei che si avvicina a Husserl nel secondo dopoguerra, in par-
ticolare in Francia, da Sartre a Merleau-Ponty, da Ric~ur a Der-
rida, non manca di osservare, pur con differenti valutazioni dime-
rita, il «punto di svolta» presente all'interno del primo volume di
Idee 1 •
Sui piano, per cosi dire, divulgativo, e per certi versi <<emoti-
vo», queste reazioni sono probabilmentc giustificabili: Idee I, ol-
tre a present are, con lo <<] ahrbuch» che lo ospita, il progetto di un
«movilnento» fenomenologico2_, movimento che peraltro, quasi per
ironia della storia, si sfalda proprio in concornitanza con i1 testa
che intendeva costituirlo, eil pritno esempio della volonta di Hus-
serI di present are una << introduzione » sistematica del suo pensie-
ro. Volonta che si ritrova in tutte le opere husserliane piu discusse
sui piano pubblico: oltre alia Introduzione generale alla fenonzeno-
logia pura del primo volume di Idee, l'intento introduttivo e pre-
sente nelle Meditazioni cartesiane (il cui sottotitolo eappunto Una
introduzione alla fenomenologia) e nella Crisi delle scienze europee e
la fenomenologia trascendenta!e, nel cui sottotitolo si legge Introdu-

1
E diventato quasi un «luogo comune» della letteratura fenomenologica (da I-Ieideg-
ger a Merleau-Ponty, da lngarden a Derrida) ritenere questo libra il segno esplicito della
«svolta idealistica» di Husser!, c!te segnerebbe dunque un profondo distacco dal <<descrit-
tivismo» delle Ricerche logiche. E evidente che, come spesso accade con i luoghi comuni,
si tratta di un paradigma interpretative generico ed elementare, che non tiene conto ne de-
gli scritti intermedi ne dei profondi punti di affinita tra Idee e le Ricerche logicbe.
2
II termine «movirnento fenomenologico» (movimento che, di fatto, non e n1ai esi-
stito, neppure durante la vita di Husser!) e stato reso popolare dallo scritto di H. SPIEGEL-
BERG, The Phenomenological Movement. A flistorical Introduction, Nijoff, The Hague - Bo-
ston- London (pubblicato in varie edizioni, progressivamente ampliate; I' ultima edel 1982).

lntroduziotH: .\Ill

zione alla filosofia fenomenologica 1 • Si puo dunque concluderc cl1c


dove Husser! manif~sta il desiderio di «introdurre», la sua finant~l
none mai meramente esen1plificativa e chiarificatrice bensi, al con-
trario, si traduce nello sforzo, non sempre lineare, di mostrare il pro-
prio pensiero nella sua totalita sistematica (o quanta meno unitaria)
e, soprattutto, nel suo sviluppo.
In questa direzione va in primo luogo letta la <<fortuna» di
Idee 1: rna va al tempo stesso subjto sottolineato che tale motivo
introduttivo e sistem.atico, enfatizzandone i contenuti e il ruolo
nel corr1plessivo pensiero husserliano, ha troppo accentuato, sui
piano teorico, g]i elementi di novita, o addirittura di svolta im-
provvisa e radicale, che sarebbero qui presenti rispetto a quel che
si legge nelle Ricerche logiche. Anche perche, se pur si volesse am-
n1ettere una svolta tra un <<prima» e un « secondo » Husser!, di cui
si ein passato discusso, segnandone il passaggio a una «fenomeno-
logia trascendentale» conseguente all' abbandono di quella «psico-
logia descrittiva» che caratterizza le Ricerche logiche, tale svolta,
pur dubbia 2 , ecomunque precedente a Idee I, avendo le sue prime
decisive tracce almeno a partire dal 1906-907. Le piu raffinate in-
dagini storico-filologiche, che hanna sempre avuto molto succes-
so tra gli studi husserliani, in cio favoriti e stin1olati dalla presen-
za di un materiale d' archivio straordinariamente ampio 3 , hanna ri-
confermato che, anche volendo enfatizzare, in virtu del suo
carattere introduttivo, il ruolo dj Idee I, non si puo dimenticare
che esso << fu sol tanto 1'espressione piu 1natura di uno sviluppo ini-
ziato mol to prima, sin dal I 907 >> 4 •
Analizzare dunque quel che e accaduto nel periodo c.he va dal
I 90 I, data in cui vennero pubblicate le Ric ere he logic he, e il I 9 I 3,
eoperazione che, pur varie volte intrapresa, a volte dal tnedesimo
1
Sugli intcnti introduttivi di nun1erosi testi husserliani (presenti, anche se non in
modo esplicito come negli altri citati, anche in Logica formalc e trascendentale) si veda
\\7. MCKENNA, l-IusserL's <dntroductions to Phenomenology)>. Interpretation and Critique,
Nijhoff, The Hague - Boston - London 1982.
2
Al di la di ten1i nuovi. e il concetto stesso di « svolta>> che non si adatta al metodo
<~stratificato>~ del lavoro di IIusserl. Infatti, in tutta la sua opera, fiusserl insiste sui me-
dt~simi concetti, pur da nuove angolature e con prospettive a volte diverse. Si puo dire che
il suo pensiero, in ogni opera, e spesso anche all'interno della medesima opera, e parados-
salmente sempre identico a se stesso e sempre nuovo.
3
L' arnpiezza del Nach!ass husserliano ha ovviarnente reso di grande importanza 1o
Husserl-Archiv costituito a Lovanio, dove venne portato da padre Hermann Leo van
Breda nel 1938. Per un primo sguardo sulla sua organizzazione si veda R. BERNET, I. Kt·J~N
e E. l\.1ARBACH , Edmund I-Jusserl, ill\1ulino, Bologna 1992, pp. 315-20.
4
G. PlANA, I problenzi della fenomeno!ogia , !viondadori, Milano 1966, p. 2 1.
XIV Elio F ranzini

HusserI, presenta notevoli difficolta, in parte ancora celate nel ma-


teriale inedito e forse evidenti sol tanto a quei pochi che, in quegli
anni, avevano potuto seguire le lezioni di I-Iusserl o avere con lui
discussioni e scambi epistolari. Tuttavia, se si vuole dare uno sguar-
do generale a questi anni, la prima opera di riferimento, associata
a una data emblematica, puo essere 1' Idea della fenomenologia, che
raccoglie cinque lezioni tenute da Husser! a Gottinga nel 1907 rna
pubblicate nel 1950 1 • Tali lezioni sono il risultato di un progetto
prograrnmatico che senza dubbio precede sino a Idee I e che, co-
me si legge nel diario di Husserl, sembra inizialrr1ente muoversi
all'interno di una prospettiva kantiana, fortemente desiderosa,
tuttavia, come gia peraltro nelle Ricerche logiche, di distinguersi
sia dagli esiti neokantiani sia dagli studi di psicologia della cono-
scenza di impianto empirista. Husser! scrive infatti che il suo com-
pi to, l'unico in base al quale se11tirebbe il diritto di essere chia-
ma to « filosofo »' e quello di operate una «critic a della r,agione »'
della ragione pratica, teoretica e valutativa in generale. E a tal fi-
ne (ed e probabilmente il punta essenziale, quello che lega dav-
vero questi anni a Idee I) che Husser! non discute soltanto le li-
nee teoriche che avcvano guidato le Ricerche logiche rna, accanto
a esse, instaurando con questc un rapporto di salida continuita
tematica, sente la nuova esigcnza, dettata da un ethos al tempo
stesso filosofico e sistematico, di offrire una evidente base «me·"
todologica» al proprio pensiero, inquadrandolo in una «conside-
razione feno1nenologica fondamentale », cioe in quell a epoche,
riduzione fenomenologica, sospensione del giudizio (secondo iva-
ri nomi, peraltro non sempre coincidenti, che Husserl gli attri-
buisce), che costituisce la principale acquisizione, in prima luogo
terminologica, degli anni che conducono dalle Ricerche logiche
verso Idee I.
Tale acquisizione, come si desume proprio dall' Idea della feno-
menologia, e dagli scritti coevi, a lungo inediti (e ancora parzial-
rnente tali)' e finalizzata, forse ben piu di quanta ipotizzassero i
critici suoi contemporanei, alia fondazione delle condizioni di pos-
sibilita di una « scienza della conoscenza» e ai modi estetici attra-
verso i quali tale conoscenza si articola.

1
Questa testae senz'altro essenziale per cornprendere la genesi delle questioni af-
frontate in Idee. A questa propasito si veda v. COSTA, L 'estetica trascendentale feriomeno-
lop,ica. Sc'nsibi!ita e raziona!ita nella filosofia di Edmund Husser!, Vita e Pensiero, Milano
1999· p. 82.

Introduzione ~v

Si aprono cosi due ordini di probletni: la questione generale del


<<co nos cere» nel suo rap porto con le t.radizioni della filosofia rno-
derna, al fine di costituire una «critic a della ragione tnetodologi-
camente fondata>> e, da essa inseparabile, pur divisa nei tempi del-
la pul)blicazione rna non certo nell' ordine logico e cronologico con
cui f-Iusserlla pens a, la questione dell' articolarsi «reale» di tale
critica, in modo da «costruire un realismo non ingenuo, rna fon-
dato e dunque capace di superare le obiezioni scet tiche »1 • Si evi-
denzia in questa n1odo come nella scoperta della « considerazione
fenomenologica fondatnentale>> non vi sia una finalita «idealisti-
ca>> bensi lo sforzo di chiarificare quel rapporto tra in1manenza e
trascendenza, attivita e passivita che, a partire dalla tradizione em-
pirista, attraverso Cartesio, e ovviamente giungendo a Kant, vuo-
le cogliere il sensa di una «ragiorle costitutiva delle case>>. Infatti
l'Idea del!afenomenologia e semplicemente, e ancora una volta, una
<< introduzione», di evidente stampo .fenomenologico, aile lezion.i
sulla cosa e lo spazio, ed e in diretto rapporto con le altre lezioni
del periodo dedicate alla costituzione della temporalita e ai modi
logici della teoria della conoscenza.
Vengono cosi gradatamente in luce i «nuclei>> della meditazio-
ne husserliana dopa (e non certo contra) le I<.icerche logiche, al di.
la di facili luoghi cornuni sull'idealismo e la funzione dell' cpoche:
la specificita dell' atteggiamento fenomenologico, la problematica
della sospensione del giudizio, connessa aile modalita. del n1etodo
descrittivo, il modo d' apprensione dell'intenzionalita nell' ambito
della distinzione tra immanenza e trascendenza (distinzione gi~1
protagonista delle .Lezioni sul tenzpo che I--Iusserl tiene nel 190 5-906).
A questi nuclei si aggiunge, sempre in una lezione del I 907, la nuo-
va volonta di «fondare» il passaggio da una fenomenologia de-
scrittivo-psicologica, che a parere di 1-Iusserl stesso predominava
nelle Ricerche logiche, a una fenomenologia trascendentale, trat-
tata allora solo «in modo frarn.rnentario>> e ora invece considerata
in quanto « fenomenologia della coscienza costituente », diretta al-
Ia chiarificazione del senso di apparenza con cui si presenta la <<og-
gettita.» (Objektitiit), con 1' esclusione di ogni posizione empiric a,
per indagare le correlazioni essenziali (statiche e fondamentali) tra
atto, significate e oggetto.
Trattare dunque i temi della r:iduzione fenomenologica, del fe-
nomeno puro, dei concetti logici e ontologici fondarnentali, co11

1
v. COS1'A, L'estetica trascendentale fenotnenologica cit., p. 304.
XVI Elio F ranzini

modificazioni terminologiche e revisioni di metodo, come accade


nel cor so sui tempo del I 905 e, in modo pili esplicito nell' Idea della
fenomenologia e nella Einleitung in die Logik und Erkenntnistheorie,
cioe nelle lezioni del semestre invernale I 906-907 1 , quindi in la-
vori rimasti tutti inediti e noti soltanto agli studenti e ai collabo-
ratori, e finalizzato a una progressiva chiarificazione di quello che
HusserI ritiene il problema centrale della filosofia, cioe il signifi-
cato «critico» di una fenomenologia trascendentale costitutiva. In-
fatti, nell' avvio di un' altra import ante lezione di questo periodo,
la Dingvorlesung del I 905, HusserI presenta le cl1iarificazioni me-
todologiche non come autoreferenziali scelte teoriche rna in quan-
ta necessaria premessa per introdurre il problen1a centrale di una
fenomenologia della conoscenza, quello cioe che tocca la filosofia
dell' es perienza, gli essenziali orizzon ti stru tturali de1« darsi » del-
le cose, della «donazione» empirica.
La genesi di Idee I non e dunque un percorso csoterico, opera-
to cioe solo all' inter no delle lezioni, verso una svolta idealistica
che sarebbe qui portata al suo rnassin1o grado di cvidenza, bensf
una strada di progrcssiv£1 apertura verso prospettive di ricerca in
cui sempre piu si delinea il compito costitutivo della fenomeno-
logia, inserito, proprio per evitare equivoci idealistici, o le loro
mitizzazioni, in un quadro trascendentale, che cerca cioe le con-
dizioni di possibilita essenziali di una ricerca critica, la cui impo-
stazione metodologica, garantita dall' epoche, rifugge indagini em-
piriclle, fattuali, naturalistiche.
Questa indirizzo di ricerca, che segna anche un primo ripen-
samento dei percorsi teorici di l-Iume e Cartesio, che rirnarranno
centrali nelle posteriori meditazioni di I-IusserF, e confermato da
un altro lavoro di questi anni tematicamente pili lontano dagli oriz-
zonti di Idee I, cioe da Filosofia come scienza rigorosa, unico lavo-
ro edito di Husserl tra le Ricerche logiche e Idee I, pubblicato sul-
la rivista «Logos» nel I 9 I o- I I . Ques to breve scri tto, che ha cer-
to caratteri pili divulgativi e introduttivi rispetto ad altri a questi
scopi apparentemente dedicati, ripercorre infatti alcuni nuclei che
si ritrovano nelle lezioni di questi anni, confermando cosi che la
sistematicita, e i suoi strumenti metodologici, erano per Husserl

1
Queste lezioni sono state pubblicate nel volume XXIV dell'Husserliana, nel 1984.
2
Ne sono evidente testimonianza sia le Meditazioni cartesiane sia, in particolare,
l'ultimo lavoro di Husserl, cioe la Crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascen-
dentale.

Introduzione xv11

quasi un dovere «etico», che aveva lo scopo, come dimostrera pro-


prio Idee I, di raggiungere le radici di una « scienza fenomenologi-
ca pura». I_} epoche, la sospensione del giudizio, la «messa tra pa-
rentesi» dell' atteggiamento naturale so no dunque strumenti per
prendere le distanze sia dalla psicologia di rna trice empirista (quel-
la che da Locke portava verso il maestro di Husser!, Franz Bren-
tano)1, sia da quella psicologia comparativa che, in particolare con
Dilthey, aveva condotto all'insediarsi dello storicismo nell'ambi-
to della vita empirica dello spirito. Si dimostra qui, in sintesi, che
anche quando Husserl, in questi anni, passa dal piano teorico-co-
noscitivo delle lezioni a quello storico e polemico degli interventi
pubblici, non muta il comune orizzonte delle sue n1editazioni: chia-
rificare il piano dell'immanenza dei fenon1eni, cioe il ruolo cono-
scitivo dell'intenzionalita indagato nelle .Ricerche logiche (e in par-
ticolare nella «Quinta»), significa proprio riflettere sul metoda e
sui temi delle Ricerche logiche stesse, ribadendo la necessita di por-
re al centro della riflessione la questiane fondativa della tradizio-
ne scientifica della filosofia occidentale, cioe il problema del tra-
scendentale.

2. Struttura tematica del prima volurne di <(Idee)>.

Il prima volume di Idee deriva quindi la sua importanza stori-


ca dal fatto che si presenta esplicitamente come il manifesto «in-
troduttivo» della fenomenolagia trascendentale e del suo metoda
«costitutivo», esplicitando temi e motivi gia ben presenti in Hus-
ser!. II ruolo di quest' opera non ha sempre trovato concordi, co-
me si eaccennato, i commentatari e gli interpreti del pensiero hus-
serliano, che hanna diversamente valutato il ruolo dell' epoche e le
conseguenze tearicl1e che il metodo della <<messa tra parentesi»
dell' atteggiamento naturale t1a avuto sulla genesi della fenomena-
logia. D' altra parte e difficile neg are che, nelle Ric ere he logic he,
Husserl non avesse ancora «elaborato una maniera di appercezione
della coscienza stessa cl1e fosse pura in modo coerente»\ purifi-

1
Husser! venne indirizzato a Vienna da Franz Brentano da Masaryk. Negli anni vien-
nesi, cioe a part ire dal I 88o-8 I, e sino al periodo di I-Ialle co1ne libero docente ( r 887), Hus-
serl fu molto vicino allo psicologo austriaco, con il quale ebbe comunque un rapporto di
devozione anche dopo la presa di distanza teorica, posteriore al I 89 I.
2
E. MARBACH, La fondazione ttzetodologica della fenomenologia come scienza della co-
scienza pura o lrascendcntale, in R. BERNET, r. KERN, E. MARBACH, Edtnund Husser! cit., p. 85.
XVIII Elio Franzini

cazione cl1e e possibile raggiungere solo attraverso 1' epoche, inte-


sa semplicemente come «esclusione dell' appercezione naturale em-
pirica della coscienza » 1 • Per cui, « se vogliamo esprimere in una
sola frase la differenza tra le Ricerche logiche e Idee I, potremmo
caratterizzare la prin1a opera come una ricerca delle forme del-
l' esperienza nelle quali 1' essere e rifles so, mentre lo sforzo di in-
vestigazione della second a conduce nell' essere stesso attraverso le
forme esperienziali nelle quali e rifles so »2 •
Si tratta allora, in sintesi, di non assolutizzare il tema dell' epo-
che, bensf di con1prendere con1e esso conduca verso quella corre-
lazione tra fenomeno, essenza e vissuto che e alia base della costi-
tuzione intenzionale della fenomenologia. Tutto cio si traduce in
un in1pianto siste1natico, per certi versi senza dubbio « appiatten-
te», cioe in quella «introduttiva» (e dunque~ per Husserl, «prov-
visoria» ben piu dei tnanoscritti) sistemazione del n1ateriale che
I-Iusserl tenta, non sempre in modo felice per quel che riguarda
l'organicita e la chiarczza, in Idee I. Materialc che e, in gran par-
te, e fatte salve Ic induhbic differenzc terminologiche, senz'altro
affine a qu~llo presen tc ttellc I<.icerchc logichc e chc appare qui «Or-
dina to» all'intcrno di una «sequenza» pili facilmente esponibile e
mernorizzabilc. lJno sguardo, anche gcnerale, alla «struttura» di
Idee I permette infatti di enucleare e scorrere velocemente quelli
che sono - e rimarranno - i temi della fenomenologia trascenden-·
tale, cioe il problema dell'essenza, del rapporto tra coscienza e
riduzione fenonzenologica, I' analisi delle strutture gcnerali della co-
scienza, cioe dell'intenzionalita nelle sue relazioni noetiche e noe-
matiche, con11esse alia questione fondativa della costituzione. 1/ or-
dine espositivo e tematico permette di conseguenza a questo testo
alcune affermazioni che, nella loro perentorieta, risultano fonda-
mentali per «identificare» il sensa complessivo della fenotnenolo-
gia husserliana, anchc al di qua di disquisizioni interpretative spe-
cialistiche, istituendo quella comune trama che caratterizza, pur
tra specificr1e diversita, l' eidos del fenomenologo.
La fenon1enologia infatti si definisce qui, sin dalle prime ri-
ghe, come trascendentaJe in quanto scienza di essenze e non di
«dati di fatto>>. Ma cio non significa , dal mo1nento che il discor-
so non e per nulla storico, contrapporre Platone a I--Iume, bensi

1
E. MARBACH, La fondazione 1netodologica della fcnontenologia cit., p. 86 .
:! 0. LAUER, Phenonuinologie de Husser!. .Essai sur la xenese de l'intentionnalite, Puf, Pa-
r is 1 <)55 , P. r 4 7 ·

Introduzione \ t.\

introdurre un modo di guardare i fenomeni in cui essi si presen-


tano «ridotti>>: non li osserviamo nella loro singolarita empirica
bensf ne cerchian1o le caratterizzazioni «pure», ricorrenti cioe
nella varieta del contingente. Questa indicazione (anche se spes-
so lo si dimentica) non si pone affatto nel quadro di una scienza
normativa e definitoria, bensi come indagine che si adegua alsen-
so storico e stratificato dei propri contenuti di pensiero: la chia-
rificazione delle essenze deve quindi essere consapevole cl1e esse
si presentano, lontani dalla tradizione platonica, come «oggetti
di nuova specie>>. Cosi, gia dal prima libro di Idee I, dedicato a
Essenza e conoscenza di essenza, accanto alia polemica antiscetti-
ca (che sara una delle costanti del pensiero husserliano), il pro-
blema dell'essenza e tematizzato alia luce dell'emergente proble-
matica dell' epoche, che costituisce il nucleo centrale della secon-
d a sezione' in cui viene defini ta (e sara la definizione che creera
dissidi ed equivoci) «considerazione fenomenologica fondamen-
tale». Nel par. 27, infatti, ben si comprende che essa va intesa (in
prima luogo, anche se non esclusivamente) come quell' apparato
metodologico preliminare che « sospende» la validita dell' atteg-
giamento naturale (quello in virtu del quale il mondo e qui, per
me, alia mano), non per negarne la validita e la verita bensi, al
contrario, per riuscire a cotn.prendere come tale verita e validita
possano venire comprovate attraverso un'indagine che colga il
sensa «puro» del nostro rapporto con il mondo fenomenico, con
il nostro «mondo circostante>>. Si tratta dunque di un «metoda>>
(con1e Husser! scrive nel par. 32) che mira alla scoperta di un
«nuovo territorio scientifico», che ha con il reale un rapporto che
none pili «ingenuo e diretto» e che, di conseguenza, trasforma
1' esperienza psicologica -1' esperienza dell'io come soggetto d' at-
ti - in qualcosa di «llUOVO e diverso». L'io none una realta on-
tologica rna quella «regione» che 1' epoche in quanto «operazione
metodica» rende possibile considerare nella sua correlazione in-
tenzionale con il sensa intrinseco al darsi delle regioni esperien-
ziali del nostro mondo circostante.
L'essenza di questa cogito puro e trascendentale (dunque non
sostanziale, non <<idealistico» nel sensa della tradizione dell'idea-
lismo tedesco 1) si rivela cosi all' interno delle dinamiche dell'in-

1
Va d'altra parte osservato che Husserl, nel 1903, a G·ottinga, tiene, nel sen1estre esti-
vo, un sen1inario su La missione deltuo1no di Fichte (che «replica» n.el 1915). Nel r9r7, a
Friburgo, dedica rre conferenze sempre all' idea di umanita jn Fichte.
xx Elio F ranzini

tenzionalita, che subisce una revisione tendenzialmente solo ter-


minologica rispetto aile Ricerche logicbe, dal momenta che ha co-
me medesimo tema la cl1iarificazione della nozione di «evidenza»
nel suo darsi «imm.anente» alla vita di coscienza, garanzia di un
nuovo modo di guardare il reale, capace di superare gli scetticismi
impliciti ed espliciti, rivolgendosi alia realta cosale in quanto mio
<<vjssuto», a me dato «in carne e ossa», che va indagato in questa
suo ,sensa, nel sense di questo concreto «nesso significativo».
E attraverso tale strada che si aprono le parti pili aporetiche,
e probabilmente meno «concluse», di Idee I, cioe la terza sezione
(Perla metodica e !a problematica della fenomenologia pura) e quar-
ta (Ragione e realta), parti in cui si manifesta in modo esplicito il
fine << costitutivo » della fenomenologia trascendentale, all'inter-
no di una teoria dell'intenzionalita cl1e e ancora molto legata al-
le Ricerche logiche, n1irando tuttavia a chiarificare gli spessori
metodologici della descrizionc c lc disti nz.ioni tra scienze «con-
crete» e « astrattc» (c inscrcndo la fcnorncnologia tra le prime). I
cornmentatori, consapcvoli forsc di essen: di frontc a uno scritto
che I Iusscrl pens a con1c « i ntroduttivo», so no concordi nel rite-
nere oscuri, e non scn1prc conseguenti, alcuni paragrafi di queste
due sezioni, in cui, d' altra parte, Husser} sia chiarifica il rapporto
tra fio e i «vissuti», sia riconnette questa nuovo orizzonte termi-
nologico ai temi costitutivi affrontati nel decennia precedente, in
prin1o)uogo la questione del ten1po e delle sue funzioni esperien-
ziali. E tuttavia c:hiarissimo (per esempio nel par. 63) il contesto
metodologico in cui Husserl si sta muovendo: la costituzione che
e alia base della fenomenologia trascendentale -- e che eil centro
tematico essenziale del volume e dell'intero pensiero husserliano-
deve porsi in quanta « scienza descrittiva>>, che tematizza «puri
accadimenti di coscienza>>, portandoli a perfetta chiarezza, ana-
lizzandoli, cogliendone l'essenza attraverso un esame dei nessi in-
tuitivi. ·Perche cia accada e necessaria che la fenotnenologia si
ponga in quanta «filosofia prima», che, per pater fornire i mezzi
a ogni critica della ragione, sia libera da ogni presupposto, adot-
tando un atteggiamento di «as sol uta visione riflessiva». Nella ten-
sione verso questa « descrizione pur a», I-Iusserl sottolinea che i
problemi costitutivi prendono avvio dalla nozione di noema e dal
suo paral1elismo con 1' attivita coscienziale, che viene chiarnata
noesi. Questa rapporto, che e quello intenzionale, vero <<titolo ge-
nerale» della fenomenologia, equi, come negli scritti precedenti,
il <<principale tema fenotnenologico» (come si legge nel par. 84),
lntroduzione \ .\1

dal momenta che enel suo svolgersi che si caratterizza la vita del
la coscienza; di conseguenza, 1' operazione metodica dell' epochl'
che permette di dischiuderla, e solo la «porta d'ingresso della fc-
nomenologia».
II parallelismo intenzionale, all'interno del quale si articola la
costituzione (descrittiva) delle essenze, lascia tuttavia ai margini,
con passi che so no stati particolarn1ente criticati, illata « materi-
co>> («iletico», come scrive l-Iusserl) della conoscenza, pur ritenu-
to fondan1entale nella « corren te dell' essere fenomenologico ». AI
di la di tale oscurita, che rimarra una costante nel percorso feno-
menologico, anche in questi paragrafi Husserl riprende gli scritti
del decennia precedente, in particolare quando, ribadendo la di-
stinzione tra «reale>> e «intenzionale>>, la articola nel contesto di
una analisi strutturale degli atti percettivi, n1emorativi e fantasti-
ci, secondo un procedimento descrittivo che sottolinea l'importanza
di una fenomenologia dell'esperienza, in cui eprotagonista la que-
stione della temporalita. Qui si coglie, come osserva Ricreur, che
la coscienza e si cia che «prescrive», in virtu della sua configura-
zione, il percorso costitutivo: rna eanche, al terrlpo stesso, l'indi-
ce della correlazione intenzionale, il punta di passaggio tra l'im-
manenza e la trascendenza del fenomeno; none una realta « stati-
ca>> bensi il <<lnovimento» che indica i percorsi stratificati della
descrizione fenomenologica, le trasformazioni d 'attenzione che es-
sa comport a nelle sue varie possibili << fasi ». Cogliere la « differen-
za» e al tempo stesso l'inseparabilita di noesi e noema eevidente-
mente il punto d' avvio per la costituzione, che e COSI 1' esplicitar-
si descrittivo delle « strutture » noetico-noematiche 1 • Strutture la
cui analisi, d' altra parte, non sempre spiega 1' aspetto soggettivo
dell' apprensione e in cu.j, soprattutto, non sempre e da Husser!
chiarificata la connessione imtnanente tra il flusso di vissuti e
1' aspetto rnaterico: come scrive Ricreur 2 , <<io, temporalita, hyle for-
mana una trilogia che invoca una protocostituzione soltanto ac-
cennata da lantana in Idee». Tuttavia, in questa contesto non sem-
pre lin1pido, Husserl pone i fondamenti, i temi essenziali di una
filosofia delr esperienza, in cui si esplicitano le strutture materi-
che connesse al flusso temporale dell'io, in prirno luogo quelle cl1e

1
Si veda a questa proposito l'esplidta dichiarazione husserliana al par. 98.
2
P. RICCEUR, Introduction a <ddecn [))de E.Husser/, presentazione a E. HUSSERL, Id('('\
directrices pour une phenomenologie ct une philosophie phenomenologique pures, tomo I, ( ;,:1
limard, Paris 1950, p. XXIV.
xxn Elio Franzini

specificano la distinzione tra i car atteri d' a tto propri all a «pre-
sentazione» e alia «ripresentazione>>. Si possono cosi cogliere, in
prima luogo, le differenze apprensionali tra gli atti della percezio-
ne, che sono «presentativi», e le sue modificazioni ripresentative,
quali l'immaginazione e la memoria; rna in questa modo si pengo-
no inoltre le basi per quei temi che, come gia accadeva negli scrit-
ti inediti degli anni precedenti, Husser! continuera a indagare, ana-
lizzando il sensa intenzionale (noetico e noematico) delle strutture
esperienziali 1 , nella convinzione metodologica che la « fecondi ta >>
della fenomenologia si manifesta soltanto analizzando i suoi terri-
tori~ sottoponendoli cioe a <<distinzioni e chiarificazioni», volgen-
do lo sguardo eidetico ad altri temi, in un «gioco» progressive e
stratificato di primi piani e sfondi.
Le indagini sul sensa intenzionale degli atti esperienziali non
sono dunque «fine a se stesse» ne hanno uno scopo meramente
«chiarificatorio»: descrivere i caratteri « noematici» della perce-
zione e delle sue rr1odificazioni tende, in Idee I, a mostrare il sen-
so generale dell'intero discorso introduttivo di Husserl, che cioe
il noen1a rimanda, quale suo correlato~ a una stratificazione di co-
scienza da esso inseparabilc, pur descrittivamente distinguibile (an-
che se rimane senza un'adcguata risposta con1e la costituzione del
noema, i cui atti sono «oggettivanti», possa instaurare una relazio-
ne con l'oggetto). Questa orizzonte, che IIusserl considera nell'ul-
tima sezione di Idee I, ha quindi il compito di connettere i grandi
temi delle Ricercbe logiche, cioe i problemi della verita, dell'evi-
denza, della conoscenza assoluta, con 1' orizzonte intero del pro-
getto fenomenologico da Husserl delineate negli anni precedenti,
pur lasciando in otnbra il rapporto tra la « struttura» del sensa nee-
matico e la sua genesi. Tale mancanza non invalida il sensa gene-
rale del progetto qui delineato. In primo luogo, infatti, e ben evi-
dente il contesto delle ricerche, che cioe la descrizione essenziale
della coscienza rimanda alia descrizione di quel che ein essa con-
saputo: per cui il correlate di coscienza e inseparabile dalla co-
scienza stessa, anche se none in essa <<realmente» contenuto. Inol-
tre, dichiarando che tutti i problemi fenomenologici, anche quelli
iletici, si inquadrano in questo tema generale della fenomenologia,
cioe l'intenzionalita, I-Iusserl coglie nel dispiegamento di tale prin-
cipia il sensa genetico della costi tuzione, cioe il « filo conduttore »
che bisogna seguire per cogliere il senso trascendentale degli stra-
1
Questo tema torna, in modo particolare, in Esperienza e giudizio .
Introduzionc x \ 111

tificati rapporti scientifici con il nostro mondo circostante. l~ t a-


le fila conduce verso gli «oggetti» cosi come essi si danno nellc va-
rie « regioni » della nostra esperienza.

3. La costituzione /enomenologica.

Si possono forse ten tare alcune prime conclusioni. Pur con tut-
tj i suoi intrinseci limiti, Idee I e infatti un' opera che non e sol-
tanto una riassuntiva «introduzione»: eun ponte metodologico, e
prospettico, che copre piu di un decennia del pensiero husserlia-
no, sisten1atizzandoQe alcuni aspetti e lavorando per un'unifor-
mita termir1ologica. E 1' avvio di un consapevole discarso sulla co-
stituziane quale sensa intenzionale dell'intera fenomenologia: e,
in particolare, e il punto di partenza di quella modalita costituti-
va che viene chiamata « statica», cui solo piu tardi, a Friburgo,
Husserl affianchera un altro progetto costitutivo, di carattere «ge-
netico», che tuttavia, con1e e ovvio, puo manifestarsi solo dopo
che si sia dispiegato e compreso illegame esperienziale che con-
nette ontologicamente le qualita strutturali dei fenomeni, cioe
quelle che determinano illoro «sen so». Infine, anche se ediffici-
le tematizzare questa pun to, Idee I, quale raccolta di <~ materiale »
non sempre del tutto autotrasparente, e la dimostrazione di una
costitutiva «oscur.ita» della fenomenologia, cui non puo sottrarsi
neppure il suo fondatore in quanta ecorrelata al fungere stesso dei
nostri processi conoscitivi.
Se il piano metodologico, per i costanti richiami, anche vaga-
mente enfatici, edel tutto manifesto, lneritevole di qualche ulte-
riore osservazione sono gli altri due aspetti che emergono nel pri-
mo volume di Idee, utili anche per tneglio cl1iarificarne la finalita
teorica, cioe l'esplicitazione di un orizzonte «costitutivo».
Husserl e stato spesso dipinto, e a volte ha lui stesso contri-
buito a disegnare le linee essenziali di questa quadro, con lo ste-
reotipo della <<scienziato>>, la cui formazione matematica in1pone
rigidita e rigore. Ammesso, e non concesso, che tale ritratto psi-
cofilosofico sia valid a, va almena detto cl1e esso non si riflette in
toto all'interno della sua filosofia. Infatti il progetto filosofico che
si delinea negli anni dal I 906 al I 9 I 3, pur tendendo a determina-
te in senso puro e rigoroso la funzione della filosofia in quanto
mathesis, filosofia prima che indica l'orizzonte epistemologico chc
fonda l'idea stessa di scienza, non dimentica mai la presenza di
XXIV Elio Franzini

una vischiosita del «dato» e della sua <<naturalita». Mettere tra pa-
rentesi questa irriducibilita della materia all a pur a teoresi non si-
gnifica annullarla bensi cercare di porre in modo nuovo il proble-
ma della sua presenza, la possibilita di coglierla sul piano della epi-
steme, sfuggendo al relativismo della mera doxa, dell' opinione e
del suo latente scetticismo.
II primo volume di Idee deriva cos! gran parte delle sue incer-
tezze da questa «aporia» intrinseca alia teorizzazione husserliana.
Da un lata e senza dubbio ricerca delle « strutture pure» della co-
scienza e dei suoi atti. Ma, dall' altro, e proprio nel momenta in cui
la sfera del <<puro» e raggiunta attraverso una metodologia consa-
pevole e storicamente posizionata (capace cioe di muoversi tra ere-
dita cartesiana e retaggi empiristi), si cornprende che il <<noema com-
pleto » si co11quista solo affrontando le concrete tracce del materi-
co. Porsi tuttavia 1' obiettivo di costituire tale nocciolo significa
semplicemente affrontare il tema della variazione, della modifica-
zione, della stratificazione regionale dell' essere, di un costituirsi
ontologico-esperienziale che, anche se ancora non tematizza la gene-
si dei propri percorsi, affronta le strutture « statiche» dell' esperien-
za nelloro «farsi», dnnque nelloro incontrarsi con <<residui» che
none sempre agevole ridurre a pacificati, e purificati, temi teoreti-
ci nee possibile risolvcrc in tracce di originarie precostituzioni.
L'intenziona.Uta, l'intenzionalita costitutiva, quando si trova di
fronte all' as pet to « rnaterico » del suo oggetto, puo dunque coglie-
re i limiti dell' esperienza o aln1cno della sua vcrbalizzazione. v·i e
allora in Husserl, e sin dall'I-Iusserl di Idee I e delle sue incertez-
ze, un implicito richiamo allo sfondo <<leibniziano» della fenome-
nologia: l'esperienza intenzionale none infatti un territorio «011-
tologicamente» oscuro, dal momenta che e la vita stessa del cogi-
to; rna i legami che in esse si scambiano tra le strutture temporali
della coscienza e gli strati iletici degli oggetti rendono problema-
tico condurre la relazione costitutiva sul piano di nessi «distinti».
Anche perche, una volta condotto verso la «perfezione» della de-
scrizione analitica - nel momenta cioe in cui diviene tema di un
interesse<< attenzionale» - l'io penso non perde il suo legame ori-
ginario con 1' attivita coscienziale, e di conseguenza con tutti i suoi
residui. Husserl chiamera in seguito «intenzionalita fungente» il
sensa «vi tale» che anima la fenomenologia trascendentale 1 : rna an-

1
Il problema del <<fungente », gia presente in Esperienza e giudizio e nella Crisi delle
scienze europee, e protagonista degli ultimi manoscritti di Husserl, in particolare da quelli
Introduzionc :\ :\ v

che prima, in Idee 1, e consapevole che la sfera delle scelte, deJic


volizioni, dei desideri, dei sentimenti, ecc., pur« chiara>>, einsepa-
rabile da quel fonda «oscuro>> che ani1na ]a genesi dell' attivit~l
intenzionale.
Si pass a dunque all' altro pun to cui Idee I conduce: perche qui,
proprio in quanta si evidenziano i limiti di una costituzione « sta-
tica», cioe di una costituzione che muove da specie di oggetti sta-
bili, reali (per esempio le cose della natura) e ideali (per esen1pio
proposizioni matematiche), indagando dal punta di vista noetico
e noematico i nessi di vissuti nei qual.i queste specie di oggetti giungo-
no a datita, venendo considerati, in virtu della riduzione fenonle-
nologica, solo in quanta correlati oggettuali di modi di coscienza,
viene in luce, pur in modo aporetico e a volte contraddittorio, la
possibilita di una diversa forma «genetica» di costituzione. F,or-
ma che senza dubbio qui non epresente, se non per vaghi accen-
ni, lna che e comunque resa possibile dalla tematizzazione di un
orizzonte trascendentale in cui 1' attivita e la passivita si incontra-
no in un processo genetico chc le vede inseparabilmente correlate.
Lt: strutture «passive>> delle ontologie rivelano cosi il sensa attivo
della vita di coscienza: e, al di la delle formule, e dei tormenti er-
meneutici suscitati da un testa stratificato e complesso, rimane
centrale 1' asserzione che « ogni regione oggettiva si costituisce co-
scienzialmente», senza che per questa il titolo «coscienza>> sia qual-
cosa di chiuso e fissato.
AI contrario, ed e 1' apertura che si coglie nella quart a sezione
di Idee I, anche se certo non tutti i fili sono qui annodati, ogni co-
stituzione « regionale » e radicata - radicata ela validita della de-
scrizione e dei suoi atti - nella specificita delle sue qualita strut-
turali, cb.e possiedono un filo conduttore «passivo» che va tutta-
via «animato» dall' attivita coscienziale. E se la regione «cos a» e
il filo conduttore genericamente «vuoto» e <<formale» dell'attivita
costitutiva, sull~. sua base le descrizioni «varia no» a seconda dei
fili materiali che le varie «regioni» dell' esperienza off'rono alia no-
stra attiva vita di coscienza. Per cui, i limiti del .rapporto tra/orma
e hyle vanno inseriti all'interno del progetto, ancora incompiuto
rna presente, in virtu del quale, come si legge nella conclusione del
par. 149, la COStituzione «Statica» none teoria 0 metafisica, ben-
Sl un percorso che coglie in modo intuitive e sistematico quelle ne-

pubblicati con commento da G , Brand, in Mondo, io e tempo nei manoscritti inediti di f1us -
serl (1955), trad. it. a cura diE . Filippini, Bompiani, Milano 1960.
xxvr Elio F ranzini

cessita essenziali, cioe quelle intrinseche qualita costitutive, che


sono insopprimibilmente incluse nel noema della cosa e correlati-
vamente nella coscienza che da la cosa.
In questa direzione, carne e ovvio, Husserl prospetta il percorso
cl1e seguira nel secondo volume di Idee, sia pure arricchendolo di
quella inquietudine «genetica» qui solo implicita. Tale secondo vo-
lum.e, cl1e verra pubblicato postumo nel 1952\ pur ampiamente
annunciato nella conclusione del prima tomo, conobbe diverse ver-
sioni ed e il risultato di un lavoro stratificato, non sempre diret-
tamente condotto da Husserl, e affidato invece ai suoi allievi. Se
infatti I-Iusse.rl scrive gia nel r 9 r 2 una prima versione, subito do-
pa il volume precedente, e nota che non ne fu soddisfatto, anche
perche non era semplice uscire dalle aporie <<genetiche>> e costitu-
tive aperte dal primo tomo. Subito prin1a di partire per Friburgo,
l-Iusserl aggiunse al suo nJanoscritto ulterio.re materiale, che affido
all' assistente Edith Stein 2 , che si accingeva a seguirlo nella nuova
sede accademica. La t.rascrizione della Stein venne integrata in va-
rie fasi con nuovi scritti da I-Iusserl stesso, almena sino al 19 r 8,
quando 1' opera prese a grandi linee la veste attuale, pur rimanen-
do ancora inedita. Infatli illavoro venne ripreso nel 1923-25 da
un altro assistente di I Iusserl, cl1e ne e il principale «curatore»,
cioe Ludwig Landgrebe, e in seguito, nel 1928, rivisto dallo stes-
so I-Iusserl.
In questa volun1e, dunque, anche se non venne pubblicato, se
anzi la sua «conclusione» coincide con il periodo in cui Husserl ha
minori stimoli verso la pubblicazione dei suoi lavori, con l'ecce-
zione di I-~ogica /ornzale e trascendentale, che ha evidenti scapi pole-
mici3, si ripercorrono qui gli anni principali della sviluppo della fe-
notnenologia. Anni di cui, oltre a nurnerosi manoscritti e a Logica
formale e trascendentale, sono testimonianza le lezioni parigine del
1929, pubblicate nel 1931 in traduzione francese con il titolo Me-
ditazioni cartesiane: in cui, dunque, al di la del pathos metodologi-

1
La genesi del secondo volume di Idee e brevemente spiegata da Marly Biemel, cura-
trice dell'edizione tedesca, nell'Introduzione che precede tale volume.
2
Edith Stein, che gia aveva curato, per canto di I-Ieideggcr, le husserliane Lezioni sul
tempo del r 905-906 (nel I 92 7), rin1anc influenzata nella sua stessa produzione dal m.ate-
riale che costituira Idee II. Ne e evidente testimonianza lo scritto, da lei mai pubblicato,
Introduzionea!la filoso/ia, che risale circa al I9I7 e che e stato edito da A. Ales Bello, trad.
it. di A. M. Pez~ella, Citta Nuova, Roma 1998.
3
Tra il 1928-29, evidentemente sulla scia di un'implicita polen1ica nei confronti di
I--Ieidegger, I-Iusserl scrive e pubblica Logica formate e trascendentale, cui seguiranno, in uno
stile piu colloquiale e introduttivo, le lezioni delle JVIeditazzoni cartesiane.
Introduzione XXVII

co dominante sino al I 9 I 3, si chiarificano gli orizzonti di costitu-


zione « attiva», che continueranno sino alia Crisi delle scienze euro-
pee e !a /enomenologia trascendentale, ultima opera di HusserI.
Questa percorso, tuttavia, ha in Idee I il Stlo pun to di avvio: ar-
ticolare la costituzione trascendentale significa infatti seguire il
filo conduttore trascendentale della « costituzione della cos a»,
un processo descrittivo che implica un' esperienza estetica, sensi-
bile, determinata nei diversi gradi della coscienza originariamen-
te esperiente. Gradi che e certo possibile descrivere nelle loro
<< strutture » (statiche) rna in cui la genesi pas siva delloro sensa
si interroga non solo attraverso - e non potrebbe essere altri-
nlenti - 1' attivita del soggetto, i suoi atti d' apprensione, rna an-
che tramite una cost ante interrogazione sull' origine del proces-
so stesso, sul suo «fungere». Il simbolo della costituzione stati-
ca presente in Idee, cioe la nozione di «cosa», nella sua generalita
formale, nel suo ordine strutturale, assume qui, a poco a poco, e
non senza incertezze, le vesti di un' essenza << storica», di cui la
costituzione segue il «funzionamento», cercandone sempre di
nuovo 1' origine, i nessi causali e motivazionali che rendano 1' espe-
rienza ontologica una ricerca del sensa ultimo del rapporto tra il
soggetto e 1' evidenza. Due so no quindi i temi che si affacciano,
quello del precategoriale e quello della associazione: temi che, pur
non essendo i protagoni,sti delle varie fasi di Idee, hanna qui i lo-
ro presupposti teorici. E infatti ben chiaro, anche nel prin1o to-
rna, che la costituzione della cosa, in quanto estetico-sensibile,
in quanta si pone all'interno dell'orizzonte di una «estetica tra-
scendentale», deve estendersi a tutte le regioni di oggetti e, so-
prattutto, alloro intrecciarsi, alloro «associarsi>>. Tale costitu-
zione, inoltre, non puo limitarsi a una correlazione astratta con
una soggettivita monadica: la genesi del sensa, e il senso geneti-
co della costituzione fenomenologica, si ha soltanto nel momen-
ta in cui e il soggetto stesso a presentarsi in divenire, associan-
dosi, appunto ad altri soggetti.
E dunque nel secondo volume di Idee che il problema della co-
stituzione nella sua staticita «cosale» incontra il tema della inter-
soggettivitd e del radicamento originario del sensa in un «fungere»
in cui gli strati ontologici delle regioni del mondo circostante si
danno soltanto in quanta esso e «per noi», un per noi che e un
«comune sentire», in virtu del quale il mondo e un insieme di ca-
se le cui intrinseche va.riazioni devono essere co-intese nelle loro
specificb.e strutture di sensa.,
xxvnr Elio Franzini

4. Corpo proprio e intersoggettivitd.

Idee II, anche per la sua con1posita storia, eevidentemente l'in-


contro di due aspetti del pensiero di Husserl: in primo luogo equel-
lo che disvela il ruolo metodologico della costituzione trascen-
dentale, affrontando su un piano di pura anali.si intenzionale, 111
tutte le sue variazioni, il problema della «cosa». Mae anche quel-
l)Husserl che, come spesso accade nelle sue ricerche, e insoddi-
sfatto di cia che sta compiendo, nel momenta stesso in cui lo ri-
tiene tuttavia fondato e indispensabile. Per cui, proseguendo la
descrizione delle caratteristiche strutturali delle principali regioni
ontologiche del nostro mondo circostante, coglie quell' elemento
genetico che fa della ricerca sulle loro caratteristiche strutturali
un'indagine sui senso estetico della costituzione fenomenologica,
sui processi originari, associativi e precategoriali, che sono alia ba-
se del suo procedimento.
Da qui 1' apparente contraddizione presente anche nel secondo
volume: da un lato una rigida divisione « strutturale» tra le regio-
ni dell' esperienza, dall' altra la consapcvolczza che il senso tra-
scendentale della costituzione e la capacita Ji cogliere la direzio-
ne costruttiva della ricerca del sensa, operata all'interno della sua
genesi. HusserI afferra sul piano costitutivo quanta gia gli era chia-
ro sin dalle Ricerche logiche (e forse prima ancora), che cioe il giu-
dizio sintetico, che esibisce gli a priori materiali che qualificano le
regioni dell' esperienza, hail suo compi1nento nell' ambito della co-
stituzione delle «regioni materiali». Husser! non segue in questo
volume le linee programmatiche che per esso, e per il volume suc-
cessive, aveva esposto all' avvio di Idee: e infarti evidente, come
informa anche Marly Biemel, che e proprio sul punto nodale della
«costituzione» che avvengono i maggiori ripensamenti (suoi e dei
suoi allievi) e sono tali riflessioni a rendere particolarn1ente com-
plessa la genesi del secondo e del terzo volurne dell' opera.
La costituzione, come gia si e osservato, pur venendo analiz-
zata da Husserl sin dai primi anni del secolo, spesso si muove su
un «doppio binario», qui particolarmente evidente. Da un lato,
infatti, si tratta, per il fenomenologo che guarda la realta eidetica
del mondo circostante, di descrivere le qualita esperienziali di
quell'orizzonte ontologico che, consapevoli di essere generici, chia-
miatno «natura». Tale natura, come e ovvio dopo Idee I, non puo
essere descritta ne con 1' atteggiamento «naturalistico» ne con quel-
Introduzionc x \1\

la sua versione <<ingenua>> che Husserl chian1a atteggiamento « na-


turale>>. Questi atteggiamenti, di cui i] primae la << specializzazio-
ne>> del secondo, e di cui non si discute certo la validita «pratica»
(e dossica), vanno tuttavia «ridotti», ponendosi in quella caratte-
ristica attitudine che I-Iusserl chiama teoretica: in questi atti non
soltanto si da un oggetto per l'io, rendendolo «fenomeno», rna l'io
e diretto su di esso, lo verifica e lo coglie, ponendosi jn una fun-
zione « obiettivante >>. L' io si manifest a dunque in quanta « atti-
vo», cioe come un «io posse»: vi e in tutti gli atti la possibilita
ideale di n1odificare il proprio atteggian1ento, nel sensa che ogni
atto in partenza non teoretico puo sempre in esso trasformarsi. Di
fronte a un'opera d'arte, per esempio, posso, sen1plicemente, nel-
l'immediatczza di un'ingenuita degustativa, provare piacere, sen-
za interrogarmi sulle cause o i motivi di tale piacere. Ma) semi in-
terrogo, muto il mio atteggiamento, che diviene <<critico», che vuo-
le cioe trasformare il piacere «naturale» in un «a tto teoretico ?>, in
un gjudizio.
E questa, appunto, il secondo aspetto delle ricerche sulla co-
stituzione, quello che conduce sull' attivita giudicativa cannes sa in
modo inscindibile agli atti esperienziali, alia loro naturae allo stra-
tificarsi delle loro cotnponenti essenziali. Qui si innesta, di con-
seguenza, quel te.ma che per1nette gli approfondimenti husserlia-
ni sul sensa genetico della costituzione fenomenologica, cioe il rap-
porto, in essa, di attivita e passivitd, dunque di genesi e struttnra,
di atto e sfondo -- e via dicendo, cioe dei temi che accompagnano
I-Iusserl dalla lezione sulla cos a del r 907 sino a Esperienza e giudi-
zio, avendo in Idee, e in particolare in Idee II, un momenta di cen-
trale chiarificazione. Si comprende qui, infatti, l'inseparabilita ge-
netica, nella costituzione, di attivita e passivita: ogni atto sponta-
neo, osserva Husser!, una volta realizzato, trapassa in uno stato di
passivita, che tuttavia, a sua volta, rinvia all' attuazione origina-
riamente attiva e spontanea. Questa «intreccio>> permerte di co-
stituire « sempre nuove oggettivita», che hanna la loro originarieta
costitutiva negli oggetti dei sensi e in quelle sintesi estetiche che
nuovamente rinviano al tema della passivita e del giudizio esteti-
co, dove implicitamente si «rovescia», come gia accadeva nelle Ri-
cerche logiche, il rapporto tra analitico e sintetico stabilito da Kant 1 •

1
E questa uno dei terni piu caratteristici, e piu «antichi» (e infatti prescnte gia nclLt
Terza delle Ricerche logiche), della fenomenologia. I-Iusserl ritiene infatti che la sint<:si ;t

priori kantiar:.a, che si opera a partire da un atto dell'io che «forma» il molteplice estc.·t il·tl,
xxx Elio Franzini

La sintesi estetica edunque la protagonista della costituzione


dei vari «strati» che si rilevano nella <<cosa intuitiva cotne tale»,
nei vari livelli delle aistheta, che Husserl individua nella natura
materiale, animale, psichico-corporea e spirituale. Ma parlare di
«cosa estetica» rinvia necessariamente a una aisthesis, a un' atti-
vita estetica, dal momenta che una cosa non si da astrattamente
rna sempre in correlazione con un corpo proprio estetico, che di··
viene il protagonista vera e proprio della genesi costitutiva degli
strati di sensa del nostro mondo circostante. La configurazione
delle cose materiali nella loro esteticita, nelloro essere case sen-
sibili, dipende infatti dalla « configurazione del soggetto espe-
riente», ein riferimento con il mio corpo proprio, con la sua sen-
sorialita. Il corpo proprio (Leib) e definito da Husserl, nel par. I8
di Idee II, come «il n1ezzo di qualsiasi percezione», «1' organa del-
la percezione», quel che «partecipa necessariamente a qualsiasi
percezione»: di conseguenza, ed e un momenta centrale dell'in-
tera genesi tra.scendcn tale della cos ti tuzionc fenomenologica, e
del suo sensa estctico, le realta « fisiche», lc varie «cose» che so-
no nel nostro rnondo, si costituiscono in correlazione al costituirsi
della realta corporea. Una cosa nello spazio e un «corpo» da cui
si puo risalire alia costituzione del mio stesso corpo proprio este-
tico, senza i cui atti spontanei, tuttavia, non si da la cosa stessa
nella sua esteticita spazio-temporale. II corpo proprio estetico e
dunque 1' organa di senso liberamente mobile, ovvero la totalita
liberamente mobile degli organi di sensa, che e I' essenziale <<pre-
senza» costitutiva, il «campo>> stesso della costituzione, in tutti
i suoi strati possibili.
Questa presupposto estetico, autentica evidenza del manife-
starsi del senso, orientamento fungente e originario dei processi
costitutivi, eil pun to d' avvio da cui Husser!, in Idee II, descrive i
vari orizzonti <<ontologici» in cui si concreta l'esperienza dell'io,
a partire dalla funzione che il corpo proprio esercita nella costru-
zione del corpo spaziale. Al di la di queste accurate analisi de-
scrittive, che si presentano come un emblematico percorso meto-
dologico, e operativo, nella fenornenologia, intesa non come un
esercizio astratto rna in quanta « attivita» che si confront a con il

di per se passivo, sia in realta un classico esen1pio di giudizio <<analitico>>, cioe di un giudi-
zio dove non vi sono implicazioni di carattere materiale e si prescinde dai <~contenuti». AI
contrario, il giudizio sintetico a priori e quello in cui il senso c offerto dal darsi delle strut-
ture sensibili stesse delle cose: il soggetto riconosce le qualita intrinseche alle cose stesse,
gli a priori n1ateriali che ne disegnano il senso ontologico.
Introduzione \.\ \ 1

sensa delle cose, cose che non sono a loro volta astratte e idcnt i--
che a se stesse rna che si presentano nella varieta delloro senso,
nelle circostanze della loro apprensione, nelle differenze delle lo-
ra specifiche qualita, nella varieta dei lora adombran1enti - cose
alle quali bisogna <~girare intorno» e che si offrono al nostro sguar-
do, stirnolandolo con illoro stesso darsi qualitativo, al di la dun-
que di queste indagini «ontologiche», si comprendono loro trami-
te i punti rirnasti forse oscuri in Idee I.
La feno1nenologia certo possiede un metoda e, come gia si e os-
servato, I-Iusser1 ne sottolinea l'importanza proprio in questi anni
e in quest' opera: rna con esso non deve affatto identificarsi. Non
e dunque un «vestito di idee>> che si possa applicare- a piacere 0
con arte -- a qualsivoglia orizzonte ten1atico, n1antenendone in-
tatta la purezza e 1' efficacia. Al contrario, si comprende che il ve-
ro insegnanlento ll1etodologico e quello di prestare attenzione ai-
le specificita «passive» dei vari orizzonti che la nostra esperienza
estetica incontra: perche e tale incontro, il suo <<fungere» corpo-
reo, a rides tare il processo del senso e a far cogliere, nello sca.mbio
operativo tra attivita dell'io e passivita del data, che fenomenolo-
gia eessenzialmente seguire la dinan1icita e la varieta dei processi
costitutivi . .t\llo stesso modo, all' origine di questa genesi, si ma-
nifesta anche che l'io, l'io puro, cioe il punto centrale di Idee I,
pretesto per nurr1erose critiche al supposto « idealismo » di Husser!,
none, e non era neppure in Idee I, malgrado alcune ambiguita hus-
serliane\ un'irr1personale coscienza senza corpo, bensi corporeita
attiva, centro sensibile di attivita: l'io privo di corporeita e sol-
tanto un' astrazione, un esercizio della riflessione, in quanta la no-
zione stessa di << lo >> e esperienzialmente inseparabile da quella di
«corpo», che risulta quindi ccnne l'autentica realta trascendenta-
le della costituzione, il << filo conduttore», la condizione di possi-
bilita, 1' a priori, in base al quale la sua genesi puo svolgersi. Que-
sta soggetto corporeo, a riprova della sua distanza da qualsivoglia
tradizione (\ idealist.ica >>' rna anche dalle tradizioni neokan tiane' e
una realta <<n1obile», in cui la motilita, e in primo luogo la sua es-
senziale qualita di «girare intorno» alle cose, appartenendo allo-
ro medesimo orizzonte spazio-ten1porale, al quale ineriscono «fun-
zioni della spontaneita», <<liberi decorsi» 2 : «solo nella misura in
cui 1' ego attuallzza le predelineazioni passive e cere a il riempimento

1
Si veda il par. 54 di Idee I.
2
Si veda il par. r8 di Idee II.
xxxn Elio Franzini

dell'intenzione vuota, dell' attesa protenzionale associativatnente


scaturita, siamo in presenza di una vera e propria direzione in-
tenzionale, di u11 atto» 1 •
A questa centrali ta « reale » del corpo proprio - e delle sue ge-
nesi di sensa - nei processi costitutivi della natura fisica, psichi-
ca, organica, cosi reale da mostrare la «condizionalita» corporea
che inerisce a tale costituzione2 , si aggiunge un'ulteriore sua qua-
lita a priori, che e condizione di necessita, dunque un trascenden-
tale, della costituzione stessa. II corpo proprio in quanto centro di
orientamento stabilisce infatti il senso dei suoi processi descritti-
vi, in virtu della sua stessa mobilita, all' inter no di una serie di «con-
dizioni», in cui il suo rapporto con la cosa, descrivendo le circo-
stanze dell' apprensione, costituisce una linea di «normalita» del-
la percezione estetica. Cio significa cl1e questo «centro» e il
riferimento trascendentale di un <<mondo nortnalmente costitui-
to»: rna nella consapevolezza che questa «norma» si stabilisce tra
<< multiforn1i apparenze », che so no appunto spiegate dalla con.di-
zionalita psicofisica che e nell' essenza stessa della corporeita. Ma
cio indica anche - ed c il secondo passo decisivo operata da Hus-
ser! in Idee II rispetto al prirno volume, pur tra ripensamenti che
lo accompagneranno sino alia morte- che un'esperienza «solipsi-
stica», in cui il corpo proprio e «sol us ipse>>, solo con se stessq_,
none sufficiente a spiegare il senso estetico della costituzione. E
necessaria pass are dall' esperienza solipsistica all' esperienza inter-
soggettiva, dal momenta che un corpo <<isolato» e un'astrazione e
il soggetto dell' esperienza non e mai un soggetto singolo be nsf un
soggetto tra rnolti al tri soggetti.
l4a « correttezza » del processo percettivo deve cosi venire «com-
provata~> su base intercorporea e la «vera cosa» puo darsi soltan-
to se intersoggettiva1nente appresa. Tale apprensione intersogget-
tiva non e tuttavia un accordo empiristico e contingente tra sog-
getti dal momenta chela sua base e radicata nelle qualita <<passive»
dell' oggetto stesso, che si offre alla varieta dei processi e degli at-
teggiamenti apprensionali, cioe a «essere per» una cornunita in-
tersoggettiva. Comunita che, a sua volta, e tale non in virtu di le-
gami empirici (sociologici, psicologici, antropologici, culturali, ecc.)

1
v. cosTA, L 'estetica trascendentalefenomenologica cit., p. 298.
2
Vi sono qui essenziali analisi di Husser! sulla «ortoesteticit~t>> della costituzione per-
cettiva. Sulla condizionalita psicofisica nei diversi gradi della costituzione si veda sempre
il par. r8.
Introduzione xxx111

rna, prima ancora di essi, e fondando la loro validita particolare,


percl1e e comune il SUO «Sentire>>, che e appunto la condizione di
possibilita trascendentale di ogni apprensione possibile. Cosi, nel-
la costituzione sensibile della cosa reale, spazio-temporale, ai suoi
vari livelli di sensa esperienziale (fisico, psichico, culturale, spiri-
tuale, ecc.), si costituisce, parallelamente e inseparabilrnente, quel
«sen tire comune » in base al quale la cos a stessa nella sua varieta
qualitativa liberamente si offre. La costituzione delle varie regio-
ni del nostro rnondo circostar1te si sviluppa dunque in presenza (fi-
sica, estetica, corporea) di un'intersoggettivita trascendentale- di
un comune sentire, condizione di possibilita per ogni sentire pos-
sibile e reale- che a sua volta e tale perche tra i soggetti corporei
si instaura un sentimento di comunanza, una Einfuhlung, che e la
fondazione degli atti stessi della costituzione.
Ciascuno dei problemi qui accennati ha, in Idee II, rna soprat-
tutto nelle opere coeve edite e inedite, notevoli sviluppi: rna ein
quest' opera che si offre il « filo >> con cui legare tale varieta di in-
dagini. Filo che si annada di nuevo con quelli offerti da Idee I, che
va dunque letto in stretta connessione con il secondo volume, dal
momenta che le prospettive sul corpo proprio e l'intersoggettivita
qui aperte non sono un «superamento» (pili o meno dialettico) del-
le posizioni, evidentemente solipsiste, espresse nel prima volume,
bensi permettono di riguardarlo alla luce della loro incidenza nel-
la genesi di sense della costituzione trascendentale. Costituzione
che dunque, come i suoi stessi processi, e, nella definizione dei
propri percorsi teorici, un tema stratificato: le appendici che se-
guono ogni volume di Idee, e che potrebbero peraltro venire a lo-
ro volta integrate con altro materiale inedito, fotografano soltan-
to una situazione « storica», quella cioe in cui il volume viene «bloc-
cato». Ma dimostrano anche che l'edificio fenomenologico,
proprio perche e «pratica>> descrittiva e costitutiva, e non «teo-
ria» o vestito di idee che riflette una particolare visione del man-
do, e nel suo fungere, nel suo funzionamento, nella capacita cioe
di attraversare esperienzialmente le regioni cosali del nostro mon-
do circostante.
Questa capacita di attraversamento e in Idee II del tutto evi-
dente. I-Iusserl vuole infatti sottolineare chela «natura>> di cui par-
la non esol tanto quella che appare all' atteggiamento « naturalisti-
co», bensi in prima luogo quella che affronta, e attraversa, l'espe-
rienza storica e spirituale, quella che la tradizione avviata da
Dilthey aveva riferito alle «scienze della spirito». Da un lata, vic
XXXIV Elio Franzini

cosi la ripresa, in un contesto meno polemico, che rende anzi omag-


gio ai «meriti imperituri» di Diltl1ey\ delle critiche che erano sta-
te rivolte alia nozione di storicita propria aile scienze dello spirito
nella Filosofia come scienza rigorosa del I 9 r I. Ma, dall' altro, Hus-
ser! mostra come la costituzione non si riferisca soltanto alla cosa
«fisicalistica» bensi muti il sensa qualitative dei propri atti, i pro-
pri modi di apprensione, di fronte ai differenti contenuri presen-
ti nei fenomeni in cui l'io penso si offre alia descrizione: quando,
cioe, tali contenuti appaiono come « oggetti deltnondo della spi-
rito», il corpo proprio, la comunita intercorporea, scopre un livel-
lo empatico, tra i vari soggetti e tra essie la realta qualitativa., che
esige nuovi modelli costitutivi. Si costruisce cosi un orizzonte co-
stitutivo che, pur richiamandosi ancora alia staticita di specifici
strati ontologici, rivela l'intera dinamicita di una <<natura» che,
per il fenotnenologo, puo presentarsi solo come differenziata e
complessa genesi di senso, in correlazione con un' altrettanto dif-
ferenziata e complessa intercorporeita estetica e spirituale.
II fenomenologo, appunto, non ha, come sarebbe per un idea-
lista, una «visione del mondo», bensi guarda al n1ondo nella rrlol-
teplicita delle sue visioni possibili: dalrnondo n1ateriale intuitive
si eleva un processo che mostra la natura in quanta «natura co-
mune a un'intersoggettivita>>, che rimanda a strati naturali che in
senso proprio, nel sensa della scienziato, non sono neppure pili na-
tura, facendo parte di un mondo della spirito, che e tuttavia an-
ch' esso, per Husser!, una realta naturale che sulla natura si edifi-
ca. Qui l'io, la comunita di soggetti, si presenta in quanta mondo
di persone, mondo all'interno del quale le relazioni sono «motiva-
zionali» e non certo «causali», in cui 1' oggetto « stimola» in virtu
di qualita essenziali che non so no « fisicalistiche » e che richiedo-
no dunque, per poter, essere adeguatamente descritte, un diffe-
rente atteggiamento. E questa, in estretna sintesi, il mondo della
storia, della cultura, di tutti gli oggetti culturalmente complessi, i
cui presupposti eidetici, descritti da Husserl nella terza sezione di
Idee II, permettono di comprendere <<operativamente» il ruolo
dell'intersoggettivita nella costituzione fenomenologica, illegame
che 1' esteticita del corpo proprio instaura con la tnolteplicita del
mondo del senso. Infatti, osserva l-Iusserl, la penetrazione empa-
tica negli altri e semplicen1ente quell'apprensione che «compren-

1
Si veda, a questa proposito, il par. 48 di Idee II, cioe l'Introduzione alla terza sezio-
ne, dedicat~ alia Costituzione del rnondo 5pirituale.
Introduzione xx xv

de il sensa, che coglie cioe il corpo proprio nel suo senso e nell'unit~l
di sensa di cui esso e latore» 1 • Corpo proprio che e quindi, per con-
cludere, quella realta trascendentale che si pone come condizione
di possibilita dell' apprensione della natura, dalla mer a fisicita alia
vita spirituale, con le sue varie connessioni motivazionali. II cor-
po proprio, di conseguenza, svolge un ruolo essenziale nel campo
spirituale, riportandolo al suo originario senso estetico-sensibile
rna, al tempo stesso, facendo meglio comprendere l' ampio spettro
di «condizionamenti» che agiscono nei processi costitutivi, tanto
piu articolati quanto piu complesse sono le qualita eidetiche che
costituiscono la trama << n1ateriale» delle regioni ontologiche.

5. La /enomenologia e le scienze.

E probabilmente poco significative chiedersi come avvenga il


passaggio dal secondo al terzo libra di Idee. Infatti, come nota
Marly Biemel, i due volumi sono uniti dalla composita stesura, ol-
tre che dal fatto che entrambi non rispettano il programma origi-
nario che per essi Husser! si era posto. Inoltre, gran parte del ma-
teriale che costituisce Idee III e stato scritto prima di quello pre-
sente in Idee II. Senza considerare, infine, che quest'ultimo volume
deve la sua notorieta, piu che aile analisi che vi sono svolte, alia
presenza in esso di un' Appendice, la Postilla alle ((Idee)>, breve
scritto di grande forza introduttiva e polemica.
Cio malgrado, le indagini di Idee III non sono un corpo estra-
neo: Husserl stesso, in un manoscritto del 1913, cercando para-
dossalmente di giustificare il passaggio dal secondo al terzo libra
(paradossalmente perche, a quella data, non esistevano ne l'uno ne
1' altro e perche il materiale di questa manoscritto finira poi nel se-
condo e non nel terzo volume), osserva che, accanto alia centralita
nei processi costitutivi del corpo proprio estetico e delle relazioni
empatiche che conducono all'intersoggettivita superando l'inizia-
le, e apparente, solipsismo, e necessaria inserire anche analisi fe-
nomenologiche che conducano sui piano delle scienze, all'interno
di quella che Husser! chiama la loro «esperienza sociale». Un'espe-
rienza che non puo certo venire intesa in una direzione « sociolo-
gic a» e che indica invece come 1' orizzonte della costituzione del-
le regioni dell' esperienza del nostro mondo circostante debba in-
1
Idee II, par. 56, p. 245.
XXXVI Elio F ranzini

contrare «il probletna di sapere quale debba essere la condizione


della possibilita di un' oggettivita identic a per parecchi io e per la
loro vita di coscier1Za» 1 : una condizione trascendentale che eevi-
dentemente «regolativa» e non, come sarebbe in un idealismo as-
solute, « normativa» 2 • Da qui la necessita di distinguere la costi-
tuzione fenomenologica dalle visioni « assolute » di alcune scienze
particolari, presentandola piuttosto come quella disciplina capace
di porre i fondan1enti delle scienze stesse. Affermare che tale fon-
dazione deve passa.re attraverso operazioni soggettive non signifi-
ca trasformarla in una psicologia: e non solo percl1e quest'ultima
e scienza di «dati di fatto», e non di essenze, 1na in quanta, come
sara chiaro nella Crisi delle scienze europee, anche la psicologia, la
scienza dell' anima, deve pass are attraverso una fondazione feno-
menologica, ponendo dunque il soggetto intenzionale, e le sue ope-
razioni, alle radici del senso dei fenomeni, che si presentano cos!
nella loro purezza essenziale e non come oggetti di una scienza me-
ramente descrittiva o empi.rico-descrittiva. In altri termini, il sen-
so «fondazionale>> della fenomenologia deriva dal fatto che le ope-
razioni intenzionali non si limitano a essere una descrizione dei
vissuti e della loro essenza empirico-sperimentale bensi cercano di
cogliere le loro «possibilita ideali», il senso genetico delle loro qua-
lita cosi come esse si dispiegano di frot1te ai nostri sguardi, e alia
loro stratificata varieta.
Allo stesso modo, la fenomenologia non eun' ontologia, anche
se le sue indagini costitutive procedono attraverso «regioni onto-
logiche». Semplicemente, va rifiutata un'ontologia che si presen-
ti come considerazione statica delle unita reali, ritenute nella loro
identita qualcosa di « saldo e definite», all'interno di una metafi-
sica « cattiva», che rigetta il senso delloro darsi estetico. AI con-
trario, l'ontologia e l'indagine sui senso dell'esperienza e dei suoi
atti, che non si limit a a una visione << strutturale» delle regioni
dell'essere poiche le afferra «nelloro flusso», «come unita di un
flus so costitutivo »3 , partendo da un pun to di vista « genetico » --
una genesi trascendentale che comprende la «storia» dell'esperi-
re, consapevole cioe che ogni unita conoscitiva ha «una propria te-
leologia immanente nella forma di un sistema regolato di modi di

1
Idee III, Appendice I (Passaggio dalsecondo al terzo libra, par. 5), p. 495·
2
Ibid., (rna il problema e presente anche nei Prolegomeni con i quali Husser! introdu-
ce le sue Ricerche logic he).
3
Ibid., par. 6, p. 496.
Introduziont" :-.::-.::-.: v 11

manifestazione e di attestazione per essenza inerenti, che in ~ss{ >


possono venir localizzati e interrogati» 1 • La fenomenologia non <-·
dunque una « dottrina essenziale delle realta >> rna una « dottrina es-
senziale della costituzione delle realta».
Da questa duplice distinzione, che tende a inglobare le ricer-
che psicologiche e ontologiche nel quadro metodologico della fe-
nomenologia, che vede anzi queste due parti tradizionali del pen-
siero filosofico alia luce di una Ioro essenziale « rifondazione » fe-
nomenologica, deriva quasi lo schema di un programma che, a
partire dalla rapida delineazione di Idee III, impegnera a lungo Hus-
ser!, permettendogli di avanzare alcune ipotesi sul senso generale
della fenomenologia e di delineare un percorso che sembra nuo-
vamente legare con un unico filo i tre volumi di Idee.
In prima luogo, infatti, e non senza una certa retoricita, che si
ritrova raramente in Husserl, egli precisa che la funzione genera-
le della fenomenologia, anche a costo di una ambigua genericita,
e quell a di essere la scienza delle « origini >>, la «madre» della co-
noscenza, cioe il terreno nativo di qualsiasi metodo scientifico e
filosofico. Ne deriva, ed e un altro punto di interesse sintetico,
che la fenomenologia, pur non essendo soltanto un metoda, rna
una sorta di «dottrina dei fondamenti», segue il metoda della chia-
rificazione2: chiarificazione delle scienze dogmatiche (altro tema
che Husser! riprende nella Crisi) rna anche chiarificazione del ma-
teriale concettuale, cioe di quei concetti «primitivi» cui tutte le
scienze si richiamano nei loro aspetti formali, regionali, materia-
li. II fine della ricerca non e dunque, come sarebbe stato per Car-
tesio, meramente analitico: la chiarificazione fenomenologica e un
processo che ripercorre i vari gradi costitutivi di un oggetto intui-
tive, i suoi essenziali rnomenti «riempienti», le condizioni di pos-
sibilita della sua esistenza reale.
In questa direzione, la «concretezza» dell'indagine fcnolneno-
logica non ha un termine sicuro e certo: none una filosofia «fini-
ta», un sistema chiuso, poiche la sua sistematicita, avendo un ca-
rattere teleologico, si costituisce nel procedere stesso dell'indagi-
ne costitutiva. La costruzione di un sistema «ideale» di tutte le
ontologie ha cosf una dimensione progettuale e non diviene mai
una semplice «raccolta>> di tnateriale empirico. La fenomenologia,
quindi, pur essendo «il terreno originario su cui fioriscono tutte

1
Idee III, Appendice I, par. 6, p. 496.
2
Ibid., cap. IV (Il tnetodo della chiari/icazione), p. 464.
XXXVIII Elio Franzini

le cognizioni evidenti di ordine ontologico», nulla deve aile altre


ontologie 0 aile scienze dogn1atiche: einvece un punta di parten-
za genetico per indagare, chiarificandolo, il sensa eidetico del
mondo nei suoi vari strati. Solo la fenomenologia, conclude Hus--
serl, attua le piu profonde chiarificazioni rispetto aile essenzialita,
ai loro strati costitutivi, contribuendo cosi <<alia fondazione di tut-
te quelle ontologie di cui sentiamo tanto la mancanza» 1 •

6. I percorsi della critica.

Pur essendo lc ultime parole di Idee, queste non sono ovvia-


mente le ultin1e volonta di lfusscrl: hanna tuttavia una funzione
emblematica, che pcrmette di trarre alcune conclusioni generali
sui senso d.i Idee e sui suo ruolo ncl contesto complessivo della fe-
nomenologia.
L' emblernaticita di queste parole deriva dal fatto che esse ri-
flettono la contraddizione di Idee, con1une ai tre volumi, forse, an-
zi, il pili autentico loro legame. Infatti, se si vuole schematizzare
il percorso di tali volumi, essendo impossibile entrare nella miria-
de dei problemi che sono qui aperti, si puo osservare non solo che
essi toccano pressoche tutti i punti nodali del pensiero l1usserlia-
no, anche se certo non tutti con la medesima profondita, rna an-
che che lo fanno nel quadro di u.n non casuale contesto sistemati-
co. II primo volume offre le basi n1.etodiche (indaga le nozioni di
essenza, coscienza, riduzione, intenzionalita, costituzione nei lo-
ro aspetti statici, strutturali e generali), il secondo svolge un com-
pita operative mostrando le principali arricolazioni costitutive del-
la fenomenologia, toccandone le potenzialita genet.iche (che pas-
sana attraverso la rnobilita del corpo proprio, I' esteticjta del sen tire
comune, le potenzialita connesse all' atteggiamento costitutivo nel
rapporto con i diversi livelli in cui si n1anifesta il sensa ontologico
dell' esperienza., dalla materialita alia motivazionalita dello spiri-
to); il terzo, infine, sicuramente in modo solo schematico, aff.ron-
ta il rapporto tra la fenon1enologia e le scienze, disegnandone il
destin a teoretico.
Tuttavia, accanto a questa apparente unitarieta sistematica, che
certo esiste e none una mer a costruzione «a posteriori>>, e in pa.r-
ticolar modo quando si vogliono approfondire i singoli temi trat-
1
Idee III, cap. IV, p. 476.
Introduzionc xxx1x

tati, appare una sorta di incompletezza, a volte di fra1r1mentarieta,


spes so dovuta a incertezze teoriche dell' au tore (in particolar rna-
do in Idee 1), alia stratificazione eli rnateriale composito o all'inca-
pacita di e.laborare sisternaticamente .la sisternaticita stessa del pro-
getto; aporia> quest'ultima, che induce I-Iusserl a procrastinare la
pubblicazione di Idee II e Idee Ill.
Questa contraddizione rra i clue aspetti di Idee, che e difficile
non rilevare, eovviamente non solo la grandezza e illimite di que-
sto libro rna anch.e, e soprattutto) una sorta di rnetadiscorso sulla
fenomenologia, cioe un percorso in cui essa, discutendo su se stes-
sa, si presenta per quel che e, cioe con1e il progetto -:li una chiari-
ficazione esperienziale (e ontologica) che, per sospetto nei con-
fronti di una met~fisica sistetnatica, non puo essere raccolta in un
libra, non puo venire riassunta, non esibisce cartacei contenuti di
« pensiero »: la fenomenologia e una dottrina dell' esperienza, non
una visione (n1etafisica, ontologica, crn1eneutica, serniotica, ecc.)
sulla verita del n1ondo, del pensiero, delrinterpretazione. I~ tut-
tavia, nel sue essere dottrina delle condizioni di possibilita di ogni
esperienza, e del suo fondarnento estetico-trascendentale, mira a
deterrnina.re proprio gli orizzonti veritativi de] nostro esperire 1' esse-
re, 1' interpretazione, il sensa. La -fenomenologia «fa» il proprio
senso e non si rinchiude nelle pagine di un manuale (o di un'intro-
duzione). M.a cio non significa, d ~ altra parte, ed e tutta qui la com-
plessita dellavoro fenomenologico, che non si possa rnai cogliere
il «nucleo» del suo sensa, e che esso sia sen1pre « altrove».
I.Ja n1itoJ.ogia dell' altrove einfatti un vizio chela struttura com-
posita dell'intero corpus degli scritti husserliani indubbiamente ec-
cita e persino, entro i limiti del buon sensa, autorizza. Si puo in-
fatti dire, con banale esempio, cl1e n1olte pagine delle Ricerche lo-
gicbe chiarificano quelle di Idee, e che queste ultime sarebbero
me no comprensibili senza 1' Idea della _(enomenologia. Da un lato si-
curamente cia significa che, al di la delle mitologie, i1 percorso di
Husserl, pur avendo n1olti fili, rnolte porte d'ingresso, molte sug-
gestioni, notevoli aporie , vari punti oscuri, ecc., eun percorso uni-
tario' ed e quel percorso clle pone la filosofia la dove si vuole spie-
gare il rap porto che e all' origine della filosofia stessa, cioe la rela-
zione tra doxa ed episteme . .Ma, d'altro lato, cio signi:fica anche
che, ben piu che per molti altri filosofi, non esiste una sola «au-
torizzata» lettura di l-Iusserl: anche perche, se si tentasse di se-
guire la ricerca di una «ortodossia» spunterebbe sempre un mano-
scritto, un framm.ento, qualche t.n.ateriale d' arcl1ivio pronto, sc nott
XL E lio Franzini

a smentire, a rin1ettere in discussione questa o quel punta di una


ricostruzione sistematica. L'unitarieta del p.rogetto (e della termi-
nologia) e la frammentarieta delle analisi e dunque un destine che
va accettato non per generico fatalismo rna in quanto e consu-
stanziale a una filosofia descrittiva, che ben conosce i princip1 in
base ai quali deve operare, rna sa anche che le indagini, pur non
identificandosi certo con essi, sono vincolate ai contenuti che riem-
piono i campi esperienziali descritti. La fenon1enologia non in-
tende offrire la soddisfacente pienezza di una filosofia integral-
mente « dicil)ile » o, al con trario, ecci tante nella sua esoteric a
oscurita: e invece un progetto che vorrebbe identificarsi con lade-
stinazione stessa della filosofia occidentale, cioe con indagini che
svelano il senso della ragione scientifica nel suo esplorare l'onto-
logia del senso, cioe il senso che dispiega peril nostro esperire, per
i nostri modi di apprensione, i suoi contenuti essenziali, validi al
di la della contingenza di un atto individuale o di un fatto isolate.
Cio significa appunto, in estrema sintesi, cl1e Idee, proprio per-
che Introduzionc, dimostra con1e non possa esistere un modo per
affermare guel che la fenomenologia ha «veramente detto»: cia
non conduce affatto a un elogio ermeneutico della liberta inter-
pretativa rna, al contrario, a sottolineare che sono i contenuti stes-
si, intrinseci allo sviluppo del pensiero fenomenologico, ad auto-
rizzare percorsi diversi, in particolare quando - come accade nel-
la filosofia anglosassone e nella tradizione analitica - non si prende
in considerazione l'intero sviluppo problematico del pensiero di
Husserl bensi solo alcuni suoi aspetti.
l 1er limitarsi a Idee, va osservato che la sua ricezione all' inter-
no del mondo fenomenologico segna gran parte della sua storia,
anche perche, co1ne e ovvio, ben diverse sono le vicende del pri-
ma e degli altri due volumi. Idee I, infatti, tradotto in inglese nel
193 r, in francese e in italiano nel 1950, conosciuto dalla comunita
filosofica sin dal I9I3, esenza dubbio, insieme alle Ricerche logi-
che, illavoro husserliano universalmente pju noto, in particolare al
di la della ristretta cerchia specialistica. E inoltre ovvio che 1' ac-
cusa di essere il manifesto di una svolta idealistica di Husserl ha
contribuito non poco, in positivo e in negative, alia sua notorieta:
al centro, come gia si e accennato, delle critiche dei primi seguaci
di Husserl in patria, accolto con evidenti perplessita da I--Ieideg-
ger, segna negli altri paesi lo stt1dio della fenomenologia nel se-
condo dopoguerra. Gia nel 1963 Pietro Chiodi scriveva che Idee I
e «1' opera di Husser! pili conosciuta dal gran mondo filosofico, e
Introduzione x1.1

l'opera essoterica per eccellenza. Essa e stata- particolarmente da


noi -· le!ta per lo pili in chiave di polemica tra idealisn1o e reali-
smo»1. E senza dubbio in questo modo che illibro estate recepi-
to in Italia prima che venissero tradotte, a partire dagli anni Ses-
santa, le altre principali opere di Husser! e che si sviluppasse, nei
medesimi anni, il progetto della IJ.usserliana: come sintesi e al tem-
po stesso apertura sulla questione dell'idealismo. Non diversa, nel-
le sue linee generali, la ricezione in Francia: 1' accostamento, per
lo pili contrappositivo, con le Ricerche logiche, rende Idee I l' espres-
sione della maturita di I-Iusserl rna anche illuogo delle maggiori
ambiguita idealistiche della fenomenologia trascendentale. Mal-
grade, infatti, 1' Avvertenza del tradutto.re di Idee I, l)aul Ricreur,
che invita a valutarne gli esitl solo nel quadro generale (e unitario)
del pensiero di Husser!, egli stesso ne rileva alcuni limiti, che jn-
terpreta -- e sara un'interpretazione che, a vari livelli, si ritrovera
frequentemente in Francia -- considerando Idee I come un' opera
intermedia tra due periodi di Husser!, quello delle ricercl1e di <<psi-
cologia descrittiva» e il «progetto finale della fenomenologia». Pro-
getto che tuttavia, ammette, puo essere avvicinato solo attraver-
so tappe «equivoche»2 • Cosi, di fronte ad autori che hanno una vi-
sione «totalizzante» di I-Iusserl, in essa inserendo Idee I (come
Ric~ur, Levinas, Paci), si sviluppa anche una linea interpretativa3
che guarda a questo lavoro come a una sorta di «spartiacque» all'in-
terno della fenomenologia.
Ben diversa e invece la storia critica degli altri due volumi, e
in particolare di Idee II: considerate da Paci come la prosecuzione
operativa del primo volurr1e\ einvece visto da Merleau-Ponty, che
puc leggerne il manosc.ritto inedito a Lovanio sin dagli anni Qua-
ranta, e che su di esso fondera la sua Fenomenologia della perce-
zione, come il punto di avvio di una concezione «carnale» della co-
stituzione, che spezza gli schemi idealistico-forn1ali predominanti
nella visione metodologica del prima volume. Sulla scia di Mer-
leau-Ponty, anche se spesso con diverse finalita teoriche, e con ri-
sultati meno originali, Idee II viene ritenuto 1' originario com-
pendia di temi quali il corpo proprio e l'intersoggettivita, che ca-

1
Esistenzialismo efenomenologia, Edizioni di Comunita, l\1ilano 1963, p. 47·
P. CHIODI,
z P. RIC<E.UR,Introduction cit., pp. XXXVIII-XXXIX.
3
Linea che, qui non unitaria, e divenuta luogo con1une presente con particolare f re-
quenza sino agli anni Settanta.
4
Si veda, per questa interpretazioneJ E. PACI, Idee per una enciclopedia fenomennlo}!.i
ca, Bompiani, Milano 1973.
rat tl·rizzano lc: opere degl.i ultin1i anni di Husserl, cioe le 1~1edita­
zioni cartcsianc c la Crisi.
(jucsti cenni, che _potrebbero venire integrati dalla storia del-
le interpretazioni offerte in Germania dai diretti assistenti e al-
lievi di I-Iusserl (come la Stein, Fink o Landgrebe) _, intcrpretazio-
ni tra !oro non sempre coincidenti, hanno il solo scopo di condur-
re all 'ovvia conclusione che, a differenza degli anni Cinquanta,
quando apparvero i volumi nella loro cornpletezza, la ricezione di
Idee, e forse per la verita dell' inter a opera husserliana, eormai in-
domina bile, come indoininabile e la bibliografia husserliana: siva
dagli studi storico-filologici aile particolarizzazioni problematiche
di specifici orjzzonti ontologici presenti nella filosofia c.lnalitica,
sino a11 'utilizzazione di I-lusserl in prospettive di filosofia deco-
e
struttiva e di esegesi heideggeriana. ~r ale esito probabilmente ov-
vio: I-Iusserl si presenta sempre piu come il filosofo conternpora-
neo dal quale e impossibile prescindere, forse perche l'unico che,
dopa Kant, abbia ripreso il progetto generale della filosofia come
ricerca epistemologica sui senso fondativo della ragione, sui pre-
supposti trascendentali della conoscenza e dei suoi processi. In
questa sensa, anche al di la della terminologia specifica e delle dif-
ficolta teorict1e e lessicali, I--Iusserl eun pun to di riferin1ento- d'in-
contro e di scontro ·- per differenti tradizioni filosofiche: il suo re-
sistere aile «contaminazioni» non diminuisce tuttavia la forza con-
taminante che il suo pensiero ancora esercita.

7. Interpr·etare la fenomenologia.

La varieta interpretativa, 1' incapacita di trovare un fi!.o rosso


che leghi le varie letture, la consapevolezza che e impossibile es-
sere padroni, come anco.ra nel dopoguerra poteva se1nbrare, dell'in-
tera opera di Fiusserl e della bibliografia critica, la coscienza che
da tale opera hanno preso avvio indagini ormai tra loro del tutto
indipendenti, non significa tuttavia, con1e gia si e accennato, che
di fronte a I-Iusserl debba ogg.i trionfare un er1neneutico « tutto e
lecito».
I percorsi di Idee, non ultimo tra i loro meriti, offrono infatti
una visione della fenomenologia, e dei suoi prim.i anni di svilup-
po, che suggerisce anche come I--:Iusserl non possa trasforn1arsi in
un feticcio utilizzabile in ogni stagione del pensiero. L'uso, a vol-
te spensierato e impressionistico, dei suoi scritti non puo infatti
Introduzione :.: 1.Ill

prescindere dalla necessita di leggere flusserl, di comprenderne cioe,


in pri.mo luogo, il progetto filosofico. Riproporre dunque le Idee
vuole essere, in prima istanza, ur1 richiamo a non dimenticare i te-
sti della fenomenologia, senza limitarsi all'us9 spregiudicato del
suo nome e alle leggende ch.e l'accompagnano. E evidente che ogni
traduzione, cl1e nasconde sempre in se un percorso critico, deve,
con 1' accrescersi delle conoscenze storiche e filologiche, venire «ri-
sciacquata»: e dovrebbe, con cia, essere il punta d'avvio per ri-
meditare, proprio di fronte alia pletora interpretativa, i percorsi
stessi che il teste suggerisce, gli << indizi » ch.e offre per liberarsi da
fantasiose mitologie e, a volte, anche dalle inevitabili incrostazio-
ni della storia che, per cosi dire, con un gioco di parole, fanno << sto-
ria a se» e non possono certo confondersi con gli specifici conte-
nuti degli scritti husserliani. Husserl puo quindi venire letto in
molti modi: tna, se si vuole mantenere il richiamo al suo nome e
alia sua opera, bisogna forse meditare anche sugli orizzonti possi-
bili aperti da tali letture.
In primo luogo, allora, ci si puo avvicinare a I--Iusserl con lo
sguardo della storico, sguardo che ormai possiede una somma di
conoscenze in grado di presentare la posizione di I-Iusserl nella ge-
nesi della filosofia occidentale. Posizione che, peraltro, nelle stesse
Idee, ma soprattutto in opere posteriori 1 , Husser! stesso si disegna,
offrendo un' originale interpretazione del divenire della filosofia
moderna e del proprio ruolo in essa, in particolare comparandolo
con quello spettante alle correnti sue contemporanee di psicologia
sperimentale e neokantismo. Cosi, da un lata, Husser! puo essere
inquadrato all'interno di quegli stessi assi del pensiero che hanno
in Cartesio, Locke, Leibniz, Hume e Kant i loro principali punti
di riferimento: I-Iusserl non vuole infatti essere al di fuori della
tradizione storica della filosofia bensi, al contrario, offrire un ap-
parato concettuale che renda possibile ripensarne le tensioni epi-
stemologiche e fondative. Husserl non opera mai una <<decostru-
zione» dei percorsi rnetafisici dei suoi predecessori ne ritiene, co-
me Heidegger, che questa sia uno dei principali scapi, metodologici
e preliminari, della fenomenologia: eprobabilmente poco interes-
sante indagare i limiti e i difetti delle interpretazioni che Husser!
offre dei classici della filosofia, da Cartesio a I-Iume, da Locke a
Kant, interpretazioni che certo non hanno mai pretesa di pu.ra e

1
Sino alla Crisi delle scienze europee e Ia fenomenologia trascendentale, le cui prim~ du('
parti sono una ricostruzione della vicenda storico-teorica della filosofia modern~\.
~LJ v Elio F ranzini

sernplice ricostruzione storica, e men che meno di indagine filolo-


gica; rna ben piu produttiva e la consapevolezza che !'interesse di
Husser! per la storia deriva dalla convinzione che essa offra stru-
menti di cornprensione problematica che nutrono e arricchiscono
il senso dei progetti gnoseologici.
L'indagine storica, terminologica e filologica di Idee puo dun-
que essa stessa avviare altri modi di lettura, capaci di mettere in
luce quei 11uclei problematici che sono il quadro progettuale della
fenomenologia, nuclei cl1e il fenomenologo deve «chiarificare»,
mantenendo la ricerca all'interno di un orizzonte di metoda certo
ben piu irnportante, e decisivo, della terminologia stessa della fe-
no.tnenologia, alia quale essa non puo venire, a volte in modo n1a-
niacale, ridotta.
II fenomenologo ha un atteggiamento rna non e tale in virtu
della sua astratta presenza bensi se, e solo se, indaga la radicalita
dei problemi conoscitivi, il sensa della fondazione epistemologica:
appunto, con1e Husserl scrive sin. dalle prime righe di Idee, la fe-
nomenologia e scienza di essenze e non di dati di fatto; non spiega,
dunque, situazioni particolari e contingent! rna il senso (genetico
e strutturale) degli atti «ontologizzanti» che fondano le regioni del
sensa e che rinnovano il <<fungere» della fondazione a ogni passo
del suo sviluppo descrittivo. Che questo percorso problematico
-rna fondativo -· si ponga anche l'obiettivo di risignificare termi-
ni antichi quali epocbe o cogito ha un indubbio interesse: rna non
deve far scordare che, al di la di essi, presenta la necessita di un
modo di pensare non «naturale», che superi cioe l'immediatezza
dell' opinione (rna anche le sedimentazioni delle tradizioni stori-
che) per porsi quale «scienza fondamenta1e della filosofia».
Un progetto teorico cos£ forte e an1bizioso porta inevitabil-
mente con se, quando non lo si rifiuta in blocco, filosofie molto
poco <<giornalistiche», difficilmente «vendibili», rivolte piutto-
sto a coglie.re in esso, e nei suoi molteplici problemi, quei mo-
menti che potremmo chiamare « aporetici~>. I-Iusserl, allora, non
e ne un feticcio ne un simulacra: Idee dimostra che molte sue in-
dagini vanno integrate, altre cl1iarificate, alt.re ancora, forse, ab-
bandonate o purificate dall' eccesso di tecnicismi verb ali. \Ti e
nella lettura di I-Iusserl un momenta « aporetico» e uno « teori-
co >> 1 : 1' analisi eidetic a non esaurisce il sensa del reale bensf rive-

1
N. HARTIV1ANN , Introdu.zione all'ontologia critica, a cura di R. Canton1, Guida, Napo-
li 1972, p. 109.
In troduzione \ 1v

la la complessita del suo «fungere», della correlazione intenzio-


nale, aprendo con cia i problemi che vanno chiarificati nell' ap-
parire fenomenico del reale, nel darsi esperienziale del fenome··
no tra identita e differenza, nei legami associativi tra le parti, nei
rapporti tra leggi formali e leggi n1ateriali, nella varieta delle fon-
dazioni estetiche ed estesiologiche. La chiarificazione di tali pro-
blemi, dei vari nuclei problematici presenti nelle ricerche costi-
tutive, non e a sua volta finalizzata a un esercizio astratto della
sguardo: e invece «visione» nel sensa originario del termine, cioe
capacita di andare al di la della contemplazione per cogliere le
leggi intrinseche ai processi fondativi, a quei processi che sono
alia base della verita e della realta delle scienze e, prima ancora,
del senso com.une, del nostro rapporto immediate con gli altri e
con il mondo circostante.
Gli aspetti storici, genetici, problematici, aporetici, fondativi
sono infatti, in Idee, tra lora fusi, rendendo possibili differenzia-
ti percorsi di lettura, pur all'interno di un quadro che, come quel-
lo intero della fenomenologia, e organico e unitario. Una fenome-
nologia che non appare, come pure e stato scritto, ne lo sforzo di
fondazione di una nuova forma di idealismo ne una originale re-
visione dell'impianto conoscitivo kantiano: al contrario, in parti-
colare nel passaggio da Idee I a Idee II, viene in luce il modello <<rea-
listico» che Husserl attribuisce al suo pensiero, proprio perche
svolgimento del sensa essenziale - cioe delle intrinseche qualita
del nostro << vedere >> - delle ovvieta che si presentano in quanta
fenomeni. Fenomeni che, come e in pa.rticolar modo evidente in
Idee II, non sono affatto proiezioni di un io astratto, bensi corre-
lati di un sistema cinestetico, corporeo e intercorporeo, in cui la
cosalita e 1' orizzonte passivo di un fungere che ha sempre la realta
come suo referente e ha nel «come» di questa riferimento- e non
nel metafisico «perche» o nell'interrogazione sui «che cosa>> - la
traccia esperienziale del processo di cui e protagonista. II supera-
mento del mondo dell'attegg1amento naturale attraverso l'epoche,
non significa dunque rinuncia al reale a favore di una risemantiz-
zazione idealistica del mondo: la «donazione» del sensa none una
sua nuova « attribuzione», bensi la descrizione dei processi in virtu
dei quali si coglie il sensa trascendentale, cioe le essenziali condi-
zioni di possibilita, delle qualita che costituiscono le regioni on-
tologiche e che rendono possibile un' on telogia come dottrina ge-
nerale del sen so dell' esperienza, come « filosofia prima» che fon-
da la differenza tra scienza e opinione.
XL VI Elio F ranzini

8. Postilla alle <(Idee)>.

E !-Iusserl stesso, tuttavia, a suggerire il modo con cui leggere


Idee, rispondendo agli interrogativi che il prima volume aveva su-·
scitato. Cio accade in un saggio, Postilla alle <(Idee)>, contenuto in
Idee III, pubblicato da l-Iusserl nel 1930 nell'undicesimo volume del
suo «] ahrbuch >>, quasi come traccia dell' edizione inglese di Idee I,
che uscira nel 193 I. Queste poche pagine, che possiedono un gran-
de significato di autochiarificazione del percorso di Idee, sono, co-
me Logica formate e trascendentale, pubblicato 1' anno precedente e
scritto da Husserl, solitamente cosi lento nel suo lavoro, in poche
settimane, scritti che hanna un evidente intento polemico: pole-
mica, in prima luogo, nei confronti di colora che avevano bollato
come <<idealismo>> la fenomenologia trascendentale; rna polemica,
anche, sia pure piu indiretta, nei confronti di I--Ieidegger, che nel
1927 aveva pubblicato Essere e tempo, opera dedicata «con ammi-
razione e amicizia» al maestro Husserl. Opera che, tuttavia, mal-
grado la dedica, non era stata certamente da lui gradita, anche per-
che parallela al dissenso che in quello stesso periodo si stava svi-
luppando con I--Ieidegger in relazione all a voce « F enomenologia »
che i due, insieme, avrebbero dovuto comporre per 1' Encyclopedia
Britannica. Voce che, come Husser! scrive a Ingarden, poteva co-
stituire un fila conduttore per Idee IP e che vede un contrasto con
1' allievo proprio su quei nuclei, in prima istanza il rapport a tra on-
telogia e fenomenologia trascendentale, che so110 al centro di Idee.
Si rivela in questo modo il dissenso heideggeriano non solo sui
presupposti metodici del prima volume di Idee rna anche sulla vi-
sione esperienziale e costitutiva delf ontologia di HusserI, a pare-
re di Heidegger evidentemente ancora troppo legata alia n1etafisi-
ca in quanto «filosofia dell'ente». Heidegger, infatti, manifesta
immediatamente il suo sospetto nei confronti dell'io puro e, di con-
seguenza, dell'epoche: sospetto che si traduce in una concezione
dell' essere ben diversamente orientata rispetto a quella husserlia-
na e in cui, come e no to, si rivendica la to tale diversita dell' esser-
ci umano rispetto all' essere di tutti gli altri enti2 • Sospetto che non

1
Si veda la lettera che Husser! in via a lngarden, citata nella ampia lntroduzione che R.
Cristin premette alia traduzione della voce «Fenomenologia» della Encyclopedia Britannica,
pubblicata con il titolo Fenomenologia. Storia di un dissidio, Unicopli, Milano, pp. 33-34.
2
Cfr. ibid., p. 4 r.
Introduzione x t.v 11

edunque soltanto peril cogito, presupposto comunque di una me-


tafisica da decostruire, rna che coinvolge anche la specificita del-
le indagini costitutive. Infatti, gia nella prima parte di Essere e tem-
po, dirnostrando di conoscere le allora inedite pagine sulla costi-
tuzione della natura spirituale, che concludono Idee II e di cui,
scrive, Husser! «ha comunicato le parti essenziali nelle sue lezio-
ni di Friburgo»\ osserva che lo studio della persona qui operata
da Husserl, accanto a quello di Scheler2 , «non pongono piu il pro-
blen1a dell' e5sere della persona» 3 • Anche se, a parere di I-Ieidegger,
la questione e presente in Husser! stesso quando osserva, come ef-
fettivamente accade in Idee II dove si descrive «I' atteggiamento
personalistico», che «l'unita della persona esige una costituzione
essenzialmente diversa da quella delle case naturali» 4 •
Questa utilizzazione parziale, e ben diversan1ente impastata,
di alcuni spun ti presenti in Idee, insieme all' eviden te pri vilegio at-
tribuito in Essere e ternpo alle Ricerche logiche, rischia di condurre
a «equivoci>>, come I-Iusserl stesso scrive a Ingarden, sia sui senso
generale della fenomenologia sia sui suo rapporta con 1' ontologia.
Husser! compre.nde che, come per Scl1eler e I-Iartmann, coni qua-
li ha comunque un rap porto che non e mai intenso come quello con
Heidegger, e che sente sempre estranei al suo pensiero, Idee, nel-
le sue parti edite e in quelle inedite esposte nelle lezioni fribur-
ghesi, ha generato canseguenze che, al di la dei rapporti persona-
li, ritiene fuorvianti rispetto aJ compito, critico e costitutivo, che
la fenomenologia deve porsi. E per tale motivo, dunque, che nel-
la Postilla alle <(Idee)> autocommenta il proprio lavoro, con l'espli-
cito fine di pronunciarsi «sui malintesi di ordine generale che han-
no finito per oscurare il sensa della mia fenotnenologia trascen-
dentale »5 • Nell' Avve.rtenza iniziale e ancora pili esplicito e rivolge
la polemica nei confronti degli esiti della filosofia della vita, con
le sue nuove « antropologie >>, tra le quali va pasta la « filosofia
dell' esistenza».
AI di la tuttavia di questa polemica, I-Iusserl recupera qui i mo-
tivi che, dal I 906-7, e poi attraverso Idee I, so no i nuclei port anti

1
rv1. HEIDEGGER, Essere e tetnpo, a cura diP. Chiodi, Longanesi, Milano 1968, p. 524.
2
J-Ieidegger lo privilegia con la motivazione che, olu·e a essere editorialmente. piu di-
sponibile, pone maggiormente 1' accento sulla «persona come tale>> (con cio, peraltro, ben
con1prendendo il punta che divide il pensiero husserliano da quello di Scheler).
3
M. TIEIDEGGER, Essere e ternpo cit., p . 70.
4
Ibid., pp. 70-71.
5
Cfr. Pastil/a alle <(Idee)>, p. ,.p8.
XL VIII Elio F ranzini

del suo pensiero: accanto alia consueta definizione della filosofia


come« scienza rigorosa», insiste sui fatto che tale concezione ein-
separabile dalla teorizzazione di una « soggettivita trascendenta-
le», intesa come un campo di esperienza diretta, cui si accede sol-
tanto attraverso il metodo della riduzione fenomenologica. Am-
mettendo le «incompletezze» presenti in Idee I, giunge tuttavia ad
attribuire in modo esplicito la mancata pubblicazione del secondo
volume agli equivoci relativi al suo idealismo. In cia sembra esse-
re inconsapevole che, in particolare nella filosofia contemporanea,
per le molteplici sedimentazioni storiche, tutti gli «ismi» vanno
incontro a potenziali fraintendimenti. Cosi, quando parla di «idea-
lisrrlo trascendentale» sembra ignorare che anch.e un lettore non
ingenuo puo sentirsi autorizzato, in virtu di questa stessa espres-
sione, a operare collegamenti con quell' asse del pensiero tedesco
che da Kant porta verso Fichte e Schelling. E la contrapposizione
tra idealismo e realismo non sempre e, in quest'ottica, facihnente
assimilabile, come invece vorrebbe Husser!, al rifiuto di posizioni
psicologiste, fattualiste, scientiste, naturalistiche, cioe quelle da
I--Iusserl stesso criticate, e puo invece apparire, anche se cosi non
e, una negazione del potente influsso della tradizione dell'empiri-
smo anglosassone sullo svolgitnento della fenomenologia. Tutta-
via, anche se certo non opera quella serie di distinzioni storiche e
genetiche che avrebbero meglio spiegato il sensa dei termini, fa-
cendo comprendere come la fenomenologia non abbia alcuna ne-
cessita intrinseca al proprio svolgimento di mettere in discussione
le radici dell'idealismo e del realismo (termini peraltro davvero
troppo carichi di storia e dunque ben poco utili per dirimere que-
stioni all'interno di un dibattito filosofico), Husser! si rende con-
to che e necessaria chiarire allettore di Idee che l'idealismo feno-
menologico-trascendentale none una particolare «tesi» filosofica.
I-Iusserl sa che, in sensa tradizionale, la fenomenologia non e af-
fatto esponibile e le stesse «introduzioni» a essa sono sol tanto tap-
pe di un percorso certo unitario rna non lineare ne progressive: per
cui, parlare di «idealismo» non solo non significa affatto negare
1' esistenza del mondo reale, il filo conduttore della cosalita esteti-
ca, la presenza di un corpo proprio sensibile, rna manifesta anche
la volonta teorica di chiarirne il senso, certo a partire dall' opera-
tivita intenzionale dei soggetti. La fenomenologia non si interro-
ga mai su «che cosa sia» 1' essere, tanto meno sui «perche» esso sia
o su che cos a sia reale e che cos a illusorio «in se », non distingue
ovviamente tra fenomeno e noumeno: al contrario, il suo presup-
Introduzione x 1.1x

posto e, si potrebbe dire, rigorosan1ente realistico, mai dubitando


della realta mondana. Mail fatto che il mondo «sia», che lo stes-
so atteggiamento naturale attesti che esso e qui, per me, per noi,
nella sua realta fenomenica, impone una domanda radicalmente me-
tafisica e radicalmente ontologica -· che ha in se pili radicalita fon-
dativa di qualsiasi questione onto-metafisica: come (come, quindi,
e non perche o in base a che cosa) si svolge la genesi delle concrete
condizioni di possibilita in virtu delle quali, nelle sue strutture sta-
tiche, nei suoi passi metodici e nella dinamicita dei nostri atti e nel-
la varieta qualitativa dell' essere, il sensa si manifesta, a noi e per
noi, .manifestando al tempo stesso sia l'indubitabilita « sensata» del
mondo sia la modalita con cui tale sensa si offre non nella frantu-
mazione della contingenza empirica rna nella sua essenzialita, in cui
cioe possa pretendere di essere «valido per tutti».
Ebbene, fuori da questa semplice presupposto, per quanta so-
fisticate possano essere le indagini, e forte l'influsso del pensiero
husserliano, non c'e fenomenologia, che e, in vari modi, strati, ac-
cezioni e intenti, lo svolgersi di fronte a uno sguardo «eidetico»
del mondo esistente in quanta formazione intenzionale di sensa
della soggettivita trascendentale, ovvero in quanta svolgersi della
datita dell' esperienza trascendentale, pili vicina, osserva I-Iusserl,
come metoda e come finalita, al pensiero di l-Iume che a qualsi-
voglia « tradizionale » idealismo. Per cui, 1'ovvia conclusione ch.e
la fenon1enologia e il massimo del realismo e il massimo dell'idea-
lismo, conduce le indagini di questi orizzonti di pensiero al di la
dei loro «tniti>> - fossero essi la purezza dell'idea, la natura umana,
le facolta, l'essere dell'ente- per cogliere invece nell'intenziona-
lita il presupposto trascendentale di un' ontologia fondamentale,
che vuole dispiegare attivamente il sensa passive dell' essere, il
«c'e» originario, nella consapevolezza, tuttavia, che tale passivita
ha un suo sensa « sintetico», cioe una struttura a priori, <<reale»,
che si offre come stimolo del nostro «vedere». Tale sensa, dun-
que, non va dispiegato come confusione preliminare, che signi-
ficherebbe ontologizzare 1' atteggiamento naturale, rna in quanta
attivita intenzionale di cui il cogito e condizione di possibilita,
metodica e operativa: chiarificarne il sensa non in un elogio dell'in-
contro che precede la riflessione, bensf distinguendo tra il conte-
nuto apprensionale e i processi dell' apprensione, inseparabili nel
divenire costitutivo rna ben distinti in relazione al senso inten-
zionale. Solo che, ed e l'incontro, e il rivolgimento, dei tradizio-
nali concetti di idealistno e di realistno, descrivere i vissuti di co-
L Elio F ranzini

scienza implica necessariamente - ed e il senso esperienziale di


un' ontologia che rigetta ogni mito ontologico - anche la descri-
zione degli oggetti presenti alla coscienza nei vissuti stessi.
Si ha cosi, ed e un fine non secondario nell' opera husserliana,
perseguito in modo unitario pur 11ella varieta delle sue opere e del-
le sue ricerche, non una formale «rifondazione» dell' ontologia e
della psicologia bensi un tentative di comprenderne radicalmente
i motivi essenziali, il senso cioe della loro interrogazione del man-
do a partire dall' esperienza intenzlonale dei soggetti. Il percorso
che va dalle .Ricerehe logic he a Idee, osserva I-Iusserl, sviluppa 1' ar-
te di «interrogate la soggettivita della coscienza», senza tuttavia
lasciarsi abbagliare e fuorviare d_a pregiudizi naturalistici o meta-
fisici1: la fenomenologia invoca seJnplicernente (e questa termine va
sottolineato perche, al di la degli ovvi tecnicismi linguistici, la fe-
nomenologia non e una filosofia tra le altre ne una filosofia «so-
pta» le altre rna la ripresa dell'istanza metafisica essenziale della
filosofia classica, che per affcrn1arsi ha appunto bisogno di libe-
rarsi dei «vestiti di idee» stratificati dai naturalismi - scettici o
scientisti -- e dalle metafisiche, che spesso hanna occultato il sen-
so fenomenico della natura e Ja volonta fondativa, cioe filosofica,
della metafisica come istanza essenziale del pensiero) non la « rifor-
ma» di questa o quella scienza, e della psicologia in prin1o luogo,
bensi la necessita di <<lnettere in opera il cominciamento radicale
di una filosofia che, per ripetere le parole di Kant, possa presen-
tarsi come scienza» 2 • La filosofia e dunque indagine sui fonda--
rnenti: e questi vanno cercati nell' esperienza pur a, cl1e si edifica
nell' esperienza costitutiva, al di la di ingenui presupposti.
La fenotnenologia procede cosi attraverso l' esame di problen1i
e in prima luogo di problemi di fenomenologia descrittiva (quelli,
appunto, privilegiati in Idee) rna, a costo di sfiorare la retorica dei
fini e dei loro regni, non si esaurisce in tali problemi, che sono sol-
tanto, corne gli orizzonti costitutivi espJ.orati in Tdee, e in partico-
lare nel secondo volume, delle indagini generali e prelirninari. Ne,
d' altra parte, si puo dire che il << vero sensa>> della fenomenologia
sia in ques to suo «fine», riducendola cosi a un' etica, sia pure epi-
stemologicamente in1postata: senza dubbio esiste un senso etico
del discorso fenomenologico ma esso e' in sin tesi' quello senza il
quale il filosofo non puo neppure dirsi tale, quello cioe che indu-

1
Cfr. qui a p. 431.
2
Jbid.' p. 4.3 2 .
Introduzionc 1.1

ce a dornandarsi non, in modo autoreferenziale, <<perche la filoso--


fia » o <~ che cos a significa pens are», e via dicendo, rna come .il sen-
so (delle cose, del mondo, dell' anima, dello spirito, ecc.) si rivela
a noi, manifestando una serie di for1da1nenti che non sono con-
tingenti, cioe merarnente soggettivi, sempre in bilico di fronte a
peri coli scettici, ben sf « validi per tutti», cioe « fondanti » per un
sapere che <<fonda» il senso stesso. Questa linea ha in se un'in-
dubbia istanza etica, e non potrebbe non averla, rna a essa non si
riduce: la fenomenologia e, ed e una Strada piu difficile, Ull per-
COfSO di costituzione del sensa che non ha fuori di se il proprio fi-
ne bensflo esplicita nel divenire della propria esperienza, senza al-
cuna tnistica di pensiero puro perche la sua autonon1ia filosofica e
sempre e soltanto basata sui fatto che le sue operazioni si realiz-
zano connettendosi aile sintesi di sensa che sono nelle case stesse,
che non ci e dato manipolare o ignorare rna solo descrivere nella
lora complessita, nelloro attualizzarsi e nelloro fungere.
La « soggettivita trascendentale », di cui Idee I descrive i linea-
menti e di cui Idee II dispiega le prin1arie attivita costitutive, non
e un mito o un nome filosofico tra altri miti e altri nomi, bensi il
senso dell' originarieta di un processo che, anche quando mane a di
linearita, rnanifesta la necessita di un rapporto «estetico», cioe sen-
sibile, con il mondo, dal momenta che, senza la sensibilita, non
potrebbe darsi alcuna relazione fenon1enica, quindi, a rigore, nep-
pure la filosofia, che e esplicitarsi del senso Secondo «!nodi di da-
tita» - un fenomenizzarsi del1nondo per i soggetti, genesi di un
senso dell' essere stesso in cui I' attualizzarsi delle strutture non so-
lo non annulla bensf manifesta la necessita delloro «fungere», cioe
dell oro darsi non in un' astratta identita rna nel divenire intersog-
gettivo dei processi costitutivi, che divengono con I' essere stesso.
Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenolo-
gica non e dunque un punto terminale ne un momenta di avvio:
leggerlo come un manuale «introduttivo» alia fenomenologia puo
essere sbagliato perche siamo di fronte a un «cominciamento» che
indica alcune strade, strade aile quali non bisogna «credere», dal
momenta che non indicano vie dogmatiche, bensi un «campo» di
ricerche che si apre e la cui indagine, per essenza, non arnmette
una « ultima parola ».
ELIO FRANZINI
Sulla storia editoriale di Idee I e sui criteri di questa edizione
di Vincenzo Costa

Le Idee per una fenornenologia pura e per una filosofia fenomenologica appar-
vero nel r 9 I 3 in occasione della pubblicazione del prima numero della <<] ahrbuch
fur Philosophic und phanomenologische Forschung» da Husserl stesso fondato,
e furono ristampate due volte mentre Husser] era ancora in vita, rispettivamen-
te nel 192 2 e nel 1928, sempre presso l'editore Max Niemeyer. In entrambe le
ristampe il testo non presenta cambiamenti significativi rispetto all' edizione ori-
ginaria, ed e sulla terza edizione che venne condotta, nel 1950, a cura di Gior--
gio Alliney, la prima traduzione italiana dell' opera 1 • Allorche pero, quasi con-
temporaneamente, sempre nel 1950, il testa venne ripubblicato come volurne III
nella I-Iusserliana, l'edizione venne presentata carne neue, auf c;rund der hand-
schriftlichen Zusiitze des Ve1fassers erzveiterte Auflage [nuova edizione, arr1pliata sul-
la base delle aggiunte a rnano dell' Au tore], e Walter Bien1el, curatore del volume,
precisava nella sua nota introduttiva2 che la nuova edizione non era una mer a ri-
produzione delle precedenti, poiche conteneva tutte le annotazioni e le rielabo-
razioni di Husserl che potevano essere tratte dalle sue tre copie d'uso, in pos-
sesso dell' A.rchivio-Husserl di Lovanio. Nel periodo I 9 I 3-30 -come risulta dal-
le numerose notizie a margine e dalle aggiunte - I-Iusserl ha infatti ripetutamente
rivisto e rielaborato il testo di Idee I, assumendo talvolta una posizione estrema-
mente critica rispetto a determinate parti dell' opera, se non nei confronti dell'im-·
postazione chela sorregge. Un prima gruppo di annotazioni erano quelle che, a
parere del curatore, Husserl ha chiaramente concepito come necessarie interpo-
lazioni. In gran parte esse furono assimilate al testo e contrassegnate nell' appa-
rato critico come interpolazioni. Un altro gruppo di note, non certo meno inl-
portanti, che propongono una serie di ampliamenti del testo, furono in parte,
quando era possibile stabilire una collocazione precisa, inserite nel testo princi-
pale indicando nell' apparato critico che si trattava di un'integrazione, oppure ri-
portate semplicemente nell' Appendice. Inoltre, le riformulazioni del testo che
emergevano dalle annotazioni furono inserite nel testo principale sostituendo le

1
Cfr. E. HUSSERL, Idee per una /enomenologia pura e per una filosofia /enomenologica.
Libra pritrzo : Introduzione generale al!afenomenologia pura, Einaudi, Torino I950.
2
Cfr. \X'. BIEMEL, Vorbemerkung des Herausgebers, in E. HUSSERL, Ideen zu einer reincn
Pbenomenologie und phiinomeno!ogischen Philosophic. Erstes Buch: Allgemeine Einfii.hrung in
die reine Phiino1nenologie, Husserliana, vol. III, a cura di W. Biemel 1 t~ijhoff, Den Haag
1950, pp. XV-XVI [trad. it. diE. Filippini, in E. HtJSSERL, Idee per una /enornenologia puru ('
per una filosofia fenomenologica Libra prima: Introduzione generale alia fenomenolop,ia fJ!irtl,
Einaudi, Torino 1965, pp. _s-6].
LIV Vincenzo Costa

precedenti versioni e riportando nell' apparato critico il testa originario e l'indi-


cazione che si era in presenza di un rifacimento. Altre note ancora furono riper-
tate semplicemente nell' apparato critico «per non caricare il testo principale di
trappe note in calce ».
In questa modo il testo veniva interarr1cnte rielaborato e assu1neva una nuo-
va forma) diversa da quella originaria. Una questione si poneva pero immediata-
mente: perche non ha I-Iusserl stesso inserito nel testo principale quelle annota-
zioni e quelle riformulazioni durante le due ristampe? E che cosa autorizza que-
sta insetimento senza il consenso di I-Iusserl? E che valore filologico puo avere
un' edizione che non da im.mediatamente allettore la possibilita di differenziare
il testo originario dalle annotazioni successive? E che dire di un testo che non
permette di leggere cia che i contemporanei di I-!usserl hanno letto e le Idee I che
avevano in mente colora che si sono a vario titolo inseriti nella corrente feno-
menologica, da I-Ieidegger a Merleau-Ponty, da Sartre a Levinas? Certo, il testo
originario poteva forse essere ricostruito dallettore, n1a con un grado di compli-
catezza tale da scoraggiare persino lo specialista di questioni husserliane. In realta,
Idee I diventavano pressache per tutti il testo stabilito da Bien1el come testa prin-
cipale. Era questa ad essere citato, discusso, criticato o lodato.
E i problemi prima accennati diventano tanto piu acuti se si pensa che il cu-
ratore avverte che « dalle annotazioni di I lt1sserl sui tre esemplari ed in partico-
lare dalle appendici e possibilc trarrc conclusioni essenziali sullo sviluppo del pen-
siero husserliano. Prccisan1~ntc at travcrso le reiterate rielaborazioni dei punti
critici, il tcsto perde il suo carattcre un po' rigidamente apodittico». Inoltre, il
fatto che queste annotazioni si distribuiscano lungo un periodo di tempo che va
dal I 9 I _3 a quasi il r 9 _3 o, indica che esse non possono essere intese come una rie-
laborazione unitaria dell'opera, tanton1eno come una volonta di rielaborazione
in vista di una nuova edizione, ed in questa direzione, Jose Gaos, traducendo
l'opera di Husserl in spagnolo, sceglieva gia nelr962 di seguire «un altro meta-
do nell'edizione spagnola. Sia le aggiunte, gli ampliamenti e le correzioni, come
anche le note a margine- scriveva il suddetto traduttore spagnolo - sono state
poste in un' appendice critica [... ]. In questa maniera illettore puo rendersi a pri-
ma vista canto delle parti dell' opera maggiormente rielaborate da Husserl, epa-
ragonare, senza grosse difficolta, la redazione originale con quella successiva>> 1 •
E gia questo orientamento, che sceglieva di differenziarsi dalla decisione di Bie-
mel, segnalava un problema e una scelta filologicamente piu corretta.
Certo, la decisione di Biemel si inserisce all'interno di un certo contesto, di
una ripresa degli studi husserliani che tendeva a privilegiare gli sviluppi successi-
vi della fenomenologia di Husserl, a portare alia luce un Husser! inedito e tutto
sommato destinato a sconvolgere una certa interpretazione della sua filosofia. Ed
e all'interno di un contesto filosofico non molto diverso che matura la scelta ita-
liana di ripubblicare, nel 1965, a cura di Enrico Filippini, Idee I integrandola «sul-
la base dell' edizione della Husserliana, volume III, a cura di Walter Biemel», scel-
ta che dovette del resto sembrare quasi obbligata, dato che si trattava di pubbli-
care anche i successivi due volumi di Idee per una fenomenologia pura e per una
filosofia fenomenologica, anche essi nel frattempo apparsi nella Husserliana.
L'Archivio-Husserl, pero, qualche anno dopo, decise di rimettere mano a
Idee I, affidando l'incarico di curare una nuova edizione a Karl Schuhmann, il
1
Nota di Gaos, in E. HUSSERL, Ideas relativas a una /enomenologia pura y una filosofia
/enomenol6gica, Fondo de Cultura Econornica, Mexico- Buenos Aires 1962, p. 446.
Sulla storia editoriale di Idee I LV

quale propose a.l pubblico un pritno volume contenente soltanto il testo relativo
alle edizioni apparse rnentre ffusserl era ancora vivo, ed un secondo volume con-
tenente le note a n1argine e le aggiunte a n1ano di Husse.rl. Questa decisione ve-
niva giustificata dall' Archivio sulla base dello sviluppo deJ.lavoro di edizione co-
si come dellavoro di ricerca: « Lo sviluppo del pensiero di Husser! dopo la reda-
zione delle sue Idee del I 9 I 3 - leggiamo - e ormai variamente documen tat a ed
indagata, cosicche si sente di nuovo il bisogno di dispon·e anche del testa origi-
nario dell' opera, cotne apparve ed influi durante la vita di Husserl>> 1 .
In questo n1odo si creava una situazione per cui il testa italiano restava filo-
logican1ente arretrato e insoddisfacente rispetto a quello della nuova edizione te-
desca apparsa nella I-Jusserliana come volumi III/ I e III/ 2, e soprattutto mostra-
va di essere uno stru1nento inadeguato ai fini di una analisi rigorosa, dato che in
esso conf]uivano annotazioni dell'ultimo I--Iusserl, che risentivano dunque di un
mutato quadro culturale, di un diverso orizzonte problematico e di nuovi inte-
ressi. A cia bisogna aggiungere i molti problemi che la traduzione 1\lliney pre-
sentava. Essa mostrava in piu punti incongruenze tenninologiche, scelte di tra-
duzione talvolta fuorvianti nonche errori di traduzione che ostacolavano la com-
prensione del testa. A queste vanno son1mate queUe «discrepanze terminologiche,
che non potranno pero dar adito a t:onfusioni o oscurita» segnalate da Filippini 2
e derivanti dal fatto chela traduzione era rimasta quell a di Alliney mentre le in-
tegraziol:-:~i erano di Filippini. Va notato inoltre che, nel riportare le annotazioni
a n1argine, I' apparato critico di quell' edizjone ne lascia cadere mo1te che so no in-
vece altan1ente significative, mentre ne riporta stranamente qualcuna all'interno
del testo principale come nota a pie di pagina. Infine, le trascrizioni effettuate
da Bieme1 dei fogli da cui derivano le appendici sono state ricontrollate da Schuh-
mann ed emendate in punti significativi e strategici, che modificano il sensa e la
direzione delle correzioni che IIusscrl riteneva necessaria apportare a Idee I, per
cui la traduzione effettuata da Filippini doveva a sua volta essere emendata
conformetnente a questa nuova trascrizione, oltre a doverlo essere rispetto a una
serie di errori di traduzione. Di qui la decisione di ritradurre interamente Idee I.
N aturalmente tenendo presente quanto di huono vi era nelle tradnzioni prece-
denti, di cui si e tenuto costantemente conto e che sono state riprese tutte le vol-
te in cui non vi era ragione di ignorarle. E in questo modo, il traduttore dichia-
ra il debito contratto nei confronti delle traduzioni precedenti.
Si trattava dunque in primo luogo di riproporre al pubblico italiano i.l testo
originario di Idee I cotne testo pdncipa1e. A differenza di Schuhmann che le ri-
porta in un second a volun;e di testi integrativi-', abbiatno pero inserito tutte le
annotazioni a margine di 1-Iusserl, tranne quelle evidente1nente del tutto irrile-
vanti o con un testa cosi fra1nn1entario e lacunoso da risultare illeggibile, in no-
ta a fonda pagina, in modo da facilitare il pili possibile il confronto con il testa
originario. Le note vengono inoltre riportate corredate dell'indicazione della co-
pia d'uso da cui provengono. In questa tnodo illettore ha immediatamente da-

1
Cfr. la Vorbemerkung a E. HUSSERL, Idcen zu einer reinen Phenomenologie und pbiino-
rnenologischen Philosophic. Br5tes Buch: Allgt;•meine Ein/iihrung in die reine Phiinomenologie,
Husserliat':a, vol. III/r, a cura di K. Schuhmann, Nijhoff, Den IIaag 1976, p. XIII.
2
Cfr_ E. FILIPPINI, Nota introduttiva, ln E. JHJSSERL, Tdee per una /cnrnnenologia pura e
per una filosofia /enotnenologica cit., p. XLV.
3
E. HUSSERL, Ideen zu einer reinen Phenotrzenologie und phdnomenologiscben Philosoph!<·
Erstes Bucb_· Allgemeine Einfuhrung in die reine Phiinonzenologie cit., 2. Halbband., r- XIII.
LVI Vincenzo Costa

vanti a se il testa principale e le annotazioni critiche, le integrazioni e i tentati-


vi di modifica abbozzati da Husser! cosi come esse si presentano collazionando
le note presenti nelle edizioni d'uso di Husserl e puo rendersi canto del periodo
a cui quelle annotazioni presumibilmente risalgono.
La provenienza delle annotazioni potra esserc facilmente ricavata dall'indi-
cazione che le accompagna (per esempio Nota a margine nella copia A), mentre la
locuzione N.d. H. (Nota di Husser!) indica che si tratta di una nota apparsa nel
testa originario. I rimandi di pagina segnalati tra parentesi quadre a margine del
testa si riferiscono alla paginazione della prima edizione, ment.re i numeri di pa-
gina a margine della Postilla alle Idee si riferiscono alia paginazione del volume V
della Husserliana.
Husserl ha annotato le proprie osservazioni su quattro esemplari di Idee I. La
co pia A e una co pia degli estratti dalla «} ahrbuch >> del I 9 I 3. Essa venne dopo la
morte di Husserl nuovamente rilegata e di conseguenza tagliata, per cui una par-
te delle annotazioni di I-Iusserl venne n1ozzata. Di qui le frasi che non e stato
possibile ricostruire e che restano monche. Su questa copia I-Iusserl ha annotato
osservazioni ed inserito suppletnenti a partire dall' apparizione di Idee I sino al
I929. Pur essendo difficile e per certi versi impossibile stabilire con esattezza la
lora data di redazione, si puo- seguendo Karl Schuhmann·- collocare la maggior
parte delle annotazioni e 29 dei 39 fogli allegati nel periodo che va dal I9I3 al
I 9 I 5, facendoli coincidcre con i seminari che I-Iusserl condusse su Idee I proprio
in quegli anni. In particolare, risalirebbero a questi anni le annotazioni relative
ai paragrafi su hyle, noesi e noema. Risalirebbero invece al 19I8 le annotazioni
relative al prima capitola della prima sezione, ed in particolare relativatnente ai
parr. I o-r 5. Le annotazioni relative all a second a sezione dell' opera, cioe all a Con-
siderazionefenomenologicafondatnentale risalirebbero invece all'autunno del I929,
quando I-:Iusserl tento di portare a tertnine l'unico effettivo e consapevole tenta-
tive di rielaborazione complessiva, sthnolato in cio dalla prospettiva di una tra-
duzione in inglese, a cura di W. R. Boyce Gibson~ dell'opera. In questo caso ven-
gono introdotte delle modificazioni sostanziali. A questa punta, in vista di una
rielaborazione, motivi di spazio hanna certamente indotto Husserl a utilizzare
un nuovo esemplare di Idee (di seguito e nel testa indicato come copia D) relati-
vo alia seconda edizione del r922, dove Husserl ha continuato ad aggiungere nuo-
ve annotazioni, copiando, e talvolta riformulando annotazioni gia presenti
nell'esemplare A. La copia Be una copia della «Jahrbuch» su cui sono annotate
poche osservazioni, probabilmente risalenti a prima del I922. La copia C con-
tiene soprattutto correzioni di refusi, probabilmente in vista della seconda edi-
zione del I922.
Nella nuova edizione curata da Schuhmann, il volume contenente i testi in-
tegrativi (Husserliana Illj2) e costituito dalle annotazioni a margine di cui ab-
biamo gia parlato, dai Manuskripte zur Niederschrift der Ideen I, relativi al perio-
do immediatamente precedente la pubblicazione di Idee I (I9I2 e in parte I913),
dai Beibliitter aus den Handexemplaren e dai manoscritti derivanti dal cosiddetto
«Gibson-Konvolut», manoscritti cioe redatti da Husserl trail 1925 e il 1929, e
soprattutto testi redatti nell' autunno I 929 in vista di una rielaborazione com-
plessiva dell' opera connessa alla traduzione inglese di Idee I a cu.ra di Gibson. Dei
testi presenti nel volume III/2 della Husserliana vengono qui proposti soltanto le
Randbemerkungen (annotazioni a margine) e i Beibliitter aus den Handexemplaten,
tralasciando il resto. <)uesti Beibliitter, disponibili come appendici in fonda al vo-
lume, mostrano infatti riflessioni autocritiche che si lasciano collegare a parti spe-
Sulla storia editoriale di Idee I LV 11

cifiche dell' opera, e vengono di conseguenza segnalati nei relativi paragrafi, co-
me del res to aveva gia fatto Biemel e come, sulle sue orme, fa Schuhmann. A dif-
ferenza di Schuhmann che le inserisce tra le appendici abbiamo tuttavia ritenu-
to - seguendo in cio in qualche modo Gaos che le aveva pero riportate in fonda
e Kersten 1 che nella sua nuova traduzione inglese li riporta appunto in nota - di
dovere riportare in nota al testa principale anche alcuni passi che, per la loro bre-
vita) congruenza al testa e precisione di riferimento suggeriscono una lettura im-
mediata e contemporanea al testa principale. Di conseguenza, la numerazione
delle appendici della presente edizione non coincide con quella dell' edizione del-
la Iiusserliana.
Nel nostro lavoro abbiamo costante1nente cercato di restare fedeli al testa
originario, rna abbiamo nello stesso tempo mirato a non appiattirci su una sorta
di « traslitterazione». Abbiamo quindi costantemente cercato di «dipanare» le
frasi, solitamente molto contratte, di Husserl. Speriamo di avere cosi facilitato
la leggibilita del testa senza per questa averlo alterato. Le scelte di traduzione ri-
sentono inevitabilmente di un certo sfondo interpretativo e si prestano quindi a
differenti valutazioni. Proprio per questo, rispetto a quelli che ci sono parsi iter-
mini chi ave di Idee I, per permettere allettore di disporre della possibilita di ren-
dersi immediatan1ente canto delle nostre scelte di traduzione e di valutarle au-
tonornamente, piuttosto di continui riferimenti infratestuali, abbiamo preferito
redigere la Nota terminologica posta in fonda a questa volume.
Desidero ringraziare il direttore dell' Archivio-1-Iusserl di Lovanio, prof. Ru-
dolf Bernet, per I' autorizzazione a citare dei manoscritti inediti e per la sua di-
sponibilita durante lamia permanenza presso 1' archivio alcuni anni fa.

1
E. HUSSERL, Ideas pertaining to a Pure Phenonzenology and to a Pbenomenological Phy-
losophy. First Book: General Introduction to a Pure Phenomenology, Martinus Nijhoff Pu-
blishers, The I-Iague- Boston- London 1982.

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