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Il bambino cresce in specifici luoghi che comprendono diverse persone, diversi luoghi nei quali vi
può essere un contesto culturale diverso e in determinato periodo storico. Compito del bambino è
stabilire relazioni con le persone, adattarsi a questi ambienti e imparare i valori e le attività che li
contraddistinguono.
Lewin fu il primo a concettualizzare la relazione individuo-ambiente: egli parlò di ambiente
psicologico ossia l’ambiente percepito dall’ individuo in funzione delle specifiche caratteristiche;
pertanto, lo stesso ambiente in un preciso momento può costituire per persone diverse un
ambiente psicologico diverso.
Piaget definì l’intelligenza come una funzione psicologica che permette, all’ individuo, di adattarsi
all’ambiente. Gli stimoli e gli eventi di cui fa esperienza il bambino lo portano a crearsi nuovi
modelli della realtà sempre più ampi e adeguati; quando non è in grado di ricollegare le
informazioni, attiva dei processi che lo portano a nuovi di intendere la realtà.
Anche Vygotskij ritiene che l’intelligenza sia una forma di adattamento all’ambiente ma per lui,
essenziali, sono soprattutto le interazioni culturali e sociali (soprattutto con gli adulti o con i
compagni più competenti).
Un diverso approccio fu introdotto da Bronfenbrenner, il quale ha elaborato la teoria ecologica.
Secondo la sua teoria, l’ambiente è organizzato in una serie gerarchicamente ordinata di contesti,
inclusi l’uno nell’altro:
Al centro: il bambino con le sue caratteristiche personali di natura biologia ed esperienziale
Microsistema (il più vicino al bambino): comprende famiglia, scuola e coetanei. Consente
al bambino di assumere diversi ruoli e di partecipare a più attività
Mesosistema: relazioni tra microsistemi ad esempio gli incontri scuola-famiglia: se
positivi favoriscono l’adattamento e il successo scolastico
Esosistema: condizioni di vita e di lavoro ad esempio il datore di lavoro di un genitore
che, per mezzo di un salario, farà disporre la famiglia di maggiori risorse economiche
(raramente il bambino entra a contatto con figure dell’esosistema)
Macrosistema: si riferisce ai valori, alle ideologie, alle scelte politiche e alle caratteristiche
culturali del gruppo o sottogruppo socioculturale nel quale il bambino è inserito
Cronosistema: tempo ontologico e storico.
Queste diverse concezioni sulla relazione individuo-ambiente ci portano a definire il contesto
come l’insieme degli aspetti fisici, culturali, sociali, economici e storici della situazione in cui un
individuo è inserito.
La socializzazione è quel processo che ha come esito l’acquisizione da parte del bambino delle
capacità sociali, emotive e cognitive necessarie per comportarsi in modo adeguato nei confronti
del gruppo socioculturale e diventarne membro. La socializzazione è avviata dalla figura educante
in tre modi:
1. Attraverso l’insegnamento esplicito di specifici comportamenti, capacità, regole e strategie
2. Facendo da modello con il proprio comportamento (quindi indirettamente)
3. Organizzando e selezionando attività per il bambino
Questo tipo di socializzazione è definita Socializzazione come sviluppo sociale, ma secondo
Schaffer esistono altri due tipi di socializzazione: emotiva e cognitiva
La socializzazione emotiva si realizza sia osservando come gli altri esprimono le proprie emozioni
sia come conseguenza delle reazioni degli adulti verso le emozioni dei bambini.
La socializzazione cognitiva invece è data dall’influenza delle pratiche sociali e culturali che
portano i bambini a modalità di pensiero idonee alla loro cultura.
La famiglia
Rappresenta il contesto più importante per lo sviluppo; con essa ha avvio l’educazione, si
soddisfano i bisogni primari, si stabiliscono i primi legami affettivi ecc. Costituisce quindi la
prima agenzia di socializzazione.
Ci sono diverse tipologie di famiglia:
Tradizionale
Monogenitoriale genitore morto, uno dei due non riconosce il figlio
Affidatarie
Omosessuali
Ricostituite
Ovviamente il ruolo più importante è affidato ai genitori, i quali hanno tre importanti funzioni:
1. Assicurano il soddisfacimento dei bisogni primari fino all’autonomia del bambino
2. Favoriscono l’acquisizione delle capacità necessarie a diventare adulti
3. Sostenerli nell’autorealizzazione
Vi sono delle differenze nelle modalità di educare e accudire i bambini basate sulla combinazione
di due fattori: accettazione e supporto dato al figlio e controllo sulle azioni del figlio; da qui
nascono 4 stili genitoriali:
1) stile autoritario scarsa accettazione ed elevato controllo. I genitori sono poco attenti ai
bisogni dei figli, severi, inflessibili, usano atteggiamenti intimidatori per controllarli
2) stile autorevole accettazione e controllo elevati. I genitori sollecitano il dialogo con i
figli, concordano con essi le regole
3) stile permissivo accettazione elevata e scarso controllo. I genitori pongono poche
restrizioni, non sono né severi né esigenti verso i figli
4) stile trascurante accettazione e controllo elevati. Né supportano né prestano attenzione
ai figli.
I bambini possono essere esposti a più stili genitoriali → madre e padre possono avere diversi stili
genitoriali.
La scuola
Il contesto scuola→ agenzia di socializzazione secondaria
Istituzioni educative e scolastiche→ promuovono lo sviluppo e l’apprendimento→ scuole di diversi
ordini
⇓ ↳asili nido e ludoteche
contesti educativi caratterizzati da un insieme di risorse umane e materiali atte all’educazione, allo
sviluppo e all’apprendimento dei bambini.
Qualità della scuola→ offre la possibilità di socializzare con adulti e pari differenti (es. bimbi
stranieri)
↘ il bambino ci passa molto tempo
Scuola ≠ Famiglia ⇒ scuola= contesto molto ampio dal punto di vista delle persone che ne fanno
parte ma meno coinvolgente dal punto di vista affettivo. Inoltre, la scuola ha regole proprie
differenti da quelle della famiglia.
Le scuole si differenziano per:
La classe
Far parte di una classe = essere inseriti in un microcontesto in cui se ne apprendono
comportamenti e norme
Classe→ sistema complesso che comprende le relazioni che si instaurano tra gli individui che
fanno parte del sistema. Inoltre, è un gruppo sociale con uno specifico obiettivo→ formazione
culturale e personale degli alunni. Si possono creare due tipi di relazione:
● Relazioni verticali→ si instaurano tra bambini e insegnanti, ovvero con persone che possiedono
più conoscenze e potere sociale del bambino.
● Relazioni orizzontali→ si instaurano tra i bambini, ovvero tra persone con le stesse conoscenze
e sullo stesso livello sociale.
↳ permettono l’acquisizione delle competenze che richiedono l’interazione e la collaborazione tra
compagni.
⇓
creazione di relazioni positive indispensabile per creare i processi di sviluppo e apprendimento
necessari.
↳ le insegnanti devono assicurarsi che la qualità delle relazioni sia ottimale, così come
l’apprendimento.
classe ottimale basso livello di conflitti
↘ forte attenzione dell’insegnante alle differenze individuali e alle esigenze degli studenti
● contratto didattico: insieme delle norme esplicite e non che governano la relazione insegnante-
alunno
↳ variano in funzione del livello scolastico ma si possono identificare delle norme generali:
1) la relazione tra insegnante e studenti è asimmetrica
2) l’insegnante fa domande a cui è possibile dare una risposta
3) l’insegnante pone le domande in modo da indicare la risposta
4) i dati di un problema sono necessari, sufficienti e pertinenti a formulare la soluzione
La relazione insegnante-bambino
Quando il bambino entra a far parte del nido, l’educatrice diviene una persona significativa del suo
mondo sociale → influenza l’adattamento al nido del bambino.
Una buona relazione educatrice-bambino richiede una stabilità degli scambi tra adulto e bambino
nei diversi momenti della giornata. ⇒ possibile attraverso l’individuazione della cura nei momenti
di routine (accoglienza, pasto, cambio e riposo) e nei momenti di gioco utilizzando la figura di
riferimento→ organizzazione del personale educativo e delle attività in modo che ogni educatrice
abbia un gruppo ristretto di bambini da seguire in modo che essa diventi una base sicura.
● il rapporto insegnante-bambini cambia nel tempo
↳ nido e scuola dell’infanzia: l’insegnante diventa quasi un sostituto dei genitori
scuole secondarie: relazione distante e formale ma comunque è percepita come supportiva
● Fattore che influisce su alunni e clima della classe→ stile educativo→ modo in cui l’insegnante
conduce l’attività didattica e il suo modo di relazionarsi con gli alunni. Esistono tre stili educativi:
leadership autoritaria→ l’insegnante autoritario incentra la responsabilità delle decisioni
su di sé, lascia agli alunni poco spazio e autonomia. I bambini lavorano bene solo se
controllati dall’insegnante. Mostrano tra di loro comportamenti aggressivi.
leadership democratica→ l’insegnante guida il gruppo con interesse e comprensione,
prende le decisioni consultandoli. Gli alunni lavorano bene e in autonomia, poca
aggressività tra i compagni.
leadership permissiva→ estrema libertà per gli alunni, intervento dell’insegnante solo se
richiesto. Bambini poco organizzati e produttivi, litigiosi.
PRO LIMITI
Disegno longitudinale
Prevedono l’osservazione ripetuta delle modalità con cui un dato fenomeno si manifesta negli
stessi individui con il passare del tempo, al fine di evidenziarne gli aspetti costanti e i cambiamenti
e/o fornire spiegazioni su quanto si è rivelato.
PRO LIMITI
Longitudinale retrospettivo:
-risalire indietro nel tempo per raccogliere le info su ciò che ha preceduto la situazione attuale
-differenze tra strategia retrospettiva e dato retrospettivo
↳differenza temporale tra rilevazione del dato e momento a cui si riferisce
-usato in passato in psicoanalisi, attualmente usato in psicopatologia per patologie rare
Modi di trattare le variabili: -mantenerle costanti (perché se variano incidono sul nostro lavoro)
-controllarle facendo assumere valori specifici nei diversi gruppi (v.
indipendente)
-lasciarle libere di assumere un qualsiasi valore (v. osservate o
dipendenti)
Disegno sperimentale
È il disegno per eccellenza, lo scopo è quello di individuare le relazioni di causa-effetto. È
caratterizzato da:
Variabile dipendente e indipendente (quest’ultima deve essere manipolabile)
Gruppo sperimentale di controllo
Assegnazione casuale dei soggetti
Controllo pre-trattamento per controllare equivalenza dei gruppi
↳ prima del trattamento si deve verificare l’omogeneità dei gruppi
Disegno correlazionale
È caratterizzato da:
Assenza gruppi di controllo
Variabile indipendente non manipolabile
È possibile ipotizzare una relazione di causa-effetto ma con cautela
Evidenzia le associazioni tra variabili ↗ -1= indirettamente
proporzionale
↳ si esprime con l’indice di correlazione (-1, 0, +1 ) → 0= nessuna correlazione
Correlazione positiva, negativa o nulla ↘ +1= direttamente
proporzionale
MINACCE
Validità di costrutto→ indaga la relazione tra i risultati ottenuti e la teoria che sta alla base
della ricerca.
MINACCE
MINACCE
Strumenti utilizzati
Contesto di laboratorio
Validità esterna→ riguarda la generalizzazione dei risultati al di fuori del contesto in cui
sono stati raccolti
↳ garantita dalla rappresentabilità del campione
MINACCE
Interviste
L’intervista ( o colloquio) → segue il corso del pensiero dell’intervistato
↳ domande dirette o indirette, più o meno strutturate
Limiti: -difficile comparazione
-dispendiosa per somministrazione individuale
-legata alla capacità di condurre del ricercatore
Test
Stimoli e modalità di somministrazione standard
↳ -affidabilità (grazie alla standardizzazione)
-validità (se misura ciò che deve misurare)
Questi onario
Lista di domande aperte o chiuse →utili per tempi brevi e/o campione ampio
↳ assicura la comparabilità dei risultati
Limiti: -non utilizzabile con bambini piccoli
-povertà di informazioni ricavabili
Lo sviluppo prenatale
L’uovo fecondato, per crescere nei tempi e nelle modalità previste, ha bisogno di un ambiente che
fornisca stimoli adeguati. L’essere umano si sviluppa a partire da una cellula uovo fecondata da
uno spermatozoo. Dalla loro fusione nasce una cellula, lo zigote, che ha le informazioni genetiche
necessarie alla crescita dell’individuo.
↳ i cromosomi contengono il programma genetico necessario al completo sviluppo dell’embrione
durante la vita prenatale.
Il sistema nervoso si sviluppa dalla prima settimana dopo il concepimento da uno strato cellulare
(ectoderma) e alla fine dell’8° settimana l’embrione presenta un abbozzo di tutti gli organi →
cervello cresce più velocemente. ↴
Lo sviluppo cerebrale è influenzato anche da fattori esterni
1. nutrienti necessari→ in mancanza di essi, gravi effetti sullo sviluppo
2. esperienze→ l’insieme delle interazioni fornite dall’ambiente esterno
L’essere umano nasce con un sistema cerebrale parzialmente maturo; questo con una maggiore
influenza dell’ambiente. Con un lento sviluppo cerebrale→ maggiore sviluppo cerebrale (continua
dopo la nascita) + possibilità di ottenere comportamenti complessi nell’individuo adulto partendo
da un minimo livello di specializzazione genetica.
L’ Epigenetica (non deterministica ma probabilistica) è una branca della biologia che studia le
interazioni casuali tra i geni e il loro prodotto. Le interazioni riguardano il fenotipo→
caratteristiche funzionali e morfologiche di un organismo.
Inizialmente si pensava che tutte le caratteristiche dei viventi fossero contenute nel DNA→ teoria
superata grazie all’epigenetica. Inoltre, si pensava che le modificazioni si azzerassero durante lo
sviluppo dello spermatozoo e cellula uovo ma, studiando lo sviluppo del cervello nei cuccioli di
roditori, è stato evidenziato che il comportamento materno influenza l’espressione dei geni e,
successivamente, il comportamento per tutta la vita.
Con neuroplasticità si intende l’adattamento continuo del sistema celebrare in risposta alle
modificazioni ambientali.
La memoria
Nelson propose che la memoria esplicita iniziasse a solo dopo i primi 6 mesi di vita→ prima di
questa età → memoria pre-esplicita.
Memoria esplicita ≠ memoria pre-esplicita perché la memoria pre-esplicita si sviluppa alla nascita
(evidente nei compiti di preferenza visiva)
La memoria pre-esplicita è associata all’ippocampo→ dopo i 6 mesi di vita: maturazione
dell’ippocampo + sviluppo della corteccia circostante ⇒ emerge la memoria esplicita (o
dichiarativa)→ permette di ricordare i nomi di cose, luoghi o persone. Dichiarativa perché i
contenuti al suo interno possono essere rievocati in maniera volontaria.
Regioni cerebrali che supportano la memoria:
corteccia prefrontale (PFC)
lobo temporale mediale (MTL)
Capacità della memoria di lavoro→ quantità limitata di informazioni che possono essere tenute a
mente per ulteriori elaborazioni e per un breve periodo di tempo.
Studi di neuroimmagine con gli adulti affermano che le regioni della corteccia parietale controllano
l’immagazzinamento. mentre le regioni della PFC controllano l’elaborazione.
> capacità di richiamare il contesto spazio-temporale→ dagli 8 anni
> abilità di ricordare fatti centrali su quanto accaduto→ 9/10 anni
Contesto sociale:
I bambini con sviluppo atipico vivono in un ambiente caratterizzato da atipiche interazioni
↳ la presenza di un disturbo porta il genitore o chi si prende cura del bambino a vivere in uno
stato d’ansia maggiore.
I test invasivi
Presentano una percentuale di rischio per il feto in quanto il prelievo da analizzare avviene
all’interno dell’utero. La donna che si sottopone a tali test può incorrere all’aborto spontaneo.
Esempi sono: la villocentesi e l’ amniocentesi.
1. VILLOCENTESI: Consiste nel prelievo di frammenti del tessuto corticale eseguito attraverso
l’addome della mamma sotto stretto controllo ecografico. Può essere effettuata tra la 9° e
la 13° settimana.
2. AMNIOCENTETSI: È un esame che si effettua tra la 14° e la 20° settimana di gravidanza. È
finalizzato a evidenziare la presenza del battito cardiaco fetale, confermare o meno l’epoca
gestazionale anteverso la misurazione di alcuni parametri fetali ed evidenziare l’eventuale
presenza di una gravidanza gemellare.
tecnica della preferenza visiva→ vengono presentati due stimoli e si registrano le volte in
cui il bambino si orienta verso l’uno o l’altro. Si ritiene che la direzione dello sguardo e i
tempi di fissazione del bambino siano gli indicatori della selezione
↳ stimoli preferiti: strutturati, ad alto contrasto e curvilinei
↳ predisposizione del bambino: stimoli in movimento e volto umano
La tendenza a preferire i volti umani sottolineerebbe, secondo alcuni studiosi, l’esistenza di un
meccanismo sottocorticale il cui scopo è quello di orientare lo sguardo del neonato verso stimoli
umani (teoria delle neuroscienze cognitive dello sviluppo)
Lo sviluppo percettivo è influenzato da fattori innati e dall’ esperienza→ al variare dell’età mutano
il numero di info che il bambino è in grado di selezionare e la natura dell’info selezionata
tecnica dell’abituazione→ comprende due fasi: 1) decremento della durata della fissazione
come conseguenza della ripetuta presenza di un determinato stimolo e 2) fase test: viene
presentato lo stimolo familiare assieme ad uno nuovo⇒ tempi di fissazione maggiori per lo
stimolo nuovo
Differenze individuali: vi sono due modalità che influenzano velocità ed efficienza delle strategie
dei bimbi
bassi tempi di fissazione → più sensibili alle caratteristiche generali degli stimoli ⇒ modalità
globale
alti tempi di fissazione → attenzione a caratteristiche specifiche e locali ⇒ strategia analitica
(lenta)
↳ esplorazione stimolo elemento per
elemento
Categorizzazione percettiva → processo attraverso il quale gli stimoli (oggetti, eventi etc.. )
vengono raggruppati insieme secondo una o più caratteristiche comuni
↳ lo studio delle abilità categoriali del bambino ha riguardato due aspetti: la capacità di
categorizzare oggetti e la capacità di categorizzare le relazioni che legano gli oggetti
Tecnica della familiarizzazione consiste nel presentare per un numero di prove fisse una
serie di esemplari-stimolo appartenenti alla stessa categoria percettiva. Dopo questa fase,
definita di familiarizzazione, seguono due presentazioni test nelle quali vengono
contemporaneamente presentati un nuovo esemplare della categoria familiare e un
esemplare di una nuova categoria.
Lo sviluppo percettivo avviene sempre in relazione con altre funzioni cognitive, in particolare con
lo sviluppo delle capacità attentive. Si è dimostrato che all’aumentare dell’età i bambini sono
sempre più abili nel:
1. focalizzare l’attenzione su un compito per periodo di tempo più lunghi
2. selezionare gli stimoli ambientali in modo più selettivo
3. pianificare la ricerca delle informazioni per captare solo gli stimolo distintivi
Lo sviluppo motorio
Psicologia dello sviluppo motorio → studia il modificarsi dei comportamenti motori ed ha
l’obiettivo di comprendere quali siano i fattori ed i processi che contribuiscono a determinare i
comportamenti osservati
Nelle visioni classiche → sviluppo motorio→ conseguenza del patrimonio genetico
(maturazionismo)
↓ ↘ risultato attività di pianificazione cognitiva
(cognitivismo)
corpo considerato un mero esecutore
La motricità neonatale
Movimenti del neonato → riflessi più o meno complessi prodotti in modo automatico in risposta a
specifici stimoli ↓
alcuni resteranno invariati per tutto il ciclo di vita, altri scompaiono progressivamente
Afferramento→ comportamento volontario che il bambino mette in atto quando uno stimolo
visivo attira la sua attenzione → compare attorno al quarto mese di vita però già alla nascita è
possibile osservare un abbozzo di una sequenza di movimenti di preavvicinamento ad uno stimolo
saliente (reaching precoce) → rudimentale coordinazione visuomotoria
↳ grazie all’attività che il bambino compie, queste capacità minimali si svilupperanno in
seguito consentendo quindi al bambino di percepire il proprio corpo e la sua collocazione
nello spazio (propriocezione)
ruolo fondamentale: motivazione del bambino
Il controllo dei movimenti fini viene raggiunto secondo una traiettoria di sviluppo chiamata legge
prossimo- distanziale→ afferma che il bambino prima riesce a governare i muscoli più vicini alla
parte centrale del corpo e solo in seguito imparerà a controllare i muscoli più periferici ⇒ il
bambino prima acquisirà il controllo delle spalle, poi delle braccia e delle mani ed infine delle dita
della mano. Questo fa sì che nelle prime fasi di sviluppo una stessa attività comporterà l’utilizzo di
diversi distretti muscolo-scheletrici e di conseguenza un dispendio di energie, mentre col
procedere dello sviluppo, il coinvolgimento di muscoli superflui sarà ridotto e saranno ridotte
anche le energie utilizzate ⇒ differenziazione dei diversi atti motori
STADIO PREOPERATORIO (2-6): questo stadio è caratterizzato dallo sviluppo di una serie di
competenze legate all’emergere della funzione simbolica, ovvero la capacità di
rappresentare mentalmente (o mediante simboli) oggetti ed eventi.
LIMITI: egocentrismo intellettualetendenza a considerare il proprio punto di vista come
assoluto; questo sì manifestata soprattutto quando parla da solo durante il gioco.
LIMITI: irreversibilità del pensiero incapacità di annullare, e poi invertire, il risultato di
una operazione mentale. Con irreversibilità si intende anche la l’incapacità di ragionare
correttamente sui processi di trasformazione di un oggetto, considerando più
caratteristiche dello stesso oggetto alla volta.
CARATTERISTICHE: animismo e artificialismo con il primo si intende il considerare i
corpi come vivi e dotati di vita e intenzioni; l’ artificialismo è la tendenza del bambino a
considerare tutte le cose (anche oggetti naturali) prodotti dell’uomo.
Alcune condizioni rallentano l’apprendimento di nuove conoscenze e abilità. Fra queste troviamo il
d.d.a./iperattività. I bambini con DDAI mostrano problemi di attenzione e problemi legati a
iperattività e impulsività, le cui cause non sono ancora state individuate con chiarezza.
L’ attenzione non è mantenuta a sufficienza sul compito.
L’attività motoria e verbale è eccessiva.
Le capacità inibitorie sono scarse.
Un modello avanzato a spiegazione del funzionamento cognitivo del bambino con DDAI insiste
sull’importanza delle funzioni esecutive. Secondo questo modello, il bambino:
incontra difficoltà a mantenere attivate le informazioni rilevanti per un certo compito;*
si muove eccessivamente o quando non dovrebbe;*
la mancanza di linguaggio interno lo prima di un meccanismo utile alla concentrazione sul
compito.*
*Questi sono tutti deficit legati a un malfunzionamento delle capacità di inibire informazioni e
stimoli sia interni come pensieri, sia esterni come suoni.
Un modello diverso è quello motivazionale, che sottolinea il ruolo dei meccanismi di risposta alla
ricompensa. Secondo questo modello, l’ avversione all’attesa e la ricerca di soddisfazione
immediata del desiderio sarebbero utili a spiegare l’impulsività, l’iperattività e le difficoltà
attentive del bambino con DDAI.
attenzione
concentrazione
linguaggio
memoria
pensiero astratto
altre importanti funzioni cognitive
Con il termine deterioramento cognitivo lieve si indicano le situazioni di decadimento più
lievi.
Le demenze vengono classificate in base all’eziologa dei disturbi. Si distinguono così le
demenze degenerative (o idiopatiche) dalle demenze non degenerative (o da cause note).
Nelle prime rientrano la demenza di tipo Alzheimer e quelle degenerative non Alzheimer
ex. demenza frontotemporale, la demenza con corpi di Lewy e i disturbi del movimento ai
quali si associa la demenza (come nel Parkinson). Tra le seconde, ovvero le demenze non
degenerative, troviamo quelle causate da complicazioni cerebrovascolari, depressione o
malattie infettive.
L’Alzheimer è il tipo di demenza degenerativa più conosciuto per i suoi effetti devastanti e
tuttora non trattabili sulla persona: mentre l’inizio è lento e insidioso, la malattia progredisce
sino a determinare nell’individuo la totale perdita dell’autonomia.
1. In una fase iniziale, si possono riscontrare lievi deficit nel ricordo di eventi recenti,
difficoltà nel ragionamento astratto e nel reperimento di parole.
2. Con il progredire della malattia, disturbi a carico del linguaggio, dell’orientamento,
della memoria e di altre capacità cognitive si aggravano progressivamente e
inesorabilmente
3. Condizione terminale di perdita totale dell’autonomia nelle funzioni elementari.