• Il concetto di gestione della classe include tutto
ciò che l’insegnante mette in atto per promuovere l’interesse e la partecipazione dell’allievo nei confronti delle attività di classe e per stabilire un produttivo ambiente di lavoro. - Imparare a gestire la molteplicità di un gruppo - Pensare alle modalità comunicative più efficaci - Impostare una relazione significativa - Condurre una lezione in modo funzionale all’apprendimento • Gestire la classe significa, inoltre, agire in modo tale che ogni allievo possa trovare le giuste attenzioni educative e didattiche soddisfacendo i propri bisogni personali. I FATTORI DI RELAZIONI INADEGUATE
- FATTORI ESTERNI alla scuola (contesto culturale, economico,
sociale) - FATTORI INTERNI (risorse economiche dell’Istituto) - FATTORI UMANI (disponibilità al cambiamento di ciascun docente, flessibilità) Per fare in modo che l’insegnante agisca efficacemente occorre che tenga presenti alcuni aspetti: - La consapevolezza dei propri valori e del proprio ruolo - Il dominio disciplinare dei contenuti e il modo in cui li trasmette - Il contesto della sua classe - L’insieme delle relazioni tra allievi, tra insegnante e allievi, tra insegnanti, con il Dirigente e con i genitori LA COMPLESSITA’ DELLA CLASSE PER LA PRESENZA DI ALUNNI: - CON PROBLEMATICHE PERSONALI ED EDUCATIVE: instabili relazioni interpersonali, precarietà dei legami, spinte egoistiche - «MALE-EDUCATI»: educati male, incapaci cioè di mostrare, senza aiuto esterno, un accettabile atteggiamento in classe, un corretto uso del linguaggio. Sono in aumento coloro che presentano problematiche personali. - CON DISABILITA’, da ciò deriva che non si può prescindere dall’accoglienza delle diversità - CON DISTURBI SPECIFICI - CLASSE MULTICULTURALE LA MOTIVAZIONE ESTRINSECA
che non ha origine da un vero interesse personale
ma viene indotta dall’esterno, ha il suo valore e può essere usata in certe fasi dell’esperienza formativa. LA MOTIVAZIONE INTRINSECA
è un dinamismo interno all’individuo basato su
determinati bisogni, che sollecita positivamente i comportamenti personali e sociali e fa vivere, di conseguenza, stati emotivi che rispondono a bisogni tipici dell’essere umano, come la curiosità, la serenità e l’interesse. Il bisogno di autodeterminazione, di relazione e di competenza, se soddisfatti, consentono un corretto sviluppo della motivazione intrinseca. Occorre far scoprire il piacere legato al pieno ed effettivo funzionamento dei poteri derivanti dalla nuova conoscenza. IL CLIMA NEGATIVO
- SENSAZIONI EMOTIVE SPIACEVOLI
- DERESPONSABILIZZAZIONE per le questioni scolastiche - SCARSA PARTECIPAZIONE, limitando al minimo gli interventi - OSTILITA’, in termini di risposta aggressiva volta ad affermare un’inviolabile dignità personale - INADEGUATEZZA (essere riconosciuti, accettati e valorizzati è prerogativa fondamentale) IL CLIMA POSITIVO
- ATMOSFERA INVITANTE (accoglienza, rapporti
umani) - ATMOSFERA SERENA (distensione, tranquillità, assenza di ansia da prestazione) - ATMOSFERA COMPRENSIVA (deve dare la possibilità di poter sbagliare) - ATMOSFERA COESA (l’importanza del gruppo) - ATMOSFERA DI SOSTEGNO (interventi specifici, sia da parte dell’insegnane, che dei compagni) I COMPORTAMENTI INADEGUATI
- CAUSE PERSONALI (ansia, debolezza,
aggressività, comportamenti disturbanti) - CAUSE FAMILIARI - CAUSE SOCIALI (crisi economica, caratteristiche del contesto) - CAUSE SCOLASTICHE (coltivare sensibilità particolare verso le ragioni dei comportamenti complessi). Accettazione positiva incondizionata
• Il presupposto è quello di mettere lo studente
a suo agio, questo presuppone un clima positivo della classe in cui ciascuno si deve sentire accettato come persona nella sua interezza, con i suoi punti di forza e con i suoi punti di debolezza senza alcuna svalutazione precostituita. • Ciò richiede, perché possa realizzarsi una buona modalità di ascolto, alcuni indicatori di riferimento: caldo perché non svalutante; interessato perché l’allievo è unico ed è in grado di trasmettere qualcosa al docente per essere meglio conosciuto; attivo perché richiede una reazione da parte del docente, genuino senza infingimenti, rispettoso nei confronti dell’altro. • E’ evidente che l’insegnante deve lavorare molto sul proprio sé per evitare comportamenti stereotipati non predisponendosi ad un modello ideale (bravo e intelligente) di allievo piuttosto a rappresentarsi ad un modello reale di allievo che rivendica capacità osservative e di ascolto da parte dell’insegnante. • Il problema della gestione della classe richiede in prima battuta la capacità di tenere l’ordine nel gruppo classe e l’insegnante deve essere in grado di assumere atteggiamenti coerenti nelle proposte disciplinari in quanto gli alunni richiedono chiarezza e sicurezza su ciò che effettivamente viene loro concesso o vietato. • Come decidere di adottare delle regole: possiamo fare riferimento a tre modalità a)l’insegnante decide in modo autonomo senza alcun confronto; b)l’insegnante si fa coadiuvare dagli allievi della classe; c)gli allievi sono coadiuvati dal docente. Tale rappresentazione comporta stili didattici differenti: stile autoritario, stile attivo, stile pienamente attivo. Gli stili di insegnamento e le ricadute sul clima classe e l’apprendimento • Possiamo individuare tre stili: a)stile formale e autoritario, b)stile informale e democratico, c)uno stile laissez-faire. Il primo stile comporta una visione centrata sull’insegnante e sul ruolo passivo dell’alunno, il secondo vede l’insegnante come consulente, il terzo vede l’insegnante passivo e la classe risulta disorganizzata e abbandonata a se stessa. La valenza formativa della corporeità
• La riflessione su questa problematica si lega
molto a quanto abbiamo precedentemente analizzato nel rapporto che intercorre tra sapere e sentire. In questo caso facciamo riferimento allo scarto esistente tra spirito e materia, anima e corpo. La negazione del riconoscimento della corporeità produce anche nel mondo della scuola lo scarto tra istituzione e soggettività. • La categoria della corporeità si è posta all’attenzione delle dinamiche educative e formative nel momento in cui ci si interroga non esclusivamente nella costruzione di “chi ci è dato essere” quanto, invece, nell’interrogarsi “chi si è”. La pedagogia del corpo intesa come disciplina che si occupa dello studio delle dimensioni teoriche e operative della valenza formativa della corporeità. • È lo psicologo Lev Vygotsky a ricordarci che il gioco libero collettivo rappresenta il primo, fondamentale sistema con cui i bambini imparano a controllare impulsi ed emozioni. «Può non essere una coincidenza, dunque che le stesse culture in cui si lascia ai bambini la massima libertà di giocare producano anche persone che, a quanto pare, hanno un autocontrollo elevatissimo”