Sei sulla pagina 1di 4

Materiale prodotto da Elena Garlanda

IL DOCENTE SPECIALIZZATO NEL SOSTEGNO

L'insegnante di sostegno è un docente specializzato, introdotto dalla legge 517/1977 (l’introduzione


giuridica risale al DPR 970/1975), che viene assegnato, in piena cotitolarità con gli altri docenti, alla classe in
cui è inserito un alunno con disabilità, per promuoverne, in totale sinergia con gli altri attori scolastici
(docenti, dirigente scolastico, educatori, assistenti all’autonomia e alla comunicazione, collaboratori
scolastici, specialisti, etc.) e con la famiglia, la piena inclusione, attraverso la realizzazione di interventi
individualizzati in relazione alle specifiche esigenze.
L'insegnante di sostegno è a tutti gli effetti un docente della classe in cui opera, che collabora e si confronta
con i colleghi per attuare scelte pedagogico-didattiche condivise, nei confronti di tutti gli studenti della
classe, compreso quello con disabilità. Egli ha gli stessi compiti degli altri insegnanti: accoglienza,
programmazione di obiettivi, contenuti, metodologie, tempi e modalità di verifica e valutazione,
compilazione del proprio registro, comunicazioni scuola-famiglia, presenza a riunioni, assemblee, collegi,
incontri con gli specialisti, aggiornamento e formazione.
Il docente di sostegno non è quindi una figura marginale nel sistema classe, anzi, la sua emarginazione
sarebbe in netta antitesi con il compito istituzionale di favorire l’inclusione e il benessere psico-sociale di
tutti gli studenti, non solo quelli con disabilità.
L'insegnante specializzato sul sostegno deve assumere un atteggiamento di responsabilità e cura educativa
(“I care”, Don Milani) nei confronti degli studenti con cui entra in relazione, per orientare l'altro alla cura di
sé. Sul piano educativo, chi ha cura dell'alterità deve essere accogliente, l'altro deve sentirsi accolto nella
sua singolarità e autorizzato ad esprimere se stesso con autenticità. Per raggiungere tale obiettivo, non
esiste un metodo standardizzato. Sono fondamentali il rispetto e l'umiltà, il primo garantisce la singolarità
dell'altro, la seconda accoglie evitando di imporre interpretazioni. La cura e l'accoglienza dovute allo
studente richiedono una progettazione degli ambienti e dei tempi a misura di ciascun ragazzo.
Non è sufficiente che il docente sia formato nell’applicazione delle diverse metodologie, ma è necessario
che sappia osservare e analizzare l’alunno nella sua globalità (punti di forza, di debolezza, bisogni, interessi,
desideri) e le sue interazioni con l’ambiente, per verificare se esse agiscono da barriere o da facilitatori (in
linea con il modello bio-psico-sociale della disabilità promosso dalla classificazione ICF). Il docente di
sostegno non agisce pertanto sulla base di regole pre-codificate, ma decide in base a una logica
contestuale, per essere attento a ogni soggetto nella sua unicità e singolarità.
Il docente ha dunque il compito di individuare le priorità dell'intervento educativo-didattico a partire dalle
caratteristiche della persona, riconoscere gli aspetti critici della sua diversità, identificarne le aree di forza e
debolezza sotto tutti i punti di vista (motori, cognitivi, sensoriali, abilità o difficoltà comunicative, bisogni
scolastici, sociali, affettivi, relazionali). La stesura di un profilo di funzionamento su base ICF (ai sensi del
dlgs 66/2017, come modificato dal dlgs 96/2019), consente al docente di prendere in considerazione le
differenti aree del funzionamento dello studente e di individuare gli obiettivi educativi e didattici prioritari
in funzione della sua adultità, nell’ottica del progetto di vita, e dell’incremento delle autonomie, al fine di
migliorarne la qualità di vita e promuoverne la piena partecipazione sociale. L'acquisizione delle autonomie
è un elemento essenziale nel processo di inclusione degli alunni con disabilità. Il compito dei docenti è
quello di indurre l'acquisizione di un maggior livello possibile di autonomia attraverso la conoscenza e
l'applicazione di strategie funzionali alla realizzazione di un'azione o di un compito specifico. In quest'ottica,
il docente non deve sostituirsi al ragazzo diversamente abile nell'esecuzione di azioni e nella comprensione
di situazioni, ma deve facilitarne l'esecuzione autonoma, per migliorare il senso di autostima e autoefficacia
dell'allievo.
Niente può dunque essere lasciato al caso, ciascun intervento deve essere calibrato sui bisogni evidenziati
dallo studente, dopo un tempo adeguato impiegato a osservarlo, per far emergere capacità e trovare le
strategie più idonee a fargli superare le difficoltà, non solo cognitive, ma anche relazionali, comunicative e
Materiale prodotto da Elena Garlanda

comportamentali (è spesso frequente la presenza di comportamenti problema, dei quali è importante


comprenderne la funzione, al fine di sostituirli con altri più adeguati al contesto e meno stigmatizzanti per
lo studente. Molto utile a questo riguardo è la cosiddetta analisi funzionale dei comportamenti problema,
la quale richiede profonda sinergia, cooperazione e condivisione di intenti tra tutti i soggetti coinvolti –
docenti, genitori, specialisti).
La presa in carico educativa, psichica e psicologica e l'impegno deve essere proteso a rendere autonomo
l'alunno, facendogli ritrovare una maggiore stima di sé, perché l'autostima è la cosa di cui avrà più bisogno
nella vita. L'obiettivo ultimo è il migliore utilizzo possibile, da parte dell'alunno, delle sue risorse per
realizzare se stesso come persona.

Al centro della professionalità del docente di sostegno dovrebbero collocarsi:

- il capitale culturale di base, che per il docente di sostegno assume ancora di più la forma di una
competenza multidisciplinare;

- la capacità di osservare, anche attraverso l’uso di griglie di osservazione basate sulle cinque “W
questions” (che cosa, chi, perché, dove, quando, a cui si può aggiungere il come), di test standardizzati, di
check list, domande guida, tecniche di analisi funzionale dei comportamenti problema, indagini
sociometriche (Moreno);

- l'insieme delle abilità comunicative, di ascolto attivo, relazionali, sociologiche, antropologiche,


psicologiche. Il docente deve saper comunicare in modo chiaro e semplice, ma soprattutto deve saper
ascoltare, così da poter individuare l'insieme di competenze cognitive, linguistiche, emozionali e relazionali
espresse dall'interlocutore, le quali sono sempre specifiche e individuali. Diventa pertanto fondamentale lo
sforzo di un continuo ascolto attivo, perché comprendere l'altro, quanto più possibile, agevola
notevolmente l'intero processo educativo – didattico e di crescita globale dello studente, nell’ottica del suo
progetto di vita. Il docente deve prestare molta attenzione anche alle componenti non verbali della
comunicazione. Egli si trova spesso a comunicare con interlocutori che possiedono difficoltà linguistiche e/o
comunicative (in entrata e/o in uscita), per cui deve acquisire tutte le tecniche utili per una comunicazione
efficace (ad esempio, la Comunicazione Aumentativa Alternativa – CAA). Le abilità comunicative includono
anche la capacità del docente di interagire con i colleghi, la famiglia, i servizi, tenendo sempre in primo
piano il bene dello studente, allo scopo di ampliare la rete sociale che gli ruota intorno.
Per facilitare un rapporto comunicativo è indispensabile:
- cercare di instaurare una relazione empatica con l’alunno (saper leggere i volti, gli sguardi, le mimiche, le
espressioni, gli atteggiamenti, i silenzi e i toni di voce), basata sulla sincerità, l’umiltà, la pazienza e
l’accoglienza. Accogliere significa saper ascoltare l'individuo, andare oltre l'immagine descritta da una
diagnosi o dagli stereotipi, per cercare di vedere il suo vero volto. L'ascolto è tanto più necessario quanto
più il rapporto adulto-ragazzo può presentarsi problematico. Esso è disponibilità a raccogliere e decifrare
messaggi impliciti. L'accoglienza è dunque un obiettivo da realizzare quotidianamente. Un insegnante
emotivamente intelligente/competente sa gestire al meglio il gruppo classe, favorendo un clima di
apprendimento sereno e relazioni positive, basate sulla cooperazione, l’accettazione e la valorizzazione
reciproca (aspetti di fondamentale importanza in presenza di uno studente con disabilità);
- garantire, anche attraverso la ridondanza, un più alto livello di ricettività;
- fare sempre corrispondere a un contenuto verbale un'attenta e adeguata risposta non verbale ed
emotiva;
- creare le giuste condizioni affinché sia il docente che lo studente siano in grado di comprendere e
rispettare i reciproci ruoli.
Materiale prodotto da Elena Garlanda

Il rapporto comunicativo può però essere ostacolato da diversi fattori: la distrazione dello studente, che
può dipendere da mancanza di interesse o stanchezza, oppure da disturbi esterni; la saturazione, che può
scaturire dall'impossibilità dell'allievo di accogliere, per sopraggiunta stanchezza, ulteriori messaggi;
inadeguatezza dei canali, che si verifica quando l'informazione viene trasmessa attraverso canali difettosi;
l'esistenza di codici incompatibili, come accade, ad esempio, quando il docente l'alunno parlano lingue
diverse. In tutti questi casi, l'attività didattica dell'insegnante, per quanto ben strutturata, può risultare
scarsamente efficace;

- le abilità di mediazione, indispensabili per favorire una visione multidimensionale che tenga
contemporaneamente in considerazione punti di vista e opinioni differenti provenienti dai diversi soggetti
che operano per il bene dello studente (genitori, docenti, specialisti, etc.);

- le competenze progettuali e metodologiche inclusive, che gli permettono di articolare una pluralità di
procedure flessibili e differenziate. La progettualità comprende, nelle sue diverse fasi, la scelta delle
strategie, che deve essere adattata ai bisogni speciali che emergono nei differenti contesti (aula, palestra,
lavoro in piccolo gruppo, a coppie, individuale, etc.) e momenti del lavoro educativo, mettendo sempre al
centro l'alunno e la sua crescita.
I docenti hanno il compito di avvicinare il più possibile la programmazione individualizzata dello studente a
quella della classe, al fine di evitare la creazione di un divario eccessivo che potrebbe compromettere la
reale inclusione dell’alunno. A tale scopo è importante che i docenti si sforzino di individuare almeno
alcune attività della classe che possano essere svolte anche dallo studente (attività di apprendimento
cooperativo, di peer tutoring, circle time, etc.), oppure, viceversa, quali possano essere attività svolte
dall’alunno a cui possono partecipare anche i compagni (ad esempio, esperienze laboratoriali di
manipolazione, creatività, etc.).
In alcuni casi potrebbe essere necessario ricorrere all’individuazione dei nuclei fondanti delle discipline e
alla partecipazione alla cultura del compito (ultime due fasi dei cinque livelli di adattamento degli obiettivi),
in quanto la sola semplificazione degli obiettivi potrebbe risultare insufficiente, permettendo comunque
allo studente di essere componente attiva dell'ambiente di apprendimento.

- la creatività, al fine di progettare attività il più possibile variegate che stimolino l’interesse e la curiosità
dell’alunno. Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC), se adeguatamente padroneggiate,
permettono al docente di promuovere lo sviluppo relazionale e cognitivo del soggetto e ampi margini di
creatività e diversificazione nelle proposte per lui ideate.
Il docente di sostegno, a seguito di adeguate e prolungate osservazioni, in collaborazione con il Consiglio di
Classe e in stretto contatto con il CTS di riferimento, individua le tecnologie hardware (PC, tablet, etc.) e
software che apportino un concreto supporto al perseguimento degli obiettivi educativi e didattici
predisposti nel PEI dell’alunno con disabilità. L’osservazione iniziale dell’alunno si rende indispensabile
anche per l’individuazione delle potenzialità, dei talenti, degli interessi e dei bisogni, punti di partenza
fondamenti per scegliere e adattare le TIC alle esigenze dello studente, nell’ottica dell’accrescimento delle
sue autonomie e del suo Progetto di Vita. Al fine di favorire la sperimentazione di un certo hardware o
software a pagamento per un alunno con disabilità è possibile, rivolgendosi al CTS e, presentando un
progetto, richiedere il comodato d’uso prima di procedere all’acquisto dello strumento da parte della
scuola. Fondamentale, da questo punto di vista, è la collaborazione con la famiglia, al fine di consentire
anche a casa l’utilizzo delle dotazioni e garantire continuità alle azioni intraprese a scuola. Nel terzo anno
della scuola secondaria di primo grado, qualora lo studente affronti l’esame di Stato, è indispensabile che il
PEI indichi le tecnologie impiegate nel corso dell’anno, per permettere il loro utilizzo anche in sede
d’esame.
Materiale prodotto da Elena Garlanda

- la riflessività, ovvero la capacità di avere uno sguardo critico su se stesso e sul proprio operato, per
puntare verso il continuo miglioramento della sua azione educativa. In quest’ottica, il docente si configura
come un ricercatore riflessivo esperto (Luigina Mortari), capace di autovalutarsi e autocorreggersi
(metacognizione).

Il lavoro in compresenza con gli altri docenti è di fondamentale importanza, perché stimola l'appartenenza
al gruppo classe da parte dello studente e la possibilità di lavorare a progetti comuni e condivisi, che
promuovano la reale inclusione di tutti, nel rispetto dell’individualità di ciascuno. Lo studente con
disabilità, in base alle sue capacità e potenzialità può partecipare e sentirsi parte attiva del gruppo, grazie
agli adeguati adattamenti di obiettivi e materiali messi in atto dai docenti della classe, curricolari e di
sostegno (si vedano i file relativi all’adattamento dei materiali e degli obiettivi).

Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è
severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge
sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633).

Potrebbero piacerti anche