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RELATORE CANDIDATO:
Chiar.ma Prof.ssa Sandra Ciarcianelli Pier Luigi Pezzella
Matr. 2003929
La Relatrice
Mi dichiaro d’accordo a che l’Università attui dei controlli sull’originalità del lavoro.
Firma
INDICE
ABSTRACT
INTRODUZIONE
CAPITOLO I
IL DOCENTE EMPATICO
CAPITOLO II
LA RELAZIONE EDUCATIVA COME RELAZIONE DI AIUTO
2.1 La centralità della persona e del docente nel processo educativo………………. pag.10
2.2 La dimensione dialogico-affettiva tra filosofia e pedagogia……………………. pag.10
2.3 Caratteristiche della relazione educativa………………………………………... pag.12
CAPITOLO III
APPRENDIMENTO: RELAZIONI E INTERAZIONI TRA DOCENTE E
DISCENTE
CONCLUSIONI…………………………………………………………………… pag. 18
BIBLIOGRAFIA……………………………………………………………………pag.19
SITOGRAFIA……………………………………………………………………… pag.20
IV
INTRODUZIONE
Diventa quindi fondamentale una certa riflessione sulla complessità del sistema
scolastico odierno, sulla rilevanza del contesto educativo, sul cruciale rinnovamento del
ruolo dei docenti e sulle strategie educative e le metodologie delle quali essi si
avvalgono nell’azione educativa.
1
Rogers C.R., La terapia-sul cliente, Firenze, Martinelli,1970, p.253
5
CAPITOLO 1 IL DOCENTE EMPATICO
È fondamentale riconoscere il valore della figura dell’insegnate di sostegno per ciò che
è essenziale: un docente che apporta una serie di competenze indispensabili al processo
di insegnamento e apprendimento. L'insegnante di sostegno deve essere in grado di
stabilire connessioni significative a livello professionale con i colleghi, con gli
educatori, con i familiari e con gli operatori sociali e sanitari. Deve possedere capacità•
di ascolto • di riconoscimento della dignità di decisione• di problem solving • di
soluzione di conflitti • di comunicazione• di assertività costruttiva.
2 Ciarcianelli Sandra, Slide del corso di “Pedagogia speciale della gestione integrata
del gruppo classe”
7
1.4L’atteggiamento empatico
È l'esperienza di soddisfare il bisogno di ciascuno di essere accolto, conosciuto e amato,
è il riconoscimento dell'altro come soggetto unico e insostituibile, la comprensione di
come la sua esistenza non sia solo per il bene degli altri, per chi è ma anche per quello
che può diventare.
Gli educatori devono essere agenti concreti per la costruzione dell’identità dell’altro.
4
Per fare questo, come già asserito in precedenza, è necessario trovare un luogo
d’incontro fra alunni e insegnanti e questo può accadere solo nel momento in cui
avviene una sospensione del giudizio. Gli interventi educativi diventano efficaci solo
se legati da queste abilità come determinanti della qualità dell’interazione.
3
Laici C., La parola ai bambini e ai ragazzi, Perugia, Morlacchi Editore, 2008, p.13 1
4
Rogers C. R., La terapia centrata-sul-cliente, cit. pp.92-93
8
L'insegnante deve inoltre essere in grado di leggere tra le righe, interpretare il silenzio,
agire e provocare attraverso l'ascolto e l'empatia, e attivare una comunicazione
consapevole e intenzionale affinché sia facilitato il raggiungimento degli scopi
pedagogici, con la percezione che non vi sia comunicazione o momento neutro di
disimpegno. La complessità dei sistemi di comunicazione all’interno delle scuole
richiede ai docenti di essere flessibili e capaci di riconoscere gli elementi che
costituiscono la comunicazione come ad esempio: argomenti, ruoli dei partecipanti,
obiettivi dichiarati e non pubblicati, atteggiamenti psicologici e il pieno utilizzo di tutte
le funzioni comunicative. Per avere una comunicazione educativa aperta, è necessario
andare oltre la mera trasmissione di informazioni e utilizzare un sistema comunicativo
che dia maggiore importanza agli aspetti emotivi-affettivi, in modo che gli studenti si
sentano coinvolti. . In effetti, il modo in cui gli insegnanti comunicano è più importante
di ciò che effettivamente trasmettono. Attraverso il comportamento l’insegnate
trasmette non solo ciò che pensa, ma anche il suo modo di essere e il rapporto con la
conoscenza che promuove.
Occorre attribuire alla figura di Socrate, nello specifico, uno spessore pedagogico
notevole, in quanto spetta a lui il merito di aver scoperto una serie di tendenze
5Lipani S., Strategie, metodi e finalità della relazione educativa in “Scienze e ricerche”, n 6, a. VI, aprile
2015, pp. 36-4
10
pedagogiche diverse, di aver cioè percorso in ogni strada solo alcuni passi, ma nel
contempo di aver tracciato la direzione che fu successivamente seguita.6 Per Socrate la
Verità non può scaturire né erompere dal mondo esterno, né può essere tramandata. È
il risultato di un processo di ricerca interno all’individuo, caratterizzato da momenti di
tensione e di riflessione, veicolando la ragione come il più efficace strumento didattico
ed educativo, espresso attraverso la maieutica (azione del trarre fuori).
Avveniva, infatti, che l’allievo, dopo esser stato interrogato dal maestro su una
determinata questione, era indotto all’abbandono delle possibili certezze e alla rinuncia
dei propri pregiudizi, per poter da spazio all’azione della maieutica, atto squisitamente
educativo in grado di far “educare”. 7 La modalità socratica di intendere la relazione
educativo-didattica si caratterizza, infatti, di una vitale circolarità dialogica che,
scombinando il ruolo dei soggetti che vi partecipano, li riveste di nuovo senso: il
maestro è colui che sollecita alla ricerca e indirizza l’allievo verso uno scavo graduale
che lo conduce al ritrovamento della verità, alla scoperta del sapere. Strumento
principale per realizzare questo processo è il dialogo. Il dialogare proprio di Socrate,
oltre ad essere stimolo fruttuoso per l’innescarsi di processi di ragionamento e
concettualizzazione, instaura un rapporto di educazione reciproca fra l’allievo e il
maestro, sebbene, nel caso di Socrate che sapeva di non sapere, sia assai difficile
discernere l’allievo dal maestro. Una pedagogia basata sul dialogo e sulla
comunicazione e sulla costruzione di una relazione educativa, infatti, tende a superare
gli aspetti negativi dei ruoli egemonici e subalterni nell’educazione. Socrate non
ha lasciato in eredità un modello pedagogico standardizzato che, come tutti i modelli,
non sfugge alla regola di veicolare proposte d’ordine essenzialmente prescrittivo; bensì
ha delineato un originale stile educativo e didattico, identificabile come un modo di
procedere plastico ed adattato, convissuto e riflesso, scientificamente orientato,
caratterizzato da elevata partecipazione personale e centrato sull’uso del dialogo.
L’agire socratico, ha contribuito a tracciare una svolta nel pensiero e nello sviluppo
della storia dell’educazione e della pedagogia occidentale e a distanza di molti secoli,
anche nella società odierna, numerosi educatori hanno attinto dalla sua potenza
edificatrice e della sua ampia vitalità.
La fiducia e la collaborazione devono essere alla base della relazione tra allievo e
maestro. La figura del “maestro” vista in questo modo ha certamente avuto un impatto
6 Sasanelli L. D., Socrate e la sua attualità in “Filosofia e bambini”, n I, marzo 2009, p.1 8
7 Abbagnano N., Fornero G., Protagonisti e testi della filosofia, Vol. C, Torino, Paravia, 2000, p.195
11
importante sulla pedagogia moderna tanto che il rapporto maestro allievo è un punto
centrale del processo educativo.
8 Mollo G., Etica delle relazioni. Atti del convegno, Perugia, Morlacchi Editore, 2006, p.114 8
12
accettare l’altro senza porre alcuna condizione, perché solo con questa accettazione
incondizionata mi posso mettere in sintonia.9I tre passaggi da compiere per continuare
a stare in sintonia, in contatto, per avviare e mantenere il processo di cambiamento sono:
accettare, ascoltare, comprendere (empaticamente). Per poter operare le tre azioni sopra
menzionate è necessario riconoscere nei contenuti che la persona porta gli elementi
transferali della paura dell’altro, i giudizi che l’altro dà e che io vivo, gli aspetti di
contenuto che recano disturbo, espletando continuamente la difficoltà di accettare,
ascoltare e comprendere.10
Quando il cliente avverte, sia pure in misura minima, l’autenticità del terapeuta e
l’accettazione e l’empatia che il terapeuta prova nei suoi confronti, si verificheranno uno
sviluppo della sua personalità ed una modificazione del suo comportamento.11
Dalle parole di Rogers si evince una grande difficoltà a stare nella percezione dell’altro;
per entrare in sintonia con l’altrui pensiero occorre separarsi da sé, decodificare nei dati
che l’altro porta non tanto il contenuto, quanto il processo e, nel processo, l’angoscia che
emerge e accettarla, accettare l’altro senza condizioni, per entrare in contatto con lui,
affinché lui entri in contatto con se stesso e con il proprio contenuto svelato.
13
Capitolo III APPRENDIMENTO: RELAZIONI E INTERAZIONI TRA
DOCENTE E DISCENTE
12
Lipani S., Strategie, metodi e finalità della relazione educativa in “Scienze e ricerche”, n6, a. VI, aprile
2015, pp.36-41
14
Questo senso di insoddisfazione diventa così intenso da indurre gli studenti ad
abbandonare la scuola. Tanto gli insegnanti quanto gli studenti sono influenzati da
queste emozioni. Quando la relazione tra insegnante e studente diventa forzata essa si
allontana dagli obiettivi educativi. È pertanto di fondamentale importanza creare un
clima positivo in classe.
15
creare una scuola che vada oltre la semplice acquisizione di conoscenze, garantendo
che tali conoscenze siano collegate tra di loro e con significati educativi . Occorre
pertanto, come già asserito in precedenza, privilegiare il dialogo, poiché l’affettività è
maieutica di apprendimento. L'apprendimento passa attraverso un processo che è sia
emotivo che cognitivo, e quindi esiste solo un insegnante autoritario e antiautoritario
che, oltre ai concetti e ai valori, abbia una mente aperta e capacità critica, può aiutare i
propri studenti, attraverso la partecipazione attiva e corresponsabilità e cooperazione,
per sviluppare interessi e strutture spirituali (conoscenze, abilità, convinzioni), anche
perché dove c'è coinvolgimento emotivo nell'esperienza di apprendimento, ci sarà una
maggiore fissazione di quanto appreso, che sarà più facile da interagire con la rete
cognitiva del soggetto.
Secondo Vygotskij, gli esseri umani sono inseriti in una matrice socioculturale, e quindi la
formazione dei bambini avviene attraverso l’interazione con gli altri. L’ambiente in cui si
trova il bambino può influenzare positivamente o negativamente il suo sviluppo13. Le
interazioni con gli altri individui all’interno di diversi contesti sociali, plasmano il
bambino. Si considera il bambino come parte di un contesto che lo definisce e lo plasma.
Le esperienze all’interno di una relazione ben gestita offrono opportunità per imparare
ad assumere il punto di vista dell’altra persona e a risolvere i conflitti.
Bisogna sempre considerare allora, quando si opera nell’ambito dell’apprendimento e
in generale della persona, che ogni esperienza sociale contiene in sé tutta una serie di
13 Dozza L., Vivere e crescere nella comunicazione, Milano, Franco Angeli, 2012, pp.127-128
16
rimandi percettivi, emotivi, cognitivi che contribuiscono alla formazione
dell’individuo.
18
Conclusioni
19
Bibliografia
Abbagano N. Fornero G., Protagonisti e testi della filosofia, Vol. C, Torino, Paravia,
2000
Avalle U., L’altra scuola in “La ricerca”, n 14, a. VI, Bologna, Loescher Editore,
dicembre 2012
Bobbio A., Pedagogia del dialogo e relazione di aiuto, Roma, Armando Editore, 2012
Ciarcianelli Sandra, Slide del corso di “Pedagogia speciale della gestione integrata del
gruppo classe”
Dozza L., Vivere e crescere nella comunicazione, Milano, Franco Angeli, 2012
Laici C., La parola ai bambini e ai ragazzi, Perugia, Morlacchi Editore, 2008
Lipani S., Strategie, metodi e finalità della relazione educativa in “Scienze e ricerche”,
n.6, a. VI, aprile 2015
Mollo G., Etica delle relazioni. Atti del convegno, Perugia, Morlacchi Editore, 2006
Rogers C. R., La terapia centrata-sul-cliente, Firenze, Martinelli, 1970
Sasanelli L. D., Socrate e la sua attualità in “Filosofia e bambini”, n 1, a. I, marzo 2009
20
SITOGRAFIA
https://francescomacri.wordpress.com/2017/05/13/relazione-educativa-strategie-
metodi-e-finalita/
https://percorsiconibambini.it/cresci/2020/02/27/la-relazione-educativa/
http://www.edurete.org/pd/sele_art.asp?ida=808
http://www.edurete.org/pd/sele_art.asp?ida=807
https://benessere.savethechildren.it/risorse/alleanza-educativa-tra-bambinie-e-
insegnanti
https://www.scuolebilingue.com/it/news/lucca/liceo-quadriennale-
internazionale/lempatia-e-la-capacita-di-mettersi-nei-panni-dellaltro
21
Corso di specializzazione per le attività di
sostegno agli alunni con disabilità
TIROCINANTE
T UTOR SCOLASTICO:
prof.ssa ROSALBA ZEVOLA_______________________________
22
INDICE
Introduzione
1. Premessa ……………………………………………………………………pag.36
2. Il progetto …………………………………………………………………pag.37
3. Rendicontazione dell’esperienza…………………………………………….pag.40
4. Conclusioni pag……………………………………………………………….pag.41
23
Relazione sulle attività di tirocinio
Introduzione
Il lavoro presentato è frutto del tirocinio svolto durante il corso di formazione per il
conseguimento della specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con
disabilità.
Il tirocinio è stato svolto in collaborazione con il docente tutor per il sostegno didattico di un
alunno con sindrome di down. Nella parte iniziale si analizzerà l’ambiente scolastico in cui
si è operato come tirocinante, il territorio in generale, la relazione con il tutor e con i colleghi
della classe. Nella seconda parte ci si soffermerà sul ragazzo, sulla famiglia e sulla classe in
cui è inserito l’alunno ed il suo rapporto coi pari. In seguito si analizzeranno i documenti
relativi all’alunno assegnatomi, in particolare attraverso la lettura del PEI, che mi ha
consentito di delineare il profilo psico-fisico del ragazzo. Dopo una prima fase di
osservazione diretta sarà proposto un progetto rivolto all’intero gruppo classe con il fine di
migliorare l’inclusione e favorire la costruzione di un clima di classe positivo attraverso la
piena partecipazione ad esperienze positive come può essere la condivisione dell’ascolto di
brani musicali. Tale progetto prevede obiettivi didattici da raggiungere, strumenti,
metodologie e momenti di valutazione ed autovalutazione. Le competenze e conoscenze
acquisite grazie a questo corso di specializzazione hanno dato la possibilità di poter
affrontare il lavoro con un’ottica totalmente diversa. Gli strumenti a disposizione sono
risultati essere idonei allo svolgimento del compito dal punto di vista del docente, riuscendo
ad affrontare le situazioni e gli eventi in un contesto conosciuto. La prerogativa
imprescindibile del docente specializzato è quella di conoscere le personali ed uniche
caratteristiche dei discenti per realizzare degli interventi didattico-educativi adeguati alle
loro specifiche esigenze e potenzialità. È in base a queste diversità ed unicità degli individui
che egli ha il dovere di adottare delle strategie di insegnamento adeguate alle loro peculiari
caratteristiche, in modo da “personalizzare” il percorso di apprendimento. Il ruolo del
docente di sostegno è fondamentale, soprattutto quando il docente ha a propria disposizione
le conoscenze e le competenze idonee fornite dal corso di specializzazione che determina
dunque una preparazione più articolata che consente al docente di diventare facilitatore
dell’apprendimento dei soggetti disabili e della piena realizzazione dell’inclusione. Le
competenze acquisite in questo percorso saranno utili non solo ai fini della piena inclusione
24
del soggetto disabile, ma anche per una maggiore comprensione e una migliore articolazione
delle strategie di insegnamento per tutto il gruppo classe. È importante precisare ciò in
quanto l’insegnante di sostegno non è “solo” l’insegnante dello studente disabile ma,
assumendo la contitolarità della classe in cui opera con gli insegnanti curriculari, è a tutti gli
effetti insegnante della classe. Egli, in sostanza, è portatore di competenze ulteriori per
realizzare al meglio il processo educativo/formativo di insegnamento-apprendimento per
tutti i discenti: per far sì che il Progetto di Vita di ognuno prenda forma.
L’Istituto si trova in via S. Rocco, strada principale del centro storico, di comodo accesso
sia per l’utenza locale che per quella residente in località DX Volturno e Lago Piatto, servita
dalla strada Domitiana.
L’Istituto Comprensivo Statale “G. Garibaldi“ di Castel Volturno (CE) è nato nell’anno
scolastico 2012-2013, con l’accorpamento della Scuola dell’Infanzia “Roncalli” sita in via
Papa Roncalli, la Scuola dell’Infanzia e la Scuola Primaria del “Villaggio del Sole” site in
via N. Machiavelli e la Scuola Secondaria di Primo Grado “G. Garibaldi” sita via San Rocco
nn. 28-30.
Il primo preside della scuola fu Mario Conte (1961-62), gli successero Claudio Valente
(1962-63), Alfredo Del Plato (1963-64), Pietro Scirocco (1964-1965; 1967-68), Angelo
Gentile (1965-67), Pasquale Santamaria (1968-70), Giovanni Battista Dell’Isola (1970-
1996), Claudio Beatrice (1996-2002), Francesco Santonastaso (2002-05, 2006-07), Angela
Gallo (2005-06), Teresa Coronella (2007-2022), mentre l’attuale dirigente scolastico è
Elisabetta Corvino.
La Scuola Media Statale “G. Garibaldi” di Castel Volturno fino alla creazione della sede
staccata dell’Istituto Alberghiero di Aversa nel 1988, della sede staccata del Liceo
Scientifico di Mondragone nel 2006 e nel 2007 dell’I.S.I.S., che comprende anche l’Istituto
d’Arte di Pinetamare, è stato l’unico soggetto istituzionale ad assicurare agli alunni, insieme
alla scuola elementare, il diritto all’istruzione e a proporsi come faro per la cultura non solo
scolastica nel comune di Castel Volturno.
25
Sono presenti diversi laboratori, le aule sono tutte dotate di Lim, la sala dei docenti è in rete,
la palestra e i laboratori sono regolarmente utilizzati. Le aule sono di ampiezza variabile e
dotate di buona luminosità. Le barriere architettoniche sono superabili, all'interno della
scuola c’è sia una rampa per persone impossibilitate ad utilizzare le scale con gradini, sia
un ascensore.
Questa scuola accoglie una platea abbastanza estesa di alunni provenienti da ceti sociali non
omogenei; la maggior parte di essi proviene da un contesto socio-economico medio-basso.
La realtà urbana cui appartiene l’Istituto presenta gli stessi disagi di cui soffrono tutti i
comuni dell’agro aversano. I minori, che in un passato non molto lontano, sono stati facile
preda della criminalità organizzata, lo sarebbero stati ancor di più se non ci fosse stata la
scuola ad arginare tale problema. Per questo motivo il Comune e l’Istituzione scolastica sono
quotidianamente impegnati in azioni di contrasto al disagio presso questa fascia della
popolazione e le rispettive famiglie. Il clima che si respira nelle classi tuttavia è sereno e
l'interazione tra docenti e studenti è basata sul rispetto reciproco e sulla trasparenza e
condivisione. L’IC “Garibaldi” si impegna costantemente nel recupero complessivo del
tessuto sociale e rappresenta sul territorio un baluardo di legalità.
L’Istituto “G. Garibaldi” si pone l’obiettivo di fungere da punto di riferimento per tutti i
ragazzi del territorio, promuovendo la riabilitazione di questo comune attraverso iniziative
che fronteggino l’abbandono scolastico.
L’Istituto G. Garibaldi risulta attento al tema dell’inclusione avendo sviluppato già da tempo
solide competenze sul tema, grazie alla presenza collaborativa e proficua di un Gruppo di
Lavoro per l’Handicap (GLH) e alla definizione di un protocollo di accoglienza riferito agli
alunni disabili e con Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Nell’anno scolastico 2016/2017
è stato istituito per la prima volta un GLI, in attuazione alla direttiva sui BES (Bisogni
Educativi Speciali), estendendo i compiti del GLH a tutte le problematiche relative ai BES.
Nel corso dell’a. s. 2016/2017 l’istituto ha inoltre elaborato ed approvato l’adozione di un
protocollo di accoglienza degli alunni stranieri per favorire la piena inclusione degli alunni
che rappresentano un’ampia parte della comunità scolastica mediante la personalizzazione
della didattica e corsi di potenziamento della lingua italiana.
Ogni classe presenta alunni che necessitano di una particolare attenzione per svariate ragioni:
svantaggio sociale e culturale, disturbi specifici di apprendimento e/o disturbi evolutivi
specifici, difficoltà derivanti dalla non conoscenza della cultura e della lingua italiana perché
appartenenti a culture diverse. L’istituto si impegna a rispondere ad ogni esigenza in maniera
mirata e diversificata, predisponendo percorsi formativi personalizzati per ogni studente con
bisogni specifici di apprendimento. Ad oggi, sono presenti nell’Istituto 47 alunni con
disabilità certificata, 1 DSA certificato e 19 BES afferenti allo svantaggio socio-culturale.
Gli studenti con cittadinanza non italiana alla Scuola dell'Infanzia sono 30, alla Scuola
Primaria sono 70, alla Scuola Secondaria di Primo Grado sono 53. Questa eterogeneità di
alunni determina un arricchimento culturale e sociale.
Per promuovere l’inclusione degli alunni con disabilità certificata, l’Istituto costruisce il
Profilo Dinamico Funzionale (PDF) di ogni allievo all’interno del quale vengono considerate
capacità, potenzialità e difficoltà di sviluppo, attraverso la consultazione della Diagnosi
funzionale (DF), ossia la descrizione della compromissione dello stato psico-fisico
dell’alunno. Esso individua sia le capacità che le potenzialità di sviluppo, sia le difficoltà di
apprendimento nel rispetto delle scelte culturali dell’alunno. Attraverso la DF e il PDF, per
ogni alunno si sviluppa il Piano Educativo Individualizzato (PEI), che è parte integrante della
programmazione didattico-educativa della classe. Il PEI viene definito entro il primo
trimestre di scuola dai docenti del Consiglio di Classe, con il contributo degli operatori
dell’Azienda U.S.L., delle eventuali figure professionali dell’Ente Locale che seguono
l’alunno e della famiglia. Per la redazione del PEI il Consiglio di Classe e/o il gruppo dei
docenti della classe in cui è iscritto l’alunno con disabilità, si avvale della documentazione
prodotta nel percorso scolastico precedente, ricevuta dalla scuola o classe di provenienza,
nonché della DF e del PDF. Nel corso dell’anno il PEI viene costantemente monitorato per
valutare se risponda efficacemente alle esigenze specifiche dell’alunno con disabilità. Anche
i documenti DF e PDF sono aggiornati ogniqualvolta sia ritenuto necessario. Il dirigente
scolastico si impegna a provvedere all’aggiornamento annuale del Piano Annuale per
l’Inclusività (PAI) e a tal fine individua le figure strategiche che operano all’interno del GLI
sia per la rilevazione degli alunni con Bisogni Educativi Speciali sia per tutto quanto possa
rilevarsi utile ed inclusivo per la scuola.
In un secondo momento la scuola provvede anche alla valutazione dell’iter formativo: tale
valutazione si attua attraverso un confronto fra tutte le parti coinvolte (in itinere e alla fine
del percorso). Si procede con un bilancio dell’esperienza attraverso:
Si evidenziano, inoltre, alcuni punti di forza dell’istituto sul tema inclusione: l’impegno forte
sul tema dell’inclusione di tutti i docenti che monitorano costantemente, nei consi gli di
classe, tutti gli alunni al fine di individuarne eventuali bisogni educativi speciali da seguire
con una didattica personalizzata. A tal fine sono presenti presso i laboratori informatici
software da utilizzare quali strumenti compensativi. Inoltre, vi è il costante monitoraggio del
livello di inclusività dell’istituto mediante la compilazione di opportuni questionari redatti
secondo gli index nazionali.
29
PROGETTO LEGALITA' L’educazione alla legalità ha per oggetto la natura e la funzione
delle regole nella vita sociale, i valori civili e la democrazia, l’esercizio dei diritti di
cittadinanza. Per un adolescente riconoscere e accettare un mondo di regole è sempre un
percorso difficile e faticoso. In tal senso, promuovere la cultura della legalità nella scuola
significa educare gli alunni al rispetto della dignità della persona umana, attraverso la
consapevolezza dei diritti e dei doveri, con l’acquisizione delle conoscenze e
l’interiorizzazione dei valori che stanno alla base della convivenza civile.
LIBRO AMICO MIO Il progetto di attività alternativa alla religione cattolica è rivolto agli
alunni della scuola dell’infanzia, della primaria e della secondaria di I grado dell’istituto che
non si avvalgono di tale insegnamento e che pertanto, in base alla normativa vigente, hanno
diritto ad essere impegnati in altra attività, per evitare che l’ora di religione cattolica diventi
un momento di disimpegno e sia, invece, un tempo proficuo sia per la didattica curricolare
sia per la formazione della persona.
La classe presso la quale ho svolto la mia attività di tirocinio è una prima media composta
da 15 alunni,10 maschi di cui 1 con BES e 5 femmine. Provengono da ambienti socio-
economico- culturale eterogenei. Dal punto di vista disciplinare prevalgono alunni educati e
con un rendimento scolastico accettabile; alcuni tuttavia risultano particolarmente vivaci e
con rendimento scarso. I rapporti interpersonali sono abbastanza positivi sia tra discenti che
tra questi ultimi e i docenti, variabili nei confronti dell'alunno con BES: alcuni alunni
dimostrano, infatti, un atteggiamento molto affettuoso, disponibile e tale da far sentire
l’alunno parte integrante del gruppo classe, altri invece si mostrano poco sensibili
30
all’inclusione. Da un punto di vista didattico, la classe è eterogenea; il livello di preparazione
culturale è sufficiente. Alcuni alunni sono in possesso di discrete abilità di base e si
impegnano con interesse a scuola ed a casa, altri presentano incertezze pur mostrando buona
volontà ed, infine, altri non hanno una preparazione di base adeguata, alla quale aggiungono
scarsa partecipazione e attenzione durante le lezioni, nonché un’applicazione superficiale
nello studio a casa
Nel corso della mia esperienza di tirocinio, mi sono approcciata allo studente Luca (nome di
fantasia), in situazione di handicap certificata, è un ragazzo di 11 che frequenta la prima
media ed è seguito dal docente specializzato per 18 ore settimanali. Durante l’attività di
tirocinio sono state condotte osservazioni libere e strutturate attraverso le quali è stato
possibile analizzare i punti di forza ed i punti di debolezza dell’alunno, utili oltre che ad una
conoscenza approfondita del caso anche alla redazione di un progetto costruito per l’alunno.
Luca gode di un buono stato di salute, non ha mai presentato atteggiamenti o comportamenti
aggressivi, anzi è sempre pronto al gioco e allo scherzo, accetta le regole e le rispetta.
Partecipa alle attività di gruppo in modo spontaneo e ben volentieri. L’attività di tirocinio
diretto si è avvalsa della stesura regolare e attenta del cosiddetto diario di bordo, orientato
grazie all'ausilio di apposite schede di osservazione dotate di griglie predisposte per
l’annotazione dei vari momenti della vita scolastica.
31
2. Osservazioni relative al caso assegnato
In linea con quanto esposto, il lavoro svolto con Luca sarà orientato proprio a potenziare la
motivazione e favorire l’inclusione all’interno del gruppo classe.
Per quanto riguarda l’igiene personale e la sua capacità di gestirsi, Luca si mostra come un
ragazzo curato nel vestiario e nella pulizia personale; utilizza i servizi igienici in maniera
autonoma, tuttavia non comunica in maniera spontanea le sue necessità fisiologiche e
necessita che l’insegnante di sostegno lo aiuti nella gestione di tale autonomia chiedendogli
ripetutamente se necessita del bagno. Si nota, oltre ad una buona cura dei suoi oggetti
personali, un particolare interesse per la musica, per questo motivo ho deciso di incentrare il
mio intervento didattico su un percorso di socializzazione ed inclusione attraverso la musica
volto a coinvolgere l’intera classe attraverso la condivisione di un canale comunicativo
alternativo.
Dalla diagnosi funzionale emerge che, oltre ai disturbi all’apprendimento e delle relazioni
sociali, l’alunno non presenta gravi difficoltà nell’area sensoriale, prediligendo il canale
uditivo. Invece, per quanto riguarda l’area motorio-prassica, il ragazzo presenta delle
stereotipie motorie che interessano gli arti superiori. Nell’area linguistica Luca presenta una
comprensione discreta per istruzioni semplici e/o situazionali, mentre la produzione è molto
scarsa e con estreme difficoltà articolatorie.
3. Osservazioni libere
32
La famiglia risulta essere un grandissimo punto di forza, i genitori hanno sempre dato grande
importanza alla formazione scolastica e formativa del figlio. Sicuramente bisognerà lavorare
per far sì che l’alunno diventi più autonomo e meno legato alle sue figure di riferimento che
sono in ambito familiare, la madre e in ambito scolastico il docente di sostegno. Luca deve
riuscire a superare o quantomeno ridurre questa dipendenza. La classe si dimostra alquanto
collaborativa, partecipa attivamente alla costruzione della relazione educativa: una gran
parte della classe assume atteggiamenti di reciproca solidarietà, mostrandosi protettiva e
sensibile nei confronti del compagno. I ragazzi coinvolgono Luca nella maggior parte delle
attività e nei momenti di ricreazione, sono aperti nei suoi confronti, l’aiutano quando
necessario. I docenti di sostegno e i docenti curricolari che si sono susseguiti negli anni e nei
vari ordini e gradi di scuola, sono riusciti a trovare sempre la strada giusta da percorrere in
modo tale che Luca potesse sentirsi parte integrante e parte attiva della classe. Per quanto
concerne l’ambiente extrascolastico il ragazzo, ha piacere ad uscire con i suoi coetanei,
svolge quelle attività proprie della sua età e prova interessi nei confronti dell’altro sesso,
condivide la passione per la musica ed il ballo con i compagni di classe e quelli della scuola
di danza. È molto attento alla cura della persona e all’abbigliamento. Da un punto di vista
didattico si è cercato di intervenire maggiormente per sostenere Luca nelle materie in cui ha
più difficoltà ovvero quelle scientifiche e matematiche. Il primo passo dunque è stato quello
di organizzare l’orario di lavoro del docente tutor e del docente tirocinante affi nché siano
presenti durante tali ore. Le particolari esigenze educative dell’allievo suggeriscono
l’utilizzo di peculiari ausili didattici come il netbook, tablet, monitor touch screen e similari
da associare a quelli che ormai rientrano nella routine scolastica: tra questi si utilizzerà
quando è possibile il laboratorio d’informatica per attività di ricerca d’informazioni, l’aula
magna per la visione di documentari storico-scientifici ed anche film cinematografici
attinenti agli argomenti da trattare; fotocopie ed illustrazioni per ogni materia. Per tale
motivo i programmi scolastici devono essere finalizzati a facilitare l’acquisizione di
specifiche autonomie di vita, a garantire il potenziamento dei risultati conseguiti negli altri
contesti terapeutici e contribuire a ridurre specifici comportamenti disadattivi. A tal
proposito, l’ambiente scolastico va considerato come lo spazio preposto a facilitare
esperienze di incontro e confronto con i coetanei che rappresentano una risorsa molto
importante: essi, con la spontaneità che li caratterizza, la naturalezza del loro modo di
rapportarsi e la capacità di una sintonizzazione empatica, si pongono come figure
particolarmente idonee per attivare sequenze di interazione in grado di facilitare la
motivazione del ragazzo diversamente abile e lo sviluppo di un sentimento di appartenenza
al gruppo. In tale ottica sono da prediligere, ove possibile, i lavori di gruppo e le strategie di
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tutoring, proprio per raggiungere lo scopo di consolidare le abilità comunicative e
relazionali, favorendo l’inclusione.
4. Osservazioni strutturate
L’attività di tirocinio diretto si è avvalsa della stesura regolare e attenta del cosiddetto diario
di bordo, orientato grazie all'ausilio di apposite schede di osservazione dotate di griglie
predisposte per l’annotazione dei vari momenti della vita scolastica.
- INTERESSI L’alunno dimostra una grande passione per la danza e il ballo in generale.
5. Conclusioni
Alla luce delle osservazioni libere e strutturate, oltre a favorire l’inclusione, risulta
opportuno prevedere, all’interno del progetto che sarà realizzato per Luca e la sua classe, i
seguenti obiettivi:
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Parte terza
1. Premessa
MUSICHI-AMO INSIEME
Ultimamente, numerosi esperti in arte e in musica hanno contribuito a creare dei sistemi
educativi e delle strategie didattiche e terapeutiche atte a intervenire nelle situazioni di
difficoltà sia essa fisica che psichica. I benefici della musica sono ormai noti a tutti e viene
utilizzata sempre di più anche a scuola. La musica è un linguaggio e come tale può essere
utilizzata per comunicare, per trasmettere delle emozioni, delle percezioni, delle
informazioni e dei contenuti. La persona che ha difficoltà nell’utilizzare il sistema di
comunicazione convenzionale può trovare nella musica un mezzo per interagire con gli altri,
in particolar modo con il gruppo dei pari. Attraverso il linguaggio musicale anche chi ha
difficoltà fisiche o motorie può riuscire ad esprimere emozioni e bisogni. Esprim ere le
proprie emozioni permette di liberarsi dallo stress emotivo ed essere psicologicamente più
rilassati e più predisposti all’apprendimento. I ragazzi con BES attraverso la musica possono
esprimersi in maniera libera ma allo stesso tempo esercizi guidati permettono loro di
imparare le regole. Saper gestire l’autocontrollo non è, infatti, una cosa scontata per chi ha
una forma di disabilità ma diventa di fondamentale importanza per la convivenza con gli
altri e la socializzazione. Un’importanza fondamentale ha la parte creativa dell’esercizio
musicale; attraverso giochi guidati, uso di strumenti, canzoni e suoni la persona viene spinta
ad utilizzare la propria creatività, e, di conseguenza, ad elaborare concetti e pensieri astratti
che richiedono impegno e che quindi favoriscono lo sviluppo delle attività intellettive e
cognitive. Le attività musicali, inserite in un progetto personalizzato sui singoli, possono
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portare concretamente alla conquista di una certa autonomia, ovviamente nelle possibilità
consentite.
Secondo gli esperti la peculiarità della musica è la sua capacità di creare un nuovo
linguaggio, quindi nuovi canali di comunicazione. Questi nuovi canali di comunicazione
permettono proprio a tutti di esprimersi e quindi di tessere una rete di relazioni interpersonali.
Inoltre ascoltare particolari melodie produce a livello corporeo e mentale sensazioni
piacevoli che portano di conseguenza ad uno stato di benessere psicofisico non solo per le
persone disabili ma anche per tutti coloro che gli stanno intorno.
2. Il progetto
La finalità del progetto è quella di fornire le basi per vivere con serenità e positività il
rapporto con i coetanei. Dentro ognuno di noi vi è un potenziale comunicativo verbale e non
verbale che la musica può aiutare ad esprimere in quanto ciascuno di noi è cresciuto immerso
nel suono. La musica è dunque un potente strumento di relazione poiché ci appartiene fin
dal concepimento e ha gettato le basi del nostro essere in relazione con l’altro Il percorso
didattico ha lo scopo di promuovere quei valori e atteggiamenti sani che sono alla base di
stili di vita consapevoli e responsabili. Inoltre è importante per il gruppo classe promuovere
le relazioni tra gli alunni stimolando la collaboratività e la sperimentazione di forme di aiuto
reciproco e di solidarietà.
FINALITA' La finalità prima e ultima è quella della comunicazione, della reciprocità nel
rapporto interpersonale. In genere si può affermare che le attività del laboratorio:
Favoriscono il benessere del ragazzo da solo e nel gruppo: le attività proposte mirano infatti
a facilitare la relazione con se stessi e con i pari, al di fuori dei parametri scolastici che
pongono spesso i nostri ragazzi in competizione e ne favoriscono una distorta autostima.
Facilitano l’uso del linguaggio verbale modulato su ritmi, situazioni ed emozioni (soprattutto
grazie all’uso di conte, filastrocche, canzoni tratte dalla tradizione popolare).
OBIETTIVI EDUCATIVI
OBIETTIVI DIDATTICI:
OBIETTIVI SPECIFICI:
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✓ Aumentare la capacità di ascolto di sé e degli altri, valorizzando le competenze
interattive.
STRUMENTI: non mancherà l’utilizzo di strumenti tecnologici e non, come: LIM (Lavagna
interattiva multimediale), supporti tecnologici; tablet; PC; impianto audio; materiale
cartaceo, colori); video musicali; testi di canzoni; descrizioni scritte e grafiche; schede
operative, composizioni libere; conversazioni e discussioni individuali e di gruppo.
ATTIVITA’: l’attività sarà articolata in tre fasi, la prima fase costituisce un momento
introduttivo; si procederà ad introdurre ed esporre alla classe le fasi del progetto, le attività
programmate, i tempi e le modalità di svolgimento. Saranno poi organizzati i gruppi di
lavoro che svolgeranno le diverse attività, assegnando a ciascun elemento dei singoli gruppi
i rispettivi ruoli e compiti.
La seconda fase rappresenta la parte più corposa del progetto e prevede la scelta da parte
degli alunni di canzoni e video musicali preferiti, accompagnate dalla lettura dei rispettivi
testi; alla fine, attraverso l’utilizzo della LIM, verranno ascoltate le canzoni scelte e avviati
dei momenti di condivisione reciproca delle emozioni scatenate dai testi musicali associati
al proprio vissuto.
3. Rendicontazione dell’esperienza
Gli alunni hanno dato una serie di risposte diversificate e interessanti, concordando sull’idea
che la musica rappresenti un importante canale alternativo al linguaggio tradizionale,
attraverso il quale manifestare i propri stati d’animo, emozioni e sentimenti.
Alcuni alunni hanno anche manifestato che la musica diventa in alcuni momenti di vita uno
strumento per regolare le proprie emozioni.
Sempre attraverso la tecnica del brainstorming è stato chiesto “Quali sono i generi musicali
preferiti”, ed ognuno ha palesato i propri gusti musicali per lo più di tendenza con quelli
ascoltati dagli adolescenti e non solo.
In quest’occasione è emersa una grande eterogeneità: dai gruppi più “classici” della musica
rock ai recenti idoli emersi dai talent televisivi, dalla musica italiana a quella straniera.
Successivamente sono stati definiti tempi e modalità e creati i gruppi di lavoro con
l’assegnazione dei rispettivi ruoli.
FASE 2: i ragazzi hanno lavorato in piccoli gruppi per ricercare i video da visionare e i
relativi testi. Sono stati scelti i seguenti brani musicali da ogni gruppo:
Sangiovanni: Lady;
In seguito, ogni brano musicale è stato riprodotto attraverso la LIM, e contestualmente ogni
gruppo ha spiegato le motivazioni che li ha spinti alla scelta del brano proposto e la
condivisione del vissuto emotivo associato all’ascolto della propria canzone.
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La discussione è avvenuta in un clima di rispetto reciproco, di divertimento e di
spensieratezza, la maggioranza dei ragazzi ha provato emozioni di benessere e di positività
rispetto alla condivisione dell’esperienza
FASE 3:
Nella fase autovalutativa è stato chiesto ai ragazzi di rispondere ad una serie di domande
circa l’esperienza vissuta (si allega griglia di autovalutazione).
Dalle risposte è emerso che circa il 70% degli alunni riteneva di aver raggiunto gli obiettivi
del gruppo, il 61% ha affermato di aver ascoltato le idee degli altri e accettato il punto di
vista dei compagni, infine il 75% si è dichiarato favorevole a ripetere l’esperienza. Anche
Luca ha manifestato soddisfazione per l’attività svolta con il gruppo dei pari.
Tutti gli alunni si sono dimostrati partecipativi rispetto alle attività, impegnandosi e
dimostrando interesse in tutte le fasi, collaborando in maniera costruttiva e nel rispetto delle
regole riuscendo ad organizzare in autonomia il proprio lavoro.
4. Conclusioni
Alla luce delle osservazioni effettuate, si è progettato l’intervento didattico sulle funzioni
comunicative prendendo come punto di partenza l’asse comunicazionale del PEI per
sviluppare le seguenti competenze: rafforzare il senso di identità e relazionarsi, aprendosi
agli altri. Dal punto di vista cognitivo, invece, il progetto mira ad aumentare i tempi di
attenzione e di concentrazione; sviluppare le capacità nelle consegne guidate, lavorare in
modo autonomo. La tematica dell’inclusione scolastica è il fulcro di ogni argomentazione, è
il vero obiettivo da perseguire con tutti i mezzi a disposizione.
L’alunno disabile, in una società come la nostra, rappresenta una presenza provocatoria e
poco rassicurante. I docenti devono possedere elevate competenze professionali che
permettono di calibrare il percorso didattico educativo sulle esigenze e sugli stili di
apprendimento dei discenti. Nella prospettiva dell’inclusione, il docente di sostegno sarà
colui che essendo dotato di capacità e competenze pedagogiche, operative, comunicative
adeguate in base al contesto, potrà cogliere le potenzialità degli studenti con abilità diverse,
in modo tale da progettare delle risposte che si collochino appieno nella prospettiva
dell’inclusione. Terrà conto degli aspetti emotivi considerando che in ogni situazione
d’apprendimento, c’è un’osmosi tra sfera affettiva e conoscitiva e che è necessario che i
docenti lavorino anche al fine di migliorare la stima di sé del ragazzo. L’insegnante di
sostegno assume il ruolo di facilitatore ma non solo per l’alunno disabile, ma per ogni alunno
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della classe. Attraverso l’esperienza di tirocinio si è acquisita consapevolezza del ruolo
dell’insegnante di sostegno in rapporto ai colleghi e agli alunni in vista del processo
d’insegnamento.
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