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Al giorno d’oggi la società si trova ad affrontare una situazione in profonda e rapida trasformazione.
Le nuove generazioni si trovano a dover affrontare problemi sociali sempre più complessi, la cui
soluzione va al di là delle possibilità e delle conoscenze individuali, e che richiedono quindi capacità
ed abilità molto diverse da quelle che avevano accompagnato nella loro formazione le generazioni
precedenti. Inoltre è sempre più evidente la necessità di educare i giovani alla convivenza sociale. Ad
esempio è necessaria una capacità di lavorare in gruppo, di apprendere continuamente. Oggi il
semplice scambio di informazioni o l’esecuzione di istruzioni non è più sufficiente. Negli ultimi anni
la scuola ha risposto a queste sollecitazioni spostando l’attenzione della riflessione da insegnare per
l’apprendimento di contenuti ad insegnare per sviluppare “competenze chiave”, abilità per la vita (life
skills), obiettivi che vanno oltre la scuola. Il nostro sistema di istruzione si impegna quotidianamente
a promuovere e sviluppare le competenze di cittadinanza (come collaborare, imparare ad imparare,
ecc.). Pedagogisti e psicologi dell’apprendimento e dell’educazione hanno studiato, sviluppato,
sperimentato e proposto da diversi anni nuovi sistemi educativi in risposta alle sfide emergenti. Da
questi presupposti è nata l’esigenza di ripensare ad un percorso formativo basato sull’apprendimento
cooperativo, cioè sulla condivisione di esperienze e su pratiche di aiuto reciproco. Oltre che per la
necessità di affrontare le mutate condizioni sociali, i processi di apprendimento negli ultimi decenni
sono stati oggetto di interesse e di studi anche sotto la spinta delle proposte teoriche della psicologia
culturale e del socio-costruttivismo. Gli studi hanno messo in discussione la nozione di
apprendimento in senso classico, ovvero come acquisizione di informazioni, conoscenze e capacità
oggettivamente misurabili, spostando l’interesse degli esperti a contesti di apprendimento in grado di
attivare dinamiche interattive fra membri del gruppo. Si possono trovare a questo proposito molte
testimonianze da parte di studiosi ed esperti che sottolineano la necessità di riflettere e ripensare le
finalità educative della scuola per indirizzarle verso le esigenze della società attuale. Tra questi,
Bruner afferma che “Il modo di concepire l’educazione è una funzione del modo di concepire la
cultura e i suoi scopi, espressi o inespressi” (“La cultura dell’educazione”, 1996). Ciò che viene messo
in risalto da parte di diversi autori è la necessità di sostituire una visione più adeguata ed aggiornata
della scuola come risposta al fatto che il mondo si sta evolvendo e continuerà a cambiare in maniera
sempre più rapida ed imprevedibile. I cambiamenti di prospettiva citati hanno messo in discussione
non solo la metodologia dell’istruzione scolastica ma anche le ragioni socio-culturali che le avevano
concepite. Da questo hanno preso forma sempre più definita la teoria e le tecniche dell’apprendimento
cooperativo, che tendono a superare la visione tradizionale dell’apprendimento come attività
intrinsecamente individuale.
Avviato negli anni ’60 in America, si sta diffondendo anche nel sistema scolastico italiano secondo
una pluralità di approcci a testimonianza di una vivace riflessione sull’argomento.
I padri fondatori del Cooperative Learning possono essere considerati David e Robert Johnson che
negli anni ‘70, attraverso numerose ricerche empiriche hanno dimostrato la maggior efficacia della
cooperazione rispetto ai metodi di apprendimento tradizionali come la lezione frontale e
l’apprendimento individuale. Elizabeth Cohen ha sottolineato, inoltre, come la realizzazione di
compiti complessi attraverso il metodo cooperativo porta a valorizzare le diverse competenze ed
intelligenze dei membri del gruppo.
Sebbene possa sembrare riduttivo cercare di dare una definizione dell’apprendimento cooperativo, è
possibile affermare che esso consiste in un sistema di tecniche di conduzione della classe basate sul
lavoro degli studenti in piccoli gruppi eterogenei. Le dimensioni limitate e l’eterogeneità, infatti, sono
due caratteristiche che danno ad ogni singolo la possibilità di esprimersi al meglio e permettono di
valorizzare positivamente tutte le potenzialità di ogni membro. I fratelli Johnson ed Holubec
ricordano che “con l’aumentare delle dimensioni del gruppo le abilità interpersonali richieste per
gestire le interazioni tra i membri diventano molto più complesse e sofisticate”. Ricordiamo inoltre
l’importanza della seconda caratteristica, l’eterogeneità dei membri del gruppo, rispetto, ad esempio,
a gruppi omogenei, dove gli studenti sono all’incirca dello stesso livello, e quindi dove sarà minore
lo stimolo al miglioramento. L’eterogeneità non dovrebbe consistere neanche in un divario troppo
elevato tra le capacità dei singoli: qui presto emergerà la figura di un leader, mentre altri membri
avranno un ruolo più passivo. Nei gruppi eterogenei, invece, si supera quella visione individualistica
e competitiva dell’apprendimento e si viene a stabilire una interdipendenza positiva tra i membri del
gruppo che favorisce la risoluzione di compiti complessi, tanto spesso richiesti dal mondo reale.
L’interdipendenza positiva infatti si instaura quando si pensa al gruppo come ad una squadra, in cui
i membri sono interconnessi gli uni con gli altri e il successo di uno è legato al successo degli altri:
ciascuno quindi diventa indispensabile per il successo di tutti. Viene in questo modo sottolineata
anche la responsabilità individuale, che nasce dalla consapevolezza che il lavoro del singolo è
necessario affinché il gruppo possa portare a termine il compito assegnato. E’ questa la risposta a
quanti criticano il metodo cooperativo pensando che all’interno del gruppo possa venire meno il
contributo di ogni singolo partecipante e che il successo venga attribuito a tutti mentre le capacità
sono solo di alcuni. Al contrario, nell’apprendimento cooperativo il gruppo predispone, crea e
promuove le condizioni che consentono all’individuo di acquisire abilità difficili da raggiungere da
soli. Il gruppo diventa quindi facilitatore, sostegno e punto di riferimento per il singolo. Un altro
elemento caratterizzante l’apprendimento cooperativo è l’interazione diretta costruttiva: essa consiste
nel collaborare in modo positivo incoraggiandosi a vicenda. Ci si riferisce a tutti quei comportamenti
di incoraggiamento, facilitazione, sostegno reciproco che permettono di portare a termine il proprio
compito guardando sempre all’obiettivo comune. Vengono messi in atto quegli atteggiamenti di
rispetto reciproco come ad esempio accettazione, stima, valorizzazione, conforto ed aiuto, necessari
per far funzionare il gruppo. Se realizzati, tali atteggiamenti permettono di superare quelle difficoltà
nella comunicazione e nella costruzione di legami collaborativi. L’apprendimento cooperativo
diventa così un’occasione per imparare ad esercitare atteggiamenti propositivi nei confronti del
prossimo, comportamenti molto importanti e necessari anche al di fuori della scuola. Emerge anche
l’importanza delle abilità sociali quale ulteriore tratto caratteristico del metodo cooperativo. Con il
termine “abilità sociali” si fa riferimento non alle normali abilità scolastiche, ma a quelle abilità che
possono essere raggruppate nelle seguenti quattro aree: conoscersi e fidarsi degli altri; comunicare
con chiarezza e precisione; accettarsi e sostenersi a vicenda; risolvere i conflitti. Di fatto, per far
funzionare il gruppo, gli studenti devono imparare ad assumere ruoli diversi, imparare a prendere
decisioni, gestire situazioni conflittuali; non è scontato che gli studenti possiedano naturalmente
queste competenze. Esse dovranno invece essere insegnate con cura e consapevolezza, perché sono
fondamentali per il lavoro del gruppo. L’ultimo elemento che caratterizza l’apprendimento
cooperativo è la revisione del lavoro svolto e la valutazione di gruppo. Infatti è essenziale coinvolgere
gli alunni nella correzione del lavoro per migliorare le loro capacità metacognitive e permettere a
ciascuno di riflettere sul comportamento messo in atto all’interno del gruppo. Sono quindi gli stessi
alunni ad analizzare e descrivere i progressi compiuti e le modalità di lavoro adottate. Questo permette
agli studenti di attivare quel processo di “imparare ad imparare”, tanto necessario nella nostra società.
Accanto alla valutazione di gruppo vi è anche la valutazione operata dall’insegnante sia a livello
individuale, che a livello di gruppo. Anche in questo processo è fondamentale il coinvolgimento degli
studenti: attraverso un’attiva partecipazione essi possono incrementare la consapevolezza dei
meccanismi che sottostanno al loro apprendimento ed è possibile affermare che, così concepita, la
valutazione non sia un processo accessorio all’insegnamento, bensì una sua parte essenziale. Risulta
chiaro quindi che la valutazione, per poter realizzare pienamente le proprie finalità, dovrebbe essere
espressa tramite un giudizio e non semplicemente da un numero, che spesso tende ad inquadrare in
modo riduttivo gli studenti. La valutazione inoltre è un processo rivolto anche agli insegnanti:
attraverso di essa, essi ricevono un feedback importante non solo riguardo ai progressi degli alunni,
ma anche relativamente alle azioni messe in campo, agli aspetti positivi e negativi della propria
didattica.
Nell’apprendimento cooperativo, dove il soggetto è considerato protagonista attivo e responsabile, il
docente ha il ruolo centrale di conduttore e facilitatore. Il ruolo del docente è fondamentale affinché
possa veramente realizzarsi nel gruppo l’efficacia del tutoring tra pari. In particolare, il docente dovrà
fare in modo che tutti partecipino attivamente; l’assegnazione dei ruoli è parte fondamentale di questo
aspetto. Inoltre il docente, dopo aver definito i compiti, dovrà aiutare i partecipanti del gruppo a
risolvere i problemi che possono insorgere, dovrà essere in grado di valorizzare il contributo di ogni
partecipante alla discussione, dovrà essere attento a cogliere e riproporre le riflessioni più
significative che emergono durante il lavoro e, se necessario, sintetizzare in una mappa il processo di
analisi del problema.
Infine, va sottolineato che nell’apprendimento cooperativo viene fatto riferimento al gruppo e alle
tecniche gruppali, ma esso differisce dal lavoro di gruppo nelle finalità specifiche:
nell’apprendimento cooperativo la finalità è il miglioramento dell’apprendimento di ciascun membro
del gruppo attraverso il compito o l’attività in questione, e non la semplice condivisione di uno scopo
in comune.