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Insegnamento - apprendimento.
Apprendimento dipende da: variabili che riguardano direttamente l’individuo, luogo di apprendimento e
spazi dove avviene l’apprendimento (setting).
Un insieme di fattori fisici devono essere considerati nel momento in cui viene ideato un luogo specifico
dedicato all’apprendimento. Questi aspetti influenzano la didattica e la capacità di apprendimento degli
alunni. Un’appropriata costruzione del setting è funzionale all’uso di strategie didattiche attive.
Metodologie attive.
Per “metodologie attive” si intendono quelle strategie didattiche che mettono l’alunno al centro del proprio
processo di apprendimento, coinvolgendo la sua creatività e il suo senso di iniziativa, non prescindendo
naturalmente dai contenuti curricolari.
Una classica lezione frontale mette al centro non lo studente ma i contenuti o, peggio ancora, il docente
medesimo. Essa non stimola la creatività dei ragazzi che, per quanto affascinati, non hanno che un ruolo
passivo all’interno di quel contesto didattico.
Le “metodologie attive”, al contrario, richiedono una partecipazione diretta dello studente, mediante
attività che il docente di volta in volta individua come formative.
Come utilizzare la lezione frontale? Circoscriverla ad un limitato numero di contesti didattici, e non
considerarla la strategia prevalente. Essa può risultare ancora molto proficua, ma solo se affiancata ad altre
soluzioni didattiche; gli studenti risultano essere meno annoiati da un’ora di lezione “attiva” e più partecipi
del proprio processo di apprendimento.
In definitiva possiamo sostenere che ogni argomento, ed ogni contesto classe, ha una strategia più efficace di
altre, sta al docente e alla classe scegliere di volta in volta quella più idonea. Senza dubbio proseguire
ciecamente col metodo frontale porterà a sempre più scarsi risultati e ad un sempre più evidente calo
dell’attenzione e della motivazione in classe.
Progettazione ed organizzazione.
Dall’integrazione all’inclusione. L’Italia verso l’integrazione:
- Periodo dell’istruzione separata
- Prime esperienze di inserimento
- Cammino dall’inserimento all’integrazione
- Legge quadro 104/1992
- Disposizioni applicative della legge quadro
- Disposizioni sull’autonomia delle istituzioni scolastiche.
L’inclusione è vista come un processo in grado di dare risposta alla diversità delle esigenze di tutti gli
allievi, attarverso l’incremento delle possibilità di partecipazione all’apprendimento, alle culture e alle
iniziative comunitarie.
Il processo di integrazione risulta essere parziale in quanto non considera tutte le diversità che caratterizzano
la vita della classe.
La normativa sui DSA (2010) e sui Bes (2012, 2013) pongono l’attenzione sugli studenti in difficoltà di
apprendimento e a rischio di insuccesso formativo.
Il diritto allo studio viene tutelato diversamnete da quanto previsto dalla L. 104, perché focalizzato sulla
didattica individualizzata e personalizzata, sugli strumenti compensativi, sulle misure dispensative e su
adeguate forme di verifica e di valutazione.
Il concetto “Bisogni Educativi Speciali” (BES) entra in uso in Italia con l’emanazione della Direttiva
ministeriale del 27 dicembre 2012 “Strumenti di intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali e
organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica” e successiva C.M. n° 8 del 6 marzo 2013, che
riprende le indicazioni UNESCO del 1977: Il concetto di Bisogno Educativo Speciale si estende al di là di
quelli che sono inclusi nelle categorie di disabilità, per coprire quegli alunni che vanno male a scuola
(failing) per una varietà di altre ragioni che sono note nel loro impedire un progresso ottimale.… Se questo
gruppo di bambini, più o meno ampiamente definito, avrà bisogno di un sostegno aggiuntivo, dipenderà da
quanto la scuola avrà bisogno di adattare il curricolo, l’insegnamento, l’organizzazione o le risorse
aggiuntive umane e/o materiali per stimolare un apprendimento efficace ed efficiente.
BES:
- disabilità intellettiva, fisica, sensoriale,
- difficoltà scolastiche dovute a cause diverse:
- disturbi evolutivi specifici (DSA, deficit del linguaggio, di coordinazione motoria, disprassie,
disfunzioni non verbali, disturbo da deficit di attenzione con iperattività, funzionamento intellettivo
limite;
- Lo svantaggio socioculturale e linguistico.
L’inclusione scolastica è sviluppata e valorizzata nei documenti fondamentali della vita della scuola, quali il
Piano Triennale dell'Offerta Formativa (PTOF).
La progettualità inclusiva viene confermata dalla richiesta ad ogni scuola di elaborare il piano per
l’inclusione (PI/PAI) da inserire nel PTOF che espliciti l’effettivo impegno programmatico della scuola
verso una educazione realmente inclusiva.
Si realizza nell'identità culturale, educativa, progettuale, nell'organizzazione e nel curricolo delle istituzioni
scolastiche. (D.L. 13 aprile 2017, n. 66 (art.1)).
PEI à disabilità.
Il PEI Tiene conto dell’accertamento della condizione di disabilità in età evolutiva ai fini dell’inclusione
scolastica, di cui all’articolo 12, comma 5, della Legge 5 febbraio 1992, n. 104, e del Profilo di
funzionamento, avendo particolare riguardo all’indicazione dei facilitatori e alla riduzione delle barriere,
secondo la prospettiva bio-psico-sociale alla base della classificazione ICF dell’OMS.
- Individua obiettivi didattici ed educativi, strumenti, strategie (…) per il soddisfacimento dei bisogni
educativi individuati;
- esplicita le modalità di sostegno didattico, compresa la proposta del numero di ore di sostegno alla
classe,
- modalità di verifica, i criteri di valutazione, gli interventi di inclusione
IL MODELLO ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute)
Condizione di salute: strutture e funzioni del corpo; attività, capacità e performance; partecipazione.
Fattori contestuali: fattori ambientali; facilitatore e barriere; fattori personali
Il repertorio di materie può essere integrato su determinazione di volta in volta della rete stessa.
SETTORI DI INTERVENTO
PUNTO A - Attività didattica, formazione e aggiornamento del personale scolastico.
1. Raccordo territoriale tra scuole per la formulazione di progetti;
2. Monitoraggio dello stato di applicazione del Protocollo relativo all’Accordo di Rete;
3. Raccolta e diffusione della documentazione relativa alle tematiche della rete,
4. anche attraverso il sito web della rete, attivando collegamenti con Associazioni, Fondazioni, Enti e
Centri di Documentazione;
5. Promozione di studi e ricerche sulle tematiche relative;
6. Formazione del personale in servizio nelle scuole e nelle Amministrazioni sui
7. temi della rete;
8. Promozione dei rapporti con il territorio.
PUNTO B - Gestione amministrativa.
1. Realizzazione in rete di servizi di formazione e corsi di aggiornamento per il personale scolastico,
2. Realizzazione di un servizio di consulenza e supporto legale
3. Acquisti di beni e servizi.
Nelle Indicazioni Nazionali (2012) viene ribadito che «La scuola si apre alle famiglie e al territorio
circostante, facendo perno sugli strumenti forniti dall’autonomia scolastica, che prima di essere un insieme
di norme è un modo di concepire il rapporto delle scuole con le comunità di appartenenza, locali e
nazionali.» Anche la recente Legge 107/2015, Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e
delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti, riconosce come imprescindibile l’apertura della
scuola al territorio ed alle famiglie.
Grazie all’autonomia, la scuola oggi può perseguire con forza l’obiettivo di costruire alleanze con le
famiglie e col territorio che facciano parte di un progetto chiaro, trasparente e condiviso.
Scuole pubbliche
Occorre, ovviamente, particolare cautela nel trattamento dei dati, trattandosi di dati relativi a soggetti
generalmente minorenni. In alcuni casi si tratta anche di dati a trattamento speciale, cioè relativi alla salute o
giudiziari. In questo caso le cautele devono essere massime e soprattutto occorre verificare se il trattamento
di quei dati sia davvero necessario per il perseguimento delle finalità scolastiche.
Accesso ai dati
Per conoscere le informazioni e i dati eventualmente conservati dall'istituzione scolastica, ed esercitare i
diritti di rettifica e correzione, è possibile rivolgersi al titolare del trattamento, in genere lo stesso istituto
scolastico. In caso di mancata risposta ci si può rivolgere al Garante oppure alla magistratura. Per quanto
riguarda, invece, i singoli atti amministrativi, spetta all'istituto valutare se il richiedente ha un interesse
diretto, concreto ad attuale ad ottenere l'atto in questione, in base alle norme in materia di accesso agli atti
della Pubblica Amministrazione.
È comunque possibile accedere alla documentazione relativa ad alunni e studenti, in base alla legge 241 del
1990 (artt. 22 e ss).
Didattica.
Un ulteriore elemento da evidenziare riguarda l’aspetto didattico e i criteri che lo ispirano.
La didattica di cui si parla e che si stimola nelle indicazioni del 2012 ha molte caratteristiche nuove rispetto
agli anni precedenti. Vediamone i contenuti più importanti e fondanti, i criteri che la sintetizzano e la
caratterizzano contribuendo ad un’innovazione autentica e profonda dell’insegnamento nel suo complesso.
didattica di tipo attivo, non più basata sulla lezione trasmissiva ma per la quale lo studente è protagonista;
apprendimento esplorativo, va oltre il semplice «fare», è un apprendimento basato sulla ricerca, nato da
problemi che si incontrano e sui quali si lavora.
apprendimento di tipo cooperativo, condivisione delle idee, lavoro di gruppo; dialogo, peer tutoring.
apprendimento di tipo riflessivo, si cerca come docenti di rendere gli studenti sempre più consapevoli dei
propri percorsi.
Percorso unitario.
La scuola dell’autonomia si ritrova all’interno di un percorso unitario che va dalla scuola dell’infanzia alla
scuola secondaria di primo grado.
Le indicazioni per il curricolo sono un testo unico che, pur tenendo conto della specificità dei momenti
evolutivi dell’alunno e quindi dei diversi ordini di scuola, porta avanti criteri comuni a tutti gli ordini di
scuola all’interno di una visione unitaria sia dal punto di vista pedagogico che didattico.
Le indicazioni non vogliono essere uno strumento prescrittivo ma strumento di accompagnamento
condivisibile nei criteri e nelle idee di fondo, non in regole astratte e imposte.
Con la legge 41 del 6 giugno 2020 la valutazione intermedia e finale degli apprendimenti degli alunni delle
classi della scuola primaria, per ciascuna delle discipline di studio previste dalle indicazioni nazionali per
il curricolo, è espressa attraverso un giudizio descrittivo riportato nel documento di valutazione e riferito a
differenti livelli di apprendimento.
Valutazione intermedia e finale.
Restano i PRINCIPI della valutazione: valenza formativa, collegialità del giudizio riferita agli obiettivi di
apprendimento. La valutazione si esprime con giudizi descrittivi per ogni disciplina. Resta il giudizio
globale sul livello di sviluppo degli apprendimenti.
4 livelli di acquisizione degli obiettivi (per spiegare a che punto è arrivato il bambino):
- In fase di prima acquisizione: l’alunno porta a termine compiti solo in situazioni note e unicamente
con il supporto del docente e di risorse fornite appositamente.
- Base: l’alunno porta a termine compiti solo in situazioni note e utilizzando le risorse fornite dal
docente, sia in modo autonomo ma discontinuo, sia in modo non autonomo, ma con continuità
- Intermedio: l’alunno porta a termine compiti in situazioni note in modo autonomo e continuo; risolve
compiti in situazioni non note utilizzando le risorse fornite dal docente o reperite altrove, anche se in
modo discontinuo e non del tutto autonomo.
- Avanzato: l’alunno porta a termine compiti in situazioni note e non note mobilitando una varietà di
risorse sia fornite dal docente sia reperite altrove, in modo autonomo e con continuità.
I livelli sono riferiti a 4 dimensioni:
- Autonomia: il bambino lavora autonomamente
- Tipo di situazione: il bambino usa ciò che ha imparato anche in situazioni nuove
- Risorse mobilitate: il bambino usa strumenti e materiali dati dal docente e/o creati autonomamente
- Continuità: il bambino dimostra sempre in modo costante le competenze
Questo tipo di valutazione consente ai docenti, ai genitori ed ai bambini stessi di conoscere i punti di forza e
i punti di debolezza in ogni disciplina. Consente di capire meglio dove migliorare.
Stili cognitivi.
La scuola primaria si pone come scuola formativa che, attraverso gli alfabeti caratteristici di ciascuna
disciplina, permette di esercitare differenti stili cognitivi, ponendo così le premesse per lo sviluppo del
pensiero riflessivo e critico. Per questa via si formano cittadini consapevoli e responsabili a tutti i livelli, da
quello locale a quello europeo. Nell'Art.1 della legge 107/2015 viene chiarito come il ruolo della scuola sia
quello di innalzare i livelli di istruzione e le competenze degli studenti nel rispetto dei tempi e degli stili di
apprendimento individuali.
Lo stile cognitivo è una caratteristica del soggetto che influenza non solo l'elaborazione cognitiva ma anche
aspetti di personalità, come le reazioni emotive, gli atteggiamenti, le relazioni sociali. Le informazioni
vengono elaborate secondo stili cognitivi diversi, che determinano la scelta di una strategia piuttosto che di
un’altra.
Lo stile cognitivo non va confuso con i diversi tipi e livelli di intelligenza, in quanto lo stile cognitivo
descrive le preferenze di approccio e utilizzo delle informazioni
Stile di apprendimento
Si intende la tendenza di un alunno a preferire un certo modo di apprendere e studiare; riguarda la sua
modalità di percepire e approcciarsi ai compiti di apprendimento, selezionando le strategie ritenute più
idonee. Si tratta di un prolungamento dello stile cognitivo, di una modalità che si manifesta in modo
piuttosto costante, in una varietà di contesti, e che coinvolge non solo aspetti cognitivi, ma anche socio-
affettivi, nella percezione della realtà nell’elaborazione delle conoscenze, nei rapporti interpersonali. È
importante che l’insegnante conosca l’esistenza degli stili di apprendimento e che questi non si confondono
con le abilità.
Stile di insegnamento
È influenzato sia dal proprio personale stile di apprendimento, sia dalle convinzioni e atteggiamenti,
risultato anche di esperienze pregresse. Quanto più è versatile, tanto più può venire incontro alla verifica di
stili di apprendimento presenti in un gruppo classe.
La didattica individualizzata dovrà tener conto dello stile di apprendimento e dello stile cognitivo
dell’alunno con DSA.
1. Le persone hanno canali sensoriali di accesso alle informazioni preferenziali che rimandano a stili di
apprendimento peculiari: visivo-verbale, visivo-non verbale, uditivo e cinestetico. Il ruolo del
docente è nell’applicare strategie didattiche mirate a valorizzare le caratteristiche dei diversi stili di
apprendimento e quindi creare le condizioni anche per una didattica individualizzata e
personalizzata.
2. 2. Gli alunni con DSA, avendo difficoltà con il canale visivo-verbale basato sulla letto-scrittura,
sviluppano una preferenza verso altri stili.
3. Le informazioni vengono elaborate secondo stili cognitivi diversi, che determinano la scelta di una
strategia piuttosto che di un’altra.
4. Gli stili cognitivi e di apprendimento del docente possono influenzare il suo stile di insegnamento.
Vi sono delle differenze individuali nelle modalità di affrontare un compito cognitivo e di apprendimento.
È difficile pensare che un insegnamento rivolto ad una classe si adatti ai diversi stili di ogni studente.
Il riconoscimento di stili differenti che possono regolare l’apprendimento di ogni alunno favorisce, da un
lato una diversificazione delle metodologie di insegnamento e, dall’altro, un’attenzione speciale alle
situazioni particolari in cui lo stile è scarsamente compatibile con le procedure adottate.
Pertanto, i compiti di apprendimento possono essere affrontati in modalità diverse e bisogna aiutare lo
studente ad accorgersene.
Lo studio implica diverse abilità cognitive, come l'attenzione, la lettura, la comprensione e la memoria, che
insieme concorrono all'apprendimento di nuove informazioni.
Strategie di studio.
Le strategie sono volte soprattutto a recepire e formulare una prima organizzazione delle informazioni. Si
possono acquisire informazioni ascoltando una lezione o leggendo una prima volta il materiale.
- Fase 1: acquisizione.
Prendere appunti: durante una lezione è considerata una strategia molto utile: mentre si scrive, meglio
abbreviare oppure utilizzare dei simboli o delle sigle convenzionali, rivedere gli appunti dopo la lezione per
correggere eventuali errori o per colmare le lacune, confrontandosi con i compagni di classe o di corso.
Stabilire gli obiettivi: voglio farmi un'idea superficiale del materiale o voglio approfondirlo e
padroneggiarlo al meglio? Di quanto tempo dispongo? Come posso organizzarmi lo studio tra appunti, testo
e slide della lezione? Stabilire degli obiettivi è parte integrante della strategia dell'organizzazione,
fondamentale per utilizzare al meglio le risorse di cui si dispone (tempo, energie, materiale).
Visione rapida del materiale di studio (o lettura esplorativa), può aiutare ad organizzare meglio le
informazioni di cui si dispone e stabilire con maggiore chiarezza gli obiettivi da perseguire, perché così mi
rendo conto della quantità effettiva di materiale da studiare, del suo grado di difficoltà e anche di quanto so
già dell’argomento.
Insegnare strategie cognitive riguarda i modi di aiutare gli alunni ad acquisire abilità, o appunto, strategie
cognitive.
Bisogna aiutarli a:
- Organizzare le informazioni così da ridurne la complessità
e /o
- Collegare le informazioni alle conoscenze che già possiedono
Implica cioè insegnare agli alunni metodi per svolgere vari tipi di compiti
2. Pensare mentre:
- Si lavora, per confermare le previsioni o le ipotesi e porsi nuove domande
- Si usano processi come interrogarsi, anticipare, confrontare, riassumere.
3. Ripensare a:
- Comprendere le informazioni nel loro insieme;
- Consolidare quanto appreso e integrare le nuove idee con le conoscenze pregresse in memoria;
- riassumere e sintetizzare.
Esempio indicatori in una valutazione degli apprendimenti nella scuola primaria: situazione di partenza,
impegno, autostima, interesse e partecipazione, conoscenze acquisite, abilità conseguite, progresso negli
obiettivi, livello di apprendimento conseguito.
In fase di progettazione del compito di realtà o del progetto pluridisciplinare, il docente individua e
definisce le evidenze, ovvero i comportamenti degli studenti che potrà osservare e valutare durante
l’espletamento del compito. Cosa valuto? Ascolto, partecipazione, rispetto, capacità di confrontarsi,
disponibilità al cambiamento. Tali comportamenti dovranno essere declinati in livelli (tre, quattro, cinque,
ecc.) che descrivono il diverso grado di padronanza raggiunto dallo studente nella competenza agita e che
saranno successivamente monitorati nelle diverse fasi dell’attività.
Lo studio di caso.
Lo studio di caso consiste nella descrizione dettagliata di una situazione reale. Con esso si intende
sviluppare negli studenti le capacità analitiche necessarie per affrontare sistematicamente una situazione
complessa di cui sono fornite tutte le indicazioni fondamentali.
Con lo studio di caso si presenta agli studenti la descrizione di una situazione reale (e in quanto tale
complessa), frequente o esemplare.
La descrizione di un caso è uno scritto al quale possono essere associati documenti, tabelle o schemi.
La situazione da esaminare può anche riguardare un caso problematico, ma bisogna non dimenticare che
l'obiettivo di questa tecnica non è quello di risolvere un problema, bensì quello di imparare ad affrontare i
problemi, ad individuarli e a posizionarli.
Lo studio di caso è uno strumento di ricerca e una tecnica di apprendimento che può essere applicata in
qualsiasi area della conoscenza.
L'obiettivo fondamentale dei casi di studio è conoscere e comprendere la particolarità di una situazione al
fine di distinguere come funzionano le parti e le relazioni con il tutto.
I casi studio si concentrano sulle seguenti fasi:
- Selezione e definizione del caso: "Maria è una studentessa esemplare ma i suoi voti sono scesi
nell'ultimo trimestre.
- " Elenco di domande: perché i voti di Maria sono scesi? Qual è la causa diretta? Qual è la sua
situazione familiare? Si sono verificati altri comportamenti insoliti in Maria?
- Fonte di dati: famiglia, parenti, amici, insegnanti, bibliografia.
- Analisi e interpretazione: Maria si è sentita immotivata da quando suo fratello è stato ricoverato in
ospedale. Maria è la sorella maggiore ed era molto vicina a suo fratello. La famiglia lavora tutto il
giorno e Maria deve prendersi cura di se stessa.
- Preparazione di un rapporto: descrive i processi, i dettagli, le conclusioni del caso. I casi di studio in
progetti di ricerca spesso seguono la struttura di un protocollo di ricerca.
L’e-Policy
È un documento programmatico autoprodotto dalla scuola volto a descrivere:
- il proprio approccio alle tematiche legate alle competenze digitali, alla sicurezza online e ad un uso
positivo delle tecnologie digitali nella didattica;
- le norme comportamentali e le procedure per l’utilizzo delle Tecnologie dell'informazione e della
comunicazione (TIC) in ambiente scolastico;
- le misure per la prevenzione;
- le misure per la rilevazione e gestione delle problematiche connesse ad un uso non consapevole delle
tecnologie digitali.
L’ ePolicy è uno strumento fondamentale per affrontare le sfide del mondo digitale perché permette di:
- riflettere sul proprio approccio alle tematiche legate alla sicurezza online e all’integrazione delle tecnologie
digitali nella didattica, identificando, sulla base dei punti di forza e degli ambiti di miglioramento emersi nel
percorso suggerito, le misure da adottare per raggiungere tale miglioramento;
- usufruire di strumenti e materiali per giungere alla realizzazione di progetti personalizzati che ogni Scuola
arriverà ad elaborare tramite un percorso guidato (Piano di Azione);
- coinvolgere l’intera Comunità Scolastica
Nel documento la scuola deve descrivere l’approccio con cui si rivolge alle tematiche legate alle competenze
digitali, alla sicurezza online e ad un uso positivo delle tecnologie digitali nella didattica; vengono inoltre
indicate le norme comportamentali e le procedure per l’utilizzo delle Tecnologie dell’informazione e della
comunicazione (TIC) in ambiente scolastico, le misure per la prevenzione e le misure per la rilevazione e
gestione delle problematiche connesse ad un uso non consapevole delle tecnologie digitali.