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PEDAGOGIA

Scuole nuove
Tra la fine dell’ottocento e i primi del novecento in Europa vengono fondate le scuole nuove,
frutto della volontà di rinnovamento e di un’organizzazione del sapere indirizzata a
rispondere direttamente ai problemi sociali.
Le prime scuole nuove propongono innovazioni derivate più dall'esperienza che da una
teoria pedagogica, queste scuole propongono una ristrutturazione radicale degli spazi e
degli strumenti scolastici, una critica alla scuola tradizionale e il primato della dimensione del
“fare”.
Nel 1889 Cecil Reddie apre ad Abbotsholme la sua New School dando vita al movimento
delle scuole nuove in Europa e negli Stati Uniti, Reddie istituisce una scuola-convitto per le
classi elevate sulla base dell’analisi dei difetti della scuola tradizionale, con queste scuole
vuole formare persone ricche di cultura, capacità e spirito di iniziativa.
La didattica è anti-nozionistica e basata sugli interessi e sull’esperienza: prevede vita all’aria
aperta, lavori manuali, osservazioni, viaggi e gite. La disciplina è rigida, considerata
fondamentale per la formazione del carattere e orientata al raggiungimento di un’adesione
consapevole alle norme. I rapporti con l’esterno sono curati attraverso un giornale
scolastico.

Dewey
Per attivismo si intende l'insieme di studi ed esperienze che riunisce l’opera di pedagogisti
e educatori su alcuni temi di fondo. Secondo Ferriere, l'elemento centrale dell’attivismo è il
puerocentrismo, ovvero l’atteggiamento che pone il bambino al centro dell’esperienza
educativa, rendendolo protagonista attivo del proprio percorso di apprendimento, Altri aspetti
sono l’attenzione educativa alle dimensioni dell’esperienza, del lavoro e della socialità.
La teoria pedagogica di Dewey è l’emblema dell'attivismo. Fra i suoi aspetti fondamentali vi
sono:
- Nuova idea del ruolo e della funzione dell'insegnante
- Adeguamento dei contenuti didattici alle caratteristiche psichiche e alle modalità di
apprendimento individuali
- inserimento dei contenuti in un contesto socio economico preciso
- Puerocentrismo

Alla base del pensiero pedagogico di Dewey vi è una concezione pragmatica


dell’esperienza, secondo la quale l’uomo non deve assistere passivo agli eventi, ma
prenderne parte e ininterrottamente accettare i rischi che derivano dall'impossibilità di
prevedere o definirne il corso.
Ne Il mio credo pedagogico Dewey sintetizza la sua concezione in 5 punti:
1. L’istruzione è frutto della partecipazione progressiva dell’individuo al patrimonio
comune dell’uomo
2. l'istruzione è un processo sociale e quindi inerente alla vita e non propedeutica ad
essa
3. la base dei programmi è la vita sociale del fanciullo
4. il metodo deve essere ispirato dagli interessi e le attività del bambino
5. l'istruzione è il fondamento del progresso sociale e politico
Dewey constata che l'esperienza umana è esperienza sociale e che l’educazione deve
dunque essere ricostruzione e riorganizzazione continua di essa, motivo per cui bisogna
motivare i giovani non a riprodurre le abitudini ma a crearne di nuove più efficienti. Per
affrontare l’esperienza l’uomo necessita degli strumenti forgiati dalla cultura, quindi
l’educazione deve mirare a suscitare la capacità di comprendere e di sapere in caso
cambiare la società di cui fa parte. La scuola deve dunque riprodurre tutte le situazioni che
servono per essere partecipi dei beni ereditati e della tradizione culturale.

Dewey crede che la scuola debba essere trasformata in relazione al mutamento sociale
provocato dalla rivoluzione industriale, essa ha infatti allontanato il bambino dal lavoro di
produzione e trasformazione dei beni, e di conseguenza anche dalle occasioni di esperienza
e di formazione del carattere. Vuole dunque introdurre il lavoro nella scuola, inoltre i bambini
devono imparare a conoscere il progresso della società anche attraverso lo studio della
storia tecnica ed economica.
La funzione della scuola è dunque quella di mediare tra società e fanciullo, fornendogli le
esperienze semplificate che gli impediranno di venire travolto dall’ambiente sociale.

L’esperienza condotta nella scuola laboratorio di Chicago permette a dewey di mettere in


pratica le sue teorie con un curricolo di studi dai 4 a i 18 anni, Dewey propone un piano di
studio basato sulla divisione tra occupazioni attive, conoscenza dell’ambiente sociale e
conoscenza dei simboli culturali. Questi tre ambienti sono collegati alle attività, rendendo il
lavoro un punto di raccordo interdisciplinare.
In democrazia ed educazione Dewey sostiene che il metodo adeguato per sviluppare in
modo positivo le capacità cognitive degli alunni consista nel muovere dai loro interessi
autentici e nel creare le condizioni perché essi possano raggiungere i propri obiettivi.
Nell'opera Esperienza dell’educazione, Dewey ammette che non tutte le esperienze sono
positive e che perciò è importante anche un intervento dell’educatore nell’orientare il
fanciullo verso le esperienze che possono essere davvero educative. Dewey da alcuni
consigli:
- tutto ciò che concerne le materie di studio deve essere ricavato dall’esperienza
- tutto ciò che viene appreso deve essere organizzato
- i nuovi apprendimenti devono essere collegati a quelli derivato dall'esperienza
infantile
- il passato è la base per la comprensione del presente
- il sapere dell’adulto è una meta e non la partenza
- si lavora attraverso progetti e laboratori

Montessori

Maria Montessori è un’esponente dell’attivismo scientifico europeo, tutti i suoi componenti


hanno una formazione medico biologica e danno perciò una base scientifica alla pedagogia,
una disciplina speculativa, sono anche tutti interessati al problema dell’educazione speciale.
Secondo la Montessori per impostare correttamente qualsiasi intervento educativo è
necessario studiare la psicologia del bambino e individuarne i processi fondamentali.
La Montessori descrive l'epoca moderna come un mondo sempre meno a misura di bambino
abitato da adulti troppo distratti e assenti per assumersi il compito di crescere i propri figli.
Il suo progetto educativo dunque parte da una revisione profonda dello spazio e dell'attività
scolastica. La scuola è innanzitutto un ambiente per l'apprendimento che deve essere
conformato alle esigenze dei bambini e alla loro crescita. Nelle case dei bambini gli spazi
hanno una valenza educativa. Gli spazi interni ed esterni, i materiali e gli elementi di arredo
sono tutti a misura di bambino. Le classi sono poche, le aule non troppo ampie e sono
studiate per essere ambienti di lavoro destinati ai bambini, vi sono anche degli spazi comuni
e i bambini sono responsabili di tutte le attività concernenti la vita quotidiana.
Nel libro la scoperta del bambino la Montessori afferma che la casa dei bambini è una
scuola di educazione in cui metodi sono ispirati ai razionali principi della pedagogia
scientifica. Perciò in esse si vuole educare attraverso il bambino anche la famiglia ad offrire
un ambiente adatto allo sviluppo dei piccoli.

La Montessori ritiene che i bambini abbiano difficoltà a governare l'eccesso di stimoli che
colpisce la loro mente assorbente, perciò l'educazione deve dare dei contesti di esperienza
che permettono ai bambini di dare ordine a questi stimoli e di auto dirigersi nel corso di una
crescita libera. Al centro del suo metodo c'è quindi l'uso di materiali scientificamente studiati
per la crescita sensoriale cognitiva: questi materiali rendono l'alunno capace di apprendere
con ordine e riducendo l'intervento dell'insegnante, poiché sono appositamente preparati per
esercitare attraverso i sensi le competenze specifiche dei piccoli. La Casa dei bambini
diventa dunque un ambiente che consente ai bambini il libero esercizio della loro attività, ed
è solo grazie alla loro spontanea sperimentazione che prende il via il processo educativo.

Secondo la Montessori i tradizionali metodi di apprendimento ostacolano il bambino, essi


sono affamati di sapere ma devono fare da soli attraverso l'esercizio e non vanno interrotti
né guidati troppo.
A partire dai cinque anni il bambino è già in grado di apprendere le tecniche della lettura,
della scrittura e del calcolo, queste tre pratiche insieme al disegno diventano le attività base
della scuola dell'infanzia.
Nelle scuole montessoriane la maestra ha il compito di dirigere il lavoro dei bambini
controllando che l'attività si svolga secondo le regole stabilite e assistendo i bambini nello
svolgimento dei vari compiti, se un alunno non rispetta le regole viene lasciato da solo a
osservare i compagni mentre lavorano con ordine. La Montessori chiama le maestre delle
sue scuole direttrici indicando il loro compito di guida per le attività svolte dal bambino in
maniera spontanea. l'educatrice montessoriana non è quindi un insegnante protagonista ma
un'educatrice che padroneggia il materiale scientifico e cerca il più possibile di stare sullo
sfondo assicurando però le condizioni di ordine e quiete in cui i bambini possono
apprendere. La maestra deve saper scegliere il materiale adatto per ogni bambino tenendo
conto delle loro diverse personalità, deve rimuovere gli ostacoli che il bambino incontra il suo
processo di crescita senza esser senza diventarlo a sua volta

Claparède
Claparède è uno dei padri europei del funzionalismo, questo indirizzo interpreta le
manifestazioni della vita mentale come funzioni sviluppate e trasmesse ereditariamente nel
processo di adattamento biologico dell'individuo all'ambiente. I funzionalisti si concentrano
sull'utilità delle diverse funzioni psichiche e sul modo in cui esse sono state selezionate nel
corso dell'evoluzione.
Claparède vede nello studio psicologico delle fasi dello sviluppo infantile la premessa
fondamentale per una corretta attività educativa, delinea i tratti di una psicologia
funzionalista che ha nello studio dell'interazione tra psiche e ambiente e il suo tratto
caratterizzante. I processi mentali rappresentano funzioni con cui l'organismo conosce e si
adatta alle necessità ambientali.
Per Claparède la spiegazione dei processi psichici richiede l'individuazione dei bisogni
fondamentali che scaturiscono dall'interazione tra l 'individuo e l'ambiente. Per promuovere
un'educazione funzionale quindi l'educatore deve individuare le concrete modalità di
sviluppo dei bisogni e degli interessi dell'allievo.
Le leggi fondamentali di tale sviluppo:
- legge della successione genetica: lo sviluppo procede per tappe che si susseguono
in ordine costante
- legge dell'esercizio genetico funzionale: lo sviluppo procede attraverso l'esercizio
delle funzioni
- legge dell'adattamento funzionale: l'esercito si deve produrre solo in condizioni di
bisogno di interesse
- legge dell'Autonomia funzionale: il bambino va considerato un essere autonomo e in
sé completo
- legge dell'individualità: ogni individuo è unico

Secondo claparède i principi fondamentali della vera pedagogia consistono nel favorire nel
fanciullo l'esercizio delle attività solo quando egli stesso ne sente il bisogno naturale, oppure
dopo che l'educatore ha creato abilmente questo bisogno. Questa pedagogia implica
necessariamente uno sforzo da parte dell'allievo e l'impegno da parte dell'educatore a
suscitare il lui un interesse che superi la repulsione dello sforzo. Questo interesse si può
raggiungere soltanto immettendo al lavoro da eseguire la gioia e l'attrattività che procura il
gioco. L'attività del bambino infatti è sempre suscitata ad un bisogno in risposta al quale egli
è disposto a mobilitare le sue energie, è necessario quindi che la scuola risvegli in lui questo
bisogno. Il maestro deve quindi diventare soprattutto stimolatore di interessi ed essere
dotato di una preparazione psicologica che lo rende capace di analizzare i bisogni del
fanciullo
Claparède ritiene che questo sia possibile soltanto in una scuola su misura dove viene
rispettata sia l'individualità del bambino sia vengono selezionati i talenti. nelle sue scuole su
misura si adotta il sistema delle opzioni che prevede un programma minimo comune a
partire dal quale si apre un'ampia offerta di possibilità di studio.
Un metodo adeguato tiene conto della successione cronologica degli interessi a seconda
questa successione con un'educazione adeguata
- interessi percettivi primo anno di vita
- interessi linguistici 2-3 anni
- interessi intellettuali generali 3-7 anni
- interessi speciali 7-12 anni
- interessi sociali o etici 12-18 anni

Claparèdes condivide l'idea di Dewey secondo la quale l'educazione è vita e non


preparazione alla vita, e quindi la didattica deve trasformare gli scopi futuri in interessi
presenti. La didattica deve preoccuparsi di stimolare l'attività attraverso il gioco.
La psicopedagogia di Claparède deve anche misurare accuratamente il cammino dell'alunno
e i risultati raggiunti per selezionarne le attitudini e gli orientamenti, perciò bisogna valutare il
lavoro individuale svolto nel corso degli anni utilizzando test.

Freinet
Il termine usato da Freinet per designare l'apprendimento infantile e tatonnement, secondo
freinet, la mente del bambino è come acqua che scorre libera in cerca di un alveo in cui
incanalarsi, alla scuola spetta il compito di orientamento per offrire al bambino i canali
elaborati della cultura umana per indirizzare e crescere la sua esperienza.
Il punto di partenza di tale esperienza è costituito da bisogni e attività spontanee mentre
quello di arrivo consiste in attività cooperative organizzate. Freinet sostiene la centralità della
dimensione sociale per la vita dell'individuo perciò ritiene indispensabile che la scuola educhi
alla socialità e attraverso la socialità. Egli individua nella cultura popolare il punto di partenza
della socialità degli allievi e ritiene che l'opera educativa debba iniziare con esse con i suoi
valori.
Freinet propone una scuola che rispetti la spontaneità e promuova l'attività, che favorisca la
ricerca e la cooperazione, che superi ogni isolamento e individualismo pur rispettando le
radici comunitarie degli individui. Il suo obiettivo è quello di favorire un lavoro comune in
vista di obiettivi più ampi.
Nella scuola di Freinet gli apprendimenti ruotano tutti attorno a una serie di laboratori pratici,
alla corrispondenza tra le scuole e al giornale scolastico. I bambini compongono testi scritti
liberi dal punto di vista del contenuto e dell'occasione di scrittura. Spesso i testi individuali
vengono fusi in un testo comune, a correggerli solo gli alunni stessi e non il maestro ed essi
si danno anche le valutazioni che vengono date in modo democratico e paritario da parte di
tutta la classe. La stamperia scolastica è in mano degli alunni che attraverso un lavoro di
redazione di stampa trasforma i testi in un giornale. Questo giornale ha il pregio di essere
una forma di cultura non imposta ,ma autoprodotta e quindi vissuta direttamente e
interiorizzata.
In queste scuole l'insegnante non è una figura autoritaria e vincolata dagli obblighi
burocratici ma di cooperatore nelle attività degli alunni. Egli deve soprattutto sapere evocare
le loro energie espressive e creative per poi incanalarle in centri di interesse sui quali
organizzare la stesura dei testi e tutta una serie di nuove attività

Maritain
Se l'attivismo pedagogico riconosce un individuo bio-psico-sociale, per Maritain è riduttivo,
secondo lui l'individuo è una persona.
In “educazione al bivio” Maritain elenca i sette errori dell'educazione, che derivano per lo più
dalle impostazioni laiche attiviste o marxiste: (pars destruens)
1. disconoscimento dei fini, la pedagogia contemporanea si preoccupa del metodo e
non del fine
2. formazione di false idee riguardo il fine
3. pragmatismo
4. sociologismo
5. intellettualismo
6. volontarismo
7. convinzione che tutto possa essere insegnato
Secondo Maritain bisogna superare la visione sia individualistico naturalistico sia sociale
dell'educazione nell'ottica di una pedagogia nuova che sappia ispirarsi a un nuovo
umanesimo capace di rinnovare completamente l'umanità. Ciò che conta è la verità di cui
l'educatore deve considerarsi un devoto testimone.
Secondo Maritain l’educazione contemporanea è solo parziale, in quanto ha smarrito il
senso dell'integrità umana e si è ridotto a mera scienza dell'uomo.
Secondo lui l'educazione si deve fondare sulla prospettiva teologica e riguardare perciò le
finalità ultime della vita dell'uomo e avere una dimensione sia filosofica che religiosa.
La sua educazione Cristiana prende le mosse dall’opera di Tommaso d'Aquino, egli afferma
la centralità dell'uomo come persona e come universo a sé stante, Maritain sostiene la
necessità di passare da un umanesimo antropocentrico ad un umanesimo integrale, che
vede l'uomo dipendere da Dio per la sua piena e completa realizzazione.
Questo umanesimo è disponibile ad accogliere l'uomo in tutte le sue espressioni, in tutti i
suoi valori e in tutte le sue potenzialità.
Per realizzarlo occorre un'educazione integrale che deve sviluppare insieme il senso della
libertà e quello della responsabilità, quello dei doveri umani, il coraggio di affrontare i rischi
ed esercitare le autorità per il bene generale e il rispetto dell'umanità in ogni persona
individuale.
L'opera del maestro deve essere regolata da quattro norme fondamentali:
1. incoraggiare e favorire le disposizioni fondamentali che permettono al bambino di
sviluppare la vita dello spirito
2. incentrare l'attenzione sull'intima profondità della personalità e del suo dinamismo
spirituale
3. sforzarsi di assicurare e in ulteriore l'intero unità dell'uomo
4. liberare l'intelligenza invece di sovraccaricarla

La scuola deve essere liberale, perché il vero fine dell'educazione è la persona, il cui
sviluppo spirituale deve essere liberato da ogni altro scopo che pretenda di essere
prioritario.
Per Maritain questo può avvenire grazie alle impostazioni di un curriculum in cui si ha un
corso di base a cui segue un corso di orientamento:il corso base fornisce, in modo
prevalentemente intuitivo ed emotivo, una conoscenza universale, mentre quello successivo
orienta alle scelte di vita attraverso una formazione umanistica e tecnica generale.
Maritain scrive sul significato educativo del lavoro, e suggerisce di articolare la scuola in due
centri, uno che lo prepari al lavoro manuale e uno al lavoro intellettuale
In questo modo gli studenti possono assecondare le proprie preferenze senza sentirsi
sminuiti e non sono costretti ad assorbire passivamente svogliatamente contenuti per loro
poco gratificanti.
Per quanto riguarda l'educazione morale che Maritain collega strettamente con l'educazione
religiosa, l'idea è che ogni Stato ha il dovere di educare i suoi cittadini all'insieme dei valori
comuni su cui si regge la convivenza, ma essi devono essere filtrati attraverso le diverse
comunità di pensiero e di fede. Quindi ogni Stato deve assicurare alle diverse comunità
religiose che lo compongono la possibilità di uno spazio formativo nella scuola.
Gentile
Gentile era un idealista, gli idealisti vedono la pedagogia come l'ancella della filosofia e
quindi senza una base scientifica come invece pensavano gli attivisti.
Gentile riduce il reale a puro atto del pensiero del soggetto, ad autocoscienza dello spirito
che si realizza continuamente. Egli è convinto della necessità di compiere un riesame della
pedagogia ripartendo dal pensiero di Hegel. Nell'educazione secondo Hegel sono presenti la
dimensione della libertà, dello sviluppo e dell'autocoscienza. Secondo gentile il maestro
cessa di essere una figura esterna la cui comunicazione educativa deve essere acquisita
internamente dall'alunno, ma piuttosto nell'educazione autentica vi è unità e
immedesimazione del maestro e nello scolaro e dello scolaro del maestro.
In quest'ottica smette di esistere il problema del rapporto tra autorità e libertà, poiché
nell'obbedire il maestro lo scolaro obbedisce la parte migliore di se stesso, a quell’io ideale
che l'insegnante incarna e che il discepolo cerca di diventare attraverso il rapporto
educativo.
Secondo gentile l'istruzione deve essere allo stesso tempo intellettuale e morale, egli ritiene
che l'educazione di un individuo corrisponde allo stesso processo storico con cui lo spirito
sottomette a sé la realtà realizzando così la propria libertà.
Gentile chiama pedagogismo la tendenza a considerare la pedagogia come un sapere
scientifico a sé stante, rescindendo così il suo naturale legame con la filosofia e dando
origine a complessità inutili e dannose. Inoltre chiama pedotecnica la tendenza negativa a
tradurre la spiritualità dell’atto educativo in una serie di precetti minuziosi di carattere tecnico
dando origine a una serie di pregiudizi pedagogici che si concretizzano in una precettistica
didattica sterile
La didattica non deve ridursi a pedotecnica ma può essere recuperata nella pedagogia
filosofica come momento interno di presa di coscienza dell'educazione concretamente
realizzata.
I diversi ambiti disciplinari non devono essere suddivisi: La didattica non può essere
generale nell'unità dello spirito del sapere. Per gentile l'insegnamento si risolve in teoria in
atto, “il metodo è il maestro” e ciò significa che chi insegna non deve attenersi ad alcuna
precettistica didattica ma affrontare questo compito in base alle proprie risorse interiori. il
pensiero gentiliano può ridurre l'attività scolastica ad un farsi comune del maestro e dello
scolaro che corrisponde al farsi della stessa realtà spirituale.
Gentile è amico e collaboratore di Benedetto Croce, e dopo aver aderito al fascismo gli
succede nella guida del Ministero dell'Istruzione realizzando nel 1923 la riforma globale della
scuola italiana progettata dal suo predecessore. Gentile aumenta la centralizzazione
dell'Istruzione, incrementa il potere dei presidi e il loro controllo sugli insegnanti, estende
l'obbligo scolastico fino ai 14 anni e stabilisce che l'insegnamento della religione cattolica
debba costituire il fondamento e il coronamento degli studi. Le diverse forme di conoscenza
vengono subordinate alla filosofia.

Piaget
Contributo scientifico fondamentale per la pedagogia attivista. Massimo rispetto per la
gradualità dello sviluppo: l’educatore non deve essere invadente, non può interferire nello
sviluppo dello studente, che per essere favorito ha bisogno di giuste condizioni.
Teoria di Piaget
1. Fase senso motoria. Fisicità e sensi, no rappre mentale
2. Pre operatorio. rappre mentale
3. pensiero reversibile. azione inversa
4. operatorio formale. Verbale
Epistemologia genetica→ gli interessa capire come il bambino e arrivato ad elaborare un
pensiero. C’è un graduale cammino che porta alla fase ipotetica deduttiva

Bruner
In diretta polemica con Dewey e il puerocentrismo. Bruner ha un apporto più disciplinare, in
cui le singole materie sono di nuovo centrali.
Bruner prende il mio credo pedagogico e smonta il pensiero di dewey ferocemente
Educazione scuola devono contribuire allo sviluppo dei processi intellettivi e consentire al
bambino di misurarsi con problemi nuovi e spiazzarci. Le materie di studio sono un insieme
di strutture fondamentali per non smarrirsi nei fatti. Hanno una struttura logica formata da
idee organizzatrici.
Non bisogna fermarsi all'esperienza per acquisire delle competenze in materia, bisogna
anche astrarsi da essa. Non bisogna nemmeno imbottire di nozioni, ma bisogna imparare ad
imparare.
Il sapere è dunque un insieme organizzato di nozioni.

Illich
Nel 1971 scrive “Descolarizzare la società” in quegli anni la società italiana stava cambiando
profondamente, si credeva nella possibilità di cambiare il mondo.
Illich vorrebbe che ciascuno di noi si prendesse cura della propria istruzione autonomamente
e fuori dalla scuola, che secondo lui non era l’unica strada.
Noi ci fidiamo troppo delle risposte pre confezionate che ci da la scuola, ma dovremmo
basarci di più sulla vita che ci mette in contatto con esperienze di apprendimento genuine.
Illich ha forte sfiducia nella scuola formale perché è un prodotto standard e tende a
riprodurre le disuguaglianze.
Inoltre il sapere non è diviso in materie, la scuola pretende un ordine da cui dobbiamo
liberarci
Illich propone delle reti di strutture educative aperte, una specie di blog su internet in cui si
possono fare delle domande e ricevere risposte. Nessuno di noi sa tutto ma abbiamo tutti
qualcosa da insegnare.

Don Milani
Don Milani nasce in una facoltosa famiglia Fiorentina laica, lui vivrà la ricchezza della sua
famiglia come colpa e si avvicinerà agli studi dell'arte sacra. Durante la Seconda Guerra
Mondiale si consacra e decide di dedicare la sua vita all'educazione Popolare. istituisce la
sua prima scuola a San Donato ma viene trasferito nel 1954 a Barbiana, qui fondò la
seconda scuola Popolare con un doposcuola per gli alunni delle elementari. Nel 1956 scrive
con i ragazzi di barbiana L'obbedienza non è più una virtù, una lettera aperta a un gruppo di
cappellani militari toscani che avevano definito l'obiezione di coscienza al servizio militare un
atto anticristiano. per questo viene incriminato e rinviato a giudizio Ma si difenderà con una
memoria scritta e verrà assolto in prima istanza.

Don Milani credo che non sia possibile condurre le persone ad accettare la parola del
Signore senza averle dotate della possibilità di accedere alla riserva di valore ai sentimenti
nascosti nel linguaggio. La scuola Popolare nasce quindi come premessa per l'educazione
religiosa ma in seguito maturò la convinzione che essa sia un diritto di tutti.
Nella scuola di barbiana cerca di offrire la possibilità di accedere agli strumenti intellettuali
che sono indispensabili per essere cittadini. Egli non vuole adeguare i giovani agli schemi
delle classi dominanti ma tutelare la loro identità culturale. questo implica che non possa
esistere una scuola uguale per tutti ma la scuola Popolare deve rivendicare la propria
diversità. A barbiana si richiede serietà e impegno, non è una scuola facile, non prevede né
ricreazioni nei giochi, Don Milani guida la classe con carisma ma anche come leader
direttivo indiscusso con una disciplina che ricorre anche le punizioni corporali. Non ci sono
voti, promozioni, bruciature, classi e ognuno può procedere con i tempi e ritmi individuali, si
attua Il mutuo insegnamento e si sottopongono a critica i libri di testo tradizionale. è molto
importante anche la politica, Don Milani vuole infatti rendere i suoi alunni sovrani, con tutte le
capacità per diventare dei cittadini attivi e non ignoranti.
Nodo centrale di tutta l'educazione è la conoscenza della lingua e la sua padronanza che
secondo don Milani permette ai membri delle classi popolari di inserirsi alla pari nella società
di quanti detengono il potere. Dunque la lingua deve essere il cuore della didattica e va
valorizzata in tutte le sue possibilità espressive, in modo che aiuti a sviluppare la capacità di
leggere il presente e giudicare la realtà con un approccio critico da diversi punti di vista
È necessario scrivere come si parla perché le forme del linguaggio scritto servono spesso
ad occultare la verità, ad escludere da una fascia sociale che non è in grado di
comprenderli. l'arte dello scrivere di Don Milani è composto da un momento preparatorio che
consiste nella scelta dell'organizzazione e nella stesura collettiva dell'argomento, il momento
della discussione, costituito dalla ripulitura di tutti gli aspetti inutili che ne limitano la
comprensione, e dalla revisione che precede l'invio.
La professoressa del titolo di lettera a una professoressa è l'emblema dell'insegnante
burocrate e insensibile ai problemi degli alunni in difficoltà, dell'insegnante cieco di fronte alle
richieste di aiuto e dell'insegnante indifferente alla necessità di trasformare la scuola dal
luogo di formazione e purezza culturale a contesto di formazione concreta di cittadini inseriti
nella loro realtà storica.

Morin
La riforma dell’educazione deve essere una riforma pragmatica, che ci dia le coordinate del
nostro pensiero. Non si può più ragionare da specialisti e chiudersi nel proprio campo
specifico perchè oggi ci sono problemi complessi che non possono essere presi in
considerazione e risolti da solo una disciplina.
Pensiero complesso= pensiero che unisce e collega e che vada a sostituire il tradizionale
pensiero che separa e riduce. Nessuno disciplina può pretendere di sapere tutto.

Pensiero dialogico= uno dei principi su cui si basa il pensiero complesso. Le discipline
devono dialogare tra loro e integrarsi. Finché distinguiamo i problemi non coglieremo mai la
reale complessità.

I 7 principi del pensiero complesso:


1. Sistemico→ attraversa tutte le discipline, nel tutto si trovano delle caratteristiche che
nelle parti non trovo, ma comunque non si può considerare l’uno senza l’altro.
2. Ologrammatico → Il tutto è contenuto nella parte
3. Anello retroattivo→ causa ed effetto si scambiano sempre. Non si può individuare la
causa da cui dipende tutto.
4. Ricorsività→ ciò che è prodotto è allo stesso tempo produttore
5. Autonomia indipendenza→ l’autonomia è fondata sulla dipendenza. Dipendiamo
dalla nostra cultura che ci rende autonomi
6. Dialogico→ nozioni contraddittorie sono in realtà complementari
7. Soggetto.oggetto → il soggetto che conosce e l'oggetto da conoscere interagiscono
sempre

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