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Anche il ruolo dei media può essere determinante, perché i media sono lo strumento per
formare un'opinione pubblica attenta e consapevole e per fornire un'immagine reale della
disabilità, che rappresenti le risorse e non solo le difficoltà.
Ci sono però ancora molti elementi critici che non consentono un'integrazione reale, come
gli ostacoli di tipo culturale, socio-economico e fisico, il difettoso funzionamento
dell'alternanza scuola-lavoro, l’ imperfetta applicazione delle norme vigenti. È necessario
quindi che tutte le parti (soggetti, enti, istituzioni,) attuino strategie coordinate ed adeguate,
svolgendo azioni di promozione e verifica della corretta applicazione delle leggi.
Per quanto riguarda l’ autenticità e congruenza va detto che l'insegnante deve assumere un
comportamento comprensivo autentico, cioè costante e coerente nel tempo, in modo da
produrre sicurezza emotiva. La capacità di ascolto e comprensione deve a sua volta
accompagnarsi all'attività educativa, all'autorevolezza.
L'insegnante deve essere autorevole, non autoritario, deve guidare con fermezza gli alunni
verso il soddisfacimento dei loro bisogni educativi. La fermezza è caratteristica del
comportamento assertivo, inteso come il punto di equilibrio tra aggressività e passività. Un
comportamento aggressivo e caratterizzato dal tentativo di prevaricare gli altri. Un
comportamento passivo invece denota incapacità di manifestare i propri bisogni e di agire
per il loro soddisfacimento. I comportamenti aggressivo (paura di sentirsi dire no) e passivo
(paura di dire di no) hanno in comune la paura del no. Il movente è l'insicurezza.
Un comportamento assertivo non teme il no, perché non vede nella diversità un pericolo per
il proprio equilibrio interiore. L'insegnante deve mirare all'esercizio di comportamenti
assertivi, ovvero far valere le proprie idee con fermezza, idee che diventano obiettivi
formativi e di apprendimento. La fermezza si esprime con l'autorevolezza, derivante dal fatto
che i discenti percepiscono che l'insegnante agisce per il loro bene, per questo le regole
vengono rispettate e gli impegni portati a termine serenamente.
Quanto detto finora sulla relazione educativa vale anche nel caso di alunni svantaggiati e
con bisogni educativi certificati, con la differenza che in questo caso bisogna privilegiare una
relazione diadica, che richiede la presenza di un'insegnante di sostegno. Gli alunni con
difficoltà sono talvolta incapaci di esprimere i propri bisogni, di parlare di sè stessi.
L'insegnante di sostegno deve facilitare la conoscenza del sé, attivando la comunicazione
diadica e deve favorire l'integrazione dell'alunno all'interno del gruppo classe. L'insegnante
di sostegno deve sviluppare una relazione empatica con l'intero gruppo classe, in modo da
creare un clima sereno e collaborativo, anche con i docenti di base. Il docente di sostegno
deve inoltre fungere da punto di riferimento per l'alunno e per tutti gli altri. Per questo va
sottolineata la contitolarità rispetto agli altri docenti del consiglio. E’ importante che il docente
di sostegno faccia da collante tra alunno disabile, gruppo classe e docenti di base, per
questo la sua presenza in aula è fondamentale anche se può comunque avvalersi di
momenti fuori dal contesto classe per favorire un potenziamento dell'apprendimento ed una
comunicazione empatica più profonda. Per l'insegnante di sostegno il focus è la relazione. In
alcuni casi il disabile rifiuta la figura del docente di sostegno perché rifiuta in realtà l'etichetta
assegnatagli istituzionalmente. In quel caso bisogna avere la pazienza di aspettare e intanto
stabilore relazioni con il resto della classe, affinché, di riflesso, possa poi essere accettato
anche dal disabile. Per quanto riguarda la programmazione didattica le attività devono
essere calibrate sulla base delle esigenze specifiche dell'alunno e pianificate di concerto con
il consiglio di classe. Durante l'anno scolastico vengono svolti sistematicamente incontri tra
docente sostegno
un docente della classe coordinatore
il dirigente scolastico per casi difficili
Equipe psicopedagogica
Assistente materiale se del caso
Assistenti alla comunicazione se del caso
Operatore psicopedagogico esterno che segue l'alunno se del caso.
La mediazione speciale
La didattica dell'integrazione pone al centro del processo di insegnamento-apprendimento lo
stimolo utilizzabile per gli alunni, non i contenuti.
Fondamentale è la creazione di un clima inclusivo, dove il disabile sia accolto ed accettato.
Secondo gli studiosi Andrich e Miato per un clima inclusivo è necessario che il disabile
rimanga in classe più tempo possibile; deve fare le cose che fanno i compagni il più
possibile; deve essere posto, per quanto possibile, nello stesse condizioni formative degli
altri; i migliori insegnanti di sostegno sono i suoi compagni; gli spazi di un'aula inclusiva
devono essere ampi.
Dopo aver posto le condizioni ideali bisogna attuare strategie di intervento finalizzate
all'integrazione; queste consistono nell'adattare gli obiettivi del gruppo alle esigenze del
singolo, semplificare i materiali di studio, differenziare la mediazione didattica, in quanto per i
soggetti con difficoltà bisogna attuare una mediazione speciale. Il processo di sviluppo di
una persona con disabilità procede a piccoli passi, potendo durare anche per l'intero arco di
vita. I risultati raggiunti non sono visibili nell'immediato. Per questo il contesto educativo
deve essere flessibile e gli obiettivi educativi e cognitivi devono essere duttili. Il risultato va
sempre considerato in base agli obiettivi prefissati, è importante la costante riprogettazione
in corso d'opera, la gradualità, è quindi necessario porre degli obiettivi intermedi.
Come illustrato da Margherita Miele, il docente deve scegliere il livello di semplificazione
degli obiettivi che reputa più idonei per l'alunno; è importante, come già detto
precedentemente, che il disabile faccia il più possibile quello che fanno i compagni, questo
vuol dire, laddove non sia possibile seguire la programmazione della classe, adattare il più
possibile gli obiettivi a quelli della classe. La classe può programmare attività che vadano
incontro al disabile favorrendone l'integrazione:
-ripasso frequente degli argomenti di studio per andare incontro alle esigenze del compagno
e non solo, spesso in classe non sono pochi gli alunni che hanno necessità di ripetere parti
del programma non assimilate
-creatività estesa a tutte le discipline, non solo a quelle tecniche o artistiche; le attività
pratiche vanno incontro al bisogno di concretezza del disabile e sono d'aiuto agli studenti
che vivono la scuola come un male necessario.
-Lavoro sulle abilità di studio: evidenziare concetti chiave, sottolineare le parti più importanti.
La presenza di un alunno disabile può essere un'occasione di cambiamento a favore
dell'intera comunità scolastica, che a sua volta fu contribuire all'integrazione, a patto che si
realizzino le seguenti condizioni:
-costruzione di un itinerario didattico integrato con quello della classe
-sensibilizzazione e coinvolgimento di tutte le parti che si interessano a vario titolo al disabile
-nuovo concetto di diversità, che superi la distinzione tra abili e disabili, uguali e diversi.
I livelli di semplificazione non bastano però per l'organizzazione dei concetti; secondo
Hausbel uno strumento utile sono gli organizzatori anticipati, ovvero strategie didattiche che
mettono in relazione le nuove conoscenze con quelle già possedute. Perché gli organizzatori
anticipati siano efficaci è necessario che vengano rilevate le conoscenze preesistenti dell’
alunno, venga realizzata una sequenza organizzata delle nuove conoscenze in modo da
poterle mettere in relazione a quelle possedute. Si definiscono anticipati perché i materiali
vengono forniti prima dello stimolo per facilitare la comprensione delle relazioni. Tra i più
efficaci ricordiamo:
o diagramma causa effetto apro (per comprendere il nesso causale tra elementi)
o diagrammi di confronto (per comprendere differenze e somiglianze)
o diagrammi di struttura (mostrano l'organizzazione di strutture complesse in termini
gerarchici)
o mappe concettuali (per individuare idee principali e relazioni)
La programmazione individualizzata
Per realizzare l’integrazione non si può prescindere dall’ individualizzazione. La scuola ha il
dovere di porre ogni alunno nella condizione di dare Il meglio di sé, deve equilibrare la
condizione di svantaggio.
L'insegnante di sostegno si colloca a pieno titolo all'interno del Corpo Docente e insieme
sono impegnati nella costruzione di un progetto formativo coerente ed unitario. Il docente di
sostegno deve costituire l'elemento chiave nel progetto di integrazione. Deve sì, mirare ad
un intervento personalizzato, che però non deve essere disgiunto dalla socializzazione.
Prima di tutto la scuola deve favorire le relazioni sociali. Il docente di sostegno deve aiutare i
colleghi a comprendere le potenzialità della loro disabile, deve diventare il promotore di una
scuola in integrante. Nella sua formazione dovrà acquisire il sapere (conoscenze teoriche), il
saper fare (campo pratico produttivo) e il saper essere (campo di comportamenti socio
emotivi). Deve esercitare la dote dell'equilibrio di personalità e raffinare quella di esperto di
umanità, deve essere empatico. Alla base dell'integrazione vi è la necessità di una
programmazione integrata, di concerto tra insegnante di sostegno e corpo docenti. Non si
può parlare di integrazione se gli alunni in difficoltà fanno cose diverse dal resto della classe,
o peggio ancora, se vengono portati fuori dalla classe. L’individualizzazione deve essere
funzionale all'integrazione e a questo scopo è utile la didattica integrata, che usa i contenuti
scolastici come stimolo percepibile ed utilizzabile da tutti . Bisogna considerare la diversità
come occasione e non come incidente: la diversità ci fa capire che la realtà non è uniforme,
la normalità è costituita da plurime diversità.
Secondo Domenico Oresico la personalizzazione indica la necessità di inserire nel
curriculum obiettivi e contenuti in relazione ai bisogni di ciascuno, che potranno essere simili
o differenti rispetto agli altri , personalizzati .
L'istruzione individualizzata invece consiste nell'adeguare insegnamento alle caratteristiche
individuali degli alunni (ritmi di apprendimento, capacità linguistiche) cercando di conseguire
individualmente obiettivi di apprendimento comuni al resto della classe.