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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

JACO NELLA BALENA


di
Iuppariello Daniele

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

ai banchineros,
e in particolare a S.
a tutti i tamagotchi
viventi.

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

Pg 5………….. Introduzione dell’autore

Pg 7………….. E fu così che Jaco Bacone sentì


Pg 15………….. È un periodo un po’ strano per tutti
Pg 30………….. In poche parole che è successo?
Pg 78………….. C’avevo una vespa ch’era una bestia
Pg 93………….. Adesso che sto a piedi prendo l’autone
Pg 141………….. Lo so che non è giusto dire certe cose
Pg 160 ………….. Alla fine sono sempre io quello che

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

Introduzione dell’autore

Dunque… Se avete questo libro tra le mani vuol dire che lo


avete scaricato, o che qualche vostro conoscente ve l’ha
prestato, oppure siete degli editori. Se siete tutte e tre le cose
messe insieme, complimenti!, altrimenti complimenti lo stesso,
e buona lettura.
Questo è un libro che non ha assolutamente la pretesa di
insegnare niente. È solo una storia, ovviamente la migliore che
sia mai stata raccontata (che domande!!!); un misto di fantasia,
mitologia e realtà… per la cronaca, la realtà è al 50% mentre il
resto è da dosare a occhio e a discrezione del lettore.
Sarei molto contento se, dopo aver letto queste poche
pagine, mi inviaste una riga di commento… due paroline in
merito all’opera. Le mie coordinate le trovate alla fine del
libro. Fortunatamente questo è un libro che non farà mai
parlare di sé ad alti livelli… ma mi accontento anche di un
semplice commentino: non si butta niente.
Al momento sono perennemente al lavoro al secondo
romanzo, che prende forma ogni giorno di più sempre nella
mia mente, ma non su “carta”… sono pigro. E spesso e
volentieri, quando ho voglia di scrivere, non sono nelle
condizioni giuste per farlo.
Vi domanderete, e se non lo avete fatto, ve lo dico lo stesso,
perché ho deciso di mettere il libro scaricabile in rete…
semplice: voglio che sia letto dal maggior numero possibile di
persone (curiosi, interessati, perditempo etc etc…)
Se nel leggerlo vi sembrerà un po’ datato, pazienza! L’ho
finito nel 1998… altri tempi e altre persone e altre situazioni.
Non mi rimane che dirvi buona fortuna. E soprattutto buona
lettura.
Daniele Iuppariello

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1. E fu così che Jaco Bacone sentì

E fu così che Jaco Bacone sentì il bisogno di porsi di fronte


alla sua coscienza e parlarle. Non l’aveva né pulita né sporca
da chissà quale medicinale sociale, ma solo quando si ritrovò
nell’apice dell’esasperazione dovuta ai fumi radioattivi delle
sigarettine e delle svariate birrette come le pisciate di
cammello gelate, si rese conto del fenomeno che lo colpiva da
circa tre mesi addietro. L’unica vera verità che, per quanto
reale ed immaginaria, poteva essere: si sentì solo. Se lo sentiva.
Ne aveva sentito parlare un sacco di volte ma mai sentiva di
essere padrone completo dell’argomento. Però, se lo
immaginava. Se l’era immaginato in base a quello che i suoi
compagneros de banchinas, degli amichetti scelti per caso
dopo una sconvolgente dose di risate ilari di un giorno
archiviato che mai nessuno più ricorderà, gli avevano
relazionato da esperienze personali.

Papa Enriquez: solitudine oppressa causa inspiegabile morte


cugino di quinto grado, meglio conosciuto come Jukei, pulcino
virtuale dall’età complessiva di anni cinque per chili ottantasei
con varie dosi di assuefatta felicità guaribile in giorni uno.
Gloria Franzesco: solitudine tronca causa litigi familiari
avanzanti parallelamente all’esperienza, denominata dagli
illuministi della terza età, “fine-adolescenza” guaribile in giorni
tre.

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Latino Robbe: solitudine incompresa causa carenza


permanente dineros da donare in elemosina ai tabacchini in
cambio di qualche orfanella inscatolata da adottare guaribile in
giorni due.
Avanti Loskich: solitudine forzata causa sequestro di circa
mesi uno di mezzo assordante dopo fragoroso incidente sulla
Via della Sorte con spettacolare esplosione in aria di ruota
posteriore guaribile in giorni quaranta.
Brisco Laconte: solitudine sporca causa mancanza materia
prima intesa come “sfiga-senza-esse” prognosi riservata.
E svariati complessi ultra-femminili delle varie Rosarie,
meglio conosciute come periodiche accompagnatici ufficiali
dei cinque sopracitati, causa incomprensioni mestruali
prolungate ed accelerate.

Guai a chi pensa a questa combriccola, però, come ad un


deposito ambulante di rimorsi e di insicurezze. Questi sono
solo dei fenomeni tipici, classici e riscontrabili in qualsiasi
posto frequentato in più sàbbati pommèriggi da qualsivoglia
essere respirante di questa galassia.
Poi.
Poi c’era lei, la causa di tutte queste confusioni giornaliere
di Jaco B., Marika, che tanto si lasciava sorridere ed ammirare.
Ma non sembrava avere perturbazioni interne a livello
inconscio, lei, tanto da sembrare realmente l’unica ad essere
“normale”.
Jaco, proprio lui, l’amava, anzi a quanto pare l’ama ancora,
a Marika come si ama qualcosa che ha dato il via ad una nuova
epoca, e ricordava la loro intensa relazione terminata circa tre
mesi addietro, ma cominciata addirittura sette sempre mesi
ancora più addietro (per un totale complessivo di circa dieci
mesi addietro dalla data odierna in cui lo stesso Jaco sente di
vivere e trascorsa di già, via come foglie in putrefazione cadute

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dall’albero dei suoi ricordi). “Una storia piena d’amore”, come


amava sempre definirla in ogni circostanza, con l’occhietto
languido ed innamorato diretto verso Marika, l’unica donna
sinonimo di felicità. Una storia da vivere come la migliore
delle storie d’amore che mente divina avesse composto ed
ultimato. Tanto è vero che i risvolti conclusionali sono noti a
tutti, o quasi…

Raccoglie tutto sotto un unico pensiero, l’ordine non è


adatto all’amore, o per lo meno ai suoi sudditi. Accende la
settima sigaretta del pomeriggio nuvoloso ed umido, quando
ancora il fiato non si condensa in una nuvola scettica e
biancastra. Lunghe respirate anonime, silensiose e cancerogene
che si dipingevano nell’aria automaticamente, senza che
nessuno l’avesse chiesto. Non a caso le banchinas intorno a lui
erano tutte vacanti. Tempo altri due mesi e sarebbero state
occupate da bambini messi in punizione da mamme di bambini
che scolpiranno i loro ricordi infantili ignorando
completamente i magoni di un determinato diciannovenne
smoker capellone hip-hoppettaro depresso. Si scrolla quel poco
di cenere che fastidiosamente si è scrollato sui pantaloni over-
size: la cenere, il suo stato d’animo…
Ritorna al presente con la mente, un presente che nessuno
aveva predetto e che subito è diventato passato senza mai
essere stato futuro se non per duecentodieci giorni circa.
Perché? Perché il papa non è il re? Perché due più due non fa
tre? Perché cazzo esistono fante, cavallo e re? Da piccolo
diceva anche Tutti in culo a te… e solo adesso comprendeva
bene quell’espressione che nell’età da scuola elementare
suscitava in lui tanta ilarità a causa della parola tabù culo,
mentre i suoi genitores lo ammonivano con occhiate
fulminee… adesso che è cresciuto, sono i genitores che lo
prendono per il culo per questa sua fase di scoglionaggine

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postuma alla morte metaforica di Marika (culo in senso


affettuoso, si intende! Che noi siamo le persone che ti abbiamo
messo al mondo, e, anche se non te lo dimostriamo tutti i
giorni, ti vogliamo molto bene!).

Suo padre era quel classico padre di famiglia che nella vita
aveva sempre pensato che i figli fossero piezze e’ core per poi
ricredersi quando questi crescevano al punto di pronunciare la
fatidica frase adolescenziale Voglio La Mia Indipendenza!. A
quel punto i figli erano da sopprimere e basta. Jaco ricorda
ancora le lunghe e lente sequenze cinematografiche che
ripresero quel suo momento: solita discussione familiare basato
sul bilancio economico non molto roseo, bilancio scolastico di
Jaco anch’esso non molto roseo, pianto della genitrice, urla del
genitore, pianti ed urla dei genitori, il figlio (il “Lui”
quattordicenne) spettatore onnisciente prepara il suo intervento
nascosto dietro la caffettiera, serissimo attende il suo momento,
studia i particolari, le tazzine vuote, la tavola sparecchiata e
briciolosa, un bicchiere di vetro ex-contenitore di Nutella, si
sente pronto, cerca di intromettersi nel discorso, afferra il
bicchiere con comportamenti simil-adulti e lo schianta a terra
serissimo scolpendo nell’aria le parole Voglio la mia
indipendenzaaaaaaaaa!, Silenzio, i genitori si guardano per un
attimo e quelle che fino a dieci secondi prima erano urla adesso
sono risate. Risate Fragorose. Applausi. Sipario: Fine… Ci
rimase di merda, ma da quel giorno ebbe più considerazione
nella famiglia, tranne quando lo sfottevano davanti ai suoi
amici raccontandogli quell’episodio all’epoca eroico, adesso
vergognoso a ricordarlo.
Voglio la mia indipendenza!
Glielo ha detto anche Marika nel giorno del loro giudizio
universale. Senza mezzi termini glielo ha sparato in faccia. Al
momento Jaco aveva rievocato il ricordo della sua adolescenza

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per comparare le sensazioni dei due momenti. In entrambi i


casi, ha cercato di comportarsi da adulto con un risultato che il
primo esito fu quasi ridicolo e liberatorio, il secondo invece
sembrava che ogni singola lettera di quella espressione fosse
una pallottola di una Magnum dritta dritta al suo presente
estivo e vacanziero. Come un immenso buco nero, si era aperta
una falla nei suoi ricordi che tutto aveva risucchiato, tutto
tranne quello frase. Voglio la mia indipendenza!
Ciò che si erano detti poco prima di quell’omicidio
spirituale lo ricordava male. Lo si poteva riassumere, più o
meno, con espressioni del tipo: Non Aver Paura, La Nostra
Amicizia Continuerà Come Sempre, Ti Assicuro Che Usciremo
Insieme Qualche Volta, Non Cercherò Mai Di Evitarti, Io Ti
Voglio Sempre Bene Ma Adesso Voglio Bene Solo Ad Un
Amico, Tu Sei L’Unico Che Mi Abbia Fatto Realmente
Toccare La Parte Superiore Delle Mie Nuvole Fine Invernali,
Primaverili & Pre-estive, Spero Solo Che Tu Non Ci Rimanga
Male, Spero Solo Che Tu Non Lo Prendi Come Un Fatto
Personale, Non Aver Paura… (Paura di cosa? Di ucciderti qui
sedutastante prendendoti quel gelato che tanto desideroso ha
fatto diventare il tuo culetto, per infilartelo dritto dritto nello
stomaco senza farlo passare per via orale, magari con un mega
pugno alla Naoto Date? Oppure paura di non sapermi
controllare e di combinare qualcosa a quel tuo faccino che
tanto amo, qualcosa di irriconoscibile? Scegli te...) Ricordava,
invece, perfettamente ciò che le aveva risposto
immediatamente dopo. Instinto de mierda.
Disse Va bene! E basta. È stato lì a subire questa cannonata
femminile e distruttiva, e ha risposto solo con un misero lancio
di cerbottana… Merda.

Adesso cerca di comporre un mezzo sorriso, ma non ci


riesce. Di solito gli riesce di restare con il suo sorriso a

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settantadue denti anche per giorni interi, ma nella sua


situazione neanche Krusty il clown sarebbe capace di fare di
meglio. Adesso pensa ai cartoni animati che più lo fanno
ridere, poi ai suoi fumetti, quelli giapponesi sono aumentati di
mezzo sacco, poi al suo portafogli semi pieno che gli dà
sempre fastidio quando si siede. Si alza, se lo sfila e se lo mette
in tasca e poi si passa una mano tra i capelli per riaggiustarsi la
coda. Sono cresciuti parecchio. Ricorda che prima di mettersi
con Marika gli coprivano appena il collo mentre adesso
arrivano dietro le spalle, e la coda regge benissimo. Si risiede.
È pure vero però che li ha avuti anche più lunghi di così: in
primo liceo aveva deciso insieme a Franzesco di farseli
crescere, poi Franzesco ha lasciato perdere che a casa gli
facevano storie, e due anni fa aveva fatto la drastica decisione
di buttare giù tutto a causa delle doppie punte che davano un
effetto medusa alla sua folta criniera.
Cerca di trovare un nesso tra la sua situazione e il brutto
cielo nuvoloso che lo sovrasta in circa cinque secondi: non lo
trova. Ha sete. Ha dolore alla testa. Anche la settima sigaretta
si è frantumata sotto il tacco ginnastico di plastica di Jaco.
Deve arrivare ad una conclusione, in sostanza deve decidere
che fare, ché stare così non si può. Inutile ormai scoglionarsi su
un latte versato e pisciarsi sotto dalla paura per situazioni del
genere. Cazzo!: lui ha una dignità da difendere e tantovale
conservarla in un modo degno di cotanto nome, altrimenti...
che dignità sarebbe? Si dà ragione da solo e si congratula con
se stesso per il momentaneo pensiero. Quindi cerca di guardarsi
in faccia, anche senza specchio, e vede stampata già la sua
soluzione a tutti i problemi, per lo meno quelli attuali... poi
ragionerà.
Vede un numero stampato sulla sua fronte, un numero
fondamentale e fondamentale è anche quello che rappresenta
nell’universo. Vede il numero tre... T. R. E.

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TRE come la trinità; come il triennio; come i componenti


della Smorfia; come il terno al lotto; come i trenta-tre trentini;
come le sue sigarette parcheggiate nel pacchetto; come Bart,
Lisa e Maggie; come Qui, Quo e Qua; come Daitarn; come i
porcellini della favola; come Hic-Haec-Hoc; come i desideri da
esprimere al signor genio dopo aver sfregato la lampada; come
What the buzz? terza canzone del great “Jesus Christ
Superstar”; come Lupin e chi più ne ha, più... ne aggiunga.
Tre.. tre... tremore.
Tre giorni, ecco questo è il suo termine. E questo cielo gli è
testimone che se non si è fatto scivolare addosso questa
situazione in questo tempo stabilito, non è più degno di farsi
chiamare Jaco da i suoi amici della banchinas. Ha una nuova
filosofia di vita adesso: lascia scivolare addosso tutto anche le
cose che ti riguardano in prima persona. Mai fidarsi delle
persone, mai. Mai chiedere il loro aiuto. Beh, mai no! Però
soltanto quando questo e indispensabile. Lascia che gli altri si
fidino di te ma non ti fidare degli altri. Vivi insieme agli altri e
cambiagli la visuale e non permettere mai il contrario. Rifletti
d’istinto e agisci con ragione. Lascia passare tre giorni e lascia
perdere. Vivi in prospettiva dei tre giorni, e fottitene del quarto:
quello si creerà da solo. Agisci con il senno di poi. Fa un po’
come cazzo ti pare. Facile, no? Ragazzi, forse è meglio che ci
pensi stanotte.
Domani incontrerà i propri amici e li aggiornerà di tali
decisioni. Domani... domani i banchineros si ritroveranno
fotografati sulla solita banchinas, fatti e strafatti di quotidianità
e di semplicità. Per questo Jaco li ama.
Adesso si agita, suda e freme, stringe le guance, espira
qualcosa come dieci litri di tossine rauche, e chi poté vederlo,
in seguito giurò di averlo sentito parlare da solo. Poche parole
semplici ma scolpite nelle orecchie di chi per caso ha vissuto
una solitudine affine.

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La pazzia Totale.
L’amore.
L’amorfa.

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2. È un periodo un po’ strano per tutti

È un periodo un po’ strano per tutti i componenti della


banchinas, questo. Si è tutti sul chi va là da quando è
cominciato, per i neo-diplomati, il nuovo capitolo relativo
all’università. Si trascorrono le giornate a studiare nelle
biblioteche comunali o a fumare in qualche giardinetto tra una
pausa e l’altra o a cercare lavori part-time. Però si esce a
vegetare lo stesso, ché per questo il tempo si trova sempre.
Sempre le solite cose. Fondamentalmente si cerca di stare il
meglio possibile insieme, allora ci si incontra alla banchinas si
fa una colletta per quel poveraccio del Simonello, che anche lui
deve campare, si comprano delle sigarette se non se n’è già
forniti e incominciano i “complimenti clamorosi e romantici”
per la nostra donna in comune: Maria, che come era più che
prevedibile si scioglie subito arrossendo un po’, quel tanto che
basta per non andare in fumo. Ormai, talmente siamo abituali
clienti di questa prostituta aromatizzante, che si lascia
arrotolare da sola e senza sforzi sulle copertine di riso di dieci
centimetri, poi cominciamo a fare il giro della bambola, e il
tiratore di turno racconta quello che pensa, come continua a
vivere anche senza la completa indipendenza, e poi il resto si
scrive da solo… incluso le cazzate che farebbero cadere palazzi
interi o far decollare gli elefanti… come sarebbe a dire “far
decollare gli elefanti”?… con questa botta non ci sto capendo
più niente… d’accordo: sono cazzate ma a volte succede che
tirando, tiriamo fuori, dai nostri cervelli provvisoriamente

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residenti nell’Iperuranio, dei telegrammi di saggezze degni dei


migliori manuali di filosofie minori. Per esempio, quando si è
un po’ bevuti, o quando si è un po’ fumati si partoriscono delle
frasi belle, ma così belle che subito il Loskich segna e
conserva. Una volta Enriquez arrivò a dire che Gli intellettuali
scrivono e commentano la vita. Io la vivo! Stava proprio fatto!
E allora si capiva che bisognava smettere e aspettare altre
ventiquattro ore per riuscire a pensare di queste cose. E poi si
rideva, si rideva fino ad avere sete o a non avere più fiato.
Tutto alla luce del giorno. La banchinas veniva conquistata già
dal sorgere delle cinque pomeridiane fino alle otto-e-trenta.
Erano gli stessi anziani del luogo a lasciarcela libera, anzi
lasciarcele, infatti sono due banchinas messe una di fronte
all’altra in modo da stare con le gambe perfettamente sdraiate a
riposare, ché quando si va a fare una vasca su per il viale fino
al bar e poi si torna indietro ci si stanca parecchio.
Poi ci sono i fattori atmosferici che distinguono le giornate.
Appena arriviamo tutti, c’è il sole di metà settembre che sulla
meridiana del palazzone in via Dante segna le cinque e cinque.
Poi, alle sei il sole sta ancora lì immobile e quasi eterno, ora
adatta per le sballatine pomeridiane – che quando saremo tutti
patentati allora sì che faremo casino (fino ad adesso ho solo io
la patente e Franzesco e Robbe stanno a scuola guida) – e
partite ai videogiochi del bar sopra il viale. Già alle sei e
cinque scende il buio – cazzo! – e tutti si preparano per andare
a fare una vasca in solitaria per affari personali o comunitari:
gelatai, relative ragazze, fantacalci, compagni di classe,
benzinai, Simonello. Poi si ritorna e si condivide tutto e si
ritorna a ridere e ad essere amici con e senza depressioni
particolari. Alle otto si parla soltanto di quello che si potrebbe
fare il giorno dopo a scuola, con strategie programmate per fare
sega alle varie prof. Poi ci si saluta e ci si da appuntamento al
pomeriggio seguente che il primo che arriva, occupa! Intesi!

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Durante l’estate ci davamo pure delle punte per la sera, e si


facevano le stesse cose del pomeriggio con l’unica differenza
che la meridiana del palazzone di via Dante stava già bella che
a letto e al primo sonno, stanca del solito giro ripetuto un’altra
volta senza imprevisti e colpi di scena.

C’era anche chi durante le mattine estive lavorava, come


me. A quest’età, il lavoro sembra solo una giustificazione in
più per fare ciò che realmente ci pare, ché con la scusa che
“lavori”, i genitores ti fanno meno domande e ti lasciano in
pace quei sufficienti cinque minuti in più.
Io. Io ho fatto l’imbianchino per tutta l’estate e avrò
imbiancato qualcosa come cento case, all’inizio anche un
capannone. Bell’esperienza, anche bei soldi per chi, come me,
avere un tesoro in tasca significa avere
seimilatrecentocinquanta lire. Non so se mi spiego. Così mi
sono fatto tutte le vacanze da queste parti a suon di pennellesse
e diciamo che il novantapercento del ricavato è andato, contro
la mia assoluta volontà, nelle tasche del mio commercialista, a
volte anche papà. Ogni tanto andavo in piscina, per far finta di
abbronzarmi il viso, ma appena potevo, mettevo i soldi da parte
per andare a trovare Marika. Lei sì che è andata in vacanza!

Qui, poi quando si intende la parola vacanza si pensa


sempre ad un completo distaccamento con la società in genere.
Si vabbè però non è solo questo, voglio dire, a farti stare bene
in vacanza, anzi quando l’altr’anno stavo in vacanza con quelli
della banchinas nelle parti calabresi, si stava sempre pronti per
il casino, il rimorchio, la cazzata, e il tuffo in acqua
spettacolare ed imprevisto. Bèh, mica tanto. Per esempio,
ricordo che una sera, all’interno di un determinato villaggio
turistico che non vale la pena ricordare, c’era un capannone a
volte locale a volte discoteca a volte palestra per ginnastica

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correttiva per le donne in menopausa bikinate, insieme a


Loskich, Enriquez, Robbe e Laconte (Franzesco non è voluto
uscire), dopo aver alzato un po’ il gomito con le indigene
balneari, abbiamo rischiato il linciaggio.
Avevamo notato le loro forme a dir poco spettacolari. Erano
circa cinque come noi, quindi ognuno si era buttato a pesce
sulla rispettiva facsimile.
Ricordo che la importunata da me si chiamava Stefy, 17
anni, cancro ascendente acquario, studentessa dei massimi
sistemi classici con un ottima media del sette-e-mezzo,
parlantina accentuata e squillante; mentre io, Jaco (all’epoca)
18 anni freschi di candeline, leone (anche se non ci ho mai
creduto a tutte queste megalomanie) ascendente vergine
(forse), studente scientifico e hip-hoppeggiante con bestiale
media del sei-sei in tutte le materie, ubriaco perso alle
diciannove e trenta.
Ricordo che Stefy, si lo ricordo bene, era molto propensa a
quel mio rimorchio coatto, soprattutto quando le dissi del mio
segno zodiacale: lei sosteneva che cancro e leone fossero come
“culo e camicia” (parole testuali; in verità a me non è mai
fregato un cazzo di sapere queste cose ma in quel momento mi
servivano per fare bella figura) e cercava di reggere a tutti i
costi le mie osservazioni sui suoi jeans che prendevano il
colore delle onde del mare, ai suoi occhi che dividevano la luna
in due parti, ai suoi capelli che si agitavano come gli
ombrelloni allineati e umidi delle spiagge private (Però, devo
ammettere che ogni tanto sono profondo e poetico…) insomma
a tutto quello che le poteva far capire che ci stavo provando di
brutto. Insomma, tutto questo casino per strappargli un
appuntamento in quella discoteca Da Gino, dove tra le altre
cose, stavamo già da più di due ore, per le dieci e mezza,
neanche un misero bacio. – Vabbeh – dico io – ci sarò! –.

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Poi ci sono andato davvero, con chissà quali frasi in mente


per condire le più svariate sensazioni, i più reconditi momenti,
le situazioni più strambe. Anzi, tutti e cinque ci sentivamo
sognatori poeti e toreri al punto giusto, visto che anche per gli
altri la punta era per le dieci e mezza. Ricordo che per
l’occasione lavai i denti due volte di seguito ché l’odore di
alcool era un po’ troppo presente nel mio alito. Tutti eravamo
in attesa di una grande occasione come questa.
Quindi, venti nuove Diana rosse, accendino, capelli allineati
e compatti da una riga in mezzo che mi lasciava due ciocche
lunghe fino al collo libere e danzanti sulle spalle, maglietta
bianca pulita e qualche cinquemilalire sparsa nel portafogli e
via all’avventura!
Sorpresa! Non tutto andò come da copione, e non solo le
troie si presentano alle undici e venti, ma erano anche in dolce
compagnia – le troie! – cinque tipi uno più grosso dell’altro in
divisa militare, ridicoli fino alla punta delle scarpe: in piena
estate in divisa; in licensa ed in caduta libera. Quindi, son
rimasto deluso e amareggiato, soprattutto per una scelta del
genere (secondo me, è meglio diffidare da chi dice di trovare
interessante un tipo di persona soprattutto per quello che è,
come si veste e come pensa per poi presentarsi con tipi che
sono completamente l’opposto del tipo iniziale a cui hanno già
raccontato la stessa identica balla; ma a ‘sto punto sembra
meglio diffidare e basta da queste troie). Mi sono presentato
davanti alla troietta cancro ascendente acquario e alla divisa
traboccante di sudore ma sigillata e inamidata per provare un
ultimo tentativo di salvarla da quella tragedia di pantomima, di
tirarla fuori da quella schifezza di gente. Le chiesi se voleva
ballare con me, anche se c’era musica da discoteca; lei si
permise di rispondermi che non voleva e che era impegnata a
farsi descrivere i turni di guardia notturni da quella determinata
divisa inneggiante alla virilità. Forse fu quel mio Vaffanculo

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sibilato a far si che i miei compagneros accorressero ad evitare


un eventuale rissa che il guardiano notturno in licenza e per di
più sudato minacciava, a mio avviso, inutilmente. Morale della
favola: quella sera andò a finire che avevamo un motivo in più
per bere le solite quattro birre, un motivo in più per brindare
Alla faccia di chi ci vuole male, un motivo in più per
ubriacarci. Non si sa come, infatti, verso le tre di quella mattina
(o notte, dipende dai punti di vista), un ipotetico custode di
un’ipotetica spiaggia pubblica ci ha raccolti mentre sulla
spiaggia facevamo a gara a chi pisciava più lontano ancora
bagnati fradici dai spettacolari tuffi che avevamo realizzato e
che nessuno aveva visto. Quando ci raccolse, questo, ci disse
con la voce seriamente rammaricata dell’esperienza anziana
contro l’ingenuità adolescenziale, come nei film drammatici
“Su! Figlioli miei, penso io a voi”, per poi alzarci e andarci a
fare tanti altri tuffi che il custode c’aveva un vinello che era
troppo buono, cazzo. In mare Robbe ha tirato giù qualche
ettolitro radioattivo di scorie intestinali, che la mattina dopo
nessuno si è fatto il bagno. Mitico, indimenticabile. Marika,
quando sentì per la prima volta questa storia, ha riso per tutto il
giorno. Dovevamo ancora metterci insieme e in una delle
nostre tante discussioni ante-innamoramento, rispolverai questo
episodio per rompere il ghiaccio del disagio da parte sua.
Rideva e ho potuto vedere tutti i suoi denti, cosa che poi a
ripensarci fa un po’ schifo ma in quel momento non era
importante, l’importante era farla stare bene, farla ridere e, a
quanto pare, le mie cazzate non avevano bisogno di alcuna
enfatizzazione per riuscire nel mio intento. Qualche volta
avevo il dubbio che ridesse delle mie cazzate come a
sottolineare una mia mancanza mentale, ritenendosi chissà
quanto superiore, e, quando glielo facevo notare, rispondeva
sempre che non era vero, poi mi sorrideva si avvicinava (se non
lo era già) e mi dava sempre quei baci sul collo a salire che mi

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

facevano occultare tutti questi vaghi presentimenti per arrivare


alla certezza dell’erezione. Marika era bravissima in questo...

Ma, ritornando a noi…

Solo una volta sono andato a trovare Marika, quando lei –


logicamente – stava in vacanza. Lei era già partita da circa un
mese e alloggiava a casa di sua sorella maggiore - sposata,
molto più grande di lei, con un figlio - in un paesino della costa
adriatica circa presso l’Emilia Romagna: Monsanfranzesco,
uno di quei paesi che d’inverno conta cinquecento abitanti
(gatti compresi) e che durante la stagione estiva non si riesce a
camminare per le strade, tanta era la gente che c’è. Ma a lei
questo interessava relativamente, che i suoi genitores la
lasciavano andare più che sicuri che sarebbe stata sotto stretta
sorveglianza tanto che quello era già il terzo anno di vacanza
che si faceva senza los genitores in quel paesino sulla costa.
Sempre stessa casa, sempre stessa spiaggia, sempre stesso
mare, sempre stessi amici.
Ci sentivamo regolarmente una sera si e una no, che
chiamava sempre lei, che la sorella non voleva assolutamente
vedere la sua sorellina passare le ore al telefono sdraiata sul
suo divano. Il telefono del salone di casa mia, invece, alle
nove-e-cinque squilla ed io pronto lì a rispondere.
Parlavamo massimo quindici minuti al telefono, sia a me
che a lei non è mai piaciuto molto passare tempo al telefono (le
telefonate canoniche tra Jaco e Marika erano al massimo di due
minuti: il tempo di mettersi d’accordo sull’orario per la punta
su alla banchinas, poi ciaociao!, e a dopo!). Però, insomma,
visto l’esigenza e la distanza, ci parlavamo parecchio al
telefono, e cercavamo di far entrare in quei quindici minuti,
equivalenti a circa una tessera telefonica nuova da cinquemila,
tutte le novità e le cazzate che facevamo. Lei mi raccontava un

21
Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

sacco di cose divertenti, storie relative agli amici, gli amici &
lei, gli amici & il mare, gli amici & la discoteca, gli amici &
etc. etc.
Io ero contento di sentir raccontare tutti gli episodi con una
scrupolosità femminile caratteristica di Marika, e non ne ero
mai stanco. Io, invece, le raccontavo sempre dei miei rapporti
poco sensuali con le signore pennellesse, della mia vespa e del
suo carburatore e delle solite quattro stronzate serali di noi sei
teppistelli perditempo.
Lei ne rideva di cuore. Era felice, lo capivo e lo sentivo.
Cercavo di catturare il più possibile la sua risata metallica e
piena di interferenze per archiviarla il più fedelmente possibile
nella mia memoria per ripropormela il massimo delle volte
possibile, magari impersonificandola in un muro, in un secchio
di tinta da venti chili al quarzo per pareti esterne non lavabile.
Era sempre lei la prima a raccontarmi le sue storie, e alla
fine mi sembrava di conoscerli tutti, i suoi amici del mare:
Barabba, Hercole (con l’acca), Ulisse, Ammone, Epicuro,
Michela la milanese, Santo, Gaio, Simona, Vale, Maximo (che
quest’anno era venuto in vacanza con la macchina) e il
simpaticissimo bagnino Napoletano (per le sue origini
partenopee) che, ti giuro, ti fa spaccare dalle risate per come
parla! e poi tanta altra gente con provenienza sempre diversa
ma simpatica e allegra… ma soprattutto avrei dovuto conoscere
Fiorella e Manuel, che era la coppia diciannovenne a cui lei era
legata in amicizia e in corrispondenza invernale.
Poi, ogni volta che Marika mi chiamava, sentivo le loro
grida di sottofondo, che dicevano di avere una voglia matta di
conoscere questo Jaco teppistello ed hip-hoppettaro che è
entrato nel cuore della loro amica, famosa in tutta la costa
adriatica per la sua diffidenza negli uomini. Una volta, Michela
la milanese le strappò di mano la cornetta e mi disse che se ero

22
Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

realmente come venivo scrupolosamente descritto, mi sarebbe


zompata addosso molto volentieri. Buono a sapersi…
Ma alla fine ero sempre io a proporre di finire la
conversazione con il classico Vabbè!…
– Ti penso e mi manchi un casino – diceva sempre lei.
– Anche io! Che c’entra?… – Io.
– Ma come? Stiamo lontani più di trecento chilometri e mi
dici solo “anch’io? Che c’entra”?
– Guarda che non sono solo io ad essere lontano da te più di
trecento chilometri, anche tu stai lontano da me la stessa
identica cifra! E poi io ti amo, e questo mi ti rende sempre
vicina. – sempre io, in compagnia di un brivido.
– Grazie, avevo bisogno di sentirmelo dire, – poi
aggiungeva – Allora… Buonanotte! Ciaociao!…

A volte, quando le dicevo di amarla, cosa più vera in


assoluto, lei mi ringraziava sempre, ma mi dava fastidio il
modo in cui lo faceva. Sembrava quasi essere invidiosa di
questa mia capacità di pronunciare le parole ti e amo e poi
unirle insieme. Ma non ci davo peso più di tanto. È vero
comunque, che glielo dicevo raramente (ché io, i miei
sentimenti, preferisco dimostrarli) ma lei non si è mai espressa
in questi termini, però provava a tutti i costi di dimostrarlo.
Anche nei momenti più sentimentali e solitari che abbiamo
passato (roba da toccare e provare tutti gli anelli di Saturno e
poi fare ritorno), lei si è sempre espressa con frasi tipo A volte
mi tocchi l’anima, oppure mi citava una strofa di una delle
tante canzoni di Baglioni, di cui va matta e che io detesto; ma
mai, e sottolineo mai, ha detto un misero sussurrato dislessico
tiamo. Che sia chiaro: io bado molto di più all’essenza delle
cose che all’aspetto formale; e tendo a precisarlo proprio
perché non voglio che si pensi che Il sottoscritto Jaco Bacone
di anni 19, leone (anche se non ci ho mai creduto a tutte queste

23
Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

megalomanie) ascendente vergine (forse), ex-studente


scientifico e hip-hoppeggiante, aspirante studente universitario
in lettere moderne venga omologato ed etichettato dai mass
media come un “post-adolescente superficiale”. Però ogni tanto
mi sarebbe piaciuto sentirmelo dire… Tutto qua!
Però, quel suo “grazie” stavolta sembrava suonarmi proprio
strano, il tono era triste e abbattuto, quasi rammaricato, come
se mi stesse nascondendo qualcosa, qualcosa che non avrei
dovuto sapere che mi avrebbe provocato dolore con la D
maiuscola. Ma al momento non gli avevo dato proprio peso e
me lo ero lasciato scivolare dentro la tromba di Eustacchio per
scaricarlo direttamente a terra. Chissà cosa sarebbe successo se
mi fossi cominciato a preoccupare da allora?

Dopo la telefonata di Marika, salutavo i genitores, uscivo,


prendevo il mio vecchio vespone e strombazzavo tutto contento
fino all’incrocio di via Machiavelli, poi imboccavo il senso
unico di via Mazinga e mi trovavo di fronte via Dante dove
potevo già osservare alla distanza di metri trenta, la banchinas
già occupata da Robbe. Scivolavo tra la folla serale del viale e
sedutomi sulla nostra affezionata spagnola reggi-culo, salutavo
Robbe. Sempre stesso saluto.
– Jaco, che mi fai fumare?
– Come no! Tieni
– D’accendere?
– Tieni, ecco i prosperi…
– No, dammi l’accendino che con quelli mi ustiono le dita –
risatina.
– Qualche altra cosa, padrone? Conosco un tipo che fa
commercio di organi all’ospedale qui vicino. Se vuoi ti posso
rimediare un polmone nuovo a quindicimila, così lo sostituisci
con uno del tuo per fumarti sta cazzo di ciospa! – gli do
l’accendino.

24
Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

– Vabbè, però sempre ‘sta battuta! Dovresti inventartela una


nuova comunque rimani sempre un grande, anche se non mi
offri le paglie…
– Che paraculo che sei, comunque non ti preoccupare. Per
gli amici si fa questo ed altro, soprattutto altro. – Quest’ultima
frase, la si dice insieme come un fosse il motto degli amici
della banchinas. La pronunciò per la prima volta Loskich
quando stavamo ancora all’età per comprarci le caramelle:
tempo dieci minuti il pacchetto di caramelle era già bello che
finito e cestinato, ma a noi faceva riflettere, pensare, e ci faceva
essere uniti. Per gli amici si fa questo ed altro, soprattutto
altro…
Poi man mano si cresceva (purtroppo anche noi abbiamo
questo difetto) cambiavano gli oggetti per cui fare “soprattutto
altro” e, a distanza di un anno o poco più da uno all’altro, in
successione “altro” può assumere il significato, per esempio,
delle patatine, del gelato, della pizza, della felpa, del motorino,
e poi delle sigarette. È parecchio tempo che noi sei stiamo
insieme, e ci conosciamo tutti abbastanza bene, anche perché
siamo uguali.

Fu Robbe il primo a cominciare a fumare.


La prima volta che le ha comprate i suoi voti a scuola erano
ancora qualificati dalla A alla E. Lo faceva per scoattare e lo si
poteva capire raggio di un chilometro quando, con estrema
soddisfazione infantile, scartava il cellophane delle – mitiche –
Diana blu! che costavano di meno degli altri pacchetti da venti.
A tutto il viale era ormai chiaro il suo gesto plateale di
estrazione del pacchetto ciancicato dalla tasca destra dei jeans,
l’apertura millimetrica del suo tesoro nocivo alla salute, il
conteggio delle rimanenti cassintegrate, l’assunzione di una
con gioco di pollice-indice alla Roger Taylor, l’apertura della
bocca quel tanto che basta per la sigaretta ed estrazione finale

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

dell’accendino tipo mezzogiorno di fuoco, scatto fulmineo,


accendere e poi subito in tasca insieme alla mano. E poi…
aspirazione totale

(Mai chiamare le sigarette per proprio nome davanti a


Robbe: lo fa imbestialire come pochi. Non ci si può far niente,
fa parte del suo carattere lunatico anticonformista, soprattutto
per quanto riguarda il lessico; quindi se lo si vuole tenere
buono, bisogna chiedergli se ha “qualcosa per me”, oppure
come sta “Benedetta la sigaretta”, oppure della sigarra, della
ciospa, delle paglie, delle meravigliose, di “una delle venti” o
addirittura del catrame, ma mai e poi mai una sigaretta. È
alquanto banale chiamare le cose con il proprio nome, e per
questo Robbe passava giorni interi a ribattezzare gli oggetti
della propria stanza traducendoli logicamente in una cultura più
trasgressiva o addirittura hip-hoppettara.)

Questo è Robbe, questo è uno dei miei amici.

- T’ha telefonato Marika


- Si, per forza…
- Allora? Cosa hanno combinato stavolta i suoi amici del
mare? – ormai le storie degli amici del mare di Marika sono di
dominio pubblico
- Niente di particolare… Cioè lei si sta divertendo, e va
sempre a quel bar la mattina alle sei a prendere i cornetti caldi
alla crema insieme ad Hercole… A proposito: mi sa che sta
nascendo una tresca estiva tra Barabba e Michela la milanese,
che a lei e sembrata di averli visti in atteggiamenti molto hard e
provocatori proprio in quella pasticceria.
- Com’è che si chiama? La pasticceria Casa tua?
- Come al solito non hai capito un cazzo! Quella è la
rosticceria sotto casa di Marika, che a mezzogiorno si sente un

26
Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

profumo di carne ai ferri che il colesterolo ti si alza solo col


pensiero, dove Marika ha vomitato vicino alla serranda quando
hanno provato a farle bere la Vodka quattro sere fa. La
pasticceria in questione è quella vicino al Bowling…
- Con l’insegna verde?…
- Oh!… finalmente: vedo che mi ascolti quando parlo,
cazzo.
- Comunque mi pare strano che Michela la milanese si sia
potuta concedere a Barabba! Scusa, Jaco: non mi avevi detto
che questa è una un po’ preziosa soprattutto con i terùn?
- Cazzo ne so io! Comunque sta pure lei in vacanza, ed è
giusto che si sbraghi un pochetto, voglio dire, in finale stiamo
parlando di una che mi “zomperebbe” addosso…
- In finale… Come al solito hai ragione te! Offrimi un’altra
paglia… ma gli altri che fine hanno fatto?…

Tempo cinque minuti e stavamo tutti e sei seduti sulle


banchinas. Chiacchiere, risate, barzellette, risate, musica, risate,
ragazze, risate, sigarette, risate, qualsiasi cosa, risate fino a
notte fonda. Tornavo a casa sempre all’una circa e ogni volta
che aprivo la porta di casa, ero abituato a trovare un foglietto di
carta con un messaggio scritto per me da mia madre Torna
presto!. All’ora del mio rientro, i genitores dormivano già da
molto.

Ogni giorno così: ore venti e dieci: – Saluti saluti… ci


vediamo dopo cena qui, mi raccomando puntuali che non mi va
di aspettare mezz’ora come l’altra sera! E a proposito dell’altra
sera… Hey Loskich! Lo sai a chi assomigli?
- A chi?
- A ‘sto cazzo! – risate, risate, risate. Applausi.
Ogni tanto mi piaceva stuzzicarli con queste battutine amene
proprio per vedere che reazioni avrebbero avuto i miei amici.

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

Quello che si divertiva di più era Franzesco anche perché era


quello che meno si faceva fregare da qualsiasi trucchetto
escogitato, frutto di interi pomeriggi di lavoro. Logicamente il
Loskich era quello che s’avvelenava di più rispetto agli altri; ed
il bello è che non lo nascondeva affatto e per ripicca ti negava
anche il più minimo dei favori. Questo succedeva con noi che
ci siamo definiti Amici, ma se soltanto un infinitesimale parte
del mondo si fosse azzardata a fargli un pezzo del genere…
sarebbe meglio che andasse a nascondersi sull’altra faccia della
Luna per non farsi mai più rivedere. Loskich è abbastanza
grosso di costituzione che c’ha due pettorali così duri da fare
invidia a tutti gli assatanati di culturismo, e lo sport suo
preferito è non fare niente dalla mattina alla sera: è proprio così
di costituzione, lui è come madrenatura lo ha disegnato. Che
cazzo potevamo fare se non approfittarne in un’eventuale rissa?
Molte volte lui è stato il mio salvatore da risse nazifichine da
me causate. È un grande, in tutti i sensi. Il mio amico Loskich.

Questo è Loskich, questo è uno dei miei amici.

Marika lo odiava, il Loskich. Non ho mai capito il perché e


ricordo che tutte le volte che veniva in banchinas e lo vedeva,
restava zitta in un angolo a mordersi le maniche della felpa,
allora io capivo che bisognava andarsi a fare una vasca lungo il
viale. In principio, fu il mio amico a farmi notare
quest’atteggiamento per niente educato e carino da parte della
mia partner, poiché anche lui non si capacitava del perché.
Marika, invece, sorvolava sempre. Ho provato a chiederle il
perché ma lei rispondeva sempre che Non mi va di parlarne…
chissà cosa cazzo mi nascondevano quei due?
Forse una lontana tresca nelle lontane epoche della scuola
elementare con conseguenze di rimorsi ormai più che inutili…
poco probabile, altrimenti me lo avrebbe detto, e magari il

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

Loskich mi ci avrebbe pure sfottuto. Forse una litigata a causa


di tresche trasversali, cioè storie conclusesi in malora tra amici
loro e che si sono ripercosse sulle loro relative simpatie… Può
essere, ma non ne sono convinto, perché sarei venuto a
conoscenza anche di questo. Forse perché quando raccontai a
Marika degli apprezzamenti poco gentili che il mio caro amico
fece in merito delle scarpette di pelle rossa, scarpette di cui lei
andava superbamente fiera, come un ragazzino che stringe nel
suo palmo di mano la sua prima centolire mostrandola a
chicchessia per poi rinasconderla per sempre nella sua
soddisfazione… molto probabile, perché anche a me ha tenuto
un po’ il muso quando l’ho ribattezzata Dorotea, la mitica
protagonista del serial ambientato nel regno di Oz. Io sarei
andato fiero di tale parallelismo.
Insomma: Marika non poteva vedere il Loskich per non so
quale cazzo di motivo. E non voglio più toccare
quest’argomento! Saranno pure cazzi suoi, porca di una
puttana, e adesso non mi frega una benamata ceppa di quanti
cazzi ha sottomano quella lurida stronza e quelle sue scarpette,
rosse dalle sue mestruazioni mentali, se le può infilare dove
non batte il sole, insieme a tutti i suoi amici del mare.

Quando mi metto a ricordare tutti i particolari di questa


storia mi sale un po’ il veleno e scusate se è poco.

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

3. In poche parole che è successo?

In poche parole che è successo? In poche parole è successo


che, verso Ferragosto, non ricordo bene il giorno, comunque
una ventina di giorni prima di Ferragosto, di questa estate,
Franzesco mi raccontava che aveva una voglia matta di
andarsene da qualche parte, non sapeva bene ancora dove,
l’importante, ha detto, è andare da qualche parte. Aveva già
previsto tutto: soldi, permanenze varie, sbronze e rimorchi
coatti... Siccome io stavo lì a sentire i suoi deliri postumi al
giro della bambola, e siccome anche io stavo un po’ in delirio,
me lo guardo mentre parla e invece di sparare una perla di
saggezza hip-hoppettara come avrei dovuto fare, siccome era il
turno mio, invece, siccome (mi piace molto come suona questa
parola: siccome!), pronunciai le fatidiche parole Orsù, è
agosto: è tempo di migrar, citando, a cazzo di cane, non so
quale poeta contemporaneo o giù di lì. Aspettavo le sue risate
siccome io ho parlato solo per fare una di quelle battute che
muoiono già alle prime sillabe. Invece lui mi guarda e poi
esclama:
- Ma che cazzo aspetti te, lì? Perché non vai a trovare quella
tua cazzo di fidanzata, che, cazzo, è un mese che sta in
vacanza, e tu, cazzo, stai qui ad arrovellarti il Gulliver e a farti
le canne? Tu, cazzo, per me sei un gran coglione, porca di una
troia! Se ce l’avessi avuta io una ragazza in vacanza di sicuro
non stavo a rompermi i coglioni con voi cinque frocetti!

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

Franzesco, quando parla, è molto scurrile. Ma lo è solo con


noi cinque, che quando si va nella società per socializzare è
quello che si inalbera per una sola parola fuori posto. Lui era
nato per le donne, e queste lo sapevano, eccome se lo
sapevano. È fico, lui. Il bonazzo del gruppo, il rimorchiatores
che mai nulla ci faceva mancare. Nulla per lui, significa una
botta e via in una discoteca lurida e sudata, roba di una banalità
assoluta, come lui ritiene, però insomma, lui è, se così si può
dire, il Fornitore ufficiale di Sfiga-senza-esse della nostra
allegra combriccola. Per Laconte era una sorta di dio da
arruffianarsi a forza di sacrifici.

A questo punto, però mi sono sentito direttamente tirato in


ballo su di un argomento che neanche lontanamente avrei
voluto affrontare. Ma ormai c’ero dentro fino al collo, e gli altri
dieci occhi erano proprio curiosi di vedere i come si sarebbero
mossi i miei di occhi. Allora i miei bulbi oculari si mettono in
posizione di attesa degli eventi e pronunciarono frasi del tipo:
- Allora siamo d’accordo: Io vado su questo sabato e
domenica e tu mi accompagni! E non voglio più sapere
niente!... -
I miei occhi hanno detto quella frase con l’intento di sfida
retorica. Io sapevo benissimo che ad una provocazione del
genere, Franzesco avrebbe gettato la spugna, magari ridendoci
su... Invece no, ha sorriso e ha esclamato:
- Okkei, io ci sto! Ho già pronti tutti i numeri telefonici di
agenzie e cazzi vari. Aspettavo solo la tua “sfida”! Cosa ne
pensi, coglione? -
Non ho capito bene se anche tu, come me, stai bluffando,
però se così non fosse, penso seriamente che mi hai messo con
le spalle al muro però non voglio darti questa piacevole

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

soddisfazione quindi ti dico una delle più grandi bugie del


secolo:
- Okkei, bastardo di un bastardo, pur’io ero in attesa del tuo
primo passo per la provocazione! Era chiaro che anch’io avevo
in mente un progetto ma avrei preferito farlo da solo, ma
siccome hai bello che rotto il cazzo, i miei progetti sono da
moltiplicare per due! Adesso vieni qui ed abbracciami e
finiamola qui, altrimenti tra cinque minuti cominceremo ad
ammazzarci di botte -

Abbraccio, quindi, e Laconte per festeggiare questa Graande


Impresa annunciata, aveva già pronta un’altra canna! Evvai!

Nel giro di un giorno e mezzo, io e Franzesco, avevamo


tutto pronto.

Avremmo preso il treno che ferma a Santafè, distante solo


due chilometri da Monsanfranzesco, poi avremmo preso il 184
barrato e saremmo dovuti scendere in un posto comodo, magari
consigliato da Marika.

I soldi per mangiare, per il viaggio, per bere, per fumare,


c’erano. Mancava solo una cosa: un posto dove dormire, che
non si compra di certo nei supermercati.

Non vedo l’ora di stare su, di andare a trovare Marika a quel


paesino dove, insomma, lei sta. Faccio un piccolo riepilogo.
Cose da fare:
Soldi? Abbastanza. La strada? La so. Consenso dei
genitores? Non necessario, comunque ottenuto.
Ritocchi finali:

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

Avvertire telefonicamente Marika del mio arrivo. Cosa da


fare questa sera per presentarmi li domani mattina. Gran bella
sorpresa le farò.
Quindi mi telefona e così esordisco:

J. Ciao bella!
M. Ciao! Senti ho un sacco di cose da raccontarti, ti ricordi
quando ti ho raccontato di Hercole...
J. Beh, vuol dire che me le racconterai domani che io e
Franzesco veniamo su a trovarti.
M. Cosa?!?
J. Hai capito bene. Non ce la faccio più a pensarti e basta,
ti voglio vedere e allora ho deciso di venirti a trovare
per un fine settimana. È una settimana che sto
macchinando tutto ma solo adesso te l’ho detto, proprio
per farti una sorpresa carina. Quindi tu adesso ci dici un
posto per avere una punta che verso le dieci e mezza si
sta sicuramente su!
M. Ma... Vabbeh, dunque... appena arrivi alla stazione devi
prendere l’autone che passa per via dell’...
J. Per Via dell’Artigianato... Questo lo so dimmi solo un
negozio, una panchina, oppure una cabina telefonica
dove incontrarci verso le dieci e mezza... e soprattutto
fatti trovare là. Chiaro, no?
M. Ehm... dunque... c’è la cabina di via Tanturri però è un
casino arrivarci... oppure davanti alla gelateria Del
lungomare: un negozio con l’insegna blu di giorno e
verde di notte... oppure ci incontriamo direttamente alla
fermata dell’autone in Via del Cosmo che sta a
cinquanta metri da casa di mia sorella... Scegli tu! Per
me è indifferente. Ma dove dormirete?
J. Come sarebbe a dire “scegli tu”, cazzo, dimmi te: sei te
l’esperta del luogo e tu sicuramente sai meglio di me e

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

di Franzesco dove dobbiamo dirigerci per incontrarci


prima, eppoi al dormire noi non abbiamo ancora le idee
chiare ma sicuramente alla fine opteremo per una
spiaggia privata, oppure potresti chiedere a qualche
amico tuo se ci può ospitare solo per una notte, in fondo
siamo in due e ci basterebbe anche un letto solo che ci
stringiamo. Vabbeh... ho capito. Decido io: ci si
incontra alle dieci e mezza, undici alla fermata in via
del cosmo.
M. Okkei... vabbeh!
J. Fa conto che io già sto là! Ma non mi sembri molto
entusiasta al pensiero di rivedermi dopo ben
ventiquattro giorni che non ci si vede. A cosa debbo
l’onore del dispiacere?
M. No... Sul serio sono contenta che tra poco ti rivedrò,
però sono un po’ preoccupata... Io ti volevo raccontare
di Hercole che ha combinato un casino con quelli della
pasticceria. A proposito: Barabba e Michela si sono
lasciati che lui non si sentiva sicuro ché lei voleva una
storia seria invernale a lunga distanza. Lei ci è rimasta
malissimo... Che stronzo che è Barabba!
J. Senti Marika, me lo racconti domani che non vedo l’ora
di sentirti senza avere una cornetta sull’orecchio. Ora è
meglio salutarci che chiamo Franzesco...
M. Perché mi tratti male... Io volevo solo raccontarti solo
una cosuccia... vaffanculo... Oh!
J. Cristo! Marika. Non ti sto trattando male, sto solo
dicendo che non vedo l’ora di salire su quel cazzo di
treno delle sei e zerocinque per stare alle dieci e mezza
in via del cosmo... Vabbeh dai non litighiamo che sono
troppo contento stasera e non voglio litigare, soprattutto
con te.

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

M. Okkei... Vabbeh! Ci sentiamo... ehm... vediamo


domani!
J. Aspetta... Se qualche amico tuo si offre disponibile di
ospitarci per una notte, noi non ci offendiamo mica.
Quindi cerca di chiedere un po’ in giro e poi casomai
me lo fai sapere domani...
M. Provo con Hercole ma c’ha già i cugini a carico, poi c’è
anche Ammone ché... ma che stupida che sono: Manuel
sicuramente c’ha posto!
J. Beh... Me lo fai sapere domani, eh? Ciao – click!
M. - click! -

Certe volte Marika è proprio stronza. Da come mi ha trattato


stasera al telefono, sembrava che non gliene fregasse una
benamata ceppa di rivedermi di lì a poco, voleva per forza
raccontarmi i cazzi di Hercole... Non le capisco le donne... No!
Sono loro che non capiscono...
Tanto, domani, la incontrerò e finalmente potrò vederla.
Sono così eccitato che non vedo l’ora.

Poi sono uscito in banchinas solamente per stabilire meglio i


programmi con Franzesco. Voglio dire anche un’altra cosa:
logicamente sono stati invitati anche quegli altri del gruppo per
andare un fine settimana via, ma poi tutti si sono rifiutati per
problemi vari: soldi, consenso, poca voglia, etc...

Ci siamo messi d’accordo su cosa portarci: dunque, due


mutande, due asciugamani da spiaggia, tre magliette di
ricambio, il sopra di una tuta, (fumo) e centocinquanta carte,
che dovrebbero essere più che sufficienti. Il tutto riempie
perfettamente le nostre borse scolastiche! Fico!

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

- Okkappa, Enriquez, mi dici una delle tue memorabili frasi


come colonna sonora di questo viaggio? Dai ti prego...
- Non lo so, ci devo pensare...
- Dai non fare il coglione, cazzarola, dai dicci una tua bella
metafora vitae!
- C’è questa che fa: La vita è come un piatto di peperoni
alla sera: rimane sempre indigesta!
- Mitico! Cazzo! Sei troppo forte, ne hai un’altra
sull’amore...
- Probabile... Anzi questa è quasi adatta alla situazione:
L’amore è come un lungo treno, ne scendi stufo ma poi ne
aspetti un altro!, oppure La vita è come il caffè, è già amara di
per se e noi folli crediamo di alleviarla usando lo zucchero!
- Cazzo! Dovessi portare sfiga. No, io scherzo: erano
bellissime pure queste! Sei un genio! Dai ti prego: dimmene
un’altra possibilmente più allegra…
- Che palle che sei! Vabbeh… senti questa: l’amore è come
una protesi alla gamba, non ne puoi fare a meno e ti segna
per tutta la vita!
- Ma chi cazzo sei?… ma come ti vengono? Spiegamelo!
- Mi vengono così… quando il saggio cerca ispirazione si
chiude in una camera buia e aspetta; poi è l’ispirazione che
va dal saggio.
- Occhei ragazzi! Io starei qui a sentirti per altre dieci ore,
ma non posso proprio. Quasi quasi vi saluto che me ne vado
a casa. Ci vediamo lunedì… buonanotte allora!...
- Ehi Jaco, allora domani alle cinque e trenta alla stazione!
Che domani andiamo su e spacchiamo il culo al mondo.
- Puoi scommetterci!

Ecco il grande giorno e anche il grande viaggio. Eviterò di


raccontare scrupolosamente tutto il viaggio, ma qualcosa
assolutamente la devo dire. Per esempio il treno ha portato

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

ritardo di tre ore circa “per problemi di manutenzione” come


continuava a ripetere lo speaker. Poi Franzesco si stava quasi
cominciando a cacare il cazzo e ha cominciato a sgranchirsi un
po’ le gambe. Per prima cosa è andato a bere alla fontanella,
poi ha visto un “gruppo” di sfiga-senza-esse inglese, e senza
farselo dire due volte si è messo all’opera: Vanny e Jenny,
belle fiche davvero.
Io invece per ingannare la noia, ho tirato fuori il mio
pennone di vernice indelebile e ho cominciato a taggare
dappertutto tant’è vero che in due ore circa tutti sapevano
l’esistenza della mia mano e del mio pennone. Dalla toletta ai
telefoni pubblici; dal giornalaio alla – udite!, udite! –
camionetta dei sbirri che ogni tanto passa tra i passeggeri.
Tanta la gente che c’era che nessuno faceva caso a me e allora
mi sono divertito così. Cosa avrei dovuto fare altrimenti!?!
Avrei dovuto cominciare a ballare, magari con in testa una
canzone, la più vecchia che conosco tipo quella che fa Quando
canta Jaco Bacone fa così... Oddio, non è proprio così però mi
sono capito lo stesso. Se si voleva ballare, lo si poteva fare al
ritmo del dlin-dlon dello speaker… triste!
Poi Franzesco mi guarda e mi fa:
- Porca troia! Ho lasciato il fumo a casa! Porca troia...
- Sei proprio il peggio, cazzo, ma come lasci quel ventino
così allo sbaraglio dei tuoi genitori. E adesso che ci fumiamo?
Ho capito: solo sigarette.
Poi, finalmente, parte il treno. In viaggio abbiamo dormito
un po’, quel tanto di sonno per scaricare un po’ la tensione.
Avevamo programmato la nostra prima fumata in viaggio
però... pazienza. Scendiamo a Santafè, facciamo in tempo ad
avvertire a casa che stiamo bene. Guardiamo l’orologio: cazzo,
è l’una meno un quarto! Saremmo dovuti essere qui già da tre
ore, invece, cazzo di ritardi. Ci fondiamo a prendere l’autone
che ci dovrebbe portare in via del cosmo a quella cazzo di

37
Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

cabina telefonica, sull’autone Franzesco non si smentisce e


comincia a fare il suo show ed io appresso a lui. Altre due belle
ragazze: Pablita e Consuelo, spagnole. (Ma che fine ha fatto la
vecchia “faiga” italiana?)
Anche se nessuno di noi due parlava lo spagnolo, ci siamo
fatti capire, anzi le abbiamo fatto capire che sono belle e, se
stanno intorno ai pizzi di Monsanfranzesco, di stare attente che
sono arrivati Jaco e Franzesco a portare un po’ di Anarchia.
Loro ci hanno capito, ma come al solito guardavano più il mio
compagno che me! In fondo, meglio così: io c’avevo la
ragazza, o per lo meno ancora mi doveva lasciare.
Ci hanno spiegato dove stava la nostra cabina, o per lo meno
noi siamo riusciti a capirlo dai loro gesti, e abbiamo anche
capito che loro sarebbero scesi ancora più avanti di noi. Noi,
quindi, siamo scesi, le abbiamo salutate con gli unici saluti
spagnoli che conoscevamo: Hasta la vista!; e Hasta la victoria!
(Siempre!); loro ci hanno mostrato il loro pugno sinistro dal
vetro del bus: compagne internazionali. Mitico.
Franzesco sembrava già avere il cuore spezzato da
un’ipotetica lunghissima e improbabilissima relazione che non
avrebbe mai avuto sia da Consuelo che da Plabita. Mi guarda
rassegnato e poi mi dice:
- Questa è la nostra sfiga! Adesso basta, ho deciso che
quando ritorneremo a casa imparerò lo spagnolo, da solo ma lo
imparerò: Cazzo!
Quindi ha cominciato a tirare fuori delle ipotesi autodidatte,
tipo analizzare tutti i testi delle canzoni degli Inti Illimani,
oppure prendere tutte le poesie di Neruda in lingua originale
con testo a fronte per confrontare: Vedrai, l’anno prossimo
parlerò lo spagnolo! Giuraci, cazzo!
Faceva tutto questo casino perché lui era un professionista
in materia di rimorchi, e quindi era giusto salvaguardarsi da
impacciamenti probabili con delle probabili stranieri. Le sue

38
Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

conoscenze delle lingue straniere erano quelle scolastiche che


gli avevano insegnato a dire soltanto Shakespeare “the Poet”,
et, Bonjour madame la professeure! Poi al resto aveva pensato
lui, con la sua forza di volontà, e soprattutto dall’attrazione
della topa internazionale.

S’è fatta l’una e mezza e a questo punto era giusto che


ciancicassimo qualcosa, visto che era inutile aspettare
“qualcuno” che molto probabilmente stava a pranzo. Pezzo di
pizza, birra, caffè, sigaretta e via! Seduti su una panchina
vicino alla cabina, continuiamo a chiacchierare che voglia di
smettere non se ne ha mai. Ma ad un certo punto ci stanchiamo
e lui mi guarda e poi, con una voce più seria del previsto, mi
dice:
- Ehi Jaco! Ma che ci facciamo qua?
- ... -
- Nel senso, non era meglio quando stavamo sulla nostra
benamata banchinas a prenderci per culo?
- (ho capito dove vuole arrivare) Secondo me, in qualità di
protagonista di questi due giorni che sono appena cominciati,
penso che tu abbia ragione. Nel senso che, anche io, ho sempre
sognato di poter venire a trovare Marika, e adesso che ci sono,
mi sembra di essere fuori luogo, o per lo meno non ho più la
voglia che avevo prima. Sembra quasi la storia del giorno
prima della festa. Sembra quasi che l’allegria e l’eccitazione
siano state solo questa notte che non ho dormito per niente ché
ero troppo preso ad immaginare quello che avremmo fatto oggi
e domani. Ma non mi eccita solo l’attesa a questo punto voglio
vivere la festa e farla mia. Possiamo correre due rischi: il primo
è che le aspettative erano troppo entusiasmanti rispetto alla
realtà, il secondo, al contrario del primo, che tutte le cose che
ho immaginato, in realtà, sono solo una piccolissima parte di
quello che stiamo per fare. Può succedere di tutto… Si, è pure

39
Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

vero che stiamo qui perché qui c’è la persona che più amo al
mondo, ma è come se mi sembrasse di aver cacato fuori dal
vasino, di aver oltrepassato un limite di sicurezza prestabilito e
che, dentro noi, ha fatto scattare una specie di allarme che
suona e suona fino a quando non arriva il signor treno della
domenica pomeriggio a portarci via. Adesso neanche so come
spiegartelo, ma io ti dico pure questo: non so se abbiamo fatto
bene o abbiamo fatto male ad oltrepassare un limite che
nessuno ci ha mai dato ma a questo punto è giusto così, noi
dobbiamo viverlo questo cazzo di limite e mai averne paura,
altrimenti correremo il rischio di farci beccare con le mani nel
sacco, di essere catturati da noi stessi per sempre, di non
riuscire più a vivere con allegria e spensieratezza quello che
accade. Un po’ come il carpe diem… Se stiamo qui, è pure
perché ci siamo voluti venire, a prescindere se qui ci sta
Marika, cazzo, e quindi dobbiamo solo pensare a divertirci e
basta, a fare il casino con la c maiuscola. E ti giuro, può anche
succedere la catastrofe più immensa del globo: non me ne può
fregar di meno: noi ci dobbiamo divertire! Abbiamo
l’imperativo morale di divertirci. Altrimenti non avrebbe senso
chiamarsi Franzesco o Jaco. Qualsiasi cosa, qualsiasi cosa
succede! Cristo!
- Sacrosanto! Monsanfranzesco: TREMA! SIAMO
ARRIVATI!

Sta di fatto che Marika si presenta verso le quattro, e se non


fosse stato per Franzesco non l’avrei neanche riconosciuta.

- Franzè, guarda un po’ quella bionda che pezzo di figa!


Perché non te la rimorchi?
- Minchia, quella è Marika, Cristo santo, Jaco, quel pezzo di
figa è Marika!

40
Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

- Hai ragione, minchia! Marika! Siamo qui, porca di una


troia! MARIKAAA!

Ci vede, attraversa la strada, se la prende con calma, tanto


sono le quattro e il sole picchia lo stesso. Adesso posso un
attimino rilassarmi, fino ad un attimo prima ero un po’ teso ma
adesso poso la cartella a terra, aspetto che mi dice ciao, un ciao
non-telefonico. Mi viene incontro e mi dice:
- Non potete farvi vedere da mia sorella che non sa niente,
altrimenti fa la spia a mia madre! E poi non vi devono vedere
neanche i miei amici.

Io e Franzesco ci guardiamo e poi all’unisono diciamo


CIAO, come per dire “Ehi stronzetta, dove ti sei venduta
l’educazione, e per quanto?”; io la guardo meglio. È cambiata:
è dimagrita, si sono schiariti i capelli che dal castano chiaro
sono diventati biondi, le sono cresciuti i capelli, gli occhi sono
azzurri trasparenti, le sue forme (e che forme!) si sono
ulteriormente definite. Marika è uno sballo. E non lo dico solo
perché è la mia ragazza... Finalmente mi guarda mi sorride e mi
da un bacio labrorum tenus. Mitico! Mi sembra di sognare!
Parliamo, ci spiega come stanno le cose: tua sorella non ci
deve vedere! Ma perché neanche i tuoi amici ci possono
vedere?

Ah, già, Perché?


No, no. I miei amici potete conoscerli anzi se aspettate qui
vado a chiamarli.

Ma come: sei appena arrivata, non ci chiedi niente del


viaggio, come stiamo etc... e già te ne vai? Ma cos’hai? Con
cosa ti lavi la capoccia a prima mattina?

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

Quindi rimane ancora un poco lì, camminiamo un po’, ci


facciamo quattro risate con delle battute che Marika non
capisce mai. Mi tiene per mano, finalmente posso stringere
ancora la sua mano! Però non si fa baciare tanto volentieri, ma
questo (sotto un certo punto di vista) è relativo: l’importante è
stare lì, averla di fronte, poter materializzare quei pensieri
telefonici. Ad un certo punto mi chiede se potevamo aspettare
un po’ che sarebbe andata a chiamare due suoi amici per farceli
conoscere e per aumentare la compagnia. E se ne va. Ritorna
dopo un quarto d’ora con Hercole e Manuel e Fiorella, suoi
amici che stavano giù allo stabilimento a farsi il bagno ma che
volentieri sono venuti a conoscerci. A questo punto mi
aspettavo una presentazione semi-ufficiale e lei ci presenta
come due dei suoi amici. Cazzo vuol dire due dei suoi amici?
Sono forse uno dei suoi amici, io? Io, cazzo, per chi se lo fosse
dimenticato sono il ragazzo di Marika, e questo vicino a me è
Franzesco, l’amico del ragazzo di Marika (cioè, io) e di fare
una figura del cazzo non ci va proprio per niente!
Mi sa che oggi a Marika, rode il culo. Chissà perché, ho
questa lieve impressione... l’ho presa un attimo da parte e le ho
chiesto se c’era qualche problema o se qualche cosa la
disturbava... Ovviamente, lei ha risposto di no, e se n’è andata
da Fiorella chiedendole di fare un bagno.
Quindi, cosa avremmo dovuto fare io e Franzesco? Primo, ci
siamo presentati; secondo; abbiamo stretto un po’ di mani che,
sia io che il mio amico, conoscevamo già a causa di quella
ragazza che va sotto il nome di Marika; terzo, siccome la
maggior parte della gente che stava lì era di sesso M, abbiamo
offerto una birra a chi la volesse; quarto, loro hanno
contraccambiato donandoci due posti d’onore per una partita a
tresette ad un tavolino di uno dei tanti della costa, in modo che
ci si cominciava a conoscerci, ho giocato in coppia con
Hercole, mentre Manuel faceva coppia con Franzesco.

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

Tutto il resto della gente (Fiorella e Marika), se n’è andata a


mare, e quindi siamo rimasti noi quattro che tra una carta ed
un’altra abbiamo cominciato a chiacchierare. Loro, si, sono
simpatici, ma Franz e io messi insieme non ci regoliamo, e li
abbiamo fatti crepare dalle risate. Poi ci siamo finalmente
presentati come dovevamo essere presentati, e quando Manuel
ha capito che non ero un amico, ma Jaco Bacone, allora è
diventato ancora più confidenziale e simpatico, poi quando ha
visto che Marika è uscita dall’acqua ed è venuta ad
abbracciarmi e a baciarmi la coda mentre stavo giocando, loro
sono diventati ancora più simpatici ed accoglienti (come se
avessero avuto bisogno di una conferma... Bastardi… in senso
buono, si intende). Sia Franz che io siamo rimasti molto
contenti di questa loro accoglienza e ad un certo punto, visto
che era sabato e che eravamo entrati in piena confidenza,
abbiamo cominciato a progettare qualcosa per la sera.
Franzesco, giustamente, ad un certo punto chiede ad Hercole se
per caso ci poteva ospitare per la notte. Educatamente, più
educatamente di quello che è il solito, ci dice di no. Io e Franz
ce lo aspettavamo un rifiuto, ma la cosa che ci ha dato un po’
fastidio è che ha cominciato a giustificarsi in un milioni di
modi diversi, come se si fosse preparato a casa il discorso.
Manuel ci guarda e tace... Abbiamo capito l’antifona. Però ad
un certo punto prende la parola dicendo che la domenica
potevamo stare da lui a pranzo che i suoi genitores sarebbero
andati a trovare dei parenti per tutto il giorno. Essere invitati a
pranzo non era il nostro obbiettivo, ma sempre meglio di un
cazzotto dentro un occhio...
Ad un certo punto, quindi, Franz mi guarda con la faccia di
chi ha da dire qualcosa di inconfutabile: dobbiamo per forza
dormire in spiaggia. A questo punto, sia che Manuel che
Hercole, cominciano a consigliarci su quale sia la più
conveniente come spiaggia. Hercole difendeva a spada tratta la

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

spiaggia pubblica, mentre Manuel, forse più saggiamente,


tifava per la spiaggia privata, in quanto più protetta dalle
recensioni e quindi si evita anche il problema della vigilanza
notturna. Eppoi. Eppoi ci sono le sdraio parcheggiate che come
letto non sono affatto male. Aggiudicato per la spiaggia
privata... si ma stasera che facciamo?

Si sono fatte, tra una chiacchiera ed un’altra, le otto-meno-


venti e sia Marika, che stava stesa sulla sabbia a prendere
ancora il sole, che gli altri dovevano andare a casa. Marika era
troppo distaccata per i miei gusti, veramente un tantino troppo.
Lì ho cominciato ad avere la leggera impressione che non gli
andava più di tanto il fatto che sono venuto a trovarla, e che mi
nasconde qualcosa...

Allora, ci vediamo stasera? Voi cosa fate?, ci aggreghiamo


anche noi? Oppure cosa?

Noi stranieri, avremmo voluto caldamente optare per un pub


oppure una birreria ignorante per alcolizzarci ancora un po’...
Ma a quanto pare di pub in giro ce ne sono veramente pochi,
anzi, non ce ne sono per niente! Porca puttana!, cazzo di paese
è questo! Allora saggiamente interviene Manuel. E dice:
Stasera si vedrà!
Cazzo vuol dire stasera si vedrà, devo ancora riuscire a
capirlo. Va finire che stasera ci verrà rifilato un bel pacco...
L’unica cosa che ho capito è che ci dobbiamo far trovare per
le dieci sotto l’insegna Della Pasticceria

Marika, intanto, fa finta di tenermi per mano, anche perché


non partecipa affatto né alla discussione né alla mia presenza.
Per fortuna che domani me ne vado, perché altrimenti le avrei
fatto un bel cazziatone con i contro coglioni, ché non è

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

possibile che io ti vengo a trovare, ti chiedo di organizzare


qualcosa che almeno possa lontanamente far piacere a me ed al
mio amico, e invece sono più di quattro ore che mi fai quella
faccia... a proposito devo comprare le sigarette che le ho già
finite!
Fiorella ed Hercole si sono già avviate verso casa mentre
Marika e Manuel ci tengono compagnia ancora un po’, ma a
quanto pare l’unica donna presente e nella circostanza e nei
miei pensieri non vede l’ora di andarsene. Vabbene. Che se ne
vada affanculo allora! No scherzo, non avrei mai la forza di
farle del male... ma a quanto pare lei ci sta riuscendo
benissimo. Però.
Però avevo specificato con Franz che cascasse il mondo, noi
ci divertiremo comunque, cazzo!

Se ne vanno, si allontano entrambi verso le rispettive case


distanti non più di dieci metri l’una dall’altra; se vanno, lui con
le mani nelle tasche dei bermuda e lei – lei! – sottobraccio a
lui; se ne vanno, e ridono, e parlano, e soprattutto lei parla, lei
che è stata zitta per tutto il pome, lei che ha evitato anche i miei
baci, lei che è la mia ragazza. Ma non sono geloso, mi dà
soltanto fastidio il fatto di come mi ha trattato, tutto qua. E
spero vivamente che se ne accorga da sola, e che per le
prossime venti ore sia almeno un po’ più vicina a me... dov’è
l’errore in tutto questo? Non lo so, e intanto mi accendo
un’altra sigaretta, l’ultima del pacchetto.

Anche Franzesco accende l’ultima sigaretta del pacchetto.


Mi guarda, legge i miei pensieri e sbuffa: Andiamo in pizzeria.
Andiamo che c’ho fame! Bella storia, bella storia! Ah,
JacoJacoJaco mio! La vedo proprio male

Per fortuna che non sono stato l’unico ad accorgermene...

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

Cerchiamo una pizzeria. Troviamo una pizzeria. Sono le


otto-meno-cinque: devo chiamare a casa.
Cerchiamo una cabina telefonica. Troviamo una cabina
telefonica. È una cabina telefonica, ma in realtà ha due telefoni
messi uno contro l’altro separati dai vetri che non permettono
di far sentire i cazzi propri agli altri. Telefono a casa e dico che
va tutto bene, che il tempo è bellissimo, che abbiamo trovato
da dormire a casa di un amico di Marika, che non stiamo
facendo cazzate, e altre cazzate da sospendere la forza
gravitazionale terrestre, ma plausibili o meglio probabili. Cià
cià.
Mentre telefono, dall’altra parte, ci sono due indigene, due
belle indigene. Franz si è già messo all’opera. La sua tattica era
questa: prima le ha guardate e mentre cercava parole per
distarle dalla cornetta, sono loro a rivolgergli la parola... fico!
Comincia a farle ridere e a disturbarle mentre cercano di
parlare quando invece il segnale dà sempre occupato. Tocca al
mio amico di telefonare... quindi tocca a me intrattenere queste
due belle tope: there is no problem!
Mi guardano e si sorridono, intanto Franz al telefono non
riesce a smettere di ridere perché vede a me strillare a dieci
centimetri della cornetta di queste due procaci femminucce
frasi in imitazione del Classico Vecchio Rincoglionito
Torinese: Allora! Signorina, Qui Si Deve Telefonare Tutti, Sa?
È Mezz’Ora Che Sta Trafficando Con Quell’Affare, Vado Di
Fretta Io: Mi Faccia Telefonare! Allora!
Loro ci stanno. Ridono che stanno piegate in due.
Le guardo e mentre una è al telefono comincio a parlare con
l’altra.
Tanto per farsi un’idea di quello che poteva essere sta
ragazza: alta poco meno di me, capelli corti mossi e castani,
occhi verdi, pelle abbronzata ed ancora salata, labbra carnose e

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

sorridenti, curve da paura, culo da paura, cosce muscolose al


punto giusto come piacciono a me, tatuaggio di un coniglietto
rosa dietro la spalla sinistra, il tutto corredato da un costume
due pezzi, verde scuro con fiorellini che mostravano due tette
ed un ombelico che già dal primo secondo che l’ho visto, ci
avrei voluto bere una bottiglia di birra, il tutto corredato da un
pareo arancione trasparente di seta che la copriva (se così si
può dire) dall’incavo delle ascelle fino a mezza coscia. Sandali
al piede... Mi stavo cagando addosso per quanto era bella sta
tipa. Valentina si chiama.
Comincia lei a parlare e sento già una forte attrazione
magnetica dalle sue doti in mostra. Mi chiede chi siamo, come
mai siamo qui, e soprattutto ci chiede cosa avremmo fatto
questa sera! Io, cazzo, ero già partito con l’idea del tipo Ecco!
Abbiamo Svoltato Per Il Problema Dove Andare A Dormire!, e
chi mi vuol capire, capisce. Però ad un certo punto ho pensato
anche a quella stronza che tanto amo, e che mai e poi mai avrei
tradito, quindi rispondo a Valentina un po’ sul vago del tipo
- Noi siamo appena arrivati e ci sono dei nostri amici che
hanno organizzato per noi una mezza chiusa, perché voi che
fate?
- Noi andiamo in discoteca a Santafè a ballare, se vi
interessa... perché non venite con noi?
- Veramente... a parte il fatto che avevamo già un altro
impegno, come ti ho già detto, ma poi non è che ci piacciano
così tanto le discoteche a noi.
- E perché? Ci sono tante persone...
- E la maggior parte sono tutti fasci che non si possono
sopportare, e poi con quella musica ad altissimo volume non si
capisce un cazzo...
- Ma noi non intendevamo quel tipo di discoteca... noi
dicevamo una discoteca che mette su solo roba anni 60 e 70.
Anche a noi ci fanno schifo quegli ambienti, e poi se vi andava,

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

saremmo potuti andare ad un posto vicino molto raggae dove


fanno tutte le cover Der Rastamanno in italiano.

(Sono questi i momenti che seriamente ti fanno pensare alle


corna. Loro non stavano facendo altro che servirci le loro
potenzialità femminili ed ormonali su di un piatto d’argento
con un sottofondo musicale magnifico tipo Mike Olfield; e noi
non avremmo dovuto fare altro che accettare. Dire: Si, Ci
Stiamo.
Però... però c’era lei nei miei pensieri, e anche se avevo
capito che ormai con lei stavo alla frutta, amara presa di
coscienza, mi sarei sentito in colpa per il resto dei giorni che
passeranno con il pensiero di lei, sempre lei. Ancora non so
bene se sono stato sciocco od onesto, forse ero semplicemente
innamorato, quando dissi)

- Porca Troia! Guarda ti giuro, ci dispiace tantissimo ma non


possiamo proprio che, te l’ho già detto che ci sono questi nostri
amici che non vediamo da una vita e che si potrebbero
offendere di brutto se stasera gli diamo il pacco...

Franco ha finito di telefonare e sta parlando con l’altra


ragazza di nome Chiara, molto simile a Valentina con la
differenza di capelli lunghi e biondi, e già dai loro sorrisi si
erano capite le loro intenzioni, ma il mio caro amico, uomo di
saggezza e di sincerità sconcertante, solo guardandomi negli
occhi ha compreso tutta la situazione: la stanchezza del
viaggio; la stanchezza di Marika; la voglia, purtroppo
trattenuta, di andare a sentire Er Rastamanno in italiano e
magari poi finire sotto le lenzuola di queste due tipe che altro
non possono essere definite che Doni Del Cielo per il quale si
deve ringraziare il signore del 48esimo piano per avercele date.

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

Frens cercava da me segni di accondiscendenza ma aveva


solo sguardi abbattuti e imprecanti.
Anche lui, quindi, ha appoggiato il nostro appuntamento già
prefissato per le dieci sotto l’insegna Della Pasticceria...
sembravamo avere le lacrime agli occhi, nel rinunciare ad una
notte sicuramente molto più interessante di quella che ci
aspettava, (anche se successivamente mi ha confessato che il
mio comportamento era stato più che maturo ed esemplare, da
fare invidia a tutti i benpensanti che guardano ai giovani hip-
hoppettari come noi, come i nazisti agli ebrei), ma allo stesso
tempo eravamo contenti. Come quando un uomo si prende a
martellate sui coglioni per sentirsi vivo...

Loro, logicamente, sono rimaste un po’ deluse, ma ci hanno


capito.
Così abbiamo cominciato a parlare, a mostrare più
attenzione dell’uno verso l’altro, si sono fatte accompagnare a
casa, o meglio all’albergo dove stavano chiacchierando in tutto
quello che il quarto d’ora di tragitto poteva permettere: mare,
musica, quei cazzo di oroscopi che stanno sempre dappertutto,
allusioni alle proprie esperienze erotiche. Quel cazzone di
Frank già stava sottobraccio a Chiara, mentre io molto
candidamente camminavo con il mio braccio sinistro intorno
alla vita di Valentina e la sua mano destra era infilata nella
tasca posteriore dei miei bermuda ricavati da uno dei miei tanti
jeans over-size vecchi molto hip-hop. Sembravamo due coppie
a spasso ma in realtà ci conoscevamo da soli trenta minuti.
Fatalità…
Siamo arrivati al loro albergo, un residence a tre stelle, un
vero e proprio paradiso se messo a confronto con una indefinita
spiaggia privata che ci avrebbe dovuto ospitare per la notte.
Ci chiedono ancora i nostri nomi, magari completi per
mandarci qualche cartolina dai loro sobborghi natali. Allora io

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

dico Il Mio Amico Si Chiama Erminio Ottone, Mentre Io Sono


Vacca Carlo...
Ci mettono un po’ a capire la battuta del gioco di parole e
poi cominciano a ridere di cuore esageratamente, quindi Chiara
a tre centimetri dalla faccia mi dice che Io Invece Mi chiamo
Chiara Pacèner; E Lei Tromba Daria... Adesso siamo in quattro
a ridere.
Alla fine ci dicono che nel caso le avrebbero fatto molto
piacere se la domenica mattina, cioè il giorno dopo, saremmo
andati in spiaggia con loro.
Un occasione la si può pur lasciar sfuggire, ma un’altra no: e
che cazzo!
Ci baciamo sulle guance, le loro sono salate e morbide, e poi
le guardiamo mentre salgono su le scalette del Residence e
quindi ci allontaniamo verso la pizzeria che sono le nove e ho
molta fame. Camminiamo in silenzio, io e Franzesco, con in
testa le proiezioni in bianco e nero di ipotetiche immagini di
due ipotetici ragazzotti, uno coi capelli lunghi mentre l’altro
spettinato, che verso le dieci di una domenica mattina
scendevano dalle stesse scale che pochi secondi prima avevano
percorso quei due beni donati dal creato, dopo aver trascorso
una notte divisa tra risate, musica e sentimento… perché noi in
mente abbiamo anche il sentimento. E che cazzo!

In pizzeria non si fa altro che mangiare come pochi porci


sanno fare; beviamo, anche, quel mezzo litro di birra adatto per
favorire la digestione. E quindi parliamo.
Parliamo come al solito di musica: l’hip-hop e le nostre non
capacità di suonare alcuno strumento a corda o a fiato (tranne
la tromba), Enriquez solamente sa suonare tra noi sei, anzi sa
veramente suonare, lui fa i saggi di musica tanto per intenderci,
ma poi come si fa a parlare di come suona Enriquez: lui è un
genio.

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

Parliamo di moto: io gli racconto di come sono riuscito per


l’ennesima volta a montare sotto il mio mitico vespone lo
stesso carburatore di sempre che sembra una testata nucleare,
prendo i tovagliolini sopra il tavolo e agevolandomi con le
patatine fritte più lunghe gli costruisco sedutastante un
carburatore in scala reale. Lui guarda e osserva che di moto
non ne ha mai capito più di tanto e allora comincia a parlare
con spiccata amarezza di quando a casa aveva chiesto di
comprarne uno: No, ma che stiamo scherzando!
Parliamo di giochi per il computer: appassionati entrambi, ci
passiamo i soliti trucchi per i vari Monkey Island o per Doom
riflettendo sempre di più sullo sviluppo delle nuove tecnologie.
Ora che il campo dei computer era passato in mano ai pirati,
paladini della parità di diritto al gioco, alle varie case
programmatorie conviene abbassare i prezzi. Ma non lo fanno,
mentre scendono i prezzi dei masterizzatori e appena ne hai
uno puoi cominciare a mettere su una specie di azienda, puoi
diventare un pirata a tutti gli effetti ché tanto anche a quelli con
i pantaloni con la striscia rossa fanno comodo i prezzi più
bassi. Io ho il computer a casa fornito di qualsiasi programma e
non ho mai speso più di tre scudi! Non so se mi spiego!

- Quanto cazzo manca all’appuntamento?


- Ancora mezz’ora: Hai voglia! Vuoi un’altra birra?

Parliamo di graffiti, o arte murale, tema strettamente legato


all’Hip-hop e ogni volta i nostri discorsi cadono sui prezzi delle
bocce; dei suggerimenti per dei muri sicuri ma anche ben
visibili a tutti; ai nostri argentoni che ogni volta diventavano
sempre più stilosi e che spaccavano tutta quella merda cacata
dagli scrausi dell’ultima ora.
Parliamo della giornata trascorsa, ma non accenniamo
minimamente alle due di solo tre quarti d’ora prima, proprio

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

perché Franzesko cerca di indagare nella mia mente per capire


cosa mi si è avariato e cosa invece splende ancora come il sole
delle dieci e mezza. Carpisce soltanto una mia semi espressione
di amarezza totale e di delusione. Uno sbuffo simile a quello di
un prestigiatore che ha cercato di giocare tutte le sue carte, più
o meno sporche, con un avversario apparentemente innocuo ma
in realtà telepatico. Come se davvero Marika fosse telepatica e
avesse letto prima di me nella mia testa cosa è successo e cosa
succederà. Ma se permetti, caro amico mio e di me consigliere,
preferisco essere cannato nei dintorni di casa mia e non qui, in
trasferta. E che cazzo! Anche perché non siamo venuti fino qua
per farci, anzi farmi, prendere per il culo da una delle tante
probabili donne della mia vita!
- Il guaio è che, porcaputtana, tu le prendi troppo sul serio le
cose…
Non hai capito: io, a quella stronza che tra poco
probabilmente mi lascerà, la amo: okkei? Può anche rimanere
la ragazza più stupida della terra che si comporta male e che
non prende le cose seriamente, ma I Am veramente In Love
manco fosse Friday. E non mi va di arrabbiarmi.
- Sentimi bene, cazzarola: io ti conosco, e che non lo so cosa
provi per Marika? Certo che lo so, mannaggia la troia, che sono
più di sei mesi che me lo racconti per filo e per segno tanto che
ogni volta che la guardo, mannaggio la morte, arrossisco. Il tuo
problema, cazzo, è un altro. Parliamoci chiaro: tu lo sapevi
benissimo che venendo qua sarebbe successa una cosa del
genere, e porcaputtana, non lo negare, altrimenti non saresti
stato così teso per tutto il cazzo di giorno. Io non sono un
coglione e proprio perché ti conosco da parecchio tempo so
riconoscere al volo che messaggi mandano quei tuoi cazzo di
occhi taciturni. Anzi, ti dico pure questo, non perché sono un
bastardo ma perché sono il tuo compagno di viaggio mandato
dal fato: ammesso e non concesso che ti dovesse lasciare, a te

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

dà fastidio il fatto che sia stata lei a prendere una decisione del
genere altrimenti, porcaputtana, l’avresti fatto tu… Prima di
lei!
Non puoi dire che io sono venuto qui per lasciarla però.
Allora diciamocela tutta: io sono venuto qui per meglio
controllare la situazione. Perché che cazzo ne so io di quali
svaghi ha qui Marika? Io volevo solo verificare un sospetto
che mi era già nato da alcune telefonate fattemi da lei e poi
anche perché me ne volevo un po’ andare dalla banchinas. E
siccome io fesso non ci sono, come probabilmente crede
Marika… eccomi qua, a trovare conferma alle mie ipotesi.
Purtroppo Marika ha quel difetto che se una persona non gli va
particolarmente a genio, la evita in tutto e per tutto, tanto per
intenderci come fa con Loskich, ma visto che io non sono
Loskich, cazzarola e mi da un po’ fastidio, se permetti. Adesso,
secondo te io dovrei fare finta di niente quando tra dieci minuti
ci incontreremo? No. La prenderò da parte e le spiegherò come
sta la situazione… porcadiunaputtana!
- Vedi, se facevamo questi discorsi prima di venire a
mangiare, probabilmente avresti già deciso di andare a cagare
Marika e il suo appuntamento per unirti in erotica felicità con
Valentina e Chiara… che non sarebbe stato affatto male.

Sono le dieci, anzi le ventidue, e ci alziamo, paghiamo il


conto e andiamo verso la più grande presa in culo che uomo
possa concepire. Per me, si intende, perché Franko l’aveva già
presa più di un ora prima.

Mentre camminiamo per strada Franz mi fa:


- Comunque sia ricorda sempre questo. Ricorda che i
bambini dell’asilo non fanno più casino perché sono rimasti
molto pochi dopo i fuochi… e non credo che tu abbia bisogno
che io te la commenti.

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

Rimaniamo, anzi rimango, in silenzio per tutta la strada e


continuo a pensare costantemente a quella canzone che
Franzesco mi aveva passato nel cervello. Ricordo gli accordi,
gli assoli, ma il titolo mi sfugge. I bambini dell’asilo stanno
facendo casino… Vabbeh non mi pare il caso di arrovellarmi il
Gulliver con determinati pungiglioni, anche se a volte mi capita
che basta una frase detta così solo per citare qualcuno che mi
richiama nella mente una determinata canzone e che questa non
mi si schiodi dalla mente per tutto il giorno. Per fortuna che
adesso è sera altrimenti avrei dovuto passare tutto il giorno a
cercare di ricordare il cazzo di titolo di questa canzone.

Verso le dieci e dieci, anzi le ventidue e ventidue… cioè le


ventidue e dieci, vedo Marika venirci incontro, non sola ma
accompagnata da Manuel. Dentro di me penso che Fiorella ci
avrebbe raggiunti o per lo meno si sarebbe fatta viva per
portarsi via il suo ragazzo particolarmente disponibile, invece
ho la conferma che stasera sarà in quattro: Io & Marika e Franz
& Manuel. Mai come in questo momento, avrei preferito stare
al posto del mio amico, accompagnatore di me. Così avrei visto
come avrebbe reagito il di me amico… Sciocca curiosità!

Occhei: Dove Andiamo?


Camminiamo un po’!

Perfetto. Cominciamo a camminare verso la strada parallela


al lungomare che le sere d’agosto viene chiusa al traffico.
Camminiamo tutti e quattro sulla stessa linea: Franz, io, Marika
e per ultimo ma non per importanza Manuel. Io non voglio
assolutamente toccare Marika proprio perché voglio vedere
fino a che punto continua a farmi del male quando invece è lei
che prima mi prende per mano e poi mi ci si appende come un
Tarzan alla propria liana. Così camminiamo, parla soprattutto

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

Manuel mentre la donna al mio fianco fiata soltanto quando è


tirata in causa. Manuel si racconta un po’ e devo dire che
Marika aveva ragione quando diceva che era vivo: era
interessato con fantastica curiosità a tutto quello che sentiva sia
da me che da Franco, cercava di conoscere i particolari intimi
di determinate situazioni ma aveva un modo educato e modesto
nei nostri confronti e di tutti gli altri, un tipo che non
dimenticherò per la gentilezza e la disponibilità. Ha appena
finito il liceo e adesso lo aspetta il servizio civile (ottima scelta,
fratello) quindi parliamo un po’ delle nostre idee
antimilitaristiche, ma non è solo per quello fa questa scelta:
vuole diventare un diacono. Cos’è un diacono?
Un diacono, praticamente, è una persona che facendo una
scelta di vita sia di servizio al Signore che di servizio alla
società… cioè praticamente una via di mezzo, cioè non può
dire Messa ma può servirla e può leggere le letture, dare la
comunione, può anche sposarsi e avere figli… Un prete a metà,
ecco si… un prete a metà! Capito no?
Come no!

Sia io che il mio amico con la sfera cattolica non abbiamo


molto in comune, proprio perché notiamo le troppe
contraddizioni che ci sono all’interno dell’attuale istituzione.
Perché in effetti è diventata un’istituzione. Una volta Enriquez,
mi fece leggere la Bibbia, (poiché è giusto avere delle posizioni
diverse, ma se queste non sono documentate non ha senso), e
mi ha fatto notare come il vecchio testamento per la maggior
parte sia guerra e situazioni grottesche, oppure di come
determinati simboli del cattolicesimo siano comuni anche alle
religioni cinesi e alla mitologia greca. Comunque la parte che
mi piace di più di tutto il V.T., è il libro della Genesi: pura
poesia e puro mito. Il nuovo testamento, è la parte più bella ed
educativa. La figura di Gesù mi affascina davvero tanto: la

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

prima zecca della storia. La cosa buffa è proprio questa: Gesù


Cristo era un anarchico, un ribelle, un rivoluzionario
sognatore… e l’istituzione ecclesiastica attuale e passata è
sempre stata corrotta, conservatrice, reazionaria e bigotta: ma
da chi hanno ripreso? Forse si dovrebbe rivalutare un pochino
la figura del Nazareno coi capelli lunghi e la barba… così
almeno ci si renderebbe conto delle cazzate che in duemila anni
di istituzione si sono create. Comunque i miei complimenti
vanno al Gesù-uomo e non tanto al Gesù-dio.
Però io non ho mai bestemmiato. Franzesco qualche volta
bestemmia ma subito Enriquez lo richiama in nome della legge
universale del rispetto, perché è giusto rispettare le persone che
credono.

Manuel mi da ragione, mentre Marika mi lancia delle


occhiate furibonde, al ché io le chiedo se c’è qualcosa che non
va… Quanto mi dà fastidio Marika quando alle mie domande
risponde niente. Lei sarebbe capace di rispondere niente anche
con dieci cortelli nel cervello, due gambe e due braccia di
meno, ed un buco nel petto. Non lo sopporto proprio. Dice: -
Vi va un gelato?

Preferisco una birra.

Entriamo in una gelateria e ci mettiamo seduti ad un tavolo:


Franz con di fronte Manuel, io con di fronte Marika. Mi
accendo una sigaretta e lei con un gesto molto veloce me la
ruba di mano e poi mi lancia un gran bel sorriso tanto da essere
contento di accendermene un’altra; quindi mentre con la destra
reggo la ciospa e parlo con Manuel, lei mi accarezza la mano
sinistra appena sfiorando il palmo con le unghie: abbastanza
eccitante. Ci prendiamo un gelatone che c’ho messo mezz’ora a
finirlo per tanto era grosso e praticamente i discorsi si chiudono

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

tra Manuel, Franzesco e me. Franz si sta divertendo un mondo


e coglie sempre le occasioni per farci ridere. Lui, che di solito è
scurrile, controlla il suo linguaggio e usa un lessico da far
paura ad un vocabolario e poi parla di argomenti che con noi
della banchinas non aveva mai vagamente toccato: intrecciava
discorsi di ufo, alieni, servizi segreti, universo, Dio, natura e
mitologia greca con una tale naturalezza e conoscenza che se ci
fosse stato lì il nostro Enriquez subito gli avrebbe conferito una
laurea Ad Honorem Causa, insomma si trovava a suo agio e ciò
non poteva che arrecarmi piacere.

Questo è Franzesco, questo è uno dei miei amici.

La cosa bella è che stavamo morendo dalle risate, e tra una


risata ed un’altra si sono fatte le undici passate, allora Manuel
ci ha fatto alzare, e, quel matto!, ci ha pagato i gelati. Cioè ci
ha offerto i gelati. Non che io e il mio amico siamo rimasti
sorpresi, ma un tale gesto in fondo non ce lo aspettavamo.
Anche perché, detto sinceramente se non lo faceva lui, l’avrei
fatto io. Bisognava andare a salutare gli altri ragazzi della
comitiva che stavano per partire per andare in discoteca –
bleah! – e tra le persone c’era anche Fiorella. Quindi avrebbe
voluto almeno salutarla: più che giusto!
Ci avviamo e continuiamo a parlare e Marika è sempre
vicino a me in atteggiamento più passivo del mio, ma a questo
punto va bene così… tanto ormai!
Arriviamo di fronte ad un’altra gelateria dove un allegra
combriccola di una quindicina di persone sta animatamente
discutendo su un classico del sabato sera: Dove andiamo a
ballare?
Manuel e Marika affermano con tranquillità che questa è
l’ordinaria amministrazione e tanto per mezzanotte decidono
sempre lo stesso locale, una discoteca a Santafè. Poi a Marika

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

viene la geniale idea di presentarci a tutti i suoi amici e amiche.


Fico! Era pure ora!
- Ehi ragazzi! Sapete chi è questo? Questo è Jaco. – dice
Marika a qualcuno.
Soprappensiero uno si gira e dice E Sti Cazzi: Io So
Ammone, poi si gira, guarda prima me e poi il mio amico, gli si
illuminano gli occhi e con uno strillo baritonale copre le altre
voci distratte dei suoi amici: - Oh, regà! Ce sta er ragazzo de
Marika. Bada oh, e io penzavo che forse forse nun esisteva e
che ogni vorta che rompeva le palle pe ‘nna a telefonà
telefonava a’na cazzo de cuggina! Da paura!
Adesso tutti gli sguardi si vertono su Franz e me ma
soprattutto su me, come era da copione. Hercole mi saluta e
piano piano vengo spinto per fare un giro di strette di mano e
battute confidenziali su determinate cose che facevo io e che
adesso non ricordavo più, tutte cose che sapevano perché
gliel’aveva raccontate Marika. Arrivano quasi all’applauso e
mi sento quasi commosso per tutto ciò. Ma ciò che più mi ha
stupito è stata l’accoglienza che ci hanno fatto le ragazze: mi
hanno circondato e mi toccavano per vedere se ero vero o ero
un ologramma. Mi toccavano i capelli, le spalle, la schiena; a
un certo punto mi sono sentito un pizzico sul sedere, e chissà
perché ho subito pensato a Michela la milanese. Mi giro di
scatto e vedo due occhi marroni come la sua pelle abbronzata;
capelli raccolti in una coda alta ed una maglietta abbastanza
scollata con sotto un costume ad un pezzo che era riempito da
qualcosa di inconcepibile a descriversi: due tette da paura;
labbra carnose e truccate leggermente di rosa; dico indicandola
Michela la milanese? Bravo hai indovinato! Comincio a ridere,
lei mi abbraccia e mi bacia gli angoli estremi della bocca con
lieve risucchio: interessante. Franz non si è sporcato le mani
presentandosi ai maschi: è corso direttamente tra le donne
logicamente, e da quelle poche che non circondavano me si

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

faceva amorevolmente sommergere di domande, logicamente


in riferimento a me. Lui rispondeva allegramente, poiché
l’importante è che sta in mezzo alle donne, ma una subito gli si
è attaccato alla cartella e ha cominciato a tempestarlo di
domande del tipo Come ti chiami, da quanto tempo esisti, come
mai da queste parti, che fai stasera?… Sarà che Franz era
ancora stordito da tutta l’atmosfera che avevamo trovato lì, ma
comincia a rispondere alle sue domande con un interesse, che
poi se ne pentirà per tutta la serata. Si chiamava Marinella e
anche se all’apparenza sembrava essere una matura diciottenne,
in realtà era una sciocca neo-sedicenne. Dopo che Marinella si
è presentata per quello che era, era ormai troppo tardi per
cavarsela dai coglioni e Franz se l’è dovuta sorbire per tutta la
serata perché il piano comitivale di andare a ballare era andato
a monte che non c’erano abbastanza macchine (solo quella di
Maximo) e loro erano una decina. Allora approfittando della
gelateria e della nostra presenza ci siamo fermati lì. Ci siamo
seduti ai tavolini di fuori e abbiamo cominciato a chiaccherare
del più e del meno.
In tutto questo lasso di tempo, Marika non mi mollava mai il
braccio e se lo faceva comunque mi teneva gli occhi fissi. Poi
mi dice all’orecchio se le potevo offrire un gelato. Un altro?,
faccio io, ma poi mi alzo e la guardo mentre sceglie i gusti:
doppia panna, zabaione stracciatella melone e cioccolata: un
cazzotto al fegato. Poi mentre stiamo per uscire mi dice di
andarsi a fare un giro. Accetto e camminiamo sul lungomare e
parliamo tranquillamente della giornata trascorsa mano nella
mano fino a quando lei non finisce il gelato. Quando insieme
eravamo così semplici mi veniva sempre voglia di baciarle le
guance e accarezzarle il collo. Alla fine ci sediamo su un
muretto dove c’era scritto in piccolo Fabiana ama Carmelo,
adesso invece c’è scritto Jaco was here che sicuramente è
molto più fico. Così per rompere un po’ l’imbarazzo del

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

silenzio enfatizzo su quanto siano simpatici suoi amici. Lei


invece esordisce con la classica frase Ti devo parlare…
Occhei ma prima fatti dare l’ultimo bacio. Ultimo bacio, e
poi Spara! E la cosa che mi faceva arrabbiare non è tanto che
lei mi stava per lasciare, ma il fatto è che mentre lei parlava, mi
rimbombava in testa quel verso della canzone che prima Franz
mi ha sentenziato e tutto d’un tratto mi sono ricordato tutta la
canzone; e in un momento così disgraziatamente stronzo mi
risuonavano in testa i versi di Asilo Republic del Blascone.
Lo sai che è da un po’ di tempo che ci sto pensando su, anzi
per essere precisa da quando sono partita… I bambini
dell’asilo stanno facendo casino… noi non possiamo più stare
insieme ché forse la lontananza ha fatto affievolire moltissimo
la fiamma che dentro mi bruciava per te, il fatto è che non
provo più amore per te ma solo un indescrivibile amicizia… ci
vuole qualcosa per tenerli impegnati e sinceramente mi sento
ci vuole un goccino… sulla via di mezzo tra amore… ci vuole
uno spino… e amicizia e non mi va che per una lieve crisi
passeggera mia tu ne debba pagare le conseguenze in modi
abbastanza drastici… dice che è stata una disattenzione della
maestra... Lo so, non è giusto dirti queste cose adesso… che
subito uno si è buttato giù dalla finestra…, avrei dovuto
accennartene prima… dalla finestra…, magari a telefono, ma
lo sai benissimo quanto poco mi piace il parlare a telefono…
oddio che cosa possiamo fare, oddio che possiamo dire… e poi
quando mi hai detto che venivi così da un momento all’altro mi
sono trovata impreparata… quando sua madre arriverà
s’incazzerà… e ho dovuto decidere in pochi attimi…
s’incazzerà… ma non credere che non sia convinta al cento per
cento di quello che dico, anzi il contrario… certo che lavorare
in un asilo dove c’è sempre casino... Poi anche Fiorella mi ha
detto che è meglio così nel senso che evitare di prenderti per il
culo… tranquilli qui non si può stare per niente… è un modo

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

più lieve per terminare una relazione… ci vuole un agente…, ci


vuole un agente… ma questa è la realtà che nessuno di noi si è
inventata ma che ci è capitata… e allora niente con la polizia...
Comunque sia io nutro un affetto per te che neanche per mia
sorella provo… la situazione tornerà come prima…, tu sei
l’unico che mi ha fatto toccare le alte vette dei sentimenti… più
di prima… e lo so benissimo cosa tu provi per me… t’amerò…
ma secondo me anche tu sbagli… t’amerò… perché ti affezioni
troppo alle persone e lo so che adesso starai di merda… più di
prima ci sarà ordine e disciplina… ma sappi comunque che io
non voglio essere chiamata stronza… e chi non vuole restare
qui… anche se so benissimo che non lo farai… vada in
collina… Comunque… vada in collina… stai tranquillo che io
continuerò a chiamarti e a cercarti… e se qualcuno la vuole
menare… magari con minore frequenza rispetto a prima… con
quella storia dell’educazione… e se avrai delle mie notizie sarò
io direttamente a dartele… abbiamo già bruciato tutti i libri…
perché tra noi non ci sono mai stati segreti… bruciamo lui… Io
non so a cosa tu stia pensando adesso… i bambini dell’asilo
non fanno più casino… ma non devi avere paura che in fondo
in fondo… sono rimasti molto pochi… non è una cosa tanto
grave e te l’ho detto che può essere che tra due settimane
quando torno a casa… dopo i fuochi… verrò sotto casa tua tra
le lacrime per richiederti di tornare insieme… fuochi fuochi
fuochi fuochi fuochi fuochi… che anche per me non è facile
accettare… fuoco… l’idea di non averti più vicino a me, ma io
voglio la mia indipendenza. FUOCO!
Marika ha finito di parlare. Purtroppo anche la canzone è
finita. Adesso tocca a me parlare.
Ho detto: Va bene! Come dici tu.
Poi non ricordo bene di cosa ho parlato perché ho dato il via
alla lingua in un improvvisazione simil-nonsense tipo Joyce, e
mi sa che ho accennato al fatto che ero già partito prevenuto

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

per un discorso del genere e che se non l’avesse fatto lei, a


malincuore, l’avrei dovuto fare io; poi ho parlato molto
vagamente di un paio di ragazze che avevo conosciuto una
ventina di giorni addietro e che m’avevano chiesto s’ero
fidanzato e che probabilmente al mio ritorno c’avrei provato
pure e così via… più che altro erano frasi buttate giù della
depressione di aver sentito poc’anzi delle parole così brutte.
Poi dico: Va bene! Ritorniamo con gli altri
Cammino zitto, mi sciolgo i capelli per scrollarli e li pettino
un po’ con le mani a rastrello e mi dipingo sulle labbra un
sorriso, lei mi cammina dietro e reagisce a seconda delle mie
mosse.
Raggiungo Franz che aveva cominciato a fare spettacolo e
già mi stava venendo da ridere pensando a quello che ci siamo
detti appena arrivati. Abbiamo cominciato a fare i pagliacci e a
farli divertire. Ho bevuto della birra, tanto per gradire. Dovevo
divertirmi e allora ho cominciato ad inserirmi nei discorsi: in
parole povere, si stava parlando dei nuovi arrivati. Franz ogni
tanto mi lanciava delle occhiate come per dire Com’è andata?
e io le sfuggivo sempre, mi concentravo sulla birra che su
quello che era successo meno di dieci minuti prima ci avrei
pensato questa notte.
Marika, la mia ufficialmente ex ragazza mi si viene a sedere
sulle gambe e mi si appoggia a peso morto come mai non
aveva fatto negli appena conclusi sei sette mesi di condivisione
sentimentale.
Mi si gira, poi, mi sorride e mi chiede sottovoce all’orecchio
se c’ero rimasto male.
Ho fatto finta di non sentire altrimenti le avrei spaccato in
testa il boccale di birra. Anzi no, prima me la sarei bevuta (la
birra, s’intende) e poi avrei commesso la plastica facciale con i
cocci aguzzi del boccale.

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

Mi si gira ancora e sto lì per li per urlargli a millimetri tre


dalla faccia Che Cazzo Vuoi Ancora Da Me? Eh? invece sto
zitto e sento cosa mi dice:
- Mi hai reso la donna più felice dell’universo.
- Non mi hai reso l’uomo più felice dell’universo.

Riprendo quindi a scherzare e a conoscere gli altri in


particolare con Maximo e Barabba, tue tizi che da come
parlavano si capiva lontano un miglio che avevano un po’ di
fumo e allora sia io che Franz abbiamo cominciato a fare delle
allusioni al fenomeno “sigarettine truccate”. Morale della
favola: verso l’una ce ne saremmo andati su un pezzo di
spiaggia a fumarci quel pezzone di fumo che hanno che a
occhio e croce sarà una decina di cannoni. Noi avremmo voluto
pagare la nostra parte, ma loro hanno rifiutato categoricamente
ché noi siamo gli ospiti e ci dobbiamo comportare da ospiti.

Così si fa l’una, Marika comincia ad andarsene a casa che


anche Manuel se ne va. Finalmente Franz riesce a scrollarsi di
dosso Marinella e così siamo rimasti in quattro. Maximo
prende la macchina e tutti già un po’ allegrotti andiamo verso
una spiaggia un po’ più coperta dove la sorveglianza non
bazzica molto. Con la macchina ci mettiamo dieci minuti e poi
nella completa oscurità prendiamo le sedie a sdraio e le
mettiamo in cerchio. Cominciamo a girare. Io sono l’addetto ai
filtri, Franz alle sigarette, Max alla luce e Barabba alla rollata.
Prima canna: la si fuma in silenzio.
Seconda canna: loro cominciano a fare domande su di noi e
noi su dove poter andare a dormire, molto probabilmente
rimarremo dove siamo.
Terza canna: Franz propone di fare ad ogni giro quello che
di solito facciamo noi della banchinas cioè le citazioni di

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

cazzate o inventarle lì per il momento. Abbiamo cominciato a


ridere che non ne potevamo più.
Quarta canna: tutta dedicata al cosiddetto Giro della Morte e
chi lasciava prima faceva penitenza, io ho vinto solo un paio di
volte ma Max e Franz mi facevano troppo ridere che
diventavano sempre più rossi.
Alla fine ci siamo presi dieci minuti di riposo.
Max, in preda al panico, tutto contento propone: Facciamo a
gara a chi ci mette meno tempo a fare una tromba?
Inutile descrivere la nostra contentezza: strafatti come
stavamo, non aspettavamo altro.
Comincia la gara e ognuno ha cominciato a darsi da fare. Io
anche ho cominciato ad impegnarmi come mai avevo fatto ma
dopo tre minuti, ma potevano essere state anche tre ore, Franz
si stiracchia contento e dice di aver finito. Stupore tra noi e
dopo altri due minuti finisce anche Max e subito dopo io e con
ben cinque minuti di ritardo su me finisce anche Barabba. A
guardarlo bene, ha il fiatone come se si fosse stancato.
Mettiamo tutti quanti gli accendini accesi al centro e da
quella quadruplice fiamma simbolo di amicizia ci accendiamo i
nostri rispettivi bambini per un personale da paura.
Dopo dieci minuti stavamo proprio persi, ma un minimo di
coscienza ha preso Barabba e Maximo e li ha condotti verso la
macchina. Non riuscivo a capire che ore erano, e probabilmente
erano le tre e qualcosa. Franz cercava ancora di connettere
qualcosa ma invano.
Solo in quel momento mi rendevo conto di quanto poteva
far freddo e dalla cartella ho estratto con le ultime forze che mi
rimanevano gli asciugamani per coprirmi e farmi da scudo,
Franz mi imita a cannone.
Dopo dieci minuti che stavamo soli mi prende un po’
l’angoscia e un bisogno irrefrenabile di sfogarmi. Sveglio
Franco che si era appena addormentato e gli dico che Marika

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

mi aveva lasciato. Lui a primo acchitto non reagisce, anzi


mugugna qualcosa e solo quando glielo ripeto due tre volte di
seguito connette. Ha cominciato a dire che gli dispiaceva
soprattutto perché adesso mi vedeva delle lagrime sulle guance
e ha cominciato a farmi un discorso di una bellezza poetica e
consolatrice che da uno che stava sconvolto come stavamo
adesso noi, non immaginavo. Mi hanno tirato su di morale,
quelle parole, però purtroppo non le ricordo che stavo una cifra
fatto pure io. Quindi riprende a dormire. Anche io ci provo, ma
non ci riesco che c’ho il cuore a mille e la testa piena di
immagini e parole, e poi in lontananza sento abbaiare dei
cani… e poi l’arrivo in spiaggia dei pescatori… e poi l’arrivo
di qualche mignotta che si andava ad imboscare con
qualcuno… più che una spiaggia privata mi sembrava un
reparto del supermercato, mancava solo la sorveglianza
notturna e avevamo concluso l’appello. Intanto il sole cercava
di nascere all’orizzonte che il nero diventava pian piano blu
scuro per diventare sempre più chiaro. Erano le quattro e il mio
amico non dormiva più. Sapevamo entrambi di essere svegli
ma non ci siamo chiamati, anzi siamo rimasti zitti a vedere i
pescatori, le mignotte e i cani che svolgevano tutti attività
diverse ma nello stesso luogo e contemporaneamente come se
avessero stipulato un patto per i secoli dei secoli.
Com’era bello il mare! Visto così mi ispirava davvero tanto
sentimento. Avevo cominciato ad immaginare di traslare le mie
situazioni umane in una probabile creatura marina con passioni
sentimenti desideri e gioie per lo meno simili al mio carattere.
Ma mi veniva in mente solo una mezza specie di pesce simile
ad un delfino con la corazza di un mollusco gigantesco e al
naso una lunga spada che diceva Ciao io sono Jaco Bacone.
Orripilante, ma per lo meno quel fruscio di sottofondo rendeva
alleviabile ogni triste pensiero sostituendogli la sana gioia di

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

vivere. Proprio ciò di cui io avevo bisogno in una appena


domenica mattina.
Sono le cinque e nessuno di noi due accenna a muoversi o
perlomeno a dirsi buongiorno, anche perché stavamo morendo
dal freddo e qualsiasi movimento ragionato o per lo meno
rapido era da eliminare. Il sole o per lo meno quella
semicirconferenza giallastra che era disegnata dopo il mare
stava piano piano facendosi riconoscere ma il nostro freddo
non cessava. Ormai cercare di dormire non aveva più senso.
Verso le cinque ed un quarto sento bussarmi alla schiena, mi
giro e vedo qualcosa che non avrei mai voluto vedere,
soprattutto alle cinque di mattina. Vedo un rappresentante della
vigilanza notturna. E per fortuna che quella spiaggia era
coperta e tranquilla! Franzesco sta lì lì per cagarsi addosso e io
invece già comincio ad immaginare la denuncia per
vagabondaggio e violazione di proprietà privata che di lì a poco
sarebbe cresciuta sulla nostra coscienza. Invece no.
Nella mia breve vita ne ho incontrati di sbirri, ma uno come
quello non l’avevo mai visto.
Comincia a fare le solite domande di rito, ma le fa per
abitudine che ha già preso una sdraio per sedersi di fronte a
noi. Con lo sguardo felino nota tutti i morti che poche ore
prima con Max e Barabba avevamo lasciato, segni
evidentissimi di otto cannoni evaporati nei nostri polmoni.
Era una guardia, ma fondamentalmente aveva voglia di
chiacchierare, anzi di essere ascoltato che erano più di sei ore
che andava in giro con la volante in cerca di qualcosa da fare.
Cominciamo a stare più tranquilli e a discorrere del più e del
meno. Lui racconta la sua onesta e tranquilla vita familiare, le
sue due gemelline Rosy e Mery, il fiore dei suoi trent’anni; e
dopo un po’ prende dal pacchetto di sigarette qualcosa simile
ad una sigaretta che dopo averla riconosciuta mi ha fatto
flippare di nuovo. Ne aveva tutto il pacchetto pieno ed era una

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

guardia. Se l’accende con disinvoltura perfettamente cosciente


che quello che stava facendo andava contro le regole dei
ciocchetti.
In fondo, vedere uno dei miei principali nemici sul punto di
vista ideologico che si faceva una canna non poteva che farmi
rendere simpatico invece l’uomo.
Ad un certo punto dice anche: - Per correttezza, dovrei
offrire… Volete?
Cosa avremmo potuto rispondere a quel così bell’atto di
gentilezza se non con un altro atto di gentilezza: non si
rifiutano mai le cose che vengono offerte, me lo dice sempre
mamma. La saggezza materna, quindi, aveva fatto in modo che
un giorno una guardia mi avesse offerto da fumare. Grazie
mamma. Roba che quando ritorneremo alla banchinas e
racconteremo che una guardia c’ha offerto da fumare non ci
crederà nessuno. Noi abbiamo accettato… per correttezza!
Ormai eravamo entrati in piena confidenza, ma erano anche
le cinque e mezza e il nostro angelo con la divisa a strisce rosse
se ne doveva andare. A quel punto ce ne dovevamo andare pure
noi, avremmo dovuto smontare la tenda, che non aveva senso
ormai rimanere lì. Ci siamo gustati l’alba, ci siamo fatti una
canna a prima mattina, dovevamo solo far colazione quindi
bisognava cercare un bar aperto. Alle cinque e mezzo di
domenica mattina. Cominciamo a fare quella che ci sembrava
fosse stata la strada di andata di ierisera quando stavamo nella
macchina. Fa un freddo bestiale e io comincio quasi a tremare.
Siamo ritornati dopo una camminata di dieci minuti allo stesso
posto dove siamo stati la sera prima e abbiamo cominciato a
cercare un bar aperto. Ma è molto difficile trovare un bar
aperto a quest’ora, soprattutto di domenica mattina.
Cominciamo, quindi a girare intorno a Monsanfranzesco alla
ricerca di un bar aperto: infreddoliti, assonnati e un po’ fatti

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

come stavamo non saremmo stati capaci di distinguere una


ferramenta da un bar.
Uno stava appena aprendo che stava sistemando i tavolini
nello spazio di fuori, e non era una ferramenta. Io e il mio
amico ci guardiamo e cominciamo a correre in quella direzione
che non ci sembrava ancora vero, ma alla fine era proprio lui:
era proprio un Bar aperto. Così, dopo esser rimasti lievemente
in contemplazione pensiamo di entrare e di metterci al
calduccio (lieve tepore!). Appena ci guarda, il barista capisce
subito dove abbiamo passato la notte e ci assicura un buon
cappuccino e tante bombe. Ancora bombe! Non ce la faccio
più!
Ma cosa hai capito; le bombe, le graffe con la crema! Ah!…
Mangiamo come pochi porci sanno fare, vittime di una fame
tossica irrefrenabile. Facciamo tutti i nostri comodi: andiamo al
bagno, ci laviamo eccetera con la dovuta e necessaria calma,
tanto nessuno ci corre appresso. Anche perché ci siamo solo
noi in quel bar e i primi clienti arriveranno solo verso le sette.
Il sole adesso è contento di fare le sei e mezzo sette e noi
non stiamo facendo niente di particolare. Compriamo la
settimana enigmistica e in due ore la finiamo tutta. Di li a poco
verranno anche Manuel, Max e Barabba.

Infatti non occorre aspettare molto oltre le nove di domenica


mattina che vediamo spuntare i nostri nuovi amici. Ci
salutiamo manco fossimo davvero amici da chissà quanti anni
tanto ormai io e il mio compagno di viaggio ci siamo già
abituati a questo clima così accogliente.
Si comincia così a discutere di calcio e di donne e di motori.
Così tanto per fare qualcosa. Manuel insiste per invitarci a
pranzo da lui. Noi accettiamo altrimenti si offende.
Andiamo in spiaggia che sono quasi le dieci. Ci facciamo il
nostro sacrosanto bagno e poi ci andiamo a sdraiare al sole.

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

A me non andava stare ad ammollo per tutta la giornata,


cioè mi sono fatto il bagno anch’io ma poi mi sono messo a
prendere il sole e con la scusa avrei dormito un po’, solo
soletto, su una di quei lettini sdraio simili ma adesso molto più
comodi delle sdraio di stanotte.

Ad un certo punto qualcuno mi sveglia. Appena mi sveglio


di solito non sono molto cordiale, soprattutto quando non ho
dormito per niente. Quasi rispondo male con un vaffaf…
quando riconosco le due tipe della cabina telefonica della sera
prima. C’ho avuto un flash, non ho più finito la mia
esclamazione anzi mi sono messo a sedere con loro che
sorridevano e così si è cominciato a chiacchierare. Mi sono
svegliato in un nanosecondo.
Mi sono fatto raccontare della serata in discoteca, mentre io
le ho raccontato la mia serata e nottata tralasciando il piccolo
particolare del discorso di Marika. Non so perché non ho
voluto parlargliene ma forse è meglio così. Loro ridevano e nel
frattempo è arrivato anche Franzesco che tutto bagnato le ha
salutate e baciate sulle guance. Anche Manuel si è unito a noi,
tanto non sarebbe successo niente di particolare ormai. Ormai
non più. Dopo un oretta di chiacchierate divertenti arriva anche
Marika, splendida e orripilante con quel suo costume a due
pezzi rosa carne. Gesticola e mi chiama da circa dieci metri di
distanza e inconsciamente mi alzo e corro verso di lei per
vedere cosa vuole da me.
Per salutarmi mi da un bacio sulle guance così artefatto e
falso come quelli che si danno a quei cugini di quarto grado
che una volta ci giocavi insieme e che adesso rivedi dopo circa
mille anni. Rimango molto passivo in tutto questo e mi lascio
trasportare da quello che lei sceglie semplicemente per essere
passivo almeno una volta. Mi guarda come se lo facesse con
occhi nuovi e mi chiede di accompagnarla un attimo a casa che

69
Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

si è dimenticata di prendere i soldi per comprare il giornale. Io


le faccio capire con gli occhi che non c’è bisogno di arrivare
fino a casa perché lo avrei potuto pagare io e contrariamente
alle altre volte, lei insiste perché l’accompagni a casa per
prendere ‘sti cazzo di soldi. Cammino verso Franz e gli dico
che Vado A Fare Un Giro Con Marika E Torno Tra Poco, Mi
Raccomando Non Fare Cazzate! che lui già ha annuito con
grandi segni della sua capoccia castana come per dire Vai: So
Cavarmela Benissimo Da Solo. E ci credo!
Mi incammino quindi, a fianco della mia ex ragazza verso
sua casa e per rompere l’imbarazzo mi chiede di raccontarle
della serata dopo che lei se n’era andata, una cosa è sicura e
cioè che mai io di mia spontanea volontà avrei preso a parlare.
Per una volta faccio quello che dice lei. Cammino guardando la
strada davanti a me e comincio a raccontarle tutta la storia
senza alcuna enfasi a differenza di come ho fatto con Manuel e
con le due tipe della cabina telefonica, lei mi ascoltava
attentamente ma non mi interessava. Avrebbe potuto finire
sotto una macchina o essere baciata appassionatamente dal
primo sconosciuto che sarebbe passato: non me ne poteva
fregare di meno. Ormai io e lei non avevamo molto da
condividere o per lo meno questo era quello che lei mi ha fatto
capire con quel suo discorso di ieri sera. Allora questa era la
mia vendetta.
Camminiamo e cerco di parlare il più distrattamente
possibile, mi gratto la testa e lancio qualche sbadiglio
plausibilmente coperti dalla mano con una sigaretta sempre
accesa e dopo circa dieci sbadigli e stiracchiamenti vari lei dice
che eravamo arrivati e che le avrebbe fatto piacere se
l’accompagnavo su al terzo piano che tanto sua sorella era
uscita con il piccolo Mirtillo, il nipote di Marika per andare a
Messa ed il marito lavorava. Io salgo con la faccia indifferente
e comincio a sospettare che la storia dei soldi sia solo una balla

70
Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

bella e buona. Ma salgo lo stesso inconsapevole delle


conseguenze.
Continuo a parlare ma stavolta dei compagneros de
banchinas e delle nostre solite cazzate e vado a finire di parlare
del lavoro e della vespa che va troppo forte. Discorsi banali ma
vista la circostanza… lei mi fa visitare tutta la casa e ad un
tratto sembra dimenticarsi dei soldi e mi fissa negli occhi.

M. Sei stato carino con me.


J. Quando?
M. Ieri sera e soprattutto quando siamo stati insieme e non
lo dimenticherò mai
J. Sapessi io… Tu non sei stata carina con me.
M. No davvero… sei stato veramente dolce e io in qualche
modo devo ringraziarti anche del fatto che sei venuto
fin qui solo per me.
J. Ah! È vero! Quasi me lo dimenticavo. Mi ricordo anche
un’altra cosa e cioè che io sono venuto qui a trovare la
mia ragazza e adesso ho solo un ex ragazza che tra
parentesi mi fissa con gli occhioni da cerbiatta e che si
sta avvicinando sempre di più a me e io non posso più
andare indietro che sono arrivato quasi sul divano.
M. Secondo te adesso, se ti sto facendo la voce sensuale…
che cosa ti può significare? Non pensare al passato anzi
dimenticalo e vivi il presente.
J. Dove vuoi arrivare? (ormai sono preda dell’imbarazzo e
non so a cosa appigliarmi per cambiare discorso, ma
soprattutto sono preda di lei che mi ha chiuso ogni via
d’uscita dal divano.)
M. Chiamiamolo un rinfrescarsi la memoria. Io so che tu
hai bisogno di me e adesso come adesso sono io ad
avere bisogno di te…

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

J. Scusami un attimo: secondo te adesso io cosa dovrei


fare? Dovrei fare finta di niente e cadere tra le tue
braccia a baciare il tuo seno, oppure meglio ancora stare
zitto e rendermi schiavo di questo tuo desiderio?
Secondo te è facile fare finta di niente e scoparti qui
ignorando il capolavoro di oratoria che mi hai fatto ieri
sera? Ma con chi credi di avere a che fare! (lei non si
scompone per niente anzi, abbassa ulteriormente il tono
della sua voce e mi si siede sulle ginocchia e mi dice)
M. Io non voglio scopare, io voglio fare l’amore con te
adesso e come lo abbiamo fatto già tante altre volte, e
credimi che per tutto questo tempo dimenticherò il
discorso che ieri sera ti ho fatto.
J. Tu sei strana, anzi dico proprio che sei stronza. Io non
voglio far finta proprio di niente che tanto quello che lo
ha preso al culo sono stato io, a te basta fare un po’ la
squallida per mettere tutto in pace. Mi immagino già i
tuoi discorsi di quando tornerai a scuola: ci siamo
lasciati ma dopo me lo sono scopato. Non sono un
cazzo di niente io. E se continui così, quanto è vero che
mi chiamo Jaco Bacone, ti prendo a schiaffi. Adesso tu
ti alzi e prendi i soldi, io mi alzo e insieme ce ne
andiamo in spiaggia così come siamo venuti che ti sta
bene o no. Facciamo finta che non è successo niente.
M. Peccato. Io lo facevo per te.
J. Eh no, cara mia! Non mi pare proprio e poi io avrei
voluto stare con te ieri pomeriggio e non adesso dopo
che mi hai lasciato.
M. Tutto ciò lo si potrebbe chiamare ricaduta. Ma non ho
intenzione affatto di ritornare insieme a te. Ho voglia
solo di divertirmi.

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

J. Oltre ad essere squallida sei anche triste e meriti di


essere cancellata dalla mia mente e dalla mia vita per
sempre.

Per fortuna che mi sono immaginato tutto ché altrimenti non


avrei saputo dove sbattere la capoccia.
Lei smette di guardarmi, prende i soldi.
Si sentono dei passi ed è la sorella con il piccolo Mirtillo
che salgono le scale ed aprono la porta. Porca puttana, ci
mancava solo questa! Conosco così la sorella maggiore di
Marika e il suo splendido nipotino e mentre la sorella più
piccola dava delle spiegazioni a quella più grande, prendo
Mirtillo e gli dico di chiamare zia Marika che aveva le
caramelle. Il giovane ed inesperto Mirtillo non se l’è fatto dire
due volte che ha cominciato ad urlare: zia Marika, zia Marika,
zia maricazi, amari, cazzi amari, cazzi amari; al ché la sorella
maggiore, donna di particolare bontà, molla una cinquina
tremenda sul culo indifeso ed innocente del bimbo che fa
scatenare la tempesta nel mare. Piange poverino, vittima della
mia vendetta trasversale sulla zia. Sta attenta, Marika, che sono
capace anche di queste infamità.
Scendiamo e per strada mi finisce di raccontare la storia di
Barabba e Michela che tanto non me ne fregava ma ad un certo
punto non mi andava più di parlare. Sono ossessionato solo da
un pensiero. Ma non mi potevo fare i cazzi miei?
Arriviamo in spiaggia e io me ne vado subito da Manuel.
L’importante era andare via da Marika.
Parlo con lui che nel frattempo scatta delle fotografie a me e
Franz che facciamo determinate acrobazie infantili tipo scavare
buche nella sabbia o la piramide umana, e visto che dovevamo
andare a pranzo ci siamo andati a fare la doccia.
Mentre stavo sotto l’acqua, si avvicina a Manuel un tipo
poco definibile se non da un taglio di capelli molto corto ed un

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

pantaloncino nero simil-costume. Dal suo labiale riesco a


leggere la domanda Ma Chi Sono Quei Proletari Lì?
Indirizzando il suo indice verso di noi; passo subito la notizia
al Frenz che non perde un secondo esce dall’acqua e con
l’accappatoio si reca da questo tizio che è veramente grosso e
comincia a dirgli:
- Che cosa hai detto, scusa?
- Ho detto Ma Chi Sono Quei Proletari Lì? Perché qualcosa
in contrario?
- No no anzi ti ringrazio per il complimento, ma tu cosa sei?
- Io mi dichiaro protettore della razza ariana e fautore della
dittatura e nostalgico della monarchia.
- Hai finito la poesiola?
- Non è una poesiola, è la regola di vita e perché sia
rispettata sono disposto anche alla rissa. Quindi stai attento…
- E chi ha parlato di rissa… io voglio solo un libero
confronto basato sul dialogo: voi fascisti accettate questo. Non
è vero?
- Alla base del nostro movimento c’è il dialogo. È vero.
- Occhei: senti un po’ tu ti dichiari a favore della razza
ariana, quella pura; cioè fatta tutta da tizi alti biondi con gli
occhi azzurri… Ma senti un po’: Di che colore sono i tuoi
capelli?
- Neri.
- E i tuoi occhi?
- Castano.
- E cosa sono quei “cosi” che hai sulla pancia?
- Sono peli.
- E tu ti dichiari conforme alla razza ariana. Tu hai il fisico
mediterraneo e ai tempi del nazismo eri il primo ad essere
ucciso e io al posto tuo mi vergognerei soltanto di pensare alle
teorie sul super uomo... Ma non ho finito: che lavoro fai?
- Mi sono diplomato tre anni fa e adesso sono disoccupato.

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

- E tuo padre che lavoro fa?


- L’impiegato statale.
- E tu dici a me proletario? Tu sei più proletario di me. Tu
sei il più servo dei servi. E adesso vattene a casa che è meglio.
La tua figura di merda giornaliera l’hai fatta anche oggi. E
pensaci bene la prossima volta, prima di parlare.

Io e Manuel siamo rimasti a sentire e guardare la scena, uno


più meravigliato dell’altro mentre il nazifichino proletario se ne
è andato con la coda fra le gambe, il mio amico è ritornato
sotto la doccia e ha finito di lavarsi, canticchiando Light my fire
come se niente fosse successo.

Questo è Franzesco, questo è uno dei miei amici.

Dopo la doccia, quindi, si è fatta l’ora di pranzo e andiamo


a casa di Manuel per il pranzo e ci abboffiamo come pochi
porci sanno fare, e soprattutto ci sdraiamo due litri di vinello
che siamo stati troppo bene.

Non facciamo niente dalle due alle quattro, quattro e mezzo


che scendiamo ancora in spiaggia che c’è solo Marinella che
appena vede Franzesco gli si incatena al collo. Ci sediamo
fuori il bar e cominciamo a raccontare che alle diciotto ce ne
saremmo dovuti andare che il treno partiva circa alle diciotto e
trenta. Intanto arrivano anche gli altri. C’è anche la sorella più
grande di Marinella, la sintesi della squisitezza che non
c’entrava assolutamente un cazzo con la sorella più piccina.
Quindi arriva anche Marika e ci siamo tutti.
Si ripresenta anche il nazifichino di stamattina e
adocchiandoci, ci saluta che ci porge la mano. Io gliela stringo
a pugno mentre Franz fa finta di niente, e sedutosi con noi ride

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

di qualsiasi cosa dice il mio amico castigatore di fasci. Vittorio,


si chiamava Vittorio.

Sono le cinque e mezza e cominciamo a fare il giro dei


saluti. Anche se siamo stati qui meno di quarantott’ore
abbiamo da salutare un boato di gente, a cominciare dalle due
tipe della cabina telefonica. Stanno come al solito sdraiate al
sole e quando le salutiamo sembrano quasi-tristi e avevano le
stesse facce che avevamo noi due quando abbiamo detto che
non potevamo andare con loro in discoteca. Franz si fa dare i
loro numeri di telefono: minimo. Ci baciano e già ci sembra di
avere archiviato nella storia quei due numeri di telefono.

Ritorniamo al gruppo base, e ci rimettiamo seduti. Michela


la milanese si siede sulle mie gambe e comincia ad
accarezzarmi i capelli con un modo si delicato et sensuale al
ché sentomi qualcosa crescere nelle di me mutande. E quando
si alza con tutto quel popò di roba srotolata davanti ai miei
occhi, con la mano mi afferra le guance e mi da un bacio che
alla fine sono rimasto senza fiato. Sarà durato un eternità che
non me ne sono reso conto che sentivo solamente una cifra di
passione e di trasporto. Quando ho realizzato quel che era
successo era troppo tardi per richiamarla ché già stava avanti di
venti metri. Ragazzi che bacio! E per fortuna che Marika non
mi ha visto… era troppo impegnata ad organizzare una
grigliata per la serata.

Insomma in conclusione di questo lunghissimo viaggio, ci


mettiamo in fermata ad aspettare l’autone che ci ha
accompagnato fino qui a Santafè e Marika ci fa compagnia solo
per sport altrimenti ne avrebbe fatto volentieri a meno: glielo si
legge chiaramente in faccia.
Arriva l’autone.

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

Salutiamo tutti con un mega CIAO.


Saliamo sull’autone.
Riparte l’autone.

Arriviamo alla stazione e dopo neanche dieci minuti arriva il


nostro treno. Entriamo in uno scompartimento deserto e senza
parlare ci mettiamo e seduti e cominciamo a dormire. Così il
viaggio di ritorno l’abbiamo passato la maggior parte del
tempo dormendo e l’altro tempo sbadigliando. Che i troppi
pensieri nella testa non ci facevano parlare. Più che altro io
pensavo a quello che avrei raccontato a casa, a quelli della
banchinas o a qualcuno in generale. Non avevo alcun pensiero
in testa: né di quello che era successo, né di quello che sarebbe
successo dopo il mio arrivo a casa.

Arrivato al capolinea, ho svegliato Franzesco


- Dobbiamo scendere, siamo arrivati.
- Portami in braccio…
dovevamo ancora prendere l’autone ed ero ancora stanco
morto. Ho preso Fraenz da sotto le braccia e me lo sono
trascinato sull’autone per fare ritorno a casa. Non riuscivo
davvero a pensare a niente. Non ricordavo più neanche la strofa
di quella canzone che canto sempre sotto la doccia: quella di R.
Z., quella che fanno sempre sentire di notte alla radio, quella
degli anni settanta o per lo meno così mi pare, quella che il
ritornello è una specie di domanda, una domanda del tipo Lui
come si chiama?… porca miseria! Non me la ricordo! Ma devo
ricordarmela! Sono troppo stanco per ricordare! Oppure non
voglio ricordare.

Arrivo a casa dopo un’altra ora di autone. Saluto Franz con


uno schiaffo sulla coscia per farlo svegliare e per non farlo
addormentare per i due chilometri di strada che aveva ancora

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

avanti. I miei piedi si dirigono automaticamente verso casa che


la mia volontà si limita soltanto a non chiudere del tutto gli
occhi. Sonno, ho bisogno solo di dormire per stare di nuovo in
forma e raccontare cosa ho fatto questo week-end.

Domani in banchinas… devo ricordare… per raccontare…

Il bello di noi è che nessuno faceva mai un cazzo da poter


essere raccontato, ma appena qualcuno faceva qualcosa se ne
parlava per mesi e mesi.

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

4. C’avevo una vespa ch’era una bestia

C’avevo una vespa ch’era una bestia ma dopo che mi sono


lasciato con Marika, anzi dopo che lei mi ha lasciato mi ha
cominciato a dare dei problemi il carburatore.
Dicesi carburatore: secondo la Grande Enciclopedia è
quell’apparecchio nel quale si forma la miscela di carburante e
aria per l’alimentazione del motore a scoppio… secondo me,
invece è quell’apparecchio su cui si fondava la storia tra me e
Marika.
Quando tutti mi chiedevano: - Ma cos’era che non andava
più tra te e Marika?… qual è stato l’elemento fulminante (del
finale travolgente) che ha determinato questa rottura?…
Io rispondevo: - È colpa del carburatore della mia vespa…

Mi spiego meglio. Io ho la vespa. I miei genitores me la


comprarono quando entrai nel magnifico mondo ovattato del
liceo per meglio muovermi e per fare un po’ il fico. La
comprammo usata, ma praticamente nuova da un amico di
famiglia che essendo tale, non ci fece spendere più di tanto.
L’acquisto si presentava come una vespa cinquanta
completamente originale. Luccicava ancora.
La prima cosa che feci sulla adesso mia vespa fu di
riverniciarla. All’epoca ancora non sapevo cosa fossero le
bombolette e come potevano essere usate insieme, quindi la

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

verniciai di un canonico bianco, per non passare osservato più


di tanto. Mi divertivo a guidarla, anche perché tutti si
compravano quei scooter di cartapesta che dopo un graffio
morivano nei garage di chissà quale meccanico. Io invece no.
Avevo la vespa e mi sembrava di avere il potere. Ci
scorazzavo, stiravo le marce fino a sentire il pistone sotto la
mia sella lunga per due persone intonare l’Aida. Da casa mia
fino a scuola era il classico tragitto dove davo spettacolo delle
mie capacità di guida. E così divenni esperto guidatore
assumendo piena padronanza del manubrio, della velocità e
delle curve con salita e discesa. All’inizio avevo paura di
andare veloce, se veloce si può considerare la modesta velocità
di cinquanta all’ora, ma dopo averci fatto l’abitudine mi
divertivo a correre e a sfruttare al meglio la forza di gravità.
Passarono sei mesi e già cominciai a modificarla in comune
accordo con mio padre con la blanda scusa che il motore
originale era vecchio. Il motore originale, il vecchio e ormai
arrivato cinquanta centimetri cubici fu immediatamente
sostituito con un magnifico centodue. Necessitava sostituire
anche la marmitta, logicamente una di quelle mega ignoranti
che non urlano, che stanno zitte al loro posto e che fanno il loro
dovere senza troppe pretese o cure particolari. Dovetti
cambiare anche il carburatore con un bambino di simpatici
modi chiamato ventisei, degno delle migliori moto.
Per l’occasione la riverniciai ancora, di un verde pastello
che mi faceva impazzire. Lo so, forse poteva sembrare un po’
un colore da checca, ma non mi interessava, mi piaceva troppo
così.
Il tempo di far fare il rodaggio al nuovo motore e sono
diventato il padrone della strada, che in pianura e con il vento a
favore riuscivo a superare la piotta, senza ancora che il motore
uscisse da sotto la sella e mi prendesse a schiaffi per come lo
stavo trattando. Tipo che da casa mia alla banchinas, che sono

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

circa due chilometri e mezzo, ci mettevo tre minuti e mezzo.


Che bestia, ne andavo veramente fiero, anche se beveva un
boato. Proprio come me.
Ci ho fatto di tutto su quella vespa: c’ho fumato, dormito,
bevuto, baciato delle ragazze, portato Marika a casa, studiato,
riso, pianto… quando dico che c’ho fatto di tutto, vuol dire che
c’ho davvero fatto di tutto. C’ho persino investito un gatto, ma
quella è un’altra storia…

Quando io e Marika ci mettemmo insieme, non ci


muovevamo se non avevo la vespa. Allora non avevo ancora la
patente anche se mi mancava poco, quindi… andavamo
insieme a tutto gas per tutte le strade possibili. Imboccavo tutte
le stradine come se fossero state autostrade a quattro corsie
mentre sulle strade principali me ne rimanevo il più possibile al
centro. Siamo andati da tutte le parti nel raggio di cinquanta
chilometri, i posti più tranquilli dove ci si poteva abbracciare e
baciarsi senza essere scocciati da qualcuno, oppure passavamo
pomeriggi a cercare dei bar dove prendersi una birra e un
cioccolata calda e poi ripartire. Ripartire per Ovunque.
Via Macchiavelli… via Malaussène… via Manfredi… viale
dell’Abbondanza… corso Millepiedi… via Emiliana… via dei
Camerieri… via del Fortunato… me le sono fate tutte con
Marika attaccata a me dietro che ad ogni curva la sentivo
piegarsi insieme a me e alla vespa. Tante volte mi si stringeva
forte da spezzarmi in due la schiena. Sentivo sempre le sue
gambe stringersi intorno al mio bacino e la sua testa che si
andava a rifugiare sulle scapole per evitare il più possibile il
vento, anche perché un po’ di paura l’aveva, ma io proseguivo
dritto tutto concentrato tra marce e frizione che appena
abbassavo gli occhi, vedevo la lancetta del contachilometri
oltre gli ottanta. Andavo molto più veloce di ottanta, ma oltre
questo numero il cruscotto non segnava, perciò dopo

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

determinate stime e prove, seppi che potevo raggiungere


tranquillamente i centodieci chilometri orari. Tutto merito di
quel carburatore che era il fiore all’occhiello della mia vespa,
ero orgoglioso di lui come della mia storia con Marika. Amavo
la mia donna e amavo anche il carburatore per l’ebbrezza della
velocità che mi faceva provare ogni volta. E tutto questo mi
invasava.

Non so dire se sono mostruose coincidenze quelle che


accaddero poi.
Accadde che Marika partì per le vacanze… fin qui niente di
strano. Il giorno stesso che ci siamo salutati, abbiamo corso
insieme un’altra volta per tutte le strade che vedevo fino a
quando all’ora di cena l’ho riaccompagnata sotto casa. Fin qui
niente di strano. Ci siamo salutati come farebbe qualsiasi
coppia dove uno dei due parte in vacanza e l’altro rimane a
casa. Lei mi ripeteva orari per telefonarmi, per scrivermi, per
pensarmi… io invece, d’altro canto, pensavo già alle pareti da
imbiancare. Fin qui niente di strano. Si è fatta una certa ora,
quindi mi sembra giusto cominciare almeno ad avviarsi verso
casa. Ultimo bacio. Ochhei, ciaociao, divertiti! La vedo risalire
le scale, accendo la vespa e me ne riparto destinato a casa mia
per tutta l’estate. Fin qui niente di strano.
Per strada, in silenziosa concentrazione, sento che la vespa
si fa sempre più pesante. Sento come un bubbolìo lontano al di
sotto della mia sella, come una pentola che sbuffa… qualcosa
che fa bu bu bu… non riesco neanche ad andare forte come
facevo prima, che sento proprio che il motore sforza e c’è il
rischio che si fotta tutto, vado piano per una volta tanto vado
piano. Non mi andava di fermarmi e di controllare cosa fosse,
l’avrei fatto tranquillamente a casa. Dal rumore avevo intuito
subito che era il carburatore. Cazzarola, il fiore all’occhiello di
questa vespa comincia a perdere colpi! Domani mattina la

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

prima cosa che faccio, è di andare dal meccanico per farmi dare
un controllo generale alla vespa. L’indomani, vado dal
meccanico che è un amico mio, anzi per essere preciso è un
mio ex compagno di elementari con cui conservo ancora dei
rapporti, quindi mi privilegia e mi dà la precedenza su tutti.
Sono le dieci di mattina e Marika stava già sul treno diretto a
casa della sorella, io invece stavo dal meccanico che doveva
solo controllare che tutto fosse a posto, ma siccome ci siamo
messi un po’ a parlare, gli ho fatto un po’ il profilo di come è
modificata la vespa.
Gli ho raccontato tutto, ma proprio tutto tutto tutto, di cosa
c’è sotto la mia vespa. Lui è stato tutto il tempo silenzioso a
grattarsi il mento, ogni tanto annuiva come fanno quei dottori
che a prima vista hanno già una diagnosi del paziente da
curare.
Alla fine mi guarda scuote la testa e dice con fare quasi
solenne:
- È tua la vespa?
- Certo che si! E di chi sennò?
- Beh, lo dicevo così per dire… comunque dai sintomi ho
capito cos’è che non va…

Il dottore mi teneva lì sulle spine manco fosse davvero un


laureato in medicina.
Mi porta a vedere il motore e mi dice:
- Lo vedi questo?
- Si, è il carburatore…
- Appunto, dai sintomi direi che la vespa ha il carburatore
spappolato, quindi sarebbe opportuno trapiantarlo con uno
meno potente ma sicuramente più adatto al suo motore.

Poi comincia a parlare dicendo che per un centodue quel


carburatore che è un ventisei, non va bene perché è troppo

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

grande, infatti mi consuma troppo. L’alternativa più


conveniente era di sostituire il ventisei con un diciannove che
non mi avrebbe dato problemi relativi al consumo ma che
avrebbe limitato di gran lunga la velocità, cioè più dei novanta
non avrei fatto.
Ero contrario in tutto e per tutto a questo trapianto, ma a
causa di forze maggiori ho dovuto acconsentire.
Il mio carburatore, toglietemi tutto ma non il mio
carburatore, ve ne prego…
Il meccanico quindi si è strofinato le mani, me ne ha stretto
una e mi ha invitato a ritornare l’indomani che oggi stesso
avrebbe operato per farmela ritrovare pronta e medicata,
meglio di prima. Insomma…
In banchinas mi sono presentato un po’ in ritardo quel
pomeriggio che stando a piedi, le mie capacità di trasporto
dovevano essere regolamentate dagli autoni pubblici. Ci
stavamo fumando una canna, e per farsi quattro risate con gli
altri racconto la storia della vespa e la storia di Marika che è
partita. Ad un tratto me ne scappo con una frase del tipo Oh, da
quando è partita Marika, pure la vespa mi va a picco!… e
comincio a parlare a ruota libera di come un carburatore detto
ventisei e la donna che stamattina è partita fossero strettamente
legati tra di loro da una forza misteriosa e fatale. Comincio a
fare delle ipotesi del tipo: adesso che cambio carburatore,
Marika mi lascia; oppure la storia non funzionerebbe più come
prima… infatti prima faceva centodieci, adesso massimo che
farà sarà ottantacinque… Vabbeh, che stavamo mezzi fatti,
però ridevamo inconsciamente, ma poi la sera quando ci ho
ripensato bene a quello che ho detto non ho riso più di tanto;
anzi mi è preso il magone che tutto ciò fosse vero, una
incredibile coincidenza. Una probabile realtà.
Non ho dormito quella notte. Non sono riuscito a chiudere
occhio che ero troppo ossessionato da quel pensiero.

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

Come pattuito, la mattina mi presento dal meccanico per


ritirare la vespa che apparentemente sembra uguale a come
l’avevo lasciata il giorno prima, ma non ci avrei scommesso
neanche mezza lira. Al momento del saldo, l’amico mio mi fa
una proposta a dire il vero anche vantaggiosa: io gli davo il
ventisei smontato, e lui mi dava il diciannove montato più
trenta carte di differenza. Accettai, proprio perché era un
offerta abbastanza vantaggiosa. Pronto per il collaudo,
ringrazio il meccanico e me ne vado. Vado piano per fare la
prova generale. Sembra andare bene, ma lo può sembrare solo
a chi non è abituato a portare una vespa oltre una certa velocità
come facevo io. Mi sentivo a disagio. Non andava, non andava
proprio per niente. Cominciai a riflettere bene sulla storia del
collegamento carburatore-Marika. Mi facevo le domande e mi
rispondevo da solo. Arrivai alla conclusione che quando la
vespa era perfetta come una settimana prima, anche la storia tra
me e Marika carburava una meraviglia; non appena Marika si è
allontanata con una faccia troppo pensierosa per i miei gusti,
anche il soggetto vespa deve averne subito le conseguenze.
Arrivo alla banchinas demoralizzato: la vespa non tira più
come tirava prima. Non tira, non tira… non tira neanche
Marika. Devo riaggiustare la vespa e devo riaggiustare anche il
rapporto con Marika. Peccato però che non possa portare il
nostro rapporto da nessun meccanico… beh almeno su questo
voglio metterci mano io. Speriamo che questo sia solo un
sospetto.
Il bello era che ad un certo punto, invece che pippe mentali,
mi sembrava che questi ragionamenti corrispondessero sul
serio alla realtà, ma a quella più vera che si può immaginare.
Continuavo ad andare avanti con la vespa che ogni volta era
sempre più decrepita e la sentivo ogni chilometro rallentare

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

sempre di più verso lo zero. Il tempo libero lo trascorrevo in


banchinas che arrivavo sempre con un leggero ritardo.

Poi per due giorni ho smesso di pensare alla vespa…


Sono stati i giorni in cui io e Franz siamo andati a
Monsanfranzesco…

Il lunedì successivo a quel mitico ed indimenticabile fine


settimana, dovevo anche svegliarmi per andare a lavorare
presto. Quindi scoglionato, mi sveglio presto, mi lavo da capo
a piedi che sono tutto stropicciato manco fossi uno straccio da
cucina, mi vesto come meglio mi capita, faccio colazione, mi
metto le scarpe e mi dirigo verso la vespa per andare a lavoro.
Verso la mia vespa.
Automaticamente mi reco a lavoro che non supero neanche i
sessanta, che se dovessi provare a farlo, mi esploderebbe il
motore sotto il culo. Me ne vado tranquillo per cazzi miei giù
per via Mazinga. A quest’ora non c’è mai nessuno per strada,
giusto un po’ di gente che si alza presto per andare a comprare
il giornale e la spesa o porta in giro il cane. Proprio nessuno…
quando all’incrocio tra questa e via del Rispetto sbuca da
sinistra una macchina ad una velocità moderata ed è successo
un casino della miseria…
Il mio semaforo era verde, dovevo passare io, io avevo il
semaforo verde, quel bastardo doveva fermarsi, lui ce l’aveva
rosso. La macchina invece entra tranquilla e continua ad andare
dritta come se nulla fosse. Non la vedo subito, e solo agli ultimi
cinque metri cerco di evitarla. Mi sono svegliato in meno di un
milionesimo di secondo, ho sterzato a destra in maniera
abbastanza brusca che la vespa non ha retto e sono scivolato a
terra sulla parte più vicina al marciapiede. Devo aver urtato
anche con la gamba il porta bagagli. La vespa ha continuato a
scivolare sull’asfalto per altri cinque o sei metri, io invece sono

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

scivolato sotto il culo di una macchina parcheggiata sul


marciapiede dove ho sbattuto leggermente la capoccia. Anche
il bastardo che è passato con il rosso si è fermato. Il minimo
che poteva fare. Io non ci stavo capendo una mazza e reagivo
d’istinto, di quell’istinto rabbioso che si può avere in corpo
quando hai sbattuto la testa ad un marciapiede. Lo stronzo che
è passato col rosso viene verso di me. Per un attimo vedo tutto
rosso, di scatto mi alzo, lo afferro per la giacca, lo strattono per
una decina di secondi e gli urlo in faccia: Bastardo, era rosso,
era ROSSO!… gliel’avrò ripetuto una milionata di volte fino a
quando esausto e incosciente mi sono seduto sul marciapiede in
posizione fetale con le mani tutte sporche sopra la testa.
Ripercorrevo con la memoria tutta la scena e solo adesso mi
rendevo conto che la macchina era una di quelle biemmevvù
lunghissime e costose, e l’uomo al volante era un distinto ed
elegante signore sulla cinquantina, dai grigi capelli e dal colore
della cravatta intonato con quello dei suoi occhi. Probabilmente
un dirigente di chissà quale azienda che cresce ogni giorno di
più in borsa, dalla faccia infatti sembra ricco sfondato. Non
riuscivo a capacitarmi di quello ch’era successo, non riuscivo a
concentrarmi dalle urla dell’autoambulanza e dal vociare della
gente che si era tutta accumulata intorno a me e il bastardo del
rosso per farsi la dose giornaliera di cazzi degli altri. Non
sopporto questo tipo di gente che si mette intorno a te a
discutere dei massimi sistemi senza intervenire, semplicemente
spettatore di un qualcosa che neanche lui ha deciso e per questo
si permette di giudicarlo: ha ragione il capellone con la
vespa… il signore è passato con il rosso… adesso il signore
passa i guai… anche a me una volta è successa un incidente
simile… ci vorrebbe più controllo… però se questi motorini li
facessero correre di meno adesso avremmo molti ragazzi in più
in giro… io sono arrivato adesso, ma cos’è successo?… e ti
pareva che non era un capellone!…

87
Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

Ma che cazzo volete tutti voi altri? Chi vi ha chiamato? E


soprattutto come vi permettete di giudicare i miei capelli?
Finalmente arrivano anche i carabinieri. Allora mi alzo e
noto con piacere che il bastardo è ancora lì ad inventare scuse
bastarde, come lui… la vespa sta parcheggiata, qualcuno l’ha
rialzata e l’ha appoggiata sul marciapiede. A questo punto mi
faccio forza e vado dall’omino blu a strisce rosse e gli faccio
notare che il bastardo al mio fianco è passato con il rosso. Sto
ancora un po’ stordito, ma non sufficientemente da avere
bisogno dell’autoambulanza. Adesso l’unica cosa che penso è
che devo chiamare a casa. Vado dal bastardo del rosso e gli
comincio a parlare con la faccia da gangster e con tono
abbastanza smargiasso mischiato al rincoglionito, allo stesso
modo del tutore minorile del caro ed affezionato protagonista
di Arancia Meccanica:
- Senta lei, io è la prima volta che la vedo in vita mia, si… e
lei mi passa davanti con il rosso, si… ma visto che a prima
vista lei sembra un esponente dell’alta borghesia, si… minimo
deve avere anche il cellulare, si… quindi adesso lei mi fa il
favore di farmi chiamare a casa, si… che non ha niente in
contrario se io chiamo a casa, si… con il suo telefonino, si…

La vittima della mia prepotenza obbedisce al mio ordine e


tira fuori un telefono che, porcatroia, era solo un opera d’arte…
maledetto consumismo!
Chiamo a casa che risponde mio padre appena sveglio. Gli
do la notizia e lo invito caldamente a raggiungermi all’incrocio
di via Mazinga e via del Rispetto. Lui si scapicolla e io
riattacco. Restituisco il giocattolino al proprietario e vado a
conversare con la guardia.
Vedo arrivare mio padre. A questo punto non c’ho più
capito un cazzo.

88
Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

Quando mi sono risvegliato, ero sdraiato nel mio letto con il


braccio destro che mi faceva molto male. Mia madre affettuosa
e premurosa come sempre mi ha baciato la fronte e ringraziato
dio che mi ero svegliato. Erano passate dieci ore dall’incidente,
ma mi sembrava essere stato un anno o qualcosa del genere,
avevo una fasciatura intorno al gomito, e solo adesso ragionavo
che quel dolore che sentivo prima era a causa del poco delicato
atterraggio di gomito destro. Niente di rotto per fortuna, ma
una bella cicatrice non me la leva nessuno.
Potevo alzarmi che adesso ero di nuovo in forza. Mio padre
stava in cucina leggendo ancora le scartoffie della denuncia che
i poliziotti gli hanno dato. Ha cominciato a passarmi una cifra
di carte in riferimento all’assicurazione, dove in parole povere
stava scritto che l’assicurazione m’avrebbe dato una milionata
per l’incidente. Comincio a riderne con mio padre, e dopo
avergli raccontato bene la dinamica dell’incidente della mattina
e avendogli anche fatto il resoconto dei due giorni a
Monsanfranzesco abbiamo riso ancora di più. Ho mangiato un
po’ e a fatica che con la mano sinistra non so coordinarmi più
di tanto. Mio padre poi mi ha guardato, accarezzata e detto:
tutto bene quel che finisce bene… detto così, mi ha fatto una
cifra piacere, manco fosse stata una sententia di Enriquez. Per
la sera i genitores non mi hanno fatto uscire, logicamente; ma
mi hanno permesso di fare un giro di telefonate per invitare
tutti i banchineros a casa, che avremmo fatto una mega
spaghettata con aglio olio e peperoncino. Sono venuti tutti
quella sera e si sono divertiti una cifra quando gli ho raccontato
di come ho fatto cagare sotto il bastardo del rosso.

Alla vespa non avevo pensato per niente

Ci pensai solo la mattina dopo e mio padre mi disse che per


un po’ sarebbe stato meglio che usassi i mezzi pubblici per

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

muovermi che la vespa era stata giustamente segregata in


garage, anche perché andava proprio male, lui parlava
addirittura di venderla.
- Tanto adesso hai la patente, che te ne fai della vespa…
quando vuoi puoi prendere le macchina…
- Si, lo so, però la vespa è tutta un’altra cosa…

Adesso ero triste, perché erano finite due mie storie nel giro
di tre giorni: storia con Marika; e storia con la vespa. Che
bellezza, e come ricordo avevo solo un gomito fasciato…

Quella sera alle nove e cinque squillò il telefono.


Speravo ardentemente che non fosse per me, invece… era
per me: Marika!
Mi fa le solite domande di rito, e quando le dico che ho fatto
il botto con la vespa, non ci vuole credere, convinta che la
stessi prendendo per il culo.
Mannaggia la muerte, dico io, che cazzo di interessi avrei a
dirti una stronzata?
Lei rimane zitta e dopo un po’ mi chiedo come stavo. Io le
spiego tutto, la dinamica dell’incidente, il gomito fasciato, la
vespa morta, il bastardo del rosso e tutto quello che ho fatto
dopo essere arrivato a casa dal bellissimo fine settimana…
Dopo un po’ con un fare un po’ brusco e diretto mi fa capire
che mi ha chiamato perché lei adesso si sente una cifra sola che
Manuel è partito, Hercole si è messo con una della spiaggia e
poi lei si era lasciata con me (Anzi: mi hai lasciato.)
Hai voluto fare le cose di fretta e di capoccia tua? Adesso
ben ti sta!

Non mi sono comportato veramente bene con lei al telefono,


l’ho trattata un po’ male perché mi andava di farlo: e l’ho fatto!
Tanto è vero che prima di riattaccare gli dico:

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

- Abbiamo parlato di più adesso al telefono che in due giorni


che ti sono venuto a trovare!
- Perché, scusa… Vorresti per caso farmi sentire in colpa?
- Si!
- Ah vabbè, buonanotte allora.
- Ciao… e ricordati la tua promessa: tu hai detto che non ci
saremmo persi di vista che ci saremmo frequentati lo stesso al
tuo ritorno. Però ad una condizione: dovrai essere te a
cercarmi… io non ti cercherò che altrimenti non avrebbe senso.
Io la voglia di frequentarti ancora ce l’ho… voglio vedere se tu
realmente mantieni parola a ciò che prometti…
- Ma che scherzi? Certo che ti chiamerò, anzi lo prometto…
- Vabbè, buonanotte allora…
- ‘Notte.

Enriquez fu quello che venne a trovarmi un paio di volte ché


i miei non mi facevano neanche uscire, in effetti mi sentivo un
po’ debole. Parlavamo Enriquez ed io. Il mio amico dai giusti e
saggi consigli aveva sempre seguito ad una certa distanza tutte
le mie mosse. Quando gli chiesi di farmi un quadro generale
della situazione per avere il suo punto di vista, mi parlò della
metafora del carburatore difettoso e della vespa esigente. Sul
momento la compresi, successivamente mi fece anche pensare
molto, ma adesso non la ricordo più, neanche lui se la ricorda
più, però ricorda vagamente che era riferita al fatto che dal
momento che nel nostro rapporto (mio e di Marika) era
successo qualcosa come la partenza di uno dei due,
inevitabilmente questo sarebbe dovuto essere danneggiato da
qualcosa. Allo stesso modo, cambiando il carburatore alla
vespa il motore si è lasciato andare all’auto distruzione. E
l’incidente ne è stata la prova palese. Non ha senso cercare di
riaggiustare il carburatore, come non ha senso ormai cercare

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

Marika per fare ulteriori tentativi. Il botto, in entrambi i casi, è


già bello che successo, ormai.

Enriquez è convinto che qualsiasi cosa, animata od


inanimata che sia, ha in se un essenza vitale che lui chiama
anima, differente però dall’anima cristiana. Una sostanza che si
collega a tante altre fino ad affezionarcisi e dal momento che
manca una virgola di chissà quale anima, il resto cade e si auto
distrugge.

L’anima della vespa si era affezionata all’anima di Marika, e


dopo che questa se n’era andata anche il carburatore ne ha
dovuto subire le conseguenze.

E adesso io sto qui, sul letto con un gomito fasciato che


continuo a pensare a ciò che mi ha detto Enriquez che adesso
come adesso mi sembra la verità la più assoluta che esiste.

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

5. Adesso che sto a piedi prendo l’autone

Adesso che sto a piedi prendo l’autone per andare alle


riunioni della banchinas, tutti i pomeriggi alle diciotto e venti
circa passa l’autone per l’andata e al ritorno prendo quello delle
venti e cinque. Due orette al pomeriggio sono più che
sufficienti altrimenti si rischia di rompersi troppo le balle.

Paesino, cioè il paesino che circonda la banchinas è distante


circa due chilometri da Villaggio, cioè il villaggio che circonda
la mia casa, e sono legati, questi due paesi, da una strada che ai
tempi degli antichi romani era una cifra importante mentre
adesso non gliene frega un cazzo a nessuno se di lì c’era
passato Cesare, perché tanto quello era morto da un boato di
tempo.
Fortunatamente sia Paesino che Villaggio sono ancora due
piccole città di periferia… adesso stanno cominciando ad
industrializzarsi per bene, ma ancora non sono arrivati a
devastare quel poco di verde che li circonda però l’amara realtà
è questa: tempo cinquant’anni e tutto questo verde non ci sarà
più… peccato.

Il bello di queste due cittadelle è che hanno la stessa storia


sulla loro fondazione e per questo sono in eterna lotta tra loro.
Si dice infatti che prima ancora della fondazione di Roma, due
fratelli o amici o qualcosa del genere, fecero una scommessa su
chi riuscisse in minor tempo a costruire una paese senza l’aiuto

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

di nessuno. Entrarono in competizione solo per gioco e sotto


sotto volevano solo fare qualcosa da raccontare la sera con gli
amici. La cosa buffa è che costruirono due case che si
assomigliavano molto ed impiegarono lo stesso tempo: uguali
sia in grandezza che altezza e sistemazione interna
dell’appartamento… tant’è vero che c’è il primo che va dal
secondo e gli dice:
- Tu sei un bastardo che mi hai rubato l’idea!
Quell’altro invece risponde:
- No, il bastardo sei tu che mi hai rubato l’idea!

Da qui in poi cominciò il loro odio reciproco, e


cominciarono a frequentarsi sempre di meno cioè solamente
quando si chiamavano per dire che avevano finito un’altra
abitazione; infatti prolungarono la scommessa a due case, ma il
risultato era sempre lo stesso: le case erano identiche. E
nessuno copiava dall’altro. La sfida tra i due continuò fino
all’esasperazione perché ormai era diventata una questione di
principio… quindi tre case, quattro case, cinque case… ma la
cosa ancora più buffa è che la sistemazione delle case, delle vie
era identica sia nella mente del primo che del secondo. Intanto
le case crescevano intorno ai due neo-sindaci e la gente ci
andava a vivere. Due città in via di sviluppo e piene di
incomprensioni già sul nascere: vi andarono prima le famiglie
dei rispettivi primi cittadini e fondatori, poi piccoli contadini e
braccianti, e anche se questi abitavano da poco i paesetti, già si
odiavano. Dal primo momento che si vedevano si odiavano…
così, senza un motivo particolare.
Siccome la gente aumentava nei borghi, era necessario
costruire un osteria o come le chiamavano all’epoca, una
taverna che la sera ci si poteva riposare un po’ magari con un
po’ di vino e di musica. E la cosa che rese ancora, ma ancora
più buffa tutta la questione era che sia al primo cittadino che al

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

secondo venne la stessa idea e costruirono tutti e due una


taverna per il proprio paese che se si entrava nell’una o
nell’altra non ci si faceva proprio caso per quanto erano uguali.
A questo punto c’era proprio l’odio pieno. Sia il primo che il
secondo dovevano dimostrare di essere i migliori.
Un giorno uno dei due, arrivato ad una certa età non molto
tenera ormai, mentre sta li li per terminare un muro alto tre
metri per fare una piccola recinzione del proprio territorio, e
non facendo caso ad una pietra instabile, scivola, cade di sotto,
sbatte la testa e muore. A questo punto si diffuse la notizia
della morte del fondatore del primo paese e la notizia raggiunse
anche l’altro borgo che, in una coincidenza mostruosa, andava
diffondendo la notizia della morte del proprio fondatore
avvenuta a causa di una pietra tremolante del muro di cinta
della cittadella. Dopo la morte di questi due, i due paesini
stipularono la pace e dal quel giorno non fu costruito mai
niente in uno dei due paesi senza che l’altro ne fosse a
conoscenza per evitare di commettere lo stesso errore dei
fondatori. I nuovi primi cittadini stavolta furono scelti di sesso
diverso, così che in un borgo ci fosse un uomo che dirigesse i
lavori con atteggiamento tipico dell’uomo; e in quell’altro una
donna che potesse dirigere le cose da un punto di vista
femminile. Proprio per evitare ancora probabili incidenti dei
due amici-nemici appena morti. Si decise così di dare un nome
ai due borghi e ognuno doveva deciderlo per l’altro in segno di
reciproca stima e fiducia e pace. Così uno si chiamò Paesino
perché assomigliava ad un paesino, mentre l’altro fu chiamato
Villaggio perché assomigliava ad un villaggio.
Ma quello che non è chiaro, a questo punto, e che mi assilla
come rompicapo è questo: se tutt’e due i paeselli erano identici
in tutto e per tutto, come faceva uno ad assomigliare più ad un
paesino e l’altro ad un villaggio? Che forse forse siano la stessa
cosa? Bah…

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

Comunque a parte questo… da quando riprendo l’autone, mi


sembra di essere ritornato ai tempi del liceo con l’unica
differenza che prima lo prendevo di mattina mentre adesso è
pieno pomeriggio e non ho la cartella, ma lo stesso si vedono
persone che leggono il giornale, ragazzi che parlano di calcio e
di ragazze, signore con le buste della spesa e seduta in fondo
all’auto a destra, c’è sempre la classica ragazza carina ma non
troppo con il Walkman in azione a tutto volume che se ne sta
appoggiata al finestrino da sola.
Incredibile. Sfido chiunque a dimostrare scientificamente
che su tutti gli autoni di tutte le ore esistono queste specie di
persone.
Siccome prendo l’autone, e anche se sono solo due
chilometri di strada per arrivare alla cittadella che è importante
unicamente per la banchinas, mi rompo le palle, tanto: il
Walkman non mi va di portarlo che dopo mi ingombra; un
libro neanche a parlarne che non esiste posto peggiore per
leggere che sugli autoni e non potendo praticare un torneo di
bocce nel corridoio della galera auto- trasportante, mi diverto
ad osservare le altre persone.
Ne ho incontrate di tutti i tipi: litigiosi, gioiosi, dormienti,
ubriachi, molestatori, molestati, ultra-ottantenni e insicuri.
Ormai li ho tutti fotografati in mente, che ogni tipo ha una
caratteristica ed un carattere diverso da tutti gli altri. Solo una
persona non sono riuscito a decodificare. L’unica specie di
persona che mi fa scapocciare perché ogni giorno cambia di
qualcosa, sia in atteggiamento sia in umore.
La tipa che si siede sempre in fondo all’auto a destra.
La incontro tutti i pomeriggi sia all’andata che al ritorno,
non la conosco neanche di vista che sicuramente lei è di un
altro paesello vicino al mio. Dovrebbe avere all’incirca diciotto
anni e non dovrebbe essere molto alta. Ha gli occhiali, con la

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

montatura alla J. Lennon. Non si veste in modo particolare, ma


ha sempre con se un’abbondante e bene in mostra kefiah
bianconera da cui a tratti riesco a scorgere le labbra rosse dal
rossetto leggero leggero. I capelli castani le stanno sempre
sciolti e vaporosi ed allineati come i bei caschetti degli anni
settanta sulla kefiah e sugli occhiali. Guarda attraverso degli
occhi marroni sempre fuori dal finestrino e ogni volta che
l’auto passa davanti a quel bel muro grigio che si affaccia sulla
strada, lo guarda come se ci fosse disegnato sopra un bel
graffito. Tiene le braccia strette attorno al proprio ventre come
a contenere la noia del viaggio e anche due seni veramente
deliziosi. Incrocia le gambe e le incastra col sedile davanti, ed è
una posizione che se provo a farla io dopo dieci minuti mi si
sono addormentate tutte e due le gambe per non dire che mi si
sono schiacciati anche i gioielli di famiglia. Ha il Walkman a
tutto volume, e anche se sto solo tre sedili più a sinistra di lei
riesco quasi a percepire le canzoni con la base molto ritmica e
rap, quasi hip-hop. Ha una borsetta di tipo Jamaican Colors con
la bretella molto lunga e consumata, contenente svariate
cassette di tutti i generi di musica. Ogniqualvolta che si muove,
si passa la mano destra a rastrello tra i capelli, che
puntualmente le ritornano davanti al viso e lei inutilmente
scuote la testa.
Sale prima di me e scende dopo di me. Che all’andata la
trovo sempre al suo posto in fondo a destra e al ritorno anche.
Non so perché, ma sono attratto da lei. È il suo silenzio che
mi intriga, il suo modo di essere misteriosa e limpida che mi
affascina. Ci voglio parlare, ma non so come rompere il
ghiaccio. Devo inventare qualcosa che non sia né plateale ma
neanche banale, forse un giorno di questi mi presento sull’auto
coi capelli rapati a zero per il gusto di vedere se ha delle
reazioni particolari oppure con la scusa del Mi potrebbe
spiegare come si arriva a Via Mazinga?, credo che mezza

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

parola sarei capace di spillargliela. Mi stanno ritornando un po’


le “pippe mentali”. Occhei, ragiona Jaco, e partorisci un idea,
verosimile.
L’ultima volta che feci un discorso del genere, dovevo
ancora conoscere Marika e se non fosse stato per lei che mi
chiese se mi chiamavo Giaco, ad una festa di non so più chi, a
quest’ora avrei ancora le palle degli occhi in movimento.

- Scusa, ma tu ti chiami Giaco?


- E tu chi sei, l’addetta all’anagrafe… Comunque non mi
chiamo Giaco, mi chiamo Jaco: è diverso, ma soprattutto non è
il diminutivo di niente… È il mio nome, davvero, giuro che
non l’ho rubato a nessuno, non so cosa vuol dire o da dove
deriva, so solo che quella sera mio padre e mia madre lo
scelsero, è da più di diciott’anni che lo porto, non l’ho rubato
ho le prove e non c’è niente di mio altrimenti mi sarei fatto
chiamare Pablo… (sarei potuto andare avanti all’infinito se lei
non mi avesse fermato)
- Ehi, fermati, volevo solo parlarti ma se mi devi attaccare i
tuoi sensi di colpa me ne vado.
Infatti dopo mi tranquillizzai, mi aveva portato da bere una
sangria, e lusingato la accettai, anche perché ne avevo già
parecchia nello stomaco. Uscimmo fuori per la strada ché
avevo bisogno di un po’ d’aria fresca e perché la festa mi stava
annoiando a morte con quella musica da discoteca e poi non
c’era nessuno della banchinas. Se non ricordo male era una
festa di un mio compagno delle medie con cui al liceo avevo
ancora dei vaghi rapporti d’amicizia e Marika invece stava lì in
veste di amica della ex ragazza del festeggiato. Ci stavamo
annoiando a morte. Mi sono seduto su un muretto e ho acceso
una sigaretta, ho tossito e ho guardato il cielo: mi sono divertito
da subito ad incantarla con le mie conoscenze astrologiche e
nelle mie capacità di individuare le costellazioni, passate

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

logicamente da Enriquez; in meno di un quarto d’ora le ho fatto


vedere tutte le costellazioni del cielo autunnale, soffermandomi
particolarmente su Orione che allora si poteva individuare
soltanto verso le due di notte. Poi lei ha cominciato a parlare
elettricamente delle sue insicurezze e alla fine io delle mie,
quasi facendo a gara a chi avesse più sfighe da raccontare. In
quel momento la spontaneità la faceva da padrone e sia nelle
mie che nelle sue di parole c’era già un segnale premonitore di
qualcosa. Parlavamo delle sfighe… ed il bello era che ci
andava di farlo, non ce lo aveva né obbligato nessuno, né era
un gusto masochista, dalla serie Parla Che Ti Passa! E chissà
perché volevo vincere a tutti i costi. Quando alla fine ci siamo
scambiati i numeri di telefono e i complimenti per le sfighe
reciproche, lei mi assicurò che mi avrebbe chiamato l’indomani
che adesso doveva andare a casa che stava veramente troppo
stanca, in effetti si erano fatte le tre passate e la festa era finita
da più di un ora e mezza, ma noi si resisteva imperterriti su
quel cazzo di muretto. Ce l’ho accompagnata con la vespa, la
stessa vespa che adesso è in coma in garage.
Come da copione il giorno dopo non mi chiamò ma neanche
io sono stato in giro per cercarla, non sapevo neanche il suo
nome e se me lo aveva detto la sera prima, adesso l’avevo
proprio dimenticato. Mi chiamò dopo una settimana esatta, di
domenica mattina alle nove e cinque chiedendomi se volevo
andare a fare un giro con lei da qualche parte. Ho fatto un po’
fatica a focalizzare quella voce, ma alla fine ho accettato anche
perché di domenica mattina si dorme o non si fa un cazzo.
Poiché io alle nove ero già in piedi, accettai l’invito.
Alle nove e trentacinque (il tempo di sciacquarmi e di
prendere un altro caffè) stavo già sotto casa sua, inconsapevole
di cosa stavo facendo ma già deciso a buttarmi a piè pari in un
tentativo di rimorchi coatto. Tanto non avrei avuto niente da
perdere, ingenuamente pensavo allora…

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

Doveva ancora passare molto prima che ci saremmo messi


insieme ma quella mattina, quando ci siamo baciati, così
perché ci andava, mica pensavo Tanto non ho niente da
perdere… che stronzo.

Ma guarda te se io mi devo mettere a ricordare queste cose


adesso! Ormai è finito tutto. Tutto. Inteso. Occhei, capo, non lo
faccio più. Cerchiamo di pensare come poter attaccare bottone
con questa tipa. Ma come?...

Tre giorni, Jaco. Ti do tre giorni e se non le hai parlato, se


almeno non le hai detto Ciao, ancora puoi anche andare
affanculo. E non sto scherzando.
Si. Mi devo inventare qualcosa.

Le piacciono i graffiti alla tipa misteriosa sull’autone. Lo so


e l’ho capito da uno dei miei cinque sensi. Dovrebbero
piacergli parecchio e per questo voglio dedicargliene uno.

Serata vandalistica, serata da pittore, serata da artista. Mi


organizzo per la serata e parto. Anche stavolta…
Il pomeriggio l’ho passato un po’ a studiare, l’altro po’ con
la banchinas che mi sono messo a disegnare e ho tirato giù una
traccia wild-style per stasera.
Voleva venire anche Robbe con me ma come al solito non
aveva neanche mezza bomboletta, ma soprattutto non aveva
neanche i soldi per mezza bomboletta. Quindi ha cannato il
progetto. Anche perché è meglio se lo faccio da solo che così
ha più significato.
Io invece sono partito in quarta e la sera a casa ho detto che
sarei uscito per andare da Enriquez a vedere Blade Runner o
qualche altro film e che sarei tornato presto e che avrei preso la
macchina.

100
Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

Effettivamente quella sera ci sono andato a casa di Enriquez,


ma non per il film ma per farmi prestare un fat di tipo
newyorchese che i miei erano tutti attappati.
Il mio caro amico mi guarda e non giudica. Lui sa cosa sto
per fare, ma non sa perché. Perciò tace e non giudica. Grazie
fratello: anche tu sarai nei ringraziamenti.

Questo è Enriquez, questo è uno dei miei amici.

Adesso sto solo. Sto solo aspettando una certa ora che in
effetti adesso è troppo presto. Verso mezzanotte mi avvierò
sulla strada di casa e mi accosterò proprio davanti a quel bel
muro grigio.
Eccomici. Tra la strada e il muro passano circa due metri:
condizioni ottimali, direi. Il cemento ancora non è umido
nonostante sia mezzanotte e miracolosamente posso vedere
tutte le macchine che arrivano con dieci secondi di anticipo. Le
dimensioni sono di cinque metri di lunghezza e tre di altezza.
Prendo la borsa dei lavori dalla macchina e comincio a
selezionare la tinta bianca, degnamente estratta dal lavoro di
quest’estate, guardo le bombole allineate come soldatini
dell’illegalità. Prendo la pennellessa dalla busta, respiro e mi
guardo intorno.
Vai, Jaco, non avere paura.

Sono le diciotto, è ora che vada a prendere l’auto. Arrivo di


corsa in fermata che passa l’auto, dopo cinque minuti ne
sarebbe passato un altro, ma mi interessava quell’auto con
quella tipa a bordo. Salgo col fiatone e mi passo la mano tra i
capelli nello stesso identico modo come fa lei e mi avvicino
sempre di più a lei tranne che alla fine giro a sinistra. La tipa
mi sta guardando. Mi lancia delle occhiate anonime che faccio
finta di niente fino a quando io le ricambio lo sguardo e lei si

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

volta di scatto. Oggi non ha il Walkman. Io mi metto seduto


come al solito in fondo all’auto a tre sedili di distanza da lei.
C’è un po’ di traffico e per questo l’autone è lento. Potrò
meglio gustarmi la mia creatura che si avvicina sempre di più.
Arriviamo davanti al muro e neanche ci fosse stata una strana
coincidenza australe il traffico ci ferma lì, proprio davanti al
mio muro autografato.
Adesso lei stava leggendo questo: Vedeva una lunga striscia
color argento che intrecciandosi ben bene formava quattro
lettere con l’out-line nera e i riflessi blu chiaro con delle strisce
bianche. Ma la cosa più bella era il puppet subito vicino:
Avevo fatto una specie di suo ritratto in maniera leggermente
astratta con gli stessi occhiali, lo stesso taglio di capelli e alla
fine ci ho disegnato anche una Kefiah che a riguardarla mi
sono complimentato da solo che l’ho fatta molto bene. Accanto
ci avevo scritto con colori bianco sopra e sotto nero: Alla Tipa
Misteriosa sull’autone delle 18:20 e delle 20:05! Ma sotto
sotto solo io riuscivo a leggerci ai compagneros della
banchinas.
Lei continua a fissare il graffio e mentre stavamo ripartendo
che il traffico si era liberato lei continua a dire: Iaco, Iaco,
Iaco… questo è il momento giusto di parlarle, ma mi sto
cacando sotto.
Ma come, adesso che hai attirato la sua attenzione, ti tiri
indietro? Dai, coglione, fatti avanti! Dille almeno ciao. Cosa
aspetti, cosa cazzo stai aspettando?
Coraggio. Mentre sto per scendere però mi faccio coraggio e
le dico: Guarda che è Jaco, e non Iaco. Jaco, che poi sarei io e
la tipa misteriosa sei te. Lei sorride lusingata ma io purtroppo
devo scendere. Mi sono riproposto di parlarci ancora al ritorno,
ma Robbe aveva appena preso la patente e mi doveva, minimo,
accompagnare a casa. Minimo.

102
Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

Tutta la notte non ho fatto altro che sognare quel suo sorriso
lusingato e particolare. Ci devo parlare e magari le chiedo pure
di uscire insieme una sera di queste. Cazzo, lo devo fare! Tanto
ormai è andata e se tutt’al più non se ne fa niente, posso dire di
avere una fotografia di un graffito in più nel book.
Logicamente spero che ci sta. Penso a lei, quasi sempre, che
sono curioso di sapere se davvero è come si lascia vedere o è
tutta da scoprire. Quale musica ascolta… come mangia… come
si veste… cosa frequenta… come vive, insomma.
La mattina vado in biblioteca a studiare che non mi andava
di studiare a casa con lo stereo a palla e la tele a tutto volume.
È tanto bello il silenzio delle biblioteche che non merita di
essere interrotto neanche con lo schiocco di un bacio della
coppia più innamorata del mondo. Zitti tutti! Che forse forse
mi sono innamorato della tipa misteriosa. Oddio! Speriamo di
no, anzi, speriamo di si; vabbè, è ancora tutto da vedere. Oggi
pomeriggio le parlo e basta, così chiariamo la questione.
Eppoi non è mica normale che io vada subito in fissa per
una ragazza a cui ho parlato solo mezza volta ma che le ho
dedicato un pezzo, per il semplice fatto che mi intriga
parecchio. Jaco è strano, Jaco è lunatico, Jaco si vuole
divertire, Jaco vuole ricominciare daccapo, Jaco vuole
dimenticare ulteriormente Marika: la sostanza è questa. Quella
ragazza che neanche merita di essere nominata mi aveva
assicurato che ci saremmo sentiti, che mi avrebbe chiamato…
tutte balle! Ma della peggior specie. Che sto ancora aspettando
che si faccia viva. Ho persino dimenticato il suo numero di
telefono… tutte cattive le donne! Anzi Marika è cattiva; la tipa
misteriosa è misteriosa e basta.

Quel martedì pomeriggio, ero impaziente di arrivare alle sei


e cinque in fermata, non perché fosse un giorno particolare ma
perché non vedevo l’ora di salutare la tipa misteriosa. Sono

103
Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

uscito di casa ben trenta minuti prima che come un coglione,


vedevo la gente che riempiva la fermata e poi si svuotava negli
altri autoni che passavano, oppure che si riversavano nelle
strade laterali della fermata. Ma tra poco, arriverà il mio di
auto. E lì non sembrerò più un coglione.
Arriva.
Sono agitato, sono eccitato, riesco appena a fare cenno con
la mano all’autiere di fermarsi. Ma si ferma comunque e apre le
porte. Faccio il vago in cerca di un posto per sedermi, quando
so benissimo che il posto in fondo a destra dell’autone è
sempre libero, ma almeno questo gioco mi leva un po’ di
imbarazzo. Infatti alzo gli occhi ma in fondo a sinistra non c’è
seduto nessuno, il posto è vuoto. Così guardo il posto a destra.
Libero anche quello, anzi no. È occupato dalla tipa misteriosa!
Evvai!
Le vado incontro e lei mi dice ciao, io le sorrido e
scherzando le faccio notare che dove sta seduta lei di solito, è
libero mentre è occupato il mio solito posto. Lei sorride.
Chiacchieriamo. Poco e a scatti che ci sentiamo in
imbarazzo. Preferisco non farle delle domande tipo
Interrogatorio perché sono sempre domande banali e brutte,
quindi mi auto-analizzo raccontandogli chi e cosa sono. Lei
sorride.
Lei sorride e prende la parola per auto-descriversi:
diciott’anni, di sinistra, a settembre frequenterà l’ultimo anno
del liceo classico, abita a ben dieci chilometri da casa mia e
scende dopo tre fermate dopo quella mia, conosce
perfettamente l’inglese che ogni anno se ne va due mesi a
Londra da parenti, adora la musica inglese e particolarmente il
punk dei Sex Pistols, adora la musica hip-hop e dice anche che
un suo amico da cui adesso sta andando ha un gruppo musicale
ogni volta che si porta appresso il Walkman le piace sentire
quella musica, lei è la seconda voce femminile di quel gruppo.

104
Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

Dice di amare molto i graffiti, e mai nessuno gliene aveva


dedicato uno e che allo stesso tempo io sono stato molto gentile
a dedicargliene uno con tanto di dedica e ritratto. Occhioni
stupendi, non c’è che dire…
Poi devo scendere. La saluto e ci diamo appuntamento al
ritorno. Mi dice Ciao ma anche se ci sto parlando, anche se ci
ho attaccato bottone, continua intorno a lei un alone di mistero.
Ma cosa si può pretendere da una persona che si conosce solo
per come si veste o per quale musica sente… niente. Ma
qualcosa di non so ché persisterà, di questo ne sono sicuro.
Qualcosa che sicuramente neanche chi la conosce da anni può
vagamente immaginare cosa sia, figuriamoci io che la conosco
e ci parlo appena. Non so neanche come si chiama. Al ritorno
glielo chiederò.

Al ritorno come volevasi dimostrare, la incontro lì al suo


posto. Non fa un cenno al mio saluto e ha la testa bassa e
sobbalzante, e dai sospiri capisco che sta piangendo e che sta
cercando inutilmente di trattenersi. Sarebbe stato sciocco fare
finta di niente così silenziosamente cerco di fare il discreto e il
delicato. Lei non risponde al mio gesto di saluto e cerca anche
di nascondersi un poco. Devo dire che sento un po’ eccitato a
dover consolare una ragazza semi-sconosciuta, ma lo faccio…
a questo punto non mi è rimasto altro. Mi siedo accanto a lei,
l’abbraccio, le passo un fazzoletto di carta sotto gli occhiali e le
asciugo le guance che adesso sono tutte pallide, non mi ero
ancora accorto di quanto fossero belle le sue mani e le
guardavo mentre cercavano sostegno sulla mia spalla: dai calli
sui polpastrelli della mano sinistra posso affermare con
sicurezza che suona la chitarra acustica almeno da due anni.
Lei, a questo punto, non opponeva più resistenza e si è lasciata
abbracciare e poi convincere ad alzare la testa. Ho incrociato i
suoi occhi ormai struccati dalle lacrime e le ho dato un altro

105
Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

fazzoletto in modo che avrebbe potuto finire di togliersi le


sbavature del rimmel (odio le ragazze che si truccano. Le odio
perché quando piangono si sporcano tutta la faccia di roba
sintetica e invece di abbellirsi, diventano brutte). Avrei voluto
domandarle cosa fosse successo, ma non mi sembrava quello il
momento e poi mi è passato nella mente anche il fatto che forse
io ero ancora il tipo meno adatto per un compito del genere.
Ma mi voglio buttare che non ha senso fare finta di niente.
Prendo un altro fazzoletto, lo spiego ben bene e con una penna
scrivo il mio nome e il mio numero di telefono. Glielo poggio
sopra le mani che adesso mi stringono dicendole di chiamarmi
la sera solo che nel caso avesse voglia di fare quattro
chiacchiere solo per il semplice gusto di parlare e parlare o
addirittura uscire che avrei potuto prendere la macchina. Lei si
conserva il fazzoletto in mano e lo guarda fisso.
Manca ancora un po’ perché io debba scendere e lei mi dice
Grazie!, mi ha fatto piacere anche perché quella è stata l’unica
parola che mi ha detto in tutto il viaggio, ma non mi doveva
ringraziare. Non c’è bisogno di ringraziare Jaco Bacone, per
nulla al mondo, altrimenti si rischia addirittura di offenderlo.

Come da copione la sera non mi chiamò, e io sono rimasto


sveglio fino alle due a studiare un po’ che non avevo sonno,
seduto vicino al telefono in attesa di due squilli. Niente.

Le volte successive che ci siamo incontrate sull’autone, ci


mettevamo sempre a chiacchierare come fanno di solito due
persone in viaggio. Di musica, di graffiti, di scuola di discorsi
cui valeva la pena di tirare avanti per due chilometri ma mai e
poi mai avremmo accennato alla parentesi lacrimogena di quel
martedì sera. Io avrei avuto voglia di alcune spiegazioni ma a
questo punto è stato meglio tacere. Dopo una settimana e passa
che ci incontriamo sull’auto mi dimentico sempre di chiederle

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

il nome, ma a questo punto chissenefrega, tanto è sempre la


tipa misteriosa, e mentre lei sa alcune cosette di me, io non so
nulla di lei, per lo meno nello specifico. Tutto quello che so,
l’ho dedotto da solo.

La voglio invitare un sabato sera che al Pizza Hard-core per


vedere cosa succede. Glielo chiedo. Casomai, mi risponderà
che è troppo presto, o che non se la sente. Le assicuro
addirittura che prendo la macchina per prenderla da casa e
riportarcela non prima di mezzanotte e mezza, che non so quali
sono i suoi orari d’abitudine il sabato sera. Lei deve rispondere
solo Si o No. E di conseguenza io avrei potuto innamorarmi o
spararmi. Tutto nelle sue mani.

J. Senti, non è che ti andrebbe domani sera, sabato sera, di


andare insieme io e te da qualche parte insieme da
soli?… magari per un pezzo di pizza, una birretta
tranquilla al Pizza Hard-core e solo sigarette… Cioè
una serata più tranquilla di così non la vedevo dai tempi
delle medie… eh ti va? Tipo che ti passo a prendere con
la macchina sotto casa tua ad una certa ora tipo le nove
e ti ci riporto verso mezzanotte e mezza così se i tuoi ti
rompono gli dici che stai con uno tranquillo… no, lo
dico ché è un po’ che lo pensavo che sei abbastanza
carina, ma siccome conosco ancora poco di te mi
andava di conoscerti meglio… senza impegni
particolari… non mi fraintendere… cioè ci siamo
capiti?… io voglio dire che sei carina per dire che sei
abbastanza carina e basta, e non per dire che sei
abbastanza carina e qualcos’altro…
A. Posso parlare anch’io?
J. Certo, certo! Anzi scusa, sai com’è! Quando prendo il
via non smollo più… è proprio una mia caratteristica…

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

non riuscirei mai a fermarmi da solo… ho sempre


bisogno di qualcuno che mi ferma che quando sono
emozionato, divento tutto rosso in faccia, infatti se mi
guardi in faccia sicuramente sono rosso, non perché mi
sento in imbarazzo… forse per non mi ricordo più come
si invita una ragazza che ti sembra abbastanza carina ad
uscire insieme…
A. Ah, ci risiamo! Okkei, adesso fermati!… Si, mi va!
Sabato questo, va benissimo… posso anche tornare più
tardi di mezzanotte che i miei non ci sono che stanno a
casa in montagna che c’hanno gente per festeggiare la
nascita del figlio di un collega di mio padre. Al Pizza
Hard-core… peccato però: solo sigarette. Vabbeh, ci
divertiremo lo stesso. Mi vestirò in un modo che ti farà
piacere…
J. Sono rosso in faccia?
A. Sei incandescente.
J. Ti posso chiedere una cortesia, però… non ti truccare.
Per una sera puoi farne a meno, ti prego.
A. Vabbene, se ciò ti fa contento…
J. Domani sera allora... ci conto. Non manca niente?… ho
dimenticato qualcosa?…
A. Anche tu sei abbastanza carino, ma non sei un tipo
misterioso, e devo confessarti che con te non mi annoio
mai anche perché è curioso come mi guardi e come mi
scruti. Cosa pensi? Credi davvero che non me ne sono
accorta?… sei interessante e non lo dico tanto per dire,
altrimenti non accetterei il tuo invito. Anzi, mi
meraviglio che me lo hai chiesto solo adesso… io,
perché sono timida, altrimenti te lo avrei chiesto già da
sabato scorso. Facciamo una cosa: io, il tuo numero di
telefono ce l’ho che me l’hai dato l’altra volta. Stasera ti
chiamo e ti do la conferma. Occhei?

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

J. Se continui a dire così, sicuramente, prendo fuoco.


Occhei, ci salutiamo, buona notte, e… chiamami.
A. Comunque se ti interessa, io mi chiamo Andrea!
J. Io Jaco!
A. Questo lo sapevo già!
J. Ah, già! È vero, me l’ero quasi dimenticato…

Scendo dall’autone manco fossi preda di una qualsiasi


sostanza stupefacente: eccitante, barcollante e zompettante, che
i pantaloni over-size mi facevano sembrare un dirigibile
bucato. Intanto penso:

Fico! Una ragazza con un nome da ragazzo! Comunque


Andrea si usa sia per i maschi che per le femmine, come Bill
del film “In viaggio con papà” col grande C. Verdone ed il
mitico A. Sordi. Ha detto che stasera mi chiama… sto
rincoglionito perso manco avessi fumato dieci canne di
seguito… non vedo l’ora che viene domani pomeriggio e poi
domani sera…
Andrea: il nome più bello che mente di genitore potesse
partorire per la propria figlia. se un giorno avrò una figlia, la
chiamerò Andrea, pure se la madre si chiama Andrea… Non
me ne frega.
Oddio, che effetto strano fa ri-innamorarsi! E chi ne era
preparato!… Andrea, mi hai fatto partire la testa con il tuo
sottofondo misterioso, tutto misterioso, tutto da scoprire.
Prima di tutto la passo a prendere sotto casa tutto bello,
lavato e stirato. Così ho l’occasione di mettermi anche una
delle nuove camicie di flanella che mia madre ha comprato
l’altro giorno al mercato
A proposito, Andrea! Perché quella sera piangevi?, eh, chi ti
ha fatto del male? Cosa si è permesso di fare del male alla mia
piccola salvatrice?

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

Arrivo a casa e la prima cosa che faccio è telefonare a


Franzesco che ho una voglia matta di raccontargli tutto. Della
banchinas, solo Frans conosce questa storia che avevo
assolutamente bisogno di sfogarmi con qualcuno, agli altri non
l’ho detto ché non mi andava di parlarne e basta.
Frans, come al solito, non risulta molto entusiasta della
situazione, ma sotto sotto ne è contento, che io lo conosco bene
il mio amico e lui ci tiene a me come io tengo a lui. Però mi
fanno incazzare i suoi discorsi troppo razionali e freddi, del
tipo: Vacci piano… Non partire subito… Quali sono le tue
sicurezze su questa tipa?… eccetera eccetera.
Un po’ mi hanno fatto bene le parole del saggio Fraenz, ma
dall’altra hanno alimentato ancora di più la voglia di buttarmici
a capofitto in questa storia. Tanto a quanto ho capito,
l’inculatura non la dovrei beccare che cominciare una storia
con questa tipa, sarà facile come mangiare una pizza e bere una
birretta al Pizza Hard-core.
Sta di fatto che dopo una mezz’oretta squilla il telefono, mi
scapicollo per rispondere ed era lei. Era Andrea con la voce più
fredda ed incazzata che donna potesse mai avere. Mi dice ciao
con un tono da ergastolano e rimango un po’ spiazzato.

J. Ma che stai incazzata?…


A. Senti, non ti ci mettere pure te.
J. Vabbeh, oh scusa, solo che dal tono in cui hai detto ciao
sembrava quasi che una colonna di ghiaccio stesse
parlando…
A. Scusa, ma in effetti sono un po’ nervosa… un po’… un
tantino… anzi sono incazzata nera! Il fatto è che ho
litigato con il batterista del mio gruppo oggi. Ci siamo
detti una cifra di parole brutte… così io l’ho chiamato
per chiedergli scusa, perché io ci tengo sia al gruppo

110
Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

che a lui e ho finito per litigarci ancora di più… alla


fine ci siamo mandati a fare in culo a vicenda! Pensa
che lui mi ha anche detto che, volendo, me ne posso
andare dal gruppo. Bello, no?
J. Una cifra… un giorno o l’altro mi dovrai far conoscere
il tuo gruppo che sono ben curioso di sentirli e
soprattutto vorrei sentire te mentre canti… sei ancora
arrabbiata?
A. Adesso di meno. Avresti dovuto vedermi dieci minuti,
piangevo e urlavo come una pazza. Il guaio mio è che
son fatta così. Il gruppo mi sta a cuore che la maggior
parte sono tutti grandi amici che conosco da secoli…
eppoi te li farò conoscere di sicuro, che in fondo in
fondo te lo sei meritato.
J. Scusa: in che senso?
A. Ehhh! Sapessssi! (risatina misteriosa)
J. Vabbeh, lasciamo perdere! Insomma?
A. Insomma domani sera usciamo insieme!
J. Va bene se ti passo a prendere alle nove e mezzo?
A. Nessun problema che tanto sto a casa da sola dalla
mattina… non ho nemmeno orari per il rientro che tanto
non ci sarà nessuno a controllarmi… non so se mi
spiego…
J. Spero di aver capito bene!… comunque, massimo nove
e trentacinque sto sotto casa tua.
A. Occhei!
J. Ci vediamo domani sull’auto.
A. Ah, no! Domani non sto sull’auto che ho da fare un po’
di giri… ci vediamo direttamente la sera…
J. Che giri?
A. È un po’ lunga da spiegare in quattro parole… eeeh…
devo incontrare delle persone…

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

J. Ho capito, non me lo vuoi dire… Non ti preoccupare,


mi piaci soprattutto perché sei misteriosa.
A. Grrrrazie!

Il giorno successivo lo passo in banchinas todo el pome che


quando verso le sette e trenta Loskich domanda cosa andremo a
fare per la serata… tutti si propone qualcosa… tranne me!
Tranne me che con un fasullo A me mi sa che stasera non mi
fanno uscire… ho fomentato la classica discussione del cazzo.
Ma come… non si esce insieme stasera… stasera mancherai
ché non ti fanno uscire… avevamo già mezzo che preparato
tutto… tocca adesso che cambino i programmi… allora
imbocchiamo tutti a casa tua… ma no, dopo non possiamo
neanche fumare… vabbeh, ci parlo io co’ tu madre… a me tua
madre mi da retta… cazzo, stasera c’ho pure la macchina… è
un boato di tempo che uno della banchinas manca all’appello il
sabato sera… per gli amici si fa questo ed altro, soprattutto
altro…
È proprio questo che da un certo punto mi fa sbroccare.
Come se mi fossi sposato con loro che devo per forza vivere
attaccato a loro e loro a me… una volta tanto, dopo tanto
tempo, voglio stare da solo, o per lo meno voglio fare una cosa
in segreto e in solitaria. Dov’è il problema?
Troppi problemi… troppi casini…
La verità è un’altra: stasera ho un appuntamento e non mi va
di raccontarlo a quelli della banchinas perché sono fatto così.
Ancora mi ricordo quando dissi che sarei uscito con Marika
quando stavamo quasi per metterci insieme: ci sono uscito di
venerdì proprio perché il sabato sera dovevo e volevo uscire
con i banchineros. Adesso, se gli dico che c’ho un
appuntamento con una ragazza che loro non conoscono e che a
malapena conosco io ma che ne sono già innamorato, quelli
cominciano a fare il terzo grado che manco mia madre, quando

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

ha scoperto che fumavo, mi ha fatto. E poi per una volta tanto


non mi va di mettere in pubblica piazza i miei pensieri almeno
non fino a domani.
Domani gli racconterò tutto. Ma solo domani, quando questa
parentesi di discussione si sarà dimenticata sotto gli effetti di
uno spinello…
Però ci sono rimasto un po’ male…
Franzesco pure mi ha guardato storto, ma si è sforzato di
capirmi. Poi ha tagliato la discussione con la sua sententia:
Vabbeh, Se Non Vuole Venire Con Noi Significa Che È Un
Coglione. E Adesso Ci Salutiamo Che Ci Vediamo Qui Alle
Nove E Mezza…
Andate a cagare.

Sono andato a casa per i grandi preparativi. Mi sono lavato,


asciugato, pettinato, stirato, vestito e complimentato con me
stesso. A questo punto mi sorgeva il dilemma: mi metto i
pantaloni avana over-size che mi sono comprato l’altro giorno
con la camicia di flanella nuova e colorata, oppure mi vesto
come dovessi uscire normalmente con una persona qualunque?
Ci tengo a fare bella figura, ma non riesco proprio a capire
come. Sia se mi vesto coi pantaloni nuovi (che con la scusa li
provo), sia se mi metto i stessi pantaloni di sempre (che hanno
quasi finito di campare), rappresento la stessa identica cosa
però…
Se mi vesto tutto nuovo e preciso (logicamente, a modo
mio), potrei anche dare l’impressione di quello che vuole fare
bella figura per forza o che ci sta già provando di brutto. Io si
ci sto provando, però non è detto che per forza stasera debba
concludere qualcosa. In finale non ho scommesso niente con
nessuno e neanche avrei mai scommesso qualcosa con
qualcuno che non tollero queste minchiate… però mettendo

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

l’ipotesi eventuale che stasera si dovesse concludere qualcosa,


non mi dispiacerebbe, non mi dispiacerebbe affatto…
Di conseguenza, se mi vesto come ero vestito oggi
pomeriggio, potrei sembrare uno, in fondo in fondo, semplice
con niente di sofisticato nella testa e niente da dimostrare, ma
rischierei anche di fare l’effetto che non vorrei, cioè dare
l’impressione di uno che fondamentalmente si basa sui giudizi
della gente o per lo meno di una persona che agisce di
conseguenza. Bah… troppi problemi…
Devo decidere stoicamente: pantaloni nuovi e camicia
vecchia, o pantaloni vecchi e camicia nuova? Ambarapà ciccì-
coccò, tre civette sul comò, che facevano l’amore con la
figlia… basta! Ho deciso: pantaloni nuovi e camicia vecchia.
Vecchia ma almeno pulita. Mi vesto e mi guardo allo specchio.
Le mie amate camicia di flanella si sposano perfettamente con i
nuovi over-size: da dentro l’armadio scelgo quello meno
colorata e me la infilo. Prendo anche il mega felpone nero che,
al contrario di un eventuale cappotto ingombrante e pesante,
calza che è una meraviglia. Mi servono i soldi, e per andare sul
sicuro, ma sul mega sicuro mi servono almeno due piotte in
tasca che stasera offro io. Apro il cassetto dei segreti dove
alloggiano i soldoni e il fumello. Mi dispiace, ma questa sera
solo sigarette. Che tra parentesi devo anche comprare. Mi porto
appresso solo le rizla che stanno sempre nel portafogli. Guardo
l’orologio e dopo una decina di secondi realizzo che sono a
malapena le nove. Massimo nove e trentacinque sto sotto casa
tua. Manca mezz’ora, che cazzo faccio? Esco lo stesso che così
almeno metto un po’ di benzina al self-service, compro le
sigarette e me ne vado piano piano verso casa di Andrea.
Mentre sto per uscire saluto i miei genitores assicurandogli
che non tornerò più tardi delle due. Loro sanno sempre con chi
esco, tranne questa volta, ma loro sono convinti che esco con
quelli della banchinas. Infatti quando mio padre mi ha visto

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

tutto lavato e stirato, da vecchio lupo di mare mi si è accostato


all’orecchio e mi ha detto:
- Come si chiama?
- Andrea… però non dire niente a tua moglie.
- Andrea! Io non ho mai avuto una donna che si chiamasse
Andrea.
- Per forza, l’unica donna che hai avuto, sta ingrassando
davanti al televisore in cucina…
- Beh, si fa così per dire. E mi raccomando: tieni alto l’onore
dei Bacone…
- Ci puoi scommettere!
Mi stringe la mano e mi ci lascia venti carte. Per la benza,
ovviamente. Buonanotte, buonanotte a tutti…

Arrivo tranquillamente al self-service, che devo ubriacare la


macchina con venti carte di benzina che così per stasera il suo
stomaco starà a posto. Devo comprare anche le sigarette e mi
spingo fino al distributore automatico: nuovo pacchetto da
venti, bello croccante nelle mie mani come appena sfornato. Lo
battezzo accendendo una bellissima e aromata sigaretta, che
tanto, tempo da perdere ne ho ancora un po’. Mi metto a
pensare a cosa farò questa sera… il piano è molto lineare e
semplice da memorizzare: vado a prendere Andrea, poi
andiamo alla pizzeria, chiacchierata di due ore e mezza senza
allusioni particolari, la riporto a casa e poi buonanotte. Si:
buonanotte!

La sigaretta finisce e quindi risalgo in macchina. Accendo e


mi metto anche a pensare, in radio non passavano niente di
particolare, solo musica da discoteca e non mi andava di
mettermi a combattere per trovare una banda decente: me ne
vado in silenzio con in sottofondo una canzone con circa 120
Bpm… che palle. Per tutto il tragitto ho quel tipo di sorriso

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

idiota che si vedono solo in faccia alle persone che sono


praticamente matte, o che lo stanno per diventare.
Guardandomi nel retrovisore, l’ho preferito chiamare Sindrome
della prima volta che esco con Andrea, perché mi sembra il
nome più adatto alla situazione. Tanto il sorriso rimane sempre
del tipo idiota…

Sono già arrivato e non me ne sono accorto, ma sono le


nove e venticinque e quindi posso anche azzardarmi a
citofonare. Andrea mi disse che avrei dovuto citofonare al
cancello che sicuramente non avrei sbagliato che c’è solo la sua
famiglia in quella villa. La casa, infatti si prospettava come una
villa gigantesca con tanto di immenso giardino completo di
qualsiasi albero o fiore. Una villa stile Hollywoodiano sarà tre
volte più grande della mia casetta condominiale. Tre piani,
garage, vialetto… tutto in una sola casa: una piccola città in
un’altra città. Questione di soldi… lo si capisce al volo.
Citofono tanto so che c’è solo lei in casa, così posso anche
farle uno scherzo, quello che mi riesce una cifra bene, quello
dei testimoni di Geova che vendono enciclopedie, ma come si
fa?… c’ha pure la telecamera… cioè c’ha il videocitofono!
Accanno l’idea dello scherzo e suono e basta, eccheccazzo:
manco lo scherzo dei testimoni di Geova si può fare!
Occhei, rilassiamoci…

Citofono ed intanto mi preparo la battuta: Andrea?… Sono


io! e me la ripasso in capoccia per tantissime volte fino a
quando lei non alza il citofono e fa:
- Si?
Ed io imbecillemente:
- Buonasera, sono Jaco. C’è Andrea?
Coglione!

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

Insomma mi apre e la vedo che sta in tuta che è soltanto


pettinata. Mi guarda, mi squadra per vedere come sono vestito
e mi fa:
- Ti sei messo un pantalone ed una camicia con la felpa… va
bene: allora anche io mi vesto così!
- Perché? Tu aspettavi di vedermi prima di vestirti?
- Si!
- Occhei, ne sono lusingato!
Roba da matti, ma non male come idea. Così almeno non si
corre il rischio di sembrare stonati. Quand’è così, soprattutto ad
un primo appuntamento, si può correre anche il rischio che uno
si veste tutto preciso manco fosse la prima comunione; e l’altro
si presenta vestito come tutti i giorni!
Io ho preferito vestirmi come mi vesto tutti i giorni ma con
un tocco di classe che sono i pantaloni nuovi. Mai e poi mai
avrei rinunciato alle mie affezionatissime camicie di flanella da
novemila novecento lire comprate alla Standa che durano da tre
anni.
Lei ha preferito aspettare me per deciderlo. Fico! Questo è
già un punto a suo favore… è una tipa particolare, questa.
Misteriosa, per l’appunto.

Dopo una decina di minuti di conversazione urlata, che lei


era in camera sua a vestirsi e io in salone nel piano di sotto al
suo, su come ho trascorso il pomeriggio, lei apre la porta e si
presenta come segue: salopette di velluto avana abbastanza
larga, camicia di flanella a quadri verdi e neri (ottima scelta,
ragazza) e felpa nera anonima da arrotolare in vita. In più si era
pettinata i capelli in modo che si fermavano a coprire gli angoli
esterni degli occhi che metteva in risalto le sue guanciotte
carnose e la bocca piccola. Un tesoro…

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

Se ci mettevamo vicini sembravamo quasi due cloni,


vabbeh, ma questo non è l’importante…

Sentirsi in imbarazzo lo si può lasciare andare… ma sentirsi


in imbarazzo perché ci si sente in imbarazzo, a mio parere, è
molto triste…
Ebbene, a casa sua mi sentivo così… poi è arrivata lei che
mi ha dato una carezza sulla coda e mi ha dato il permesso di
sentirmi a mio agio e di rilassarmi. Poi mi ha preso per mano e
in maniera infantile e carinissima ha detto:
- Allora?… questa pizza?

Siamo andati in macchina tenendoci sempre mano nella


mano, ho guidato fino al Pizza Hard-core sempre con la mano
di lei nella mia, e dopo aver parcheggiato, sempre mano nella
mano, siamo entrati e ci siamo messi seduti ad un tavolo per
due persone.
Il locale è una cifra tranquillo. È la prima volta che ci vengo
qui, soprattutto con una ragazza. Le pareti sono tutte tappezzate
da cornici con locandine di film storici come Quo vadis?, La
Dolce Vita, Il Monello e poi c’erano anche le locandine dei più
divertenti film di Jerry Lewis e di Dean Martin affiancati da
quelli Totò De Curtis che danno un’apparenza non tanto Hard-
core quanto veramente veramente tranquillo come posto. In
fondo alla sala c’era anche un gigantesco puzzle di 6000 pezzi
raffigurante L’ultima cena di L.D.V.
I tavolini in legno erano gagliardissimi: potevi allungare le
gambe sotto il tavolo senza che niente ti sfondasse lo stinco o il
ginocchio e poi profumavano ancora di un bel stagionato che
servivano meglio a formare l’atmosfera romantica.
La gente intorno era, pure quella, una cifra tranquilla. Tutta
gente universitaria che vuole passare un sabato sera in una
pizzeria tranquilla per poi andare da qualche altra parte, in

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

discoteca o a letto. Ce n’erano di tutti i tipi, ma la cosa bella e


che la maggior parte era tutta gente di sinistra. Lo si poteva
capire dalle sigarette sopra il tavolo, dal linguaggio, dal modo
in cui erano vestiti e soprattutto dal modo in cui stavano
insieme. Un buon quaranta per cento della gente lì dentro
portava gli over-size e la felpa lunga.
La musica è una cifra gagliarda. Appena ci siamo messi
seduti, hanno messo su un disco vecchissimo di Eric Clapton e
Andrea ha cominciato a cantare sottovoce il ritornello, io la
guardavo mentre lei mi sorrideva. Mi accarezzava una mano,
mentre io le parlavo e mi guardava negli occhi. Ai lati del
locale c’è anche una specie di palchetto dove probabilmente si
fa musica dal vivo, forse anche del karaoke, ma stasera niente
da fare… peccato. Mi sarebbe piaciuto dedicare una canzone
alla mia nuova fiamma.
Ma una cosa particolarmente mi ha fatto capire seriamente
che il locale è ottimo e che ci ritornerò: c’è una cameriera che è
troppo bella, ed è proprio quella che ci è venuta a servire. Me
la sono mangiata con gli occhi ed Andrea era lì che si divertiva
mentre io rimanevo fissa a guardarla. Mentre facevo
apprezzamenti lusinghieri ed entusiasti sulla bella cameriera,
Andrea si divertiva a rifarmi il verso e poi aggiungeva sempre:
…cosa credi? Anche io sono così, anche io sono bella. Non è
vero?…
Certo che è vero.
E quando lo diceva mi faceva morire per come si mozzicava
il labbro inferiore, mentre con l’altra mano si aggiustava gli
occhiali che le scendevano sempre sul suo nasino.

Cominciamo a chiacchierare del più e del meno e intanto


ordiniamo. Lei ordina un boato di roba che mi sono stupito:
bruschetta al pomodoro, supplì, patatine, pizza coi funghi
porcini, una dose di insalata mista con l’aceto, una fetta di

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

petto di pollo ai ferri, una bella fetta di dolce fatto in casa e da


bere mezzo litro di birra chiara.
In verità non è moltissimo ciò che Andrea ha ordinato, ma
siccome io avevo pensato solo ad una pizza e un po’ di birra
tutto il resto mi sembrava alquanto esagerato… ma in fondo sti
cazzi e anche io ho preso quello che ha preso lei con la
differenza che io ho preso una bistecca.
Dopo un po’ il locale si cominciava a riempire riscaldandosi
al massimo che nel frattempo aveva cambiato musica per
mettere il sano vecchio hip-hop americano e ogni tanto si
vedeva qualcuno che si metteva a battere il ritmo sul tavolo con
fare veramente Hard-core. Intanto noi parlavamo,
cominciavamo a conoscerci meglio, anzi io le raccontavo di me
che quando prendo il via a parlare io non mi fermo più. Le
racconto qualsiasi cosa che mi passa nella mente e ogni cosa
che dicevo io, lei, o rideva dicendo Anch’io faccio così… è
proprio così…; oppure mi sorrideva e basta con un abbozzo di
smorfia agli angoli della bocca. Poi quando parlava lei si
muoveva tutta sia con la testa sia con il corpo e si passava le
mani tra capelli come per sottolineare l’enfasi con cui si
interessava alle cose. Poi abbiamo cominciato a mangiare e non
smettevamo di ridere o di rifarci il verso. Mi faceva molto
ridere quando mentre parlava o rideva aveva la bocca piena,
allora uscivano delle frasi tipo:
…uhhmahahahehoaaarealagno! E io lì a rifarle il verso di
nuovo ridevamo. Poi dopo che ha finito di masticare e di ridere
ha detto che doveva andare in bagno e mi ha invitato
caldamente di non fuggire via con la cameriera. Si dirige verso
il bagno e io rimango a guardarla con il sorriso beota, poi
d’istinto chiamo la cameriera e le chiedo di portarmi una penna
e un foglio. Appena me lo porta, la ringrazio e scrivo a caratteri
leggibili e grossi: SEI BELLISSIMA. Jaco.

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

Restituisco la penna alla bonazza col grembiulino e aspetto


che ritorni la bellissima. Poggio il biglietto piegato in due sul
suo tovagliolo e quando ritorna faccio finta di niente, lei si
mette seduta. Mi guarda come se fosse in attesa di ricominciare
a ridere e ha già cominciato a raccontare che nel bagno c’era
una ragazza che stava vomitando e che le amiche erano
disperate. Ho riso poi lei si è messa seduta, ha visto il biglietto,
lo ha aperto, lo ha letto e senza alzare gli occhi ha detto
Grazie!…, lo ha ripiegato ulteriormente in due e lo ha riposto
nella sua borsetta. Era tutta rossa dalle risate, dal caldo del
locale e dall’emozione. Si è stropicciata le guance, risistemata
gli occhiali e i capelli. Poi mi ha guardato negli occhi. Siamo
stati fermi a guardarci senza parlare per circa una quindicina di
secondi. Io avevo la faccia da tranquillizzatore come per dire
Ehi, Baby, È Solo La Verità… lei invece aveva la faccia che
chiamava il bacio.
Ad un tratto chiude gli occhi e mentre ci avviciniamo mi
viene la genialissima idea di dire:
- Perché non mi parli un po’ del tuo gruppo?…
Brutto stacco. Lei praticamente riapre gli occhi con fare
stupito ed incredulo, afferra le posate per tagliare altra pizza e
comincia a parlare del suo gruppo.
Io stavo a sentirla, ma dentro me leggevo un insegna
luminosa con scritto su Coglione in tutte le lingue del mondo.
Vabbeh, però almeno ho capito cosa Andrea prova per me e
soprattutto lei ha capito cosa provo per lei. È già qualcosa…

Non riesco a capire molto del suo gruppo. Capisco solo che
sono circa tre anni che suonano insieme e che fanno soprattutto
cover di punk inglese e di Nirvana. Lei preferirebbe fare hip-
hop che è una musica che ama di più del grunge e del punk, ma
gli altri del gruppo che sono quattro da come ho capito (Marlon
alla chitarra acustica, anni 21; Jino alla chitarra elettrica, anni

121
Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

17; Vero alla voce e al basso, anni 20; e Marino alla batteria,
anni 20) sono abbastanza coglioni da considerare il punk come
l’unica musica che esiste al mondo; lei è l’unica donna del
gruppo. Racconta anche di determinati conflitti che sono nati
tra quelli del gruppo e lei, in particolare con il batterista che
l’accusa di essere troppo poco cattiva nel canto soprattutto
quando si fanno le prove per andare a fare i concerti. La cosa
buffa che replicava sempre Andrea e che in tre anni hanno fatto
solo quattro concerti uno peggio dell’altro in locali
squallidissimi (dove la gente tirava le bottiglie vuote sul
palcoscenico) per avere in paga una pizza e una birra. In effetti
è abbastanza povera e triste come vita di gruppo ma se a loro
va bene così…
Il fatto è che a lei stare così non le va bene, che vuole fare
qualcosa di più serio che si era rotta le palle di fare cover di
musica commerciale e sbiadita dal tempo, e quando aveva
proposto di portare nel repertorio del gruppo una svolta come
testi di canzoni scritti da lei, era stata accusata di essere la
solita esibizionista ma soprattutto venne criticata per i suoi
gusti musicali secondo loro banali e per i vestiti troppo hip-hop
senza avere nulla a che fare con la moda punk o dark. Ad un
certo punto l’avevano messo di fronte al bivio: o l’hip-hop o il
gruppo.
Ma che cazzo di discorsi sono questi? Come sarebbe a dire?
E non ha tutti i torti ad essere incazzata.
Lei ci stava una cifra male per questo.
Ad un certo punto mi sembrava obbligatorio chiederle:
- Ma quel giorno che ci siamo incontrati sull’autone e tu
piangevi come una bambina indifesa, era a causa di quelli del
gruppo?…
- Si… ma non è così facile. C’è anche un’altra storia dietro
un po’ più complicata e lunga che sarebbe un casino spiegare
in tre parole, e poi detto sinceramente non mi va di parlare di

122
Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

quel giorno… Ti ricordi come piangevo? Sembravo una


deficiente…
- Invece no. Eri tenerissima. Soprattutto quando poi ti sei
disidratata sulla mia camicia…
- È vero: l’avevo dimenticato…
- …Ma non c’è problema, anzi figurati. Mi ha fatto
tantissimo piacere consolarti nei limiti che mi erano concessi!
- In che senso?
- Come tipa misteriosa non ti sei smentita, e siccome non ti
conoscevo affatto ho fatto solo quello che era più semplice e
naturale si possa fare quando due occhioni invasi dalle lacrime
chiedono aiuto. E tu ti sei fidata di me…
- Ma perché mi chiami Tipa Misteriosa? Sono davvero così
misteriosa e criptica?
- Hai voglia se lo sei… tu sai moltissimo di me ed io quello
che so di te, lo so perché o è in comune a me o perché ci sono
arrivato da solo… mi fai lavorare molto di fantasia, per questo
sei misteriosa…
- Ma adesso, stasera: sono ancora misteriosa? Ti prego
dimmelo…
- Non mi va di dirtelo…
- Dai dimmelo, altrimenti giuro che non ti farò fumare mai
più in vita tua…
- Accidenti che minaccia… vabbeh te lo dico… tanto te lo
avrei detto comunque…
- Allora?…
- Allora cosa?
- Stasera sono misteriosa: si o no?
- Si! Sei ancora misteriosa perché ancora non sono riuscito a
capire bene cosa tu pensi di me, perché svii il discorso
riguardante il tuo amico batterista, perché ti leggo negli occhi
un potente desiderio di liberarti da qualcosa di opprimente e

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

ormai rovinato dal tempo… eppoi non sei solo misteriosa… sei
anche bellissima!

Questo fu l’unica cosa che le dissi senza scherzarci su e


senza fare versacci. Sentivo un brivido che mi saliva lungo la
schiena mentre parlavo fino ad esplodere in bocca con la parola
bellissima. Lei mi guardava colpita e si chiedeva come diavolo
avessi fatto a capire tante cose di lei in così poco tempo. Mi
prende la mano, mi guarda e io a questo punto non ho potuto
fare altro che fare quello che non avevo fatto prima nella stessa
identica posizione. Le ho passato una mano dietro la nuca e ci
siamo baciati. Le mie labbra rimbalzavano sopra le sue fino a
ritrovarsi ancora. La musica di sottofondo a questo momento
stupendo era Fight the power dei Public Enemy: mai canzone
fu più adatta per un momento così romantico.
Poi ci siamo guardati, ci siamo sorrisi e io per rompere
l’imbarazzo del silenzio, mi sono scolato tutto di un fiato la
birra che era rimasta nei nostri bicchieri mi sono alzato e ho
detto:
- Finisci la torta che vado a pagare il conto.
M’era presa una botta di matto: la volevo portare a tutti i
costi in banchinas per presentarla ai banchineros. Non so
perché, ma stavo talmente invasato che quello che mi passava
in capoccia facevo. Saldo il conto: £105.000 più i complimenti
alla cameriera. E mi dirigo da Andrea che stava ridendo come
poche che aveva in bocca tutta la fetta di dolce e masticava a
fatica. Comincio a ridere anch’io e lei mi inonda di sputazzi di
dolci. Ridiamo ancora di più. Alla fine si alza, prende tutta la
sua roba, mi guarda e ci baciamo ancora.
Forza, forza che sono le ventitré e quarantacinque, e loro
devono stare ancora in banchinas…

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

Ripensandoci bene… mi sa che non stanno più in banchinas.


Robbe sicuramente ha preso la macchina e se ne sono andati da
qualche parte allo sbaraglio. Porca puttana.
Andrea mi guarda come per cercare di capire cosa stava
succedendo e quando glielo spiego lei fa spallucce e poi mi
dice:
- Meno male… almeno così ce ne andiamo noi da qualche
altra parte.

Io ho urgente bisogno di prendermi un caffè e di


sciacquarmi la faccia che sono rosso bollente. Andrea mi
cammina vicina appesa alla mia vita con la testa poggiata sul
mio petto e poi guardandomi in faccia attraverso gli occhiali mi
dice:
- Perché non andiamo a casa mia? Così ti faccio il caffè e ti
sciacqui la faccia quante volte vuoi…
- Ottima idea, soprattutto per il caffè.

Risaliamo in macchina che appena ci mettiamo seduti ci


guardiamo sorridere e cominciamo a baciarsi uno nelle braccia
dell’altra. Sto in una posizione veramente scomoda ma riesco
lo stesso ad abbracciarle la vita con tutte e due le mani, volante
permettendo. Mi sa che se continuiamo di questo passo non ci
arriveremo a casa. Mi slego e la invito ad attendere, perlomeno,
di stare in una posizione più comoda.
Detto sinceramente non avrei mai immaginato che ad un
primo appuntamento ci saremmo già baciati in un modo così
passionale. Ma io non sono nato per lamentarmi, quindi non mi
lamento ed in meno di cinque minuti arriviamo a casa sua
entrambi contenti e chiacchieroni. Passano altri dieci minuti
che ci baciamo con sempre maggior foga come se fosse la
prima ed ultima volta che ci succede una cosa del genere.

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

Lei apre la porta di casa e mi sento un po’ in imbarazzo ad


entrare in quella casa così solitaria e sicura. Sicura perché
solitaria.
Chiude la porta, accende le luci e mi dice che se ho bisogno
del bagno, è quello in fondo a destra. Lei intanto andava a fare
il caffè in cucina.
Io entro nel bagno e subito vengo assalito dalla mia
immagine che è a dir poco terribile: spettinato con la coda
storta, tutto rosso in faccia e un po’ sudato: mi faccio paura da
solo. Lascio aperta la porta che non riesco a capire come
funziona la maniglia. Io sono abituato alla maniglia classica
con la chiave di metallo sotto, invece ‘sta porta aveva solo un
pomello e niente più.
Mi levo la felpa, mi levo la camicia, mi slaccio la cinta e mi
avvicino al lavandino e mi guardo: sto a petto nudo di fronte
allo specchio. Mi passo acqua gelata in faccia e sulle braccia
che sto veramente in ebollizione. Prendo l’asciugamano e
guardando lo specchio vedo entrare Andrea con gli occhioni e
il sorrisetto malizioso.
- È pronto il caffè?…
- Dai il tempo all’acqua di bollire…
E finiamo ancora una volta l’uno nelle braccia dell’altro, ma
stavolta io sto a petto nudo e soprattutto ho la porcellana gelata
del lavandino che tocca la mia schiena surriscaldata e mi fa un
dolore boia. Ad occhi chiusi in quel momento riuscivo a
comprendere perfettamente il messaggio del body language
tanto cantato dai Queen. Ci stavamo riscaldando, ma
riscaldando di brutto.
Ogni tanto mi piace aprire gli occhi quando bacio una donna
e per meglio orientarmi ma anche per vedere se lei sta bene o
sta semplicemente fingendo. Apro gli occhi e Andrea tutto
sembrava tranne che fingere. I suoi occhi erano chiusi e anche
se non si era levata gli occhiali, avevano tutta l’aria assorta a

126
Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

muoversi per eccitarsi ed eccitarmi. A questo punto comincio


io a comandare i giochi. L’abbraccio con il sinistro mentre con
la mano destra le faccio rilassare i muscoli facciali e del collo
massaggiandola. Faccio scendere la mano alla schiena e la
infilo sotto la felpa. Comincio a massaggiarle la schiena con
tutte e due le mani e piano piano le spingo le braccia in alto per
levargliela, la felpa. Lei ci sta, alza le braccia e con un gesto
rapido e sicuro gliela levo senza portarle via neanche gli
occhiali. Sono uno specialista in questo. Franz mi ha sempre
dato moltissimi buoni suggerimenti. A questo punto rimane la
salopette e la camicetta. Purtroppo slacciare le salopette è
sempre stato il mio handicap maggiore. Lei a questo punto
stringe le mani intorno alla mia vita e si inarca un po’
all’indietro in modo che le possa sbottonare le bretelle. Non ci
riesco subito e comincio a lamentarmi di quando se l’è messa
pregandola di non metterla mai più le prossime volte. Apre gli
occhi, mi guarda e la prende a ridere, così si slaccia le bretelle
come se fosse la cosa più tranquilla di questo mondo. Mi
guarda come per farmi capire che sono buffo. Io le rifaccio il
verso e riprendo a baciarla. A questo punto tiro fuori la camicia
dai pantaloni e comincio a sbottonarla dal basso verso l’alto.
Sento le sue mani che mi ispezionano tutto il corpo, entrarmi
nei pantaloni e accarezzarmi con estrema naturalezza. Io sto a
mille e sento che anche lei non sta scherzando. Ma a questo
punto sono proprio curioso di sapere dove si andrà a finire.
Però il fatto che stiamo ancora in bagno mi sembra strano e allo
stesso tempo eccitante…
Vederci di sfuggita nello specchio… vedo lei più bassa di
me, seminuda rimasta soltanto in salopette slacciata con le
bretelle penzolanti nel vuoto del bagno e reggiseno, con le
mani gettate alla rinfusa intorno al mio corpo, il suo collo
rivolto in alto a labbra protese. Anche io non scherzo… semi
nudo e sbottonato da capo a piedi ricurvo in avanti con una

127
Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

mano mandata in missione ad ispezionare l’altro corpo con


ripetuti e sicuri massaggi della pelle, e l’altra intorno alla sua
vita per farmi sostegno.
I nostri due ventri magri e muscolosi cominciano a toccarsi
e a fare ulteriori pressioni l’uno verso l’altro. Sento i suoi seni
bucare il mio petto come a volersi fare strada per andare da
qualche parte nel mio corpo. Stava succedendo qualcosa,
qualcosa di veramente… bello.

Infatti è successo qualcosa… ci siamo bloccati, abbiamo


riaperto gli occhi, ci siamo guardati e mentre io la guardavo
con aria incredula lei ha gridato:
- Cazzo: il caffè!…
Nell’aria si sentiva un gran profumo di caffè però un po’
bruciato che saranno stati due minuti buoni che la caffettiera
stava bestemmiando di aver finito il suo lavoro, mentre noi due
stavamo facendo gli affari nostri in bagno.
Lei corre in cucina così come sta e mi lascia solo in bagno.
Io ancora non avevo realizzato bene cosa perfettamente fosse
successo che stavo pensando soltanto ad Andrea che reclama le
mie labbra e cinge la mia schiena. Poi mi ricordo che mi ero in
bagno perché mi dovevo lavare la faccia. Ma ricordo anche che
me la sono già lavata… me la lavo un’altra volta che non fa
mai male.
Sento chiamare il mio nome dalla voce di Andrea dove
afferma che il caffè è pronto e che devo arrivare in cucina se lo
voglio.
Arrivo in cucina con l’asciugamano, che ancora me lo sto
passando dietro il collo umido. Sono rimasto solo con le scarpe
e i jeans. Riabbottono i pantaloni e la cinta altrimenti mi calano
a terra. Adesso posso vederla meglio, che mi sono ripreso un
po’. Il suo corpo che apparentemente sembra gracile, è
abbastanza muscoloso e si vedono bene gli addominali, i suoi

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

bicipiti sono ben disegnati e il seno è ben sporgente e disegnato


verso l’alto. Ha i capelli nella stessa identica posizione di
quando poche ore prima ero passato a prenderlo in quella stessa
casa e gli occhiali erano fermi sulla punta del suo nasino. La
vedo porgermi una bicchiere con due dita di liquido nero, e
sorridendomi, mi chiede se ci voglio lo zucchero. Mi sembra
una scena molto familiare, come se da qua a dieci anni, una
cosa del genere mi potesse capitare tutte le mattine. Ma non è
mattina, guardo l’orologio e sono esattamente le 00:24. Anche
lei mi sta guardando. Probabilmente mi vede tutto spettinato
che forse è ora di rifarmi la coda, il petto rosso e largo e gli
addominali tutti tirati. A vedermi vestito, si pensa a me come
ad uno con la pancia o per lo meno con qualche “chiletto di
troppo”, forse perché a forza di vestirmi largo può sembrare
così. Ma non lo è, che sono molto magro, anzi no, l’ultima
volta che mi sono pesato, ero in peso forma. È anche vero però
che l’ultima volta che mi sono pesato avevo i capelli a
spazzola, quindi…
Non mi piace lo zucchero nel caffè quindi la ringrazio,
prendo il bicchiere e butto giù tutto di un fiato. Dopo dieci
secondi sono più sveglio che mai. Rimaniamo seduti intorno al
tavolo per due minuti circa a sorriderci e a divertirci a pestarci
le mani.
Mi alzo, vado dalla mia bellissima la riabbraccio da dietro e
comincio a baciarle il collo e le spalle e lei si lascia andare
tutto da un lato. Comincio a massaggiarle i seni che a questo
punto il reggiseno è inutile...
Lei si gira mi guarda e mi fa:
- Vuoi vedere camera mia?…
- …Certamente.

Mi accompagna per le scale, per andare al piano di sopra


dove mi fa entrare in una stanza tutta tappezzata da fotografie e

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

da poster di cantanti e di gruppi, la maggior parte con ai lati il


marchietto cioè. C’è lo stereo su di un mobile vicino alla
scrivania. Una colonna di cd e mc sulla destra. Mi metto a
leggere i titoli dei cd e mi accorgo con stupore che lì appesa al
muro c’era in bella mostra la collezione completa dei dischi dei
Beatles, qualche disco dei Rolling Stones, ma soprattutto ha la
discografia completa di Renato Zero… Non mi sembra vero!
Comincio a chiederle come mai le piace un cantante come il
Renato. Lei risponde abbracciandomi, dicendo che è
semplicemente grande, un grande poeta e che avrei dovuto
sentirlo prima di giudicarlo, e se lo volessi lei mi avrebbe
registrato tutti i dischi… rimango un po’ spiazzato da una
risposta del genere e comincio a convincermi del fatto che da
qui ad un mese sarò diventato anche io un sorcino.
Cominciamo a sorriderci e ad avvicinarci sempre di più.
Accende lo stereo e mette un sottofondo, una raccolta di
vecchi successi dal vivo del Re dei sorcini… purtroppo non
seguo tanto le parole in quel momento… si sente solo una cosa:
tanta gente che fa tanto chiasso e che urla Cinque… quattro…
tre… due… uno… ZERO!

Si spegne la luce e sento trascinarmi di già, ma sono le sue


mani che fanno presa su di me. Parte la musica e partiamo pure
noi, sul letto. Ho chiuso gli occhi e ho cominciato a farmi
trasportare insieme a lei in un vortice di sensazioni infinite che
salivano e scendevano dall’inferno al paradiso. Emozioni che si
sarebbero fermate solamente quando fossero del tutto esauste,
ma stasera sembravano imbottite di adrenalina e sarebbero state
capaci di continuare così per mesi interi. Non si riusciva più a
distinguere quali azioni fossero distinte o diverse dalle altre che
erano tutte concatenate e spontanee, come se fosse la cosa più
naturale di questo mondo trovarsi quella sera insieme in quel
letto a far pressione sui nostri corpi e a sorridere al buio ben

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

consapevoli che quei sorrisi non sarebbero stati visti da


nessuno se non da quel folletto dell’amore che si stava
divertendo a saltare sui nostri corpi con un ritmo sempre più
piacevole, rilassante e melodico. Cadono gli occhiali, nel buio,
ma nessuno si preoccuperà di raccoglierli che si è troppo
impegnati a volerci bene.

Quando riapro gli occhi, mi accorgo di essere sepolto dalle


lenzuola ed un fagotto ancora più bello ed rilassato riposa sul
mio petto. Vedo che Andrea ha una sveglia con le lancette
fosforescenti fatte apposta per essere lette anche al buio sul
comodino vicino al letto, l’afferro per leggere meglio.
Sono talmente rilassato che quando realizzo che sono le
3:37 mi prende un colpo. Mi alzo di scatto e lei borbotta
qualcosa simile a Cosa c’è adesso?
C’è che dovevo stare a casa già da un bel pezzo. Lo stereo
ha finito da più di un ora e mezza di suonare e io non me ne
sono neanche accorto. Riesco a fatica ad alzarmi dal letto,
accendo la luce e mi ritrovo tutto nudo. Rispengo la luce e
cerco di afferrare un lenzuolo per coprirmi. Riaccendo la luce.
Adesso è Andrea ad essere nuda e senza lenzuola. La guardo
mentre si infila il pigiama: un bel pigiamino di seta blu che se
non fosse stato che era così tardi, mi sarebbe piaciuto
tantissimo toglierglielo. Raccatto più o meno la mia roba da per
terra. Mi metto le mutande, i calzini e mi rimetto i pantaloni e
le scarpe. Lei mi guarda sorridente e misteriosa. Io mi
avvicino, le bacio la fronte poi la bocca e le dico Ti amo!, lei
mi guarda perplessa ma non ci faccio caso.
Nel frattempo parlo, e parlo a ruota libera facendo riflessioni
ad alta voce di quanto possa essere bello avere una ragazza
speciale e misteriosa come lei, soprattutto adesso…
J. …Perché adesso io e te stiamo insieme. Non è vero?
A. Beh… veramente… non lo so!

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

J. Scusa, prima che incominci a preoccuparmi… cosa


significa Non lo so?
A. Mettiti seduto un attimo, per favore che ti devo dire una
cosa!

Dalla serie Come rovinare in meno di cinque minuti una


splendida, stupenda, indimenticabile serata… Andrea dice una
cosa a Jaco!!!

Mi metto seduto, a questo punto mi sento ridicolo a stare li


seduto spettinato e a petto nudo sul suo letto. Lei comincia a
parlare. E da quel momento non è più esistita la Andrea
misteriosa che mi aveva fatto innamorare… con quel discorso
Andrea tutto è diventata tranne che misteriosa. In meno di
cinque minuti ha palesato tutti gli aspetti più reconditi e
nascosti che potessero esistere in lei, e che mai avrei voluto
conoscere per quanto mi hanno fatto male.

- Ricordi il giorno in cui piangevo sull’auto?… io prima ti


ho detto che era a causa di tutto il gruppo che mi aveva trattato
male per i miei gusti musicali. Ma era una stronzata, o
perlomeno era solo un cinque percento della verità. La verità
intera è che quel giorno ho litigato di brutto, ma veramente di
brutto con Marino, che oltre ad essere il batterista del gruppo è
anche da due anni e due mesi il mio ragazzo. Per questo mi
vedesti piangere sull’autone. Non ne potevo fare a meno. Come
al solito avevamo litigato per una stronzata che neanche
ricordo adesso, ma quando un rapporto di coppia è ormai
logorato e stirato dall’abitudine si rischia sempre che delle
cazzatine si arriva a farne affari di stato. Era da parecchio che
avevo deciso di dare un taglio alla nostra relazione ormai
tumefatta, ma non ne avevo il coraggio, che questo avrebbe
significato anche la mia uscita per sempre dal gruppo, cosa che

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

al solo pensiero rabbrividisco. Quindi cercavo di rafforzare il


rapporto attraverso cose che sapevo gli piacevano. Ho scritto
canzoni punk dedicandogliele, ma quando gliele facevo sentire
mi rimproverava di essere banale, e finivamo, come da
copione, a litigare. Una volta mi diede uno schiaffo e io per
ripicca gli ho dato un calcio nelle palle. Ma non ci lasciavamo,
anzi alla fine delle prove ci baciavamo e ci salutavamo come
fanno le migliori coppie, fissavamo appuntamenti telefonici
che poi nessuno dei due rispettava, e dopo un po’ ci dicevamo
soltanto che ci saremmo sentiti la sera per telefono. Quando
uscivamo insieme, lui non voleva mai stare da solo con me per
parlare o magari per fare quello che abbiamo fatto noi questa
sera, che non gli andava più, e non andava più neanche a me.
La verità è che a nessuno di noi due andava di fare qualcosa
insieme. E poi stavamo sempre insieme a quelli del gruppo che
si sentivano in diritto di prendermi per il culo solo perché
Marino lo faceva. A me non interessava se gli altri del gruppo
mi sfottevano, perché sapevo benissimo che scherzavano e
basta; ma Marino non scherzava mai e questo mi faceva male.
Mi sfotteva su qualsiasi cosa, e ogni volta diventava sempre
più cattivo, umiliandomi e sminuendomi come persona. Tutte
le volte che uscivamo insieme, ritornavo a casa con gli occhi
gonfi di lacrime. Ma non ci potevamo fare niente, c’era ancora
un sottilissimo e resistentissimo filo di seta che ci teneva
uniti… poi sei arrivato tu: caro mio esploratore dei miei
pensieri. E da quando sei arrivato tu, sono stata capace di
capire quanto in realtà quel filo fosse sottile e fragile. Tu hai il
potere di donare delle forbicine piccolissime, ma che sono in
grado di tagliare anche i cavi d’acciaio più spessi, perché sono
le forbici dei sentimenti, dell’amore, della fiducia nelle proprie
capacità. Da quando mi hai parlato la prima volta, mi sono reso
conto di avere di fronte non un semplice hip-hoppettaro che
finge di rispettare le persone. Ho trovato invece

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

l’impersonificazione del rispetto, della timidezza, della voglia


di amare e di essere amato. Cioè tutte quelle doti che io non ho
più e che ho dimenticato di vederle in un ragazzo, ma che
desidero e bramo con tutto il cuore. È bellissimo vedere il
graffito che mi hai dedicato anche se non ci eravamo mai
parlati, l’attenzione che mi hai dedicato… nessuno, prima di te,
m’aveva mai chiamata misteriosa e tu in quell’affettuoso
nomignolo, hai racchiuso tutte le mie caratteristiche anche
quelle più nascoste. Sei una sorta di mago da venerare per
questo. Un poeta visionario che va a leggere il libretto
d’istruzioni di ogni persona direttamente nel cuore. Mi hai
quasi fatto innamorare!… quasi perché credo che in tutta la mia
vita non troverò nessuno come te, con le tue stesse capacità di
farmi divertire, intellettive e fisiche. E se lo troverò
sicuramente me lo lascerò sfuggire sottomano come quando
sbagli la presa di un freesbee che vola verso di te al
rallentatore. Stasera mi hai fatto impazzire, ti giuro. E non lo
dico tanto per dire, visto che tu stai qui davanti. Mi hai fatto
morire dal piacere. Mi hai fatto ridere, pensare, svagare,
divertire, eppoi… eppoi mi hai fatto sentire donna e non
oggetto dei desideri. Pensa che l’ultima volta che io e Marino
abbiamo passato una notte del genere è stato più di un anno
fa… ma stasera con te… sembra quasi che Marino fosse un
demente incapace di stuzzicare la propria fantasia erotica. Mi
hai fatto capire tantissime cose. Per esempio mi hai fatto
capire, mio caro capellone, che l’amore è qualcosa da scrivere
sulla propria pelle giorno per giorno, attimo per attimo,
sensazione per sensazione… non privarsi della stima in se
stesso ché al primo ostacolo si cade e non si ha la forza di
rialzarsi che ci si è fatti troppo male. Ecco, io stavo a terra con
un sacco di ferite sanguinanti e da quando ti ho incontrato non
ho più sentito dolore nelle braccia e nelle gambe, ma
soprattutto non ho sentito dolore nel cuore. Mi hai guarita da

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

qualcosa che io chiamavo amore ma che in realtà era una lenta


morte condannata da me stessa. Adesso sei la persona che più
dovrebbe meritare questo mio amore… ma non posso. Cerca di
capirmi. Stasera ho capito una cosa. Ho capito che voglio stare
da sola e non me ne può fregar di meno se questo significa
lasciare definitivamente Marino e il gruppo. Non mi
interessano più perché tu mi hai fatto vedere il mondo sotto
occhi diversi, maturi, realistici e sognatori allo stesso tempo. Ti
sei fidato di me, e io di te, e ho fatto bene perché mi hai
guarita. Ho capito cosa significa amare le persone, ma non
posso proprio adesso chiudere una storia per ricominciarne
subito un’altra, anche se questa sarebbe la scelta più logica sul
punto di vista pratico. Ma dal punto di vista spirituale, non ho
affatto l’intenzione di ricominciare tutto da capo. Lo so… tu mi
ami, me lo hai detto poco fa, e sono sicuro che sei sincero e che
non scherzi, soprattutto su queste cose. Ma non posso, e ripeto,
non posso proprio, anche perché non voglio, farmi coinvolgere
un’altra volta da una persona. Tu non sei una persona normale,
e mi meraviglia ancora il fatto di come ci siamo incontrati fino
a stare in questa stanza a chiacchierare alle tre di notte, con
tutto quello che è successo in mezzo. Mi hai fatto capire in
pieno cosa significa amare. E ho imparato anche che quello che
c’è tra me e Marino ha smesso di chiamarsi amore da più di un
anno. Se io e te, mio sensibile amore, dovessimo metterci
insieme, rischieremmo di mandare a fare in culo tutto quello
che questa sera abbiamo creato, costruito, inventato. Perciò non
serbarmi rancore, te ne prego… te lo chiedo con il cuore in
mano. Fammi solo quest’ultimo regalo. Adesso se devi andare,
vai pure. Purtroppo non potrai mai sapere quanto stasera ti ho
amato che non indovineresti mai, e poi voglio lasciarti ancora
qualcosa di misterioso di me. Un ulteriore ricordo, un ulteriore
speranza che ho di incontrarti ancora un giorno. Dai…

135
Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

Mi prendo questa cannonata nel cuore. Mi accarezza la testa


ed è l’ultima cosa che faccio, mi alzo dal letto dove lei sta
ancora seminuda. Vado vicino alla scrivania dove c’è una
bacheca con fotografie di Andrea in tutte le stagioni degli
ultimi due anni. Ce ne sono anche un paio di lei che canta alle
spalle dei tizi con degli strumenti in mano. C’è anche uno che
suona dei tamburelli con delle bacchette di legno immortalato
con la faccia più brutta che uomo potesse concepire… ce n’è
un’altra dove si vede Andrea con i capelli più lunghi di adesso
che partecipa ad una manifestazione e con la kefiah al collo in
una splendida giornata di sole, ha il pugno sinistro alzato e
sorride nell’obiettivo. Senza dire niente, stacco quella foto e
me la metto in tasca. Scendo al piano di sotto senza dire una
parola, che comincio a recuperare la camicia e la felpa. Sto da
solo in salone a vestirmi quando vedo Andrea scendere le scale
e sedersi a metà gradinata, si è sistemata, ha recuperato gli
occhiali e si è coperta con la felpa della sera prima. Io la
guardo convinto che fosse l’ultima volta e alla fine dopo averla
guardata bene negli occhi dico Buonanotte!, e mi dirigo verso
la porta. Appena apro la porta mi sento chiamare, mi rigiro e
vedo Andrea con le lacrime agli occhi che mi abbraccia.
Io ha questo punto non ci ho visto più….
Ho cominciato a piangere pure io e l’ho stretta forte forte a
me. Ci siamo dati l’ultimo ed interminabile bacio. E siamo
rimasti altri dieci minuti fermi immobili sull’uscio con la porta
aperta, con l’umidità che faceva venire la pelle d’oca ad
Andrea.
Alla fine, come fosse più logico, ho fatto evaporare
quell’abbraccio e me ne sono andato verso la macchina. Non
ho più sonno ormai e non sto neanche più piangendo. È ora di
cominciare a pensare ad una scusa plausibile da dire ai
genitores appena rientro a casa. Probabilmente loro staranno

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

dormendo profondamente, ma domani mattina, anzi, tra meno


di cinque ore mi faranno il terzo grado.
Non mi va neanche di sentire la radio…

Al mio risveglio, sono le due del pomeriggio. Appena sono


arrivato a casa, mi sono buttato sul letto ancora vestito e mi
sono addormentato. Non mi andava di svestirmi un’altra
volta…
Stranamente, i genitores mi hanno lasciato dormire e non mi
sono venuti a svegliare con la solita confusione della domenica
mattina.
Sto storto. Anzi stortissimo. Tra tre giorni mi passa.
Accendo la radio e sintonizzo le mie orecchie sulle stesse
frequenze della radio: c’è una canzone di Renato Zero… ad un
certo punto sento Ti darei gli occhi miei per vedere ciò che non
vedi, spengo la radio che appena sveglio fa male sentire queste
cose: mi prende il magone se penso a questa notte…
È inutile fare colazione, e scendo direttamente per il pranzo.
I miei genitores hanno appena finito di mangiare e di
sparecchiare la tavola. Mi guardano sorridenti e mi danno il
buongiorno, mi vengono a baciare. Strano non era mai
successo che a prima mattina avessi un accoglienza simile.
L’ultima volta sarà stata il giorno del mio esame di quinta
elementare…
Sto ancora un po’ assonnato e mi oriento per la cucina
cercando qualcosa di pratico e veloce da mangiare. Metto un
tovagliolo aperto sul tavolo e faccio finta che fungesse da
tovaglia. Guardo nel forno, c’è della pasta, la riverso nel piatto
e comincio a mangiare, dimentico persino di prendere un
bicchiere e la brocca d’acqua. Mamma, tutta contenta, mi fa
delle domande relative alla sera prima, chiedendomi
particolarmente a che ora fossi rientrato. Io le faccio credere
che sono rientrato appena dopo le due e fortunatamente non mi

137
Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

fanno storie. Che bello, a prima mattina fare colazione con la


pasta al forno, e con i genitores che non si lamentano di te.
Mio padre mi lancia sguardi come per sapere com’era
andata la sera prima…
Io lo fisso e gli dico:
- C’ha il ragazzo da due anni…
- Quindi… niente!
- Si! Una mezza specie…
- C’è una sorpresa per te!
- Che cos’è? Un pettine nuovo?…
- “La” vedrai più tardi…

Mia madre non capisce il nostro linguaggio, e


fortunatamente tace. Chissà cosa sarà questa cosa che dovrei
vedere più tardi?…
Più tardi, sto ancora sdraiato sul mio letto dopo però essermi
fatto una doccia, rimango semi comatoso a guardare le partite,
ma non mi interessano affatto. Non riesco a prendere neanche
sonno…
Quando sono le diciotto mi organizzo per andare in
banchinas. Mi vesto e mi preparo a scendere che tra poco passa
l’auto delle diciotto e cinque. Probabilmente ci sarà anche
Andrea seduta al solito posto in fondo all’autone, ma stavolta
credo proprio che mi metterò seduto il più possibile distante da
lei.
Sto per uscire quando mio padre mi dice:
- Perché non prendi la macchina?
- Perché non ho mai preso la tua macchina per andare in
banchinas… soprattutto la domenica pome. Comunque se
proprio ci tieni la prendo che non ci perdo niente.
- E chi ha detto che devi prendere la mia…
- Si, infatti! Adesso mi cago una macchina che se mi
impegno bene faccio un mercedes station wagon…

138
Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

- Guarda sul tavolo: ci dovrebbe essere un paio di chiavi che


avanzano…

In effetti sul tavolo c’era un mazzo di chiavi che avanzava,


chiavi che non avevo mai visto… a questo punto mi sale dal
cuore il sospetto che quei bravi e tanto amati dei miei genitores
mi hanno comprato la macchina… mi hanno comprato la
macchina!
Mi affaccio un attimo nel parcheggio sotto casa e vedo una
Pejò 205 rossa in più nel parcheggio. Sulle chiavi c’era scritto
proprio Pejò 205…
Faccio un salto e lancio un urlo di gioia e penso: Fico… mi
hanno comprato la macchina!
Mio padre mi guarda e mi dice: Beh, sai com’è, hai fatto
l’incidente con la vespa ad agosto… siccome è un po’ che io e
tua madre te la volevamo comprare, ne abbiamo approfittato
adesso che c’avevamo un po’ di soldi che avanzavano.

Grazie papà, grazie mamma, non potete capire quanto sono


contento, anche se sto un po’ scoglionato…
Li abbraccio e scendo di corsa che non vedo l’ora di
provarla.
Apro la portiera. Mi metto seduto, giro la chiave nella patta,
do un po’ di gas e quasi quasi mi cago sotto dalla gioia quando
vedo che c’è anche la radio. Occhei, è il mio momento. Faccio
rombare il motore e mi dirigo dai banchineros. Alzo al
massimo il volume della radio per il semplice gusto di farlo
anche se stava trasmettendo della pubblicità. Passata l’euforia
del momento, i miei pensieri ritornano per un attimo ad
Andrea: ora che andrò dai banchineros in macchina non la
incontrerò più sull’autone e se da un lato è una fortuna,
dall’altro mi dispiace che non potrei andare avanti più di tanto
senza vederla, senza parlarle; ma questo è solo il primo dei tre

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

giorni che mi do come termine e poi sarà tutto finito: Andrea


sarà solo un ricordo, una persona speciale in più da ricordare e
basta e poi… e poi i miei pensieri si vertono sul discorso che
Enriquez mi aveva fatto dopo l’incidente tempo addietro. Era
già scritto da qualche parte che Andrea mi avesse fatto quel
discorso? Era già scritto da qualche altra parte che la macchina
avrebbe sostituito l’autone? Era già scritto che doveva
succedere tutto ma proprio tutto quello che è successo?…
Farò un figurone in banchinas con questa macchina.
Ripenso a ciò che mi sono detto poco fa: era già scritto da
qualche parte che Andrea mi avesse fatto quel discorso. Era già
scritto da qualche altra parte che la macchina avrebbe sostituito
l’autone. Era già scritto che doveva succedere tutto ma proprio
tutto quello che è successo…
Per prima cosa gli racconterò tutto quello che è successo ieri
sera, poi ne rideremo e poi se ne andremo a fare un giro da
qualche parte con questa nuova freccia rossa. Che mi sento
troppo carico.

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

6. Lo so che non è giusto dire certe cose

Lo so che non è giusto dire certe cose ma a questo punto


non so proprio cosa pensare. Mi sono posto di fronte alla mia
coscienza e le ho parlato e alla fine ho partorito questa geniale
filosofia dei Tre giorni e passa tutto, ma a quanto pare non mi
sono dimostrato all’altezza delle situazioni. Sono un frutto
prematuro, ma già staccato dal ramo. E non so come
comportarmi.

Per esempio: mi ha lasciato Marika. In un modo abbastanza


stronzo direi… in piena estate, io la vado a trovare in vacanza,
e lei che fa? Mi dice che ormai stiamo alla frutta e che è meglio
per tutte e due se ci lasciamo. Fin qui tutto regolare… cioè
regolare per modo di dire. Dopo tre giorni dall’accaduto avevo
già cominciato a dimenticare l’idea di riaverla tra le mie
braccia tanto è vero che verso la fine dell’estate ero talmente
scoglionato da pensare alla mia cosiddetta filosofia. Ma questa
nuova concezione è andata a farsi fottere quando a settembre
ho rivisto Marika passeggiare per il viale sottobraccio ad un
pariolino in poliestere che basa il suo abbigliamento dai colletti
delle camicie in su. Lei era completamente cambiata, capelli
molto più lunghi e tinti, abbigliamento simil pariolino come il
manichino vicino a lei, aria da cogliona stampata in faccia, e
qualche altro particolare che non mi va di ricordare adesso.
Mentre passeggiano, Marika si ferma un attimo per caso, per
parlare con me, e tutta raggiante mi invita alla sua festa di

141
Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

compleanno. Parlava come i personaggi minori nei fumetti che


se ne stanno sullo sfondo della vignetta, il loro corpo non è ben
disegnato ma l’espressione facciale è la cosa che più risalta. E
lei c’aveva ‘sto sorriso di plastica ripassato a china che
sembrava quasi a colori, in realtà faceva proprio ridere. I
banchineros stavano dietro a me che si stavano sbellicando
dalle risate, mi prendevano in giro e l’avrei fatto anch’io se per
grazia divina fossi stato al posto loro. Al suo invito ho risposto
sul vago, cioè mi sono fatto dire come quando dove e perché, e
poi alla fine ho aggiunto che Forse ci sarò… contaci: forse ci
sarò! (Si: col cazzo!)
Lei si allontana tutta contenta, baciando la guancia senza
neanche un pelo di questo povero burattino. Evidentemente si
accontenta di molto poco per essere felice. Gli altri intanto
cominciano a prendermi in giro accusandomi ingiustamente di
rosicare come pochi… a questo punto urge un mio intervento
giustificatorio dell’episodio appena accaduto:
- Non sto rosicando che in realtà non me ne può fregar di
meno chi adesso si sta facendo prendere per il culo da Marika,
ovvero la mia ex. Anzi vi dirò di più… avrei rosicato come una
bestia se quel manichino fosse uno simile a me in qualche cosa.
Ma lui è un infimo pariolino e io invece un degno hip-
hoppettaro; lui passa il suo tempo a sorridere e basta e io
invece a cercare un motivo per farlo; lui si mette quei pantaloni
sega-palle e io invece se non sono over-size non mi metto
neanche le mutande… eppoi non vorreste credere seriamente
che quel buffoncello lì abbia fatto innamorare Marika di più di
quando lei stava con me?… beh, se lo pensate seriamente, siete
proprio tristi… anzi no: lei è triste! E non ne parliamo più.
Come discorso avrebbe retto, però mentre mi guardavo in
faccia da solo sapevo benissimo che un po’ invidioso lo ero…
quel tanto che basta per provare tutti i sentimenti. Così quando
me ne tornai a casa, ho barrato sul calendario i tre giorni

142
Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

successivi al presente e ho cominciato a disintossicarmi da quei


pensieri. E dopo tre giorni finalmente ci sono riuscito
chiudendo definitivamente il Capitolo Marika.

Poi ho conosciuto Andrea e nel giro di un mese è successo


quello che è successo. Cioè ci siamo incontrati sull’autone e su
questo abbiamo cominciato a conoscerci e a scoprirci fino a
quando siamo usciti insieme un sabato sera che resterà
memorabile nella vita di entrambi, e dopo quel sabato non ci
siamo più visti che i miei mi hanno comprato la macchina e ho
smesso di prendere l’autone. O per lo meno questa è la scusa
più plausibilmente falsa. In realtà non l’ho più voluta vedere
che m’aveva fatto troppo male quello che m’aveva detto dopo
che siamo stati molto bene insieme. Ma non mi va di
ricordarlo, anche perché quando ho raccontato ai banchineros
la vera storia tra Jaco e Andrea, mi hanno preso per il culo che
ancora adesso, a distanza di due mesi, si divertono a ricordare
con battute sempre più aspre. Ricordo però che dopo i tre
giorni prestabiliti non ero affetto da nessuna angoscia o fase di
scoglionaggine. Ero ritornato il solito di sempre: vagamente
ottimista, scettico irrazionalista, capellone e anarchico al punto
giusto, alla ricerca di muri liberi e strategici per dei nuovi
disegni, smoker e scapigliato di sempre; in perfetta sintonia con
gli altri banchineros che noi non si cambia mai. Mi era rimasta
solo una cicatrice dal doloroso passaggio di Andrea sulla mia
pelle. Mi aveva trasmesso l’incredibile passione per Renato
Zero: nel giro di due settimane mi ero comprato quasi tutti i
dischi del ragazzo del Piper e li ascoltavo giorno e notte, notte
e giorno. Ogni tanto sentivo delle parole che mi facevano
ricordare Andrea, ma mi passava subito e continuavo a vivere
senza scosse particolari. Poi un po’ di tempo fa, con i
banchineros ce ne andiamo tutti al Pizza Hard-core che un
sabato sera ci va di mangiare come cristiani hip-hoppettari tra

143
Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

cristiani hip-hoppettari. Logicamente l’idea fu la mia che


nessuno conosceva quel locale se non dalla mia storia o per
sentito dire. Ci mettiamo d’accordo e ci andiamo in undici: noi
banchineros e le rispettive donne. Io stavo lì soltanto per fare
numero che ero l’unico senza donna… ma chi se ne frega! Una
volta tanto sono io il single e non gli altri; cazzo però! A
vedere tutta la sera, il sabato sera per giunta, questi miei amici
che si divertono con rappresentanti dell’altro sesso, e io muto e
solitario all’angolo più lontano della tavola… è veramente
triste. Per fortuna che c’era anche il piano bar con il karaoke,
almeno cantavo e non davo fastidio a nessuno. Decido di
andare a cantare una canzone, una qualunque del Renato. Salgo
sul palchetto e comincio il mio spettacolo. Comincio. E poi, di
colpo eccomi qua… a quel punto ebbi la visione più inaspettata
e stronza che mi potesse capitare in quel locale. Vedo Andrea
seduta ad un tavolo insieme a tre amiche. Lei canta, sorride,
confabula ridacchiando con le sue amiche e a tratti mi indica.
Io faccio di tutto per evitare di guardarla ma è più forte di me e
comincio a fissarla e dopo un po’ mi saluta. Ricambio il gesto e
le sue amiche cominciano a soffocare risatine stronze che avrei
avuto voglia di mettere una sedia per uno in bocca a queste tre
simpaticone. Quando finisco di cantare ritorno al mio posto e
metto su il musone. Fraenz mi guarda in cerca di una
spiegazione. Gli indico il tavolo facendo finta di niente e dico
Andrea. Dopo cinque secondi si era sparsa la voce nella
tavolata tutti hanno cominciato a guardare in direzione del
tavolo di Andrea e a fare commenti. A questo punto, sentitasi
osservata, Andrea si alza e mi viene incontro. Viene proprio
verso il nostro tavolo. Non cambia direzione. Viene proprio
verso di me con un bel sorriso a settantadue denti. Avrei voluto
seppellirmi, inabissarmi, smaterializzarmi, scomparire per
sempre pur di restare lì. Ma ormai era troppo tardi e il danno
era troppo evidente per rimediare in così poco tempo. Sono

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

costretto a salutarla e a parlarle. Intanto le ho presentato i


banchineros e le rispettive donne come pretesto per parlare, poi
dopo un po’ mi sono sentito a disagio e le ho fatto capire di
uscire un attimo dal locale per poter parlare meglio. Siamo
usciti. I banchineros e rispettive Rosarie non si sono accorti di
niente che erano troppo occupati tra loro mentre invece le
amiche di Andrea le lanciavano occhiate di intesa. Usciamo
fuori e mi accendo una sigaretta e comincio a parlare. Come
va?… poi abbiamo continuato a parlare del più e del meno,
delle sue amiche e dei banchineros. Lei era bellissima e stava
benissimo, come la prima volta che la vidi. Parla lei, mi dice
che ha lasciato definitivamente il gruppo e ha troncato i
rapporti anche con il batterista il giorno dopo che siamo usciti
insieme. Detto sinceramente, mi dispiaceva esser stato io la
scintilla che ha acceso la miccia della sua bomba, ma a questo
punto cosa potevo fare se non riderne?... Dopo un po’ mi ha
anche detto che ero cambiato, che ero dimagrito e che avevo
l’aria distratta. Beh… in effetti ero dimagrito un po’ e non mi
facevo la barba da più di un mese e mezzo e lasciavo la coda
lunga e semi-sciolta sulle spalle in modo tale da avere un
aspetto molto più trasandato del normale. Io rispondo che ero
cambiato anche a causa sua ed è stata la cosa più efficace che
avessi potuto dirle che dopo questo abbiamo continuato a
parlare come fanno quelle persone sposate da anni e con figli
che dopo un eternità incontrano un proprio ex-partner per caso
in una pizzeria. Lei adesso è sola così ne approfitta per buttarsi
a tempo pieno sui libri. Mi fa domande relative all’università
ma non mi va di parlare di studio e quindi cambio discorso.
Morale della favola: quella sera sono ritornato a casa con un
martello pneumatico nel cervello che incideva sulla mia
materia grigia le lettere A-N-D-R-E-A. Tra tre giorni mi deve
passare.

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

Marika e Andrea. Andrea e Marika. Due storie da


dimenticare assolutamente.

Lo so che non è giusto dire certe cose, ma si da il caso che


io sono ancora giovane, e se da tutti quei sondaggi risulta che
la categoria “giovani” è composta da tutti ragazzi senza-palle,
depressi, svogliati, immorali, trasgressivi, violenti, cinici,
maleducati, consumisti, privi di ideali e mammoni, vuol dire
che in fondo in fondo anche io sono un po’ così. Non ci ho mai
voluto credere a tutte quelle tabelle, tabellinne e tabellette, ma
a questo punto mi possono far comodo. Anzi anche io voglio
essere così che mi sono rotto le palle di considerarmi un alieno
su questo mondo. Una volta tanto non mi voglio fermare a
ragionare sulle cose ma me ne voglio fregare di tutto e tutti,
pure di chi mi sta vicino. Voglio cominciare a drogarmi, ma a
drogarmi di brutto. Voglio farmi le pere, pippare la coca,
succhiare pasticche e cadere in overdose. Così posso trovare un
alibi prefabbricata a tutto; e se un domani qualcuno mi verrà a
chiedere Perché?, io risponderò presentando la mia alibi
morale: Sono un giovane! Cazzo mi frega!… mi voglio drogare
perché non so com’è… perché mi piace provare tutto… perché
voglio scegliere io di essere un coglione qualunque da
statistica. Esattamente. Voglio diventare il coglione medio. E
ho pure gli attributi: dico le parolacce, rispondo male alla
gente, lascio le mutande a terra vicino alla porta della camera
mia… ma soprattutto sono un capellone, e da quello che si dice
in giro, si impara che tutti i capelloni sono dei drogati. Allora
io mi voglio drogare.
Una mattina vado presto al viale che cerco assolutamente il
Simonello. In questo momento lui è l’unica persona che
veramente può aiutarmi ché lui non è un semplice pusher, lui è
IL pusher. Ho voglia di sfondarmi subito e ho bisogno di lui.
Lo cerco per un po’ e dopo cinque minuti che chiedo in giro lo

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

trovo seduto su una panca fuori ad un bar insieme a certi


tossici. Lo chiamo e gli spiego subito il mio piano. Lui mi
guarda per cercare di capire se sono una guardia, ma se così
fosse stato non sarei mai stato in grado di trovarlo. Le guardie
del posto si riconoscono a chilometri di distanza.
Così mentre mi scannerizza col suo sguardo serio e
polveroso, io rimango fermo immobile a fissare il vuoto con un
faccia inespressiva. Alla fine mi dice che si può fare e che mi
avrebbe aspettato a casa sua per il primo pomeriggio. Mi lascia
l’indirizzo con l’unica avvertenza di portarmi appresso i soldi,
abbastanza soldi. Mi liquida con questa frase:
- Alle due e mezza suoni tre volte di seguito sul citofono di
quest’indirizzo. Mi raccomando tre volte secche altrimenti non
aprirà mai nessuno. Vieni solo che non mi va di avere scazzi e
soprattutto portati un po’ di soldi appresso.
E se ne ritorna tra i tossici e io rimango li fermo a
memorizzare la via e i tre suoni secchi… affascinato già
dall’idea che tra poco dimenticherò tutto. Come mi chiamo,
dove abito, come vivo, a chi sono amico, ma soprattutto
dimenticherò quelle due che mi hanno involontariamente
spinto a questo.

Alle due e mezza precise stavo al citofono della casa del


Simonello, devo dire una casa abbastanza carina e spaziosa:
una villetta a due piani con tanto di parcheggio e di garage… si
dovrebbe guadagnare abbastanza a fare il simonello. Nel caso
dovessi diventare come lui, mi farò il piacere di realizzare
alcuni miei sogni: un nuovo bel computer all’ultimo grido,
completo di scanner, stampante laser, masterizzatore e
collegamento Internet. Poi mi voglio comprare anche una
vespa super mega potente, tre volte più veloce di quella che ho
sempre avuto. Poi starei sempre a dipingere che non avrei mai

147
Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

bisogno di spaccarmi la capoccia per racimolare un po’ di


soldi.

Citofono che forse è meglio pensarci dopo a queste cose.


Tre colpi secchi. Aspetto. Mi apre una persona evidentemente
assonnata che sta stropicciandosi energicamente gli occhi. Mi
guarda per capire a quale dimensione terrestre assomiglio e mi
fa entrare con un cenno del capo. Io entro e questa persona
rimane per altri dieci secondi con la porta semichiusa ad
osservare se ci sono movimenti sospetti in giro. Tutto okkei.
Chiude la porta e mi guarda lievemente rilassato. Capelli scuri
e occhi marroni, alto più o meno come Andrea, quindi più
basso di me, barbetta incolta e naso a patata, collanina d’oro
con un crocifisso stilizzato che pende sulla maglietta bianca a
manica corta aderente al petto alquanto virile e peloso.
Orologio in ferro pesante al polso destro mentre al sinistro c’è
un vistoso tatuaggio di un ragno al centro di una ragnatela.
Pancia leggermente prominente in avanti e cinta dei jeans
sudici e consumati al massimo sbottonata. Scarpe da tennis da
usare come pantofole in casa. Il Simonello.
- Che ti ho svegliato?…
- No, no, anzi… hai fatto bene a venire puntuale… ma
adesso andiamo nel mio ufficio!

Il suo ufficio altro non era se non la sua camera da letto.


Una camera strana per la verità, piena di mobili con cassetti
piccoli ed etichettati dove probabilmente erano archiviate
droghe e sostanze stupefacenti in genere. Il Simonello
comincia a parlare che si accorge che sono teso e anche in
imbarazzo. Dice che debbo diventare suo amico e che prima di
tutto lui vuole conoscere i suoi clienti, che altrimenti non
avrebbe senso fare quel mestiere. Mi parla anche in modo che
mi si rilassa tutto il corpo e dopo un po’ mi convince a

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

sciogliermi e comincio a raccontargli tutta la mia storia che


adesso mi è venuta voglia di parlarne. Dopo un oretta che stavo
parlando, Simonello sapeva vita morte e miracoli di Jaco B…
gli avevo raccontato tutto ma proprio tutto quello che era
successo tra Marika, Andrea e me. Poi concludo il discorso:
- …Ma non mi va più di essere io quello che lo prende in
culo. Quindi sono qua. E con questo ho finito!
Anche se è un Simonello, è simpatico, divertente e anche
saggio. Mi ha dato qualche dritta per esempio per quanto
riguarda i tentativi di approccio e mi ha anche consigliato di
fare un po’ di palestra che tenere in forma il fisico mi avrebbe
aiutato di gran lunga nei tentativi di rimorchi. Poi mi ha anche
suggerito di leggere poesie e di cominciare ad usare un
linguaggio più aulico, che si possono colpire più facilmente
donne di un determinato rango.

Poi torniamo a noi.


Il Simonello mi guarda e con la voce benevola mi dice:

S. Siccome tu sei venuto qui per drogarti, e siccome io


sono il Simonello, un esperto in questo campo, mi
sembra giusto farti una dettagliata descrizione di tutto
ciò che vuoi far entrare, per via orale e non, nel tuo
corpo… come ti vuoi drogare?
J. In che senso? Scusa… io ho sempre saputo che il modo
per drogarsi fosse solo uno…
S. Ciò denota che sei un ignorante, in materia di droghe, si
intende. Ma come? Tu dici di avere quasi vent’anni e
non sai quali sono le differenze basilari tra i diversi tipi
di droga? Mi meraviglio di te…
J. Vabbeh, facciamo una cosa veloce… che cosa mi
consigli te?

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

S. E qui sta il tuo sbaglio! Vedi, caro Jaco mio, la


tossicodipendenza da qualsiasi sostanza: caffè, vino,
cocaina, eroina… è qualcosa che innanzitutto deve
essere conosciuta nel sua completezza. È troppo facile
farsi ad ero e diventare malato da un giorno all’altro e te
lo dico anche per interessi personali. Meglio un cliente
sano ed informato che malato e coglione. Altrimenti il
mio giro scomparirebbe nel giro di due mesi… quindi
caro mio, adesso tu ti siedi e mi ascolti, che tutte queste
cose che ti sto per dire, non le ho lette su nessuna
etichetta, le ho studiate, analizzate, che sulle sostanze
che circondano questa stanza, non ci sono scritte le
istruzioni per l’uso…
J. Hai ragione… dunque da che cosa vogliamo
cominciare?
S. Non lo so! Hai solo l’imbarazzo della scelta… io
proporrei gli alcolici! Che entriamo subito nel caldo
della discussione.

Ha cominciato a parlare in un modo simile a quello della


mia maestrina delle elementari, in un modo chiaro e semplice
in modo che potessi capire tutto quello che mi spiegava. Era
bellissimo starlo a sentire.

…L’alcool, anche se non sembra, è una droga. È una droga


perché da la dipendenza, e non credere che quando la bottiglia
è vuota, tu non voglia più riempirla di nuovo. Ti sbagli di
grosso. Non puoi, capire, Jaco mio, con quanto poco tempo si
può diventare alcoolizzati. Meno di quanto immagini e il
minimo che ti può capitare è una gastrite. Poi vengono le varie
ulcere intestinali… Pensa che gente che conosco io, a vent’anni
va in giro con il fegato a tracolla sulle spalle, cioè gente che
pensava all’alcool come ad una non-droga e adesso, a prima

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

mattina quando si svegliano, si devono riattaccare alla bottiglia


per placare quei cazzo di dolori allo stomaco. E ciò non è tanto
bello. Comunque se ti vuoi ubriacare fallo pure, ma se non vuoi
distruggerti completamente cerca di darti un limiti. Nel senso
che, se stai con gli amici tuoi, non portatevi appresso più di un
litro di birra, o di vino a testa; e se state sui super alcolici,
regolatevi per una bottiglia da dividere in due. È sempre
meglio avere quella sensazione di fattanza che ti fa divertire
con la gente piuttosto che fare a gara a chi collassa di più,
specialmente se poi ci aggiungi qualche altro tipo di droga
sopra. Ricorda: mai mescolare diversi tipi di droghe, mai fare
cocktail che possono essere a dir poco micidiali…

Occhei. Il Simonello ha ragione e io piano piano sto


entrando nella sua ottica. Parlami… parlami… parlami delle
polverine.

…Le polverine che più conosco sono le anfetamine. Pensa


che queste sostanze fanno parte di farmaci contro l’obesità e la
bulimia che, in un certo senso, riducono l’appetito. Essendo in
polvere l’anfetamina si sniffa, ma si può anche mangiare; e
poiché la maggior parte dei consumatori abituali di questa
sostanza arriva ad un punto che non saprebbe neanche fare la
distinzione tra la madre ed un comodino nella loro stanza da
letto, io gli rifilo gli LSD o gli ecstasy, tanto stanno fatti lo
stesso. Dopo che ti sei sniffato questa roba, non ti va di
mangiare più di tanto e tutto quello che fai di solito non esiste
più, non sei più regolare, non senti più il bisogno di dormire e
cominci a parlare come un esaltato schizzato e se stai con gente
a cui stai sul cazzo, la fattanza ti potrebbe pure far pistare
questa gente. Non risolverai più di tanto, perché vulnerabile
come sei, basta un moscerino per farti piangere come un
deficiente. Quindi: in campana con le risse!

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

Io ho venduto ‘sta roba pure a degli studenti che dicevano


che schizzandosi di anfetamine avrebbero studiato meglio.
Tutte cazzate! Hai la testa che ti sfancula e non puoi
assolutamente concentrarti. Ho conosciuto anche una tizia che
faceva la top model. Mi ha chiesto delle anfetamine che doveva
dimagrire di due chili per una sfilata. In verità era dimagrita,
ma alla sfilata si era presentata con un faccia stortissima che
alla fine l’hanno mandata a cagare. Le anfetamine ti fanno
diventare scemo, rompiballe, petulante, ossessionante… e poi
tutti dicono che il sapore è schifoso…

No ti prego… basta così! Ci ho ripensato! Cambiamo


argomento! Parlami degli allucinogeni.

…L’allucinogeno è la droga che più amo, la vendo come


acqua fresca. LSD, mescalina, psilocibina… chiamali come ti
pare: sempre allucinogeni sono!
Mio padre ne conserva ancora alcuni di quando faceva il
figlio dei fiori. Dice che i suoi sono originari autentici di non
so quale sciamano indiano che stava sempre fatto, dalla mattina
alla sera. Mai sentito parlare dei peyotl?… come no! Per
esempio i peyotl hanno la mescalina come principio attivo... La
psilocibina è un fungo lungo e scuro che bisogna far seccare
per poi ingerire... Poi ci sono anche gli LSD, che essendo un
prodotto di sintesi, e sono quelli che fanno più male. Il brutto di
queste cose qui, è che non producono dipendenza fisica e
psichica, ma dopo un po’ devi aumentare sempre di più le dosi
che non ti fanno più effetto.
C’è chi dice che calarsi questa roba fa bene perché è
naturale, e perché ci si sente liberi e privi di inibizioni, e che in
un certo senso si rimane sempre coscienti… ma a me pare solo
una cazzata. Ho visto gente calarsi, diventare psicotica e
paranoica e spaccarsi la testa con le proprie mani. Un po’ di

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

tempo fa ho incontrato un mio amico e mi raccontava che è


uscito dal giro perché una volta quando stava calato, un gruppo
di persone se lo erano inculato. L’amico mio si vergognava a
dirmi certe cose ma ciò non toglie che ho perso un cliente
perché questo non vuole perdere il culo. E non ha tutti i torti…

Peccato, pensavo che gli acidi fossero un buon modo per


cominciare, ma mi sbagliavo… adesso voglio la cocaina.

…Ti piace l’arredamento di questa stanza? Carino, vero!


Pensa che me lo sono comprato con i soldi che sono riuscito a
guadagnare in una settimana che ho spacciato cocaina. Mi era
capitata la soffiata buona e avevo un etto di colombiano sullo
stomaco da vendere. Mi sono dato da fare e nel giro di una
settimana mi sono arredato la stanza con tutti questi mobiletti e
queste cassettiere, mi sono comprato anche lo stereo e mi sono
anche avanzati i soldi per corrompere un paio di guardie della
speciale in modo poter agire tranquillamente che quando
sentono il nome mio, questi cambiano discorso. La cocaina fa
bene. A me personalmente ha fatto più che bene. Ai dipendenti
no. Ai dipendenti, invece, la cocaina li uccide. E questo non è
bene. Ma a me non interessa più di tanto.
La cocaina è un derivato chimico della coca, una pianta che
cresce nell’America del Sud. Il risultato è una polvere
biancastra che si può assumere per via nasale, fumandola o
iniettandosela. Chi si fa la coca ha l’effetto immediato di stare
euforico, allegro, arrapato e sta così per una ventina di minuti.
Passato questo tempo rimane solo un coglione che si deve
sbattere per avere altra roba sottomano. Ormai me ne accorgo
subito quando una persona viene da me per quella roba e mi
dispiace un casino essere stato io, anche se indirettamente, la
causa del suo male. A volte mi si presentano tipi stressati,
magri e malmessi, depressi, paranoici che mi elemosinano la

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

roba per uno schizzo. Ma chi cazzo sono io? Il benefattore


dell’umanità tossica? No! Io sono semplicemente un venditore
di realtà alternative. Capito? Un venditore e non il Babbo
Natale delle droghe! Io ho visto gente andare in overdose e
morire sotto i miei occhi dopo avermi chiesto di aumentare le
loro dosi, e io come un cretino, l’ho fatto. Fortunatamente il
mio nome non compare da nessuna parte, e i rimorsi non mi
colpiscono più di tanto. Quindi se vuoi farti le pere, sappi che
hai bisogno di un sacco di soldi e di un sacco di tempo libero,
che dovrai stare sempre a correre in bagno a farti la tua
sniffatina o la tua tanto decantata pera. E poi, patti chiari
amicizia lunga, io non faccio credito a nessuno. Perciò contanti
e contenti. E se stai in astinenza, non ti azzardare a venire da
me. Vattene all’ospedale, piuttosto. Vatti a prendere il
metadone. Ma non venire da me!
Lo stesso discorso vale per l’eroina…

Vabbeh, a parte questo. Ma a ecstasy come stiamo messi?

…Se sei un frequentatore assiduo di discoteche o dei rave


avrai sentito parlare sicuramente di quelle pasticche che
vendono per poche lire agli angoli delle sale.
Quelli sono gli ecstasy, composti semisintetici. Per essere
precisi ecco cosa sono.
C’è l’MDMA (3,4 metilendiossimetamfetamina), che sono le
più comuni, l’ecstasy, X, Ice, Speed, XTC, E… tanti nomi per
la stessa roba.
C’è l’MDE-MDEA (N-etil-metildiossiamfetamina), che
sarebbe la stessa cosa di dell’MDA senza effetti anfetaminici.
C’è l’MDA (3,4 metilendiossiamfetamina), quella che in
gergo viene chiama the drug che ti fa stare veramente, ma
veramente fatto… e di brutto anche.

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

C’è l’MMDA (3-metossi-4,5 metilendiossiamfetamina),


quella più allucinogena.
Ti senti una cifra figo e non ti pare vero che per sentirti vivo
ti sei dovuto calare una pasticca. Si consuma ‘sta roba
soprattutto nelle discoteche dove già si subisce un aumento
della pressione sanguigna che balli e sudi, poi ci si mette pure
la pasticca che fa pompare il tuo cuore peggio di quelle
mignotte che fanno quei pompini a velocità supersonica. Sudi
un casino e se non bevi un boato d’acqua o succhi di frutta va a
finire che muori per disidratazione. Ti arrapi e avresti voglia di
scoparti chiunque ti capiti a tiro, anche se, può sembrare un
paradosso, sei tu a prenderlo nel culo, sempre. Se poi, oltre alla
pezza della pasticca, ci aggiungi anche quella degli alcolici,
puoi anche cominciare a pregare in cispatano antico, che il tuo
dio ti ha già messo una mano sulla spalla per invitarti ad andare
nella sua discoteca leggermente al piano di sopra.
Se ti dice bene, sopravvivi. Ma dopo ti viene voglia di
prenderti un’altra pasticca, solo per il semplice gusto di farlo, e
dopo un po’ senti bussare alla porta del tuo cervello: sono i
neuroni della tua testa che sloggiano per sempre, tanto ormai
sono completamente inutilizzabili. Diventi scoglionato e
cominci a cagare il cazzo in giro in cerca di comprensione, e
solo chi è serio forse te ne darà un po’, altrimenti rimani
fottuto, anche per sempre…

Di cosa possiamo parlare ancora? Dimmi te!

…Nel caso che tu faccia palestra o sport posso darti degli


steroidi anabolizzanti. Ma, siccome la tua faccia, a prima vista,
non sembra avere molta dimestichezza con il mondo dello
sport del sudore, non credo che l’articolo ti interessi. E pensare
che gli steroidi altro non sono che derivati sintetici del
testosterone, l’ormone maschile che abita nelle palle e che

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

produce tanto bel liquido seminale. Anche se non sembra anche


questa è una droga, quindi non può assolutamente mancare nel
mio repertorio e pensa che la vendo anche abbastanza. C’è
gente che preferisce venire da me piuttosto che andare in
farmacia. Il bello di questa droga è che è l’unica che non ti fa
stare fatto come una zucchina, ma che al contrario, ti da più
forza e più padronanza del tuo corpo. Ma come al solito ci sono
gli effetti collaterali. I peggiori che possano esistere. Poiché gli
steroidi sono ormoni sintetici che circolano tranquillamente nel
corpo, dopo l’assunzione, gli ormoni quelli veri, quelli
regolarmente prodotti dal nostro corpo cessano di essere
prodotti per mantenere un equilibrio fisico e si può anche
correre il rischio di rimanere impotenti, oppure di avere
problemi alla prostata molto prima del tempo. C’è anche chi
c’è diventato scemo, con gli steroidi. Non ti da dipendenza
fisica e forse neanche quella psichica, ma considera che le
tracce sul corpo del passaggio degli steroidi possono verificarsi
anche dopo anni e anni che non si usa più la sostanza. Ma poi a
te che cazzo ti frega? Non sei mica culturista, tu!…

Mi sa che anche con gli steroidi non si combina niente. Ma


senti un attimo una cosa: ma i psicofarmaci, sono o non sono,
in un certo senso, delle droghe?

…E certo che sono delle droghe! E poi non è tanto corretto


parlare di psicofarmaci che si va troppo sul vago. Ci sono i
Neurolettici, gli Antidepressivi e gli Ansiolitici. Sono tre nomi
che pressappoco sono la stessa cosa.
I neurolettici sono consigliabili per chi è schizzato di natura,
chi senza neanche prendere una goccia di caffè ha delle
allucinazioni, attacchi di delirio, oppure è angosciato. Tu gli
metti un sedativo in bocca e questo si calma fino a quando non
gli ricominciano le paranoie, manco fosse un cocainomane in

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

crisi d’astinenza. Ho visto gente che era uscita dal giro della
coca perché aveva preferito spaccarsi il cervello con ‘sta roba
qui. Contenti loro, contenti tutti.
Gli antidepressivi ormai se li comprano cani e porci. Non
puoi capire quanta gente mi viene a chiedere se c’ho gli ‘sta
cazzo di roba! Il bello poi che la gente confonde la depressione
con lo scoglionamento. La depressione è una cosa seria, stai
veramente abbattuto, non senti più il bisogno di fare qualsiasi
cosa che la senti proprio inutile per principio, nulla ti soddisfa
più e ti butti giù manco ti fossero successe le peggio catastrofi
di questo mondo nel giro di dieci minuti. Lo scoglionamento si
sale sempre per dei motivi plausibili che col tempo cedono il
posto alla felicità. A te per esempio: Marika e Andrea ti hanno
spinto indirettamente qui da me. C’avevi una faccia scoglionata
appena ti ho aperto la porta che lo si capiva da un raggio di un
chilometro che era una questione di donne. Io ti do questo
consiglio: se vuoi essere felice in fretta fatti le pippe, va a
mignotte, fatti amici nuovi, cercati una nuova ragazza… ma
mai, e dico mai, prendere gli antidepressivi che dopo non sai
neanche dove sbattere la capoccia per smettere.
Gli Ansiolitici sono le benzodiazepine che trovi nei prodotti
come il Valium, il Tavor eccetera. Pure questi, se stai
scoglionato, non fanno altro che alleviare le tue ansie
temporaneamente che dopo ricominciano peggio di prima. Hai
presente quel film di Verdone Maledetto il giorno che ti ho
incontrato?… beh, se ti capita guardatelo e poi rifletti se ti pare
il caso di fare la fine di Berny e di Billa.

Credo che ormai l’unica scelta che mi è rimasta sia


continuarmi a fare le canne. Oppure no?

…Sulle canne non mi va di parlare che è la sostanza che più


mi ha fatto diventare noto in Paesino e dintorni. Quella roba mi

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

aiuta a vivere. Perciò cambiamo discorso… anzi: lo sapevi che


il fumo si ottiene dall’impasto della resina di marijuana con o
del grasso animale o del miele?…

No! Non lo sapevo! Cazzarola: hai visto che ore sono? Sono
le otto e io me ne devo andare a casa. Il tempo è trascorso in un
baleno e non mi sembra vero, manco fossi fatto. Ma ti posso
fare un’ultima domanda prima di andare via? Ma di tutta questa
roba, tu quanta ne hai provata?

…Neanche una! Se tu consideri che a me da fastidio l’aroma


del caffè…
Puoi ben immaginare che questo per me è un lavoro vero e
proprio e non posso compromettermi nel diventare dipendente
pure io, altrimenti chiuderei bottega subito che mi terrei tutto
per me. Come potrei drogarmi, io? io che non ho mai fumato in
vita mia… io che sono vegetariano… io che sono anche
credente… io che ci lavoro con questa roba, ci campo sopra. E
poi sarebbe come dire che lo chef assaggia tutto quello che
cucina. No, non esiste proprio!… io sono tranquillo, io sono
regolare, non sono un tossico, io…

Sulla via del ritorno mi metto a pensare a tutto quello che


questo pomeriggio ho imparato dal Simonello. E chi se lo
sarebbe mai aspettato? Tale saggezza, tale confidenza, tale
sicurezza delle proprie scelte. Sono proprio contento che la mia
voglia di drogarmi sia stata strangolata dalle sue mani. Se stavo
da un' altra parte, da un altro simonello, adesso stavo ancora con
il laccio emostatico attorno al braccio con un spada infilata in
vena che non vedeva l’ora di svuotarsi nel mio corpo. Invece
no. Ho incontrato l’angelo Simonello che mi ha illustrato
chiaramente con la torcia della sua esperienza e conoscenza
com’è la via della tossicodipendenza, illuminandomi su aspetti

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

che non credevo neanche fossero credibili. Quasi quasi mi


sento fortunato che questo giorno sia finito senza che la mia
psiche ne sia stata turbata radicalmente.
I banchineros. Loro sono la mia droga, loro sono la mia
dipendenza, e non voglio assolutamente disintossicarmene.
Domani gli racconto tutto, a quei cinque matti che ogni giorno
disegnano un pezzo nuovo sulla iarda del mio cuore.
Tra tre giorni sarò di nuovo a posto. E giuro che sarà così.
Ho riacquistato fiducia in me stesso e non ci sono marikhe o
Andree che tengano… Jaco Bacone è pronto per fare un culo
come una casa a tutto il mondo.
Sta di fatto che non posso uniformarmi agli altri esseri
umani: sono troppo anomalo! Forse sono loro gli anomali. In
finale: sti cazzi!
Tra tre giorni…

Per prima cosa però, mi taglio la barba.

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

7. Alla fine sono sempre io quello che

Alla fine sono sempre io quello che deve decidere. Mi posso


ammazzare di pippe mentali, di droghe o di pseudo
convinzioni. Alla fine rimango io da solo a dover prendere
coscienza su ciò che mi circonda e ciò che mi ha circondato
fino ad adesso. I banchineros, Marika, la vacanza a
Monsanfranzesco, l’incidente con la vespa, l’autone, Andrea, la
macchina, lo scoglionamento e la droga.
Ebbene si. Tutto questo è servito a qualcosa. Ci posso
mettere la mano sul fuoco. A che cosa è servito, però, non so
dirlo con precisione. Ci devo ancora pensare bene.
Devo chiedere consiglio ad Enriquez, che lui sicuramente
sarà in grado di pensare al posto mio. Oppure Franz. Lui
sicuramente mi sparerà in faccia la verità nuda e cruda,
logicamente condita con molte parolacce, ma sempre verità è.
Anzi no, per una volta tanto voglio parlarne con Robbe. Lui è
in gamba, perché la sua è una saggezza tutta terra terra, genuina
e ingenua come quella dei chicchi di grano che ingialliscono al
sole. Certe volte centra punti che neanche il quoziente
intellettivo di Enriquez riesce a concepire. Robbe è un
minisaggio ma non gliene frega assolutamente niente. Lui è
felice così: una ragazza sincera e carina affianco, un pacchetto
di sigarette, un po’ di fumo e un pacchetto di cartine. C’è anche
Laconte. Ma lui di queste cose ne vuole parlare poco e
preferisce passare dalla teoria ai fatti. Quando gli esposi la mia
teoria del tre giorni e tutto passa, mi guardò stralunato come

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

mia madre quando guarda le mie videocassette dei concerti


hip-hop poi mi ha detto
- Si va beh! Ma allora?
Laconte diceva sempre Si va beh! Ma allora?, è la sua frase
tipica, classica e ripetitiva. Un tic verbale che ognuno di noi ha.
Qualsiasi cosa si diceva, lui concludeva con Si va beh! Ma
allora?, e noi altri ci incazzavamo sempre che riusciva sempre
a smontare tutto anche le situazioni più auliche.
Parlavamo di calcio… Si va beh! Ma allora?
Parlavamo di figa… Si va beh! Ma allora?
Parlavamo di musica… Si va beh! Ma allora?
Parlavamo di graffiti… Si va beh! Ma allora?
Parlavamo di Hip-hop… Si va beh! Ma allora?
…E che cazzo!
Ma stavolta aveva ragione, mi aveva messo in crisi peggio
di una domanda bruciapelo di Enriquez su chi suonava il basso
nei Doors. Nessuno suonava il basso in quel complesso, ma
non era la risposta che ci faceva preoccupazione. la paura era
evidenziata da come si veniva interrogati. E Laconte mi aveva
spiazzato. Non ci avevo mai pensato seriamente che proprio lui
mi avesse potuto dare un cazzotto così diretto e che allo stesso
tempo mi abbia procurato del bene. Ottima conclusione
fratello, farò come dici tu.

Questo è Laconte, questo è uno dei miei amici.

Devo passare dalla teoria ai fatti. Agire dal punto di vista


pratico e non teorico. E sbrigarmi soprattutto. Ho detto che in
tre giorni mi deve passare tutto, e in tre giorni mi deve passare
tutto. Me lo impongo. E che cazzo!
Loskich è quello che mi ha sempre creduto di meno. Ha
sempre considerato la storia dei tre giorni come una mia
demenza senile precoce, o una pazzia vera e propria perciò non

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

si è fatto coinvolgere più di tanto dal discorso. Lui è troppo


realista e non crede neanche all’Hip-hop come mezzo di rivalsa
sociale. Una cosa è evidente: lui non ama i sogni, e dovrei
odiarlo per questo, ma non posso odiare un tesoro immenso
come Loskich, non posso proprio, gli voglio troppo bene.
L’unica cosa che mi ha detto era che nonostante tutto, io
continuassi a frequentare la banchinas e loro che a lungo
andare ci poteva anche essere l’eventualità che potevo
abbandonare quella secolare amicizia che da tempo ci legava. E
non aveva tutti i torti, il Loskich. Ma ciò non succederà mai.
Questa è l’unica cosa di cui sono arcisicurissimissimissimo.

Hanno ragione i banchineros, tutti nessuno escluso, ma ho


smesso di credere al mondo, agli altri, e alle realtà come sogni.
Questa non è una concezione pessimista del cosmo, anzi, io
analizzo il mondo, le cose, i fatti e ne traggo conclusioni e ne
estrapolo concetti secondo la mia ottica, la mia visuale, è il mio
modo di pensare per avere la verità.
La verità è un’altra e solo io la conosco. Io sono diverso
dagli altri, io sono un mondo a parte, una grossa fetta di torta
che questa società benpensante non vuole mangiare, che non
accetta. Ho provato anche a far parte del loro squallido gioco,
ma non ci sono riuscito. Non posso proprio. È una questione
genetica, mentale, di educazione. La finzione non mi ha mai
interessato e a casa mia madre mi sgridava sempre quando
dicevo le bugie. I giochi pirandellici non mi interessano. Io
sono alla stesso identico modo sia se mi si guarda al sole che al
buio. Sono fatto così. Sono un Jaco Bacone che nessuno può
modificare. Ho apprezzato anche il tentativo di compromesso
che il mondo diverso dal mio ha cercato di stipulare con me,
ma non gli andavano bene le mie condizioni. Volevano i
capelli corti, i pantaloni sega-palle e il sorriso fasullo e misero
come quel coglione del ragazzo di Marika. Quella ragazza

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

ormai è diventata anonima e banale, alla sua età proiettata già


come madre di famiglia in carriera con tre burattini frignanti in
un passeggino blu scolorito in fila alla cassa del supermercato
della vita con un carrello pieno di sogni scontati del 75%.
Volevano che quando mi si incontrasse per strada io
chiedessi E a casa tutti bene?, e che rispondessi anche Non ci
possiamo lamentare. Tutt’al più mi avrebbero potuto usare
come capro espiatorio in casa qualcosa non avesse filato lisci e
all’interno delle corsie. Ma cosa! No! Non fa per me. È troppo
facile essere qualunquista e lo si può diventare da un momento
all’altro. Io no, io sono nato diverso e farmi cambiare idea o
condizione sarebbe come respirare sott’acqua, come creare una
banconota da ventottomila e cinquecento lire. Assurdo. Andrea
forse potrebbe capire il mio discorso, ma non più di tanto, che
non è possibile che due continuano a stare insieme dopo due
anni senza alcun legame affettivo, semplicemente perché così
doveva essere e così sarà per sempre. Lei è come quella gente
che crede di aver raggiunto la perfezione, il nirvana, ma è una
poveretta; crede di essere arrivata alla Maturità ed è convinta
che rimarrà così com’è per tutta la vita. No, non fa per me.
Preferisco vivere in prospettiva dei miei tre giorni e continuare
a credere di vivere sempre al secondo giorno nel ricordo di ieri
in quanto tale; nella speranza del domani in quanto tale. Ogni
giorno per me è sempre un nuovo secondo giorno da vivere. Il
nei secoli dei secoli non esiste e il resto del mondo non lo
capisce. Solo noi banchineros siamo stati eletti a questa
credenza come nuovi Cassandra, vittime di non essere capiti
dalla società. Nuovi adepti non ce ne saranno perché gli
risulterà difficile comprendere e concepire la nostra visione del
mondo, ma soprattutto non riusciranno mai ad immedesimarsi
in un ottica estranea a quella che la società perbenista gli
plasma addosso sin da infanti.

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

Sono un uomo con tre palle, sono un alieno, un anomalo, un


tassello difettoso di questa società. E ora me ne vado nell’unico
posto a me concesso. Me ne vado, logicamente quando lo dico
io, nel ventre della balena e dopo tre giorni di permanenza mi
faccio sputare fuori nel mondo. Sono un po’ Giona e un po’
Pinocchio. È l’unico modo che ho per vivere integrandomi in
un mondo che non mi appartiene ma alla quale sono comunque
legato dal sottile cordone ombelicale delle esperienze.
Esperienze positive, non lo metto in dubbio. Esperienze
negative, cose che succedono.
Esperienze che comunque mi hanno portato a fare tutti
questi discorsi adesso. Alle tre di notte, sdraiato sul lettino
ortopedico delle mie riflessioni.
Ma ormai ho preso il via e sono molto curioso di sapere
dove andrò a finire.
Sono molto contento di essere come sono e non mi vorrei
cambiare per niente al mondo, per lo meno adesso che ho
pienamente preso coscienza di quello che sono e confesso che
il cammino è stato arduo e pericoloso. Ma sono soddisfatto lo
stesso dei risultati.

Occhei, mi sa che è arrivata l’ora di uscire dalla balena.


Sono passati tre giorni e ho la gola secca e ho bisogno di
andarmi a fare una canna e una doccia. Forse è meglio farsi
prima la doccia e poi la canna, tanto i banchineros mi stanno
aspettando di sicuro. E se ritardo di cinque minuti non si
preoccupano. Oggi farò cose grandi. Li strabilierò. Mi voglio
divertire che adesso sto bene, non ho né il magone di chissà
quale scazzo e non mi preoccupo neanche del fatto che domani
potrebbe finire il mondo. Non esiste più il fondo al quale molte
persone tendono, il picco non porta da nessuna parte, la
medaglia ha smesso di avere risvolti. Tutto è già previsto.
Qualsiasi cosa succede io sono preparato. Qualsiasi cosa

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

succede io l’avevo già letto in anteprima su dei giornali che


possiamo leggere solo noi banchineros. Ringrazio tutti per la
cortese attenzione, e saluto con un sorriso. Porgo anche i saluti
da parte di Enriquez, Franzesco, Laconte, Loskich e Robbe. Un
saluto particolare a tutto il pubblico femminile con particolare
riferimento per le ragazze comprese da un età minima di sedici
anni ed un massimo di quarantacinque anni da parte di
Franzesco e Robbe. Anch’io le saluto, logicamente. E chiedo
scusa se questo mio messaggio sia solo fiato sprecato, mi
dispiacerebbe davvero. Ma io credo che non sia davvero tutto
fiato sprecato. Non avevo affatto intenzione di rompere le palle
a qualcuno e con il mio modo di pensare e se l’ho fatto la colpa
di sicuro non è mia, ma di chi mi ha tra le mani in questo
momento. A proposito… se c’è qualcuno che si sente molto
banchineros, o per lo meno nato per essere un banchineros e
vuole diventare un banchineros, sa dove trovarci e a che ora.
Noi staremo, di sicuro, sempre li, in saecula saeculorum…
pronti a sfidare chiunque ne abbia voglia. Per metterlo ad una
prova facile facile. Chi anche volesse fare solo un salto da noi
per curiosità o per sport o per qualsiasi altra ragione, venga
pure… ad una condizione: deve avere con se almeno quattro
cannoni e una vagonata di telegrammi di saggezza degni dei
migliori manuali di filosofie minori. Per gli amici si fa questo
ed altro, soprattutto altro.
Il resto vien da sé

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Daniele Iuppariello – Jaco Nella Balena

Finito di “stampare” nel giugno 1998


Rilasciato in rete nell’agosto 2003
Grafica: Daniele Iuppariello

Daniele Iuppariello, nato a Napoli il 16 Giugno 1979.


Residente a Mentana (RM).
Email: daiuppar@email.it
Blog: http://www.mdm.splinder.it

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