Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
AMBIENTE DI APPRENDIMENTO
Silvana Loiero
Un tentativo di definizione
L'espressione "ambiente di apprendimento" è oggi molto usata nel lessico delle scienze
dell'educazione. La sua diffusione è avvenuta in concomitanza con il cambiamento di prospettiva
che, da un ventennio a questa parte, è stato registrato in campo psico-pedagogico. Si parla in
proposito del passaggio dal paradigma dell'insegnamento a quello dell'apprendimento: da una
visione incentrata sull'insegnamento (che cosa insegnare) si è passati ad una prospettiva
focalizzata sul soggetto che apprende e quindi sui suoi processi, con particolare attenzione a come
è costruito il contesto di supporto all'apprendimento (come facilitare, come guidare, come
accompagnare gli allievi nella costruzione dei loro saperi, e perciò quali situazioni organizzare per
favorire l'apprendimento).
In un'accezione molto ampia, l'ambiente di apprendimento può essere inteso come luogo fisico o
virtuale, ma anche come spazio mentale e culturale, organizzativo ed emotivo/affettivo insieme. Il
termine ambiente, dal latino ambire "andare intorno, circondare", potrebbe dare l'idea degli
elementi che delimitano i contorni dello spazio in cui ha luogo l'apprendimento. È vero però che,
se guardiamo alla conoscenza e al modo in cui si costruisce, non possiamo prendere in
considerazione soltanto lo spazio; dobbiamo osservare l'insieme delle componenti presenti nella
situazione in cui vengono messi in atto i processi di apprendimento. Il che vuol dire analizzare le
condizioni e i fattori che intervengono nel processo: gli insegnanti e gli allievi, gli strumenti
culturali, tecnici e simbolici.
In un recente studio 1) condotto nelle scuole dell'Unione Europea per analizzai IC Tendenze
innovative in ordine agli ambienti di apprendimento, con particolare att enzione al ruolo delle
tecnologie d'informazione e di comunicazione (TIC), viene sottolineato che il concetto di "ambiente
di apprendimento" è diventato attuale nel discorso educativo odierno e si è affermato come
concetto ben definito in stretta connessione, da una parte, con l'uso emergente delle tecnologie
informazione per fini educativi, e dall'altra con le concezioni della psicologia di matrice
costruttivista. Tale indirizzo psicologico, infatti, enfatizza l'apprendimento come un processo attivo
e costruttivo piuttosto che come acquisizione o ricezione di conoscenze. Se ne ricava un ruolo
dell'istruzione come processo che supporta la costruzione delle conoscenze piuttosto che la loro
trasmissione dall'insegnante all'allievo.
Le conclusioni dello studio indicano che in tutti gli stati membri c'è una forte Tendenza ad
integrare nella didattica le tecnologie informatiche, considerate come chiave di volta per
raggiungere gli obiettivi europei di istruzione nella società della conoscenza, anche in vista di un
apprendimento che duri tutta la vita e di un adattamento generale alle esigenze della società.
Tale ampia definizione è utile ai ricercatori europei per poter elaborare un modello d'analisi
generale che ingloba tutti gli elementi dell'ambiente e comprende quattro livelli:
• un livello esterno: le politiche nazionali nel campo dell'educazione, i programmi nazionali ...;
• l'ambiente di apprendimento in senso stretto, in cui allievi e docenti interagiscono e in cui le TIC
possono essere usate per supportare l'apprendimento;
• un ulteriore livello, più specifico, che fa riferimento agli attori/persone coinvolti nelle attività di
insegnamento/apprendimento.
Gli ultimi due punti ci introducono all'interno del vero e proprio scolastico, inteso come ambiente
di apprendimento. Ci è utile infatti conoscere gli elementi dell'ambiente che la ricerca prende in
considerazione e che sono:
• i modi in cui le attività di apprendimento vengono progettate e attuate (gli approcci disciplinari
o interdisciplinari, le modalità di apprendimento cooperativo, il lavoro per progetti o di tipo
laboratoriale...);
• il grado di cooperazione non solo tra gli allievi all'interno della scuola ma anche tra allievi di
scuole diverse.
Infine, acquistano importanza le caratteristiche degli attori coinvolti, in ordine alle loro
motivazioni e alle conoscenze e abilità possedute. In particolare, le componenti motivazionali,
cognitive e metacognitive sono aspetti essenziali di cui
Lo studio europeo ci è stato utile nel fornire un quadro di riferimento che ingloba i vari elementi
costituenti l'ambiente di apprendimento. Dobbiamo però a questo punto esaminare le implicazioni
per la pratica didattica di un quadro siffatto. Ci è d'aiuto in tal senso la lettura del testo relativo alle
Indicazioni per il curricolo per la scuola dell'infanzia e per il primo ciclo d'istruzione 2) , testo che
dedica ampio spazio al tema.
Scuola dell'infanzia
Nella parte delle Indicazioni relativa alla scuola dell'infanzia l'ambiente ì visto come "contesto di
relazione, di cura e di apprendimento, nel quale possono essere filtrate, analizzate ed elaborate le
sollecitazioni che i bambini sperimentane nelle loro esperienze". L'uso del termine contesto dal
latino contextere "contessere" rende bene l'idea di interazione e di scambio tra tutte le parti che
concorrono al processo di apprendimento e dell'integrazione tra le esperienze di docenti allievi
sulla base di scopi e interessi comuni.
• nella documentazione come processo che rende visibili le modalità e i percorsi di formazione e
permette nel contempo di valutare i progressi dell'apprendimento individuale e di gruppo;
Gli aspetti relazionali e comunicativi sono posti in risalto e costituiscono lo sfondo su cui si
stagliano gli altri elementi. Il "clima" più favorevole appare quello improntato all'ascolto, che
favorisce le relazioni interpersonali e consente la necessaria attenzione ai bisogni di ciascun
bambino, alla cura dell'ambiente, dei gesti e delle cose. È un "clima" che produce una "comunità"
in cui i bambini possano "scambiare punti di vista, confrontare le proprie interpretazioni attorno
a fatti ed eventi, esprimere i propri pensieri, negoziare e condividere con gli altri le proprie
opinioni". La scuola/sezione viene intesa come "ambiente di apprendimento" in cui lo strumento
"lingua" è utilizzato per stabilire relazioni con gli altri nel corso di differenti situazioni
comunicative legate al gioco o alle varie attività. Le interazioni con i coetanei e con l'insegnante
consentono infatti di condividere emozioni e pensieri; di imparare a esprimere le proprie idee e
riconoscere agli altri il diritto di esprimerle; di ascoltare gli altri e sforzarsi di comprenderli; di
spiegare le proprie esigenze; di usare il "diritto alla parola" per stabilire regole e risolvere i conflitti.
Viene ribadito che la vita di relazione deve essere caratterizzata da ritualità e condivisione serene
che incoraggino il bambino ad essere a proprio agio nell'ambiente scolastico e a prendersene cura.
Nelle situazioni di apprendimento caratterizzate da un siffatto acquistano importanza l'esperienza,
utile per l'apprendimento di forme di conoscenza sempre più elaborate e consapevoli, e il gioco
come attività fondamentale attraverso la quale i bambini vivono, raccontano, interpretano e
combinano in modo creativo le esperienze personali e sociali [v. Voce Sezioni primavera].
Nella scuola del primo ciclo l'ambiente è visto come "un contesto idoneo a promuovere
apprendimenti significativi e a garantire il successo, formativo per tutti gli alunni". Emerge
ancora l'idea di contesto e quindi della relazione tra i vari elementi che favoriscono
l'apprendimento, e che rappresentano tanti "fili" intrecciati, "intessuti" appunto. In tale contesto è
sottolineata la dimensione comunitaria dell'apprendimento e viene ribadita l'importanza di
caratterizzare la vita di classe con relazioni significative. Si parla di "aiuto reciproco", di
"apprendimento nel gruppo cooperativo", di "apprendimento tra pari": tutte modalità di lavoro che
comportano interazione e collaborazione. Inoltre si pone l'accento sui processi di osservazione, di
ricerca e scoperta e si sottolinea che l'esperienza diretta e l'esplorazione sono indispensabili per
produrre atteggiamenti di curiosità e flessibilità e per costruire forme di pensiero sempre più
evolute.
In tal senso, si privilegia una didattica di tipo laboratoriale improntata all'operatività e ad una
migliore interattività tra docente e allievi, con un uso di materiali che stimolino il "fare", una
gestione dei tempi più distesa, una creazione di situazioni variegate e motivanti per gli allievi, in
cui i vari tipi di linguaggi possano integrarsi. Tale scelta didattica è finalizzata a promuovere
l'apprendimento degli alunni come processo attivo, che implichi una loro attività di elaborazione e
di costruzione delle conoscenze.
Una lettura interessante sull' "ambiente di apprendimento" ci viene suggerita nel saggio della Calò
3) , la quale analizza il testo delle Indicazioni secondo una triplice prospettiva (tre orientamenti-
chiave o principi pedagogici):
Gli orientamenti più recenti descrivono l'apprendimento come un'abilità complessa, che risulta
dall'interazione di processi cognitivi, metacognitivi, emotivo/motivazionali, sociali, e sottolineano
il ruolo centrale dell'alunno nella costruzione dei saperi.
Le situazioni di apprendimento
Ciò evidenzia il ruolo attivo del soggetto e il carattere dinamico del processo: le informazioni in
arrivo si saldano a quelle depositate in memoria con una costante relazione tra ciò che si acquisisce
e ciò che già si sa: il tipo di conoscenze precedenti e il modo in cui sono organizzate funzionano da
"filtro", influenzando le acquisizioni successive. Inoltre l'apprendimento, in particolare quello
scolastico, è interattivo: infatti è il risultato di un processo che vede interagire una serie di variabili
presenti nella situazione di insegnamento/apprendimento.
Tali variabili sono in interazione nel corso delle reali situazioni di insegnamento/apprendimento
ed è proprio il loro intreccio che determina gli esiti del processo.
Autoregolazione e metacognizione
L'apprendimento scolastico è dunque il risultato delle interazioni che ogni ragazzo può attuare, nel
corso delle attività che si realizzano in classe, con i compagni, gli insegnanti, gli altri adulti. Le
conoscenze si costruiscono, infatti, in contesti di attività e pratiche in cui le persone interagiscono
tra loro e con gli strumenti della propria cultura. Attraverso i processi di discorso, gli scambi
sociali, le mediazioni simboliche fornite dal linguaggio e dalla vita culturale si acquisiscono
concetti, si impara a ragionare, a risolvere problemi; è insomma all'interno dell'attività che ha
luogo il processo di costruzione di significati e di acquisizione di nuove conoscenze.
Per la costruzione dell'ambiente di apprendimento il docente pone in essere una serie di azioni
finalizzate a perseguire obiettivi di insegnamento/apprendimento, che sono azioni di
pianificazione, attuazione e valutazione e sono in relazione a fattori didattici (il rapporto con i
saperi), psicopedagogici (il rapporto con gli allievi e le loro caratteristiche), organizzativi (la
gestione vera e propria dell'insegnamento in rapporto alla classe e all'esterno, ai tempi e modi
dell'insegnare). Le modalità in cui il suo intervento sarà strutturato determinerà la qualità (il grado
e il tipo) dei processi di apprendimento negli allievi. Occorre pertanto che le condizioni create dal
docente abbiano caratteristiche di adeguatezza tali da produrre un'efficacia I vaia dell'ambiente di
apprendimento. Presentiamo alcune di tali caratteristiche.
Per aiutare gli allievi a costruire un sapere integrato e coeso diventa necessario aiutarli ad acquisire
il "senso della disciplina", e cioè a diventare gradualmente consapevoli della funzione
"organizzativa" che le discipline hanno, come costruzioni culturali che comportano specifici
linguaggi, punti di vista, modi di concettualizzare l'esperienza, strumenti. Nel contempo, si rende
necessario predisporre quelle condizioni che permettano di trasferire in altri ambiti i concetti e le
procedure apprese, producendo così un apprendimento "flessibile" che consenta di utilizzare in
situazioni nuove ciò che un ragazzo ha già imparato 6).
In tal senso termini quali ad esempio "interdisciplinarietà" vanno presi in seria considerazione dai
docenti: il dialogo e 1' interconnessione tra le discipline consentono di mettere qualcosa in comune
per affrontare un particolare problema secondo un approccio integrato; l'esercitarsi a guardare la
realtà da punti di vista diversi permette di diventare flessibili e potenziare la plasticità del pensiero.
Le didattiche metacognitive
L'ampia ricerca nel settore ha dimostrato che l'allievo può imparare ad imparare, apprendendo
non soltanto i contenuti, ma anche le modalità per affrontare ed eseguire un compito. Può
imparare a riflettere sul proprio funzionamento mentale, a "gestire" il proprio apprendimento e a
controllare le proprie attività cognitive. Si tratta di avviare una didattica metacognitivi che abitui i
ragazzi a riflettere sui propri percorsi cognitivi, a diventare consapevoli di se stessi come studenti,
delle proprie abilità di studio, dei compiti che si devono affrontare; una didattica che porti gli
allievi ad apprendere e usare le strategie più efficaci rispetto alla situazione e alle richieste del
compito, e a diventare gradualmente capaci di regolare e gestire autonomamente la propria attività
di studio (prevedere i risultati dello studio, pianificarlo secondo tempi e modi, monitorarlo,
verificarne i risultati finali).
La complessità delle dinamiche motivazionali deve poi indurre gli insegnanti a vedere la
motivazione da una nuova prospettiva rispetto al passato: un contesto di classe caratterizzato da
emotività positiva e quindi da un di fiducia e sicurezza, in cui si sviluppino relazioni significative
induce i ragazzi a sentirsi più soddisfatti, a nutrire maggiore fiducia in sé e nelle proprie abilità, a
percepire la propria "autoefficacia" e provare maggior interesse e motivazione ad apprendere. In
una parola, stimola la loro capacità di autodeterminazione, portandoli ad assumersi la
responsabilità primaria dell'apprendimento e a rivestire un ruolo attivo nell'esperienza scolastica.
Parliamo di una comunità in cui i ragazzi, oltre ad apprendere conoscenze, tecniche e procedure,
apprendono anche modi e relazioni sociali e pratiche collaborative. Si tratta di un lavorare insieme
per costruire un saper fare, e in cui il ruolo dell'adulto è quello di sostegno e di problematizzazione.
"Il gruppo dei coetanei può lavorare insieme per fare, ma soprattutto può lavorare insieme per
pensare, cioè per decidere (...). Il gruppo fornisce un supporto in situazioni molto diverse, nel
momento in cui serve mettere insieme gli elementi che ciascuno di noi ha pensato, in cui c'è co-
costruzione, cioè una costruzione comune, un mettere insieme aggiungendo qualcosa di nuovo e
diverso rispetto al risultato individuale" 8) .
Ritorniamo ancora una volta al testo delle Indicazioni 2007, una cui lettura attenta ci fa ritrovare
in "filigrana", applicati alla didattica delle varie discipline, gli stessi principi psico-pedagogici sopra
analizzati. Valga per tutti un esempio relativo alla didattica dell'italiano: "la pratica delle abilita
linguistiche orali nella comunità scolastica passa attraverso la predisposizione di ambienti
sociali di apprendimento idonei allo scambio linguistico, all'interazione, alla costruzione di
significati, alla condivisione di conoscenze, alla negoziazione di punti di vista. E nell'interazione
che si sviluppa l'identità linguistica di ogni soggetto e si creano le premesse per elaborare
significati accettati dall'intera comunità".
In questo passaggio c'è dunque nella disciplina "italiano" l'attenzione alla dimensione sociale
dell'ambiente, e quindi la considerazione della scuola come comunità. Ma non solo: c'è anche
l'attenzione al soggetto che apprende (ad esempio si rileva la necessità che l'apprendimento della
lingua italiana avvenga sempre a partire dalle competenze linguistiche e comunicative che gli
alunni hanno già maturato nell'idioma nativo) e c'è ancora l'attenzione ai processi di
apprendimento (ad esempio si sollecita a favorire il superamento degli ostacoli alla comprensione
dei testi, si dice che la scrittura sarà appresa con gradualità e che ogni fase richiede specifiche
strategie di apprendimento e pratica).
Si tratta soltanto di pochi esempi, ma tutta la didattica dell'italiano può essere letta secondo la
triplice prospettiva che caratterizza il paragrafo in cui si tratta di "ambiente di apprendimento" 10
). Il che ci porta a concludere che la predisposizione di ambienti di apprendimento efficaci da parte
dei docenti passa attraverso la pratica delle discipline, e cioè attraverso un certo modo di concepire
le discipline e di attuarle nella pratica quotidiana.
Alcuni ricercatori italiani, facenti capo agli insegnamenti pedagogici del Dipartimento di Filosofia
dell'Università di Pavia, in anni recenti hanno messo a punto una griglia di analisi utile per
studiare i contesti di apprendimento. Hanno osservato il corso della giornata scolastica in asili
nido, scuole materne, scuole elementari, scuole medie inferiori e superiori, assumendo la
prospettiva di un osservatore "teatrale".
Se stabiliamo un parallelismo con il mondo del teatro, possiamo infatti immaginare la scuola
"come quel particolare palcoscenico in cui si sviluppa - come nella recita di una pièce teatrale -
un'azione visibile, in un contesto strutturato, con specifici ruoli, diretta ad un fine. L'insegnante,
come il regista, progetta, pianifica, coordina, gestisce, monitora e verifica tale azione" 11) .
Se, alla stregua di uno spettatore teatrale, assistiamo alla rappresentazione che ha luogo, abbiamo
modo di osservare il fluire degli eventi scenici che si succedono (le diverse situazioni), ognuno dei
quali è caratterizzato da una particolare combinazione di aspetti che possiamo così schematizzare
12) :
- lo spazio (la scena) in cui esso si svolge, e che rappresenta un elemento molto importante
dell'evento: l'aula, il laboratorio, la biblioteca... L'organizzazione dello spazio e la disposizione degli
arredi e dei materiali prefigurano modi di comportamento, assumono precisi significati in
relazione alle caratteristiche funzionali e sociali che li contraddistinguono, possono favorire o
ostacolare le interazioni. È cosa diversa lavorare in un'aula (ambiente di riferimento molto
importante del gruppo classe e "spazio di appartenenza") o in un laboratorio (ambiente necessario
in quanto riveste una funzione specifica, suggerisce precise attività, è regolato da norme ecc.);
l'aula stessa, poi, con una certa disposizione dei banchi, della lavagna e della cattedra, si connota
come uno strumento di socializzazione in quanto evoca valori di cooperazione o, al contrario, di
competizione, di parità o di subalternità, definisce e vincola gesti e pratiche individuali e collettive;
- i partecipanti (gli attori presenti sulla scena): sono i bambini, gli insegnanti, altri adulti, la cui
presenza/assenza nella situazione determina in diverso modo il clima sociale e relazionale di un
certo evento;
- le attività (le azioni rappresentate dagli attori): si tratta dell'insieme delle pratiche e delle
operazioni svolte nel corso della situazione e che assumono per i partecipanti un senso diverso a
seconda che si tratti di attività di routine, didattiche, ludiche ecc.; il tipo e il contenuto delle attività
influenza infatti il clima complessivo dell'evento;
- i raggruppamenti o modalità sociali di svolgimento delle attività (i modi con cui gli attori si
raggruppano per rappresentare le azioni); in alcune situazioni si formano libere aggregazioni di
allievi, in altre in essi lavorano individualmente, a coppie, in piccoli gruppi o in gruppo, in
relazione all'attività predisposta dall'insegnante; anche le modalità sociali con cui i ragazzi
svolgono le attività influenzano il clima complessivo;
- le modalità di gestione, e cioè le modalità con cui il regista guida la rappresentazione degli attori
e che possono essere più o meno vincolanti. L'insegnante può gestire la situazione in modo diretto,
intervenendo per definire le modalità con cui far svolgere una certa attività (e quindi stabilendo il
chi, il come, il dove e il quando), senza dare ai ragazzi libertà decisionale e organizzativa; oppure
può lasciare agli allievi libertà nell'organizzare in modo autonomo la propria attività; ancora, può
fungere da sostegno e riferimento per gli allievi senza guidare direttamente l'attività, fornendo,
loro materiali, aiutandoli occasionalmente, ecc.
Per concludere, possiamo dire con Antonietti 13) che un insegnante/regista, per progettare e
gestire adeguatamente l'ambiente di apprendimento, dovrebbe prestare attenzione ad alcuni
elementi fondamentali:
1. un regista sceglie innanzi tutto il luogo in cui rappresentare il copione prescelto. Analogamente,
l'insegnante ha il compito di identificare e allestire un luogo adeguato a svolgere le attività
didattiche in base al significato culturale che un certo luogo riveste per l'apprendimento (da qui
l'importanza della predisposizione degli arredi all'interno dell'aula, ma anche dell'uso di locali
attrezzati per gli esperimenti scientifici o le attività informatiche, o adibiti a biblioteca scolastica
per la lettura o ancora a laboratorio musicale, di storia ecc.). La cosa ottimale è avere più luoghi
disponibili, per scegliere quello idoneo alla particolare situazione didattica.
2. Individuato il luogo, il regista sceglie lo sfondo da collocare sulla scena. Per l'insegnante, lo
"sfondo" da creare per l'esperienza di apprendimento consiste nell'atmosfera adeguata, e cioè nel
giusto clima. In tal senso il clima di classe più efficace appare essere quello basato su reciprocità,
collaborazione e responsabilità individuale. Un clima socio emotivo positivo che favorisca la
comunicazione e l'interazione fra pari in attività cooperative consente ai ragazzi di discutere,
esprimere punti di vista, partecipare alla definizione delle regole e delle procedure di classe e delle
regole per risolvere i conflitti.
La prima ci porta a sottolineare l'importanza di una didattica laboratoriale basata non soltanto sul
fare e sull'imparare a fare lavorando con gli altri, ma anche sul discutere con gli altri. La didattica
laboratoriale si può svolgere anche in classe, ristrutturando l'ambiente dell'aula (se non si hanno a
disposizione laboratori): si creano "angoli" e si utilizzano oggetti, strumenti e materiali (che
possono essere anche testi cartacei o documenti di vario tipo), si sperimenta, si discute, si mettono
alla prova forme di argomentazione relative ad una particolare disciplina, si interiorizzano
modalità di ragionamento adeguate all'ambito specifico.
4. Il regista si prende cura degli attori che compaiono sulla scena. Alla stessa maniera, al docente
spetta il compito di gestire la soggettività dei bambini, prestando attenzione alle caratteristiche di
ognuno di loro: le conoscenze, le abilità possedute, le motivazioni, gli stili cognitivi di elaborazione
delle informazioni, le convinzioni, ecc.
5. Infine, così come il regista coordina i comportamenti degli attori sulla scena, il docente
sovrintende alle azioni che gli alunni devono compiere, avvalendoli eventualmente di particolare
strumenti. In tale ottica il docente modifica il suo ruolo di protagonista assoluto per diventare un
"facilitatore" nel processo clip porta gli allievi alla costruzione di conoscenze.
Prestare attenzione ai precedenti aspetti vuol dire essere consapevoli del profondo intreccio
esistente nel scolastico tra i diversi elementi che lo connotano e che costituiscono componenti
significative nella realizzazione dei processi di insegnamento/apprendimento. Il ruolo del docente
è in tal senso articolato e complesso ed è carico di responsabilità. A nostro avviso non si tratta
soltanto di un regista, ma anche di un attore con il ruolo di primo piano e di uno sceneggiatore.
Infatti è proprio il docente a mettere insieme i vari mattoncini che costituiscono l'ambiente di
apprendimento. Il diverso modo con cui tali mattoncini saranno posti e quindi il diverso modo con
cui egli predisporrà l'ambiente determinerà ciò che poi accadrà, e quindi produrrà effetti diversi in
relazione alla crescita cognitiva, affettiva e sociale degli allievi [v. Voce Comunità professionale].
INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE
BONDIOLi A., FERRARI M. (a cura di), Manuale di valutazione del contesto educativo, Franco
Angeli, Milano, 2002.
CARLETTI A., VARANI A., Ambienti di apprendimento e nuove tecnologie, Erickson, Trento,
2007.
GENOVESE L., KANIZSA S., Manuale della gestione della classe nella scuola dell'obbligo, Franco
Angeli, Milano, 2002.
ZAMBELLI F., CHERUBINI G. (a cura di), Manuale della scuola dell'obbligo: l'insegnante e i suoi
contesti, Franco Angeli, Milano, 1999.
RISORSE NORMATIVE
D.M. 31 luglio 2007: Indicazioni per il curricolo per la scuola dell'infanzia e per il primo ciclo
d'istruzione.
Direttiva 3 agosto 2007, n. 68: Modalità operative per l'avvio delle Nuove Indicazioni per il
curricolo
Note
-----------------------------------------
2) D.M. 31 luglio 2007: Indicazioni per il curricolo per la scuola dell'infanzia e per il primo ciclo
d'istruzione.
3) L'analisi del testo delle Indicazioni è contenuta nella relazione effettuata da R. Calò al Seminario
nazionale di italiano, "Lingua parola cittadinanza", organizzato dal Ministero P.I. e svoltosi a
Firenze nei giorni 28, 29 e 30 aprile 2008. La relazione è reperibile sul sito dell'Agenzia Scuola
all'indirizzo http://www.indire.it/indicazioni/.
5) Il concetto di motivazione è visto oggi in modo molto ampio; oltre ai concetti già noti in campo
pedagogico quali motivazione "intrinseca" ed "estrinseca" e "interesse", lo studio psicologico della
motivazione ad apprendere fa riferimento agli "obiettivi di apprendimento" che il ragazzo più o
meno consapevolmente si pone, e che rappresentano gli scopi per cui vuole apprendere: può voler
imparare a padroneggiare le situazioni e sviluppare la propria competenza, dimostrare le abilità
possedute, evitare gli insuccessi, ecc.
9) C. Pontecorvo, cit.
10) Per una lettura specifica della didattica dell'italiano, vedere R. Calò, cit.
14) R.T. Johnson, D.W. Johnson, E.J. Holubec, Apprendimento cooperativo, ed. Erickson,
Trento,1996.
---------------------