Sei sulla pagina 1di 3

Empatia, relazione educativa e ruolo dell’insegnante

in classe: in allegato l’UdA “Le emozioni in scatola”


per la scuola secondaria di I grado - Orizzonte Scuola
Notizie

Antonio Fundarò

L’empatia è una parte fondamentale dell’essere umano; nella dimensione pedagogica ed educativa
è impossibile ritenere di potersi rapportare con gli altri e con se stessi senza che essa sua presente.
Presente, naturalmente, secondo qualche modalità nell’azione educativa autentica. Come sarebbe
possibile comunicare, si sono chiesti numerosi pedagogisti, se all’educatore non “gli riuscisse di
vedere il mondo come lo vede l’educando, vestendo i panni, come siamo soliti esprimerci,
immergendosi, anche solo per pochi istanti nella sua situazione esistenziale” (Bellingreri, 2013).

Empatia come emozione, solamente?

L’empatia, di cui si parla, forse troppo abbondantemente in questo momento storico, non senza,
talvolta, esagerare nelle deduzioni, è un’emozione, una forma di risonanza emotiva per mezzo della
quale, e con la forza della quale, l’universo e il mondo interiore dell’altro diventa a noi meno oscuro
e, in taluni casi, addirittura, noto. In realtà, inutile negarlo, l’empatia ci porta, ci conduce, verso
una conoscenza nuova dell’altro. Ne hanno parlato filosofi, poeti, religiosi di ogni confessione.
L’empatia porta una “conoscenza nuova”. È, per ciascuno di coloro che ne hanno parlato, una via
di accesso all’altro. È un modo di sentire? È un modo di essere liberi da pregiudizi e disponibili
all’ascolto?

Se volessimo servirci, in questo viaggio, della filosofia e della pedagogia classiche potremmo dire
che l’empatia è la “pars potior”, il nucleo attorno al quale gira il mondo, le nostre relazioni, i nostri
rapporti umani.

Il quadro teorico dell’empatia

L’empatia, fenomeno interpersonale, si riferisce alla condivisione e alla comprensione dei pensieri
e dei sentimenti di altre persone e alla cura del loro benessere. È convinzione comune che
l’empatia sia un importante ingrediente nei processi interpersonali (Main et al., 2017). A ciò si
aggiunge quanto hanno rilevato alcun studi che hanno posto in evidenza che esiste, ed è
assolutamente evidente, una compromissione del funzionamento sociale derivato da un palese
deficit di empatia in una serie di condizioni neuropsichiatriche (Shimoni et al., 2012). A tutti noi è
noto come l’insegnamento sia da considerare un’interazione sociale che coinvolge, congiuntamente
e simultaneamente, un allievo e un insegnante che è anche da considerare e da misurare come
inseparabile dall’empatia. L’empatia dell’insegnante, che coinvolge elementi cognitivi e affettivi,
infatti, ha in sé e implica una comprensione completa della situazione degli studenti che
condividono le emozioni. Anche perché, come afferma Daniela Dato (2016), l’educare alle
emozioni rappresenta la più importante opera educativa; opera e stile che dovrebbero essere
insegnati a ciascuno e per tutto l’arco della vita. Educare, dall’altronde, «implica mettere se stessi
al servizio della crescita dell’altro» (Bellingreri). Attualmente, vi è una maggiore consapevolezza
dell’importanza dell’empatia degli insegnanti anche nei percorsi formativi che stanno
caratterizzando l’aggiornamento degli insegnanti di ogni ordine e grado e, naturalmente, non solo
in Italia (Swan e Riley, 2015 ). Esiste, comunque, un legame che tiene unite le teorie dello sviluppo
degli studenti e l’empatia dei docenti.

Gli insegnanti si concentrino maggiormente sulla comprensione e sui risultati degli


studenti: basta?

Le ricerche dimostrano che le convinzioni degli insegnanti influenzano la loro pratica e, inutile
ribadirlo, anche l’efficacia dell’insegnamento. Lavigne (2014), ad esempio, suggerisce che gli
insegnanti si concentrino maggiormente sulla comprensione e sui risultati degli studenti. Quello
che, inoltre, metteva in evidenza la ricerca, era che la fiducia in se stessi degli insegnanti era in
maniera molto diretta associata alla fiducia in se stessi dei loro studenti. In coerenza con questi
risultati scientifici nel contesto educativo, si è, inoltre, osservato che esiste ed è evidente
un’associazione significativa tra le convinzioni degli insegnanti, quelle che sono, praticamente, le
teorie sullo sviluppo degli studenti, e le pratiche stesse poste in essere dagli insegnanti. Collegata,
dunque, all’empatia. Gli insegnanti che detengono una elasticità di pensiero hanno maggiori
probabilità di mostrare un’elevata empatia e una prospettiva capace di modellarsi ai bisogni
personali degli studenti. Le ricerche, dunque, sottolineano con maggiore evidenza, che l’empatia
dell’insegnante, «consiste nel comprendere in modo completo la situazione degli studenti,
condividere le emozioni positive e negative degli studenti ed esprimere cura per loro attraverso le
loro azioni» (Ronen, 2020, p. 25).

La metodologia: la formazione dell’empatia autentica

La formazione dell’empatia autentica (Berkovich, I., and Eyal, O., 2015) richiede, però, un
percorso, possiamo dire, comune di elaborazione dei significati, intimi e veri, profondi, delle parole
che utilizziamo e che arricchiscono il vocabolario che risulta essere essenziale, nei rapporti umani.
Eccoci giunti, così, alla vera condivisione dei valori, quelli che ci permette di giungere, senza
traumi, senza infingimenti, senza distrazioni epistemologiche, a quello che si definisce “reciproco
riconoscimento all’interno di un più vasto universo di senso (Bellingreri 2013, p. 10). Quella che
diventa parte fondamentale, indispensabile, irrinunciabile, di ciascun membro della comunità
responsabile e di ciascun membro disponibile a scuola ma anche in altri contesti sociali costituiti
ed educativi. È provata la circostanza, infatti, i giovani che mostrano empatia hanno meno
probabilità di fare il prepotente. L’empatia può anche essere una via per il successo scolastico e
professionale, perché aiuta le persone a capire e lavorare con gli altri.

Creare empatia, richiede attenzione e impegno

Sebbene non richieda necessariamente molto lavoro, creare empatia, richiede attenzione e
impegno, ma ne vale la pena. Risulta, infatti, importante per gli studenti, i docenti (Stojiljković, S.,
Djigić, G., and Zlatković, B., 2012) e l’intera comunità scolastica. Ancora più determinante appare
quando si opera con alunni con disabilità. La loro specialità rende ancora più determinante
l’impegno a favore di questi alunni che cercano, e devono trovare nella scuola e nell’insegnante
(ancor di più, nell’insegnante di sostegno) un docente capace di istaurare rapporti empatici e
costruire processi empatici.

Cosa accade se i giovani vivono empaticamente le relazioni umane?

Gli studi dimostrano, infatti, che quando i giovani vivono empaticamente le relazioni umane e
sviluppano percorsi di empatia, risultando essi stessi empatici, mostrano:

Più impegno in classe e nelle dinamiche relazionali ed educativa

Risultati scolastici più apprezzabili, quanto mai necessari in taluni contesti educativi e formativi

Migliori capacità di comunicazione

Minore probabilità di essere vittime di bullismo o di essere essi stessi “carnefici”

Comportamenti meno aggressivi e disturbi emotivi meno accentuati e, praticamente, meno


inficianti il processo o, meglio, il percorso educativo

Relazioni più positive ad ogni livello e con qualsivoglia attore della comunità scolastica (inteso,
esso, nella poliedrica possibilità anagrafica e di ruolo).

Potrebbero piacerti anche