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Il Disagio educativo alla scuola primaria

Introduzione
Al giorno d’oggi nel mondo scolastico il problema è dotare la scuola di elementi teorici,
professionali e tecnici nuovi per risolvere le situazioni attuali di difficoltà dovute a
comportamenti “particolari” di alcuni bambini→ questo è evidente quando gli insegnanti dopo
cinque anni riprendono il percorso scolastico ripartendo dalla prima ed esprimono la loro
sorpresa nel trovarsi di fronte bambini sempre più difficili.

obiettivo→ aiutare gli insegnanti e la scuola a saper rispondere al disagio dei bambini con
competenza e professionalità intervenendo sul disagio degli adulti («sperimentato» di fronte
al disagio del bambino) creando uno spazio mentale che faccia da cornice teorica con
l’obiettivo di dare senso alle forme di disagio che i bambini esprimono a scuola.
Quindi trasformare i sintomi di disagio dei bambini in messaggi comprensibili per il mondo
della scuola al fine di elaborare una risposta educativa e formativa adeguata ai principali
sintomi di disagio.

disagio educativo→ si riferisce al disagio degli adulti di fronte al disagio dei bambini esso
nasce dal fatto che i sintomi attraverso cui i bambini esprimono il loro disagio cadono fuori
da uno spazio mentale professionalmente costituito e per questo risultano inaccettabili nel
mondo della scuola.
Quindi l’obiettivo è fare in modo che la scuola sia pronta ad accogliere questi segni di
disagio senza andare a sua volta a disagio.

Capitolo 1: vengono esplicitati gli strumenti teorici e operativi utilizzati e che determinano:
-le modalità di presentazione dei problemi dei bambini
-il processo del loro accoglimento

Capitolo 2: si affrontano tutte le diverse forme attraverso cui il bambino può esprimere il suo
disagio a scuola e si propongono delle “strategie educative”

Capitolo 3:
-ricerca nelle scuole primarie dove sono state analizzate le varie forme di disagio
-vengono analizzate le più frequenti forme di disagio e quali mettono più in difficoltà gli
insegnanti
Capitolo 1
1. Principi teorici e metodologici

Il disagio nel mondo della scuola oggi

In questi ultimi tempi il mondo della scuola primaria pare essere attraversato da un nuovo
disagio che pervade gli insegnanti del nostro tempo.
Oggi a mettere in difficoltà il mondo della scuola non sono più i bambini portatori di handicap
o di disabilità evolutive, ma i veri problemi sembrano derivare da quei bambini che
presentano difficoltà di tipo relazionale e comportamentale che pongono seri problemi nella
gestione del gruppo classe.

Per far fronte a questo nuovo disagio sono necessari nuovi strumenti teorici, metodologici,
didattici.

Durante il tempo sono cambiati i disagi perchè è cambiato il bambino e tutto quello che gli
sta attorno:
-il bambino che accede alla scuola primaria: i bambini sono molto più amati, ma si pretende
sempre di più da loro condannati ad essere i figli perfetti che devono soddisfare le
aspettative dei genitori
-la famiglia → i ruoli educativi dei genitori non sono più chiari inoltre spesso la famiglia entra
in contrasto con la scuola che prima godeva di uno statuto di autorità scontata.
-anche il fenomeno dell’immigrazione crea dei problemi

Il mondo della scuola si sente solo di fronte a questa situazione in quanto il campo sanitario
non può supplire da solo alle varie carenze scolastiche intervenendo nella certifica di
difficoltà che creano problemi di gestione a scuola.
Di conseguenza il mondo della scuola deve provvedere a questa situazione con un nuovo
modo di insegnare che sappia rispondere a questi nuovi bisogni.
Come? → costruendo uno “spazio mentale e istituzionale” per rispondere adeguatamente
ai disagi dei bambini.

Lo “star bene” a scuola

Il concetto di disagio si può far coincidere con quello di sofferenza, infatti a livello
pedagogico malattia e sofferenza non coincidono: infatti ci sono bambini “sani” da un punto
di vista clinico e mentale, che però possono porre notevoli problemi a livello scolatsico →
quindi gli aspetti da chiarire sono le conseguenze comportamentali, relazionali ed educative
che comporta per il mondo della scuola un incontro con la sofferenza e non con la malattia
come accadeva prima.

Per capire che cosa si intende con disagio bisogna interrogarsi su che cosa fa si che un
bambino stia bene o male a scuola→ quindi individuare le componenti energetiche che
determinano il grado di disagio/agio del bambino a scuola che sono tre:
1. la qualità del legame con le figure specifiche di attaccamento→ fondamentale per i
bambini è il sostegno che devono ricevere dagli adulti che sono le loro figure di
riferimento.

2. la qualità dei risultati e del riconoscimento ricevuto nell'espletamento del “Sé


Componente”

3. qualità dei rapporti sociali

1. Energia dell’ attaccamento

Riguardo al processo di attaccamento il mondo della scuola vede i bambini tutti uguali come
se il loro rapporto con gli adulti nel mondo della scuola fosse qualcosa di scontato.
Per questo l'insegnante che si trova oggetto di proiezioni particolari si sente a disagio e non
capisce che tali comportamenti sono delle richieste di aiuto da parte del bambino.

Nel contesto scolastico le figure di riferimento del bambino sono gli insegnanti→ quindi il
rapporto del bambino con la sua maestra è fondamentale affinché lui stia bene o male a
scuola e questo è indipendente dalla competenza relazionale degli insegnanti che in ogni
caso si trovano investiti dalle proiezioni del bambino→ quindi bisogna fare chiarezza su
questo aspetto per fare in modo che gli insegnanti riescono a gestirlo

Nella scuola primaria le maggiori difficoltà sono legate al confronto con i processi di
apprendimento che implica dei meccanismi relazionali delicati tra insegnante a alunno.
Per questo è necessario analizzare la “posizione relazionale” tipica dell'insegnante durante il
processo di apprendimento e nell’atto di dare le consegne scolastiche.

Il modello relazionale che si instaura tra insegnante e alunno nel processo di insegnamento
è quello della “relazione materna secondaria” → che consiste nel guardare entrambi nella
stessa direzione quindi il bambino deve porre la propria attenzione dove l'insegnante pone la
sua mente.
In questo caso un buon attaccamento rende possibile un buon apprendimento, il bambino
considera la parola della maestra sacra e da rispettare e riesce a stare bene a scuola.
Ma può anche essere che al bambino venga assegnata una consegna che ritiene di non
essere in grado di svolgere, così verrebbe vissuta negativamente perchè è la cosa che
ostacola una buona relazione.

Spesso è una difficoltà psicologica che può inquinare il piano dell’apprendimento ad


esempio:
-scarsa fiducia nel rapporto con l’adulto
-attaccamento insicuro

Attraverso le dinamiche relazionali l’adulto riceve il potere di “usare il potere educativo”


2. Energia dell’apprendimento

L'energia di apprendimento e attaccamento sono strettamente collegate→ una difficoltà di


apprendimento può scatenbare un malessere significativo perchè il bambino può vivere in
modo pesante la vergogna di deludere le persone per lui importanti.

Quindi l'insegnante deve essere in grado di riconoscere questi problemi legati


all’apprendimento per aiutare il bambino a stare bene a scuola.

3. Energia della socializzazione

Al giorno d’oggi il metodo normativo-giudicante è diventato meno efficace anche perchè i


valori una volta indiscutibili non sono più condivisi da tutti→ infatti al giorno d’oggi i valori e i
principi educativi della scuola e della famiglia sono sempre più in contrasto → per questo è
necessaria un’educazione dei rapporti sociali fondata sui principi dell’assertività e della
resilienza.

Assertività
Educare all'assertività comporta educare al rispetto di ognuno per se stesso in quanto
persona, questo aiuta ad avere idee e sentimenti propri e ad ascoltare quelli degli altri.
Quindi si tratta di educare ad ascoltare senza giudicare

Resilienza
I bambini di oggi sono molto più fragili rispetto a quelli di un tempo in quanto spesso sono
iperprotetti e questo li rende poco resistenti.
Educare alla resilienza prevede di dare senso al dolore affinché diventi occasione di crescita
personale. Mentre al giorno d’oggi sembra che l’obiettivo degli adulti nei confronti
dell’infanzia sia quello di annullare il dolore.

Condivisione dell’Adulto
Un altro problema nel campo dell’attaccamento è la condivisione dell’adulto→ spesso i
bambini seguono con attenzione finché hanno un rapporto personale con l'insegnante, ma si
distraggono facilmente quando l'insegnante si rivolge all’intero gruppo.
Il bambino reagisce a ciò disturbando i compagni o l'insegnante, in realtà il problema è
dovuto al modello di attaccamento perché nel momento in cui l'insegnante si rivolge a tutti il
bambino si sente abbandonato, spesso l'insegnante reagisce al comportamento del bambino
in modo negativo e questo crea disagio in un circolo vizioso.

Principi metodologici

Il modello semiotico
Le maggiori difficoltà che gli insegnanti incontrano nella scuola primaria al giorno d’oggi
sono dovuti a Disturbi specifici di apprendimento DSA certificate dalla legge 104 ma da
problemi emotivi, problemi con il modello di attaccamento ecc. Per questo è necessario un
nuovo modello teorico detto MODELLO SEMIOTICO che è riferito al processo di
comunicazione → in questo modello abbiamo un processo circolare dove ogni protagonista
del disagio è sia ricevente sia emittente quindi l'insegnante che riceve un comportamento
non adeguato da parte del bambino non è solo vittima del fenomeno ma può diventare
protagonista
Nel modello semiotico il disagio del bambino è interpretato come un messaggio di aiuto nei
confronti dell’adulto che deve saper rispondere in modo competente e con metodo per offrire
l’aiuto adeguato. Spesso questa richiesta di aiuto avviene attraverso un linguaggio corporeo
involontario e carico di sofferenza, e quindi il compito dell’educatore è mettere del pensiero
sul messaggio veicolato dal comportamento del bambino.

Il disagio educativo
I sintomi di disagio del bambino sono dei messaggi che coinvolgono direttamente l’adulto,
quindi non sono qualcosa da combattere ma da accogliere.
In questo libro si parla di disagio educativo → disagio degli adulti che ricevono il disagio
del bambino dentro l’istruzione scolastica.
L’obiettivo è : aiutare gli insegnanti e la scuola a saper rispondere al disagio dei bambini
con competenza e professionalità intervenendo sul disagio degli adulti («sperimentato» di
fronte al disagio del bambino) creando uno spazio mentale che dia senso alle forme di
disagio che i bambini esprimono a scuola.
Quindi trasformare i sintomi di disagio dei bambini in messaggi comprensibili per il mondo
della scuola al fine di elaborare una risposta educativa e formativa adeguata ai principali
sintomi di disagio.
La soluzione è che i bambini trovino un’accoglienza adeguata, dove l’insegnante di fronte al
problema del bambino possa rispondere “ Non è un problema so cosa fare”

In definitiva si potrebbe dire che il vero stare bene a scuola non vuol dire non avere
problemi, ma piuttosto che il proprio problema non ponga problemi.
Classificazione delle principali forme di disagio

Le varie forme di disagio riscontrate alla scuola primaria sono state raggruppate in 4
categorie:
● Difficoltà strumentali→ bambini che presentano delle difficoltà cognitive
direttamente connesse ai principali processi di apprendimento specifici del
programma della scuola primaria. La scuola deve proporre percorsi didattici
alternativi.
● Difficoltà emotiva a espressione implosiva → in questo caso abbiamo una
chiusura in sé nella relazione con l’altro. La scuola deve decifrare con tempestività
questi problemi in modo da evitare che ne sorgano altri.
● Difficoltà emotiva a espressione esplosiva→ il bambino non riesce a gestire
l’impulso emotivo. La scuola deve saper opporre una solidità di contenimento tale da
poter ricevere tali esplosioni senza che esse procurino guai relazionali, psichici
● Difficoltà derivate da un cattivo rapporto tra scuola e famiglia→ Le competenze
scolastiche in questo caso dovranno dispiegare le potenzialità istituzionali per
difendere l’istituzione e il bambino dall'interferenza inquinante dell’esterno

Capitolo 2

Difficoltà strumentali

● Difficoltà di attenzione e concentrazione

Questo tipo di difficoltà raccoglie dei sintomi con significati molto diversi che richiedono
diverse strategie di intervento

-Fattori sociali→ I bambini di oggi vivono in un sistema culturale e ambientale


contraddistinto da stimolazioni caratterizzata da forme brevi, intense basta pensare al
linguaggio televisivo, quindi il bambino che entra alla scuola primaria avrà una certa difficoltà
a stare seduto per tempi lunghi ad ascoltare l’insegnante.
Un’altra caratteristica della società attuale è quella del funzionamento multiplo ad esempio
spesso i bambini mentre fanno i compiti ascoltano anche la musica

-Classificazione dei vari sintomi


I sintomi classici della difficoltà di attenzione sono:
● Orientamento dell’attenzione : non siamo alla presenza di una vera e propria
difficoltà di attenzione, ma semplicemente mentre la maestra spiega il bambino è
attento a qualcos’altro. L'insegnante deve limitare le altri fonti di attenzione del
bambino
● Energia dell’attenzione : In questo caso il bambino è attento finché l'insegnante è
vicino a lui oppure finché si rivolge solo lui, quando si rivolge all’intera classe il
bambino perde energia, il suo sguardo si perde e cade nel vuoto di pensiero .
● Forme miste che sono la conseguenza di difficoltà emotive più generali:
● Difficoltà di attenzione e concentrazione con/o senza iperattività: è una difficoltà che
rende difficile al bambino il controllo delle risposte automatiche di fronte agli stimoli
che riceve
-L’impulsività di cui sono vittime questi bambini rende difficile per loro l’adeguata
organizzazione di azioni complesse
-inoltre hanno problemi di socializzazione
-nelle consegne scolastiche si perdono nel loro svolgimento
-spesso il materiale scolastico è in disordine
A livello clinico siamo di fronte alla difficoltà di attenzione e concentrazione con
impulsività e iperattività DDAI in italia.
scuola e della famiglia nel saper predisporre strategie di accoglimento.

Strategia Educative

Spazio mentale→ la prioritaria strategia di aiuto richiede che l’adulto sappia riconoscere il
problema in modo da scongiurare le conseguenza più gravi che il problema potrebbe
causare.

Lavorare a favore e non contro la frammentazione→ di fronte al sintomo è importante non


richiedere al bambino un attenzione e concentrazione impossibile da ottenere, l'adulto quindi
non deve combattere contro la frammentazione , ma deve prestare al bambino le
competenze che gli difettano per aiutarlo a svolgere il suo compito

Spazio fisico→ il bambino dovrà occupare uno spazio dell’aula il meno dispersivo possibile,
quindi non vicino a fonti di distrazione e vicino all'insegnante.

Personalizzazione delle consegne→ al bambino con questo tipo di difficoltà dovrà essere
assegnata una consegna particolare

Mantenere i frammenti→ data l’attenzione frammentata del bambino è facile che la


consegna non sia mantenuta per tempi lunghi, in questo caso è opportuno mantenere i pezzi
di lavoro intrapreso in modo che dopo essersi bloccato il bambino possa riprendere e
arrivare alla fine della consegna.

Consegne semplici, chiare e chiuse→ efficaci sono le consegne chiuse “Arriva fino a qui e
aspettami” in questo caso deve essere l'insegnante in grado di individuare il punto fin dove il
bambino può arrivare , quindi deve essere l'insegnante a gestire la frammentarietà del
bambino

Metacognizione del problema→ a partire dal secondo ciclo della scuola primaria l’adulto
potrà progressivamente rendere cosciente il bambino del suo problema e concordare con lui
le modalità di autocontrollo
● Difficoltà di decodifica del codice scritto

-La dislessia

Le difficoltà evolutive che possono interferire con il processo di apprendimento della lettura
sono sono i disturbi raggruppati sotto il nome di dislessia.
La dislessia è un problema che prevede una difficoltà nel passare dal segno grafico al suono

Strategie educative
Fondamentale è una collaborazione operativa tra famiglia, insegnante e figura specialistica.
Un intervento educativo dell'insegnante con i bambini colpiti da dislessia implica i seguenti
elementi:
-Spazio mentale: l'insegnante deve individuare subito il problema per evitare che un
problema strumentale possa creare altri problemi emotivi e psicologici nello sviluppo del
bambino → ciò è possibile solo se il problema trova una giusta accoglienza nella mente
dell’adulto

-Accompagnare il problema→ serva un’attenzione particolare a come accompagnare a


livello educativo le varie fasi del processo riabilitativo

● Difficoltà di comprensione del messaggio


E’ un problema di passaggio dal segno al senso. Lo scopo principale della lettura è la
comprensione del testo.

Strategie d’intervento
-Il piacere della lettura→ perché la lettura diventi un piacere il bambino dovrebbe ascoltare
volentieri un adulto che li legge storie invece di fare tanti esercizi

-Metacognizione del problema→ il bambino deve diventare cosciente di quali difficoltà sta
incontrando nella comprensione con l’aiuto dell’adulto che serenamente gli presenta il
problema

● Difficoltà di organizzazione dello spazio grafico

La disprassia evolutiva
La difficoltà che un bambino può trovare nell’organizzazione di uno spazio grafico spesso è
legata alla Disprassia.
Per prassia → azione finalizzata a uno scopo e che quindi implica la simultanea
organizzazione di più schemi motori in una sequenza spaziale corretta, normalmente le
principali prassie sono di origine naturale, ma della disprassia evolutiva ha una difficoltà di
maturazione di queste competenze naturali.
A volte i bambini con questo problema possono essere scambiati per pigri e disobbedienti
mentre la loro è solo una difesa di fronte alla paura di di fare brutta figura.
La disgrafia
E’ un problema che riguarda l’atto specifico della scrittura nella sua parte meccanica
Un bambino che presenta difficoltà disprassiche nella scrittura avrà:
-difficoltà nell’organizzazione grafica del foglio
-difficoltà di lateralizzazione
-difficoltà posturali e di prensione quindi una non corretta impugnatura della penna
-notevoli difformità nelle forme dei singoli grafemi
-maldestrezza del gesto grafico

La disortografia
E’ un problema che riguarda la trasformazione del linguaggio parlato in linguaggio scritto
I sintomi principali sono: confusioni tra grafemi simili, omissioni, sostituzioni, inversioni di
grafemi tra loro.

Strategie educative:
-spazio mentale: l’adulto deve saper leggere subito il problema
-semplificazione delle prassie semplici l’adulto dovrà aiutare il bambino nel coordinamento
delle varie azioni
-organizzazione della scrittura aiutando il bambino fornendogli dei fogli con spazi speciali
-livello dell’autonomia: il bambino con disprassia è spesso in guerra con bottoni, lacci e con
la propria igiene personale, si possono però programmare esercizi specifici di autonomia
come imparare a fare i nodi delle scarpe
-livello di socializzazione: le difficoltà di movimento rischiano di escludere il bambino da molti
giochi

● Difficoltà a passare dalle operazioni concrete a quelle astratte

La discalculia evolutiva
E’ una difficoltà di apprendimento del calcolo e prevede difficoltà ad associare il simbolo
numerico alla quantità corrispondente.

● Difficoltà in situazioni di svantaggio socio-ambientale


Difficoltà scolastica che i bambini possono incontrare nel primo ingresso a scuola a causa di
una deprivazione culturale a livello familiare o sociale. In questo caso l’organizzazione
scolastica dovrebbe garantire degli spazi che aiutino i bambini in difficoltà a reperire i mezzi
culturali per poi mettersi al passo con gli altri

● Difficoltà linguistica
Problema dei bambini stranieri che non hanno ancora appreso la lingua italiana in modo
sufficiente per iniziare il percorso scolastico, è necessario un intervento istituzionale
Il successo educativo
quali sono i criteri per stabilire se la strategia ha funzionato ?
L’analisi critica del concetto di successo educativo implica una chiara distinzione dei singoli
problemi perché le difficoltà descritte non sono tutte uguali.
Devono essere descritti tre diversi livelli d’impatto delle difficoltà di cui il bambino è vittima
nel suo percorso evolutivo:

Primo livello
Riguarda quei problemi strumentali che dipendono da fattori di tipo culturale, sociale,
relazionale come la Difficoltà linguistica, in questo caso il successo educativo è collegato
alla diminuzione o sparizione dei sintomi

Secondo livello
Riguarda la difficoltà di organizzazione dello spazio grafico → qui il problema non si può
combattere, ma si deve accogliere per evitare che crei altri problemi. Per risolvere
completamente il problema è necessario un lavoro lungo e paziente nel corso degli anni.
Quindi il successo educativo consiste in questo decorso oppure nel fatto che il bambino
cosciente di questo problema non lo vive come una difficoltà a livello emotivo

Terzo livello
Qui siamo di fronte ai più seri problemi strumentali che dipendono direttamente dallo status
neuropsicologico del bambino. Non si può prevedere la guarigione come annullamento dei
sintomi. Il successo educativo deve comportare l’accoglienza e uno stato mentale aperto.
Difficoltà emotive a espressione implosiva

● Difficoltà a mantenere il livello di attenzione

Il problema
Il bambino non riesce a mantenere un livello di attenzione sufficiente sul compito, la
distrazione è provocata da una specie di implosione interna che fa svanire l’energia e così il
bambino si trova vittima di un pericoloso vuoto mentale. Tale vuoto avviene soprattutto
quando l'insegnante si allontana fisicamente dal bambino, le cause possono essere molte

Strategie educative
Spazio mentale→ La strategia educativa deve partire da una piena assunzione e
comprensione della difficoltà del bambino.

La tecnica del tifoso → essa prevede un incoraggiamento da parte dell'insegnante

Offerta psichica totale→ l'insegnante offre al bambino l'energia necessaria in base all’età, al
carattere e alla situazione

Componenti corporee della consegna scolastica→ la consegna è lo strumento attraverso cui


l'insegnante può rifornire il serbatoio energetico del bambino.
Quando un'insegnante da una consegna la parte corporea è fondamentale: il tono di voce, lo
sguardo, la distanza fisica, perché attraverso la componente corporea l’adulto può variare la
quantità d’energia che fornisce al bambino.
Inoltre sarà necessaria una personalizzazione delle consegne

● Difficoltà a comunicare verbalmente

Il problema
Si intende la difficoltà del bambino di parlare quando è interpellato dall'insegnante
-può trattarsi di semplice ingorgo emotivo dovuto al fatto di essere interpellato di fronte ai
compagni, qui la situazione è meno grave e si tratta di una difficoltà a gestire l’emozione che
la situazione comporta , ma che non compromette del tutto le capacità espressive a livello
verbale.
-oppure può essere un’impossibilità totale di parlare, in questo caso si tratta di mutacismo

Mutacismo (mutismo selettivo o elettivo)


Si tratta di un problema psicologico che comporta un blocco emotivo nell’uso del linguaggio
in modo selettivo, per questo il bambino non parla con gli insegnanti pur avendo buone
competenze linguistiche che utilizza normalmente con i familiari.
La selettività non crea una difficoltà di apprendimento, ma mette in difficoltà l'insegnante che
non può verificare il corretto apprendimento della lettura.
Inoltre per l'insegnante che riceve la non-risposta tale fatto è connotato come un messaggio
negativo a livello personale.
Strategie educative

-Spazio mentale: è molto importante che l'insegnante riceva questo sintomo senza viverlo
come un attacco personale, quindi l’adulto deve considerare la non risposta del bambino
non come un rifiuto del rapporto personale con l'insegnante, ma come un’impossibilità a farlo
per via verbale.

-Chiedere senza pretendere la risposta: l’adulto deve continuare a chiedere, perchè se non
chiedesse manderebbe al bambino il messaggio negativo che il suo sintomo intacca il
legame con lui, l’adulto. D’altra parte l'insegnante non può aspettarsi che il bambino
risponda, ma dovrà essere l’adulto a darle al posto suo come offerta psichica gratuita

-Riappropriarsi del ruolo di garante dell’apprendimento


All’interno del mondo della scuola i bambini considerano gli adulti come maestri che riveste il
doppio ruolo:
-quello dell’attaccamento → che deve ricevere il sintomo del bambino dell’impossibilità di
parlare
-e quello di giudice dei risultati nel processo di apprendimento rispettando i sintomi del
bambino

-Investimento energetico a livello psicomotorio


una strategia efficace è l’investimento energetico tramite l’aspetto corporeo. L’intervento
psicomotorio deve avvenire tramite l’investimento energetico delle mani e dei piedi

● Difficoltà a esprimere verbalmente dei bisogni

Alcuni bambini hanno difficoltà a esprimere verbalmente i propri bisogni, di fronte a tali
difficoltà il bambino va in confusione e non riesce a chiedere aiuto all’adulto.

Strategie educative
-Offrire i pensieri che identifichino il problema → l’adulto deve cogliere lo stato emotivo in cui
si trova il bambino e offrirgli le parole giuste per descrivere lo stato in cui si trova

Parlare ai bambini

Sovraesposizione emotiva dei bambini al giorno d’oggi→ le parole dell’adulto che devono
mediare le stimolazioni a cui egli è esposto senza protezioni, quindi l’adulto deve fornire le
parole giuste su cui il bambino possa formulare le proprie parole o pensieri.

Offerta di pensiero→ regalo di pensiero significa offrire i propri pensieri al bambino affinchè
egli possa elaborare i propri pensieri
● Sintomi somatici di vario genere
Spesso i bambini quando vanno a scuola esprimono delle sofferenze somatiche come mal di
testa o pancia che possono essere causati dalla separazione dai familiari

Strategie educative

spazio mentale→ l'insegnante dovrà riconoscere il problema per poi offrirlo al bambino in
modo riconoscibile e d elaborabile

Circondare il sintomo psicosomatico di pensiero→ i sintomi psicosomatici implicano un corto


circuito immediato tra sofferenza e sintomo con assenza di un adeguato substrato psichico
che deve essere offerto dall’adulto

Conclusione
Di fronte alle difficoltà implosive la prima strategia educativa che la scuola deve mettere in
campo è quella di saper ricevere le difficoltà dentro uno “spazio mentale” per evitare che
abbiano conseguenze anche sul piano emotivo in modo da poter mettere in atto l’offerta
psichica ovvero fornire al bambino l’energia giusta per farlo stare bene

Il successo educativo
-Diminuzione dei sintomi
-Non implicazioni di sintomi strumentali→ un buon segno di successo è che ai problemi di
ordine emotivo non si aggiungano problemi di ordine strumentale
-la scuola è vissuta in modo positivo malgrado i problemi del bambino
Difficoltà emotive a espressione esplosiva

● Difficoltà a condividere l’insegnante con il gruppo

I sintomi di questa difficoltà sono:


- attirare l’attenzione con comportamenti provocatori
- fare i pagliacci
- non lasciar parlare gli altri
Questi sintomi emergono a causa di un problema che riguarda il rapporto del bambino con
l’adulto. Il bambino vede la condivisione dell'insegnante con i compagni come una possibile
perdita del legame e questo costringe il bambino ad imporre la propria presenza.

Strategie educative
-spazio mentale
-focalizzare l’energia in modo circolare→ spesso i bambini fanno fatica a rispettare i propri
turni di parola quindi sta alla maestra far scorrere l'energia dell'alunno che è concentrata
solo sulla maestra anche sui compagni

● Difficoltà a riconoscere l’autorevolezza dell’adulto

Il problema delle regole

Per alcuni bambini la regola diventa fonte di frustrazione e sconforto così da portare a
sentimenti di rabbia.
Sono sistemi per far capire l’utilità delle regole:
-Condivisione di senso → una fonte di energia positiva che alimenta il sistema delle regole
è la condivisione di senso tra tutti i membri della comunità. L’obiettivo è fare in modo che
una regola non venga sentita come una limitazione personale, ma che venga vista come un
arricchimento della sua personalità.

-Attaccamento → il bambino si fida delle parole della maestra perché legato a lei da un forte
legame di attaccamento e rispetta le regole in modo passivo senza capire del tutto la
valenza. L’autorevolezza si ha quando il bambino che riconosce il potere dell'adulto rispetta
le regole.

Strategie Educative
Energia dell’autorevolezza: il maestro deve farsi valere, ma allo stesso tempo non
deve porsi come una figura ostile ma come una figura amica puntando all’obiettivo di
far crescere il bambino.Il suo comportamento e il tono di voce varieranno ovviamente
in base alla situazione che si ha davanti optando per un linguaggio e un approccio
più duro o meno.Al giorno d’oggi l'insegnante ha perso comunque molta della sua
autorità.
- Condivisione delle proprie opinioni all’interno di un contesto democratico (possibile
solo a un’età evoluta)
- Asservitá: convivenza pacifica. Educare all’assertività significa aiutare i bambini ad
affermare i propri diritti senza aggredire o violare quello degli altri.
● Perdita del controllo emotivo
Si intende il momento di crisi a volte espresso anche in modo molto rumoroso in cui può
incorrere qualche bambino.
In questi momenti il bambino perde il controllo di sé mettendo in pericolo lui e i suoi
compagni.
Le cause possono essere molte:
-paura di non riuscire in un compito che può compromettere la stima del bambino
-non riuscire ad accettare di aver perso a un gioco
Il vero nucleo del problema è: l’estrema fragilità emotiva e psicologica del bambino

Strategie educative
-Spazio mentale→ le difficoltà emotive non sono le più frequenti a livello scolastico, ma sono
quelle che pongono il maggior problema educativo e quindi deve essere istituito un giusto
spazio mentale per accogliere tali problematiche

-Spazio timeo-out→ sarebbe opportuno che al’interno di ogni aula ci fosse un piccolo spazio
che rappresenti uno spazio time out di riposo. Vuole essere la rappresentazione che stare
male a scuola è possibile e che questo male può essere accolto senza problemi.

-Spazio fuori dall’aula→ per casi di crisi più acuta sarebbe opportuno anche uno spazio al di
fuori dall’aula e un adulto esperto

Strategie operative di contenimento


Primo livello
Dopo le primi crisi è meglio che la maestra parli al bambino quando sta bene, si avvisa il
bambino che quando gli monta la rabbia dentro lui perde il controllo, ma che non c’è nessun
problema perchè abbiamo preparato uno spazio di riposo

Secondo livello
Le crisi più serie devono essere contenute nello spazio al di fuori dall’aula e spesso è
necessario intervenire con un contenimento fisico, per questo serve una persona esperta. In
questi momenti di deve parlare al bambino con una voce salda e sicura, ma non ostile. A
questo punto il bambino una volta bloccato si lascerà andare e bisognerà condividere il suo
dolore.

● Scarsa autostima e legame con l’altro vissuto come precario


Si intende il comportamento di quei bambini i cui sintomi sono diretti soprattutto nei confronti
dell’adulto.
Fanno continue richieste che si dimostrano essere dei pretesti affinché l’adulto possa
spostare la sua attenzione su di lui. Tutto ciò è dovuto al costante senso di abbandono che
prova il bambino.

Strategie educative

Spazio mentale→ l'insegnante deve accogliere questi sintomi in uno spazio mentale che dia
loro il giusto senso e reale significato
Offrire presenza solida, rassicurante, sicura→ bisogna rispondere soprattutto attraverso il
linguaggio corporeo attraverso il giusto utilizzo della voce, postura. In pratica il bambino ha
bisogno di continue conferme che l’adulto c’è.

Caratteristiche delle strategie con sintomi a modalità espressiva esplosiva

La metacognizione del controllo emotivo→ la metacognizione e il controllo avvengono se nei


primi anni l'adulto sa offrire il proprio eterocontrollo e azioni di contenimento in modo che il
bambino non prenda paura del proprio mondo interno, e lo aiuta a mettere ordine nel proprio
mondo interno

Strategie a valenza istituzionale→ per le forme più severe di perdita del controllo emotivo è
necessario l’allestimento di uno spazio al di fuori dall’aula che comporta l’intervento di più
persone e che quindi deve essere ben organizzato con un’implicazione istituzionale netta e
precisa.

Il successo educativo

-Capacità di ricezione da parte degli adulti→ che devono ricevere il disagio senza sentirsi a
disagio

-Successo degli spazi istituzionali

-Assenza di problemi strumentali e di apprendimento

-Metacognizione del proprio problema da parte del bambino


Difficoltà che risentono di un cattivo rapporto scuola famiglia

● Difficoltà di separazione dalla famiglia


Il problema sorge quando il bambino fa fatica a separarsi dalla famiglia anche dopo i primi
giorni di scuola e oltre i 15 minuti dal momento dell'entrata. Se il bambino manifesta segni di
sofferenza al momento dell’ingresso, ma dopo sa farsi consolare dall'insegnante allora il
problema si può risolvere nel breve periodo.

-Vissuto di lutto permanente


Riguarda il caso in cui il bambino manifesta sofferenza per il distacco anche durante il resto
della giornata, in questo caso si parla di lutto permanente quando la figura della mamma non
può essere sostituita dalla maestra. Per aiutare il bambino si può parlare con lui del suo
dolore e aiutarlo a fare qualcosa per la sua mamma

● Squalifica dell’ambiente scolastico da parte della famiglia


Tale problema incide sulla qualità dell’energia dell'attaccamento perché l’energia della
famiglia ostacola quella dell'insegnante e dell’istituzione scolastica.

Strategie educative
Importante è la prevenzione di questo problema mantenendo ad esempio un rispetto dei loro
principi culturali ed educativi.
Nel caso di rifiuto della famiglia della scuola, sarà la scuola a dover mantenere un
atteggiamento aperto con il bambino.

● Difficoltà della famiglia a separarsi dal figlio


Qui l'atteggiamento dei familiari va contro le regole della scuola, che dopo le prime
settimane chiarisce le regole e le modalità di ingresso e uscita dei bambini, ad esempio
l’adulto che non riesce a staccarsi dal figlio pretende di accompagnarlo in classe

Strategie educative
E’ necessario ricorrere a strategie che ribadiscono le norme di osservanza istituzionale.

-Difese istituzionali→ devono essere ribadite le regole istituzionali per impedire


l'inquinamento del dentro da parte del fuori.

-Le uscite→ rappresentano spesso un problema perchè qui la madre deve affidare
totalmente il bambino alla maestra

● Il bambino ideale non corrisponde al bambino reale


L’identità di una persona comprende sia come lei è obiettivamente, sia com’è vista dagli altri,
sia come lei pensa di essere vista.
Tutto ciò è particolarmente importante per i bambini dove le proiezioni dell’adulto su di loro
giocano un ruolo fondamentale nella sua identità.
Strategie educative
Nel caso in cui la visione del bambino da parte dell'insegnante e della famiglia sia
completamente diversa bisogne mettere in atto diverse strategie:
-Verifica del proprio vissuto nei confronti del bambino: confrontare le proprie impressioni sul
bambino con i colleghi
-Confronto con la famiglia dei vari punti di vista
-Legittimità educativa di offrire al bambino una rappresentazione diversa→ nel caso di punti
di vista sul bambino discordanti, gli insegnanti dovrebbero continuare a offrire al bambino e
alla famiglia il loro parere, ma senza obbligare gli altri ad accetarlo.

Successi educativi
Nel caso di rifiuto della scuola da parte della famiglia il successo educativo sarebbe la
constatazione che malgrado tutto tra la scuola e il bambino c’è un un buon rapporto

Altro

● Rifiuto del cibo

Riguarda quando il bambino mangia a scuola e quindi diventa un importante momento


educativo. Qui per rifiuto del cibo di intende negazione dell’atto del mangiare quasi totale.
Una volta compreso che il rifiuto del cibo è legato al significato psicologico del mangiare
rispetto al primario processo di attaccamento, è opportuno mantenere una posizione
educativa neutra.
L’obiettivo educativo è offrire al bambino lo spazio fisico, mentale, sociale del mangiare
come atto ritualizzato.
Se il bambino non mangia il compito educativo principale dell'insegnante consiste nel
continuare a presentare il momento del pasto come luogo importante da sapere occupare.

● Difficoltà dell’utilizzo dei servizi

Dopo che l’insegnante è venuta a conoscenza del problema deve essere lei a fare il primo
passo per evitare che la bambina provi ulteriore vergogna.
A questo punto l'insegnante si può accordare con la bambina sulla strategia da utilizzare.

● I compiti per casa

E’ il momento in cui si incontrano il mondo della scuola, della famiglia e del bambino stesso.
Dal punto di vista scolastica dare i compiti a casa serve per abituare i bambini a un percorso
d’autonomia proprio sul tema dell’apprendimento.
La famiglia aiuta a fare i compiti.
Per il bambino i compiti per casa sono il luogo dove contemporaneamente si attiva l’energia
dell’attaccamento da parte delle due figure coinvolte (scuola e famiglia).
Di chi sono compito i compiti? spesso il problema dei compiti va a creare delle dinamiche
non positive tra famiglia e bambino per questo è importante la figura dell'insegnante che si
va ad accordare con la famiglia.

● Negligenza, maltrattamento o abuso

Come si deve comportare la scuola quando viene a sapere di maltrattamenti e violenze?


-l'insegnante deve saper ricevere l’alunno in tutti gli aspetti che tale espressione implica, ma
non deve giudicare quello che riceve.

Difficoltà strumentali
● Difficoltà di attenzione e concentrazione
● Difficoltà di decodifica del codice scritto
● Difficoltà di comprensione del messaggio
● Difficoltà di organizzazione dello spazio grafico
● Difficoltà di passare dalle operazioni concrete a quelle astratte
● Svantaggio socio-ambientale e difficoltà a reperire i mezzi logici
● Difficoltà linguistica

Difficoltà emotive a modalità espressiva implosiva


● Difficoltà a mantenere il livello di attenzione
● Difficoltà a comunicare verbalmente
● Difficoltà a esprimere verbalmente dei bisogni
● Sintomi somatici di vario genere

Difficoltà emotive a modalità espressiva esplosiva


● Difficoltà a condividere il maestro con il gruppo
● Incapacità a riconoscere l’autorevolezza dell’adulto
● Perdita del controllo emotivo
● Scarsa autostima e legame con l’altro vissuto in modo precario

Difficoltà che risentono di un cattivo rapporto scuola-famiglia


● Difficoltà di separazione dalla famiglia
● Squalifica dell’ambiente scolastico
● Difficoltà della famiglia a separarsi dal figlio
● Il bambino ideale non corrisponde a quello reale
Riassunto
Nei primi due capitoli sono state analizzate le principali forme attraverso cui si può
manifestare il disagio del bambino all’interno della scuola primaria, con lo scopo di →
dichiarare quale fosse il contenuto del “messaggio” che il bambino voleva inviare
all'insegnante.
Per ogni forma di disagio analizzata sono state individuate alcune strategie scolastiche per
accogliere il messaggio del bambino nel migliore dei modi.
Lo scopo quindi è far sì che le varie forme di disagio del bambino cadessero dentro uno
spazio mentale degli adulti e all’interno di uno spazio istituzionale della scuola → in modo
tale che il disagio infantile non diventasse anche un disagio educativo→ cioè un disagio
degli adulti di fronte al disagio del bambino.

Capitolo 3
I numeri del disagio

3.1 Una griglia di rilevazione del disagio alla Scuola Primaria


E’ stata condotta una ricerca empirica per rispondere alle seguenti domande:
-Quali sono le forme di disagio più frequenti e comuni nella scuola primaria?
-Quali creano un maggiore disagio nel mondo della scuola?
-Come «dare fondamento» alle sensazioni degli insegnanti?

Soggetti/fonti informative: la ricerca è stata condotta all’interno di 4 scuole primarie che


fanno parte dell’Istituto comprensivo di Trento 3 per un totale di 750 bambini e 90 insegnanti
all'anno.
-tre scuole fanno parte della zona urbana della città di Trento e una è situata in un sobborgo
periferico
-la maggior parte delle classi dell'Istituto sono organizzate con la modalità a tempo pieno

Oggetto di ricerca: percezione del disagio del bambino da parte degli insegnanti ovvero il
disagio educativo

Strumenti: le varie forme di disagio sono state riunite in una griglia di rilevazione per
raccogliere i dati che gli insegnanti potevano rilevare nelle loro classi
Inizialmente la griglia è stata usata per vari anni in una scuola dell’Istituto comprensivo di
Trento in seguito è stata estesa a tutte le 4 scuole primarie dell’Istituto e la sperimentazione
è durata 3 anni

Tempistiche : la rilevazione è stata fatto a inizio anno scolastico nel mese di novembre e
alla fine dell’anno nel mese di giugno, ed è stata eseguita per tre anni scolastici consecutivi
da novembre 2006 a giugno 2009, per un totale di sei rilevazioni.

→ modalità di compilazione: gli insegnanti di ogni classe dovevano compilare una


scheda per ogni bambino concordando il punteggio da 0 a 5 per ogni elemento della griglia
secondo le voci:
● Importanza del problema del bambino
0→ il bambino non presentava alcun problema in quella voce
5→ il bambino presentava il problema in oggetto al grado massimo di intensità

● Fattibilità autovalutazione di competenza professionale nell'accogliere il problema


0→ si valutavano del tutto incompetenti
5→ si sentivano del tutto competenti davanti al problema

Gli insegnanti dovevano mettersi d’accordo sul punteggio da assegnare al bambino se i


pareri erano molto diversi allora bisognava riportare i diversi punteggi

-in itinere gli insegnanti sono stati informati dell'andamento della sperimentazione
-durante il periodo della sperimentazione l’Istituto comprensivo ha messo a disposizione uno
sportello di consulenza pedagogica tenuta da uno psicologo esperto in problematiche
educative usufruibile sia da insegnanti sia da genitori

Tabella 1 pag 190


3.2 Disagio complessivo

Si prende in considerazione il disagio complessivo → ricavato dalla media della somma


del punteggio di tutte le varie forme di disagio riscontrate dagli insegnanti.

→ Il primo dato che emerge con molta evidenza è la variazione del punteggio medio
complessivo di disagio che risulta nel corso del tempo delle varie rilevazioni.
Il disagio raggiunge il 40% di differenza nel corso del primo anno (da nov 2006 a giugno
2007)
ed è più del 50 % dall’inizio della rilevazione (nov 2006) rispetto agli ultimi due anni di
rilevazione (anni 2007-08 e 2008-09).
Per capire ciò è importante sottolineare che attraverso questa rilevazione non si intende
individuare il disagio dei bambini nella sua consistenza obiettiva, statistica, epistemologica,
ma nella sua valenza unicamente pedagogica ed educativa.

precisazione→ Attraverso questa rilevazione stiamo rilevano il “disagio percepito” o il


“disagio educativo” non quello “infantile” in senso obiettivo, statistico, epistemologico.
Infatti è per questo che sono state eseguite 6 rilevazioni perchè → si voleva indagare come
nel corso del tempo cambiava la rappresentazione degli insegnanti nei confronti delle varie
forme di disagio dei bambini, quindi indagare l’evoluzione del disagio educativo

Il dato più interessante che si ricava dalla tabella 2 → è che il disagio educativo è più del
doppio superiore di quanto si potrebbe ragionevolmente supporre sia il disagio scolastico
effettivo.
Per comprendere le ragioni di questo cambiamento si può supporre che l’atto stesso di
compilare la griglia da parte degli insegnanti ha contribuito ha una prima forma di
elaborazione del disagio educativo nella mente degli insegnanti.
Tutto questo per varie ragioni:
● innanzitutto la griglia richiedeva agli insegnanti un momento di riflessione comune
sulla sua composizione dove dovevano fermarsi a condividere insieme come si
presentava il bambino. L'insegnante confrontandosi con i colleghi andava a riflettere
sulle sensazioni immediate del suo disagio di fronte a quello del bambino per poi
lasciare posto a rappresentazioni più ragionate.
La conseguenza più evidente dai numeri è che il disagio percepito (disagio educativo) si è
negli anni avvicinati al disagio effettivo dei bambini (disagio infantile) mentre inizialmente era
molto più grande.
● il carattere teorico con cui sono state formulate le schede ha contribuito a dare un
significato più chiaro alle varie forme di disagio

Il punteggio del disagio complessivo dimostra una variazione molto significativa tra disagio
“reale” e disagio “percepito” perché la differenza tra i numeri del disagio complessivo
registrati nella prima rilevazione e quelli della media delle rilevazioni dei due anni successivi
è risultata più numerosa di circa la metà.
Quindi emerge l’importanza per gli insegnanti di saper mettere un pensiero sul disagio
osservato a scuola proprio perché non resti una sensazione emotiva.
Quindi è fondamentale che il mondo della scuola di fronte ai disagi dei bambini utilizzi degli
strumenti educativi per farvi fronte.
In questo modo viene confermata l’ipotesi posta a fondamento del percorso del libro→ la
principale prevenzione del disagio educativo consiste nel “creare uno spazio mentale” e uno
istituzionale dove il disagio del bambino possa essere ricevuto senza creare altri disagi in chi
lo deve accogliere→ questo fatto secondo i dati analizzati può incidere per più del 50% sul
cambiamento del fenomeno stesso.

3.3 Classificazione dei sintomi

La tabella 3 pag.197 indica i punteggi medi grezzi per ciascuna voce di disagio nel corso
delle varie rilevazioni.
Da questi dati si può dedurre che:
-il problema percepito più importante che gli insegnanti vivono per la loro didattica è la
difficoltà di attenzione e concentrazione.
-in seguito abbiamo le difficoltà legate agli apprendimenti scolastici
-seguono le problematiche di ordine emotivo sia a espressione esplosiva sia implosiva
-all’ultimo posto abbiamo le difficoltà riguardo il rapporto scuola famiglia

3.4 Classificazione per tipi di disagio


Rif. Tabella 4
I numeri scritti con carattere normale che riguardano la media del disagio complessivo per
quel determinato tipo di disagio seguono un andamento in decrescita fino ad arrivare ad una
certa stabilità nelle rilevazioni degli ultimi due anni quando il disagio educativo si avvicina al
disagio scolastico.

I numeri in corsivo che riguardano la media del punteggio di quel tipo di disagio rispetto alle
altre forme di disagio riscontrate in quella rilevazione conservano una percentuale stabile e
ciò gli conferisce una certa validità.

si riscontra che:
-il disagio strumentale si situa stabilmente intorno al 38-40 % del disagio complessivo
riscontrato alla scuola primaria
-il disagio di ordine comportamentale emotivo supera costantemente il 50 % sommando le
manifestazioni a carattere implosivo con quelle a carattere esplosivo
-i problemi che riguardano il rapporto scuola famiglia sono stabili intorno al 9-10 %

In base a questi numeri sono rafforzate alcune considerazioni fatte in precedenza:


-è rafforzata la validità dell’attenzione e della preparazione professionale che la scuola in
questi ultimi anni ha dedicato alle difficoltà strumentali.
-i numeri indicano che più della metà dei sintomi di disagio prende le forme del disagio con
espressione comportamentale e emotivo che richiedono strategie d’intervento nuove.
-per quanto riguarda i problemi scuola-famiglia resta il dubbio se sono una componente
fisiologica o se se sono una conseguenza delle difficoltà emotive e strumentali del bambino.

3.5 Classificazione in base alla somma dei punteggi


Vediamo come si suddividono i bambini in base alla somma totale dei punteggi ottenuti alla
voce importanza in tutti i sintomi di disagio racchiusi nella griglia. Per dare un senso ai
numeri grezzi è necessario stabilire delle ipotesi in base ai quali poterli raggruppare.
● Bambini normali→ in questa categoria troviamo i bambini che hanno ottenuto il
punteggio 0.1 o 2 come somma complessiva di tutti i punteggi in tutta la griglia, in
pratica si è deciso di dare un senso più allargato al concetto di normalità includendo
in essa i bambini che hanno ottenuto 1 o 2 oltre a quelli che hanno ottenuto 0
● Bambini con disagio→ riguarda i bambini che hanno ottenuto un punteggio di 3 o 4
● Bambini con disagio grave→ punteggio superiore a 14.

Prendendo in considerazione i dati degli ultimi due anni si può dedurre quanto segue:
-quasi un bambino su due non presenta alcun problema, è interessante notare che il
punteggio dei bambini che non presentano alcun problema aumenta leggermente alla fine
dell’anno scolastico rispetto all’inizio ciò è dovuto probabilmente alla presenza di forme di
disagio legate al nuovo ambiente scolastico.
-due bambini su tre possono essere considerati normali
-1 bambino su 4 presenta segni di disagio
-i bambini con disagio grave sono circa il 9-10 % qui sono inclusi anche i bambini segnalati
in base alla legge 104
In base a questa griglia non si può affermare con sicurezza che un bambino su 4 è a disagio
perché il punto di vista è quello dell'insegnante, ma si può affermare che 1 bambino su 4
richiede un’attenzione e preparazione particolare dal mondo della scuola.

La più importante forma di prevenzione scolastica nei confronti del disagio consiste nella
capacità del mondo della scuola di saper adeguatamente ricevere il disagio che i bambini
esprimono senza cadere a sua volta nel disagio educativo
Quindi in base ai numeri si può concludere che in una classe di 20-21 bambini ci saranno
13-14 bambini normali e 5-6 bambini che avranno bisogno di competenze tecniche e
relazionali particolari da parte degli insegnanti, infine ci saranno 2 bambini che
necesiteranno di accorgimenti professionali molto specifici.

Distribuzione per classi di punteggi e categorie di sintomi


tabella p.207
Vediamo ora come si distribuiscono i bambini secondo le classi di punteggio rispetto al
disagio e secondo le principali categorie che specificano la stessa griglia.
- considerando i numeri relativi agli ultimi due anni di rilevazione si nota che la classe
con il maggior numero di bambini alla categoria disagio è quella dei sintomi
strumentali. Quindi la categoria strumentali è quella con il numero di bambini con
disagio maggiore
Prevenzione del disagio educativo
L’utopia del libro non era che i bambini non ponessero più problemi, ma che di fronte ai
problemi che i bambini pongono la scuola potesse rispondere: “Non è un problema”
Il malessere di un bambino a scuola crea inevitabilmente disagio in chi lo riceve, quindi
l'insegnante deve essere in grado di proteggersi.
La principale difesa di fronte al disagio è costituita dalla propria capacità di pensiero, dalla
consapevolezza di ciò che il bambino sta esprimendo in quel momento attraverso i sintomi
del disagio.
E’ quindi fondamentale che il disagio che il bambino porta a scuola cada dentro uno spazio
mentale esplicitamente costruito nella mente dell'insegnante e dentro uno spazio
istituzionale predisposto nell'organizzazione scolastica→ solo a queste condizioni esso può
essere accolto senza creare il disagio educativo.
La sperimentazione portata avanti ha dimostrato che nel momento in cui gli insegnanti
hanno “messo del pensiero” sul disagio che stavano analizzando il disagio percepito (disagio
educativo) è diminuito di più del 50%.

→ Riguardo la distribuzione del disagio scolastico i numeri hanno dimostrato che i problemi
strumentali sono il 40% dei problemi che gli insegnanti devono affrontare nelle loro classi,
mentre quelli comportamentali di origine emotiva superano il 50%. → questo fa riflettere sul
tipo di preparazione e strumenti di cui si deve equipaggiare l'insegnante moderno.

→ Dall’analisi dei numeri possiamo ipotizzare l’identikit medio di un attuale classe di scuola
primaria. In una classe di 20-21 bambini ci saranno 13-14 bambini normali e 5-6 bambini che
avranno bisogno di competenze tecniche e relazionali particolari da parte degli insegnanti,
infine ci saranno 2 bambini che necesiteranno di accorgimenti professionali molto specifici→
quindi è su questa realtà che l’istituzione scolastica deve organizzare la propria offerta
formativa ed educativa.

→ Le nuove forme di disagio all’interno della scuola dimostrano che la certificazione


demandata a figure sanitarie non può più essere l’unico supporto istituzionale perchè non
tutte le forme di disagio possono possono essere certificate da una patologia clinicamente
documentabile.

Aspetti formativi
Queste nuove forme di disagio richiedono una adeguata formazione professionale
dell'insegnante, tuttavia oggi la formazione universitaria da troppa importanza al bambino
ideale ovvero quello normale che numericamente comprende circa due bambini su tre e gli
altri restano esclusi. Questo fa si che il disagio del bambino cada al di fuori dello spazio
mentale dell'insegnante e ciò alimenta il disagio educativo.

Aspetti istituzionali
I nuovi disagi portati dai bambini a scuola richiedono non solo l’intervento dell'insegnante,
ma anche istituzionale. Tuttavia il mondo della scuola appare ancora piuttosto restio di fronte
a tale principio e tutto sembra ancora demandato al singolo insegnante, quindi manca lo
spazio istituzionale per accogliere il disagio.

Aspetti professionali
Il disagio implica un profondo impatto a livello personale nel vissuto degli insegnanti, il
contatto con il disagio del bambino genera una sofferenza, per questo lo spazio mentale è
fondamentale cioè per trasportare le umane capacità relazionali ed emotive sul piano
professionale perché solo questo passaggio può trasformare la sofferenza individuale in una
feconda energia educativa.
L'insegnante si deve riappropriare del proprio potere educativo riappropriandosi della propria
professionalità attraverso un atto mentale chiaro e preciso. , deve far cadere il disagio del
bambino dentro un proprio spazio mentale e dentro un comune spazio istituzionale

PREVENZIONE DEL DISAGIO INFANTILE

Strategie per il primo biennio


I problemi che gli insegnanti devono affrontare alla scuola primaria sono soprattutto di due
tipi:
1 strumentali ( 40%)
2 emotivi (oltre il 50% nelle forme implosive ed esplosive)

1 il Primo obiettivo riguardo ad un lavoro di prevenzione da parte degli insegnati, riguarda


l'osservazione del livello di maturazione cognitivo-culturale di ogni bambino
in secondo luogo bisogna osservare le capacità di decodifica del codice scritto per
intervenire sui problemi che riguardano l'apprendimento della lettura attraverso strumenti
specifici come test.
Riguardo alla prevenzione di problemi di ordine emotivo è sempre più presente
l’introduzione dell’esperienza della psicomotricità.

La psicomotricità
La psicomotricità ha nel gioco infantile e nella via corporea l’argomento più importante tra i
suoi strumenti operativi , il gioco infatti è fondamentale per far conoscere ai bambini il mondo
esterno, esprimere il proprio mondo interno e interagire tra loro.
In questi ultimi anni quando i problemi dei bambini sono cambiati, anche la psicomotricità ha
affinato alcuni suoi obiettivi teorici e metodologici per adattarli ai bisogni dei bambini. Il gioco
e la via corporea sono stati più mirati sull’espressione del mondo interno del bambino →
perchè sono gli elementi emotivi legati all’espressione del proprio mondo interno su cui i
bambini del nostro tempo hanno più difficoltà.
I numeri della ricerca nella scuola primaria rilevano che più del 50% dei problemi che gli
insegnanti devono fronteggiare alla scuola primaria sono di natura emotiva.
La psicomotricità è fondamentale per prevenire questi problemi perchè permette
all'insegnante attraverso il gioco do entrare in contatto con il mondo interno del bambino e
quindi gli offre la possibilità di un intervento educativo molto efficace.

Strategie per il secondo ciclo


Per quanto riguarda i problemi di ordine strumentale il secondi ciclo diventa decisivo.
Qui la competenza degli insegnanti deve:
-saper riconoscere per tempo eventuali problemi strumentali
-dare delle indicazioni chiare alla famiglia per un’eventuale diagnosi specialistica

Per quanto riguarda le problematiche emotivo-comportamentale l’opera di prevenzione del


disagio può essere restituita al bambino attraverso dei percorsi didattici che avviino alla
metacognizione delle dinamiche relazionali. E’ utile che essi siano resi consapevoli dei
problemi che stanno vivendo per aiutarli a risolvere da soli i loro conflitti.
Quindi fondamentale è l’educazione all’assertività e alla resilienza come educazione alla
prevenzione delle difficoltà relazionali-comportamentali.

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