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La relazione tra insegnati e bambini è vista come una risorsa utile per favorire lo
sviluppo in grado di contrastare il rischio associato ai vissuti relazionali
problematici. Questo tipo di relazione costituisce l’obbiettivo del lavoro degli
psicologi che lavorano nel contesto della scuola impegnati nella programmazione
degli interventi in due direzioni: sviluppare attività orientate alla prevenzione e
migliorare le attività di recupero già esistenti.
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Pianta e altri hanno esaminato le tre forme di intervento relative alla condizione di
rischio e ai risultati nella scuola:
Aspetto cruciale delle azioni mirate alla riduzione del rischio nelle scuole è
comprendere come variano le risposte individuali ai fattori di rischio e come il
contesto scolastico modelli tali risposte o sostenendo l’individuo, o agendo
direttamente sui fattori di rischio che influenzano il soggetto. In questo modo, i
contesti scolastici assumono un ruolo decisivo nel tracciare i percorsi evolutivi,
intesi come rapporto tra una condizione precedente e quella successiva ed è
interesse dell’educatore comprendere questi legami, ad esempio, se il bambino
aggressivo della prima classe si trasformerà nel futuro ragazzino violento.
La relazione tra il rischio e il risultato dipende da molti eventi che si verificano nel
frattempo e da come questi modellano lo sviluppo quindi il coefficiente di rischio
non segna il percorso in maniera definitiva. I primi anni di scuola esercitano
un’influenza enorme sulle traiettorie dell’adattamento successivo dei bambini
nella scuola e i processi sociali, in particolare le relazioni con gli adulti e compagni,
modellano i percorsi e alterano le loro traiettorie e direzioni.
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CAPITOLO 2 – LA TEORIA DEI SISTEMI E LE RELAZIONI DELLE CLASSI SCOLASTICHE
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Al livello successivo, procedendo in direzione dei livelli più prossimali, si trovano i
sistemi delle famiglie e dei piccoli gruppi sociali che regolano il comportamento
del singolo bambino con l’intento di formare individui in grado di adempiere
adeguatamente ai ruoli che sono loro assegnati nella struttura sociale allargata.
Le regolazioni dei piccoli gruppi, dette miniregolazioni, permettono al gruppo di
funzionare come unità. Le regolazioni delle classi definiscono il tipo di relazione
che si instaura tra bambini e insegnanti.
I sistemi sono incorporati in altri sistemi. Ciò che rappresenta un’unità all’interno di
un sistema, per esempio il bambino nella classe, è anche un sistema di per sé. I
teorici dei sistemi discutono le relazioni tra i sistemi e l’unità che li compongono in
termini di differenziazione e integrazione. La differenziazione indica la formazione
di sotto unità che emergono come soluzioni di adattamento del sistema e il loro
obiettivo è quello di far sì che il sistema funzioni come un tutto. Il termine
integrazione si riferisce, invece, alla necessità che le sottounità differenziate siano
anche integrate o correlate l’una all’altra per realizzare la funzione primaria del
sistema e consentirgli di mantenere la propria integrità e la propria identità
globale.
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Nell’educazione, i programmi speciali rappresentano una sottounità, all’interno di
una scuola, che risponde a esigenze particolari che non potrebbero essere
affrontate con i consueti programmi educativi. Ma perché il sistema scolastico
funzioni, l’educazione speciale e l’educazione regolare devono essere integrate
all’interno della scuola e non funzionare come due entità separate. Le soluzioni
per le molte sfide implicite nell’insegnamento ai bambini e spesso per i bambini a
rischio, prevedono una strategia di differenziazione, cioè la creazione di nuove
unità come nuovi programmi, nuove classi, nuove figure professionali e nuovi
servizi. Questa risposta ha portato all’eccessiva differenziazione e alla mancanza
di integrazione nelle attività attuali connesse all’educazione speciale e, più in
generale, nelle soluzioni possibili per i bambini a rischio.
La teoria generale dei sistemi suggerisce una serie di principi per la valutazione di
sistemi che possono guidare l’osservazione delle relazioni tra insegnanti e bambini
o tra altri sistemi che hanno rapporti con tale tipo di relazione. Si tratta di una serie
di variabili, rispetto alle quali i sistemi si differenziano, che indicizzano il grado di
adeguatezza di un dato sistema a rispondere alle sfide o a regolare il
comportamento di individui che fanno parte del sistema.
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CAPITOLO 3 – IL BAMBINO COME SISTEMA EVOLUTIVO
Molto importante è la natura delle relazioni tra il bambino e gli agenti socializzanti
e caregiver: genitori e insegnanti. I bambini e i contesti in cui essi si sviluppano
sono sistemi complessi e le interazioni che hanno luogo al loro interno possono
essere considerate in termini di co-azione che si basa sulla premessa secondo la
quale l’attività di un dato sistema è basata sull’attività di altri sistemi e al
contempo la influenza.
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frutto di un attaccamento insicuro, di una scarsa esplorazione, di una
autoregolazione inadeguata anche a livello scolastico.
- Formazione e mantenimento di una relazione di attaccamento efficace
un attaccamento efficace fornisce al bambino un senso di sicurezza
all’interno della relazione e crea la base per l’esplorazione degli oggetti e
del mondo interpersonale. Le strategie per la regolazione emotiva e
comportamentale apprese nel contesto delle relazioni genitore-bambino
possono essere trasferite nella relazione con figure non parentali sulle quali il
bambino fa affidamento per l’assistenza e per ricevere protezione e
conforto.
- Fiducia in sé stessi o autonomia riconosce che gli sforzi del bambino di
soddisfare le richieste sociali e le esigenze provenienti da compiti specifici,
hanno una base relazionale. La fiducia in sé stessi si osserva nei bambini che
si impegnano con entusiasmo nei problemi, che persistono nell’impiegare le
proprie energie prima di rinunciare, che manifestano il proprio disagio e
utilizzano le risorse altrui per risolverli. La fiducia in sé e negli altri sono segnali
di un adattamento competente. La fiducia in sé gioca un ruolo importante
nella capacità del bambino di adattarsi alle sfide scolastiche, compresi gli
aspetti di interazione sociale con i pari.
- Abilità allargata di organizzare e coordinare risorse ambientali e personali
si basa sull’attaccamento e sulla fiducia precoce in sé stessi, quando le
richieste nei confronti del bambino diventano più complesse e astratte. Si
tratta della sfida che propone la scuola elementare, incorporata nella sfida
dell’autoregolazione, ossia creare immagini interne e condividerle con altri
attraverso i simboli. L’uso organizzato e intenzionale delle parole, dei
pensieri, delle idee e dei concetti caratterizzano un allievo competente
delle scuole elementari.
- Relazioni tra compagni e il loro di efficacia i compagni sono sorgenti di
sfide e di risorse. Le relazioni tra pari sono connesse alla storia relazionale
precoce del bambino avuta con i caregiver e con altri membri della
famiglia: i bambini sicuri tendono a stringere rapporti di amicizia tra loro,
riescono a relazionarsi meglio, al contrario dei bambini insicuri i quali sono
meno adattati. L’insuccesso nelle relazioni tra pari è un segnale importante
di non adattamento ed è predittivo di disturbi futuri.
- Formazione di un senso stabile del sé, uso efficace dell’autocontrollo e della
rappresentazione simbolica influenzano le relazioni tra il bambino e molti
sistemi. Emergono dalle relazioni con genitori, insegnanti e compagni e al
tempo stesso esercitano su di essi una grande influenza.
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CAPITOLO 4 – IL LEGAME EMOTIVO TRA I BAMBINI E GLI ADULTI
Le relazioni tra bambini e adulti hanno un ruolo fondamentale nello sviluppo delle
competenze nel periodo prescolare. Le relazioni con gli adulti possono però
determinare anche problemi comportamentali e orientare alla psicopatologia,
influiscono sui risultati scolastici e sull’adattamento del bambino all’interno della
classe. Le relazioni positive consentono al bambino di avere una maggiore
autostima, di rapportarsi con i compagni, di fare buone amicizie e di reagire in
modo organizzato e fiducioso nella gestione dei compiti scolastici. Le relazioni
negative, invece, favoriscono nel bambino il rischio di sviluppare problemi di
condotta nei primi anni di scuola.
Dallo studio di Pianta sono emersi 6 tipi di relazione tra insegnante e bambino:
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Per comprendere la qualità della relazione adulto-bambino non si può
considerare un singolo comportamento ma si deve tener conto dei processi di
feedback che si possono cogliere dal tono emotivo, dalla spontaneità, dalla
vicinanza fisica, dalla comunicazione verbale e non verbale.
La relazione tra adulto e bambino può avere anche delle influenze esterne che
possono essere il contesto storico oppure la cultura di appartenenza (ad esempio
definisce le aspettative per ogni fase di crescita), oppure gli organismi statali/locali
che stabiliscono i criteri di inserimento dei soggetti nelle classi o il numero di
insegnanti con cui il bambino entrerà in contatto ogni giorno.
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CAPITOLO 5 – LA VALUTAZIONE DELLE RELAZIONI TRA BAMBINO E INSEGNANTE
I metodi utilizzati per valutare la relazione tra bambino e insegnante esaminate dal
punto di vista del bambino comprendono le interviste e questionari studiati
appositamente per i bambini.
I metodi utilizzati per valutare la relazione tra bambino e insegnante esaminate dal
punto di vista dell’insegnante comprendono le interviste e questionari.
Per quanto riguarda i questionari, Pianta ha definito la scala della relazione
studente-insegnante per valutare le percezioni che gli insegnanti hanno delle
relazioni che instaurano con i propri allievi, si possono rilevare cinque dimensioni:
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- Sentimenti contrastanti (l’insegnante si preoccupa di non essere in grado di
relazionarsi al bambino.
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CAPITOLO 7 – UN SOSTEGNO AGLI INSEGNANTI: LA CHIAVE PER INFLUENZARE LE
RELAZIONI TRA BAMBINI E INSEGNANTI
Per affrontare i bambini, la cui storia relazionale non ha fornito loro l’infrastruttura
relazionale per stabilire un collegamento tra emozioni, conoscenza, linguaggi e
comportamento, può essere utile che gli insegnanti imparino a comprendere il
comportamento sociale degli allievi in funzione delle precedenti storie di sviluppo
relazionale e alla luce dell’ambiente relazionale attuale. In questa prospettiva, gli
insegnanti individueranno i bisogni di cura e di approccio gestuale da parte del
bambino e ad essi risponderanno con la vicinanza fisica, con il tono della voce,
con contatti abituali, con sensibilità le situazioni e aumentando la continuità e la
prevedibilità.
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Un altro punto nodale del lavoro che gli psicologi scolastici devono svolgere con
gli insegnanti in un contesto individuale, nel tentativo di migliorare le relazioni con i
bambini, è l’analisi delle rappresentazioni di tali relazioni. Lo psicologo potrebbe
aiutare l’insegnante a comprendere le esperienze con i bambini, le sue
rappresentazioni di queste esperienze, l’effetto che le credenze e le aspettative
hanno sul suo comportamento, e a capire come queste esperienze siano
collegate a quelle vissute in altre lezioni.
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Gli aspetti fondamentali di questo intervento sono che:
1. Si dice bambini che il tempo è loro e che possono fare ciò che vogliono; gli
insegnanti seguiranno le scelte dei bambini e parteciperanno all’attività
come chiede il bambino.
2. Le sessioni, se possibile, devono essere programmate con scadenze regolari
ed è importante ricordare che le sedute hanno luogo indipendentemente
dal comportamento del bambino.
3. I comportamenti e le verbalizzazioni dell’insegnante durante la banca del
tempo devono essere più neutri e obiettive possibili e non devono essere
riferite alle prestazioni e alle abilità del bambino per cui gli insegnanti
saranno addestrati da un consulente ad assumere un tono neutro che
faciliti l’osservazione del comportamento.
4. Gli insegnanti possono inviare diversi messaggi al bambino (sono interessato
a te) nel contesto della banca del tempo che può aiutare i bambini a
definire le loro relazioni che, a loro volta, aiuteranno i bambini a capire
come utilizzare gli insegnanti nell’interazione in classe.
5. Le regole di comportamento da attuare in classe non cambiano durante la
banca del tempo.
6. L’uso della banca del tempo come rinforzatore o come punizione vanifica
l’effetto positivo delle sessioni sulla relazione bambino insegnante anzi con
ogni probabilità danneggerà la relazione.
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CAPITOLO 8 – MIGLIORARE LE RELAZIONI IN CLASSE
Uno dei problemi che l’insegnante deve affrontare ogni giorno all’interno della
classe è lavorare con gruppi di bambini che hanno esigenze completamente
diverse. Spesso si affronta questo problema formando gruppi di bambini con
esigenze simili appartenenti a classi diverse, in questo modo, però, non si fa altro
che destabilizzare l’ambiente relazionale della classe perché si costringono i
bambini a numerosi spostamenti.
I bambini che hanno con gli adulti delle relazioni compromesse hanno bisogno di
una maggiore stabilità nelle relazioni con gli insegnanti. Per questo prima di
formare le classi, è bene conoscere le esperienze dei singoli individui e i loro
bisogni relazionali affinché si ottenga un maggiore successo scolastico dei
bambini. Quando gli insegnanti hanno pochi allievi, interagiscono maggiormente
con loro e riescono a instaurare un rapporto migliore.
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