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Nelle scienze dell’educazione è difficile trovare un’analisi del concetto di causa e della relazione
causa-effetto.
Un’analisi frettolosa ci porterebbe a pensare che nella relazione tra docente che spiega al discente
e discente che apprende, il primo corrisponde alla causa e l’alunno che saprà la lezione
corrisponde all’effetto.
Ma effettivamente quest’analisi non tiene conto della complessità di ogni elemento
Anche una variazione dell’intensità della causa provoca degli effetti diversi:
se si ha un’intensità normale si possono avere effetti positivi
se si ha un’intensità molto alta si avranno effetti negativi
LE INCERTEZZE DI HEISENBERG
Con Galileo si pensava che lo sguardo di un osservatore non modificasse la realtà
dell’oggetto/fenomeno studiato, ma con la rivoluzione provocata dalle incertezze Heisenberg, ben
precisata da Bachelard, si è superato tale concetto perché secondo lui non c’è un metodo di
osservazione che non agisce sull’oggetto osservato. (l’osservazione influenza l’oggetto osservato)
Si pensi alla curva del cane, andando a guardare una particella estremamente piccola, basta
guardarla con il raggio luminoso che si modifica la sua traiettoria.
Quindi si passa dal paradigma della certezza a quello della probabilità secondo le leggi statistiche:
con quale probabilità possiamo trovare una data particella in una data posizione?
Nell’ambito educativo è impossibile garantire l’oggettività perché la nostra conoscenza dipende:
1. dai nostri organi sensoriali
2. dalla presenza di un osservatore è essa stessa un elemento che modifica la realtà che
andiamo ad osservare.
Chevrolet e Le Calvè hanno condotto uno studio in una classe di scuola primaria, in cui si volevano
studiare gli effetti della compresenza passiva di un osservatore estraneo in una classe.
Si è osservato come ci sono stati punteggi più alti per coloro che si trovavano nelle vicinanze
dell’osservatore, non c’è stato alcun miglioramento per coloro che si trovavano al centro della
classe ed un peggioramento per coloro che si trovavano distanti dall’osservatore
LA CRONOBIOLOGIA
La cronobiologia studia le variazioni periodiche dei fenomeni biologici che si riproducono identici a
sé stessi secondo un ritmo definito da una durata.
Negli scorsi decenni sono stati compiuti degli importanti lavori ricchi di info e suggestioni che
permetterebbero di:
- migliorare l’organizzazione scolastica
- contrastare l’insuccesso scolastico.
Testu ha studiato i ritmi di apprendimento dei bambini, dando loro dei semplici esercizi e
analizzando gli indici di riuscita in base alle ore di applicazioni.
Egli ha osservato la presenza di:
- 2 acrofasi (maggiore intensità) verso le 11 e le 17.30
- 2 batifasi (minima intensità) verso le 13.30 e le 3.30 del mattino
Montagner affermò che nella scuola elementare, durante la giornata scolastica esistono
2 TEMPI FORTI, caratterizzati da:
- un elevato livello di vigilanza celebrale e comportamentale,
- Capacità d’attenzione efficienti
- Capacità di elaborare delle informazioni più buone rispetto ad altri momenti.
Questi due momenti forti si collocano tra le 9.30 e le 12, se ci si sveglia intono alle 6.30-7
e tra le 14-14.30 e le 17
il TEMPO DEBOLE dell’inizio della mattinata scolastica rivela l’insieme delle particolarità me delle
difficoltà che impediscono ai bambini di comprendere e di apprendere.
Infatti la neurobiologia ha dimostrato che, dopo il riposo notturno, al cervello serve un certo livello
ed una certa durata di risveglio ed ha bisogno di tempo per riattivarsi.
La scarsa prontezza è dettata da due variabili molto spesso interdipendenti:
- i deficit accumulati di sonno e i disturbi del ritmo veglia sonno
- l’insicurezza affettiva nelle relazioni che il bambino vive ogni giorno.
Questi ritmi influenzano enormemente i processi cognitivi e le costruzioni intellettuali; quindi, non
è più possibile ignorarli nell’organizzazione del tempo scolastico e della giornata scolastica.
Si può trovare una soluzione se la scuola:
sviluppa delle strategie che combinino i sistemi di interazione e di relazione fra le diverse
parti (studenti, genitori, insegnanti)
Si dota di un’organizzazione del tempo scolastico che non vada ad ostacolare i ritmi dei
diversi bambini alle diverse età che favoriscano la sicurezza affettiva, le emozioni, le
competenze.
L’orario deve fissare il numero totale delle ore dedite all’insegnamento e la distribuzione di queste ore fra i
diversi insegnamenti
Per fissare il tempo dedicato dal bambino alla scuola bisogna tener conto delle sue possibilità psicologiche e
dei suoi bisogni.
Non dovrà superare tra i 7 e i 9 anni le 2 ore al giorno e le 10 ore a settimana
Dai 9 agli 11 anni: 3 ore al giorno e 15 a sett
Dagli 11 ai 13: 20 ore a settimana
Dai 13 ai 15: 25 ore a settimana.
Testu ritiene che non si dovrebbero superare le 21 h di lezione alla settimana fino al quarto anno di scuola
primaria, 25 l’ultimo anno e 28 dalle classi successive.
Ma la regola pedagogica è molto lontana dai risultati indicati dalla scienza. In merito
all’organizzazione dell’anno scolastico e della ripartizione delle vacanze, Testu ricorda che sono due i
periodi piu difficili dell’anno: quello della festa di Ognissanti e quello di febbraio marzo, in cui spesso i
bambini sono ammalati.
Ma l’istituzione continua a non tenerne conto.
LA COMPLESSITA’
Morin afferma che la complessità si presenta come un edificio con più stadi:
- La base contiene le teorie dell’informazione, la cibernetica e la teoria dei sistemi
- Il secondo piano contiene le teorie sull’auto-organizzaizone
- Seguono 3 principi:
1 Dialogico:
2 Ricorsività:
3 Ologrammico:
Nel campo della ricerca delle scienze dell’educazione possiamo distinguere diversi tipi di OGGETTI DI
RICERCA:
All’interno di ogni situazione educativa vi è una complessità interna caratterizzata da una doppia
complessità:
-quella delle personalità in presenza
- quella delle relazioni tra tutte le personalità
Il nostro spazio fisico ha 3 dimensioni (larghezza, lunghezza ed altezza) e basta conoscerle per
definire la posizione di un punto nello spazio, ma l’istante di un dato evento è caratterizzato da un
4 numero: il tempo.
La variabile tempo è una della più importanti in tutti gli studi relativi all’educazione.
Infatti, si può parlare di una dimensione quadrimensionale della realtà dove non ci sono più solo la
larghezza, la lunghezza e l’altezza, ma vi è anche il tempo.
Se si vuole conoscere quanto è accaduto in un determinato arco temporale e si parla di un oggetto
materiale, questo da t0 a t1, non cambierà e non ci sarà una trasformazione della sua materia.
La situazione invece cambia se si tratta di soggetti umani: questi passando da t0 a t1, hanno
ottenuto nuove conoscenze ed invecchiano.
Per esempio, se si somministrano 2 prove uguali ad un soggetto in due istanti di tempo differenti,
la valutazione della seconda prova sarà distorta poiché alcuni concetti della 1 prova vengono
impresse nella mente.
Ciò cambia se si somministrano 2 prove differenti.
Altet ha condotto una ricerca sulla formazione degli insegnanti dimostrando che sono cambiati i
comportamenti di un docente prima e dopo uno stage di formazione pedagogica.
IL TEMPO IN EDUCAZIONE
In passato il meccanismo newtoniano della fisica dinamica era basato sull’idea che conoscendo lo
stato dell’universo al tempo __, era possibile conoscere lo stato dell’universo anche al tempo
_____, se le diverse funzioni avevano una variazione continua.
Dopo la teoria della relatività e dei quanti, uno stato psicologico e pedagogico non sarà possibile
applicare tale principio in quanto il comportamento umano non è deterministico ma statistico e
quindi procede per discontinuità.
Uno stato psico-pedagogico è infatti più complesso perché dipende da molteplici fattori.
Esso può essere tradotto con la seguente formula:
Da questa formula, si evince che le diverse funzioni ___ non sono completamente indipendenti e
possono reagire le une nelle altre.
Inoltre, la variazione di tali funzioni non è continua ma segue le leggi della probabilità.
Nel concreto lo stato di un individuo in un certo istante dipende dall’insieme di tutte le funzioni
che si influenzano vicendevolmente. Si tratta di una complessità non descrivibile perché tutte le
funzioni si influenzano secondo leggi probabilistiche.