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CAUSA ED EFFETTO

Nelle scienze dell’educazione è difficile trovare un’analisi del concetto di causa e della relazione
causa-effetto.
Un’analisi frettolosa ci porterebbe a pensare che nella relazione tra docente che spiega al discente
e discente che apprende, il primo corrisponde alla causa e l’alunno che saprà la lezione
corrisponde all’effetto.
Ma effettivamente quest’analisi non tiene conto della complessità di ogni elemento

La causa è ciò che determina l’effetto: come se fosse un rapporto diretto.


Bachelard critica questo concetto CAUSA EFFETTO perché non prende in considerazione altri
elementi che possono andare a condizionare l’effetto stesso, come l’ambiente
 non c’è una determinazione fissa secondo cui da una causa si ottiene quel determinato effetto
perché significherebbe affermare che ad insegnamento corrisponde un apprendimento ma invece
sappiamo che non è cosi perché vi è l’ambiente, la storia ed altri fattori che il ricercatore deve
considerare, che potrebbero andare ad influenzare l’effetto stesso.

Wallon ha posto l’attenzione sull’interdipendenza tra causa-effetti- e di conseguenza afferma che


l’effetto modifica la causa.
Esempio ripetizione: io ripeto molte volte per comprendere un concetto, più lo capisco e meno
ripeto quindi c’è una correlazione tra entrambi.
la ripetizione è un dato indispensabile che provoca degli effetti benefici, però un eccesso di
ripetizione provoca un effetto contrario di rifiuto e diminuzione degli effetti cercati.
Bisogna quindi trovare il giusto equilibrio tra la ripetizione necessaria e l’acquisizione da parte degli
alunni.

Morin riprende l’idea di RETROAZIONE introdotta da Wiener,


spiega che l’anello della retroazione, chiamato feed-back, svolge il ruolo di amplificatore.
Si tratta di un anello generatore al cui interno gli effetti e i prodotti sono produttori e fruitori di
quello che li ha prodotti.
Noi individui siamo i prodotti di un sistema di riproduzione, ma questo sistema non può continuare
a riprodurre se non diventiamo noi stessi dei produttori accoppiandoci.
Queste considerazioni possono essere applicate nelle situazioni educative: per esempio
l’aggressività insegnante-alunno in una classe ci fa comprendere questo fenomeno.
All’aggressione dell’alunno risponde quella dell’insegnante e questa aggressività dell’insegnante
provoca quella dell’alunno.
La causalità diviene così circolare e non lineare

Anche una variazione dell’intensità della causa provoca degli effetti diversi:
se si ha un’intensità normale si possono avere effetti positivi
se si ha un’intensità molto alta si avranno effetti negativi

Quindi il principio dell’unicità di causa-effetto è messo in discussione e di conseguenza si deve


abbandonare il paradigma della certezza, secondo cui la causa provoca un effetto, per utilizzare il
paradigma della probabilità, la causa potrebbe provocare un effetto.
TIPOLOGIA DI SCIENZE
Gaston Mielaret nel suo libro ‘le scienze dell’educazione’ afferma che le scienze vengono
classificate in 3 categorie:
1. le scienze che studiano le condizioni generali e locali dell’istituzione scolastica (storia
dell’educazione, sociologia scolastica)
2. le scienze che studiano il rapporto pedagogico e l’atto educativo (psicologia
dell’educazione, scienze della comunicazione, scienze della valutazione)
3. scienze della riflessione e dell’evoluzione (filosofia dell’educazione).
 hanno un interesse pratico, ovvero aiutare l’azione pedagogica in qualsiasi livello essa si trovi.
 hanno un ruolo indiretto da svolgere nella ricerca: costruire per altre discipline u campo di
messa alla prova di certe teorie appartenenti ad altri settori.

LE INCERTEZZE DI HEISENBERG
Con Galileo si pensava che lo sguardo di un osservatore non modificasse la realtà
dell’oggetto/fenomeno studiato, ma con la rivoluzione provocata dalle incertezze Heisenberg, ben
precisata da Bachelard, si è superato tale concetto perché secondo lui non c’è un metodo di
osservazione che non agisce sull’oggetto osservato. (l’osservazione influenza l’oggetto osservato)
Si pensi alla curva del cane, andando a guardare una particella estremamente piccola, basta
guardarla con il raggio luminoso che si modifica la sua traiettoria.
Quindi si passa dal paradigma della certezza a quello della probabilità secondo le leggi statistiche:
con quale probabilità possiamo trovare una data particella in una data posizione?
Nell’ambito educativo è impossibile garantire l’oggettività perché la nostra conoscenza dipende:
1. dai nostri organi sensoriali
2. dalla presenza di un osservatore è essa stessa un elemento che modifica la realtà che
andiamo ad osservare.
Chevrolet e Le Calvè hanno condotto uno studio in una classe di scuola primaria, in cui si volevano
studiare gli effetti della compresenza passiva di un osservatore estraneo in una classe.
Si è osservato come ci sono stati punteggi più alti per coloro che si trovavano nelle vicinanze
dell’osservatore, non c’è stato alcun miglioramento per coloro che si trovavano al centro della
classe ed un peggioramento per coloro che si trovavano distanti dall’osservatore

LA CRONOBIOLOGIA
La cronobiologia studia le variazioni periodiche dei fenomeni biologici che si riproducono identici a
sé stessi secondo un ritmo definito da una durata.
Negli scorsi decenni sono stati compiuti degli importanti lavori ricchi di info e suggestioni che
permetterebbero di:
- migliorare l’organizzazione scolastica
- contrastare l’insuccesso scolastico.

Testu ha studiato i ritmi di apprendimento dei bambini, dando loro dei semplici esercizi e
analizzando gli indici di riuscita in base alle ore di applicazioni.
Egli ha osservato la presenza di:
- 2 acrofasi (maggiore intensità) verso le 11 e le 17.30
- 2 batifasi (minima intensità) verso le 13.30 e le 3.30 del mattino

Questo è conosciuto come il ciclo circadiano di attenzione, ma vi è anche un ciclo ultradiano di 90


minuti.
Per esempio, durante un corso l’attenzione è al suo massimo dopo 25 minuti, poi decresce e la
betafase è di circa 75 minuti.

Montagner affermò che nella scuola elementare, durante la giornata scolastica esistono
2 TEMPI FORTI, caratterizzati da:
- un elevato livello di vigilanza celebrale e comportamentale,
- Capacità d’attenzione efficienti
- Capacità di elaborare delle informazioni più buone rispetto ad altri momenti.
Questi due momenti forti si collocano tra le 9.30 e le 12, se ci si sveglia intono alle 6.30-7
e tra le 14-14.30 e le 17
il TEMPO DEBOLE dell’inizio della mattinata scolastica rivela l’insieme delle particolarità me delle
difficoltà che impediscono ai bambini di comprendere e di apprendere.
Infatti la neurobiologia ha dimostrato che, dopo il riposo notturno, al cervello serve un certo livello
ed una certa durata di risveglio ed ha bisogno di tempo per riattivarsi.
La scarsa prontezza è dettata da due variabili molto spesso interdipendenti:
- i deficit accumulati di sonno e i disturbi del ritmo veglia sonno
- l’insicurezza affettiva nelle relazioni che il bambino vive ogni giorno.

L’insicurezza affettiva si traduce in 4 categorie di comportamenti:


1. condotte auto centrate
2. comportamenti di evitamento e di fuga
3. iperattività
4. comportamenti di aggressione e distruzione.
La durata, la frequenza di queste manifestazioni sono correlate con ciò che il bambino subisce
direttamente (maltrattamento, assenza di interazione e di attaccamento sicuro) sia con la sua
permeabilità alle preoccupazioni, angosce e difficoltà del contesto familiare.

Questi ritmi influenzano enormemente i processi cognitivi e le costruzioni intellettuali; quindi, non
è più possibile ignorarli nell’organizzazione del tempo scolastico e della giornata scolastica.
Si può trovare una soluzione se la scuola:

 sviluppa delle strategie che combinino i sistemi di interazione e di relazione fra le diverse
parti (studenti, genitori, insegnanti)
 Si dota di un’organizzazione del tempo scolastico che non vada ad ostacolare i ritmi dei
diversi bambini alle diverse età che favoriscano la sicurezza affettiva, le emozioni, le
competenze.

L’ORGANIZZAZIONE DELLA SETTIMANA SCOLASTICA:


IL PIANO LANGEVIN-WALLON

L’orario deve fissare il numero totale delle ore dedite all’insegnamento e la distribuzione di queste ore fra i
diversi insegnamenti
Per fissare il tempo dedicato dal bambino alla scuola bisogna tener conto delle sue possibilità psicologiche e
dei suoi bisogni.
Non dovrà superare tra i 7 e i 9 anni le 2 ore al giorno e le 10 ore a settimana
Dai 9 agli 11 anni: 3 ore al giorno e 15 a sett
Dagli 11 ai 13: 20 ore a settimana
Dai 13 ai 15: 25 ore a settimana.

Testu ritiene che non si dovrebbero superare le 21 h di lezione alla settimana fino al quarto anno di scuola
primaria, 25 l’ultimo anno e 28 dalle classi successive.

Ma la regola pedagogica è molto lontana dai risultati indicati dalla scienza. In merito
all’organizzazione dell’anno scolastico e della ripartizione delle vacanze, Testu ricorda che sono due i
periodi piu difficili dell’anno: quello della festa di Ognissanti e quello di febbraio marzo, in cui spesso i
bambini sono ammalati.
Ma l’istituzione continua a non tenerne conto.

LA COMPLESSITA’

Morin afferma che la complessità si presenta come un edificio con più stadi:
- La base contiene le teorie dell’informazione, la cibernetica e la teoria dei sistemi
- Il secondo piano contiene le teorie sull’auto-organizzaizone
- Seguono 3 principi:

1 Dialogico:
2 Ricorsività:
3 Ologrammico:

Nel campo della ricerca delle scienze dell’educazione possiamo distinguere diversi tipi di OGGETTI DI
RICERCA:

- I fatti estratti dai documenti del passato


- I fatti estratti dai documenti del presente e della realtà
- I fatti e le decisioni dinamiche
- I fatti che derivano dalla creazione di una situazione sperimentale
 ciascuna di queste classi di oggetto presenta una specifica complessità

All’interno di ogni situazione educativa vi è una complessità interna caratterizzata da una doppia
complessità:
-quella delle personalità in presenza
- quella delle relazioni tra tutte le personalità

CONCETTO DI SPAZIO TEMPO


Minkowski nel 1907 ispirandosi alle idee di Einstein, introduce il concetto di spazio-tempo.
Dalla teoria di Einstein si evince che lo spazio non è omogeneo ma ‘piegato’ dai corpi che lo
abitano in funzione della loro massa.
Una situazione analoga la ritroviamo in un gruppo di persone, al cui interno gli individui con la
propria personalità, status sociale ed esperienze, orientano la vita e l’evoluzione dell’intero gruppo.

Il nostro spazio fisico ha 3 dimensioni (larghezza, lunghezza ed altezza) e basta conoscerle per
definire la posizione di un punto nello spazio, ma l’istante di un dato evento è caratterizzato da un
4 numero: il tempo.

La variabile tempo è una della più importanti in tutti gli studi relativi all’educazione.
Infatti, si può parlare di una dimensione quadrimensionale della realtà dove non ci sono più solo la
larghezza, la lunghezza e l’altezza, ma vi è anche il tempo.
Se si vuole conoscere quanto è accaduto in un determinato arco temporale e si parla di un oggetto
materiale, questo da t0 a t1, non cambierà e non ci sarà una trasformazione della sua materia.
La situazione invece cambia se si tratta di soggetti umani: questi passando da t0 a t1, hanno
ottenuto nuove conoscenze ed invecchiano.
Per esempio, se si somministrano 2 prove uguali ad un soggetto in due istanti di tempo differenti,
la valutazione della seconda prova sarà distorta poiché alcuni concetti della 1 prova vengono
impresse nella mente.
Ciò cambia se si somministrano 2 prove differenti.

Altet ha condotto una ricerca sulla formazione degli insegnanti dimostrando che sono cambiati i
comportamenti di un docente prima e dopo uno stage di formazione pedagogica.

IL TEMPO IN EDUCAZIONE
In passato il meccanismo newtoniano della fisica dinamica era basato sull’idea che conoscendo lo
stato dell’universo al tempo __, era possibile conoscere lo stato dell’universo anche al tempo
_____, se le diverse funzioni avevano una variazione continua.
Dopo la teoria della relatività e dei quanti, uno stato psicologico e pedagogico non sarà possibile
applicare tale principio in quanto il comportamento umano non è deterministico ma statistico e
quindi procede per discontinuità.
Uno stato psico-pedagogico è infatti più complesso perché dipende da molteplici fattori.
Esso può essere tradotto con la seguente formula:

Da questa formula, si evince che le diverse funzioni ___ non sono completamente indipendenti e
possono reagire le une nelle altre.
Inoltre, la variazione di tali funzioni non è continua ma segue le leggi della probabilità.

Nel concreto lo stato di un individuo in un certo istante dipende dall’insieme di tutte le funzioni
che si influenzano vicendevolmente. Si tratta di una complessità non descrivibile perché tutte le
funzioni si influenzano secondo leggi probabilistiche.

La funzione ___ può per esempio esprimere la personalità di un bambino.


La complessità è data dal fatto che essa è influenzata da almeno 3 fattori come la componente
ereditaria, quella psico-fisiologica e quella esperienziale.
Se le ___ variano tutte in modi analoghi vuol dire che il soggetto è in evoluzione normale, intesa
come normalità statistica.

Binet e Simon introdussero il concetto di continuità nell’evoluzione psicologica del bambino

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