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CAPITOLO 1: PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO

La psicologia dello sviluppo ha la caratteristica di andare ad affrontare:

 Psicologia generale;
 Psicobiologia;
 Psicometria;
 Psicologia sociale;
 Psicologia clinica, proprio nelle fasi di sviluppo del bambino.

Le 2 grandi parole chiave di questa disciplina sono:

 Maturazione: processo comune a tutti gli individui, i quali maturano le strutture fisiche,
cerebrali;

ES: mutamenti biologici del nostro corpo.

 Apprendimento: processo specifico per ogni individuo, attraverso il quale apprendiamo.


(esperienza)

ES: Mutamenti relativamente permanenti nel corpo, pensiero e nei sentimenti.

Lo sviluppo è tutto quell’insieme di processi, grazie ai quali gli organismi crescono e cambiano nel
corso della loro vita.

La psicologia dello sviluppo studia proprio il cambiamento nel tempo, infatti una delle variabili più
importanti nella psicologia dello sviluppo è il tempo:

 Sia come arco dell’oggetto di studio


 Sia come dimensione processuale

Fino a poco tempo fa si pensava alla psicologia dello sviluppo come qualcosa che era riferito in
maniera specifica solo ai bambini, invece poi recenti studi ci hanno dimostrato che in realtà non è
così ma che in realtà dobbiamo guardare allo sviluppo come all'intero proprio ciclo di vita.

Ha come obiettivo quello di:

 Descrivere
 spiegare
 ottimizzare

tutto quello che riguarda appunto questi cambiamenti.

Per descrivere adeguatamente lo sviluppo è necessario focalizzarsi sullo:

1. Sviluppo normativo: modelli tipici di cambiamento (somiglianze).

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Es: la maggior parte dei bambini a 3 anni hanno un peso pari a x.

2. Sviluppo idiografico: variazioni individuali nei modelli di cambiamento (cambiamenti).

ES: un bambino di 9 anni che è alto 95 cm e un bambino di 5 anni che è alto 115 cm.

C’è una differenza tra il periodo di vita e l’arco approssimativo, cioè significa:

TABELLA

Il compito della psicologia dello sviluppo oltre a quello di spiegare i cambiamenti osservati, è
soprattutto OTTIMIZZARE LO SVILUPPO.

Ottimizzare significa che io devo provare a supportare le persone per evolversi le direzioni positive,
sia in ambito:

 Applicativo
 Prevenzione e benessere dell’individuo

La cosa importante è che lo sviluppo è un processo olistico, quindi biologia, cognizione, affettività
si influenzano proprio reciprocamente nel corso del tempo.

LA PLASTICITA’
Un termine molto molto diffuso e importante è il termine della plasticità.

Tale termine viene utilizzato per dimostrare che per quanto alcuni aspetti del nostro sviluppo siano
abbastanza solidi, l’uomo ha una capacità innata di adattarsi alle diverse situazioni e cambiare nel
tempo, a qualsiasi età. Ma comunque ci sono delle limitazioni per quanto riguarda per esempio il
linguaggio, cioè dopo un certo tempo diventa difficile andare ad acquisire poi delle capacità
linguistiche.

Importante è il contesto socio-culturale in cui viene immerso il bambino.

ES: un bambino di tre anni che nasce a Napoli a Roma molto probabilmente sarà saprà utilizzare
benissimo l'iPad un bambino di due anni tre anni che nasce in Ciad molto probabilmente saprà
arrampicarsi sugli alberi e saprà schivare qualche animale che ritiene pericoloso.

I punti chiave della psicologia dello sviluppo


il punto chiave della psicologia dello sviluppo e quindi noi come studiamo il cambiamento.

lo studiamo tenendo conto:

 della continuità nel corso del tempo


 lo guardiamo sempre come processo olistico totalitario
 lo guardiamo in termini di maturazione\apprendimento

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 lo guardiamo tenendo conto del contesto socio culturale all'interno del quale siamo
immersi

IL METODO SCIENTIFICO
La psicologia dello sviluppo si serve di metodi oggettivi e replicabili, per raccogliere dei dati allo
scopo di verificare un’ipotesi o una teoria, e non utilizza assolutamente delle opinioni.

Le fasi della ricerca scientifica sono 3:

 Osservare i soggetti
 Analizzare le informazioni raccolte
 Usare i dati per formulare conclusioni sui modi in cui le persone si sviluppano.

Importante è la validità delle ricerche effettuate.

Abbiamo 3 tipi di validità:

 Interna: i risultati ottenuti nella ricerca sono imputabili alle variabili che il ricercatore ha
manipolato intenzionalmente.

ES: il bambino piange se io faccio un rumore forte all'interno della stanza;

 Esterna: i risultati ottenuti nella ricerca possono essere riscontrati anche da altri
ricercatori in contesti differenti.

ES: il bambino piange se fa un rumore forte anche un'altra persona a casa del bambino.

 Ecologica: le conclusioni a cui si è giunti nella ricerca possono essere applicate al bambino
reale nel mondo reale.

ES: se io dico i rumori forti spaventano i bambini deve avere la certezza che questo rumore forte
spaventa veramente tutti i bambini.

Una cosa molto importante sulla validità interna è fare in modo che i risultati trovati rispecchiano
effettivamente il fenomeno studiato, quindi è importante che quel fenomeno studiato sia
veramente presente per quello che accade .

ES: io faccio il rumore forte, faccio andare via la madre, io non posso dire che il bambino piange
solo quando c'è un rumore forte, perché probabilmente non sono stato attento che mentre faceva
un rumore forte andava via la madre.

Quindi bisogna fare attenzione sempre a ciò che minaccia la validità interna.

Le minacce alla validità interna sono varie:

 Variabili di confusione: alterano le relazioni tra le variabili sperimentali;

ES: Eventi esterni, effetto delle prove, strumentazione.

 Errori dovuti al soggetto

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ES: Conoscenze del soggetto, caratteristiche della richiesta.

 Errori dovuti allo sperimentatore

ES: Caratteristiche fisiche, caratteristiche della personalità, aspettative, errori sistematici.

Per formulare una teoria certa, lo sperimentatore deve:

 Osservare
 Formulare una teoria, elaborare un’ipotesi.
Quindi una volta che ha definito l’oggetto d’indagine, deve definire l’aspetto specifico
dell’indagine e fare un’interpretazione di quel fenomeno, formulare delle sue ipotesi
specifiche e deve andare poi a verificare con degli esperimenti.

Infatti gli psicologi dello sviluppo studiano il cambiamento nel corso del tempo proprio attraverso
esperimenti e osservazioni.

METODI
Utilizzano strumenti di raccolta dei dati che sono appropriati per le varie fasce di età.

Un esempio sono appunto dei diari, chiamati self report, che sono tutti quei questionari dove il
soggetto risponde in autonomia a domande che gli vengono riportate dallo sperimentatore, però
non sempre queste metodologie di raccolte di dati (diari, questionari) possono essere considerati
attendibili.

Ci sono anche altri strumenti utilizzati dallo sperimentatore, ma sono metodologie più cliniche,
osservative.

ES: fare delle domande ad un bambino e andare ad approfondire la ragione delle sue risposte.

In sostanza sono metodologie che vanno ad indagare sul processo di ragionamento del bambino
stesso.

Un altro metodo fondamentale è quello dell’osservazione, che ha lo scopo di descrivere la


complessità dello sviluppo in situazioni reali e più possibili vicini alla realtà.

Questo metodo può essere messo in pratica sia:

 Contesto strutturato
 Contesto non strutturato
 Ambiente naturale (Ambiente familiare)
 Ambiente artificiale ( attrezzando il laboratorio scientifico e inserendo il bambino con la
sua famiglia).

STRUMENTI

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Durante la ricerca scientifica, gli psicologi si avvalgono di strumenti specifici, tutti di natura
psicofisiologica.

ES: Risonanza magnetica funzionale, elettroencefalogramma.

TIPOLOGIE DI RICERCA
Nell’ambito della psicologia dello sviluppo si hanno differenti tipi di ricerca:

 Cross culturale, cioè attraverso le culture.


 Descrittive, cioè un’osservazione naturalistica, il bambino nel suo ambiente.
 Sperimentali, ce si avvalgono proprio di sperimenti veri e propri.
 Correlazionali, dei quasi esperimenti, cioè a metà tra un’osservazione naturalistica e a
metà tra un esperimento.

LA STRUTTURA DELL’ESPERIMENTO SCIENTIFICO


Lo scopo dell’esperimento è quello di verificare un’ipotesi.

Il metodo sperimentale si basa sul rapporto tra variabili (dove per variabile si intendono attributi o
condizioni di persone o situazioni che possono variare a seconda delle condizioni):

 Variabile indipendente X: quella che viene manipolata dallo sperimentatore, su cui egli
agisce;
 Variabile dipendente Y: quella che subisce gli effetti dei cambiamenti agiti sulla variabile
indipendente;
 Variabili intervenienti: ogni variabile interposta tra variabile indipendente e variabile
dipendente

I DISEGNI DI RICERCA
I disegni di ricerca vengono utilizzati in psicologia dello sviluppo per studiare come cambia il
tempo.

Esistono 3 tipologie di disegni di ricerca:

 Disegno longitudinale: gli stessi soggetti vengono seguiti nel corso del tempo;
 Disegno trasversale: confronto in un unico momento temporale, di individui di diverse
età;
 Disegno longitudinale-sequenziale: gruppi di soggetti di età differenti, seguiti
longitudinalmente finchè l’età di ciascun gruppo non si sovrappone parzialmente all’età
degli altri gruppi, in modo da creare sequenzialità.

ETICA
Un aspetto importante è quello dell’etica. Psicologi, medici, devono sempre mostrare attenzione
verso il proprio senso etico e garantire:

 Libertà della persona di ritirarsi dalla ricerca;


 Riservatezza (anonimato)

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 No rischio di danni permanenti o temporanei a chi partecipa alla ricerca;
 Protezione di coloro che partecipano alla ricerca e quindi tutela del benessere.
 Diffusione della ricerca in sede scientifica (no falsificazione dei dati).

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CAPITOLO 2: GENETICA E SVILUPPO

La psicologia generale, come abbiamo già detto, si serve di molti aspetti appartenenti alla
psicometria, psicobiologia, psicologia generale, clinica, e quindi ci si deve soffermare anche
sull’aspetto genetico e comprendere come il corredo genetico va ad influenzare lo sviluppo e
l’influenza da parte dell’ambiente.

La maggior parte delle caratteristiche umane complesse è il risultato di una lunga e complicata
interazione tra:

 l’ereditarietà: quello ce ci portiamo del nostro corredo genetico;


 l’ ambiente: la cultura.
Per parlare di genetica rispetto allo sviluppo del bambino, bisogna prendere in considerazione 2
grandi elementi:

 Genotipo: rappresentato da tutto il corredo genetico dei geni ereditati;


 Fenotipo: le caratteristiche che questi geni esprimono e sono osservabili e misurabili.
ES: i capelli biondi, gli occhi azzurri…

Attraverso uno scambio di natura genetica l’uomo è sempre soggetto ad una rimescolazione del
corredo genetico e ciò determina il fatto che per quanto possa esistere il concetto di ereditarietà,
una cosa è certa, siamo tutti quanti degli esseri unici.

ES: Il figlio di 2 genitori sordi non è detto che il bambino abbia le stesse caratteristiche fisiche dei
genitori.

Quindi, la genetica sostiene che, qualsiasi individuo deve essere visto per il suo corredo ereditario,
per il suo ambiente, ma lui si sviluppa sempre per una sua unicità.

Esistono:

 Gemelli monozigoti: nascono da uno stesso zigote, però spesso, anche se hanno lo stesso
corredo genetico, non è detto che avranno la stessa esplicazione comportamentale.
 Gemelli dizigoti: nascono da due zigoti.
Lo zigote è una cellula che si ottiene con la fecondazione, ovvero dalla fusione di due cellule.

Quando parliamo di genere parliamo anche di cariotipo, ovvero è l’insieme delle caratteristiche di
forma dimensione, numero e proprietà dei cromosomi di una cellula o di un organismo.

Cosa fanno i geni?


I geni (l'unità ereditaria fondamentale degli organismi viventi) :

 Producono proteine ed enzimi, che servono per il funzionamento delle cellule;


 Guidano la differenziazione delle cellule (es. quelle che servono per la pelle, per il
cervello…);
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 Alcuni hanno il compito di guidare il ritmo e il tempo dello sviluppo.
Esistono dei geni che vengono accesi o spenti da altri geni nel corso dello sviluppo e nei momenti
specifici della vita, chiamati geni regolatori.

ES: Un bambino che ha una predisposizione ad una statura alta, ma ha problemi di malnutrizione,
non raggiungerà la statura genetica possibile. Ciò significa che è vero che esiste la predisposizione
genetica, ma sono fondamentali anche i fattori ambientali.

Quindi i fattori ambientali influenzano il modo in cui i geni funzionano, MA NON SOLO, possono
essere influenzati anche da ciò che accade all’interno del nostro organismo.

GENI E ALLELI
I geni sono costituiti perlopiù da DNA.

Sono responsabili dei caratteri ereditari e sono come gli anelli di una catena e si trovano sui
cromosomi.

Hanno il compito di andare a determinare le caratteristiche fisiche ereditarie di ogni essere


vivente.

Ogni carattere ereditario è controllato da una coppia di geni (uno materno e uno paterno).

Le differenti caratteristiche che può assumere lo stesso gene si chiamano alleli (forme alternative
dello stesso gene).

Ogni individuo possiede una coppia di alleli. Quando:

 sono identici, l’individuo è detto omozigote;


 sono diversi, l’individuo è detto eterozigote.
Ogni caratteristica genetica può essere:

 dominante, quando il carattere si manifesta;


 recessiva, quando il carattere è presente nel nostro patrimonio genetico, ma non si
manifesta.
ES: 2 genitori hanno occhi azzurri, ma il figlio nasce con occhi castani, però è possibile che erano
nel suo patrimonio genetico, ma non si è manifestata.

Mendel è stato uno di quegli studiosi che si è occupato dello studio dell’ereditarietà e soprattutto
ha portato alla luce attraverso i suoi esperimenti (quindi metodo scientifico), come queste
caratteristiche dei geni potessero essere dominanti o recessive (Ha osservato 7 caratteri diversi).

Fattore = è quello che noi chiamiamo gene mentre Mendel lo chiamò fattore.

Quando 2 alleli dominanti si incrociano, producono una sorta di fenotipo costituito da 2 geni.

ES: gruppo sanguigno: A= dominante; B= dominante; 0= recessivo

A+0 = A

B+0 = B

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A+B = AB (CODOMINANZA) che determina un’unicità (caratteristica unica).

Questo determina l’ereditarietà poligenica, cioè la somma di 2 o più geni che caratterizzano una
determinata caratteristica fenotipica unica.

Infatti molte caratteristiche dell’essere umano (colore dei capelli, della pelle, degli occhi) variano
nel corso della popolazione, secondo una serie di suddivisioni senza presentare chiare suddivisioni
proprio a causa dell'elevata quantità di geni coinvolti la cui minima variazione comporta un lieve
cambiamento fenotipico.

A volte queste distinzioni si comprendono al momento, altre volte no.

Malattie ereditarie
 Esistono anche malattie di natura ereditaria, quasi certa, altre di natura ereditaria meno
sicura. Questo è determinato da alcuni fattori genetici e da fattori che non conosciamo.
ES: Considerando Un bambino con autismo, ci sono buone probabilità che anche un fratellino
successivo possa nascere con problemi di autismo, ma non c’è la certezza che questo possa
accadere, ma invece c’è certezza che ci sono alcune malattie che sono quasi certamente verificate.

Ereditabile non significa ereditato!

 Invece ci sono altre malattie, invece, per le quali sono stati studiate delle percentuali di
esposizione, cioè che ci può essere una percentuale, una possibilità che quella malattia si
potrà trasmettere alla generazione successiva.
 Così come ci sono anche delle spiegazioni (accade per alcuni studi mentali) che molto
spesso alcune malattie di carattere genetico saltano di generazione.

Anomalie cromosomiche
Esistono poi alcune malattie determinate da anomalie della struttura o del numero totale dei
cromosomi che si verificano al momento del concepimento.

ES: Sindrome di Down, sindrome di Turner…

Nei casi più gravi questi errori non consentono lo sviluppo di un embrione vitale e si verifica un
aborto spontaneo.

Le malattie ereditarie e le anomalie cromosomiche sono diverse.

Però è possibile anche degli esami genetici pre-natali, anche a livello cromosomico, però non sono
del tutto attendibili.

ES: E’ stato esaminato che un bambino nascerà con la sindrome di down, ma ciò è una possibilità,
ma non è garantito al 100%.

Genetica del comportamento


La psicologia per studiare l’influenza dell’ambiente sull’individuo e le influenze dal punto di vista
ereditario utilizza delle caratteristiche.

 La psicologia etologica utilizza la riproduzione selettiva (Sugli animali, no umani).

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 Gli psicologi studi nelle famiglie.
Quando si fanno gli studi sulle famiglie si vanno ad indagare alcuni aspetti che possono riguardare i
vari status che l’individuo può avere all’interno della famiglia.

La cosa più importante è che per gli psicologi è necessario andare a comprendere come i geni
possano essere influenzati dall’ambiente, perché permette loro di andare a tutelare la salute di un
individuo a seconda del contesto dove si sviluppa.

Gli psicologi vanno ad indagare il coefficiente di ereditabilità, redatto da:

(r di gemelli identici- r di gemelli fraterni)x2

Esperienze ambientali non condivise


Esistono delle esperienze ambientali non condivise, che sono esperienze uniche per ogni individuo.

Persino i gemelli identici sono diversi.

Cosa intendiamo per ambiente?


I geni esercitano una forte influenza sui processi di sviluppo, però nello stesso tempo anche
l’interazione con l’ambiente.

Ogni individuo reagisce in maniera diversa. E’ presente il principio della gamma di reazioni, cioè
un singolo genotipo stabilisce una gamma di possibili risposte a diversi tipi di esperienze di vita.

Per ambiente intendiamo le relazioni, posto dove viviamo, cultura e l’ambiente familiare.

Ci sono delle caratteristiche dell’ambiente che possono essere di natura:

 Evocativa, quando le caratteristiche di un bambino suscitano un certo tipo di risposta


ambientale.
 Attiva, quando i bambini cercano un ambiente che trovano compatibile e stimolante con
le loro attitudini.
 Passiva, quando i genitori biologici costruiscono un ambiente educativo per i propri figli
che si adatta anche ai loro geni.
ES: Al genitore che pace la musica, fa ascoltare la musica al figlio.

Queste correlazioni cambiano nel corso del tempo.

Es: Le correlazioni passive sono più rilevanti nell’infanzia perché il bambino non è ancora in grado
di scegliere gli ambienti. Le correlazioni attive aumentano con la scolarizzazione, la pubertà e l’
adolescenza (primo giorno di scuola, “non è più quello di prima”).

La disciplina che studia ciò è L’etologia, la quale è lo studio scientifico delle basi evoluzionistiche
del comportamento.

Uno dei più famosi esperimenti è quello dell’etologo Lorenz, l’imprinting, un esperimento sulle
oche , le quali erano pronti a seguire quella figura in movimento, considerata da queste come la
loro madre effettiva.

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Nell’arco della vita ci sono dei periodi definiti:

 Periodi critici, arco temporale limitato, durante il quale gli organismi sono biologicamente
preparati ad esibire schemi di sviluppo adattativi purchè ricevano l’input necessario.
ES: Bambino appena nasce che ha fame.

 Periodi sensibili, tempo ottimale per l’emergere di competenze particolari nel quale
l’individuo è particolarmente sensibile alle influenze ambientali.

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CAPITOLO 3: FASE PRE-NATALE

Dal concepimento alla nascita si parla di 3 grandi periodi, che dal punto di vista biologico delle fasi
dello sviluppo vengono identificate come:

 Periodo dello zigote: Uno degli aspetti più importanti di questa fase riguarda tutto ciò che
succede quando non è ancora sviluppato il feto ed è un periodo che ha uno sviluppo solo
di natura biologica; in questa fase avviene la fecondazione e poi ci sarà lo sviluppo.
 Periodo dell’embrione : va dalla 3° all’8° settimana.

Nell’arco di 1 mese si comincia già ad avere una maturazione abbastanza accelerata del bambino.
Dalla 3° settimana il tubo neurale dello zigote incomincia a diventare cervello e midollo spinale.
Dalla 4° settimana il cuore già inizia a battere. Subito dopo si iniziano a formare le orecchie, il naso,
la bocca ed inizia l’avvio delle braccia e delle gambe e nel 2° mese il feto è di 2,5 mm e di appena 6
g, che però gia ha in formazione tutti questi aspetti.

 Periodo del feto: dalla 5° settimana in poi iniziano a formarsi gli occhi, il cristallino e dalla
7° settimana si arriva ad una formazione delle orecchie, che cominciano ad essere già ben
formate e si comincia a delineare già lo scheletro e poi tra la 7° e 8° settimana si verifica
già lo sviluppo degli organi genitali e quindi comincia già la fase di differenziazione
sessuale. Il feto comincia ad avere un impianto di natura sensoriale. Il feto comincia a
muoversi e questi organi di senso sviluppatosi cominciano ad affinarsi e si cominciano a
sviluppare quelli che sono i primi schemi di movimento ed espressioni facciali. Ciò è
importante perché oggi ci sono delle teorie, le quali sostengono che la coordinazione
senso-motoria può essere indicativa dello sviluppo cognitivo di un essere umano. Ciò che
succede nelle fasi di questo periodo fetale sicuramente è il fatto che tutti gli organi
(soprattutto il cuore, cervello) cominciano a rifinirsi e cominciano la loro
interconnessione. In maniera specifica, dal 4° e 5° mese la vista e l’udito cominciano ad
essere affini e contestualmente il bambino comincia a mettere in atto gesti come il
masticare, deglutire, succhiare, respirare. Dal 7° al 9° mese è quella fase in cui si viene a
conoscenza se il bambino sarà autosufficiente nella nascita.

Per la psicologia dello sviluppo nel momento in cui il bambino comincia ad essere ad uno stadio del
suo sviluppo, già comincia ad avere una percezione di ciò che accade all’esterno, e quindi significa
che in qualche modo il bambino comincia ad essere sollecitato da quelle che sono le informazioni
di natura sensoriale che arrivano dall’esterno.

In queste fasi l’interazione del bambino con l’ambiente inizia già ad avere un suo significato.

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I FATTORI TERATOGENI
Ci sono una serie di fattori che possono avere degli influssi sullo sviluppo del feto.

Ci sono dei fattori che possono influire e che sono dei semplici fattori esterni, i quali possono
danneggiare l’embrione, il feto e quindi andare a creare dei disordini di natura fisica, come la
cecità, sordità e persino la morte.

Ci possono essere delle infezioni, come la rosolia, herpes, virus… vanno ad influire sullo sviluppo
del bambino.

Ci sono altre tipologie di danni che possono essere arrecate all’embrione, come ad esempio le
sostanze nocive (alcol, sigarette) che possono danneggiare all’embrione.

Ciò che succede è che ci sono dei periodi di sviluppo del feto dove queste sostanze possono
arrecare maggior danno (PERIODI SENSIBILI).

A questa tipologia di fattori può essere esposto anche il padre, siccome portatore al livello
genetico proprio durante la fecondazione. Questi effetti di queste esposizioni possono avere danni
sia danni durante il periodo pre-natale, sia durante il periodo post-natale. Alcuni possono esporsi
più tardi anche durante la crescita.

Ci sono tutte una serie di malattie che possono danneggiare lo sviluppo del bambino, che poi si
verifica in differenti tipologie di problematiche, che poi il bambino da nato può andare a
manifestare e tra queste:

 Rosolia
 Toxoplasmosi: la più temuta dalle gestanti, perché può avere degli effetti sul sistema
cognitivo del bambino.

Non bisogna sottovalutare nemmeno l’utilizzo di alcol durante la gestazione.

L’alcol è uno di quegli elementi che può compromettere la funzione della placenta, e quindi può
mettere a rischio l’intera gravidanza. Esiste proprio una sindrome, definita ‘sindrome fetale
alcolica’ (sindrome che si osservava proprio nelle madre alcoliste). Si può arrivare a :

 Malformazione al cuore
 Malformazione agli arti
 Minore accrescimento
 Irritabilità

Con l’assunzione di piccole quantità di alcol, i bambini non presentano deformità, ma possono
avere un ritardo dell’accrescimento, lentezza nell’elaborazione di un’informazione, QI più bassi
nell’infanzia.

Si possono avere anche effetti sulla motilità degli spermatozoi e anomalie negli spermatozoi stessi.

In realtà si creano anche poi dei contesti collegati tra loro.

ES: Una mamma alcolista genera un bambino con difficoltà, di conseguenza l’ambiente in cui nasce
non è accudente, non è stimolante.

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E’ stato studiato che anche il fumo della sigaretta, come tutte le sostanze nocive e cancerogene,
può agire sulla placenta, si può assistere ad un funzionamento polmonare anomalo o ad
un’ipertensione del neonato, un ritardo nell’accrescimento e la nicotina può aumentare l’effetto
tossico di altre sostanze ingerite.

Degli influssi molto molto più seri sono dovuti all’assunzione di droghe, siccome l’utilizzo di queste
possono provocare danni fisici, ma nello stesso tempo possono portare a delle problematiche
rispetto alla regolazione emotiva del bambino, si possono determinare delle crisi di astinenza del
bambino alla nascita. Ciò non faciliterà un attaccamento con la madre e quindi quest’ultima si
allontanerà dal figlio.

Ci sono anche dei rischi di natura ambientale, come radiazioni, sostanze inquinanti…

Esistono degli aspetti che sono collegati alla nutrizione, anche se oggi ci sono degli integratori
(acido folico)

Importante è che il feto incomincia a risentire degli aspetti emotivi della madre, tant’è vero che lo
stress materno va ad influire sull’attività motoria del feto, perché gli ormoni attraversano la
placenta.

ES: se la donna ha un buon umore, quindi se c’è una carica adrenalinica molto alta, anche l’attività
motoria del feto aumenta, quindi il benessere emotivo della donna è fondamentale in tutte
queste fasi dello sviluppo.

Anche lo stress prima del parto ha un’influenza:

 Quando non si è stressati si ha un basso livello di cortisolo.

ES: il bambino dopo la nascita è tranquillo.

 Quando si è stressati si ha un livello di cortisolo molto alto.

ES: il bambino appena nato piange continuamente.

AMBIENTE PERINATALE: tutto ciò che accade immediatamente dopo la nascita, cioè l’ambiente
sociale subito dopo.

Esistono diverse tipi di posizioni, che sono posizioni che sono di natura culturale.

ES: Parto cesario, parto con anestesia, parto naturale…

Fondamentali sono le prime ore di vita del bambino. Le prime 6\12 ore dopo la nascita
permettono l’instaurarsi di un legame emotivo del bambino con la madre. Anche se il legame non
è così saldo, questo poi non resta a lungo termine e quindi si ha la possibilità di andarlo a
riconsolidare e a ritrattare.

DEPRESSIONE POST PARTUM

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E’ un fenomeno naturale, siccome si verificano dei cambiamenti di natura ormonale, e si verificano
degli stress associati alla responsabilità genitoriale.

Ci sono, quindi, queste forme lievi, chiamate maternity blues, che sono caratterizzate da questa
depressione post partum . Però ci sono anche madri che sviluppano una depressione post-partum
molto più seria e quindi il suo comportamento diventa: ostile, distacco, rifiuto…

Nella relazione con il figlio, il papà diventa più periferico, e nel diventarlo, perché il bambino ha
questo legame simbiotico con la madre (per il nutrimento, per l’attaccamento…), la madre sente
maggiormente la responsabilità genitoriale verso il bambino, siccome la madre si sente tale sin da
quando scopre di aspettare un bambino, mentre il padre lo diventa al momento della nascita del
feto.

Quindi il ruolo del padre è costituito da questa fase di attrazione verso questo bambino.

I fratelli mettono in atto un comportamento più ostile nei confronti del nuovo nato, perché
comunque percepiscono l’arrivo di questo nuovo bambino che riserva per sé tutte le attenzioni dei
genitori e nella maggior parte dei casi si va incontro ad una sorta di regressione. Quindi il fratello
più grande prova a ritornare più piccolino.
ES: Vuole stare nel sediolone, vuole essere imboccato…

BASSO PESO ALLA NASCITA


Due sono le cause del basso peso del bambino alla nascita:

 Cause biologiche, stile di vita materno;


 Prematurità

PREMATURITA’
Può essere un fattore di rischio siccome i bambini prematuri presentano una mancata reattività,
quindi sono dei bambini un po’ più reattivi, spesso hanno delle caratteristiche di irritabilità.

Ci sono stati degli studi che dicono che ci possono essere delle problematiche dal punto di vista
della memoria del lavoro dello sviluppo di competenze grammaticali e fonologiche di bambini nati
pre-termine.

Comunque ogni essere umano ha delle buone capacità di recupero o di compensazione. Questo sia
se sono nati pre termine, ma in generale.

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CAPITOLO 4: LA PRIMA INFANZIA

Secondo una citazione di John Locke, il bambino nasce come una tabula ras, ogni sua caratteristica
viene plasmata dall’esperienza. Il neonato è privo di strutture psicologiche ed estremamente
influenzabile dall’ambiente. La mente nasce vuota e priva di ogni conoscenza. Sono le esperienze
che si fanno nel corso della vita a riempirla.

Gli studiosi dello sviluppo sono molto attenti alla distinzione tra:

 Sensazione: è il processo attraverso il quale i recettori sensoriali rilevano informazioni e le


trasmettono al cervello; ed è un effetto automatico e soggettivo provocato dagli stimoli
sui diversi organi di senso.
 Percezione: è un organizzazione dinamica e soggettiva degli stimoli sensoriali.
Un neonato può:

 Apprendere
 Ricordare
 Contare sui riflessi
 I riflessi funzionano piuttosto bene
 Il neonato reagisce in modo adattivo a molte situazioni.
I riflessi dei neonati
Una delle forze più grandi del neonato è l’insieme dei riflessi a sua disposizione.

Un riflesso è una risposta automatica e involontaria ad uno stimolo.

Questi riflessi oltre ad essere de comportamenti involontari, sono:

 Sono controllati da strutture neurali sotto il livello della corteccia;


 Alcuni sono funzionali solo nei primi mesi di vita;
Essi si suddividono in:

 Riflessi di sopravvivenza = così chiamati perché hanno un valore adattivo (ognuno ha


una propria utilità) e sono:
1. Riflesso di respirazione, inspirazione ed espirazione ripetute.
2. Riflesso di ammiccamento, per esempio aprire e chiudere gli occhi.
3. Rifesso di rotazione del capo, per esempio se un adulto gli tocca la guancia all’angolo
della bocca, il bambino ruota il capo ed apre la bocca (scompare dopo prime
settimane di vita ed è sostituita dalla rotazione volontaria del capo).
4. Riflesso di suzione, per esempio se un adulto gli mette in bocca il dito, il bambino
succhia il dito.
5. Riflesso di deglutizione

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Non tutti i riflessi perdurano nel corso del tempo, molti scompaiono quando maturano i centri
superiori della corteccia cerebrale , questo indica un normale sviluppo neurologico del
bambino.

 Riflessi primitivi: e sono:


1. Riflesso di Babinski, per esempio se un adulto gli sfiora il piede dall’alluce al tallone , il
bambino estende e poi ritrae le dita dei piedi (Si perde intorno agli 8-12 mesi).
2. Riflesso di prensione palmare
3. Riflesso di Moro, per esempio se un adulto per un attimo non gli sostiene il capo
oppure produce un forte rumore, il bambino estende le braccia, curva il tronco e poi
richiude le braccia come se ‘abbracciasse’ (Scompare dopo i primi 6-7 mesi).
4. Riflesso natatorio
5. Marcia automatica, per esempio se un adulto lo regge verticalmente con i piedi che
sfiorano il fasciatoio, il bambino alza i piedi accennando il passo.
Questi riflessi sono:

 Residui filogenetici
ES: Moro..

 Precursori di successive abilità


ES: marcia…

Gli stati del neonato


In una tipica giornata, il neonato passa attraverso 6 stati o livelli di attivazione (arousal):

1. Sonno regolare (Non REM): il bimbo è fermo, con gli occhi chiusi e immobili;
2. Sonno irregolare (REM): il bimbo ha gli occhi socchiusi, con movimento degli arti
3. Sonnolenza: il bambino si sta svegliando oppure addormentando e gli occhi si aprono e si
chiudono
4. Veglia tranquilla: il bambino ha gli occhi spalancati e esplora qualche aspetto
dell’ambiente
5. Veglia attiva: il bambino ha gli occhi aperti, ma facilmente irritabile
6. Pianto
Nel corso del 1 mese, un neonato può passare rapidamente da uno stato all’altro.

I neonati dormono dalle 11 alle 21 ore al giorno e solo 2 o 3 ore in uno stato di veglia
tranquilla. I cicli del sonno sono brevi, dai 45 minuti alle 2 ore. Questi sonnellini frequenti
sono intervallati da periodi di sonnolenza, veglia tranquilla o attiva e pianto.

Dalle 2 alle 6 settimane di età, i neonati dormono solo dalle 14 alle 16 ore al giorno, ad un
certo punto però, tra i 3 e i 7 mesi di età, molti neonati cominciano a dormire di notte e
richiedono solo 2 o 3 sonnellini più brevi durante il giorno. Il sonno diminuisce con l’età e
anche la fase REM.

Da almeno 2 settimane prima di nascere e per tutto il 1 o 2 mese di vita , i neonati trascorrono
almeno metà delle loro ore di sonno in fase REM, che si accorcia dopo la nascita.

I primi pianti del bambino sono risposte spontanee e involontarie ad un qualche malessere
fisico. Esso è adattivo perché richiama l’attenzione dei caregiver (genitori). Il pianto

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diminuisce nei primi 3 mesi di vita , però ciò non accade in bambini con madri poco attente ai
loro bisogni (quando non sono responsive).

Quindi il pianto e il sonno sono dei riflessi adattivi che fanno parte dei regolari schemi di
sviluppo del bambino.

METODI DI RICERCA USATI PER STUDIARE LE ESPERIENZE SENSORIALI E


PERCETTIVE DEL NEONATO
Esistono diversi tipi di metodi utilizzati per studiare le esperienze percettive e sensoriali del
bambino.

 Metodo della preferenza: è un procedimento nel quale si presentano 2 stimoli


simultaneamente , per vedere se i neonati si dedicheranno più ad uno che all’altro e
quindi per stabilire se i bambini sapessero discriminare modelli visivi. I neonati
venivano messi supini in una looking chamber e venivano mostrati loro 2 o più
stimoli. Un osservatore posto sopra la macchina registrava la durata del tempo in cui
il bambino osservava ciascuno schema visivo. Se un neonato guardava un bersaglio
più a lungo di un altro, presumeva che gli piacesse di più. I neonati, quindi, sapevano
facilmente discriminare forme visive. Sembra, allora, che l’abilità di discriminare
forme sia innata. Il metodo della preferenza, però, ha un difetto sostanziale, ovvero,
se un neonato non mostra alcuna preferenza, non appare chiaro, se il bambino non li
sappia discriminare, oppure se semplicemente li abbia trovati ugualmente
interessanti.
 Metodo dell’abituazione: l’abituazione è la diminuzione della risposta ad uno stimolo
che è diventato familiare attraverso la ripetizione. Nel momento in cui il neonato
smette di rispondere ad uno stimolo familiare, è perché già lo riconosce. Per
verificare la capacità del neonato di discriminare due stimoli in qualche modo diversi
tra loro, il ricercatore presenta uno degli stimoli fino a quando il bambino si abitua. A
quel punto si mostra il secondo stimolo e il bambino si disabituerà e a questo punto
l’attenzione si riaccende.
Per distinguere effetti di preferenza e effetti di abituazione occorre:

 Utilizzare stimoli non troppo familiari;


 Importante considerare la curva di familiarità di ciascun bambino.

 Potenziali evocati: un altro metodo per determinare ciò che i neonati percepiscono o
sentono è di presentare loro uno stimolo e registrare le loro onde cerebrali. Si
pongono degli elettrodi sul cranio del neonato, ciò significa che le risposte a stimoli
visivi sono registrate dalla parte posteriore del capo , sopra il lobo occipitale e se il
bambino avverte lo stimolo, ci sarà un cambiamento nella forma delle onde cerebrali
(Potenziali evocati). Questi possono anche dirci se i neonati sanno discriminare figure
e suoni diversi, poiché se sono percepiti come diversi producono schemi diversi di
attività elettrica.
 Il metodo della suzione: consiste nel dare al bambino un ciuccio speciale, dotato di
circuito elettrico. Quando il neonato succhia più velocemente o più intensamente di
quanto non abbia fatto durante l’osservazione di baseline, avvia il circuito elettrico
nel ciuccio e attiva così un proiettore che introduce un certo tipo di stimolazione
sensoriale. Se il neonato dovesse trovare lo stimolo che a lui interessa, può esibire

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scatti di suzione più intensa. Se poi il ricercatore inserisce uno stimolo che il neonato
trova più interessante , produce un aumento della suzione. Così il neonato ha
discriminato il secondo stimolo dal primo.
LE CAPACITA’ SENSORIALI DEL NEONATO
Le capacità sensoriali del neonato sono:

1. Udito: Nelle prime ore di vita i neonati hanno un’insensibilità ai suoni più deboli, che
potrebbe essere dovuta, in parte, ai fluidi che sono colati nell’orecchio interno durante il
parto. I neonati possono sentire molto bene e possono discriminare i suoni verbali e
anche la voce della mamma, ma si calmano se sentono dei suoni ritmici (battito cardiaco).
Preferiscono già la voce della madre rispetto a quella di un’altra donna.
2. Gusto e olfatto: I neonati sviluppano alcune chiare preferenze di gusto. Al esempio
preferiscono i sapori dolci a quelli aspri. Gusti diversi suscitano anche espressioni facciali
diverse. Un neonato di 1-2 settimane nutrito al seno , è già in grado di riconoscere sua
madre da altre donne dall’odore del suo seno e delle ascelle. Infatti, ciascuno di noi ha
una ‘firma olfattiva’ unica che i neonati riescono a riconoscere.
3. Tatto: Il neonato reagisce alle stimolazioni tattili in quasi tutte le parti del corpo, specie
mani e contorno bocca. L’effetto terapeutico del tatto è anche dovuto al fatto che le
carezze e massaggi delicati richiamano l’attenzione di bambini disattenti e calmano quelli
agitati. Nel corso del tempo i bambini iniziano a usare il tatto per esplorare gli oggetti ,
prima con la bocca e poi con le mani. Il tatto è dunque un mezzo attraverso il quale i
neonati acquisiscono conoscenza dell’ambiente.
4. Vista: è il senso meno sviluppato, ha una scarsa acuità visiva (capacità di vedere oggetti
piccoli), ma migliora nei primi 6 mesi. Discrimina alcuni colori, come il rosso, blu e verde e
anche i volti delle persone significative (sempre ad una certa distanza) ed è sensibile ai
cambiamenti di luminosità.
PERCEZIONE VISIVA
La prima percezione : 0-2 mesi

I bambini riescono a discriminare facce e non facce, che siano posizionati sempre ad una certa
distanza.

Un esperimento molto importante sulla percezione visiva è che i neonati sono affascinanti da ciò
che vedono meglio, ovvero forme moderatamente complesse, in movimento, con alto contrasto.
Facce disordinate, ma ugualmente interessanti. Quindi sono affascinati da stimoli molto ricchi .

Un esperimento è quello di Fantz, che mostrava ai bambini piccoli una faccia costituita da tante
caratteristiche e uno stimolo di una faccia semplice, costituite dalla stessa quantità di luce, ombre
e curvature. I bambini erano interessati a quella ricca tanto quanto alla faccia normale. Pertanto i
bambini molto piccoli preferiscono guardare stimoli ad alto contrasto con confini netti tra luce e
ombra, stimoli complessi con dettagli curvilinei, grandi, nuovi, in movimento e strutturati può
spiegare perché questi stimoli avevano la stessa quantità di contrasto, curvature e complessità.

Il bambino, quindi, è attratto dal volto umano, sicuramente per la simmetria, il movimento ,
contorni.

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Successiva percezione delle forme: 2-12 mesi

Tra i 2 e i 12 mesi , il sistema visivo del neonato matura rapidamente. Si incomincia ad organizzare
tutta la percezione, e si iniziano ad accomodare (focalizzare) le strutture oculari, così che a 6 anni il
bambino possa avere una visione totalmente sviluppata.

 3 mesi: Incomincia a percepire i contorni soltanto intorno ai 3 mesi. Un aspetto


importante che il bambino acquisisce intorno ai 3 mesi è quello della costanza di forma,
quindi della costanza percettiva, cioè gli oggetti non cambiano forma anche se osservati
da differenti angolature , quindi il bambino comincia a capire che un oggetto anche se lo
guarda da differenti prospettive è sempre lo stesso oggetto, mentre prima dei 3 mesi, un
oggetto può essere diverso, se lo percepisce da un’altra prospettiva (per esempio girato).
Prima dei 3 mesi ha una percezione molto generalizzata , quindi non riescono a
riconoscere un oggetto se cambia orientamento o inclinazione .
ES: Per dimostrare questa nuova abilità nel percepire le forme, ci fu un esperimento messo in
pratica da KELLMAN e Spelke. Hanno posto una barriera protettiva. Dietro questa barriera,
dall’alto e dal basso usciranno 2 estremità di bastoni. Le 2 parti verranno poi fatte muovere avanti
e dietro nella stessa direzione. Un adulto si aspetterà che al di là dello schermo ci sia un unico
bastone. Stessa cosa per i bambini. Gli studiosi hanno provato a sottoporre a un campione di
bambini di 3 mesi entrambe le soluzioni. I bambini di 3 mesi sono assai più incuriositi, quando
vedono ciò che non si aspetterebbero, in questo caso 2 bastoni distinti. Lo sperimentatore
conclude dicendo che il bambino, al di là dello schermo si attende un unico bastone.

 Tra i 4-5 mesi : inizia ad avere anche la percezione della grandezza e capiscono che lo
stesso oggetto non è diventato più piccolo, ma semplicemente si è allontanato.
 Già dai 7 mesi iniziano già a utilizzare indizi visivi, quindi iniziano a capire che un oggetto
può essere interposto ad un altro , quindi nascosto.
 dai 6 ai 14 mesi cominciano ad avere il concetto di profondità ed è stata studiata
attraverso il ‘precipizio visivo’, che consiste nel creare l’impressione illusoria che
superando un certo punto di una superficie di vetro, ci sia il baratro.
ES: La studiosa Gibson ha condotto un esperimento sul precipizio visivo. Il precipizio visivo è
costituito da una lastra di vetro trasparente sollevata da terra divisa in 2 sezioni da una tavola
centrale. Nella parte superficiale il disegno di una scacchiera è posizionato direttamente sotto il
lastro di vetro. Nella parte profonda , il disegno è posizionato ad una certa distanza sul pavimento,
creando l’illusione del baratro. I bambini venivano posizionati al centro della tavola e venivano
incoraggiati dalle madri di oltrepassare la zona profonda. Testando bambini tra i 6 mesi e mezzo e
oltre, Gibson trovò che il 90% dei bambini attraversava il lato superficiale e solo il 10% dei bambini
quello profondo. Quindi la maggior parte dei bambini, nel periodo in cui si gattona, ha paura dei
dislivelli e della profondità. Bambini di 2 mesi mostravano una diminuzione del battito cardiaco sul
lato profondo, mentre non mostravano variazioni su quello superficiale. Quindi bambini di 2 mesi
individuano una differenza tra i 2 lati, ma non hanno ancora paura dei precipizi.

La percezione transmodale

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Noi abbiamo anche la percezione transmodale, cioè l’abilità di usare una modalità sensoriale per
identificare uno stimolo che è già familiare attraverso un’altra modalità sensoriale.

I sensi sono integrati alla nascita?


I bambini passano da uno stato amodale (avvicinamento, attrazione ad un oggetto) a uno stato
transmodale ovvero l’abilità di riconoscere attraverso una modalità sensoriale un oggetto che è
familiare per un’altra modalità sensoriale. Dunque il bambino incomincia a creare differenze tra le
componenti sensoriali. I sensi sono integrati alla nascita e i bambini si aspettano di toccare e
sentire gli oggetti che possono vedere.

 tatto e vista: Lo studioso Bower ha esposto neonati fino al 1 mese di vita , facendo
indossare loro occhialini, ad un’esperienza virtuale. Questi occhialini creavano un oggetto
virtuale. Se un bambino si fosse avvicinato all’oggetto, la sua mano non avrebbe sentito
nulla. Bower si è trovato di fronte a bambini che volevano afferrare l’oggetto e che spesso
, frustrati, scoppiavano in un pianto fin quando non riuscivano a toccarlo. Quindi vista e
tatto sono integrati. Un’incongruenza tra vista e tatto crea disagio.
 vista e udito : Aronson ha fornito un altro esperimento sulle incongruenze tra vista e
udito. Quest’esperimento rivela che spesso i bambini tra 1-2 mesi quando vedono la
propria mamma attraverso uno schermo e la sua voce provenire da un altoparlante crea
in loro un disagio. Quindi vista e udito sono integrati.
Sviluppo della percezione transmodale
Studi hanno dimostrato che i bambini di 1 mese erano in grado di riconoscere con la vista alcuni
degli oggetti che avevano precedentemente succhiato. In uno studio Gibson e Walker
consentivano ai bambini di succhiare o un cilindro rigido o uno spugnoso. Poi venivano mostrati
visivamente i due oggetti e i bambini che avevano succhiato il cilindro spugnoso preferivano
guardare il cilindro rigido e viceversa.

L’abbinamento transmodale tra vista e udito emerge intorno ai 5 mesi, quando i bambini
incominciano a girare volontariamente la testa in direzione dei suoni. Tuttavia mentre i sistemi
sensoriali separati maturano, la percezione transmodale permette di conoscere ed esplorare il
mondo. In alcune situazioni i bambini di 1 anno possono dimostrare una risposta più forte a stimoli
percepiti da più di un senso. Infatti durante la procedura del precipizio visivo, i bambini
attraversavano il precipizio più velocemente quando ricevevano sia indizi uditivi che visivi dalle
loro madri, più lentamente quando ricevevano solo indizi uditivi e molto più lentamente quando
ricevevano solo indizi visivi.

Quindi l’abilità tattile abbinata a quella visiva compare verso i 4-6 mesi d’età, mentre
l’abbinamento transmodale tra vista e udito compare anch’esso attorno ai 4 mesi.

L’IPOTESI DELLA RIDONDANZA INTERSENSORIALE


L’ipotesi della ridondanza intersensoriale afferma che l’individuazione amodale di uno stimolo
aiuta lo sviluppo e la differenzazione di ciascun senso preso individualmente. Dunque il sistema
percettivo del bambino avanza da uno stato amodale, in cui i diversi input sensoriali vengono
percepiti come un tutt’uno, a uno stato transmodale in cui il bambino riesce a separare il suono
dalla vista, la vista dall’olfatto ecc. Dunque prestare attenzione agli stimoli intermodali promuove
la differenziazione percettiva.

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ES: Mentre i bambini imparano a vedere, udire, odorare, sono in grado di distinguere e poi
reintegrare le modalità sensoriali che stanno diventando sempre più differenziate.

Influenze culturali sulla percezione infantile


La cultura può avere degli effetti sulla nostra percezione.

Ad esempio la musica è uno strumento culturale che influenza la nostra percezione uditiva.

Dei ricercatori fecero ascoltare a bambini di 6 mesi delle melodie occidentali sia indonesiane.
Inserita tra le melodie vi era una nota “ stonata” che violava la scala musicale. I bambini spesso
individuavano queste note stonate, dunque i bambini nascono col potenziale di percepire la
musicalità e di discriminare la buona dalla cattiva musica. La nostra cultura determina quali input
sensoriali sono distintivi e come dovrebbero essere interpretati, ed è per questo che impariamo a
non sentire certi fonemi se non sono distintivi della lingua che parliamo. Il modo in cui
percepiamo il mondo non dipende solo dall’APPRENDIMENTO PERCETTIVO, ma anche dalle
esperienze di apprendimento culturale che forniscono una struttura per interpretare questi input.

Apprendimento di base nella prima infanzia


L’apprendimento è un cambiamento relativamente permanente nel comportamento ed è il
risultato delle esperienze o della pratica di una persona. La scuola psicologica che ha più parlato
dell’apprendimento fu il ‘comportamentismo’, della quale il precursore fu Pavlov e il fondatore
Watson. Esistono 4 metodologie di apprendimento:

 Abituazione: è una forma di apprendimento attraverso la quale si smette di dare


attenzione o rispondere ad uno stimolo. L’abituazione migliora durante il primo anno.
Infatti bambini di 4 mesi devono essere esposti a uno stimolo prima che si abituino,
mentre i bambini dai 5 ai 12 mesi possono riconoscere lo stesso stimolo come familiare
dopo pochi secondi di attenzioni. Dopo i 12 mesi inoltre i neonati sono anche in grado di
abituarsi ad oggetti collegati ad altri. Coloro che si abituano rapidamente durante i primi
6-8 mesi di età sono più rapidi a capire ed utilizzare il linguaggio durante il secondo anno
e ottengono punteggi più alti nei test di intelligenza. Questo succede perché la velocità di
abituazione misura la velocità alla quale l’informazione viene elaborata.
 Condizionamento classico: è la creazione di una connessione tra un nuovo stimolo e un
riflesso esistente. È un tipo di apprendimento in base al quale uno stimolo
originariamente neutro, che non provoca una risposta , è in grado di provocarlo in seguito
grazie alla connessione di questo stimolo con lo stimolo che normalmente provoca questa
risposta. Nacque come risultato degli studi di Ivan Pavlov soprattutto nei riflessi
condizionati della salivazione nei cani.
ES: A 2-3 giorni di vita, se viene associato un tono neutro alla presentazione di una
tettarella che provoca risposta di suzione, la risposta di suzione avviene anche al solo
ascolto del suono.
 Condizionamento operante: Il condizionamento operante è stato inventato da Skinner.
Nel condizionamento operante un comportamento si manifesta più frequentemente se
viene rinforzato (positivamente o negativamente) o punito.
ES: Il bambino sorride, il caregiver sorride a sua volta, il bambino sorriderà di nuovo (rinforzo
positivo)

Il bambino si lamenta perché non vuole andare a scuola, il caregiver lo accontenta (rinforzo
negativo).

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Il bambino non riordina i giocattoli, il caregiver lo sgrida (punizione positiva).

Il bambino fa cadere un vaso a terra giocando con il triciclo, il caregiver porta via il triciclo
(punizione negativa).

 Apprendimento osservativo: è un apprendimento che deriva dall’osservazione del


comportamento altrui. Quasi tutto può essere appreso guardando altri. A differenza del
condizionamento classi o operante, questa tipologia non necessita di rinforzo. Questa
forma cognitiva di apprendimento avviene quando chi osserva presta molta attenzione al
modello e costruisce delle rappresentazioni simboliche del modello. Questi simboli
mentali vengono immagazzinati nella memoria e poi recuperati più avanti. Ovviamente
un apprendimento osservativo non necessita solo della capacità di imitare, ma anche di
codificare (( il processo attraverso il quale una stimolazione esterna viene convertita in
rappresentazione mentale).
I bambini possono ricordare ciò che hanno imparato?
 I bambini di 2 mesi: ricordavano fino a 3 giorni dopo l’apprendimento;
 bambini di 3 mesi : ricordavano ciò per più di una settimana
In realtà i bambini ricordano anche a 2-4 settimane di età, ma bisogna attivare il ricordo guidato.

L’Imitazione dei neonati


Uno degli aspetti più importanti del bambino è anche la capacità di imitare. Studi hanno
dimostrato che i bambini più piccoli di 7 giorni erano in grado di imitare alcuni gesti facciali
dell’adulto , tra cui tirar fuori la lingua, chiudere e aprire la bocca ecc..

Ciò accade perché all’interno del nostro cervello sono presenti dei neuroni, chiamati neuroni
specchio. Questi neuroni fanno in modo di attivare gli stessi schemi motori che si stanno attivando
nell’altra persona che ci sta di fronte e attraverso questi neuroni noi riusciamo ad imitare tutto
quello che avviene dal punto di vista motorio nel bambino.

A 9 mesi, alcuni bambini sanno imitare azioni molto semplici fino a 24 ore dopo la prima
osservazione . Quest’imitazione è chiamata ‘imitazione differita’ ( abilità di riprodurre un’attività
di un modello, in un momento successivo) e si sviluppa più rapidamente intorno al 2 anno di età.

Alcuni ricercatori sostengono che l’apprendimento osservativo può avvenire anche senza un
modello. Chiamano questa particolare modalità di apprendimento osservativo ‘emulazione’.

24
CAPITOLO 5: LO SVILUPPO FISICO

I bambini crescono molto rapidamente nei primi 2 anni d’età, però con irregolarità, cioè
non è un percorso lineare, ma è un percorso che presenta degli scatti, momenti che sono
forti da un punto di vista evolutivo, si presentano momenti in cui si sviluppano abilità
specifiche, prima di allora sconosciute. Durante l’età scolare, invece, i bambini crescono
poco. La crescita fisica sono evidenti nella pubertà, quando gli adolescenti entrano in un
periodo che dura 2 o 3 anni di scatto di crescita (aumento di statura). Dopo questo
grande scatto di crescita, si registrano normalmente piccoli aumenti nell’altezza fino alla
statura adulta completa raggiunta a metà o fine dell’adolescenza.

Una volta superata la prima infanzia , lo sviluppo fisico procede con:

 Lo sviluppo del cervello


 Lo sviluppo del corpo
 Lo sviluppo delle abilità motorie
 Lo sviluppo sessuale
Cambiamenti delle proporzioni del corpo
Quando il bambino cresce, la forma del corpo cambia rapidamente, cioè lo sviluppo
procede in una direzione cefalo-causale (dalla testa in giù). Mentre i bambini crescono
verso l’alto, stanno anche crescendo in una direzione prossimo-distale (dalla parte più
vicina a quella più lontana).

Le strutture dello scheletro che si formano durante il periodo prenatale, inizialmente


sono costituiti da morbida cartilagine , che gradualmente si ossificherà (indurirà) nel
materiale osseo. Il cranio consiste in ossa morbide che possono essere compresse in
modo da permettere al bambino di passare attraverso la cervice e il canale del parto,
rendendo il parto più semplice per il bambino e la madre. Queste ossa craniche sono
separate da 6 buchini, o fontanelle, che vengono gradualmente riempite di minerali fino a
formare un cranio uniforme all’età di 2 anni , con punti flessibili in corrispondenza delle
cuciture, dove si legano le ossa craniche. Queste cuciture , consentono al cranio di
espandersi , mentre il cervello si ingrandisce. Un metodo per misurare l’età ossea (livello
di ossificazione) del bambino è la radiografia del polso. Proprio utilizzando questa tecnica
, i ricercatori hanno scoperto che le femmine maturano più velocemente dei maschi.
Non tutte le parti dello scheletro crescono e si induriscono allo stesso ritmo . Il cranio e le
mani maturano per primi , mentre le ossa delle gambe continuano a svilupparsi fino a
metà o fine adolescenza. Lo sviluppo osseo è completo all’età di 18 anni.

I neonati nascono già con tutte le fibre muscolari di cui hanno bisogno. Esse si sviluppano
in senso cefalo-caudale e prossimo-distale . Anche in questo caso non tutti si sviluppano
con lo stesso ritmo: i muscoli della testa e del collo maturano prima di quelli del tronco e

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degli arti. Come molti altri aspetti dello sviluppo fisico, la maturazione del tessuto
muscolare avviene molto gradualmente durante l’infanzia , per poi accelerare durante la
prima adolescenza.

Esistono notevoli variazioni all’interno degli individui e nelle varie popolazioni.

ES: Persone provenienti dall’Africa e dall’Asia tendono ad essere più piccole rispetto alle
persone del Nord America e dell’Australia. Ciò dipende dall’ereditarietà della nostra
specie, ovvero il comune programma di maturazione che tutti gli esseri umani
condividono.

Lo sviluppo del cervello


Il cervello, come il corpo, cresce velocemente durante i primi 2 anni d’età del bambino.

Il periodo che va dagli ultimi 3 mesi prenatali al compimento dei 2 anni d’età, è indicato
con il nome di scatto di crescita cerebrale, periodo in cui viene raggiunta più della metà
del peso del cervello finale del bambino.

Il cervello umano ed il sistema nervoso sono formati da un trilione di cellule chiamate:

 Sinapsi: Lo spazio di connessione tra una cellula nervosa e l’altra ;


 Neuroni: sono cellule nervose che ricevono e trasmettono impulsi neurali; essi
vengono prodotti nel tubo neurale dell’embrione in via di sviluppo. Gli scienziati
recentemente hanno dimostrato che la formazione di nuovi neuroni
nell’ippocampo (area cerebrale per l’apprendimento e la memoria) avviene per
tutta la vita;
 Cellule gliali: sono un altro tipo di cellule nervose che permettono lo scatto di
crescita cerebrale ; essi forniscono nutrimento ai neuroni e li racchiudono
all’interno di guaine isolanti di una sostanza chiara, chiamata mielina. Le cellule
gliali sono più numerose dei neuroni e si continuano a formare per tutta la vita.
I neuroni possono compiere qualsiasi funzione neurale e tale funzione dipende da dove il
neurone finisce (area visiva, area uditiva).

La formazione di sinapsi è chiamata sinaptogenesi. Il neonato , in media, possiede molti


più neuroni e connessioni neurali dell’adulto, siccome i neuroni che si interconnettono
con altri neuroni con successo, estromettono quelli che non vi riescono, quindi circa la
metà dei neuroni prodotti nei primi anni di vita muoiono presto. I neuroni che
sopravvivono formano centinaia di sinapsi , molte delle quali scompariranno se il
neurone non viene stimolato. Questo meccanismo viene chiamato ‘plasticità’, cioè
capacità di cambiamento dovuto all’esperienza. Altri neuroni sopravvissuti non
adeguatamente stimolati, perdono le loro sinapsi e rimangono di riserva per
compensare danni cerebrali o per supportare nuove abilità. Infatti , lo sfoltimento
sinaptico è chiamato pruning.

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Questi fenomeni sono connessi alla plasticità del cervello del bambino, dovuto
all’esperienza. Quindi l’esperienza è fondamentale. I neuroni, invece, non stimolati,
vanno incontro a degenerazione.

Es: Un esperimento è quello degli scimpanzè neonati, che venivano allevati al buio per
periodi di tempo variabili. Gli scimpanzè allevati al buio andavano incontro ad atrofia
della retina e dei neuroni che costituiscono il nervo ottico.

Non tutte le parti del cervello si sviluppano alla stessa velocità. Alla nascita le aree più
sviluppate sono:

 Aree subcorticali, che controllano gli stati di coscienza, i riflessi innati e le funzioni
biologiche vitali (digestione, respirazione);
 Aree motorie primarie, che controllano semplici attività motorie;
 Aree sensoriali primarie, che controllano i processi sensoriali
Questo è il motivo per cui i neonati sono degli esseri senso-motori.

La plasticità diminuisce nel corso dello sviluppo, ma permane nell’adulto.

Essa consente strategie di recupero in conseguenza di una lesione.

Quando una lesione coinvolge un’area cerebrale, determina una plasticità cross modale,
termine utilizzato per descrivere un fenomeno per cui chi nasce cieco o sordo potrà
sfruttare, almeno in una certa misura, i neuroni di altre aree corticali destinati ad altre
funzioni.

Es: soggetti con sordità congenita utilizzano parte della corteccia uditiva per elaborare
stimoli visivi.

Le cellule gliali producono una sostanza chiamata ‘mielina ‘ , che forma una guaina
attorno ai singoli neuroni. Questa guaina mielinica funge da isolante per accelerare la
trasmissione degli impulsi nervosi , permettendo al cervello di comunicare in modo più
efficiente con le diverse parti del corpo. Anche se la mielinizzazione procede
rapidamente durante i primi anni di vita , per alcune aree avviene tardi, in adolescenza :

 corteccia frontale
 formazione reticolare
Ciò provoca una mancanza di attenzione.

Il cervello è costituito da 2 metà (emisferi) connesse dal corpo calloso ( fascio di fibre
nervose che connette i 2 emisferi e trasmette un’informazione da un emisfero all’altro,
commissura della neocorteccia, presente solo nei mammiferi placentati e particolarmente
sviluppata nei primati).

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Ogni emisfero è ricoperto da una corteccia cerebrale , ovvero lo strato esterno del
cervello che controlla i processi sensoriali e motori, la percezione.

Quindi il cervello è un organo lateralizzato .

L’emisfero sinistro controlla la parte destra del corpo e le sue funzioni sono: pensiero
analitico, logica, linguaggio , scienze.

L’emisfero destro controlla la parte sinistra e le sue funzioni sono: pensiero olistico,
intuizione , creatività, arte.

I due emisferi sono alquanto simmetrici rispetto alle funzioni sensoriali e motorie
fondamentali;

Per molti decenni è stato sostenuto che l’emisfero l’emisfero sinistro fosse dominante,
mentre il destro meno importante. Ma negli anni ’60 si andarono accumulando prove,
sempre più significative, del fatto che anche l’emisfero destro è la sede di speciali funzioni
intellettive.

ES: il cervello degli altri mammiferi, contrariamente a quello umano,

non sembra essere fortemente lateralizzato, salvo rare eccezioni.

Il corpo calloso ha permesso un ampliamento delle capacità a costo zero, ma Visto che
collega i due emisferi permettendo uno scambio di informazioni, mutazioni specifiche
possono essere avvenute in un’area lateralizzata di un emisfero e rimanere assenti
nell’altra.

Es: (SPLIT-BRAIN) Le prove che i due emisferi sono specializzati in attività distinte
cominciarono ad emergere con grande evidenza negli anni ’60, quando Gazzaniga iniziò a
studiare soggetti sui quali, come rimedio estremo per trattare l’epilessia, era stato
sezionato chirurgicamente il corpo calloso.

Quindi, quando l’immagine appare nel campo visivo destro (quindi giunge all’emisfero
sinistro specializzato nella comprensione del linguaggio), il soggetto è in grado di
descriverla con la stessa precisione di qualsiasi persona dal cervello indiviso;

Se l’immagine appare nel campo visivo di sinistra (perciò arriva all’emisfero destro
specializzato nella comprensione delle relazioni spaziali), il paziente sostiene che non è
stata proiettata alcuna immagine, o tenta a caso d’indovinare.

Nel corso dello sviluppo, la lateralizzazione:

• Può essere già ben impostata alla nascita

• 2/3 dei feti sono posizionati con l’orecchio dx verso l’esterno: linguaggio
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• Quando sono coricati i neonati si girano a destra piuttosto che a sinistra

• Mano per impugnare 2 anni, altre lateralizzazioni emergono più tardi

• Quando la lateralizzazione è incompleta c’è più possibilità di recupero

Lo sviluppo motorio
È uno sviluppo tra i più importanti del primo anno di vita.

Le ricerche più recenti evidenziano come l’acquisizione di competenze motorie favorisca


uno sviluppo cognitivo armonioso e sia importante per l’incremento delle funzioni
esecutive.

Le funzioni esecutive regolano i processi di pianificazione, controllo e coordinazione del


sistema cognitivo e governano l'attivazione e la modulazione di schemi e processi
cognitivi.

ES: lo spostamento flessibile dell'attenzione sulle informazioni rilevate

Esistono forme fondamentali di movimento , superiori alle altre, che appaiono per primi
nello sviluppo dell’individuo e diventano patrimonio originario dell’adulto. Queste
funzione insieme vengono dette ‘tecnico tattiche’ ,cioè tecniche sia di coordinamento
(tecniche), sia cognitive (tattiche) permettono di arrivare ad un determinato scopo.

ES: Lanciare, arrampicare, calciare, saltare…

Anche lo sviluppo motorio avanza in direzione :

 cefalo caudale : dalla testa-tronco-gambe…


 prossimo distale: tronco-spalle-mani-dita…
 Semplice-complesso: da movimenti globali a quelli discreti del corpo..
Sono state ipotizzate 3 possibilità per spiegare la motivazione del precoce sviluppo
motorio dei bambini:

 Il punto di vista maturazionale: lo sviluppo motorio è un prodotto della


maturazione del sistema nervoso , che avviene secondo una sequenza
geneticamente programmata. E’ stato sperimentato che la pratica aiuta soltanto
a perfezionare le abilità che la maturazione ha reso possibile. Ciò è stato
dimostrato da un esperimento di McGraw su una coppia di gemelli. Inoltre lo
sviluppo motorio avviene in tutte le specie animali secondo una sequenza fissa,
inscritta nei geni.
 L’ipotesi esperienziale: Anche l’opportunità di fare pratica delle abilità motorie è
importante, quindi Il ruolo dell’esperienza può essere determinante.
 Teoria dei sistemi dinamici: è una teoria che vede le abilità motorie come
riorganizzazioni di capacità precedentemente padroneggiate, in modo da trovare
modalità più efficaci di esplorare l’ambiente o di soddisfare altri scopi. Quindi
nuove abilità motorie emergono dal momento che i bambini spinti dalla curiosità
29
riorganizzano le capacità esistenti in modo da realizzare importanti obiettivi. Un
esempio è dato dall’esperimento di Goldfield che ha studiato l’abilità dei
neonati di gattonare. Goldfield studiò che i bambini gattonano dopo che:
-Girano e sollevano la testa verso qualcosa di interessante.
-Hanno raggiunto una preferenza mano/braccio per raggiungere qualcosa.
-Hanno iniziato a calciare con la gamba opposta al braccio teso.

Altri 2 aspetti dello sviluppo motorio che aiutano i bambini ad esplorare


l’ambiente circostante e ad adattarvisi sono:
 Avvicinamento volontario: (nascita fino ai 3 mesi) i neonati sono già dotati di un
riflesso di presa e sono anche predisposti ad avvicinarsi ad oggetti (pre-
avvicinamento). A 2 mesi i tentativi di presa e di pre avvicinamento tentano di
regredire, per poi lasciar posto all’avvicinamento volontario . Quindi i bambini di
3 mesi sviluppano una nuova abilità, allungando le braccia ed effettuando
aggiustamenti in aria.
 Manipolazione (4-5 mesi): Il bambino a 4-5 mesi inizia ad afferrare oggetti con
entrambe le mani . Passa da una prensione ulnare ad una prensione a pinza. La
prensione ulnare è un’abilità di manipolazione precoce in cui il bambino afferra
gli oggetti premendo le dita contro il palmo. La prensione a pinza è un’abilità in
cui il bambino usa il pollice in opposizione alle altre dita, consentendo al bambino
di diventare più abile a sollevare e manipolare oggetti.
Lo sviluppo sessuale
L’inizio dell’adolescenza è annunziato da 2 cambiamenti nello sviluppo fisico:

 Scatto di crescita: è il rapido aumento nella crescita fisica che segna l’inizio
dell’adolescenza;
 La pubertà: il momento in cui una persona raggiunge la maturità sessuale ed è
fisicamente in grado di concepire un bambino.
Quindi, lo scatto di crescita è la rapida accelerazione in altezza e peso che segna l’inizio
dell’adolescenza.

Le ragazze normalmente vanno incontro a questo scatto di crescita all’età di 10.5 anni e
raggiungono un picco di crescita a 12 anni, per poi ritornare ad una velocità di crescita
inferiore a 13\13.5 anni.

I ragazzi, invece, si distanziano dalle ragazze di 2\3 anni: iniziano il loro scatto a 13 anni,
hanno il picco a 14 e ritornano ad una velocità di crescita più graduale a 16 anni.

La maturazione sessuale avviene all’incirca allo stesso tempo in cui si verifica lo scatto di
crescita. Nelle ragazze, la maturazione sessuale inizia ai 9-11 anni, quando il tessuto
adiposo si accumula attorno ai capezzoli, formando piccoli ‘bottoni mammari’. Il completo
sviluppo dei seni, termina attorno ai 14 anni. Attorno ai 12 anni , la ragazza media
raggiunge il menarca, ovvero il momento della sua prima mestruazione. Le giovani
ragazze, spesso, hanno le mestruazioni senza ovulazione e quindi non possono riprodursi
per 12\18 mesi successivi. Per i ragazzi la maturazione sessuale inizia circa tra i 10-13
30
anni con l’allargamento dei testicoli. Tra i 13-14.5 anni inizia la produzione dello sperma e
tra i 14.5-15 anni la maggior parte dei ragazzi avrà raggiunto la pubertà e la possibilità di
diventare padre.

Però esistono anche delle differenze individuali tra persone, tra soggetti, ci sono anche
ragazzi o ragazze che maturano prima rispetto ad altre ed è una variazione biologica
perfettamente normale.

Oggi oltre a differenze tra ragazze e ragazzi, differenze individuali, si parla anche di
tendenze secolari, ovvero la tendenza nelle società industrializzate verso una
maturazione più precoce oggi rispetto al passato. Oggi per ‘pubertà precoce’ s’intende la
pubertà iniziata prima degli 8 anni per le bambine e prima dei 9 per i maschi.

Cause dello sviluppo fisico


Ciò che permette lo sviluppo fisico, ovvero ai bambini di crescere e il cambiamento nel
periodo dell’adolescenza è uno ghiandola endocrina, chiamata ‘ghiandola pituitaria’, una
ghiandola maestra posizionata alla base del cervello che regola le ghiandole endocrine e
produce l’ormone della crescita (GH), il quale stimola la rapida crescita e lo sviluppo delle
cellule somatiche ed è il principale responsabile dello scatto di crescita adolescenziale.
Purchè lo scatto di crescita adolescenziale abbia luogo, le secrezioni pituitarie stimolano
le ovaie di una ragazza a produrre più estrogeno e i testicoli di un ragazzo a produrre più
testosterone. Una volta che questi ormoni sessuali raggiungono un livello critico,
l’ipotalamo induce la ghiandola pituitaria a produrre più ormone della crescita.

Lo scatto di crescita
Ci sono 3 fasi che caratterizzano i cambiamenti somatici nell’adolescenza:

 Fase postpuberale (1-2 anni prima della pubertà): iniziano a manifestarsi alcune
lievi modificazioni corporee caratterizzate da un arrotondamento delle forme e
da un leggero aumento di peso.
 Nella pubertà le modificazioni osservabili si possono dividere in 2 categorie:
1. La prima si riferisce allo ‘scatto di crescita’, cioè un rapido e improvviso
aumento di altezza e peso;
2. La seconda riguarda la piena maturazione dei caratteri sessuali: nella
femmina si sviluppa il seno, si arrotondano i fianchi e compare il primo ciclo
mestruale (menarca), nei maschi, invece, cresce la barba e cambia la voce.
 Nella fase postpuberale e della tarda adolescenza i mutamenti sono meno
evidenti e completano diffusione della peluria, lo sviluppo di tessuti sottocutanei
e lo stabilizzarsi della forza muscolare.

Influenze ambientali
Si verificano tipologie di influenze ambientali, che possono avere un effetto importante
sulla crescita e sullo sviluppo fisico:

31
 Alimentazione: una dieta non adeguata causa ‘problemi di denutrizione’ , però
se la denutrizione non è prolunga, né grave , i bambini riprendono la loro
normale crescita. Ciò è denominato ‘crescita di recupero’.
Quando i bambini sono gravemente denutriti , è probabile che soffrano di una
delle due malattie da nutrizione: Il marasma, una malattia che ritarda la crescita
che colpisce bambini che ricevono insufficienti proteine e troppe poche calorie,
oppure il ‘kwashiorkor’, una malattia che ritarda la crescita che colpisce bambini
che ricevono abbastanza calorie, ma troppe poche proteine.
Un problema nell’alimentazione è anche l’’iperalimentazione, cioè un eccesso di
nutrizione, che può avere numerose conseguenze a lungo termine, come diabete,
malattie del fegato, malattie cardiache, ipertensione..
 Stress emotivo e mancanza di affetto: è probabile che bambini sani esposti a
troppo stress e troppo poco affetto siano esposti ad una sindrome di ritardo
della crescita e questa sindrome può comportare:
1. Ritardo di crescita non organico, ovvero un disturbo infantile della crescita,
causato da mancanza di affetto e attenzione, che fa sì che la crescita rallenti o
si fermi;
2. Nanismo da deprivazione, ovvero un disturbo infantile della crescita che è
causato da deprivazione emozionale ed è caratterizzato da una diminuita
produzione di GH, crescita rallentata e statura piccola.

32
CAPITOLO 6: SVILUPPO COGNITIVO: LA TEORIA DI
PIAGET E IL PUNTO DI VISTA SOCIOCULTURALE DI
VYGOTSKY

La cognizione è l’attività del conoscere e i processi attraverso i quali si acquisisce


conoscenza. Questi processi ci aiutano a capire e ad adattarci all’ambiente e
comprendono attività come: prestare attenzione, percepire, imparare, pensare…

Per sviluppo cognitivo s’intendono i cambiamenti che avvengono nelle abilità mentali
dei bambini nel corso della loro vita.

JEAN PIAGET
Uno storico influente nella storia dello sviluppo infantile fu Piaget.

Egli ha formulato la sua teoria unendo i suoi primi interessi per la zoologia e
l’epistemologia, con lo scopo di sviluppare una nuova scienza , che chiamò Epistemologia
genetica, lo studio sperimentale dello sviluppo della conoscenza.

Epistemologia: si occupa delle origini della conoscenza.

Genetica: Origine, sviluppo.

Piaget iniziò i suoi studi osservando attentamente i suoi 3 figli nella prima infanzia.

Intelligenza, invece è la capacità di adattamento all’ambiente ed è definita dallo


psicologo una funzione vitale elementare che aiuta l’organismo ad adattarsi al suo
ambiente.

Piaget utilizza come metodologia:

1. Metodo osservativo (Osservazione quasi sperimentale): Studiò attraverso


l’osservazione i suoi 3 figli nella prima infanzia. Ha preso in esame, mediante
l’osservazione, i comportamenti che i bambini mettono in atto nei primi 2-3 anni
di vita. Le osservazioni vengono compiute in modo sistematico e mirano a
verificare o smentire ipotesi teoriche. Piaget presenta oggetti o situazioni “quasi-

33
sperimentali” e le varia in funzione delle proprie ipotesi e delle risposte che
raccoglie.
2. Metodo clinico (Colloquio clinico):adottato per bambini più grandi e consiste
nell’avviare con i bambini una conversazione partendo da domande formulate.
Tale metodo è rappresentato nell’opera “La
rappresentazione del mondo del fanciullo” (1926). Il metodo consiste nell’avviare
con i bambini una
conversazione partendo da domande anche formulate spontaneamente dai
bambini stessi;
Consiste nel seguire il corso del pensiero del bambino senza forzarlo riuscendo
comunque a condurlo dove è interessato lo sperimentatore.
3. Metodo critico: Il metodo critico si differenzia dal clinico in quanto il bambino è
posto di fronte a una situazione sperimentale basata sull’utilizzo di materiali e
oggetti che è invitato ad utilizzare seguendo le istruzioni dello sperimentatore. Il
metodo critico ha in comune con il metodo clinico l’uso del colloquio clinico fra
bambino e adulto e la flessibilità dell’esperimento.
Una parola chiave della teoria di Piaget è equilibrio, secondo il quale gli individui cercano
tutta la vita di realizzare un equilibrio tra schemi di conoscenza e realtà. Si tratta sempre
di un equilibrio cognitivo e il processo che si attua per acquisirlo è chiamato
equilibrazione.

L’equilibrio viene raggiunto tramite l’attività intellettiva che consente di avere una
relazione armoniosa tra i processi di pensiero e l’ambiente.

Infatti, secondo Piaget l’intelligenza è una forma di equilibrio alla quale tendono tutte le
strutture cognitive.

Nuovi stimoli e situazioni problematiche portano uno squilibrio o disequilibrio cognitivo


tra il modo di pensare dei bambini e l’ambiente esterno.

Questi disequilibri tra schemi mentali interni e l’esterno sono il motore per la crescita
intellettiva.

Secondo Piaget, se i bambini devono imparare qualcosa di nuovo, devono costruire quella
conoscenza da soli. Infatti descrisse il bambino come un costruttivista, ovvero colui che
acquisisce conoscenza agendo o costruendo oggetti ed eventi per scoprirne le proprietà.

ES: Le cosiddette «fantasie» dei bambini sono il prodotto della loro «costruzione» della
realtà.

Secondo Piaget , la cognizione, lo sviluppo cognitivo si sviluppa attraverso degli schemi.

Uno schema è una struttura organizzata di pensiero o azione che costruiamo per
interpretare qualche aspetto dell’esperienza. È una rappresentazione delle realtà. Infatti, i
bambini conoscono il mondo proprio attraverso questi schemi.

34
Per Piaget lo sviluppo cognitivo è lo sviluppo di schemi o strutture (teoria strutturalista).

I bambini apprendono, creano questi schemi mentali attraverso 2 processi innati:

4. Organizzazione: capacità innata di coordinare le strutture cognitive e combinarle


entro schemi più complessi.
ES: Costruisce una classe sovraordinata (oggetti volanti) e due classi subordinate
(uccellini e aeroplani).
5. Adattamento: Lo scopo dell’organizzazione è promuovere l’adattamento ,
processo di adattamento alle richieste dell’ambiente.
L’adattamento avviene attraverso 2 attività:

 Assimilazione: Il processo di adattare nuove esperienze incorporandole in


schemi esistenti.
ES: Un bambino vede un aereoplanino volare in cielo, lo definirà un uccellino,
siccome è un oggetto volante.
6. Accomodamento: processo attraverso il quale il bambino modifica schemi
esistenti per incorporare o adattarsi a nuove esperienze (consente la novità).
ES: Il bambino sperimenta un disequilibrio nel notare che il nuovo uccellino non
ha piume e non batte le ali. Conclude che non è un uccello e inventa un nuovo
nome per esso. Un buon accomodamento ripristina l’equilibrio.
Piaget riteneva che l’assimilazione e l’accomodamento funzionassero insieme per
promuovere la crescita cognitiva, ma assimilazione di esperienze che non combaciano
perfettamente con schemi esistenti , alla fine danno origine al conflitto cognitivo o
disequilibrio, ma un buon accomodamento ripristina l’equilibrio di quelle esperienze
risistemando gli schemi esistenti e dando loro nuove strutture, più complesse.

Quindi lo sviluppo cognitivo è un processo nel quale i bambini cercano e assimilano


esperienze nuove, adattano le loro strutture cognitive a queste esperienze e organizzano
ciò che sanno in schemi nuovi e più complessi . 2 attività innate contribuiscono
all’adattamento: assimilazione e accomodamento.

1) Equilibrio
2) Assimilazione
3) Accomodamento
4) Organizzazione
Il gioco per Piaget
Piaget mette in correlazione lo sviluppo del gioco con quello mentale, affermando che il
gioco è lo strumento primario per lo studio del processo cognitivo del bambino.

Piaget, infatti, parte dalla convinzione che il gioco sia la "più spontanea abitudine del
pensiero infantile".

Secondo Piaget si possono individuare tre stadi di sviluppo del comportamento ludico:

35
 Gioco di esercizio: I giochi di esercizio prevalgono nel primo anno di vita, nella
fase cosiddetta "senso-motoria": il bambino, attraverso l'afferrare, il dondolare, il
portare alla bocca gli oggetti, l'aprire e chiudere le mani o gli occhi, impara a
controllare i movimenti e a coordinare i gesti. Il piacere che deriva da questi
giochi, spinge il bambino a ripeterli più volte. La fase di assimilazione, in questo
periodo, prevale su quella di accomodamento
 Giochi simbolici: I giochi simbolici caratterizzano il periodo che va dai due ai sei
anni di vita. Si collocano nella fase detta "rappresentativa", in cui il bambino
acquisisce la capacità di rappresentare tramite gesti o oggetti una situazione non
attuale. Si sviluppa la capacità di immaginazione e di imitazione.
 Giochi con regole: li troviamo nel periodo dai sette agli undici anni, nella fase
detta "sociale", in cui il bambino comincia a vivere il rapporto con gli altri.
Questa fase è caratterizzata da una maggiore aderenza alla realtà, anche se
continua a prevalere l'assimilazione sull'accomodamento.
Il bambino, sperimentando la vita di gruppo, si trova di fronte a determinate
"regole" che è tenuto a rispettare.
Gli stadi dello sviluppo cognitivo di Piaget
Secondo Piaget, il bambino ha delle abilità specifiche e in ogni stadio prevalgono
differenti conoscenze per ogni età, sempre più complesse.

Uno stadio è un periodo di tempo in cui il pensiero e il comportamento del bambino


riflettono un particolare tipo di struttura mentale.

Ogni stadio:

1. Ogni stadio è costituito da un insieme di operazioni connesse, in modo da


formare una struttura d’insieme, una totalità strutturata.
2. Uno stadio deriva dal precedente , lo incorpora e lo prepara allo stadio successivo
(impossibile la regressione).
3. Gli stadi seguono una sequenza invariante, procedono secondo un ordine fisso.
4. Gli stadi sono universali, ovvero le differenze individuali riguardano la velocità con
la quale si progredisce.
5. Ciascuno stadio include una preparazione ad essere.
Piaget identifica 4 grandi periodi :

 Lo stadio sensomotorio (dalla nascita ai 2 anni): Durante questo periodo i


bambini coordinano i loro input sensoriali e le loro abilità motorie, creando degli
schemi di comportamento che consentano loro di ‘conoscere’ l’ambiente. Piaget
suddivide ulteriormente questo stadio in altri 6:
1. Attività riflesse: il neonato al momento della nascita esplora il mondo
utilizzando i riflessi innati come schemi, che non sono dei comportamenti
meccanici.
2. Reazioni circolari primarie: Il comportamento si basa su risposte riflesse o
motorie e il bambino ripete i comportamenti, e si concentrano
principalmente sul loro corpo.
36
3. Reazioni circolari secondarie: Il bambino presta attenzione agli oggetti
esterni. Gli schemi sono ripetuti per il piacere che procurano e compie
azioni come colpire un oggetto. Agisce intenzionalmente e importante è
l’azione della prensione.
4. Coordinazione di reazioni secondarie: Il bambino combina degli schemi
per raggiungere un obiettivo o per risolvere i problemi, quindi le risposte
sono veramente intenzionali. Per esempio sollevare un cuscino con una
mano e con l’altra afferrare un giocattolo. Il bambino capisce che gli
oggetti esistono anche se completamente nascosto, ma non sa cercarlo
se questo viene nascosto in un altro nascondiglio, continua a cercarlo
dove l’ha ritrovato in precedenza (Errore A-NON B 8-12 mesi).
5. Reazioni circolari terziarie: Il bambino ricorre a metodi per risolvere
problemi o per riprodurre risultati interessanti. Esplora attivamente
l’ambiente. Il bambino ricerca l’oggetto nella posizione in cui l’ha visto
scomparire (12-18 mesi).
6. Combinazioni mentali per inventare nuovi mezzi: Il bambino si
rappresenta mentalmente le azioni da compiere prima di fare qualcosa,
quindi non agisce solo attraverso prove ed errori, ma usa
l’immaginazione. Il bambino ricerca l’oggetto anche quando è sottoposto
a spostamenti non visibili. In questa fase è importante anche il gioco
simbolico, ovvero il bambino imita gli adulti utilizzando oggetti di vita
quotidiana.
Importante era anche lo sviluppo dell’imitazione nel bambino e Piaget ne riconosce il
valore adattivo.

• All’inizio è imprecisa (8-12 mesi)

• Più precisa tra i 12 e i 18 mesi

• Si ha un’Imitazione differita (in assenza di modello) inizia tra i 18 e i 24 mesi.


L’imitazione differita è l’abilità di riprodurre a distanza di tempo, un comportamento che
sia stato proposto da un modello in qualche momento del passato. Altri ricercatori
sostengono che l’imitazione differita si manifesti molto prima (6 mesi).

Ci furono delle critiche riguardo la teoria sull’infanzia di Piaget , mosse dai sostenitori del
neo-innatismo. Secondo i neoinnatisti il bambino nasce con competenze già acquisite e
la conoscenza non deve essere ‘costruita’ come sosteneva Piaget, ma fa parte dell’eredità
genetica del bambino. La capacità simbolica è più precoce di quanto afferma Piaget, sin
dai primissimi mesi di vita, i bambini sono esseri simbolici.

Ci furono altri teorici che fondano la teoria della teoria, una teoria in cui combinano il
costruttivismo di Piaget e il neo-innatismo, dicendo che i bambini sono preparati sin dalla
nascita ad acquisire la conoscenza (innatismo), ma questa conoscenza innata è
incompleta e necessita di esperienza (Piaget).

37
 Lo stadio pre-operatorio (2-7 anni): In questo periodo si ha il passaggio da un
bambino curioso a bambino contemplativo\simbolico, proprio perché il bambino
in questa fase è in grado di utilizzare simboli (immagini, parole) per rappresentare
oggetti ed esperienze. Si sviluppa il linguaggio ( schemi verbali per rappresentare
la realtà) e si affina il gioco simbolico. Le azioni però non sono ancora coordinate
tra loro, il bambino considera un solo compito alla volta, non ha ancora acquisito
gli schemi operazionali che gli consentono di pensare logicamente (da ciò il titolo
dello stadio). Nel periodo pre-operatorio i bambini non sono ancora esperti nella
doppia codifica, cioè nella capacità di rappresentare un oggetto in più di un modo
alla volta.
Però in questo stadio vi sono degli ostacoli alle operazioni mentali, come:
 Animismo: Tendenza ad estere le caratteristiche degli organismi viventi
anche ad oggetti inanimati e ciò porta all’incapacità da parte del bambino di
distinguere oggetti inanimati da esseri viventi.
 Egocentrismo: Tendenza a percepire e pensare il mondo solo con la propria
prospettiva. Piaget lo dimostrò prima attraverso l’esperimento delle 3
montagne. In questo esperimento Piaget pone su di un tavolo 3 montagne,
chiedendo al bambino seduto da un lato del tavolo cosa avrebbe visto un
osservatore dall’altra parte del tavolo. I bambini di 3-4 anni spesso
rispondevano che l’osservatore avrebbe visto esattamente ciò che vedevano
loro, dimostrando così di non aver tenuto conto della prospettiva diversa
dell’altro. Ciò oltre all’incapacità di decentrarsi dalla propria visione, causa
anche conseguenze negative sulla capacità di ragionare sulle relazioni.
 Questo stadio è caratterizzato dal ragionamento prelogico, cioè i bambini
non sanno compiere né induzioni né deduzioni, ma compiono ragionamenti
transdeduttivi, cioè tendono a vedere una relazione causale che non esiste
tra 2 elementi concreti, solo perché i 2 elementi si verificano insieme, oppure
invertono causa ed effetto. Questo ragionamento ostacola alcune nozioni
fondamentali, tra cui la conservazione, ovvero non si accorgono che alcune
proprietà rimangono invariate quando l’aspetto degli oggetti cambia.
ES: Una bambina di fronte a 2 contenitori uguali con lo stessa quantità
d’acqua. La bambina riconosce che i 2 contenitori contengono la stessa
quantità d’acqua. Quando l’acqua viene travasata in un recipiente alto e
stretto, la bambina afferma che in quest’ultimo la quantità d’acqua è
maggiore.
 Inoltre nel bambino predomina la rigidità di pensiero, ovvero il bambino usa
un pensiero rappresentativo irreversibile, cioè non riescono ad invertire
mentalmente le sequenze.
I bambini non conservano perché mancano di:

1. DECENTRAMENTO: capacità di considerare molteplici aspetti (altezza,


volume…) contemporaneamente;
2. REVERSIBILITA’: capacità di ribaltare o negare un’azione compiendo
mentalmente l’azione opposta.
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Però se istruiti i bambini possono migliorare le loro performance ai compiti di
conservazione.

La teoria più studiata , non associata all’intelligenza infantile, ma che si sviluppa in


questo periodo è la teoria della mente (TOM). La TOM degli adulti si basa sul
ragionamento credenza-desiderio, processo attraverso cui spieghiamo ciò che le
persone fanno basandoci su ciò che capiamo dei loro desideri e credenze. Lo
strumento usato maggiormente per valutare la teoria della mente dei bambini è il
compito della falsa credenza nei quali il bambino deve intuire che un’altra persona
non possiede le sue stesse conoscenze. Altri fattori che contribuiscono allo sviluppo
della TOM è il gioco di finzione, attraverso il quale vengono messe in atto delle vere e
proprie situazioni immaginarie. Questa teoria è fondamentale soprattutto per
l’interazione sociale.

 Stadio operatorio concreto (7-11 anni): In questo stadio i bambini acquisiscono


operazioni mentali e pensano in modo più logico agli oggetti e alle esperienze. I
bambini sono capaci di:
1. Decentrare;
2. Conservazione;
3. Reversibilità: capacità di ricostruire all’inverso i processi mentali;
4. Seriazione: organizzare mentalmente degli elementi in base a dei criteri;
5. Transitività: capacità di riconoscere relazioni tra elementi in un ordine
seriale;
6. Classificazione: capacità di classificare in gruppi, basandosi su certi criteri;
7. Numero: idea più matura del numero e della sua invariabilità.
Quindi il bambino della dipendenza dalla percezione passa ad una dipendenza
della logica.

Piaget conia il termine decalage orizzontale per definire una prestazione


cognitiva irregolare, ovvero l’incapacità di risolvere certi problemi anche se si è
capaci di risolvere problemi simili.

 Stadio operatorio-formale (dagli 11-12 anni in poi): I bambini in questo stadio


sanno condurre ragionamenti logici corretti senza la necessità di partire da un
dato di esperienza, sanno pensare razionalmente a concetti astratti (senza averli
verificati prima) e utilizzando processi ipotetici. Il bambino è in grado di
sviluppare un ragionamento ipotetico-deduttivo, il quale consiste nel fare ipotesi
e trarre le successive deduzioni. Però i bambini operatori-formali sono capaci
anche di un ragionamento induttivo, tipico degli scienziati, il quale implica a
ragionare dallo specifico al generale. Questa è un’età in cui si formulano ipotesi,
l’età della costruzione dell’identità , età della costruzione dell’identità e il
bambino si pone domande sulla vita. Si sviluppa l’egocentrismo adolescenziale ,
ovvero l’adolescente vive in un mondo dei sogni e spesso non sa riancorarsi alla
realtà. Una conseguenza dell’egocentrismo è il pubblico immaginario, cioè gli

39
adolescenti credono che tutti intorno a loro siano interessati ai loro pensieri e
comportamenti quanto essi stessi.
Questo stadio è stato studiato da Piaget attraverso esperimenti, in cui i soggetti
sono posti dinanzi a situazioni problematiche . Confrontando le loro prestazioni e
le loro risposte si sono evidenziate le differenze rispetto al pensiero operatorio
concreto.
La teoria di Piaget respinge sia la teoria innatista, sia quella ambientalista. Quella dello
psicologo è una teoria organismica, ovvero l’individuo non è un passivo recettore di
influenze ambientali, né un veicolo di idee innate, ma un attivo costruttore delle
proprie conoscenze.

Critiche a Piaget
I critici hanno individuato numerosi aspetti problematici nella teoria di Piaget.

1. Piaget non ha distinto la competenza dalla prestazione: Piaget ha sottovalutato


le capacità cognitive dei bambini. Un motivo è che Piaget tentava di identificare
competenze implicite che determinavano la prestazione dei bambini nei vari
compiti cognitivi.
2. Lo sviluppo cognitivo si verifica davvero per stadi?: Piaget riteneva che i suoi
stadi dello sviluppo intellettivo fossero strutture olistiche, ovvero vedere
l’insieme e non solamente il singolo, nel senso che ogni stadio non può essere
considerato a se, ma considerarli nell’insieme. Quindi molti aspetti dello sviluppo
sono suddivisi in stadi all’interno di domini intellettivi , ma ci sono pochissime
prove che esistano stadi olistici cognitivi del tipo descritto da Piaget.
3. Piaget spiega o si limita a descrivere? Molti ricercatori considerano la teoria di
Piaget come una descrizione , piuttosto che una spiegazione dello sviluppo
intellettivo, siccome Piaget non è stato molto chiaro sui meccanismi che
consentono al bambino di passare da uno stadio all’altro.
4. Piaget ha prestato troppa poca attenzione alle influenze sociali e culturali,
infatti egli prestò poca attenzione ai modi in cui le menti dei bambini si
sviluppano attraverso le loro interazioni sociali con individui più competenti.
La prospettiva socioculturale di Vygotsky
Una teoria sullo sviluppo cognitivo che ha suscitato particolare interesse è la teoria
socioculturale di Vygotsky.

E’ chiamata socioculturale perché le funzioni intellettuali superiori emergono dalle


esperienze sociali.

Come per Piaget, il bambino è considerato attivo costruttore nell’ambiente, però:

 Piaget intendeva l’ambiente fisico;


 Vygotsky ambiente sociale, inteso sia come cultura che come interazione.
La cognizione umana è sempre influenzata dalla cultura, quindi i modi variano da cultura
a cultura.

40
Vygotsky ritiene che esistono 4 livelli di interazione con l’ambiente:

 Microgenetico: si riferisce a cambiamenti che avvengono in un arco di tempo


relativamente breve;
 Ontogenetico: si riferisce allo sviluppo di un individuo nel corso della sua vita;
 Filogenetico: si riferisce a cambiamenti nel corso dell’evoluzione (migliaia di
anni);
 Sociostorico : si riferisce a cambiamenti nel corso della storia;
Vygotsky sosteneva che i bambini nascono con alcune funzioni mentali elementari
(attenzione, sensazione, percezione), che poi sono trasformate dalla cultura in funzioni
mentali superiori. Ogni cultura fornisce ai suoi bambini strumenti di adattamento
intellettivo (metodi di ragionamento che i bambini interiorizzano attraverso l’interazione
sociale) che consentono loro di usare le funzioni mentali basilari in modo adattivo.

La cultura mette a disposizione dell’individuo strumenti per pensare e il pensiero è


«formato» dalla cultura. La cultura trasmette credenze e valori.

I bambini non partono da 0 nel costruire la loro conoscenza, ma utilizzano le conoscenze


delle generazioni precedenti.

Gli strumenti forniti dalla cultura:

 Aiutano ad adattarsi alla realtà;


 Sviluppati da ogni società;
 Sono tramandati di generazione in generazione.
Si distinguono 2 tipi di strumenti culturali:

 Strumenti materiali o tecnologici (es. computer);


 Strumenti concettuali o psicologici (es. linguaggio).
Essi esercitano la loro influenza in maniera congiunta.

Un concetto molto importante introdotto da Vygotsky è la zona di sviluppo prossimale,


ovvero quella zona di apprendimento che un bambino può ottenere attraverso l’aiuto di
un adulto.

Lo sviluppo avviene attraverso 3 fasi:

 Nella prima fase la prestazione è controllata dall’adulto, ovvero l’adulto stimola


il bambino all’apprendimento, cosa che per Vygosky è fondamentale. Attraverso
queste stimolazioni da parte dell’adulto si arriva alla seconda fase.
 Nella seconda fase la prestazione è controllata dal bambino.
 Nella terza fase la prestazione è automatizzata, ovvero una prestazione che non
è più soggetta a stimolazioni.
Importante per la crescita intellettiva è lo scaffolding, quella modalità di aiuto che un
esperto fornisce ad un discente per poter arrivare ad un modello di apprendimento più
complesso. Questa funzione non è data solo dai genitori, ma anche :
41
 Dai pari;
 Dalla comunità;
 Dal docente;
 Fratelli, fondamentale sono anche i fratelli maggiori che stimolano lo sviluppo
della zona di sviluppo prossimale .
Per Vygotsky l’apprendimento precede lo sviluppo. Egli individua:

 Componente soggettiva, ovvero l’imitazione del bambino.


 Componente sociale ovvero nella relazione il bambino è stimolato a ripetere
questo comportamento.
Esistono delle differenze culturali , ad esempio culture come la nostra , a partire da anni
prescolari, i bambini sono separati dagli adulti e ricevono molte informazioni culturali a
scuola. Invece ci sono anche culture in cui bambini non ricevono indicazioni verbali.

Importanza del gioco


Anche per Vygotsky importante è il gioco, perché il gioco simbolico è fondamentale per
lo sviluppo della teoria della mente.

Dal punto di vista educativo, l’apprendimento è attivo perché il bambino (anche secondo
piaget) deve attivamente interessare il protagonista dello sviluppo . Gli educatori
dovrebbero indirizzare a partecipazioni guidate (partecipando attivamente in attività
insieme a compagni più esperti). Il gioco indirizza i bambini nella zona di sviluppo
prossimale, così che il bambino riesca a raggiungere una tappa più complessa che può
raggiungere solo con l’aiuto di un esperto. Inoltre favorisce l’apprendimento
collaborativo.

La teoria del linguaggio di Vygotsky e Piaget


Il linguaggio per Vygotsky ha 2 ruoli nello sviluppo intellettivo dell’individuo:

 Il mezzo attraverso il quale gli adulti tramandano modi di pensare ai bambini;


 Diviene uno dei principali strumenti di adattamento intellettivo.
La teoria del linguaggio di Vygotsky è in netta contrapposizione con quella di Piaget.

 Piaget ha utilizzato il termine linguaggio egocentrico per indicare dei discorsi, dei
monologhi di bambini piccoli che non sono sociali , ovvero non sono diretti ad
altri. Piaget osservò che il linguaggio egocentrico diventava progressivamente più
sociale verso la fine dello stadio pre-operatorio. Pertanto lo sviluppo cognitivo
promuove lo sviluppo del linguaggio.
 Vygotsky sosteneva che il pensiero e il linguaggio si fondessero e che i discorsi
non sociali che Piaget chiamava ‘egocentrici’ in realtà fossero solo il passaggio dal
ragionamento prelinguistico a quello verbale. Vygotsky aveva notato che i
monologhi diretti a sé, tipici dei bambini prescolari avvengono più spesso in certi
contesti anzicchè in altri, soprattutto quando i bambini cercano di risolvere dei
problemi o raggiungere importanti obiettivi. Egli concluse, inoltre, che il
linguaggio non sociale, non è egocentrico (come affermava Piaget), ma

42
comunicativo, è un linguaggio per se stessi, linguaggio privato, che aiuta i
bambini piccoli a pianificare strategie per raggiungere i propri obiettivi. Vygotsky
ha anche osservato che il linguaggio privato, con il tempo diviene più breve ,
progredendo da frasi intere, a delle semplici parole, fino ad arrivare a semplici
movimenti labiali (7-9 anni). La sua visione era che il linguaggio privato non
scomparisse del tutto, ma funge da sistema cognitivo di guida del sé (guida del
comportamento) , e poi diventa linguaggio interiore, ovvero il pensiero verbale di
cui ci serviamo per organizzare le nostre attività quotidiane.

CAPITOLO 7: LO SVILUPPO COGNITIVO

Vygotsky considerava i bambini dei partecipanti attivi nei dialoghi con altri , in grado di
acquisire gli strumenti di pensiero appropriati per la loro cultura di appartenenza.
Successivamente è arrivato il computer digitale, una nuova invenzione , con la capacità di
convertire rapidamente un input (informazione sensoriale) in un output (risposte e
soluzioni). Si pensava che la mente umana fosse un computer, infatti sia la mente che il
computer hanno una capacità limitata di elaborare le informazioni , connesso a hardware
e software .

L’hardware di un computer è la macchina stessa, la sua tastiera (sistema di input).

L’hardware della mente è il sistema nervoso, inclusi il cervello, recettori sensoriali.

Il software del computer sono i programmi utilizzati per manipolare informazioni .

Anche la mente ha il suo software , ovvero regole, strategie e altri ‘programmi mentali’.

Questo modello nasce negli anni ’50 , alla base degli studi dell’intelligenza artificiale, per
riconsiderare il ruolo della mente nell’elaborazione degli stimoli, nello stesso tempo viene
criticata la concezione comportamentista della mente come una ‘tabula rasa’ .

Il modello multimagazzino
Secondo il modello di Shiffrin e Atkinson , il sistema cognitivo è un modello
multimagazzino, un modello di elaborazioni di informazioni, che considera l’informazione
come se scorresse tra 3 unità di elaborazione (magazzini), utile a capire come pensano le
persone:

1. Magazzino sensoriale: in cui gli stimoli vengono captati e registrati, ma questi


stimoli vengono mantenuti per periodi molto brevi. In caso si prestasse
attenzione a questa informazione, essa passerebbe nel magazzino successivo;
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2. Memoria a breve termine: in cui gli stimoli vengono mantenuti per molti secondi.
Può mantenere una quantità limitata di informazioni per molti secondi (5-9
elementi). E’ chiamata anche memoria di lavoro, in quanto è considerata il luogo
di tutta l’attività intellettiva conscia.
3. Memoria a lungo termine: in cui le informazioni che sono state esplorate
vengono immagazzinate in modo permanente per un futuro utilizzo.
Le informazioni da un magazzino all’altro passano attraverso funzioni esecutive , le quali:

 Regolano l’attenzione
 Selezionano i processi di memoria appropriati
 Monitorano la qualità delle risposte e soluzioni
Spesso definiamo queste funzioni con il termine ‘metacognizione’, ovvero la conoscenza
che una persona possiede delle proprie abilità cognitive .

La memoria a breve termine


La capacità della memoria a breve termine viene misurata attraverso span di memoria,
ovvero quantità di informazioni che possono essere mantenute in essa. Lo span di
memoria cresce con il tempo ed è facilitato da conoscenze di base, informazioni che una
persona possiede su di un particolare argomento.

ES. Uno studio confrontando studenti laureati e bambini di 10 anni , esperti di scacchi.
Sono stati presentati loro una scacchiera con pedine, il loro compito era posizionare le
pedine nelle loro posizioni precedenti. I bambini esperti hanno fatto meglio degli adulti.

Tuttavia nei domini in cui non sono esperti , i bambini più grandi tendono ad elaborare
maggiori informazioni più rapidamente dei bambini più piccoli.

La velocità di elaborazione nella memoria a breve termine


Per favorire la velocità di elaborazione è importante la maturazione.

2 possibili componenti che influenzano la velocità sono:

 Aumentata mielinizzazione ( la mielina è una sostanza grassa che circonda i nervi


e facilita la trasmissione degli impulsi nervosi) dei neuroni nelle aree associative
(pensiero) del cervello. La mielinizzazione aiuta infatti l’elaborazione di
informazioni, ma non è completa fino all’adolescenza. L’elaborazione di
informazioni è più veloce negli adulti.
 Eliminazione di sinapsi non necessarie, che potrebbero interferire con
un’efficiente elaborazione di informazioni.
Le strategie
Le strategie sono un particolare tipo di funzioni esecutive, volontarie, dirette ad uno
scopo , al fine di ottenere una certa prestazione ad un compito. Con l’età aumentano le
strategie a nostra disposizione e di conseguenza i bambini piccoli ne posseggono di meno.
Alcune di queste vengono insegnate anche a scuola.

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ES: Il bambino ricorda i nomi dei compagni di classe, a caso oppure in base a come sono
seduti.

Spesso bambini piccoli manifestano deficit di produzione, ovvero non riescono a


produrre strategie efficaci, che potrebbero migliorare apprendimento e memoria.
Bisogna aiutarli a produrre nuove strategie e la loro performance migliorerà.

I bambini che spontaneamente generano e usano strategie , spesso manifestano un


deficit di utilizzo, ovvero l’incapacità di beneficiare di strategie che ha spontaneamente
prodotto. Spesso si verifica nelle prime fasi di acquisizione delle strategie , siccome
all’inizio è richiesto un grosso sforzo mentale.

Le strategie scoperte autonomamente sono quelle più efficaci.

Secondo la tesi di Siegler le strategie non si sviluppano in modo stadiale (critica a


Piaget), ma i bambini ne hanno molte a disposizione. Nessuna strategia muore per
lasciare il posto ad una nuova, piuttosto con l’età si tende a privilegiare l’utilizzo di una
strategia rispetto ad un’altra . In situazioni di difficoltà può riapparire una vecchia
strategia.

Metacognizione
Gran parte della nostra cognizione giornaliera è implicita, cioè un pensiero
inconsapevole, ma naturalmente le nostre scelte sono frutto di una cognizione esplicita,
cioè pensieri e processi di pensiero di cui siamo consapevoli.

Le conoscenza, invece, delle strategie e processi che regolano i nostri pensieri è chiamata
metacognizione, cioè l’essere consapevoli dei processi e delle strategie di pensiero
utilizzate.

Un’alternativa al modello multimagazzino dell’elaborazione di informazioni è la teoria


fuzzy-trace, la quale sostiene che noi elaboriamo l’informazione sia a livello gist che
verbatim.

 Verbatim: sono rappresentazioni letterali, sono tracce che svaniscono più


rapidamente e sono più suscettibili ad interferenze e oblio;
 Gist: sono rappresentazioni sfuocate, esse vengono attivate da item di cui non si
è avuta esperienza diretta, ma è una rappresentazione episodica, cioè
preservano il contenuto essenziale in assenza di tutti i dettagli precisi.
I ricercatori hanno trovato che i bambini prescolari utilizzano meglio le rappresentazioni
verbatim, mentre i bambini della scuola primaria il contrario. In effetti, ciò varia in base
all’età.

Sviluppo dell’attenzione
Quando i bambini crescono diventano più bravi a mantenere l’attenzione.

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Infatti bambini piccoli hanno span attentivi molto brevi. Essi non riescono a sostenere
l’attenzione o concentrarsi su una singola attività per molto tempo. Lo span attentivo è la
capacità di sostenere l’attenzione verso un particolare stimolo o attività. La capacità di
sostenere l’attenzione migliora gradualmente durante l’infanzia e la prima adolescenza.

I bambini piccoli mostrano scarsa abilità di avere attenzione selettiva, la capacità di


focalizzarsi su aspetti rilevanti per il compito, ignorando le informazioni irrilevanti.

Con lo sviluppo aumenta il controllo inibitorio. L’inibizione è l’abilità di impedire a sé


stessi di mettere in atto alcune risposte cognitive o comportamentali. I bambini in età
scolare sono più bravi a mettere in pratica questi processi inibitori rispetto ai bambini più
piccoli.

Quindi, con l’aumento dell’età, i bambini:

 Mantengono l’attenzione
 Selezionano quello a cui devono prestare attenzione
 Hanno consapevolezza dell’attenzione
 Miglioramenti nel controllo inibitorio, che favoriscono la crescita intellettiva.
Lo sviluppo della memoria
Molto spesso la maggior parte degli individui, nei primi anni di vita, manifesta un’amnesia
infantile, ovvero un vuoto di memoria nei primi anni di vita di un bambino.

Nel corso dell’infanzia si sviluppano 2 tipi di memoria:

 Memoria di eventi: Memoria a lungo termine per eventi oppure chiamata


memoria autobiografica e sono espresse attraverso il linguaggio.
 Memoria strategica: si riferisce a processi di recupero di un’informazione.
I bambini piccoli e prescolari tendono a ricordare meglio eventi che avvengono in contesti
familiari, infatti organizzano le routine familiari sotto forma di script, ovvero
organizzazioni schematiche di eventi quotidiani , organizzati secondo una sequenza
logico-temporale. L’organizzazione di eventi script, però, inducono i bambini a non
ricordare molto delle informazioni atipiche. Con l’avanzare dell’età i bambini riusciranno a
ricordare meglio anche informazioni atipiche, informazioni nuove rispetto allo script.

Le strategie di memoria
I ricercatori hanno studiato delle varie strategie di memoria, o mnemotecniche.

Esse crescono con l’aumentare dell’età e sono:

 Ripetizione: una strategia molto semplice che le persone utilizzano per


mantenere le informazioni nuove, ovvero ripetere qualcosa fin quando non
pensiamo che saremo in grado di ricordarla.
 Organizzazione: Per quanto la ripetizione è una strategia efficace, è priva di
ingegno. L’organizzazione, invece , è una strategia per ricordare, che implica il
raggruppamento degli stimoli in insiemi che sono più facili da mantenere.

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 Recupero: un’informazione inserita all’interno della MLT deve essere poi
recuperata. I bambini non sono molto bravi a recuperare da soli le informazioni,
quindi diviene importante la distinzione ta:
1. Rievocazione libera: rievocazione senza alcun suggerimento.
2. Rievocazione con suggerimenti: rievocazione favorita da suggerimenti.
Metamemoria
Un aspetto importante legato alla metacognizione è la metamemoria, ovvero la
conoscenza che una persona ha della memoria e dei processi di memoria. I bambini
mostrano metamemoria se riconoscono che alcune cose sono più facili di altre o che ci
sono strategie più efficaci di altre per aiutarli a ricordare. Anche la metamemoria cresce
con l’età.

Ragionamento analogico
Il ragionamento è un particolare tipo di problem solving, che implica l’andare oltre
l’informazione data.

Il tipo di ragionamento più noto alle persone è il ragionamento analogico. Il


ragionamento analogico è un tipo di ragionamento che implica l’utilizzo di qualcosa di cui
è già a conoscenza come aiuto per capire qualcosa che non si conosce.

ES: A sta a B, come C sta a….

Quindi tale ragionamento è basato su relazioni di somiglianza.

Contrariamente a Piaget, uno studioso ha proposto l’ipotesi del primato relazionale,


suggerendo che il ragionamento analogico sia presente nella prima infanzia (contrario di
Piaget). Secondo un esperimento i bambini di 1 anno riescono a usare il ragionamento
analogico per risolvere semplici problemi.

Molti fattori influenzano il ragionamento analogico dei bambini, come:

 Metacognizione, ovvero la consapevolezza della base su cui si basa la risoluzione


del problema
 La conoscenza delle relazioni su cui si basa l’analogia
Abilità aritmetiche
I neonati sono in grado di elaborare operazioni quantitative , ma il conteggio inizia non
appena i bambini iniziano a parlare ed i bambini prescolari gradualmente costruiscono
una competenza di base matematica, come il principio di cardinalità. Il principio di
cardinalità è un principio che specifica che l’ultimo numero in una sequenza di conteggio
specifica il numero di elementi in un insieme.

ES: 1,2,3,4,5..

In realtà, i bambini a qualsiasi età usano una varietà di strategie per risolvere problemi
matematici.

47
CAPITOLO 8: L'intelligenza

È la capacità di adattarsi continuamente alle richieste ambientali (così come lo sviluppo),


nonchè la capacità di attribuirecompletamente significato sia pratico che concettuale ai v
arimomenti dell’esperienza.
È un concetto dibattuto e rivalutato numerosamente nel corso degli anni poichè c’è stata
una continua attribuzione di significati a seconda del contesto storico.
L’approccio psicometrico, descrive l'intelligenza come un tratto diverso negli individui.

Il suo obiettivo è quello di misurare quei tratti, in modo da descrivere le differenze


intellettive tra gli individui.

I teorici psicometrici sono coloro che hanno sviluppato test standardizzati di intelligenza.

I precursori dei nostri moderni test d'intelligenza furono:

 Binet
 Simon

Entrambi idearono e introdussero una scala di intelligenza per misurare l'età mentale.

L'età mentale è il grado di sviluppo dell'intelligenza individuale in una certa età.

La visione multicomponenziale dell’intelligenza


Però altri teorici psicometristi hanno messo in dubbio che il concetto di età mentale
potesse rappresentare adeguatamente l’intelligenza.

48
Quindi un modo per capire se l'intelligenza è data da un solo attributo o da molti diversi
attributi è sottoporre le persone ad un analisi fattoriale.

Questa tecnica permette di individuare uno più fattori collegati l'uno all'altro e slegati da
altri elementi del test. Ogni fattore rappresenta un'abilità mentale.

Prime teorie dell’intelligenza multicomponenziale


Charles Spearman Fu tra i primi ad usare l'analisi fattoriale per tentare di definire se
l'intelligenza è una sola o molte abilità.

Secondo la sua tesi l'intelligenza è caratterizzata da due aspetti:

 g: Abilità generale= L'abilità dell'individuo di capire le relazioni


 s: abilità speciali= Che sono delle abilità mentali.

Ognuna delle quali si misura con un test specifico.

Thurstone Trovo 7 fattori che chiamò abilità mentali primarie:

 L'abilità spaziale;
 La velocità percettiva;
 Il ragionamento numerico;
 Il significato verbale;
 La fluenza verbale (Velocità nel riconoscere le parole)
 Memoria;
 Ragionamento individuale.

Poi concluse che queste 7 abilità mentali descrivono l'idea di Spearman di g.

L'intelligenza come unico fattore non soddisfava I criteri necessariper definire le capacità d
ell’individuo.

Addirittura Guilford individuò 180 abilità mentali di base che compongono il


nostro fattore g, Per cui il suo modello di intelligenza è chiamato modello di struttura dell
intelletto.
Poi sostenne che ci sono:

 5 tipi di contenuti intellettivi


 6 tipi di operazioni mentali
 6 tipi di prodotti intellettivi

(5x6x6=180)

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Cattell invece , sostiene che il fattore g di Spearman e le abilità mentali di Thurstone
possono essere ridotti a 2 dimensioni dell’intelletto:

 intelligenza fluida: L'abilità di un individuo di risolvere problemi nuovi estratti che


non si insegnano e che sono privi di influenze culturali.
 intelligenza cristallizzata: L'abilità di un individuo di risolvere problemi che
dipendono da conoscenze acquisite in ambito scolastico .

Gli studiosi successivi hanno cercato di unire la concezione di Spearman e quella di


Thurstone proponendo un modello gerarchico, ovvero un modello della struttura
dell’intelligenza nel quale vi è un’abilità generale in cima alla gerarchia con un certo
numero di abilità specializzati annidati sotto.

A prendere le distanze dalla psicometria è la teoria tripolare dell'intelligenza di


Sternberg.

Sternberg Ha proposto una teoria triarchica Dell'intelligenza, ovvero l'intelligenza


consisterebbe in tre abilità fondamentali:

 contesto in cui avviene l’azione


 esperienza della persona con la situazione
 strategie di elaborazione di informazioni che la persona applica alla situazione

Gardner e un altro teorico che critica gli psico me tristi perché tentano di descrivere
l'intelligenza di una persona con un unico fattore.

Ciò che distingue questa teoria da altre è che non esiste un fattore g dotato di sottocomp
onenti ma
è l’individuo ad essere dotato di intelligenze multiple che si correlano tra loro ma sono dei
moduli di per sè separati.

Gardner parlava di intelligenze multiple e sostenne che gli esseri umani possiedono9 tipi
di intelligenza,7 delle quali non misurate dai test di QI: intelligenza linguistica, spaziale,
logico- matematica, musicale, cinetica, interpersonale, intrapersonale, naturalistica,
spirituale).

Ripresa poi da Gohleman che parla di intelligenza emotiva. L'intelligenza non è qualcosa d
i asettico ma è anche la capacità di interfacciarsi con gli altri poichè l’uomo è
un animale sociale.Questo tipo di intelligenza viene anche richiesta nei luoghi di lavoro.

Le scale per misurare il QI


50
Per misurare l'intelligenza sono utilizzate diverse scale.

La scala Binet consisteva in testa graduati per età, progettati per misurare le performance
dell'intelligenza media di bambini dai tre ai 13 anni. Diversamente da Binet, che
classificava i bambini secondo età mentali, Terman introdusse il quoziente intellettivo. Il
QI Di un bambino veniva calcolato dividendo La sua età mentale per l'età cronologica e
moltiplicando poi per 100.

QI: è il punteggio che si ottiene in un test di intelligenza (attraverso l’età mentale)

Un QI dì 100 indica un'intelligenza media. UN QI Superiore a 100 indica che la


performance di un bambino e paragonabile a quella di persone più grandi di lui , mentre
un QI inferiori a 100 significa che la sua performance intellettiva e come quella di bambini
più piccoli.

Oggi non si usa più il concetto di età mentale per calcolare il quoziente intellettivo nei test
d'intelligenza. Al contrario, gli individui ricevono punteggi QI dì deviazione, ovvero
punteggi che riflettono quanto bene o male una persona faccia paragonata ad altre
persone della sua stessa età.

La scala di intelligenza Wechsler per bambini (WISC-IV) è Adatta a bambini dai sei ai 16
anni, mentre la scala di intelligenza Wechsler per bambini (WPPSI-III) è realizzata per
bambini dai 3 agli 8 anni.

Una ragione per la quale wechsler costruì suoi test di intelligenza e che riteneva che le
prime versioni della scala Stanford-binet fossero sovraccariche di abilità verbali.

Per superare questo problema, le scale di wechsler Non sono basate solo sulle capacità
verbali ma anche su altre abilità. Più complete.

Approcci più recenti all’intelligenza


Sebbene i test tradizionali di quoziente intellettivo siano ancora usati, nuovi test vengono
sviluppati costantemente tra cui: The Kaufman Assessment battery for Children (K-ABC),
Un test recente, basato sull elaborazione delle informazioni, principalmente non verbale
nel contenuto e misura soprattutto l'intelligenza fluida.

il Learning Potential Assessment Device , utilizzano come approccio la valutazione


dinamica, un approccio che misura ciò che il bambino può apprendere con un po' d'aiuto
e non ciò che ha già appreso.

Misurare l’intelligenza dei bambini più piccoli


Per i bambini più piccoli viene utilizzata la Bayley Scales of Infant Development, la quale
misura la velocità con cui si raggiungono le tappe fondamentali dello sviluppo.

51
Proprio per questo al bambino viene assegnato un quoziente di sviluppo (DQ) , piuttosto
che un QI, che riassume quanto bene o male il bambino faccia in confronto a un grande
gruppo di bambini della stessa età.

Questa scala è ideata per bambini dai 2 ai 30 mesi ed è composta da 3 parti:

 Scala motoria
 scala mentale
 Infant Behavioral Record, indice del comportamento di un bambino sulle
dimensioni come l’immediatezza dell’obiettivo, assenza di paura.

Predizione del QI
Il DQ non predice il QI. Per la predizione del QI sono importanti: attenzione e memoria
(specialmente MBT, e memoria di lavoro).

Importanti per la predizione del QI verbale sono:

 Tempo di reazione visiva, La velocità con cui i bambini piccoli guardano stimolo
visivo
 Ritmo abituazionale, il ritmo con cui si abituano a stimoli ripetuti
 preferenza per la novità

Infanzia e adolescenza
Nell’adolescenza , per alcuni il quoziente intellettivo e stabile, mentre per altri fluttua.

I fattori che possono predire un miglioramento o il peggioramento, dipendono anche dai


fattori ambientali. Per esempio ambienti impoveriti rallentano la crescita intellettiva dei
bambini.

Quando si fa una ricerca generalmente si prende un campione che è rappresentativo nella


popolazione quindi nonostante il QI del singolo può fluttuare, se si fa una stima sull’intera
popolazione tramite campione, si vede dalla nostra curva gaussiana che questo si
mantiene sempre intorno alla media.

Cosa predicono i test d’intelligenza?


Predicono un buon andamento scolastico.

Esiti professionali (importanti nel contesto lavorativo sono le soft skills, capacità
comportamentali importanti nella vita lavorativa). Le persone differiscono nell
intelligenza tacita, ovvero la capacità di affrontare e risolvere i problemi quotidiani, che
non è legata al quoziente intellettivo, ma che predice la prestazione lavorativa.

Salute, adattamento e soddisfazioni di vita.

Fattori che influenzano il QI

52
Riassunti di Teresa Cantone

La genetica (studi fatti sui gemelli dicono che gemelli omozigoti condividono il 99% del
genoma. Genitori con un buon QI hanno maggior facilità di avere figli con maggiori
capacità. Disturbi come DSA si presentano in famiglie con un grado socioculturale
inferiore).

L’ambiente: Per lo sviluppo intellettivo del bambino è importante l'ambiente in cui


vivono. Nel corso del XX secolo Le persone sono diventate più intelligenti. I quozienti
intellettivi in tutti i paesi sono aumentati di circa tre punti ogni decade dal 1940, tale genò
e dal modo male è chiamato Effetti Flynn. Un fenomeno del genere è dovuto a cause
ambientali.

Ambiente Influenze sociali e culturali (etnie): La prestazione di un bambino in un test


d'intelligenza dipende anche dagli atteggiamenti genitoriali e dal modo in cui bambini
sono educati, dallo stato socio economico della famiglia e persino dal gruppo socio
culturale cui la famiglia appartiene. Ci sono inoltre anche alcune variazioni etniche nella
prestazione intellettiva.

Perché i gruppi differiscono nella prestazione intellettiva?


Nel corso degli anni, gli studiosi dello sviluppo hanno proposto 3 ipotesi per spiegare le
differenze etniche e sociali nel QI:

 un’ipotesi culturale/test bias: secondo il test bias i test standardizzati di QI e i modi


in cui sono somministrati sono realizzati in base alla classe media bianca e
sottovalutano le capacità intellettive dei bambini economicamente svantaggiati
specialmente quelli delle sottoculture minoritarie. Così è stata costruita un ‘culture
fair’, un test di QI , che non mettono le classi più povere in svantaggio. Un esempio è
la matrice di Raven, accessibile a tutte le etnie e culture, ciò nonostante la classe
Bianca ha continuato a superare i suoi coetanei afro americani. Una causa di tali
risultati, forse è anche il fattore motivazionale, forse bambini in condizioni
economicamente svantaggiati non sono motivati a fare di più e ad impegnarsi nello
studio, ma un ulteriore fattore è anche l’impatto di stereotipi negativi, ovvero le
persone si preoccupano davvero di stereotipi negativi e questo influisce
negativamente sulla loro performance in test in cui sono portati a credere che il loro
gruppo razziale abbia un punteggio più basso degli altri.
 l’ipotesi genetica: l’ipotesi genetica è l’idea che le differenze di gruppo nel QI siano
ereditarie. Ci sono 2 classi di capacità intellettive, comunque ereditarie: le abilità di
primo livello, sono quelle abilità più basse (attenzione e MBT) importanti per
l’apprendimento di associazioni semplici, e le abilità di secondo livello, abilità più
alte che sono richieste nel ragionamento astratto e nel problem solving.
 Ipotesi ambientale: secondo la quale i gruppi che hanno punteggi più bassi
provengono da ambienti intellettualmente impoveriti. La miglior spiegazione per le
differenze di gruppo nel QI è l’ipotesi ambientale.

Migliorare la prestazione cognitiva

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Per migliorare la prestazione era importante:

 l’istruzione: Attraverso interventi compensativi, ovvero programmi


educativi speciali per stimolare la crescita cognitiva è il profitto scolastico
dei bambini svantaggiati. Uno di questi programmi è l’Head Start, ovvero
fornire ai bambini svantaggiati programmi educativi che i bambini di classe
media ricevevano nelle loro case o all’asilo. L’istruzione compensativa è
maggiormente efficace quando: inizia presto, dura più a lungo e quando
coinvolge i genitori dei bambini.
 Importanza dell’intervento su genitori: infatti alcuni ricercatori
preferiscono gli interventi su due generazioni, ovvero interventi con
l’obiettivo di stimolare lo sviluppo intellettivo dei bambini attraverso
l’istruzione prescolare in una scuola d’infanzia , aiutando anche i loro
genitori ad uscire dalla povertà .

Creatività e talenti speciali


Molto spesso ci sono bambini che posseggono talento o sono dotati.

Avere talento significa possedere potenziale intellettivo e insolitamente alto.

Il talento include: un QI alto e talenti speciali, inclusa la creatività.

La creatività è l’abilità di generare nuove idee che siano utili e apprezzate da altri.

Gli psicometristi sostengono che la creatività rappresenta un pensiero divergente


piuttosto che convergente. Distinguono il QI dalla creatività.

 il QI che si appoggia al pensiero convergente: pensiero che richiede ad un


individuo di produrre un’unica risposta corretta ad un problema ; è precisamente
ciò che i test del QI misurano.
 la creatività al pensiero divergente: pensiero che richiede ad un individuo di
produrre un certo numero di soluzioni a problemi per i quali non c’è una sola
risposta corretta. Esso è collegato al QI solo in minima parte e non predice
affidabilmente la creatività futura. È condizionato dall’ambiente familiare.

Molti ricercatori oggi, considerano che la creatività sia frutto della convergenza di molti
fattori :risorse intellettive, conoscenze, stile cognitivo, personalità, motivazione,
ambiente supportivo (TEORIA DI INVESTIMENTO DELLA CREATIVITÀ).

Inoltre tutti possono essere creativi.

Sembra che la creatività sia il risultato di più fattori , piuttosto che il possesso di un
attributo cognitivo dominante, come il pensiero divergente.

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CAPITOLO 9: LO SVILUPPO DEL LINGUAGGIO

Ciò che distingue gli esseri umani dagli animali è l’uso del linguaggio.

Gli animali comunicano attraverso segnali:

 Segnali visivi (postura e movimenti del corpo, espressioni di occhi e bocca…)


 Segnali sonori (canto degli uccelli, canto di insetti)
 Segnali chimici (Emissione di sostanze, dette feromoni, percepibili nell’ambiente)
In ogni attività di comunicazione bisogna tenere conto di 6 elementi:

1. Emittente
2. Codifica\codice
3. Messaggio
4. Canale
5. Decodifica
6. Ricevente
La comunicazione si articola in 3 livelli:

1. Comunicazione verbale: quella che fa riferimento all’utilizzo consapevole della


parola
2. Comunicazione paraverbale: si tratta dei suoni emessi durante la comunicazione,
quindi ci si concentra su come il contenuto verbale viene trasmesso.
3. Comunicazione non verbale: che avviene attraverso il linguaggio del corpo.
Le componenti del linguaggio

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 Fonologia: studio del sistema di suoni che costituiscono un linguaggio. Le unità
base del suono sono chiamati fonemi (non sono suoni).
 Morfologia: è quella parte della linguistica che contiene regole che specificano
come formare parole partendo da suoni.
 Semantica: è quella parte della linguistica che studia il significato delle parole. Le
piccole unità linguistiche dotate di significato sono i morfemi, e ce ne sono di 2
tipi: morfemi liberi, che hanno un significato autonomo e morfemi legati che sono
senza significato, ma che modificano il significato dei morfemi liberi.
 Sintassi: studio della grammatica della lingua, ossia l’insieme di regole che
vengono utilizzate per combinare le parole in frasi dotate di significato;
 Pragmatica: i principi che stabiliscono come la lingua debba essere usata in
diversi contesti sociali.
Le teorie dello sviluppo del linguaggio
Esistono 3 teorie dello sviluppo del linguaggio:

 Punto di vista empiristico: sostiene che i bambini imitano ciò che sentono,
vengono rafforzati quando usano la grammatica in maniera appropriata e corretti
quando fanno errori. Quindi In accordo con l’ipotesi comportamentista, i bambini
apprendono una lingua attraverso i principi del condizionamento classico e di
quello operante; Inoltre, gli empiristi sostengono che gli adulti ‘insegnano’ la
lingua modellando e rinforzando il discorso grammaticale. Questa teoria fu
ampiamente criticata, siccome non è vero che i bambini imparano regole
grammaticali imitando gli adulti, perché le prime parole pronunciate dai bambini
sono affermazioni creative che non compaiono nei discorsi degli adulti e quindi
non possono essere appresi per imitazione. E quando i bambini provano
effettivamente ad imitare un’affermazione di un adulto , lo fa condensandola al
loro livello di competenza grammaticale.
 Punto di vista innatista: Differentemente da quanto ipotizzato dai
comportamentisti, secondo cui il linguaggio si apprende attraverso una serie di
condizionamenti e rinforzi, Chomsky e altri linguisti sostengono che l’uomo abbia
una tendenza biologicamente innata ad apprendere il linguaggio.
Il cervello è dotato del LAD (dispositivo di acquisizione del linguaggio), che
consente di attuare una serie di processi per facilitare l’acquisizione del
linguaggio; e di LMC, ovvero una capacità innata di elaborazione linguistica. Gli
innatisti dimostrano ciò, sostenendo il fatto che i bambini raggiungono
competenze linguistiche tutti alla stessa età, indipendentemente dai contesti
culturali. Affermano che noi abbiamo un cervello lateralizzato, con maggiori
centri linguistici localizzati nella parte sinistra. Danni ad una di queste aree
comportano un’afasia, la perdita di una o più funzioni del linguaggio. Si possono
verificare lesioni all’area di Broca, nel lobo centrale dell’emisfero sinistro, e
colpiscono l’espressione, oppure lesioni all’area di Wernicke, nel lobo temporale
dell’emisfero sinistro e colpiscono la comprensione. Inoltre l’emisfero sinistro è
sensibile al linguaggio sin dalla nascita. L’innatista Lenneberg suggerì che le
lingue vengono apprese più facilmente nel periodo sensibile prima della pubertà.
56
Egli sostiene che i bambini afasici di solito recuperano facoltà linguistiche
perdute senza alcuna terapia, a differenza degli adulti. Nei bambini, prima della
pubertà, l’emisfero destro del cervello, anche se non specializzato, può
recuperare qualsiasi funzione linguistica compromessa, nel caso che l’emisfero
sinistro sia danneggiato. Invece il cervello di una persona che ha già superato la
pubertà, è già specializzato nel linguaggio e quindi l’afasia potrebbe persistere in
adolescenti e adulti, perché l’emisfero destro non è più in grado di acquisire
abilità linguistiche perse per un trauma all’emisfero sinistro.
 Punto di vista interazionista: gli interazionisti propongono una integrazione tra
innatismo ed esperienza. Pongono l’accento sul fatto che anche l’ambiente ha un
ruolo nell’acquisizione del linguaggio. Sostengono che il linguaggio sia il frutto di
un interazione tra fattori biologici e influenze ambientali e ciò che abbiamo di
innato non è un processore linguistico specializzato e innato, ma abbiamo
solamente un cervello che matura molto lentamente e predispone i bambini ad
apprendere tutti alla stessa età. I genitori e i fratelli più grandi, per comunicare
efficacemente con i propri bambini, utilizzano frasi brevi e semplici, chiamate
child-directed speech. Man mano che il bambino cresce, i genitori elaborano frasi
sempre più lunghe e complesse. Inoltre i genitori rispondono agli enunciati
grammaticalmente scorretti dei bambini con enunciati grammaticalmente
corretti in modo implicito. Potrebbe rispondere con un’espansione, ovvero agli
enunciati scorretti con una forma corretta dello stesso enunciato, oppure il
genitore potrebbe rispondere con un rilancio, ovvero agli enunciati scorretti con
enunciati corretti con una forma grammaticale nuova. Quindi gli interazionisti
sottolineano, come Vygotsky, che le conversazioni con persone più grandi
stimolino lo sviluppo cognitivo e il linguaggio del bambino.

Le fasi dello sviluppo del linguaggio


Le fasi sono 3:

 Il periodo prelinguistico: Per i primi 10-13 mesi di vita, i bambini si trovano nella
fase prelinguistica dello sviluppo del linguaggio. E’ il periodo che precede le loro
prime parole dotate di significato. I neonati sono reattivi al linguaggio sin dalla
nascita. Posseggono la capacità innata di distinguere suoni diversi. Inoltre i
genitori possono influenzare l’umore dei propri bambini cambiando l’intonazione
della voce quando parlano, e i bambini riconoscono che determinati toni di voce
hanno un significato particolare. Intorno ai 2 mesi, i bambini emettono suoni
vocalici quando sono contenti e appagati, questi sono detti cooing, compresi i
bambini sordi. Tra i 4 e i 6 mesi, aggiungono anche suoni consonantici e questi
nuovi suoni sono chiamati balbettii, oppure babbling, ovvero la combinazione di
vocali e consonanti prive di significato. Tra i 7-8 mesi, i bambini hanno imparato
già la pragmatica, cioè stanno in silenzio quando qualcuno parla con loro ed
aspettano che questi rimanga in silenzio prima di rispondere con vocalizzazioni.
Tra gli 8-10 mesi utilizzano la comunicazione non verbale per comunicare . I gesti

57
utilizzati sono: gesti dichiarativi , con cui i bambini richiamano l’attenzione di
qualcuno verso un oggetto indicandolo o toccandolo, e i gesti imperativi, con cui i
bambini cercano di convincere qualcuno attraverso azioni, come ad esempio
tirare i pantaloni di un adulto per farsi prendere in braccio. Tra i 12 e i 17 mesi i
bambini iniziano a comprendere alcuni verbi, ben prima di usarli per comunicare.
In questa fase il linguaggio ricettivo (quello che il bambino recepisce ma non sa
comunicare) precede quello produttivo (quello che il bambino è capace di
esprimere con proprie parole).
 Periodo olofrastico: Questo periodo va dai 13-18 mesi. In questa fase i bambini
per comunicare utilizzano olofrasi, cioè singole parole che spesso rappresentano
il significato di un’intera frase.
1. Il bambino utilizza singole parole per un’intera frase;
2. Lo sviluppo fonologico si verifica molto rapidamente;
3. La velocità di apprendimento aumenta, tanto che arrivano ad apprendere
10\20 vocaboli a settimana. Quest’incremento del vocabolario è
chiamato ‘naming explosion’;
4. Due terzi di questi primi vocabili sono riferiti ad oggetti, i quali vengono
manipolati dai bambini;
5. Le prime parole dei bambini spesso sono anche riferite ad azioni abituali;
6. I bambini parlano di quelle cose che hanno imparato a conoscere
attraverso l’attività sensoriale (motherese multimodale);
7. I bambini mostrano stili individuali nella tipologia di parole prodotte. La
maggior parte dei bambini mostrava uno stile referenziale, uno stile con
cui i bambini utilizzano parole riferite ad oggetti. Un numero minore di
bambini mostrava uno stile espressivo, uno stile che i bambini usano per
richiamare l’attenzione verso stati d’animo propri per regolare interazioni
sociali. Questa differenza individuale nasce anche dall’ordine di nascita
dei bambini. Per esempio primogeniti adottano uno stile referenziale,
mentre i secondogeniti uno stile espressivo, siccome i bambini nati dopo
sentono molti discorsi rivolti al primogenito.
8. I bambini intuiscono il significato delle parole attraverso un processo di
mappazione veloce, ovvero il fast mapping, cioè un processo di
acquisizione di una parola dopo averla sentita applicata al referente un
numero limitato di volte.
9. Alcuni errori dovuti al fast mapping sono: l’iperestensione, cioè i bambini
usano un vocabolo per indicare un’ampia gamma di oggetti o eventi, e
l’ipoestensione, che sarebbe l’opposto dell’iperestensione, cioè i bambini
utilizzano vocaboli generici per indicare una ristretta gamma di oggetti.
10. Oltre al fast mapping, i bambini di 2 anni utilizzano anche altre strategie ,
chiamate vincoli di elaborazione, per comprendere il significato delle
parole, come: object scope (l’ipotesi che le parole si riferiscano ad interi
oggetti piuttosto che a parti di essi), la mutua esclusività (l’idea che ogni
oggetto ha una definizione) , contrasto lessicale (l’idea che ogni parola ha
un unico significato), bootstrapping sintattico (l’ipotesi che parole
58
definiscono categorie simili e che hanno caratteristiche percettive in
comune).
 Periodo telegrafico: Questo periodo va dai 18 ai 24 mesi. In questo periodo i bambini
iniziano a combinare parole in piccole frasi . Queste prime frasi sono chiamate
‘discorso telegrafico’, perché i bambini parlano proprio come telegrammi ,
compongono prime frasi omettendo le parti meno significative del discorso, come
articoli, preposizioni, pronomi. Però questo discorso non è universale. I bambini
acquisiscono prima le regole dell’ordine e della combinazione delle parole
(Semantica) e poi via via integrano anche le parole accompagnate da gesti e indizi
intonazionali per assicurarsi che i loro messaggi vengano compresi (pragmatica).
 Periodo pre-scolare: Questo periodo va dai 2 ai 5 anni. I bambini imparano a
produrre frasi complesse e ‘da adulti’. In questo periodo i bambini:
1. Utilizzano morfemi grammaticali(suffissi, prefissi, preposizioni), modificatori
che danno un significato più preciso alle frasi costruite. L’uso di questi
modificatori compare al 3 anno di età, quando i bambini iniziano a
pluralizzare i sostantivi;
2. Fenomeno dell’iperregolarizzazione, cioè l’estensione di regole grammaticali
anche a termini a cui non servono. ES: Uova, al plurale uovi.
3. Imparano le regole della grammatica trasformazionale, cioè trasformare frasi
in interrogative, esclamative, imperative…
4. Iniziano ad utilizzare contrasti semantici, cioè iniziano a capire ed esprime
contrasti relazionali, come grande\piccolo, alto\basso…
5. Acquisiscono abilità di comunicazione referenziale, cioè abilità di produrre
messaggi chiari, capire quando i messaggi degli altri non sono chiari .
 Periodo scolare e adolescenza: Questo periodo va dai 6 ai 14 anni, il periodo
della scuola primaria e secondaria di primo grado. In questo periodo i bambini
utilizzano frasi lunghe e complesse, ma iniziano anche a riflettere sul linguaggio e
a manipolarlo in modi prima impossibili. Si ha:
1. Consapevolezza meta-linguistica: l’abilità di riflettere sul linguaggio;
2. Migliora la sintassi e la semantica;
Il ruolo di fratelli e sorelle è importante nella crescita di abilità comunicative,
perché comunicare con fratelli linguisticamente immaturi contribuiscono allo
sviluppo comunicativo.

Bilinguismo
Nel mondo molti bambini crescono bilingui, acquisendo 2 o più lingue entro la pubertà. Il
bilinguismo comporta vantaggi cognitivi e comporta una maggiore capacità di
simbolizzazione.

59
CAPITOLO 10: SVILUPPO EMOTIVO, TEMPERAMENTO
E ATTACCAMENTO

Izard e studiosi hanno studiato le emozioni espresse dai neonati filmando le loro reazioni
a stimoli.

Il metodo di Izard consiste nel chiedere a valutatori, ignari degli stimoli a cui sono stati
posti i neonati, di riferirgli quale emozione i neonati esprimessero basandosi solo sulle
loro espressioni facciali. Questi studi rivelano che gli adulti riescono ad interpretare
emozioni positive, mentre quelle negative sono più difficili da interpretare basandosi
solo su espressioni facciali.

Alla nascita i neonati presentano emozioni primarie, la gamma di emozioni presenti alla
nascita , che alcuni studiosi ritengono biologicamente programmate, perché emergono in
tutti i neonati sani all’incirca nello stesso periodo. Sono:

 Interesse
 Angoscia
 Disgusto
 Soddisfazione

60
Entro la fine del 2 mese, i bambini iniziano a mostrare sorrisi sociali, solitamente nelle
interazioni con gli adulti di riferimento.

Tra i 2-7 mesi emergono:

 Rabbia
 Tristezza
 Gioia
 Sorpresa
 Paura

Prima che i bambini possano esprimere emozioni complesse ( emozioni non presenti alla
nascita) può essere necessario l’apprendimento.

Tra i 2 anni, i bambini iniziano a mostrare emozioni complesse, emozioni autocoscienti o


autovalutative che dipendono in parte dallo sviluppo cognitivo. Sono:

 Imbarazzo
 Vergogna
 Colpa
 Invidia
 Orgoglio

Queste emozioni sono chiamate autoconsapevoli, perché ciascuno di essi implica un


danno o un arricchimento del nostro senso di sé.

Alcuni studiosi sostengono che l’imbarazzo non emerga finché il bambino non è in grado
di riconoscere se stesso allo specchio o in una fotografia.

Le emozioni autovalutative , come: vergogna, colpa e orgoglio, possono richiedere sia


l’autoriconoscimento, come l’imbarazzo, sia la conoscenza di regole per giudicare la
propria condotta.

Intorno ai 3 anni , quando i bambini sono capaci di valutare i propri atti come positivi o
negativi, iniziano a mostrare segni di orgoglio.

I bambini in età prescolare possono anche mostrare imbarazzo valutativo, attraverso


sorrisi nervosi, distogliendo lo sguardo. Esso scaturisce da una valutazione negativa di
qualcosa che si è fatto ed è molto più stressante del ‘semplice’ imbarazzo.

Alcuni ricercatori operano una netta differenza tra vergogna e colpa.

 Vergogna: è più autoconcentrata ,non si basa su una preoccupazione nei


confronti degli altri. Essa , però, porta comunque i bambini a focalizzarsi
negativamente su se stessi e potrebbe spingerli a nascondersi o evitare gli altri.
 Colpa: implica in qualche modo che non siamo stati all’altezza delle nostre
responsabilità. Il bambino si concentrerà sulle proprie colpe.
61
La reazione dei genitori alle trasgressioni del bambino può determinare quali emozioni
proverà il bambino.

 I bambini tendono a vergognarsi se vengono sminuiti dai genitori.


 I bambini si sentono in colpa se i genitori criticano il comportamento enfatizzando
il motivo.

Quindi le emozioni autovalutative dei bambini scaturiscono dalle reazioni che si


aspettano di ricevere dagli adulti.

Ogni società possiede una vasta gamma di norme sull’espressione delle emozioni, cioè
un insieme di regole che specificano quali emozioni dovrebbero o non dovrebbero essere
messe in atto in determinate circostanze.

I bambini devono elaborare strategie di autoregolazione emotiva, ovvero devono


controllare le loro emozioni, messe in atto alla fine del primo anno di vita. Intorno ai 6
mesi, i bambini riescono a regolare meglio le loro emozioni negative, mentre alla fine del
primo anno sviluppano quelle strategie per ridurre le loro emozioni negative
(mordicchiano oggetti, dondolano…). Essendo piccoli, non riescono a controllare la paura,
però sviluppano dei modi di manifestare la paura che attrae l’attenzione di chi si
preoccupa di loro. Inoltre, i genitori li aiuteranno a gestire le emozioni negative e questi
interventi di aiuto sono una forma di istruzioni guidate. Infatti, intorno ai 2-6 anni
riescono a gestire meglio queste emozioni negative, utilizzando dei metodi, come:
distogliere l’attenzione da fonti di paura, evocare pensieri positivi…

Intorno ai 3 anni, sviluppano delle capacità limitate di mascherare i loro sentimenti.

Tra gli 8-10 mesi riescono ad utilizzare il riferimento sociale, la capacità dei bambini di
osservare reazioni emotive dei genitori ed utilizzare le informazioni ricavate per regolare
il proprio comportamento. Questo atteggiamento viene messo in pratica con i genitori e
poi successivamente a persone diverse dai genitori.

Entro i 4-5 anni i bambini riescono a dedurre correttamente le emozioni di una persona
dai movimenti del suo corpo. Capire le cause delle emozioni altrui è importante per
l’empatia, la capacità di provare le stesse emozioni che sta vivendo l’altra persona. Tra i
6-9 anni iniziano anche a capire che una persona può provare più emozioni
contemporaneamente.

Gli studiosi dell’età evolutiva che si occupano di queste tematiche ritengono che è
importante acquisire una competenza emotiva per la competenza sociale dei bambini,
cioè la loro capacità di raggiungere scopi personali in interazioni sociali continuando a
mantenere rapporti positivi con gli altri. La competenza emotiva è legata al concetto di
intelligenza emotiva (EQ). La competenza emotiva ha 3 componenti:

1. Espressività emozionale competente: implica più frequenti espressioni di


emozioni positive (poche negative);

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2. Conoscenza emozionale competente: la capacità di individuare correttamente i
sentimenti delle altre persone;
3. Regolazione emozionale competente: la capacità di autoregolare le proprie
emozioni per poter raggiungere i propri obiettivi.

Ognuna di queste componenti è legata alla competenza sociale del bambino.

ES: I bambini che esprimono frequentemente sentimenti positivi e poca rabbia e tristezza
tendono a stabilire rapporti più positivi con i compagni. Invece bambini che hanno
difficoltà a regolare le proprie emozioni negative tendono ad essere rifiutati dai
compagni.

Temperamento
Il temperamento è la tendenza di una persona a reagire in modi prevedibili a eventi
esterni.

Ci sono stati degli studi sul temperamento, che si sono susseguiti nel corso degli anni, i
quali hanno portato alla TEORIA DI THOMAS E CHESS , che parla di temperamenti facili,
difficili, o lenti a scaldarsi.

Altra teoria che fu formulata è: LA TEORIA DI ROTHBART E BASE, sostennero che le


componenti del temperamento fossero:

1. Angoscia timorosa: stanchezza, angoscia, chiusura in risposta a stimoli nuovi;


(dopo 6-7 mesi).
2. Angoscia irritabile: capricci, pianto, frustrazione;
3. Sentimento positivo: frequenti sorrisi, socievolezza;
4. Livello di attività: quantità di attività in generale;
5. Span attentivo\persistenza: arco di tempo in cui il bambino si concentra su
eventi di interesse;
6. Ritmicità: regolarità di funzioni corporali.

Il temperamento subisce:

 Influenze ereditarie: confrontando le somiglianze caratteriali di coppie di gemelli


omo e eterozigoti. Coppie di omozigoti sono più simili nella maggior parte degli
attributi.
 Influenze ambientali: possono essere influenze ambientali domestiche , che
influenzano alcuni aspetti positivi del temperamento, mentre influenze
ambientali non condivise (aspetti dell’ambiente che i fratelli non condividono),
influenzano gli aspetti negativi.
 Influenze socio-culturali

Molte componenti del temperamento sono stabili nel corso della prima infanzia e
adolescenza.

63
Non tutti gli individui, però sono caratterialmente stabili. Molti studiosi hanno studiato un
attributo del temperamento, definito ‘inibizione comportamentale’, cioè la tendenza ad
evitare persone o situazioni sconosciute.

L’attaccamento
L’attaccamento sono forti legami affettivi con figure di riferimento nel primo anno di vita.
Questi attaccamenti sono relazioni reciproche.

BONDING: E’ il forte legame affettivo che i genitori possono sentire nei confronti dei loro
bambini appena nati. Il legame più forte si sviluppa poco dopo la nascita, in un periodo
critico. Il periodo critico è la fase temporale in cui il bambino è predisposto
biologicamente a manifestare determinati schemi di sviluppo, se riceve l’input necessario.

Il bonding è differente dall’attaccamento, perché l’attaccamento è un legame reciproco, il


bonding unidirezionale.

UNA DELLE TEORIE PIU' IMPORTANTI SULL'ATTACCAMENTO (quindi dello sviluppo


affettivo) è la teoria di JOHN BOWLBY.

Schaffer e Emerson attraverso vari studi su bambini scozzesi di 18 mesi mesi,


dimostrarono che un bambino è giudicato ‘attaccato’ quando mostra proteste nella
separazione dalla persona di riferimento. Quindi i bambini attraversano delle fasi lungo il
percorso dell’attaccamento a un adulto. Sono:

Attraversano queste 2 fasi prima di formare i loro primi veri attaccamenti, tra i 7\9 mesi.

 Fase asociale (Dalla nascita fino alle 6 settimane): Il neonato è ‘asociale’, perché
reagisce in maniera ugualmente favorevole a stimoli sociali o non sociali
interessanti;
 Fase degli attaccamenti indiscriminati (dalle 6 settimane a 6-7 mesi): i bambini
preferiscono le stimolazioni sociali a quelle non sociali, infatti sorridono a persone
reali, anzicchè ad oggetti. Protestano ogni qual volta un adulto li lascia soli o li
appoggia. Si lasciano tranquillizzare più da adulti abituali.
 Fase dell’attaccamento specifico (tra 7 e 9 mesi): i bambini manifestano
attaccamento a una figura di riferimento (di solito la madre). Secondo Mary
Ainsworth la figura di attaccamento (madre) è considerata dai bambini una base
sicura da cui ritornare in cerca di sostegno emotivo. Infatti in questa fase iniziano
a protestare solo quando separati da un particolare individuo (madre).
 Fase degli attaccamenti multipli (tra i 9-18 mesi): il periodo in cui i bambini
formano attaccamenti e figure di riferimento diverse dall’oggetto
dell’attaccamento primario.

Le prime teorie dell’attaccamento sono:

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 Teoria psicoanalitica: ti amo perché mi nutri= Secondo Freud i neonati sono
creature ‘orali’ e per questo attratti da qualunque persona in grado di fornire
piacere orale.
 Teoria dell’apprendimento: ti amo perché mi premi= ritenevano che i neonati
sviluppassero attaccamento verso coloro che li nutrivano. Importante è
soprattutto l’ambiente, oltre al nutrimento (coccole, calore, sicurezza). Es: è
l’esperimento dei Macachi di Harlow, le quali tendevano a stare con la madre di
metallo solo nel momento del nutrimento, poi preferivano la madre di stoffa,
perché era morbida, accogliente, appunto perché queste sono le condizioni che
permettono l’instaurarsi di un attaccamento vero e proprio.
 Teoria cognitivo-evolutiva: Secondo la quale l’attaccamento dipende dallo
sviluppo cognitivo del bambino. Prima che un attaccamento si sviluppi, il bambino
deve essere in grado di distinguere tra figure di riferimento abituali ed estranei.
Ma anche saper riconoscere che le figure familiari sono caratterizzati da
permanenza.
 Teoria etologica: teoria contemporanea= Tale teoria è stata suggerita dalla
ricerca con gli animali. Lorenz introdusse il comportamento dell’imprinting, cioè
una forma di apprendimento innata, in cui i piccoli di una specie svilupperanno
forme di attaccamento verso qualsiasi cosa si muova. L’imprinting è: automatico,
si verifica in un momento critico limitato, è irreversibile. Esso è una risposta
adattiva e una caratteristica preadattata, che li predispongono a formare legami
di attaccamento.
Anche se gli umani non si legano attraverso l’imprinting, essi hanno ereditato
diversi attributi che li aiuta a sollecitare cure e attenzioni, per esempio secondo
Lorenz, l’aspetto da ‘bambola kewpie’ (guance paffute, fronte ampia, tratti
arrontondati) fa sì che il bambino appaia tenero agli adulti di riferimento.

Le prime teorie psicoanalitiche e di apprendimento sono state screditate, in quanto il


nutrimento ha un ruolo meno importante negli attaccamenti umani di quanto
sostenevano queste teorie. La teoria etologica è diventata più influente negli ultimi anni.

Esistono 2 diverse paure infantili legate all’attaccamento:

 Paura dell’estraneo: la maggior parte dei bambini reagisce positivamente agli


estranei fino a quando forma i primi attaccamenti. Le reazioni di diffidenza verso
gli estranei raggiungono il picco tra gli 8 e i 10 mesi di età.
 Ansia da separazione: Appare normalmente tra i 6 e 8 mesi e raggiunge il picco
tra i 14 e i 18 mesi e diventa gradualmente meno frequente negli anni della
scuola dell’infanzia. Però potrebbe verificarsi in alcuni adolescenti e bambini in
età scolare.

Queste 2 paure di solito declinano nel 2 anno di vita, quando i bambini maturano
intellettivamente e iniziano ad esplorare allontanandosi dalle loro basi sicure.

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Secondo il punto di vista etologico, nel corso della storia dell’evoluzione, i bambini hanno
sviluppato una diffidenza verso gli sconosciuti, i quali vengono associati a pericolo, e nei
confronti anche di ambienti sconosciuti, che associano ad ansia da prestazione. Secondo
il punto di vista cognitivo-evolutivo, la paura dell’estraneo e l’ansia da separazione sono
le conseguenze della loro incapacità di spiegarsi chi siano gli estranei, quindi dipende
dallo sviluppo cognitivo.

Mary Ainsworth ha utilizzato una tecnica per misurare la sicurezza dell’attaccamento di


bambini di 1-2 anni. Utilizzò la tecnica Strange Situation, una serie di 8 episodi che utilizza
per stimolare le interazioni adulto-bambino, per osservare se il bambino utilizza la madre
come base sicura da cui partire per esplorare (1), brevi separazioni dalla madre e incontri
con estranei, che spesso stressano il bambino (2) e episodi di riunione, per vedere se il
bambino stressato trova conforto e rassicurazione dalla figura di riferimento e può così
continuare a giocare (3). Quindi: Esplorazione- reazioni a separazioni ed estranei- riunione
con la figura di riferimento. Ainsworth utilizza questo modello per determinare la
qualità del loro attaccamento alla figura di riferimento. Il bambino mostra diverse
qualità di attaccamento:

 Attaccamento sicuro: i bambini esplorano attivamente solo quando sono soli con
la madre e possono essere turbati da separazioni. Accoglie positivamente il
contatto con la madre che la utilizza come base sicura. Il bambino è estroverso
con gli estranei solo in presenza della madre.
 Attaccamento insicuro-resistente: Esplorano poco in presenza con la madre. Si
disperano quando la madre si allontana, ma al suo ritorno appaiono ambivalenti,
cioè appaiono arrabbiati e oppongono resistenza al contatto fisico con lei. Sono
diffidenti verso gli estranei, anche in presenza della madre.
 Attaccamento insicuro-evitante: Mostrano poca angoscia quando si separano
dalla madre. Sono spesso socievoli con gli estranei, ma a volte li evitano, come
con la madre.
 Attaccamento disorientato\disorganizzato: questo schema caratterizza quei
bambini che potrebbero essere più insicuri. Questi quando riuniti con le madri,
appaiono confusi, a volte si avvicinano alla madre, per poi allontanarsi
bruscamente quando la madre si avvicina a sua volta.

Esiste anche un metodo alternativo per valutare la sicurezza dell’attaccamento,


Attachment Q-set (AQs), basato sull’osservazione dei comportamenti dei bambini in
ambiente domestico. Può essere usato con neonati e bambini piccoli fino all’età
prescolare.

Mary Ainsworth crede che la qualità dell’attaccamento di un bambino alla madre dipenda
dal tipo di attenzione che ha ricevuto. Quest’ipotesi è chiamata ipotesi dell’accudimento.

ES: Le madri di bambini con attaccamento sicuro sembrano accudirli in maniera sensibile
e reattiva dall’inizio.

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Molti attaccamenti insicuri da parte dei bambini nei confronti dei caregiver sono dovuti a
caratteristiche personali dei caregiver, che trasformano questi ultimi in caregiver
insensibili. L’insensibilità spesso è dovuta da depressione da parte dei caregiver, genitori
che a loro volta sono stati trascurati, si sono sentiti non amati, maltrattati da piccoli,
quindi con esperienze traumatiche, oppure gravidanze non desiderate. L’accudimento
insensibile si verifica con più frequenza fra genitori che stanno attraversando problemi di
salute, legali o finanziari, ma anche il rapporto coniugale fra genitori può avere un effetto.

Kagan fa un ipotesi del temperamento e ritiene che la Strange Situation registri in realtà
le differenze nei temperamenti dei bambini, anzicchè la qualità dei loro attaccamenti.
Sostiene che i responsabili della tipologia di attaccamento siano i bambini e non i genitori
e che gli atteggiamenti ad esso collegati riflettano il loro temperamento.

Gli etologi (Bowlby) credono che i bambini, nell’agire con figure di riferimento, sviluppino
modelli operativi interni. Il MOI è proprio quell'atteggiamento che io internamente ho, e
che mi dice come comportarmi nelle relazioni future (mi porterò dietro questo tipo di
attaccamento.

CAPITOLO 11: SVILUPPO DEL CONCETTO DEL


SE’

CONCETTO DEL SE’: La percezione dei propri tratti unici

Alcuni studiosi dello sviluppo ritengono che persino i bambini appena nati abbiano la
capacità di distinguere il sé dall’ambiente circostante. Una prova è che i neonati si
affliggono se sentono la registrazione del pianto di un bambino, ma non se sentono la
registrazione del proprio pianto.

Inoltre i neonati sembrano saper utilizzare un feedback propriocettivo per mimare alcune
espressioni facciali dei loro caregiver.

Neonati di 2-3 mesi hanno un limitato senso personale di essere agenti, ovvvero hanno
una capacità limitata di riconoscere se stessi come i responsabili di un effetto.

Verso i 12-24 mesi i bambini arrivano all’autoriconoscimento del sé, ovvero la capacità di
riconoscersi in uno specchio o in una fotografia, però bambini così piccoli non sono
completamente consapevoli che il sé è un’entità stabile nel tempo.

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Verso i 2-3 anni sviluppano un sé presente, una precoce rappresentazione del sé, nella
quale i bambini riconoscono rappresentazioni del sé attuali, ma non sono consapevoli che
rappresentazioni del sé passate hanno implicazioni nel presente.

Il concetto del sé presente evolve gradualmente in un sé esteso, verso i 4-5 anni, ovvero
un sé che è stabile nel tempo, una rappresentazione del sé più matura, nella quale i
bambini sono in grado di integrare rappresentazioni del sé passato, presente e futuro.

Utile al riconoscimento del sé, oltre allo sviluppo cognitivo, sono molto utili anche:

 le esperienze sociali: Un’esperienza sociale utile è l’attaccamento sicuro al


caregiver principale. Degli studiosi hanno somministrato un test complesso di
conoscenza del sé a bambini di 2 e 3 anni, i bambini di 2 anni con un
attaccamento sicuro hanno superato i loro coetanei con un attaccamento
insicuro.
 Ruolo dei genitori: Anche i genitori contribuiscono all’espansione del sé del
bambino, offrendo lui informazioni descrittive (‘Sei una bambina grande, sei un
bambino così in gamba’) e commentando il comportamento del bambino. I
genitori parlano con i loro bambini anche di esperienze che hanno condiviso,
attraverso scambi di battute (‘Cosa ti è piaciuto di più della gita?’). Questi scambi
di battute aiutano i bambini a ricordarle come eventi che hanno un significato
personale, come cose che sono capitate a ME. Questi ricordi autobiografici
aiutano a illustrare che il sé è stabile nel tempo e perciò contribuiscono allo
sviluppo del sé esteso.
 Cultura: Anche le differenze culturali negli stili genitoriali influenzano
l’autoriconoscimento nei bambini piccoli.
Raggiunto l’autoriconoscimento, i bambini partecipano prontamente ad attività di
problem solving cooperativo. Sempre verso i 2 anni, i bambini che partecipano a queste
attività cooperative, riconoscono anche i modi in cui le persone sono diverse e
cominciano a sviluppare il sé categorico, i bambini si classificano anche con dimensioni
significative , come il sesso, l’età...

I bambini in età prescolare (3-5 anni) descrivono le proprie caratteristiche fisiche, le


proprie azioni, ma con consegne appropriate riferiscono anche caratteristiche
psicologiche e di personalità. Queste descrizioni diventano più frequenti crescendo. Gli
adolescenti oltre ad usare con più frequenza concetti psicologici per descrivere il sé,
sembrano pensare che ci siano innumerevoli sé diversi dentro di loro e sono impegnati a
trovare il ‘vero me’. Gli adolescenti esibiscono frequentemente dei comportamenti del sé
falso, agire in modi che non riflettono il vero sé di un individuo.

Il sé viene influenzato culturalmente, infatti esistono delle società individualistiche,


ovvero delle società che valorizzano il personalismo e i successi individuali, ma ci sono
anche società collettiviste, ovvero società che valorizzano l’armonia sociale e l’adesione a
norme di gruppo.

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Autostima
L’autostima è la valutazione che un individuo fa del proprio sé ed è differente dal
concetto del sé.

 Il concetto di sé: si riferisce al modo in cui il bambino vede le proprie qualità e il


sé.
 L’autostima, invece, è valutativa, si riferisce alla soddisfazione del bambino
rispetto alle proprie qualità e del suo senso del sé.
L’autostima nasce in modelli operativi positivi, infatti la teoria di Bowlby (MOI) predice
che i bambini con un attaccamento sicuro ,che costruiscono un modello operativo
positivo di sé e degli altri, dovrebbero iniziare a valutare positivamente sé stessi.

Durante l’infanzia essa è separata in molte aree, prima di diventare integrata.

Importante per l’autostima è il looking-glass self, termine coniato per spiegare come
costruiamo un immagine di noi stessi, basandoci anche sull’importanza di come gli altri ci
considerano. Nella prima adolescenza si sviluppa il valore del sé relazionale, gli
adolescenti iniziano a percepire il sè in modo diverso a seconda dei diversi contesti
relazionali. Questi concetti sono importanti per la formazione dell’autostima globale.

L’autostima è stabile nel tempo, tranne che in adolescenza e in vecchia, dove subisce un
evidente calo ed è più evidente nelle ragazze.

Ciò che influenza l’autostima sono:

 Stili genitoriali: genitori affettuosi e comprensivi promuovono l’autostima,


genitori distaccati e oppressivi la minano;
 Influenze dei pari: negli anni della scuola primaria i compagni influenzano
l’autostima gli uni degli altri attraverso confronti sociali, cioè il processo di
valutare il sé confrontandosi con altre persone.
 Cultura e etnia
 Società multiculturale

Motivazione alla riuscita e motivazione alla padronanza


I neonati mostrano un’innata motivazione alla padronanza, una forza innata, volta ad
esplorare il proprio ambiente (ES. quando un bambino lotta per girare maniglie, aprire
armadietti…).

La motivazione alla padronanza di un neonato evolve nella motivazione alla riuscita di un


bambino della scuola primaria. I bambini differiscono in queste ultime. La motivazione
alla riuscita è la volontà di lottare per riuscire a portare a termine compiti difficili. I
bambini progrediscono in 3 fasi:

69
1. FASE 1: Gioia nella padronanza: Prima dei 2 anni i bambini sono guidati da una
motivazione di padronanza e provano piacere nelle loro imprese quotidiane.
2. FASE 2: Ricerca nell’approvazione: I bambini di 2 anni iniziano già ad anticipare
l’approvazione o la disapprovazione degli altri rispetto alle loro imprese.
3. FASE 3: Uso degli standard: Bambini di 3 anni o più valutano le loro riuscite
secondo standard di prestazione e sono capaci di provare orgoglio o vergogna a
seconda di come si avvicinano con successo a quegli standard.
I ricercatori hanno identificato influenze particolarmente forti sulla motivazione alla
padronanza e alla riuscita:

 Influenze familiari: I genitori devono avere uno stile genitoriale autorevole, nel
senso che devono essere tolleranti, affettuosi, offrire loro guida e controllo,
incoraggiare i loro bambini a fare cose da soli (ALLENAMENTO
ALL’INDIPENDENZA).
 Influenze del gruppo dei pari: i compagni possono sia compromettere che
promuovere gli sforzi dei genitori per incoraggiare il rendimento scolastico.
MODELLO DI WEINAR: ATTRIBUZIONI DI SUCCESSO
Molti ricercatori riconoscono che il concetto di motivazione alla riuscita abbia un certo
valore, ma ritengono che sia impossibile che essa possa spiegare ogni comportamento in
ogni situazione. Essi hanno scoperto che il comportamento dei bambini nel rendimento e
in ambito scolastico dipendono dalle loro attribuzioni di successo, delle spiegazioni
causali che un individuo fornisce per i suoi successi e i fallimenti.

Weiner ha scoperto che gli adolescenti e i giovani adulti tendono ad attribuire i loro
successi e fallimenti a 4 possibili cause:

 Abilità
 Impegno
 Difficoltà del compito
 Fortuna
Abilità e difficoltà del compito sono cause stabili , che sostengono forti aspettative di
successo, mentre impegno e fortuna sono cause instabili e sostengono deboli aspettative
di successo.

ES. se fai male un test e attribuisci la causa a poca abilità (causa stabile), è probabile che
tu ti senta meno sicuro di te rispetto ad un successo futuro , mentre se attribuisci la causa
al poco impegno (causa instabile ) , penseremmo che studiando di più la prossima volta
potremmo superarlo.

Abilità e impegno sono cause interne, cioè caratteristiche dell’individuo.

Difficoltà del compito e fortuna sono cause esterne, cioè caratteristiche della situazione.

La teoria di Weiner dell’attribuzione ritiene che 2 variabili cognitive influenzano la nostra


volontà di lavorare per raggiungere particolari obiettivi.

70
Interiorità/ esteriorità di un esito condiziona il valore che diamo a quell’esito, mentre la
stabilità /instabilità condizionano le nostre aspettative di successo.

Insieme questi 2 giudizi cognitivi influenzano la nostra volontà di sottoporci a sfide in


futuro.

DIFFERENZE D’ETÀ NELLE ATTRIBUZIONI DI SUCCESSO


 Prima dei 7 anni i bambini sono orientati verso obiettivi di padronanza e hanno
una visione incrementale dell’abilità, cioè credono che l’abilità possa essere
migliorata grazie al molto impegno e alla pratica.
 I bambini dagli 8 ai 12 anni iniziano a distinguere l’abilità dall’impegno, nel
momento in cui si spostano verso una visione entitaria dell’abilità, una
prospettiva secondo la quale l’abilità è un tratto fisso o stabile che non è molto
influenzabile dall’impegno o dalla pratica.
LA TEORIA DI DWECK: IMPOTENZA APPRESA
Basandosi sulla teoria dell’attribuzione di Weiner, Dweck ha tentato di capire perché
alcuni bambini persistono anche dopo il fallimento per arrivare ai loro obiettivi, invece
altri bambini dopo un fallimento rinunciano velocemente.

Alcuni bambini sono orientati alla padronanza, cioè la tendenza a persistere in compiti
impegnativi poiché si crede di avere grande abilità e che i precedenti fallimenti possono

71
essere superati impegnandosi di piu. Quindi i ragazzi orientati alla padronanza sono molto
motivati a intraprendere nuove sfide senza tener conto dei loro precedenti fallimenti.

I bambini che sono orientati ad un impotenza appresa spesso smettono di impegnarsi


dopo un fallimento perché mostrano una visione entitaria dell’abilità e attribuiscono i
loro fallimenti a una causa stabile, cioè mancanza di capacità, per la quale il bambino
pensa di poter far poco, quindi diventa frustrato e non vede motivo per cui debba
migliorare, perciò smette di tentare e si comporta da impotente.

Secondo Dweck i bambini che sono spesso criticati per la loro mancanza di capacità
adottano obiettivi di prestazione, situazione in cui il principale obiettivo di una persona, è
quello di mostrare le proprie competenze e di evitare di essere incompetente, piuttosto
che obiettivi di padronanza, situazione in cui il principale obiettivo di una persona , è
quello di aumentare le proprie competenze .

I bambini con impotenza appresa possono orientarsi di più verso la padronanza se gli si
insegna, attraverso la riqualificazione dell’attribuzione, che i loro fallimenti possono
essere attribuiti a cause instabili che possono superare se si impegnano di più.

RIQUALIFICAZIONE DELL’ATTRIBUZIONE: intervento terapeutico nel quale i bambini che


hanno instaurato impotenza appresa sono persuasi ad attribuire i fallimenti alla loro
mancanza di impegno, piuttosto che a mancanza di capacità.

ERICK ERIKSON
Secondo Erikson l’ostacolo maggiore che incontrano gli adolescenti nel loro sviluppo è
stabilire un’identità, una matura definizione del sè, un senso di chi si è, dove si andrà
nella vita è qual è il proprio posto nella società.

Erikson utilizzo il termine ‘crisi d’indentità’ per catturare la confusione e l’incertezza che
gli adolescenti possono sentire quando pensano a chi sono oggi e pensano ai propri ruoli
nella vita attuali e futuri.

JAMES MARCIA
Ha elaborato un’intervista strutturata che consente ai ricercatori di classificare gli
adolescenti in uno dei 4 Stati d’identità:

 Diffusione d’identità: uno stato di identità che caratterizza gli individui che non
hanno ancora riflettuto o risolto questioni di identità e non hanno ancora
pianificato le direzioni future della loro vita.
 Blocco di identità: uno stato di identità che caratterizza gli individui che si sono
prematuramente impegnati in occupazioni senza in realtà averci pensato.
 Moratoria di identità: uno stato di identità che caratterizza gli individui che
stanno attualmente sperimentando una crisi di identità e stanno cercando
impegni occupazionali nei quali poter investire se stessi.

72
 Identità realizzata: gli individui con un’identità realizzata hanno risolto le
questioni sull’identità assumendo responsabilità personali verso particolari
obiettivi , credenze e valori.
Dagli Stati di identità diffusa e bloccata molti giovani negli anni dell’università
progrediscono verso lo stato di moratoria e infine di identità realizzata.

Gli adolescenti fermi allo stato diffuso spesso assumono un’identità negativa.

La crisi d’identità si risolve intorno ai 21 anni , ma può tornare in situazioni particolari ,


come ad esempio un divorzio.

La formazione dell’identità è un processo irregolare che spesso continua in buona parte


dell’età adulta.

INFLUENZE SULLA FORMAZIONE DELL’IDENTITÀ


la formazione dell’identità viene influenzata da 4 fattori:

Sviluppo cognitivo- influenze dei genitori -influenze scolastiche -influenze socioculturali

CONOSCERE GLI ALTRI


I bambini di età inferiore ai 7-8 anni descrivono gli amici e i conoscenti negli stessi termini
come descrivono se stessi.

I bambini della scuola primaria di basano su confronti comportamentali , la tendenza a


formare impressioni degli altri confrontando i loro comportamenti espliciti.

Più tardi cominciano a basarsi su costrutti psicologici , la tendenza a basare le impressioni


che una persona ha degli altri sui tratti stabili che questi individui si presume abbiano.

Queste impressioni che gli adolescenti hanno degli altri diventano anche più astratte
quando cominciano a fare confronti psicologici tra i loro amici e conoscenti, la tendenza a
crearsi impressioni sugli altri confrontando le persone in base a dimensioni psicologiche
astratte.

TEORIE DELLO SVILUPPO SOCIO COGNITIVO


Le 2 teorie cognitive che sono maggiormente adottate per spiegare l’evoluzione nella
cognizione sociale sono :

 L’approccio cognitivo-evolutivo di Piaget: sostiene che come i bambini pensano a


se e agli altri dipende dal loro sviluppo cognitivo.
 L’analisi dell’assunzione di ruolo di Robert Selman : Selman sostiene che i
bambini sviluppano in modo stadiale la loro cognizione sociale, attraverso la
crescita di abilità di role-taking, la capacità di assumere la prospettiva di un’altra
persona e di capirne pensieri, sentimenti e comportamenti:
1. Prospettiva egocentrica (dai 3 ai 6 anni): i bambini sono inconsapevoli di
qualunque prospettiva che non sia la loro. Presumono che tutto ciò che
fanno sia giusto.
73
2. Role-taking socio-informativo (dai 6 agli 8 anni): i bambini conoscono che
le persone possono avere prospettive diverse dalla loro, ma credimi che
questo accada solo perché queste persone hanno ricevuto informazioni
diverse.
3. Role-taking che riflette il sè (8-10 anni): sanno prendere in considerazione
il punto di vista dell’altra persona. Tuttavia, il bambino non è ancora
capace di prendere in considerazione il suo punto di vista è quello di
un’altra persona al tempo stesso.
4. Role-taking reciproco (10-12 anni): il bambino ora può prendere in
considerazione allo stesso tempo il suo punto di vista è quello di un’altra
persona e riconoscere che l’altra persona sa fare la stessa cosa.
5. Role-taking sociale (12-15 anni): l’adolescente cerca di capire la
prospettiva di un’altra persona paragonandola a quella del sistema
sociale nel quale opera.
INFLUENZE SOCIALI SULLO SVILUPPO SOCIO-COGNITIVO
Le interazioni sociali contribuiscono indirettamente a promuovere la crescita di abilità di
role-taking.

Specialmente i contatti con amici e compagni dello stesso status sono essenziali allo
sviluppo socio-cognitivo.

Molti anni fa, Piaget, sosteneva che i bambini assumendo ruoli diversi mentre giocano
insieme, i bambini diventano più consapevoli del divario tra le loro prospettive e quelle
dei loro compagni di gioco.

Inoltre le interazioni sociali contribuiscono , fornendo esperienze di cui i bambini hanno


bisogno, per imparare come sono gli altri.

74
CAPITOLO 12: DIFFERENZE TRA I SESSI E
SVILUPPO DEL RUOLO DI GENERE

Bisogna evidenziare la distinzione tra:

 Sesso: L’identità biologica di una persona, i suoi cromosomi, influenze


ormonali e le manifestazioni fisiche della sua identità;
 Genere: l’identità sociale e culturale di una persona, in quanto maschio o
femmina.
L’individuo deve acquisire una tipizzazione di genere, il processo attraverso il
quale un bambino diventa consapevole del suo genere, insieme alle motivazioni,
ai valori e comportamenti appropriati per i membri di quel sesso.

Per categorizzare maschi e femmine viene utilizzato uno standard del ruolo di
genere , una motivazione, un valore o un comportamento che sono considerati
più appropriati per i membri di un sesso ma non per l’altro.

Le ragazze nella società assumono un ruolo espressivo, che richiede l’essere


gentili, protettive, cooperative e sensibili ai bisogni degli altri. Questi tratti
preparavano le ragazze ad assumere i ruoli di moglie e madre. I ragazzi, invece,
assumono un ruolo strumentale, che richiede l’essere dominanti, assertivi,
indipendenti e competitivi. Questi tratti psicologici avrebbero preparato i ragazzi
al ruolo di marito e padre.

Differenze psicologiche tra i sessi


Differenti studi hanno evidenziato delle reali differenze tra i sessi:

 Le ragazze mostrano maggiori capacità verbali dei ragazzi, infatti


acquisiscono e sviluppano abilità verbali prima dei ragazzi;
 I ragazzi superano le ragazze nelle abilità visuo-spaziali, l’abilità di
manipolare o trarre deduzioni da informazioni visive;
 A cominciare dall’adolescenza, i ragazzi mostrano un piccolo vantaggio
sulle ragazze nei test di ragionamento aritmetico, mentre le ragazze

75
superano i ragazzi in abilità di calcolo. I ragazzi si sentono più sicuri in
matematica di quanto non facciano le ragazze e hanno acquisito più
strategie di problem solving che consentono loro di superare le ragazze in
problemi complessi.
 Le ragazze sono emotivamente più espressive , accondiscendenti e timide
dei ragazzi, mentre questi sono più attivi e aggressivi verbalmente.
In generale maschi e femmine sono psicologicamente molto più simili di quanto
non siano diversi.

La persistenza di questi ‘miti culturali’ può dar vita alle profezie che si
autoavverano, promuovendo le differenze tra i sessi e guidano maschi e femmine
verso diverse prospettive di carriera.

Sviluppo del concetto di genere


La tipizzazione di genere si è concentrata su 3 aspetti separati:

 Lo sviluppo dell’identità di genere: L’identità di genere è la


consapevolezza del proprio genere e i bambini si avvicinano ad essa a 2
anni e mezzo\3 anni, quando si definiscono come maschi o femmine. Tra i
5-7 anni , i bambini capiscono che il genere è un aspetto del sé che non
cambia.
 Lo sviluppo degli stereotipi del ruolo di genere, idee su come dovrebbero
essere i maschi e le femmine: I bambini iniziano ad acquisire gli stereotipi
di ruolo di genere circa nello stesso momento in cui diventano consapevoli
della loro identità di genere. Intorno ai 10-11 anni , gli stereotipi dei
bambini sui tratti di personalità di maschi e femmine sono molto forti. I
preadolescenti considerano gli stereotipi come prescrizioni obbligatorie. I
bambini diventano più flessibili nel loro pensiero sul genere nel corso
dell’infanzia, ma diventano nuovamente più rigidi durante il periodo
adolescenziale dell’intensificazione di genere, un ingrandimento delle
differenze tra i sessi , associato al conformarsi ai ruoli di genere nella
pubertà.
 Sviluppo dei comportamenti di genere tipizzati, la tendenza del bambino
a preferire le attività dello stesso sesso, rispetto a quelle dell’altro sesso:
Molti bambini manifestano preferenze di giocattoli e attività tipizzati sul
genere, anche prima di aver acquisito un’identità di genere di base.
Attorno ai 3 anni, i bambini mostrano una segregazione di genere, la
tendenza che i bambini hanno di giocare con i compagni dello stesso sesso
e a pensare che l’altro sesso sia fuori dal gruppo. I bambini sviluppano più
rapidamente preferenze per giocattoli e attività tipizzati sul genere.
Teorie sulla tipizzazione del genere

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1. Teoria evoluzionistica: Secondo la teoria evoluzionistica, maschi e
femmine hanno affrontato diverse pressioni evoluzionistiche durante il
corso della storia umana e il processo di selezione naturale ha creato
differenze fondamentali tra maschi e femmine.
La teoria evoluzionistica è stata ampiamente criticata, siccome le
differenze tra i sessi non sono dovute alla genetica.
2. La teoria bisociale di Money e Ehrhardt: evidenzia gli sviluppi biologici che
hanno luogo prima della nascita e che influenzano il modo in cui un
bambino è socializzato. Differenze ormonali prenatali possono contribuire
alle differenze sessuali negli stili di gioco e nell’aggressione.
3. La teoria psicobiosociale: viene utilizzata per spiegare come la natura e
l’educazione possano influenzare lo sviluppo della tipizzazione di genere. E’
una prospettiva sul rapporto natura\ambiente che specifica che alcune
delle prime esperienze condizionano l’organizzazione del cervello, il quale,
a sua volta, influenza la reattività di un individuo ad esperienze simili in
futuro.
4. La teoria di Freud: Freud pensava che la sessualità fosse innata. Tuttavia,
credeva che l’identità di genere di un individuo e la sua preferenza per il
ruolo di genere emergessero durante la fase fallica (3-6 anni), il terzo
stadio dello sviluppo psicosessuale, nel quale i bambini tendono ad
emulare e a identificarsi col genitore dello stesso sesso, per risolvere il
complesso di edipi\elettra. Questa teoria non è stata supportata da dati
sperimentali.
5. La teoria dell’apprendimento sociale: secondo alcuni teorici sociali come
Albert Bandura, i bambini acquisiscono la loro identità di genere e le loro
preferenze nei ruoli di genere in 2 modi: attraverso l’insegnamento
indiretto, insegnare ai bambini come comportarsi, rinforzando
comportamenti appropriati e punendo condotte inappropriate, e
attraverso l’apprendimento osservativo, un apprendimento che risulta
dall’osservare il comportamento degli altri.
6. La teoria dello sviluppo cognitivo di Kohlberg: Kohlberg sostiene che lo
sviluppo del ruolo di genere dipende dallo sviluppo cognitivo, nel senso
che i bambini devono acquisire una certa comprensione del genere prima
di essere condizionare dalle loro esperienze sociali. Kohlberg propose una
teoria cognitiva completamente opposta alla teoria dell’apprendimento
sociale e psicoanalitica, le quali sostengono che i bambini dapprima
imparano a fare cose da maschio o da femmina e poi successivamente si
identificano con i modelli dello stesso sesso, acquisendo così un’identità di
genere stabile. Kohlberg sostiene che i bambini prima acquisiscono
un’identità di genere stabile, poi dopo attivamente cercano modelli dello

77
stesso sesso e agiscono da maschio o da femmina. Kohlberg crede che i
bambini passino attraverso 3 stadi , mentre acquisiscono una
comprensione matura di ciò che significa essere maschio o femmina:
 identità di genere di base, entro i 3 anni di età i bambini si
autodefiniscono maschi o femmine.
 Stabilità del genere: più tardi, il bambino riconosce che il genere è
stabile nel tempo
 Continuità del genere: il concetto di genere è completo quando i
bambini si rendono conto che il proprio sesso non solo è stabile nel
tempo, ma che rimane stabile anche nelle diverse situazioni o
aspetti.
L’autosocializzazione, cioè i bambini cercano modelli dello stesso sesso
e imparano ad agire come maschi e femmine, solo dopo che hanno
acquisito la continuità di genere.

Ci furono diverse critiche alla teoria di Kohlberg, siccome quest’ultimo


affermava che la tipizzazione di genere è ben avviata quando il
bambino acquisisce una matura identità di genere. Però bisogna
evidenziare che i bambini maschi di 2 anni preferiscono già giocattoli
maschili prima aver acquisito un’identità di genere matura , inoltre
Kohlberg esagera quando sostiene che sia necessaria una
comprensione matura del genere affinchè inizi la tipizzazione di
genere.

7. Teoria dello schema di genere di Martin: Propose una teoria differente


dalla tipizzazione di genere. Come Kohlberg, Martin crede che i
bambini siano motivati ad acquisire interessi, valori e comportamenti
che siano coerenti con l’immagine di sé in quanto ‘maschio o
femmina’. Ma diversamente da Kohlberg , Martin obietta che questa
‘autosocializzazione’, inizia non appena il bambino acquisisce
un’identità di genere basilare all’età di 2.5\3 anni ed è ben avviata
quando il bambino acquisisce la continuità di genere. Stabilendo
questa identità di genere, il bambino incorpora le informazioni
acquisite in schemi di genere, insieme di credenze e aspettative su
maschi e femmine che guidano l’elaborazione di informazioni.
Inizialmente i bambini acquisiscono uno schema ‘in-group\ out-group’,
che consente loro di classificare oggetti, comportamenti e ruoli da
‘maschio’ e da ‘femmina’. I bambini costruiscono anche uno schema
del proprio-sesso, informazioni dettagliate di cui avranno bisogno per
comportarsi in varie situazioni in modo coerente al proprio sesso.
Questi schemi servono da script per elaborare le informazioni legate al
78
genere e sviluppare ruoli di genere. Queste informazioni vengono
raccolte e mantenute in memoria, mentre quelle incoerenti con lo
schema vengono ignorate.
La miglior teoria per spiegare la tipizzazione del genere è integrata, nel senso che
i processi evidenziati evidenziati nelle teorie biosociale, dell’apprendimento
sociale, cognitivo-evolutiva, e dello schema di genere contribuiscono tutti allo
sviluppo del ruolo di genere.

Infatti i processi che le diverse teorie evidenziano sembrano essere importanti


ognuna in diversi periodi:

 Teoria biosociale, psicobiosociale: Periodo prenatale


 Apprendimento sociale, psicobiosociale: 0-3 anni
 Schema di genere: 3-6 anni
 Cognitiva evolutiva (Kohlberg): 7- pubertà
 Biosociale, psicobiosociale, apprendimento sociale, schema di genere,
Kohlberg: dalla pubertà in avanti.

79
CAPITOLO 13: AGGRESSIVITA’, ALTRUISMO E
SVILUPPO MORALE

L’aggressività è una qualsiasi forma di comportamento volto a danneggiare o


ferire un essere umano, il quale è motivato ad evitare un simile trattamento.

Gli atti aggressivi sono divisi in 2 categorie:

 Aggressività ostile: quando il fine della persona è di danneggiare la vittima;


 Aggressività strumentale: quando il fine della persona è di ottenere
oggetti, spazio o privilegi.
Intorno al 1 anno d’età i bambini presentano già un’aggressività strumentale.
Intorno ai 2 anni i bambini risolvono le prime dispute attraverso la negoziazione e
quindi cercano di risolvere i primi conflitti, che riguardano giocattoli o altre cose di
loro proprietà. Intorno al periodo scolare si verifica una diminuzione
dell’aggressività fisica, infatti in questo periodo l’aggressività diviene meno fisica
e più verbale.

Differenze sessuali
Le ragazze presentano un’aggressività relazionale, come snobbare, escludere,
diffondere maldicenze, che hanno lo scopo di danneggiare l’autostima, le amicizie
o lo status sociale dell’avversario. Quest’aggressività durante gli anni
dell’adolescenza, diventa più sottile e malevola.

I ragazzi, invece, presentano un’aggressività indiretta, attraverso atti come furti,


marinare la scuola, utilizzo di sostanze stupefacenti.

Differenze individuali della teoria di Dodge


Esistono 2 tipi di bambini aggressivi:

 Aggressori proattivi: L’aggressività proattiva non richiede alcuna


provocazione o rabbia. Essa è finalizzata al raggiungimento di un obiettivo
diretto ad una persona, con lo scopo di dominarla o intimidirla.
L’aggressività diviene la maniera appropriata per raggiungere un
particolare obiettivo o fine. Nell’aggressività proattiva interviene la

80
premeditazione, rivelandosi perciò pianificata e calcolata. Sono abbastanza
sicuri che la loro aggressività sarà ‘ricompensata’ con benefici tangibili
(come il controllo di un giocattolo oggetto di disputa) e sono propensi a
credere che possono accrescere la loro autostima prevaricando altri
bambini. Possono diventare bulli e le vittime di bullismo possono diventare
vittime passive, bambini socialmente esclusi, ansiosi, con bassa autostima,
relazione materna troppo protettiva tormentati da bulli.
1. Hanno aspettative positive riguardo gli esiti del loro
comportamento
2. Sono contenti quando aggrediscono
3. Predisposizione alla criminalità
4. Spesso sono visti dai pari come leaders
5. Si aggregano a soggetti simili

 Aggressori reattivi: L’aggressività reattiva viene invece definita come la


risposta messa in atto per difendersi da una minaccia, reale o
erroneamente percepita, l’aggressività reattiva risulta essere impulsiva e,
a differenza dell’altra, non è pianificata. Essi mostrano alti livelli di
aggressività di ritorsione (atti aggressivi suscitati da provocazioni reali o
immaginarie), perché attribuiscono intenzioni ostili agli altri e non riescono
a controllare la loro rabbia abbastanza a lungo, da cercare soluzioni non
aggressive ai loro problemi. Possono diventare vittime provocatorie,
bambini irrequieti, irrascibili, sono vittimizzati perché spesso irritano i loro
compagni.
1. Manifestano bias di attribuzione ostile, la tendenza a pensare che il
danno ricevuto sia scaturito da un’intenzione ostile ed
aggrediscono spinti da tale errata attribuzione
2. Non godono di popolarità
3. Sono caratterizzati da scoppi d’ira
La teoria dell’aggressività di Dodge
Negli anni ’80 del XX secolo Dodge condusse una serie di studi sui ragazzi
aggressivi americani ed elabora un modello dell’elaborazione dell’informazione
sociale, che cerca di spiegare come i bambini arrivino a preferire soluzioni
aggressive ai problemi sociali. Questo modello chiamato ‘Social Information
Processing’ , descrive 6 stadi che i bambini attraversano quando devono decidere
come rispondere ad un torto subito o da altri problemi sociali. Il ragazzo, a cui è
stato distrutto un oggetto costruito con le sue mani a causa del fatto che un altro
ragazzo ha urtato il tavolo, deve innanzitutto codificare e interpretare i segnali
sociali, per poi scegliere gli obiettivi e generare delle possibili risposte e scegliere
tra le alternative per poi rispondere.

81
Secondo Dodge, gli individui aggressivi tendono a fallire in una delle suddette
fasi. Essi sono contraddistinti da:

 Una carente decodifica dell’informazione sociale (interpretata come


ostile).
 Limitate opzioni di reazione non aggressive.
Attualmente , la ricerca psicologica tende a confermare che ciò che differenzia i
bulli dagli individui non aggressivi NON sia la carenza di abilità sociali , ma la
mancanza di empatia unita a meccanismi di disimpegno morale .

Vittime dell’aggressività tra i compagni


Un fenomeno di aggressività è il bullismo e il cyberbullismo.

Esistono varie forme di bullismo:

 Diretto fisico (picchia la vittima)


 Diretto verbale (insulta la vittima)
 Indiretto (colpisce la dimensione relazionale delle vittime, come ad
esempio l’esclusione ed è più comune nelle femmine).
Nel fenomeno del bullismo sono coinvolte diverse immagini:

 Bullo: prende le iniziative


 Aiutante: non prende le iniziative, ma agisce come il bullo
 Sostenitore: agisce rinforzando il comportamento del bullo
 Difensore: prende le difese della vittima
 Outsider: chi resta fuori dalla situazione
 Vittima
Fattori che favoriscono l’aggressività
 Conflitti genitoriali
 Genitori emotivamente non disponibili
 ambiente familiare coercitivo (una casa in cui i membri della famiglia
spesso si disturbano l’un con l’altro e usano tattiche aggressive come
metodo per sopportare queste esperienze avverse) in cui i comportamenti
sono rinforzati negativamente, diventino aggressivi.
 Famiglie problematiche
 Trattamento negativo da parte dei genitori
Altruismo
L’altruismo è un interesse non egoistico per il benessere altrui che viene espresso
attraverso comportamenti prosociali, un’azione intesa ad avvantaggiare altre
persone , come condividere, cooperare e aiutare.

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 Bambini di 12-18 mesi mostrano piccoli comportamenti prosociali,
offrono giocattoli ai compagni, aiutano i loro genitori.
 Bambini tra i 2-3 anni mostrano simpatia e compassione verso i compagni
infelici.
 Bambini tra i 4-6 anni mostrano dei veri e propri comportamenti
prosociali, eseguono atti servizievoli più veri e raramente recitano il ruolo
di un altruista.
Processi che condizionano l’altruismo sono:

 Ragionamento morale prosociale, il pensiero che le persone mostrano


quando decidono se aiutare gli altri.
 Reazioni empatiche, abilità di una persona di sentire le emozioni dell’altro.
Ci sono bambini più inclini a interpretare la propria capacità empatica
come preoccupazione per l’infelicità altrui, chiamato arousal empatico
compassionevole.
 Abilità di roletaking: mettersi nei panni degli altri per conoscere i punti di
vista.
Sviluppo morale
La moralità è un insieme di principi o ideali che aiutano l’individuo a distinguere
ciò che è giusto da ciò che è sbagliato , ad agire di conseguenza e a sentirsi
orgoglioso di una condotta morale.

Gli studiosi dello sviluppo si sono concentrati su 3 componenti, che ci aiutano a


capire se veramente una persona ha un carattere morale stabile nel tempo:

 Componente affettiva: che analizza l’affetto morale, che motiva i pensieri


e le azioni morali. La coscienza si forma più precocemente nella prima
infanzia in un contesto di una relazione reciprocamente responsiva, un
rapporto genitore-figlio caratterizzato da comprensione reciproca e un
affetto reciproco. All’interno di questo contesto, i bambini piccoli
mostreranno un’accondiscendenza impegnata, un’accondiscendenza
basata sul desiderio del bambino di cooperare con un genitore
comprensivo. Genitori assenti o insensibili che hanno condiviso poche
esperienze con il bambino piccolo promuoveranno un’accondiscendenza
situazionale, obbedienza basata sul potere di un genitore di controllare la
condotta del figlio.
 Componente cognitiva: che analizza il ragionamento morale, che guida le
nostre decisioni su come comportarci. Piaget redige una teoria sullo
sviluppo morale per bambini fino agli 11 anni.
Secondo Piaget il ragionamento morale si sviluppa attraverso 3 livelli
invarianti:

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1. Il periodo premorale (5 anni): i bambini mostrano poco interesse e
consapevolezza per le regole.
2. Moralità eteronoma (5-10 anni): il primo stadio dello sviluppo
morale di Piaget, nel quale i bambini considerano le regole come
sacre e inalterabili.
3. Moralità autonoma (10-11 anni): il secondo stadio dello sviluppo di
Piaget, nel quale i bambini si accorgono che le regole sono degli
accordi arbitrari e possono essere cambiate con il consenso delle
persone che governano.
Successivamente anche Kohlberg sostiene che il ragionamento morale
si sviluppi attraverso 3 livelli, ognuno dei quali è composto da 2 stadi:

1. LIVELLO 1: Moralità preconvenzionale (fino ai 9 anni): le regole


sono esterne al sé, invece che interiorizzate. Il bambino si
conforma alle regole imposte da figure autoritarie per evitare
punizioni o ricompense personali.
 Orientamento alla punizione e all’obbedienza: il
bambino giudica giusta l’azione non punita
 Edonismo ingenuo: il bambino giudica giusta un’azione
da cui può trarre vantaggio (comportamenti
irresponsabili).
2. LIVELLO 2: Moralità convenzionale: l’individuo ora lotta per
obbedire alle norme sociali per guadagnarsi l’approvazione
degli altri .
 Orientamento bravo\a ragazzo\a: il ragazzo sostiene
che il comportamento giusto è quello approvato dagli
altri
 Moralità del mantenimento dell’ordine sociale: i ragazzi
comprendono che le regole sono necessarie. Matura il
senso del dovere.
3. LIVELLO 3: Moralità postconvenzionale (o principi):
 L’orientamento al contratto sociale: la legge è vista
come mezzo per esprimere le volontà della maggioranza
 Moralità di principi di coscienza individuali: l’individuo
definisce ciò che è giusto o sbagliato sulla base di
principi etici della propria coscienza, scelti
personalmente.
 Componente comportamentale: che analizza il comportamento morale. I
teorici dell’apprendimento sociale, come Albert Bandura, si sono
interessati alla componente comportamentale della moralità, ovvero ciò

84
che veramente facciamo quando siamo sottoposti a tentazione.
Sostengono che i comportamenti morali si apprendono nello stesso modo
degli altri comportamenti sociali, cioè attraverso rinforzo, punizione e
osservazione. Pensano anche che il comportamento morale sia influenzato
dalla specifiche situazioni nelle quali le persone si trovano, quindi piegano
come i bambini imparano a resistere alla tentazione e ad inibire( esibire
una condotta accettabile resistendo alla tentazione di compiere un atto
proibito) le azioni che violano le norme morali. Analisi più moderne hanno
sfidato la dottrina della specificità di May , un punto di vista secondo il
quale l’affetto morale, ragionamento morale, comportamento sociale
possono dipendere dalla situazione che uno si trova ad affrontare.
Tra i fattori che promuovono lo sviluppo del controllo inibitorio vi sono le
lodi date ad una condotta, ma anche le punizioni.
Parker per spiegare gli effetti della punizione utilizza il paradigma del
giocattolo proibito. La ricerca suggerisce che punizioni ferme,
somministrate immediatamente da un educatore affettuoso sono efficaci
ad inibire la condotta indesiderabile di un bambino. La più importante
scoperta di Parker fu che tutte le forme di punizione diventano più efficaci
se chiarite logicamente al trasgressore. Quindi quando i bambini
penseranno di compiere l’atto proibito in futuro, dovrebbero sperimentare
un disagio generale ed essere inclini a dare un’attribuzione interna a
questo disagio.
Spesso si verificano dei dilemmi morali. Un dilemma morale è una situazione in
cui entrano in conflitto almeno 2 interessi che implica un contrasto tra norme
giuridico-sociali e il soddisfacimento di bisogni individuali. Questa
contrapposizione, secondo Kohlberg, genera un conflitto cognitivo , che
l’individuo è stimolato a superare attraverso modalità di ragionamento morale.

I ricercatori dello sviluppo morale sottolineano come la trasgressione delle norme


sia dovuta dalla possibilità (operante a livello cognitivo) di ‘sospendere’ il rispetto
dei valori e delle regole, attivando dei meccanismi di moral disengagement
(DISIMPEGNO MORALE). Questi meccanismi operano delle ristrutturazioni
cognitive, i quali consentono al trasgressore di una norma di alleviare il senso di
colpa e la vergogna derivanti dall’atto trasgressivo. Con essi arrivano alla
‘derubricazione morale’ del danno prodotto (depenalizzare).

Forme di disimpegno morale:

 Giustificazione morale
 Confronto vantaggioso
 Diffusione della responsabilità
85
 Attribuzioni di colpe alla vittima

CAPITOLO 14: IL CONTESTO DELLO


SVILUPPO: LA FAMIGLIA

Bronfenbrenner introduce la teoria dei sistemi ecologici, dando una nuova visione
e definizione di ambiente, differente dai precedenti comportamentisti. La teoria di
Bronfenbrenner sottolinea che la persona in via di sviluppo è integrata in una serie di
sistemi ambientali che interagiscono l’un l’altro e con la persona stessa, per
influenzarne lo sviluppo.

Bronfenbrenner vede lo sviluppo come il risultato della transazione tra una


persona in perenne trasformazione e un ambiente anch’esso in perenne
trasformazione.

Egli ha proposto che l’ambient naturale in realtà consiste in contesti o sistemi che
interagiscono:

 Microsistemi: è lo strato ambientale più interno. Si riferisce alle attività e


interazioni che avvengono nelle immediate vicinanze di una persona. Per la
maggioranza dei neonati, il microsistema può essere la famiglia.
 Mesosistema: si riferisce al secondo degli strati ambientali. Sono
interconnessioni tra gli ambienti più vicini ad un individuo (microsistemi),
come ad esempio case, scuole, gruppo dei pari. Se tra i microsistemi non ci
sono legami di sostegno, possono derivarne dei problemi.
ES: Quando il gruppo dei pari svalutano la scuola, indeboliscono la
performance scolastica.
 Esosistema: si riferisce al terzo degli strati ambientali. Sistemi sociali che
bambini e adolescenti non sperimentano direttamente, ma che lo stesso ne
vengono influenzati.
ES: Gli ambienti di lavoro dei genitori. Le relazioni emotive dei bambini
possono essere influenzate dalle ore di lavoro non regolari dei loro genitori.
 Macrosistema: Si riferisce allo strato ambientale più esterno. Il contesto
culturale nel quale avviene lo sviluppo, in cui sono integrati microsistemi,
mesositemi ed esosistemi.
 Cronosistema: E’ una dimensione temporale, che sottolinea il fatto che
cambiamenti nel bambino, o nell’ambiente, che avvengono nel tempo,
influenzano la direzione che lo sviluppo prende.

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ES: Se un divorzio colpisce i giovani di tutte le età, è meno probabile che gli
adolescenti, rispetto ai ragazzi più giovani si sentano in colpa di essere stati
loro la causa della rottura.

La socializzazione
La socializzazione è il processo attraverso il quale i bambini acquisiscono credenze,
atteggiamenti, valori e comportamenti considerati appropriati nelle loro società.

La famiglia è l’agente primario della socializzazione.

Le famiglie, sia che si tratta di famiglia nucleare, o estesa, sono dei sistemi sociali, nel
senso che, la famiglia, come il corpo umano è una struttura olistica. Consiste in parti
correlate tra loro, ognuna delle quali condiziona e a sua volta è condizionata da ogni
altra parte.

Socializzazione genitoriale nell’infanzia e adolescenza


I genitori differiscono in 2 dimensioni riguardo l’educazione dei figli:

 Accettazione\responsività: Una dimensione della genitorialità che si


riferisce a quanto sostegno e affetto un genitore mostra nei confronti dei figli.
Genitori comprensivi sorridono spesso e lodano i loro figli. Genitori meno
tolleranti spesso criticano, sminuiscono il bambino.
 Esigenza\controllo: una dimensione della genitorialità che si riferisce alla
quantità di regole o supervisione che i genitori impongono ai figli. Genitori
che controllano\ esigenti mettono dei limiti alla libertà di espressione dei figli,
facendo loro molte richieste. Monitorano il comportamento dei figli per
controllare che queste richieste vengano eseguite. Genitori meno esigenti
sono molto meno restrittivi e consentono ai figli una notevole libertà per
perseguire i loro interessi.

Esistono 4 modelli di genitorialità:

1. Genitorialità autoritaria: un modello restrittivo di cura genitoriale, in


cui gli adulti impongono molte regole ai figli, si aspettano stretta
obbedienza.
2. Genitorialità autorevole: un modello flessibile di cura genitoriale, in cui i
genitori sono affettuosi e comprensivi e offrono guida e controllo, mentre
consentono al figlio di dire la sua nel decidere il modo migliore per
affrontare le sfide e gli obblighi.
3. Genitorialità permissiva: un modello di educazione, nel quale genitori
tolleranti fanno poche richieste ai figli e raramente cercano di
controllarne il comportamento.
4. Genitorialità distaccata: uno stile genitoriale che è al contempo ostile e
troppo permissivo, quasi come se i genitori non si curassero dei propri
figli, né di ciò che potrebbero diventare.

87
Esiste una strategia, attraverso la quale i genitori guidano o sostengono la capacità di
un adolescente di prendere decisioni , chiamata promozione del funzionamento
intenzionale (PVF).

I sostenitori del modello di effetti del genitore, secondo il quale i genitori


influenzano i loro figli, sostengono che cure genitoriali autorevoli producono esiti di
sviluppo positivi. D’altro lato, secondo i sostenitori del modello di effetti del figlio,
secondo il quale i figli influenzano i genitori, una genitorialità autorevole sembra così
adattiva perché bambini accomodanti, docili e competenti consentono ai loro genitori
di diventare più autorevoli.

Oggi molti studiosi dello sviluppo preferiscono un modello transazionale di


influenze familiari, nel quale la socializzazione è vista come una questione di
reciproca influenza (genitori e figlio si influenzano a vicenda). Esiste anche un
modello di disagio familiare, il modello di Conger, modello che descrive come il
disagio economico tocchi le dinamiche familiari e gli esiti di sviluppo.

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CAPITOLO 15: IL CONTESTO DI SVILUPPO II: PARI,
SCUOLA E TECNOLOGIA

Il modello dei sistemi ecologici di Bronfenbrenner può essere utilizzato per


capire gli effetti del contesto ambientale del bambino sullo sviluppo.

 Il microsistema si riferisce alle relazioni tra il bambino e il suo


ambiente più vicino.
 Il mesosistema si riferisce alle relazioni tra il bambino e le
interrelazioni tra l’ambiente vicino del bambino , come gli stili
genitoriali, pari e scuola.
 L’esosistema si riferisce agli ambienti sociali che influenzano ma non
includono il bambino , come la televisione, i computer e Internet.

I pari come agenti di socializzazione


Le relazioni tra i pari sono un secondo mondo sociale per i bambini. I pari
sono uguali dal punto di vista sociale (non necessariamente della stessa età),
che mostrano comportamenti a livelli simili di complessità sociale e cognitiva.

La socievolezza è il termine che descrive la volontà di una persona di


coinvolgere altri in interazioni sociali e di cercare la loro attenzione o
approvazione. Tra i 2 e i 5 anni , i bambini diventano più socievoli.

Sono state classificate le attività di gioco dei bambini prescolari in 5 categorie,


organizzate dalla meno alla più socialmente complessa:

 Attività non sociale: gioco solitario


 Gioco da spettatore: i bambini guardano altri bambini giocare, non
compiendo nessun tentativo di unirsi al gioco.
 Gioco parallelo: gioco non interattivo
 Gioco associativo: una forma di discorso sociale in cui bambini
perseguono i propri interessi, ma si scambiano giocattoli
 Gioco cooperativo: il vero gioco sociale, in cui i bambini cooperano.

Dai 18 ai 24 mesi le interazioni sociali dei bambini diventano complesse e


coordinate, mentre si imitano l’un con l’altro. Durante gli anni prescolari, le
attività non sociali e il gioco parallelo diventano meno comuni, mentre le
abilità sociali che promuovono il gioco associativo e cooperativo diventano
più comuni.

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Nella prima adolescenza , i ragazzi trascorrono più tempo con i compagni,
specialmente con gli amici più stretti, formando delle clique, un piccolo
gruppo di amici che interagiscono frequentemente. Spesso numerose clique,
con norme e valori simili si uniranno a formare gruppi più ampi, conosciuti
con il nome di crowd (compagnie). Clique e crowd aiutano gli adolescenti a
forgiare un’identità al di fuori della famiglia e aprono la strada alla formazione
di relazioni sentimentali.

I bambini differiscono in termine di accettazione tra pari , ovvero quanto


piacciono o meno ad altri bambini. Esistono 5 categorie di accettazione tra
pari:

1. Bambini popolari
2. Bambini rifiutati
3. Bambini controversi: piacciono a molti e non piacciono a molti
4. Bambini trascurati: raramente indicati dagli altri come piacevoli o
meno
5. Bambini di status medio: piacciono o non piacciono ad un moderato
numero di pari
La scuola come agente di socializzazione
Le scuole sono degli agenti di socializzazione.
Le scuole efficaci sono quelle scuole che hanno successo nel perseguire
obiettivi curriculari ed extracurriculari, indipendentemente dalle provenienze
etniche e socioeconomiche della popolazione degli studenti.

I fattori che contribuiscono ad un’istruzione scolastica efficace sono:

 sostegno finanziario
 dimensioni della scuola e della classe
 un’atmosfera scolastica positiva e insicura
 lavoro di squadra
Gli effetti della televisione sullo sviluppo dei bambini
Benché i bambini guardino molta tv e questa possa influenzare il loro
comportamento , la ricerca suggerisce che guardare la tv con moderazione
probabilmente non danneggia la crescita cognitiva dei bambini.

Lo sviluppo cognitivo derivante dal guardare la televisione portano ad un


aumento della television literacy durante l’infanzia e l’adolescenza. La
television literacy è l’abilità di una persona di capire come l’informazione

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viene trasmessa nei programmi televisivi e di interpretarla in modo
appropriato.
La violenza in televisione può favorire un comportamento aggressivo.
Lo sviluppo del bambino nell’era digitale
I bambini traggono benefici sia intellettualmente che socialmente dai
computer.

Un’istruzione tramite computer, computer-assisted-instruction (CAI) ,


l’utilizzo del computer per insegnare nuovi concetti e far pratica di abilità
scolastiche, migliora spesso le abilità scolastiche di base dei bambini.
Programmi di scrittura favoriscono la crescita delle abilità di scrittura, i
programmi computerizzati facilitano lo sviluppo cognitivo e metacognitivo.

Nonostante i vantaggi associati all’uso che i bambini fanno del computer, i


critici temono che:

 i videogiochi violenti possono istigare l’aggressività


 l’accesso libero ad internet da parte dei bambini possa essere fonte di
danno.

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