Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
H. Rudolph Schaffer
Storia PDS:
Lo studio dello sviluppo umano è alquanto recente; risale all’800, quando cambiamenti sociali ed economici ne
hanno fatto sorgere l’esigenza nel mondo occidentale (Rivoluzione industriale, necessità di alfabetizzazione,
aumento della ricchezza, minore mortalità infantile e più controllo sulle malattie).
Definizione:
La Psicologia dello Sviluppo = lo studio scientifico del comportamento e dello sviluppo dei bambini,
basato sulla raccolta sistematica e sull'analisi di dati empirici che permettono di costruire una base in grado di
agevolare la comprensione sia la natura dell'infanzia che di ogni singolo bambino.
sviluppo
è l’insieme dei cambiamenti sistematici dell’individuo che avvengono tra il momento del
concepimento e quello della morte.
Per comprendere pienamente lo sviluppo bisogna capire quali sono i processi contenuti in esso e
che determinano il cambiamento.
Obiettivo PDS:
costruire una base di conoscenze in grado di agevolare la comprensione
della natura dell’infanzia in generale
delle caratteristiche distintive dei singoli bambini.
1
base dello sviluppo del linguaggio? Perché i bambini disegnano la figura umana come un girino? Cerca di
comprendere le cause dello sviluppo.
I metodi
A livello soggettivo le scelte compiute sui minori, al fine di comprendere quale sia la strada "giusta" da
seguire, vengono da alcune fonti: L’atteggiamento soggettivo si basa su:
intuizioni: è il modo, spesso eccellente, che orienta/guida genitori;
o sensazioni forniscono una guida per il comportamento personale (allevare i propri figli senza neanche
aver mai aperto un libro sull’argomento)
esperienza personale: legata ad eventi accaduti nell’infanzia
o Tali esperienze sono destinate a influenzare il giudizio di una persona sia in positivo che in negativo.
o Non è sempre una guida affidabile. Non saremo mai in grado di sfuggire completamente alla nostra
infanzia e non possiamo trasferire automaticamente le nostre esperienze sull’infanzia di altri individui.
consiglio degli esperti: che però si basano su elementi personali o clinici poco rilevanti.
o Dichiarazioni esperti spesso non vanno al di là di un insieme di opinioni personali, supposizioni,
esperienze con casi clinici e, quindi, atipici. I bambini che necessitano di un clinico, però, non
possono essere considerati rappresentativi.
Nb: Non è così facile separare l'approccio soggettivo da quello oggettivo a causa:
le influenze soggettive spesso di carattere inconscio (siano esse personali o sociali)
le tipologie di ricerche, a volte condotte il maniera non affidabile, e che comunque necessitano
ulteriori studi per essere controllate.
Ciò che certamente distingue i due approcci, sogg e ogg, è l’intensità.
Tipi di teorie
Teorie generali: si propongono di spiegare il funzionamento complessivo della mente, e le fasi
attraverso cui si sviluppa prendendo in considerazione il pensiero, i desideri, i legami affettivi. Es:
psicoanalisi
Teoria specifiche: si propongono obiettivi delimitati, come spiegare come funziona la memoria, cosa
sono le emozioni, come si costruisce e si modifica il legame bambini-genitore. Esse vengono definite
modelli o mini-teorie. Es: elaborazione dell’informazione, attaccamento.
4
Capitolo 2: la natura dell’infanzia
La Prospettiva Storica
Philippe Ariès, nel suo libro "Centuries of Childhood" (1962), analizza la storia dell'infanzia facendo notare
che nel Medioevo non esisteva considerazione della natura che distingue i bambini dagli adulti.
I bambini erano "adulti in miniatura" e di essi condividevano
le sembianze (In alcuni dipinti di epoca medioevale, ad esempio, i bambini sono ritratti come adulti in miniatura
la cui unica caratteristica distintiva è la dimensione del corpo Successivamente i bambini iniziano ad essere
ritratti come bambini per quello che riguarda l'aspetto e gli abiti, sopratutto i maschi.)
le attività (La cosa essenziale in tempi di grande povertà era la forza e la capacità che distingueva i bambini e
che permetteva loro di contribuire alla sopravvivenza della famiglia e al benessere della società)
o La rivoluzione industriale, e la sua crescente richiesta di manodopera a basso prezzo, ha portato ad
utilizzare i minori per lavori in condizioni terribili
o riluttanza ad accettare l’idea che il bisogno dei bambini di ricevere un’istruzione debba avere la
precedenza sull’esigenza degli adulti di usarli come lavoratori
o oggi il lavoro minorile è un problema in molti paesi
Fino al XVII e XVIII secolo la vicinanza fisica ed emotiva tra genitori e figli non era considerata molto
rilevante. In parte ciò dovuto a senso di autoprotezione dettato dall'alta mortalità infantile
La morte di un bambino provoca uno sconvolgimento tremendo nella vita delle madri e modifica il loro
atteggiamento nei confronti dei figli rimasti in vita.
il dispositivo di auto-protezione adottato dalle madri in quelle circostanze era l’indifferenza: le madri non si
concedevano di affezionarsi troppo ai bambini fino a quando la loro possibilità di sopravvivere non fosse certa.
Lloyd DeMause nel libro "Storia dell'Infanzia" (1974) ha sottolineato come "l'infanzia è un incubo dal quale
solo di recente abbiamo cominciato a destarci".
L'educazione dei bambini, sia nell'antica Grecia che nell'Impero Romano, era basata sulla violenza
fisica e con un pieno potere da parte dei genitori.
Nel XVII e XVIII secolo il duro trattamento dei bambini era giustificato sulla base della moralità
religiosa. Esempio è la signora Wesley, madre del fondatore del Metodismo, che sottolineava
l'importanza del duro trattamento da parte dei genitori per sottomettere la volontà dei figli "lavorando
insieme a Dio per la salvezza di un'anima".
5
La Prospettiva Culturale
Le caratteristiche che ogni società apprezza, nei propri membri, vengono trasmesse ai bambini
con l’educazione
la stessa caratteristica assume significati diversi in diversi contesti culturali
esempio timidezza
In occidente, un carattere estroso è considerato tutto sommato un pregio; la timidezza, invece, è del tutto
sgradita e considerata una sorta di disadattamento psicologico.
Nei paesi dell’estremo oriente, la timidezza è considerata in modo positivo e il comportamento
estroverso è ritenuto socialmente distruttivo.
la timidezza è considerata una qualità che contribuisce a mantenere l’ordine sociale e, di conseguenza,
incoraggiata.
Genitori ed insegnanti tendono a descrivere i bambini timidi come persone socialmente competenti.
l’incidenza timidezza tra i bambini orientali è notevolmente maggiore che tra quelli occidentali.
Descrizioni dimostrano necessità usare cautela nel presupporre che certe pratiche siano universali e facciano
parte della natura umana
esistono differenze (non le carenze) culturali
differenze sono funzionali al tipo di bambino che le diverse società desiderano produrre (orientamento)
differenze culturali:
La distinzione tra orientamenti non ha carattere assoluto
sono più rilevanti quando si osservano i bambini in uno stesso contesto (ad es. nella scuola) ed in base
ad uguali obiettivi
si basano sulle caratteristiche socio-economiche della società
norme culturalisocializzazionesviluppo
Le norme culturali influenzano le pratiche di socializzazione (i bisogni socio-economici forgiano lo
stile genitoriale),
e queste, a loro volta, influenzano lo sviluppo della personalità del bambino (attività/modelli
comportamentali diversicompetenze diverse)
in modo che esso assorba le caratteristiche apprezzate dalla società (ad esempio apprezzamento
dell'essere estroverso in occidente, e dell'essere timido ed assertivo in oriente)
esempio: tribù della Nuova Guinea Orientale (Margaret Mead) che un tempo si dedicava principalmente alla guerra con le
tribù vicine magnificando l’assassinio, praticando il cannibalismo e collezionando, come trofei, le teste dei nemici.
Una società di questo tipo i bambini
vengono allevati all’insegna della combattività, della bellicosità e dell’insensibilità.
Hanno scarsa esperienza dell’amore materno perché sin da piccoli si trovano in una società che sembra provare
una profonda avversione per i bambini.
Questa ostilità viene espressa in tutti gli atteggiamenti e le pratiche educative a cui i bambini sono esposti: nel
modo rapido in cui sono allattati, nel rifiuto delle madri di lasciare che i piccoli si aggrappino a loro quando
hanno paura o sono insicuri.
Prospettiva individuale : Che Cosa Pensano gli Adulti dei Bambini? (credenze)
esistono limiti temporali e culturali nelle teorie, eppure entro questi limiti le persone hanno opinioni
diverse su svariati argomenti, ovvero anche all’interno di una stessa cultura si riscontrano differenze
nel modo in cui le persone considerano l’infanzia, a causa sistema credenze individuali
7
La natura dei sistemi di credenze
I sistemi di credenze
esistono nella mente delle persone non influenzano direttamente i bambini.
agiscono invece sul comportamento delle persone nei riguardi dei bambini con un’influenza di tipo
indiretto che viene esercitata attraverso le pratiche educative
le pratiche educative intervengono
o sul comportamento infantile,
o e di conseguenza sui sistemi di credenze che i bambini stessi si costruiscono nel tempo.
E' necessario considerare, oltre alle azioni, anche le credenze dei genitori in quanto sono esse ad
influenzare lo sviluppo dei figli.
I comportamenti dei genitori potranno portare effetti diversi, a volte anche contrari rispetto alle proprie
credenze, ma sicuramente pervasivi ed influenzanti nel tempo
In passato gli psicologi investigavano la relazione genitore-figlio esclusivamente in termini di azioni dei
genitori. Ora si ritiene necessario prendere in considerazione anche le credenze dei genitori, se intendiamo
comprendere lo sviluppo dei bambini.
8
Capitolo 3: la vita inizia
Natura ed educazione
I tentavi di spiegare il comportamento umano si sono sempre incentrati sulla questione natura-educazione.
Negli anni, le due tendenze, natura ed educazione, sono state messe in rilievo con diversa intensità:
- all’inizio del ventesimo secolo: predominio innatismo (sviluppo deriva da natura)
- dai primi anni ’20: diffusione ambientalismo (considera lo sviluppo infantile principalmente, o
addirittura esclusivamente, in funzione delle pratiche educative e dell’atteggiamento dei genitori)
- di recente si è passati dalle ipotesi e dalle tendenze alla ricerca informata e ai fatti empirici: avvento
della genetica comportamentale (scienza che studia base ereditaria e comportamento umano e
animale), il cui obiettivo è di investigare la genetica e i fattori ambientali oltre alle interazioni tra questi
due generi di influenze.
Genetica comportamentale:
- spiega solo le differenze tra gli individui (ad esempio perché una persona sia più socievole o più
intelligente di un’altra ecc.)
- non è in grado invece di rispondere alle domande sulle cause, ad esempio, dell’intelligenza nella
specie umana nella sua totalità, vale a dire, in quale misura l’intelligenza è in funzione dell’eredità o,
al contrario, dell’ambiente.
- La genetica comportamentale si focalizza esclusivamente sulla variabilità individuale e sulle ragioni
dell’unicità dell’uomo.
Dai risultati ottenuti dagli studi condotti con questi due metodi emergono due conclusioni principali:
- tutte le caratteristiche psicologiche esaminate (intelligenza, abilità linguistica, dislessia, delinquenza,
alcuni aspetti della personalità, alcune psicopatologie, ecc.) mostrano una certa influenza genetica; ma
alcune sono più e altre meno influenzate dall’ereditarietà;
- i fattori genetici spiegano solo in parte la variabilità individuali: le influenze ambientali sono comunque
presenti. .
- le caratteristiche profondamente influenzate dall’ereditarietà possono subire influenze della stessa
portata dal mutamento delle condizioni ambientali
Le due influenze dunque non sono in opposizione e non agiscono separatamente, al contrario, interagiscono
e producono i loro effetti in maniera congiunta. (Si tratta quindi di una questione di natura E educazione e non di
natura O educazione)
10
Capitolo 4: creare le relazioni
Lo sviluppo del bambino avviene all’interno di contesti sociali (sole disposizioni naturali non sono sufficiente
a bambino necessità sostegno, appoggio e incoraggiamento caregiver)
instaurare relazioni è
- uno dei compiti più vitali dell’infanzia
- uno dei primi a comparire
relazioni:
- legame tra la natura delle primissime relazioni instaurate e relazioni intime successive, anche in età
adulta, controverso
- ogni relazione è ricca e complessa
- le relazioni forniscono il contesto in cui si sviluppano tutte le funzioni psicologiche del bambino
Comprendere la natura delle relazioni è un elemento essenziale per comprendere lo sviluppo infantile.
11
- le relazioni sono a doppio senso e coinvolgono attivamente entrambi i soggetti (si tratta di un processo
bilaterale e non unilaterale)
- ogni relazione è collegate alle altre (ad es. la famiglia)
o Esse tendono a formare una rete (il rapporto tra marito e moglie ha conseguenze chiare
sulla relazione che ognuno di essi instaura con i figli. Se i genitori vivono tra loro una
relazione di conflitto, la relazione figlio-genitore tenderà a soffrirne)
Sviluppare l'Attaccamento
La primissima relazione che un bambino costruisce, generalmente con la madre (in ambito anglosassone,
viene utilizzato nel contesto delle relazioni adulto-bambino il termine “caregiver” per indicare la persona che
si prende cura del bambino, sia essa la madre, il padre o chiunque altro), è particolarmente importante sotto
vari aspetti. essa rappresenta:
- protezione, sicurezza e amore
- si propaga a tutte le funzioni fisiche e psicologiche del bambino.
- un legame persistente che continua a svolgere un ruolo fondamentale in tutta l’infanzia ed è fonte di
serenità anche nell’adolescenza e oltre.
- Prototipo di relazioni successive
Definizione:
un legame emotivo duraturo con un certo individuo caratterizzato dai seguenti particolari:
12
- selettività: scelta di individui specifici (che stimolano il comportamento di attaccamento in un modo e
in una misura che non si riscontrano in altre persone);
- ricerca della vicinanza fisica;
- benessere e sicurezza (prodotto della vicinanza del rapporto);
- ansia da separazione. quando il legame viene interrotto e la vicinanza diventa impossibile.
Nb: Questo tipo di relazione funziona tuttavia solo se il genitore ricambia il comportamento del bambino e, così
facendo, favorisce lo sviluppo di un sistema di attaccamento genitoriale (che è emerso in modo complementare
nel corso dell’evoluzione, e ora garantisce che i genitori siano “programmati” per rispondere ai segnali del
bambino)
Il bambino sviluppa strategie finalizzate ad attirare l'attenzione dei genitori (il pianto), tenere desta
l'attenzione e l'interesse (come il sorriso ed i vocalizzi) e ottenere e mantenere la vicinanza (come seguire e
stare aggrappati all'adulto)
Funzione attaccamento:
- funzione biologica: garantire la sopravvivenza,
- funzione psicologica: ottenere sicurezza.
Funzionamento attaccamento:
funziona come un sistema di controllo (vale a dire all’incirca come un termostato)
- E’ predisposto per mantenere costante una certa condizione, ovvero la vicinanza del genitore.
- Quando questa condizione è realizzata, l’attaccamento è in stato quiescente (il bambino non ha bisogno di
piangere o di cercare disperatamente di aggrapparsi al genitore, può invece dedicarsi ad altre attività, come
giocare o esplorare l’ambiente)
- Quando la condizione è minacciata (ad esempio nell’assenza momentanea della mamma o
dall’avvicinarsi di un estraneo) il bambino cerca di riconquistare lo status quo.
Bowlby individua tre categorie di condizioni che attivano i comportamenti di attaccamento:
condizioni del bambino: stanchezza, fame, malattia, dolore, freddo;
spostamenti e comportamenti della madre: assenza, allontanamento, scoraggiamento alla
vicinanza;
condizioni ambiente: avvenimenti allarmanti, mortificazioni da parte di altri.
Bowlby ha proposto una struttura a quattro stadi per spiegare l'evoluzione dell'attaccamento:
1. Preattaccamento (0-2 mesi): i piccoli dimostrano di venire al mondo equipaggiati per interagire con le altre
persone. Questo preadattamento sociale si manifesta in due forme:
selettività percettiva (prestare attenzione agli adulti): tendenze visive e uditive che
predispongono i bambini dalla nascita a prestare attenzione agli altri esseri umani;
comportamento di segnalazione(meccanismi per attirare e mantenere l'attenzione delle
persone): meccanismi come il pianto e il sorriso, grazie ai quali il bambino può attirare e
mantenere su di sé l’attenzione.
2. Sviluppo dell'Attaccamento (2-7 mesi): apprendimento delle regole fondamentali dell'interazione, tra cui
l'armonizzazione delle proprie risposte con quelle altrui (Un esempio può essere già rilevato negli scambi
preverbali tra mamme e bambini. Questi inizialmente sono generati quasi sempre dalla madre che offre la possibilità
al piccolo di scoprire come si conduce l’interazione);
3. Attaccamento Ben Sviluppato (7-24 mesi): le interazioni individuali del bambino si sono organizzate in
relazioni durevoli: bambino mostra
l’ansia da separazione,
cautela nei confronti degli estranei
la comunicazione intenzionale.
4. Relazioni in Funzione dell'Obiettivo (dai 24 mesi): la relazione di attaccamento subisce una serie di
profondi cambiamenti:
il comportamento dei i bambini verso le altre persone diventa sempre più intenzionale
i bambini comprendono le esigenze dei genitori
I bambini iniziano a comprendere gli obiettivi e i sentimenti altrui e a prenderli in considerazione
per pianificare il loro comportamento,
si definiscono relazioni in funzione dell’obiettivo (relazioni mature caratterizzate dalla capacità
di entrambi i partner di pianificare le azioni alla luce dei propri obiettivi interni e di tenere conto degli
obiettivi altrui) sviluppano i comportamenti in base all'obiettivo, basati sulla formazione di modelli
operativi
Sicurezza-insicurezza
Se le esperienze di relazioni interpersonali precoci dei bambini sono fondamentali per lo sviluppo
psicologico, è indispensabile verificarne i risultati
14
Le relazioni di attaccamento presentano molte sfaccettature: l’aspetto che ha destato maggior
attenzione riguarda il Senso di Sicurezza.
Mary Ainsworth e collaboratori (1978) hanno concepito
1. un modo per valutare la sicurezza nell’attaccamento
2. una classificazione dei vai pattern di sicurezza.
15
Il legame di attaccamento con la madre è di natura diadica e bidirezionale. La relazione si instaura
reciprocamente con il contributo di uno e dell'altro membro della diade. I comportamenti che il bambino
emette, attivano specifiche risposte da parte della madre.
le differenze nel grado di sicurezza/insicurezza del bambino sono determinate modalità interattive della
madre, in particolare da sensibilità madre (Ainsworth)
La sensibilità materna si riferisce
capacità di cogliere i segnali emotivi del bambino di rispondervi in modo pronto, empatico ed adeguato
presenza materna incoraggiante nel contesto delle incursioni esplorative e nei tentativi di autonomia del
bambino.
successive ricerche hanno portato a chiarire alcune questioni poste dalla Strange Situation (Goldberg, 2000):
In che misura le classificazioni si rivelano costanti alle diverse età?
- la costanza delle relazioni di attaccamento è elevata su periodi di breve durata (6 mesi) mentre è meno significativa a
lungo termine.
- Tanto maggiore è il lasso di tempo che trascorre tra le valutazioni più si riscontreranno cambiamenti di categoria nei
bambini.
- I modelli operativi su cui si basa il comportamento di attaccamento non sono resistenti ai cambiamenti, come emerge
quando il trattamento da parte dei genitori si modifica o quando l’ambiente familiare viene alterato (es. separazioni,
malattie, abusi).
In quale misura è possibile confrontare l’attaccamento alla madre con quello del padre?
- Molte ricerche sono state condotte nel passato solo con le madri, in conformità con l’opinione del tempo sulla
scarsa importanza dei padri. Ora sono disponibili studi che ci consentono di confrontare l’attaccamento al padre e
l’attaccamento alla madre.
- Essi indicano che molto spesso si riscontra coerenza tra le categorie di appartenenza, il che rispecchia la coerenza
di trattamento da parte dei due genitori.
- È comunque possibile anche rivelare pattern (attaccamenti) diversi con caregiver diversi.
Come si spiegano le differenze tra i bambini nella classificazione relativa all’attaccamento?
16
- Secondo Ainsworth la ragione principale per cui i bambini sono sicuri o insicuri è da ricercarsi nella sensibilità
della madre nei riguardi del neonato. Così le madri che comunicano ai figli interesse e cura permettono ai piccoli
di sviluppare fiducia nella madre e di considerarla fonte di sicurezza; i figli delle madri che non riescono ad
offrire questa sensibilità, invece, avranno più probabilità di fallire nell’acquisizione della sicurezza precoce. Il
legame tra la sensibilità materna e la sicurezza del bambino non è comunque così categorico come inteso dalla
Ainsworth.
- Alcune revisioni di studi hanno infatti mostrato che la sensibilità è una condizione importante ma non esclusiva
per la sicurezza dell’attaccamento, e che altre qualità genitoriali svolgono un ruolo altrettanto importante.
Le differenze precoci nell’attaccamento generano differenze psicologiche in seguito?
- Si è più volte affermato che i bambini classificati come sicuri nella prima infanzia si sarebbero mostrati più
competenti e maturi negli anni successivi, in una vasta gamma di funzioni psicologiche, emotive e socio-emotive.
- Tuttavia il legame, specialmente con le funzioni cognitive, non è affatto categorico, in parte a causa di alcuni
cambiamenti di classificazione negli anni a venire, in parte per le diverse classificazioni con i diversi Caregiver, ma in
larga misura perché i vari risultati esaminati (maturità nel gioco, indipendenza, autostima ecc.) sono determinati anche
da una gamma di altre influenze, poiché è il pattern di relazione attuale, invece che quello precoce, a spiegare il
comportamento del bambino.
Bowlby vs Ainsworth
- Ainsworth:
o le modalità interattive della madre, in termini di sensibilità, determinano le differenze nel grado
di sicurezza/insicurezza
o L’uso della Strange Situation ha focalizzato l’attenzione quasi esclusivamente sulle
manifestazioni di attaccamento nei bambini piccoli.
- Bowlby:
o le esperienze interattive con la madre, in particolare le sue risposte alla ricerca di vicinanza,
determinano i modelli operativi interni del bambino e quindi la qualità del suo legame di
attaccamento;
o modelli operativi determinano comportamento anche età successive a quelle prima infanzia
I modelli operativi interni confermano il carattere duraturo del fenomeno dell’attaccamento che non è
circoscritto ai primi anni di vita:
- Con il tempo questi modelli esercitano un’influenza sempre crescente sulle azioni del bambino
17
(l’esperienza di una madre calorosa ed accoglienteun modello operativo interno che la ritrae come fonte di
sicurezza e sostegnoIl bambino avrà pertanto fiducia nella sua disponibilità nei momenti di bisogno e la
considererà un luogo sicuro)
- il modello di sé del bambino rispecchierà la relazione instaurata con la madre (una relazione soddisfacente
produrrà sicurezza nel bambino, gli farà costruire un’immagine di sé positiva, una relazione abusante darà origine
a un’immagine di sé negativa che potrà avere ripercussioni sfavorevoli sul suo comportamento)
- I modelli elaborati inizialmente vengono trasferiti su altre persone e su altre relazioni (una buona
relazione con la madre comporta un sereno rapporto con gli altri).
- sono rappresentazioni del passato e guidano il comportamento nel relazioni future.
- non sono inflessibili e immodificabili sulla base di nuove esperienze, tuttavia Bowlby credeva che i
primissimi modelli che costruiamo siano tendenzialmente più persistenti perché sono a livello
inconscio e quindi non prontamente accessibili.
AAI
La tecnica attualmente più diffusa per osservare questi modelli (che valutano fenomeni interiori) è la Adult
Attachment Interview (AAI), un’intervista semistrutturata per sollecitare l’individuo a
- illustrare le proprie esperienze di attaccamento durante la prima infanzia
- spiegare in che modo ritiene che tali influenze abbiano influenzato il suo sviluppo e il suo
comportamento attuale
nb: Non è tanto il contenuto dei ricordi quanto il modo in cui sono espressi ad essere significativo
(particolare riferimento alla coerenza e al coinvolgimento emotivo).
Si giunge così a una classificazione che riassume lo stato mentale dell’individuo in riferimento
all’attaccamento. La classificazione contiene quattro categorie:
1. Autonomi: i soggetti parlano delle proprie esperienze infantili in modo schietto e coerente,
riconoscendo sia eventi positivi che quelli negativi, e le emozioni. Sono considerati sicuri.
2. Distanzianti: sembrano essere all’oscuro della natura emotiva della propria infanzia, trascurano le
esperienze negative o negandone l'importanza.
3. Preoccupati: sono eccessivamente coinvolti quando esprimono i propri ricordi, diventando
incoerenti e confusi.
4. Irrisolti: rivelano di non essere riusciti a riorganizzare la propria vita dopo le esperienze dolorose
dell’infanzia.
Nb: Queste quattro categorie sono collegate rispettivamente alle categorie: sicura, evitante, resistente e
disorganizzata, associate alle relazioni di attaccamento. Ciò significa che caregiver appartenenti a certe
categorie avranno più probabilità di avere figli della stessa categoria. Quindi il modello operativo interno che
caregiver costruisce durante la sua infanzia influenza la modalità interattiva che userà con il figlio, e questa a
sua volta determinerà in tipo di attaccamento che il bambino formerà con caregiver: possibilità di continuità
intergenerazionale, che si riscontra in tre generazioni successive. (Benoit, Parker 1994).
Le Relazioni
Alcuni studiosi, tra cui Judith Harris (1998) e Steven Pinker (2002) hanno provocatoriamente suggerito l'idea
che la socializzazione abbia sopratutto luogo nel gruppo dei pari, ma realisticamente si può affermare che le
relazioni con i genitori e quelle con i pari assolvano a funzioni diverse, per soddisfare esigenze specifiche
della vita dei bambini.
18
consentir loro di acquisire conoscenze e abilità.
Le relazioni orizzontali:
o intercorrono tra individui con lo stesso grado di potere sociale (bambino-bambino).
o Hanno carattere di uguaglianza e le interazioni sono reciproche: un bambino si nasconde e l’altro
lo cerca, uno tira la palla e l’altro la prende. I ruoli sono interscambiabili perché i partner hanno
simili abilità.
o la funzione di acquisire abilità come la cooperazione e la competizione e individuazione propri
valori e abitudini
o Queste relazioni sono più difficili rispetto alle verticali, genitori tendono a sostenere le interazioni
con i loro figli piccoli (completano le espressioni del bimbo, interpretano i suoi desideri), ciò che
non si riscontra nelle relazioni tra pari. imparano in compagnia dei pari ciò che non
apprenderebbero con gli adulti (soluzione dei conflitti, condivisione)
la personalità dei genitori determina le tecniche educative usate, e queste, a loro volta, influenzano i tratti
della personalità del bambino, che avranno un ruolo nel tipo di relazioni che svolgerà con i pari (e viceversa)
I contributi che le relazioni tra pari offrono allo sviluppo del bambino sono di due tipi:
1. Sociali:
costruzione del senso di sè (all'interno dell'ambiente relazionale - prima in famiglia poi con pari).
Scoperta del proprio ruolo (leader, gregario, bullo, ecc) e attribuzione identità distinta
Rilevanza opinione pari: amicizia e popolarità
interiorizzare norme che regolano il comportamento, l'aspetto ed i valori morali, determinando ciò che è
accettabile creare una "cultura dei pari", distinta da quella dei genitori;
2. Intellettuali: la collaborazione tra pari permette l'acquisizione di conoscenze e lo sviluppo intellettivo
21
Capitolo 5 – lo sviluppo emotivo
A tempo debito i bambini devono acquisire la Competenza Emotiva (=abilità personale di affrontare emozioni
proprie e altrui) che comprende:
A. consapevolezza del proprio stato emotivo;
B. controllo dell'espressione delle proprie emozioni;
C. riconoscimento delle emozioni delle altre persone.
Definizione:
In passato concezione negativa emozioni in contrapposizione alle funzioni cognitive
Rappresentano il sottofondo delle esperienze
Sroufe (1996) "l'emozione è una reazione soggettiva a un evento saliente, caratterizzata da
cambiamenti fisiologici, esperienziali e comportamentali".
Espressione emozione
Darwin, nel suo testo "L'espressione delle emozioni nell'uomo e negli animali" (1872) ha attuato
ricerche empiriche (molte su suo figlio Doddy) sull'espressione delle emozioni, ponendo enfasi sulle
espressioni facciali in quanto rappresenterebbero l'ereditarietà della nostra primitiva condizione di
animali.
In anni più recenti sono state sviluppate tecniche obiettive di valutazione delle espressioni facciali
tra cui le più rilevanti sono:
o FACS - Facial Action Coding System (Ekman e Friesen, 1978);
o MAX - Maximally Disciminative Facial Movement Coding System (Izard, 1979).
Emozioni fondamentali/secondarie
Nonostante non si sia ancora giunti ad una spiegazione di come le emozioni emergono nelle prime settimane
di vita sono state identificate sei emozioni fondamentali:
• Rabbia;
• Paura;
• Repulsione;
• Tristezza;
• Gioia;
• Sorpresa.
Ognuna di esse:
• è collegata ad una base neurale specifica
• viene espressa in modo particolare
• ha una funzione adattiva.
Nel corso dello sviluppo le emozioni cambiano in conseguenza della maturazione e della socializzazione.
22
Emergono emozioni nuove (colpa, orgoglio, vergogna, imbarazzo),
le emozioni possono essere espresse in modo sempre più sofisticato, acquisendo controllo e
comportamenti accettati a livello sociale, e possono essere collegate a rappresentazioni simboliche.
Per provare le emozioni definite "autocoscienti", come orgoglio, vergogna ed imbarazzo, il bambino
deve aver già sviluppato un senso di sé (che compare circa a 18 mesi), mettendo in gioco quello che
Lewis (1992) definisce "il Sé che giudica se stesso", che si basa anche su elementi di accettazione e di
valutazione propri della società di riferimento.
funzioni
- all'inizio le conversazioni sulle emozioni hanno la funzione principale di aiutare i bambini a comprendere
i propri sentimenti e ottenere consolazione
- successivamente
• permettere ai bambini di affrontare le proprie emozioni;
• contribuire a spiegare il comportamento di altre persone;
• favorire la comprensione di una gamma di sentimenti sempre più ampia;
• comprendere la natura e le circostanze delle relazioni interpersonali;
• condividere le esperienze emotive con altre persone, inglobandole nelle relazioni.
La frequenza di queste conversazioni aumenta negli anni, in parallelo alle crescenti abilità verbali e di
comprensione dei bambini. Questo è sicuramente dovuto sia alle maggiori richieste del bambino, ma anche
ai comportamenti del caregiver che tende a parlare di più degli stati emotivi.
In più ricerche Dunn e collaboratori hanno dimostrato:
le conversazioni tra madre e figlie riguardano di più gli aspetti emozionali (1987);
famiglie in cui queste conversazioni sono più presenti portano ad uno sviluppo migliore da punto di
vista del bambino (1991)
23
comprendere che lo stato emotivo dipende non solo dalle caratteristiche obiettive della situazione, ma da
come l'individuo lo interpreta, alla luce di aspettative, credenze e desideri.
Le abilità di Mindreading dei bambini, dunque, migliorano sensibilmente entro il 6 anno di età.
Regole di espressione
Ogni società ha sviluppato modalità socialmente accettate di affrontare le emozioni.
Regole di Espressione: convenzioni che governano la manifestazione delle emozioni in un gruppo
sociale.
Questo rende i soggetti prevedibili e facilita la comunicazione tra i membri del gruppo.
Le regole di espressione sono suddivise in quattro gruppi:
• Minimizzazione: riduzione dell'espressione emotiva rispetto all'emozione percepita;
• Massimizzazione: aumento dell'espressione emotiva (generalmente positiva);
• Mascheramento: attuazione di un'espressione neutra;
• Sostituzione: mostrare l'opposto dell'emozione percepita.
Dato che l'attaccamento è il primo legame emotivo, si possono utilizzare le sue classificazioni per
comprendere lo stile emotivo utilizzato dal bambino (Goldberg, 2000):
Bambini Sicuri: palesano in modo schietto e diretto le emozioni, avendo compreso che questo è un
elemento accettato dai genitori. Reagiscono inoltre ad un'ampia gamma di emozioni che osservano
nelle altre persone;
Bambini Evitanti: riducono le emozioni negative per evitare rifiuti e rimproveri, e quelle positive per
la paura di non corrispondenza da parte degli altri;
Bambini Resistenti: in quanto hanno ricevuto risposte incoerenti con effetti imprevedibili,
sviluppano un'espressione esagerata, sopratutto sulle emozioni negative, per attirare l'attenzione.
Oltre alle risposte emotive che il bambino riceve nel Processo di Attaccamento, ci sono altre tre modalità
principali con cui i messaggi sull'emotività sono trasmessi dai genitori e da altri adulti:
Addestramento: istruzioni indirette ai figli (ad es. "I maschi non piangono mai");
Adattamento: imitazione dei genitori come modelli di comportamento;
Apprendimento Contingente: dialoghi emotivi basati su segni gestuali ed espressioni facciali
(Malatesta, Culver, Tesman e Shepard, 1989): un esempio è la still face
Occorre ricordare che anche il gruppo dei pari esercita un'influenza sulla socializzazione emotiva, sopratutto
rispetto alle distinzioni di genere (maschi-femmine), stabilendo inoltre espressioni e livelli di espressione
accettati o rifiutati. Tutto questo contribuisce a ampliare la gamma di abilità di cui il bambino potrà disporre.
Bisogna anche considerare alcuni elementi emersi dalle ricerche, relativi alla Competenza Emotiva nel
gruppo dei pari:
i bambini che hanno elaborato modalità costruttive per la gestione delle esperienze emotive hanno più
successo nel rapporto con i pari;
i bambini che segnalano con più chiarezza i loro stati emotivi sono più apprezzati dai pari;
i bambini più adeguati nella scelta dei messaggi emotivi sono più popolari;
i bambini che si esprimono più positivamente hanno relazioni migliori;
i bambini che interpretano con più accuratezza i messaggi emotivi degli altri hanno una migliore
approvazione sociale;
i bambini che gestiscono la rabbia in maniera non aggressiva sono più apprezzati, hanno più successo
come leader e sono socialmente più competenti.
Come definisce Frijda (1986) le persone hanno emozioni e le "maneggiano", quindi nell'infanzia si raccolgono
una serie di strategie per la regolazione e la manifestazione delle emozioni:
- Riorientamento dell'Attenzione (3 mesi): distogliere lo sguardo;
- Autoconsolazione (primo anno): trovare metodi autocompensativi (succhiarsi il dito);
- Cercare gli Adulti (seconda metà del primo anno);
- Uso di Oggetti Trasizionali (seconda metà del primo anno);
- Evitamento Fisico (2 anni);
- Gioco di Fantasia (2-3 anni);
- Controllo Verbale (periodo prescolare);
- Repressione delle Emozioni (periodo prescolare);
- Concettualizzare le Emozioni (infanzia media);
- Distanziamento Cognitivo (infanzia media).
25
Differenze competenza emotiva
Esistono molte ragioni che spiegano i diversi livelli di competenza emotiva nei vari bambini. Tra esse vi sono:
- Influenze Biologiche: le differenze caratteriali di origine biologica sono responsabili delle variazioni del
comportamento emotivo (ad es. intensità della reattività emotiva, soglia della reattività, capacità di inibire
gli impulsi e controllo della forza degli impulsi). E' molto evidente nei bambini con la sindrome di Down
che hanno una bassa reattività fisiologica (Cicchetti, Ganiban, Barnett, 1991);
- Influenze Interpersonali: importante è il supporto dei genitori e le relazioni sviluppate;
- Influenze Ecologiche: importanza dell'ambiente. Un esempio è la povertà che crea incapacità di controllo
delle emozioni (Gardner, Jones, Miner, 1994; Gerner, Spears, 2000).
In generale comunque l'incompetenza emotiva è frutto dell'interazione di tutte e tre le categorie citate in
precedenza, che portano al fallimento sul piano emotivo.
26
Capitolo 6 - IL BAMBINO COME SCIENZIATO: LA TEORIA DELLO
SVILUPPO COGNITIVO DI PIAGET
LO SVILUPPO COGNITIVO
lo “sviluppo cognitivo”
o corrisponde all’acquisizione della conoscenza nell’infanzia.
o In questo processo sono implicati alcuni aspetti come la comprensione, il
ragionamento, il pensiero, la soluzione dei problemi, la classificazione, e la memoria;
in breve tutti quegli aspetti dell’intelligenza umana che usiamo per adattarci al mondo e
attribuirgli un significato.
o Lo sviluppo cognitivo riguarda le funzioni puramente intellettuali che si suppone si
possano studiare separatamente dalle emozioni socio-emotive.
“processi cognitivi”:
come funzionano? Sono processi in cui
o Le informazioni vengono selezionate, elaborate, ovvero trasformate in rappresentazioni
e immagazzinate nella mente.
o Le rappresentazioni successivamente saranno utilizzate per elaborare nuove
informazioni.
o queste conoscenze miglioreranno l’adattamento dell’individuo all’ambiente fisico,
affettivo, sociale e culturale.
Cosa sono?
o L’insieme di funzioni che consentono all’individuo di ricercare e ottenere informazioni
dall’ambiente, di trasformarle, di immagazzinarle, in modo da poterle utilizzare in
momenti successivi nella propria attività;
o Comprendono la percezione, l’attenzione, la memoria, il problem-solving, il
ragionamento, la concettualizzazione;
Conoscenze nella teoria dello sviluppo cognitivo
o I prodotti dei processi cognitivi sono le rappresentazioni mentali. Le conoscenze sono
contenute nelle rappresentazioni mentali;
o Le conoscenze o rappresentazioni non solo aumentano con l’età, ma cambiano anche
qualitativamente. Esse vengono costruite attivamente dal bambino a partire
dall’interazione con l’ambiente che lo circonda, fisico e sociale.
o Le conoscenze vengono costruite attraverso l’interazione con la realtà.
la teoria di Jean Piaget sullo sviluppo cognitivo è la spiegazione più completa del modo in cui i
bambini giungono a comprendere il mondo.
Cenni biografici
Jean Piaget è stata una delle voci dominanti della psicologia dello sviluppo in tutta la sua lunga vita (1896-
1980), cambiando il modo di pensare lo sviluppo intellettuale dei bambini, nonostante non avesse qualifiche in
psicologia. Specializzatosi in biologia, materia nella quale pubblicò il primo scritto all'età di 11 anni, e
successivamente in epistemologia (scienza origini conoscenza) adottò un approccio evolutivo e con metodi
psicologici tracciò il modo in cui bambini acquisiscono conoscenza.
Pubblica più di 50 libri, tra i principali vi sono:
Giudizio e ragionamento nel bambino (1924);
La rappresentazione del mondo nel fanciullo (1926);
La costruzione del reale nel bambino (1937);
La formazione del simbolo nel bambino: imitazione, gioco e sogno (1945).
sue teorie evolutive sul sistema cognitivo dei bambini non ebbero molto successo all'inizio sia perché distanti
dalle credenze di quegli anni, sia perché pubblicate in francese.
All’inizio della sua carriera, Piaget collaborò con Binet (il padre del quoziente di intelligenza) sulla
standardizzazione dei test di intelligenza, un lavoro che prevedeva la valutazione delle risposte fornite dei
27
bambini come “corrette” o “errate”.
P. sì rese conto ben presto che ciò che lo interessava veramente era verificare come i bambini
giungessero a formulare la risposta, qualsiasi essa fosse. P. intendeva quindi svelare i processi mentali
che stavano alla base delle risposte dei soggetti (cosa ci spiegano della concezione del mondo infantile, come
si modificano con la età, e in che modo il bambino impara, con il tempo, ad affrontare la realtà)
A differenza di Binet, P. non nutriva un grande interesse per le differenze individuali e le prestazioni
intellettuali come indicatore dell’età mentale; il suo studio era rivolto al carattere generale della
intelligenza. (P. lasciò a Binet e a suoi colleghi il compito di stabilire le regole dello sviluppo; il suo obiettivo
invece consisteva nello studio della natura dello sviluppo.)
2. Nella seconda fase del suo lavoro, P. passò a una visione più globale dello sviluppo intellettuale.
• Invece di esaminare aspetti distinti della comprensione infantile, li combinò in uno schema che li
comprendeva tutti, riferendosi alla totalità della crescita cognitiva dalla nascita alla maturità
• propose uno schema sequenziale a quattro stadi per spiegare la crescita intellettuale nella sua
interezza.
• Piaget iniziò a non utilizzare più interviste ma osservazioni del comportamento spontaneo e delle
reazioni a situazioni costruite ad hoc
Base essenziale della Teoria Evolutiva di Piaget è che lo sviluppo intellettuale può essere spiegato solo
28
considerando l'interazione dinamica e continua tra bambino ed ambiente.
Dare priorità alla natura del bambino o alle influenze ambientali è cosa priva di significato; per comprendere il modo in
cui i bambini acquisiscono la conoscenza, occorre esaminare in dettaglio come, nel corso degli anni, il bambino agisce
sull’ambiente e l’ambiente sul bambino.
Due funzioni intellettive innate invarianti presiedono creazione e modifica delle strutture cognitive:
organizzazione: combinazione e integrazione degli schemi disponibili in sistemi coerenti o in corpi di
conoscenza (strutture);
adattamento all’ambiente (che si compone di assimilazione, accomodamento):processo di
aggiustamento alle richieste dell’ambiente.
o l’assimilazione: incorporazione delle nuove esperienze in modelli preesistenti (incorpora nei
propri schemi i dati dell’esperienza - conservazione schemi mentali)
o L’adattamento modificazione degli schemi preesistenti in base alle nuove esperienze. modifica
i propri schemi per adattarli ai nuovi dati (novità e aggiornamento schemi mentali).
o Lo scopo di entrambi (assimilazione e adattamento), è l’adattamento dell’organismo
all’ambiente equilibrio.
Esempio: Se diamo una bambola a un bimbo di 2 mesi vedremo che subito cercherà di succhiarla, invece di giocare come
farebbe un bimbo di 2 anni.
il bambino assimila la bambola al suo schema della suzione perché quest’ultima è predominante in questo
periodo.
Allo stesso tempo a contatto con gli oggetti, il bambino apprende, ad esempio che la bambola offre altre
possibilità e, di conseguenza, elabora altri tipi di azione: la accarezza, la culla, la volta, la scuote ecc. Il
bambino, cioè, si adegua alla natura dell’oggetto.
I due processi paralleli dell’assimilazione e dell’accomodamento rappresentano, secondo P., i meccanismi
fondamentali del cambiamento cognitivo: da un lato, i bambini incorporano la realtà esterna nelle loro strutture
psicologiche, dall’altro, modificano ed estendono il loro repertorio di azioni per adattarsi alle richieste
dell’ambiente.
Questo semplice esempio illustra alcune caratteristiche fondamentali della teoria di Piaget:
INTELLIGENZA:
Si riferisce a pattern di azione modificabili in base all'adattamento al mondo esterno non ha origine
con processi mentali sofisticati;
Questi pattern sono modificabili: si trasformano, si adattano, si combinano e diventano più
complessi in seguito al contatto con elementi del mondo esterno.
la crescita dell'intelligenza è un percorso di adattamento all'ambiente;
“l’intelligenza è un esempio specifico di adattamento biologico”, ovvero è l’esito dell’adattamento
all’ambiente.
ADATTAMENTO
L’adattamento è la tendenza ad adeguarsi alle richieste ambientali
adattamento cambia nel tempo e tende a raggiungere una modalità sempre più adeguata di relazione
con l’ambiente
Gli organismi biologici tendono ad adattarsi all’ambiente grazie ai processi paralleli di assimilazione e
accomodamento, facendo uso di oggetti esterni sia per nutrire le strutture mentali esistenti e sia per
lasciarsi modificare dall’esperienza.
29
La crescita dell’intelligenza deve essere concepita come un percorso di adattamento all’ambiente,
sempre più preciso e complesso.
CONOSCENZA
la conoscenza è costruita grazie all'interazione tra bambino ed ambiente;
Emerge dall’esplorazione attiva delle cose e più tardi, delle idee.
Acquisire la conoscenza è quindi un processo basato sulle azioni e non un processo di accumulazione
passiva di informazioni.
SCHEMA
lo schema è la struttura cognitiva fondamentale basata sull'azione sensomotoria o sul pensiero che gli
individui usano per attribuire senso all'esperienza;
EQUILIBRIO E ESPERIENZA
bambino spinto dalla curiosità si imbatte in una esperienza che non corrisponde alle strutture mentali:
si trova in una condizione di disequilibrio.
è costretto ad attribuire esperienza un significato: ricerca l’equilibrio.
Il processo che porta a tali forme di equilibrio e quindi permette l’acquisizione delle conoscenze è
chiamato equilibrazione.
Attraverso questo processo il bambino giunge a descrizioni, spiegazioni e previsione sempre più
adeguate della realtà.
30
Gli Stadi dello Sviluppo Cognitivo
Lo sviluppo all’interno di questo stadio viene descritto come una serie di sottostadi (6):
1. Dai pattern rigidi di azione ai→ Pattern flessibili di azione.
I bambini vengono al mondo dotati di una serie di pattern di risposta che permettono loro di entrare in
contatto con l’ambiente che li circonda.
Questi pattern inizialmente si attivano solo di fronte a certi stimoli specifici (la suzione, ad esempio, è
presente dalla nascita ma viene sollecitata solo dal capezzolo.)
durante i primi mesi, la rigidità lascia spazio alla flessibilità e il bambino riesce per gradi adattare il
proprio comportamento a una gamma sempre più vasta di stimoli (deriva informazioni da osservazioni
dettagliate dei suoi tre figli: Ad esempio, all’età di 9 giorni, Laurent, venne casualmente a contatto con la propria
mano e provò a succhiarla, ma la abbandonò immediatamente; poi provò a succhiare il piumino ma con lo stesso
risultato. Solo il seno materno. Eppure una settimana più tardi il bambino iniziò a succhiarsi il pollice e pian piano
ad accettare anche altri oggetti come il piumino che poco prima aveva rifiutato.)
Questi esempi di adattamento costituiscono l’inizio dell’intelligenza.
2. Dai pattern isolati di azione ai→ Pattern coordinati di azione.
Inizialmente il bimbo si limita a guardare, afferrare o succhiare gli oggetti che ha intorno a lui.
In seguito i bambini imparano che più azioni diverse possono essere eseguite simultaneamente con lo
stesso oggetto (ad esempio, un bambino molto piccolo afferra un oggetto solo se la sua mano viene a contatto
con questo e non fa nessun tentativo di avvicinarlo agli occhi per esaminarlo. Quest’azione avrà luogo solo se la
mano e l’oggetto sono nello stesso campo visivo. successivamente il bambino sarà in grado di afferrare gli
31
oggetti che osserva e guardare gli oggetti che tocca, in seguito riuscirà a portare questi oggetti alla bocca o a
scuoterli per udire il loro suono)
il repertorio di azioni del bambino diventa sempre più complesso, coordinato e efficace.
3. Dal comportamento reattivo al → Comportamento intenzionale.
L’attività iniziale del bambino non è né intenzionale, né pianificata. Gli effetti delle sue azioni
sull’ambiente sono casuali (ad esempio, quando un bambino piccolo sfiora i fili di pallini appesi alla
carrozzella, i quali si muovono e si toccano producendo un tintinnio, il piccolo non è consapevole della
connessione tra l’azione e l’effetto)
Il comportamento intenzionale compare verso la fine del primo anno: il bambino compie azioni mature,
comprendendo meccanismi di funzionamento degli oggetti (ad es. "eliminare" un ostacolo per arrivare ad un
oggetto);
4. Dalle azioni manifeste alle→ Rappresentazioni mentali.
nella prima infanzia le attività predominanti sono senso-motorio ma verso la fine di questo periodo
emergono anche i segni dei processi mentali.
Durante il primo anno non vi sono indicazioni del fatto che i bambini facciano uso delle immagini, dei
simboli, dei pensieri o di ogni altro strumento interiore (Piaget spiega questo aspetto osservando il
comportamento nelle situazioni di problem-solving ad esempio, quando un giocattolo è troppo lontano per essere
raggiunto con le mani, e il bambino potrebbe aiutarsi con un bastone postogli accanto. Per gran parte del primo
anno i bambini non riescono a vedere la connessione tra i due oggetti, anche quando, per caso, toccano il
giocattolo mentre manipolano il bastone. Il problem solving, per ora, è limitato a un susseguirsi di tentativi ed
errori; solo nel corso del secondo anno i bambini riusciranno a elaborare mentalmente che il bastone può essere
usato come mezzo per raggiungere l’obiettivo desiderato.)
Nel corso del secondo anno il comportamento del bambino è molto più versatile iniziando ad utilizzare
la rappresentazione mentale degli oggetti ed il loro uso
lo sviluppo del linguaggio rende molto più semplice per il bambino rappresentare simbolicamente
persone e oggetti.
5. formazione/scoperta concetto di permanenza dell’oggetto
Si tratta della comprensione del fatto che il mondo è costituito da oggetti esterni che sono entità
autonome, esistenti indipendentemente dalla consapevolezza che noi abbiamo della loro esistenza
All’inizio ogni cosa (il sonaglio, la mano, la mamma, il biberon) deve la sua esistenza al fatto di essere
osservata, ascoltata o maneggiata dal bambino: nel momento in cui il bambino non è più in contatto con
l’oggetto, l’oggetto stesso cessa di esistere.
La permanenza dell’oggetto è un’idea che deve essere costruita dal bambino (permanenza dell’oggetto
non scontata all’inizio della vita, essa si sviluppa)
Per sostenere questo argomento, Piaget ha utilizzato un test dell’oggetto nascosto.
o Egli mostrava ai piccoli un giocattolo interessante e proprio quando essi erano sul punto di raggiungerlo
lo copriva con una coperta, che lo nascondeva alla loro vista. I bambini più piccoli reagivano
immediatamente come se l’oggetto nascosto alla vista fosse allo stesso tempo realmente uscito dalla loro
mente: smettevano di allungare la mano per raggiungere il giocattolo, rivolgevano la loro attenzione
altrove e si comportavano come se il giocattolo avesse cessato di esistere.
o I bambini più grandi, invece, continuavano i loro tentativi di raggiungere il giocattolo: fissavano la
coperta con lo sguardo, la raggiungevano, la alzavano e cercavano il giocattolo. Il fatto che i bambini
continuassero a rivolgere la loro attenzione al giocattolo anche quando non lo vedevano fu considerato
da Piaget una prova dell’idea che il giocattolo rimanesse nella mente dei bambini e che la loro
conoscenza degli oggetti si fosse, per così dire, consolidata.
Idea permanenza dell’oggetto nasce già verso la fine del primo anno.
o Verso il secondo anno di età si sviluppa in due fasi:
il bambino trova l'oggetto anche in un secondo posto solo se lo spostamento è visibile;
bambino si crea un immagine mentale dell'oggetto e desume spostamento
6. REAZIONI CIRCOLARI PRIMARIE SECONDARIE TERZIARIE
Primarie: Ripetizione di attività sul proprio corpo per il semplice piacere di farlo. Il bambino
trova per caso un risultato nuovo e interessante e cerca di conservarlo mediante la ripetizione.
secondarie: Ripetizione di attività condotte sull’ambiente per far durare lo spettacolo
interessante. Il bambino compie azioni sugli oggetti che lo circondano; a volte queste
producono un effetto interessante inatteso e il bambino ripete l’effetto sull’ambiente.
Terziarie: Variazione volontaria degli schemi nel tentativo di sperimentare attivamente
mediante prove ed errori. Il bambino modifica la propria azione sull’ambiente e varia lo stesso
32
evento per poterlo comprendere meglio.
Il cambiamento che avviene nelle abilità cognitive dei bambini alla fine del secondo anno è imponente:
i bambini sviluppano pensiero simbolico: l'abilità di usare i simboli (le parole e le immagini mentali)
per comprendere il mondo e non sono quindi più legati alla realtà del qui e ora.
sanno distinguere tra realtà e fantasia: invece di impegnarsi in attività senso-motorio con i giocattoli
(scuotere, battere, succhiare, lanciare) i bambini iniziano ora a dedicarsi al gioco di
immaginazione/fantasia (un pezzo di carta diventa una coperta per il letto e uno straccio il mantello di un re)
il bambino è in grado di avventurarsi nel pensiero rappresentazionale, dove le immagini possono essere
manipolate mentalmente, le parole usate per indicare oggetti o persone e dove è possibile creare un
mondo di fantasia: si ha differenziazione tra simbolo-oggetto/evento e significante-significato.
pensiero preoperatorio
la capacità di pensare a un livello simbolico è un passo necessario per acquisizione operazioni mentali
che caratterizzano sviluppo intellettuale dell’adulto
Il pensiero preoperatorio è ancora distante da quello degli adulti
o non è in grado di andare oltre all’apparenza e al dato percettivo: Il bambino è ancora dominato
dall’aspetto immediato delle cose,
o è intuitivo e pre-logico.
o affronta i problemi focalizzandosi su un solo elemento per volta: gli schemi mentali sono
isolati gli uni dagli altri e non sono ancora coordinati in un sistema che consente di eseguire più
azioni simultanee (Il bambino riesce a pensarne uno per volta. Ad esempio, sommare 3+5 è
un’operazione mentale; classificare una serie di oggetti in base alla dimensione è un’altra operazione
mentale )
2. L’animismo
Come parte del suo studio sulla concezione infantile del mondo fisico, Piaget ha scelto di determinare
quali oggetti sono considerati animati dai bambini e quali inanimati.
Piaget deduce da domande (“il sole lo sa che ci illumina?”, “alla sedia dispiace se qualcuna le si siede
sopra?”) poste a bambini che nel periodo prescolare essi non sono in grado di distinguere con
chiarezza le cose vive da quelle inanimate: tendono invece ad estendere le caratteristiche degli
33
organismi viventi anche agli oggetti inanimati, una tendenza definita “animismo”
per gradi, nel corso del periodo preoperatorio, i bambini iniziano a distinguere gli oggetti animati da
quelli inanimati. Graduale progressione:
o il bambino non distingue tra oggetti animati ed inanimati: Ogni oggetto è animato e cosciente
o Solo le cose che si muovono sono animate
o ogni oggetto dotato di moto spontaneo (ad es. un fiume) è animato
o Animali ed esseri umani sono animati
3. La rigidità di pensiero
La rigidità di pensiero si manifesta in vari modi:
o l’irreversibilità: la tendenza a pensare gli oggetti nell’ordine in cui sono stati originariamente
sperimentati. I bambini prescolari non sono in grado di invertire mentalmente le sequenze; il
loro pensiero è rigido come le loro percezioni.
o incapacità di adattarsi ai cambiamenti dell’aspetto manifesto delle cose.
Esempio: a bambini in età prescolare viene mostrato un cane e viene chiesto loro di identificare
l’animale. Tutti lo definiscono correttamente un cane
il ricercatore in seguito mostra ai soggetti una maschera che ritrae il muso di un gatto e, sotto
gli occhi dei bambini la mette sulla testa del cane e chiede loro di dire di quale animale si tratti:
la maggioranza dei bambini sostiene si tratti di un gatto. Ogni volta che la maschera viene
messa o tolta dal muso del cane i bambini cambiano la loro definizione dell’animale.
Sembra il loro pensiero sia dominato da un tratto percettivo, in realtà irrilevante per l’identità
dell’animale, che i bambini tuttavia non sono in grado di ignorare. Pertanto il bambino non è in
grado di annullare gli effetti di un’azione mentale attraverso l’esecuzione di un’altra azione
mentale ad essa opposta.
o la rigidità di pensiero ostacola l’acquisizione di numerose nozioni fondamentali fra cui quella
di conservazione: comprensione che le caratteristiche di base della materia non vengono
modificate da cambiamenti nel loro aspetto esteriore.
4. Il ragionamento prelogico
In confronto a quella degli adulti, la capacità di ragionamento dei bambini in età prescolare è notevolmente
carente.
i bambini non sono ancora capaci di pensiero induttivo o deduttivo, vale a dire di procedere dal
particolare al generale o viceversa: mostrano ragionamento trasduttivo.
Il ragionamento trasduttivo:
o vede una relazione casuale tra due elementi concreti, dove in realtà non esiste nesso di causa,
solo perché i due eventi si verificano insieme.
Ad esempio, avendo saltato il suo solito sonnellino pomeridiano, Lucienne figlia di Piaget, ha
annunciato: “Non ho fatto il sonnellino e quindi non è pomeriggio”. Lucienne mostra qui una
sorta di ragionamento che da un particolare (il sonnellino) procede verso un altro particolare (il
pomeriggio), e arriva alla conclusione che l’uno determina l’altro.
o inversione causa ed effetto
ad esempio “l’uomo è caduto dalla bicicletta perché si è rotto il braccio”.
Piaget giudicava questi tentativi un passo legittimo verso il pensiero maturo: i bambini non sono
illogici ma prelogici; i processi logici che rappresentano una parte essenziale del pensiero sistematico
non sono ancora attivi a questa età, ma emergeranno naturalmente da queste fatiche iniziali del
bambino.
35
Intorno agli 11-12 anni, i bambini raggiungono il livello più avanzato di pensiero
I bambini sono in grado di effettuare operazioni mentali quali l'astrazione ed il ragionamento logico.
Sono in grado di valutare diverse soluzioni per un problema senza metterle in atto, poiché sanno
valutare situazioni ipotetiche.
Il pensiero è sempre più rivolto alle idee che agli oggetti.
Il pensiero è diventato razionale, sistematico e astratto.
Lo stadio operatorio formale è il massimo livello che possa essere raggiunto dai bambini dopo aver
attraversato tutti gli stadi precedenti.
Nb: È necessario comunque tenere a mente che si riscontrano profonde differenze individuali tra i bambini a
questo riguardo: non tutti infatti raggiungono questo traguardo e alcuni rimangono fermi a livelli inferiori.
Anche il pensatore più maturo in certe occasioni farà ricorso a modalità di pensiero meno evolute.
36
I Pro ed i Contro della Teoria Piagetiana
I contributi
I punti deboli
La maggior parte delle critiche sollevate dalle ricerche più recenti interessa due aspetti:
permanenza dell’oggetto
Piaget riteneva che i bambini non acquisissero tale concetto prima della fine del primo anno di vita.
P. dimostrò idea per mezzo degli esperimenti sulla ricerca dell’oggetto nascosto.
Con tecniche diverse, si è riscontato che bambini molto più piccoli sono già in grado di comprendere che gli
oggetti continuano ad esistere anche quando scompaiono dalla vista.
Bower (1974) ha dimostrato, attraverso il battito cardiaco, che anche bambini di 3 mesi hanno senso della
permanenza dell'oggetto
Bower (1974) ha mostrato a bambini di 3 mesi un giocattolo interessante che veniva poi nascosto alla loro
vista da uno schermo. Misurando il battito cardiaco dei bambini, Bower ha dimostrato che anche a questa
tenera età il ritmo cardiaco variava in maniera più sensibile quando il giocattolo scompariva dalla vista del
piccolo rispetto a quando il bimbo si trovava nuovamente di fronte all’oggetto. Una chiara indicazione del
fatto che i bambini si aspettavano che il gioco comparisse nella stessa posizione anche se era scomparso per
un breve periodo.
conservazione
Secondo Piaget, la conservazione non viene acquisita dai bambini fino a quando non raggiungono lo stadio
operatorio-concreto,
McGarigle e Donaldson (1974) smentiscono l’intuizione piagetiana (riferendosi in particolare al suo
esperimento dei bottoni allineati): hanno dimostrato che cambiando procedure, e quindi inserendo un "orsetto
birichino", anche bambini più piccoli potevano mantenere la capacità di conservazione
38
2. Aspetti Riguardanti gli Stadi: Lo sviluppo avviene per stadi?
Per distinguere un modello fondato su stadi da un modello che considera l’infanzia un processo continuo di
cambiamento sono stati proposti tre criteri (Flavell, Miller, Miller, 1993):
I cambiamenti qualitativi (vs quantitativo):
In certi momenti dello sviluppo (passaggio da uno stadio all’altro), il comportamento e il pensiero dei bambini
sono sottoposti a un cambiamento che non consiste semplicemente nell’imparare a fare meglio, più rapidamente,
ma consiste invece nel fare questa determinata cosa in maniera diversa, adottando un altro genere di strategia
mentale.
Il cambiamento improvviso (vs graduale):
Un modello a stadi dello sviluppo il cambiamento, di qualunque genere, avviene rapidamente, non gradualmente.
Il cambiamento indiscriminato (riguarda tutti gli aspetti vs discriminato, ovvero relativo a un ambito
solo):
Implicita nel concetto di stadio è l’idea che il cambiamento avviene simultaneamente in una lunga serie di
funzioni (un nuovo stadio nel ragionamento, ad esempio, influenza tutti gli aspetti del problem-solving e non
solo questi)
Il fascino di un modello a stadi come quello di Piaget consiste nella sua semplicità, si comprende e si
sintetizza facilmente, tuttavia negli ultimi anni gli psicologi sono giunti alla conclusione che lo sviluppo
presuppone una forma più complessa e irregolare:
esempio dell’egocentrismo
il cambiamento non avviene in modo repentino: (ipotizzare un’età definita alla quale scatta come un
orologio l’abilità di assumere la prospettiva altrui non è quindi accettabile)
o secondo P. egocentrismo si esaurisce all’età di 7 anni, con lo stadio operatorio concreto.
o P. per studiare egocentrismo si è affidato a un test specifico: il compito delle tre montagne.
o Margaret Donaldson (1978) ha affermato che questo metodo di valutazione è troppo complesso e poco
significativo per rendere giustizia alle abilità dei bimbi piccoli e che dovrebbero essere utilizzate
situazioni legate alla vita di tutti i giorni.
o Attualmente vi sono molte altre dimostrazioni del fatto che i bambini più piccoli di sette anni possano
comportarsi in maniera non egocentrica in certe circostanze.
Cambiamento come dominio-specifico (solo alcune funzioni mentali) e non come dominio-generale
(tutte le funzioni mentali).
Un altro aspetto emerso con chiarezza è il fatto che l’assunzione di prospettiva/fine egocentrismo può
essere utilmente differenziata in base alle tre seguenti categorie:
• L’assunzione di prospettiva percettiva (vedere e sentire): comprendere altra persona vede e sente
da una prospettiva diversa dalla propria. La prospettiva percettiva è la più precoce (Lempers,
Flavel, 1977),
• L’assunzione di prospettiva affettiva(valutare lo stato emotivo): capacità di valutare lo stato
emotivo di un’altra persona. si sviluppa intorno ai 3-4 anni
• L’assunzione di prospettiva cognitiva (valutare cosa un altro conosce): comprendere che cosa
un’altra persona conosce/ idee degli altri sono differenti dalle nostre. La prospettiva cognitiva si
sviluppa negli ultimi anni del periodo prescolare (intorno ai 5 anni)
39
Capitolo 7 - IL BAMBINO COME APPRENDISTA: LA TEORIA DELLO
SVILUPPO SOCIOCOGNITIVO DI VYGOTSKIJ
Vita
Lev Semenovich Vygotskij (1896-1934) nacque in Russia
studiò storia e letteratura, laureandosi nel 1917 a Mosca.
Insegnò letteratura in una scuola secondaria
il suo interesse per la psicologia lo portò a scrivere una dissertazione sulla psicologia dell'arte
1924 al Congresso psiconeurologico di Leningrado, scrisse un documento sulla natura della
coscienza, venendo invitato al gruppo di lavoro dell'Istituto di Psicologia di Mosca.
Morì a 38 anni di tubercolosi.
opere
I suoi due libri più importanti sono:
Pensiero e Linguaggio (tradotto in inglese nel 1962);
Il Processo Cognitivo (tradotto in inglese nel 1978).
Fortuna
osteggiato in Unione Sovietica,dove forte influenza di Pavlov e teoria "riflessi condizionati"
concetti chiave:
lo sviluppo cognitivo è essenzialmente un processo sociale (vs concezione P. in cui contesto sociale svolge
ruolo minimo): emerge dalle esperienze sociali del bambino.
Lo sviluppo umano va esaminato su tre livelli:
a) Aspetti Culturali
natura umana: un prodotto socioculturale (in accordo con le idee marxiste)
Strumenti Culturali sono il mezzo di trasmissione delle informazioni tra una generazione e l'altra
(= oggetti e abilità che società perfeziona per portare avanti le proprie tradizioni e devono essere
tramandati)
o strumenti tecnologici (libri, calcolatori, agende, computer);
o strumenti psicologici (concetti e simboli come linguaggio e teorie scientifiche).
Queste due tipologie di strumenti esercitano la loro funzione in maniera congiunta, aiutando il
bambino a vivere in modo più efficace ed accettabile secondo le consuetudini sociali.
Ruolo fondamentale è dato al linguaggio in quanto:
o è lo strumento principale di trasferimento dell'esperienza a livello sociale (come e di cosa si
parla);
o consente ai bambini di regolare le proprie attività;
o si trasforma in pensiero, interiorizzando una funzione sociale come
funzionamento cognitivo (linguaggio precede pensiero vs concezione P.)
b) Aspetti Interpersonali
Lo sviluppo cognitivo: risultato delle interazioni sociali con persone più esperte, che passano al
bambino gli strumenti culturali necessari per l'attività intellettuale.
Livello interpersonale rappresenta terreno comune dove si incontrano forze culturali interpersonali e
individuali
Natura reciprocamente adattiva dell’interazione tutor-apprendista è chiave del progresso evolutivo
o Vygotskij sostiene che l'abilità del bambino di sfruttare l'istruzione e l'aiuto costituisce una
caratteristica fondamentale della natura umana
o e viene completata da capacità esperto (adulto) di offrire aiuto e istruzione
Sviluppo cognitivo è progresso da intermentale a intramentale:
o Si passa dalla regolazione condivisa a autoregolazione: processo di interiorizzazione modi di
risolvere i problemi delle altre persone (lo sviluppo cognitivo è un passaggio dall'intermentale
40
all'intramentale).
o Bambino non risolve problemi da solo, è partner che prende parte a lavoro come un
apprendista
Potenziale dei bambini emerge più nettamente quanto bambino lavora con persona più competente:
bambino raggiunge massimo livello solo quando lavora congiuntamente con persona esperta
o Distanza tra prestazioni congiunte e prestazioni solitarie è la zona di sviluppo prossimale
o La zona Sviluppo Prossimale è “Luogo” all’interno del quale bisogna concentrare gli sforzi
educativi in modo da esercitare un effetto significativo sullo sviluppo del bambino
c) Aspetti Individuali
La posizione di Vygotskij è definita Costruttivismo Sociale, si basa:
o come visione Piaget sul ruolo attivo dei bambini (costruttivismo: bambino costruisce
conoscenza)
o bambino può compiere sviluppo solo in un’impresa congiunta con gli adulti (sociale)
Non particolare attenzione a sviluppo nelle varie età:
o Vygotskij considerò in ogni caso che le influenze socioculturali iniziano ad avere effetto solo
dopo i 2 anni (elemento criticato da studi moderni).
La Zona di Sviluppo Prossimale (ZPD) è le distanza di tra ciò che un bambino può conseguire senza
l'assistenza di altre persone e ciò che può ottenere con l'aiuto di una persona più esperta, costituendo quindi la
zona cruciale in cui gli sforzi educativi dovrebbero essere concentrati.
Questo progresso è stato descritto in dettaglio come una successione di tre stadi (Tharp, Gallimore, 1988):
Stadio 1: la prestazione è controllata da soggetti più esperti
o inizialmente il bambino comprenderà solo limitatamente natura compito/obiettivo da
raggiungere
o adulto si fa carico di gran parte del lavoro (dimostrare e guidare il bambino, riducendo
progressivamente l'intervento in base allo sviluppo)
Stadio 2: la prestazione è controllata dal bambino
o il bambino si prende la responsabilità del lavoro
o utilizza le proprie verbalizzazioni ad alta voce per autoorientarsi, giungendo solo più avanti
ad interiorizzare questi processi
Stadio 3: la prestazione è automatizzata
o Bambino abbandona qualunque forma di autoguida
o Esecuzione compito avviene senza ostacoli e automaticamente
o la prestazione automatica = portata da un livello sociale, definibile intermentale, ad uno
psicologico, definibile intramentale
41
Scaffolfing (Wood, bruner, ross 1976)
Gli adulti utilizzano pattern diversi quando aiutano il bambino a risolvere i problemi, considerando l'età e le
capacità del bambino:
o attirare l'attenzione sull'oggetto;
o strutturare il compito in sequenze;
o suddividere il compito in sequenze più brevi;
o evidenziare gli aspetti cruciali;
o esemplificare;
o rammentare l'azione da svolgere;
o agire da banca dati;
o controllare la frustrazione;
o valutare il successo/fallimento;
o mantenere l'orientamento all'obiettivo.
L'adulto costruisce quindi vari sostegni (scaffold) per prestare aiuto al bambino:
mantenendo obiettivo e alta concentrazione su compito
semplificando problema a livello capacità apprendista
coinvolgere bambino
segnalare caratteristiche specifiche attività
controllare frustrazione
Scaffolding nasce dagli studi di Wood e collaboratori (1976) su bambini dai 2 ai 4 anni aiutati dalle madri
in compiti che non erano in grado di svolgere da soli (costruire una piramide con blocchetti di legno da
incastrare l'uno sull'altro)
Il concetto di Scaffolding (= processo grazie al quale adulti offrono aiuto bambini nella soluzione
42
problemi e adattano tipo e quantità aiuto a livello di prestazione del bambino)
o descrive il tipo di guida e supporto che gli adulti forniscono ai bambini nella zona di sviluppo
prossimale
o identifica il genere di azioni necessarie per favorire l'apprendimento.
Obiettivo: Lo scaffolding è uno sforzo contingente, collaborativo ed interattivo che ha obiettivo di portare il
bambino ad assumersi responsabilità, prima di competenza dell’adulto, di portare a termine il compito.
due regole per adattare tecniche /grado scaffolding adeguato:
I. quando il bambino procede a fatica il tutore dovrebbe immediatamente offrire aiuto;
II. quando il bambino riesce nel compito il tutore deve farsi da parte.
Rilevanza per scaffolding di tutoring efficace sono stati condotti vari studi
Relazione tutoring efficace (Rogoff, 1990): è contraddistinta da
o i tutor fanno ponte tra a) la conoscenza e le abilità già esistenti; b)le richieste del compito;
o sostegno dell'apprendista nel risolvere il problema;
o il bambino deve avere ruolo attivo, attraverso l'aiuto del tutor;
o l'assistenza efficace comprende il trasferimento di responsabilità dal tutor al bambino.
Per comprendere perché alcuni aiuti sono più efficaci bisogna prendere in considerazione tre categorie di
influenza:
o differenza Adulti: grado sensibilità e capacità di sintonizzazione con bambino;
o Differenza Bambini: si differenziano in base alla capacità di sfruttare l'aiuto;
o Relazione tra Adulto e Bambino: ad esempio il tipo di attaccamento influenza abilità bambino di trarre
profitto aiuto adulto (Moss, Goselin, Parent, Rousseau, Dumont, 1997; van der Veer, van Ijzendoorn,
1988).
Per quanto riguarda ZSP si prende in considerazione Tutoring tra Pari : Vygotskij vede il tutoring come
processo con asimmetria di ruoli, non definendo mai però i soggetti.
La maggior parte degli studi effettuati su questo argomento ha portato esiti positivi (Foot, Howe, 1998; Tudge,
Winterhoff, 1993), a patto che tutor sia in grado di:
o mostrarsi sensibile
o fornire un feedback
o adeguare le direttive in base all'abilità dell'apprendista
o non dominare interazione e concedere spazio a apprendista
o comprendere il problema/compito a fondo e non solo meglio
+ scambio è proficuo anche per bambino esperto
43
porre l'enfasi sull'osservazione e sull'imitazione, oppure sull'attività congiunta, che determina
su chi gravi di fatto responsabilità insegnamento/apprendimento.
Istruzione esplicita/implicata- formale/informale
Comunque l'istruzione come impresa cooperativa è comune a tutte le società (ad es. anche a quelle
dell'America centrale, come dimostrato da Rogoff nel 1990).
Per valutare se il Problem-solving condiviso sia più efficace di quello Individuale si utilizzano test:
partendo dalla valutazione delle capacità dei bambini da soli, utilizzano un periodo di assistenza del
tutor per poi rivalutare i bambini da soli e vedere lo sviluppo (ad es. studio di Freund, 1990)
usano gruppi di controllo
Da questi studi si può dedurre che:
l'incremento della prestazione del bambino è aiutata dal coinvolgimento attivo di un tutor
alcuni compiti son più adatti di altri alla riflessione congiunta
alcuni stili di tutoring sono più efficaci di altri
nb: non tutti gli studi hanno riscontrato esiti positivi
I Contributi Positivi
a) approccio Contestualista: l'idea che gli individui debbano essere analizzati in relazione al contesto
sociale, storie e culturale;
b) la visione del bambino come parte del "tutto sociale" consente un progresso significativo nella
comprensione dell'infanzia;
c) spiegazione del contesto e dell'influenza che esso ha sullo sviluppo dei bambini (concetto di
strumento culturale e ZSP);
d) natura dettagliata del suo lavoro ha consentito ad altri di sviluppare i suoi studi (ruolo degli adulti-
scaffolding wood; influenze del contesto- sistemi ecologici Bronfenbrenner;) .
Punti Deboli:
a) scarsa attenzione al livello individuale (soprattutto del bambino): ad esempio no spiegazione di
come individualità bambino contribuisce a apprendimento
b) scarsa considerazione dell'età dei bambini (la teoria di V. non è evolutiva)
c) scarsa considerazione degli aspetti emotivi (approccio freddo come Piaget)
44
Capitolo 8 - IL BAMBINO COME ELABORATORE DI INFORMAZIONI
Modello HIP
Metafora mente= pc
Mente Proprio un computer è composta da:
Strutture (hardware): gli elementi di base del sistema cognitivo.
o sono relativamente poche (tra cui il registro sensoriale, la memoria a breve termine e quella a lungo
termine),
o sono persistenti (non modificano il loro funzionamento)
o sono universali (presenti in ogni soggetto);
questi studi evitano riferimento a stadi spiegando cambiamento in base all'età con aspetti come:
capacità di elaborazione;
velocità di elaborazione;
strategie di elaborazione;
conoscenza di base;
elaborazione parallela (più aspetti di uno stimolo).
Nb: non spiegano quali aspetti del sistema di elaborazione informazione rendono possibile
miglioramento/cambiamento
45
Opinioni su modello HIP
- John Searle (1984) ha considerato pc=mente metafora non migliore di altre metafore meccaniche,
+ Margaret Boden (1988) ha sottolineato:
l'importanza di questa metafora (che non avrebbe il limite di disumanizzare la psicologia) potendo
evidenziare alcune lacune teoriche e, nel migliore dei casi, colmarle.
modello con un alta precisione metodologica e concettuale.
46
Nb: Le tecniche suindicate permettono di indagare mente bambini anche quando non son ancora in grado di
esprimersi verbalmente: le conclusioni a cui giungono sono basate su inferenze: i bambini si comportano
come se pensassero.
Alla base del pensiero vi è capacità di rappresentare oggetti, persone eventi e esperienze in forma simbolica:
approcci elaborazione informazione considerano abilità rappresentazionali segno distintivo della
conoscenza umana
Rappresentazione simbolica (come riconosciuto da P.) sottintende comparsa funzionamento
psicologico invisibile al posto del funzionamento manifesto: i bambini rappresentano mentalmente e
manipolano oggetti in forma simbolica (non hanno più bisogno di agire sugli oggetti per produrre
risultati)
definizione
La Rappresentazione Simbolica = l'abilità di fare in modo che una cosa ne simboleggi un'altra
si usa un simbolo al posto della cosa reale, anche se non vi è necessariamente una connessione logica
relazione simbolo-cosa rappresentata è arbitraria
usi
le rappresentazioni possono essere modificate e rielaborate senza che vi siano conseguenze
sull'oggetto reale;
per mezzo delle rappresentazioni si può rievocare il passato ed anticipare il futuro;
sono un mezzo economico per riferirsi alle cose utilizzando categorie astratte;
le rappresentazioni sono altamente flessibili (la realtà non costituisce limite - giochi di finzione);
i simboli utilizzati possono essere personali o condivisi con altri (simboli condivisi sono concordati).
forme
ma le più comuni nell'infanzia riguardano tre aree.
a) Linguaggio
nel primo anno
o I bambini iniziano già ad avere un proprio vocabolario usando parole isolate
o Prime parole pronunciate
sono non parole (sono suoni e spesso non c’è corrispondenza univoca tra
suono e referente) ma si qualificano come tali perché usate in maniera
significativa per indicare cose particolari (come Brenda, la bambina studiata
da Scollon nel 1976)
si riferiscono a oggetti di particolare interesse
vengono usate solo in presenza dell'oggetto
sono nomi in quanto consentono di sviluppare una serie di possibilità per il
pensiero e la comunicazione (i bambini cinesi sui verbi come dimostrato da
Tardiff, 1996)
Riguardano azioni e cose concrete
secondo anno di vita
o sono in grado di combinare frasi e periodi
o Transizione associazione/ simbolizzazione
o (simbolizzazione è causa) un sensibile incremento del vocabolario (McShane,
1991)
o Bambini sono affascinati dal nominare le cose
b) Gioco
Gioco rappresenta occasione per comprendere capacità cognitive del bambino
non a caso molti schemi evolutivi sono soliti definire livelli di gioco: ovvero come gioco
progredisce con età: esempio (Belsky, Most, 1981):
o Gioco senso-motorio (primi 18 mesi);
o Gioco di costruzione (durante il secondo anno);
o Gioco di finzione (durante il secondo anno);
47
o Gioco socio-drammatico (a partire dai 4 anni circa);
o Gioco disciplinato da regole (dai primi anni di scuola).
Significato esperienza
Ogni volta che individuo fa un’esperienza cerca di attribuirle un senso collegandola a altre esperienze:
corrispondenza, similitudine o differenza rispetto altre esperienze
attribuzione di significato tramite relazione stabilita con esperienza già nota
La mente
organizza ed interpreta automaticamente le nostre esperienze
disponendole all'interno di una struttura più generale
allo scopo di semplificare ed ordinare le nostre rappresentazioni mentali del mondo.
Come ?
49
siano messi sopra determinati oggetti) hanno dimostrato, diversamente da quanto sostenuto da
Piaget, che bambini di 3 anni sono già in grado di sviluppare categorie concettuali;
o organizzare disposizioni gerarchiche:
tre categorie, fondamentale, subordinato e sovraordinato (Eleanor Rosch 1976)
i bambini sono prima in grado di sviluppare prima categoria fondamentale e successivamente
le altre.
2. Gli script
Cosa sono
o Immagine mentale del mondo comprende serie di eventi (oltre oggetti statici concetti)
o Gli Script sono le rappresentazioni mentali degli eventi,
essi contengono oltre a rappresentazione eventi comportamenti e emozioni
appropriati a tale evento
costruiscono modelli di esperienze stereotipate e ripetute di frequente.
Funzione:
o Si comportano come guide al comportamento
o Funzione cognitiva: forniscono strutture mentale su cui si costruiscono abilità cognitive
o Funzione sociale: forniscono strumento per condivisione conoscenze su mondo con altre
persone
Le tre caratteristiche fondamentali degli script sono (Nelson, 1978):
o uno script contiene attività obbligatorie ordinate in sequenza;
o prevede spazi per eventi opzionali;
o attribuisce ruoli specifici agli attori.
Quando appaiono (studi di Katherine Nelson e collaboratori 1981, 1986)
2 e 3 anni i bambini
o costruiscono script di comportamento di una vasta gamma di attività di routine
sanno come comportarsi nell’evento
comprendono ciò che segue al comportamento
o danno una spiegazione più o meno accurata della routine
raccontano eventi con ordine cronologico corretto (bambini sono sensibili a
successione eventi, piccola variazione routine può disorientare bambino)
con età
o script diventano più lunghi e dettagliati
o bambini riescono a tener conto delle deviazioni da routine
o cominciano a parlare non solo di azioni ma anche di obiettivi e sentimenti degli attori (5 anni)
Un aspetto essenziale dell’elaborazione delle informazioni implica accesso a conoscenza acquisita nelle
esperienze e immagazzinata nella memoria sotto forma di rappresentazioni del passato
Cos’è la memoria
Natura della memoria(ad es. Tulving, Craik, 2000)
o è un sistema estremamente complesso, fatto di "contenitori" con funzioni specifiche (non è
contenitore unico che si allarga con età);
o è un processo attivo e costruttivo, influenzato da altri processi come gli
obiettivi individuali, conoscenze pregresse, scopi sociali.
o Memoria dei bambini può avere capacità più limitata ma funziona anche in
maniera diversa
Le tre strutture principali (ritenute separate tra loro) del sistema della memoria sono
(atkinson, shiffrin, 1968):
o Registro Sensoriale: trattiene per un tempo breve lo stimolo esterno;
o Magazzino della Memoria a Breve Termine;
riceve le informazioni da registro sensoriale
dispone di capacità limitata
non è struttura unitaria, ma costituita da componenti:
magazzino spaziale-visivo (informazioni visive)
magazzino fonologico (informazioni uditive)
50
magazzino centrale esecutivo (esegue funzioni di livello superiore –
coordinamento infomariozni e applicazioni strategie come la ripetizione)
o Memoria a Lungo Termine: comprende
memoria episodica (esperienze personali)
memoria semantica (conoscenza dei fatti del mondo).
Nb: le varie strutture della memoria sono considerate separate: tanto che un danno a una di esse non
compromette uso di un’altra struttura
51
Da questa panoramica escono due conclusioni principali:
la memoria non è isolata dal resto degli aspetti della mente (Kuhn, 2000);
non è attività meccanica ma necessita di sforzo costruttivobisogna mettere a punto strategie per
sviluppare la memoria
I genitori affrontano il compito di rievocare il passato insieme ai figli in due modi principali (Hudson, 1990):
elevato grado di elaborazione: narrazioni dettagliate, ponendo domande e integrando le risposte;
52
basso grado di elaborazione: brevi conversazioni sul passato e poche domande. (scarso interesse verso
passato)
Descrizione persone
L'esame delle descrizioni spontanee di altre persone fatte dai bambini mostra notevoli differenze in base
all'età, sia nelle qualità osservate che nelle definizioni usate per caratterizzarle.
Le dimensioni all’interno delle quali si verificano cambiamenti (studio bambini 7-15 anni - Livesley
e Bromley ,1973):
o dalle caratteristiche esteriori a quelle interiori;
o dal generale allo specifico (sempre più precisione nelle caratteristiche attribuite);
o dal semplice al complesso;
o dal globale al differenziato (relativizzare, tenendo conto delle circostanze);
o dall'egocentrico al sociocentrico (descrizioni più obiettive);
o il confronto sociale (emergono dai 10 agli 11 anni);
o l'organizzazione (un'immagine coerente);
o la stabilità (coerenza azioni passate e presenti).
Spiegare le persone:
2 anni è possibile il riferimento a sentimenti altrui (Miller, Aloise, 1989) anche se si usano definizioni
imprecise e molto soggettive.
3 - 5 anni le capacità di Mindreading (comprensione della mente e soggettività degli stati mentali) si
sviluppano notevolemente (Flavell, 2002).
o 3 anni : distinzione fenomeno reale e mentale (attività interna vs oggetto concreto che si può
toccare e vedere)
o 3-4 anni si sviluppa la connessione causale tra elementi sentimentali e comportamento.
o dopo i 4 anni compare la Comprensione della Falsa Credenza (Wellman, Cross, Watson,
2001), attuata ad esempio con una storia tra due bambole, Sally ed Anne:
il bambino sviluppa la capacità di "leggere" nella mente degli altri, anche se la
visione è in conflitto con la propria
Comprende che la rappresentazione della realtà della nostra mente pur non essendo
53
precisa influenza comunque il comportamento altrui.
Mindreading, assente nei soggetti autistici (Baron-Cohen, 1995), è
o in parte genetico,
o in parte derivante da esperienze sociali (Hughes e Leekam,2004)
stile genitoriale;
sicurezza dell'attaccamento;
numero di fratelli/sorelle più grandi;
frequenza dei dialoghi sugli stati interiori.
54
Capitolo 9 - L'USO DEL LINGUAGGIO
Che Cos'è il Linguaggio?
funzioni
a) Comunicazione
o Parlare implica più di possedere un linguaggio (abilità linguistiche)
o Una comunicazione adeguata prevede la necessità di: adattare il contenuto, il momento e le
modalità della conversazione all'interlocutore.
o Linguaggio connesso con le abilità cognitive (superamento egocentrismo)
o Linguaggio connesso con le abilità cognitive sociali (rispetto di alcune regole: ad esempio
turni, ascolto, ecc)
b) Pensiero
Linguaggio legato a pensiero: è connesso a rappresentazione mentale
Qual è legame tra linguaggio e pensiero?
o Piaget pensava che il pensiero precedesse il linguaggio, mentre Vygotskij sosteneva il
contrario.
o p. e V concordano sul fatto che prime espressioni verbali sono egocentriche, ovvero di
carattere privato (discorso egocentrico):
per P. questa prima espressione verbale non ha funzione specifica
per V. pensiero privato è un pensiero esternalizzato e ne ha sottolineato l'importanza
come metodo per aiutare i bambini nel problem-solving. Uno studio condotto da
Bivens e Berk (1990) ha confermato questa tesi, dimostrando che i bambini, con
l'aumentare dell'età, interiorizzano il discorso privato trasformandolo in pensiero
Evoluzione linguaggio (linguaggio-pensiero):
o 0-2 anni: pensiero privato (discorso egocentrico)
o 3 anni: discorso comunicativo
o Fine periodo prescolare: scomparsa graduale del discorso egocentrico
c) Autoregolazione
Linguaggio influenza pensiero e azione:
linguaggio serve anche come autoregolazione dei bambini (Furrow 1984; Luria 1961), in uno sviluppo che si
articola in tre fasi:
fino a 3 anni le istruzioni verbali altrui possono attivare un'azione, ma non inibirla;
fino a 4-5 anni il bambino reagisce alle istruzioni in modo impulsivo;
dopo i 5 anni si segue il contenuto dell'istruzione, sia per attivare che per inibire.
55
o il linguaggio è conforme alla specie (tutti gli esseri umani sviluppano un linguaggio);
o l'acquisizione del linguaggio è difficile da posticipare;
o il linguaggio si sviluppa in base a norme precise ed in sequenze regolari;
o il linguaggio si sviluppa su strutture anatomiche (nell'emisfero sinistro, sopratutto l'area di
Broca e quella di Wernicke);
o il linguaggio emerge da abilità integrate presenti sin dalla prima infanzia
Si può quindi concludere che gli esseri umani hanno un potenziale linguistico che è parte integrante del
patrimonio ereditario della nostra specie (Pinker, 1994).
Produzione/comprensione parole
Produzione prime parole:
o I bambini iniziano a pronunciare le prime parole verso il primo anno di vita
o scelgono quelle più semplici dal punto di vista fonologico (è per questo che madre e padre
sono simili in tutte le lingue del mondo, come evidenziato da Siegler, 1998).
o Le cose a cui fanno riferimento sono principalmente: famiglia, cuccioli, giocattoli, vestiti e
cibo, con una preferenza per gli oggetti in movimento rispetto a quelli statici.
meccanismi che alterano il significato delle parole dei bambini sono:
o sovraestensione: estendere una parola ad una gamma più ampia di oggetti;
o sottoestensione: restringimento dell'uso tradizionale.
Come colgono i bambini la prima volta il significato di certe parole?
o È stato ipotizzato che si attivi la "Restrizione sull'oggetto intero" (Markman, 1989): in assenza di
altre informazioni, il bambino presuma automaticamente che il riferimento riguardi l'oggetto nel
suo complesso.
o Capacità segmentare flusso continuo discorso
o In ogni caso si ritiene che acquisizione linguistica sia processo di interazione sociale
L'incremento del vocabolario dei bambini:
o una partenza lenta: nella prima metà del secondo anno acquisiscono 8 nuove parole al mese
o fine 2 anni: incremento sostanziale: 9 parole nuove al giorno. (bambini "aspiratutto" delle
parole "- Pinker, 1994)
o Questo processo chiamato di "Mappatura Rapida" diminuisce con il tempo
Costruzione di frasi
A partire da 18 mesi i bambini:
o iniziano a formare le prime "frasi", collegando semplicemente più parole tra loro.
Verso il terzo anno di vita:
o un aumento della lunghezza, della complessità e della correttezza grammaticale delle frasi
o ipercorrettismo: tendenza però ad utilizzare le regole in modo indiscriminato (ad es. le
desinenze del passato anche ai verbi irregolari).
Dai 3 anni:
o imparano a costruire frasi più complesse: congiunzione coordinative, frasi passive, frasi
56
principali seguite da secondarie e frasi con domanda alla fine.
o convenzioni linguistiche (esempio:frasi negative; frasi interrogative, dopo una prima fase di
intonazione della voce, a partire dal terzo anno imparano ad utilizzare avverbi interrogativi e
successivamente ad creare frasi grammaticalmente corrette -verso gli anni della scuola)
nb: progressione è abbastanza spontanea
periodo critico/sensibile?
Periodo Critico (momento nel corso del quale individuo deve essere esposto a certe esperienze al dine
di acquisire abilità particolare)
Il fautore principale dell'esistenza di Periodo Critico nell'Apprendimento Linguistico è Eric
Lenneberg (1967), che considera che il periodo in cui il cervello è più portato ad acquisire le capacità
linguistiche va dall'età di 1 anno e 6 mesi alla pubertà.
A sostegno di questa tesi vi sono quattro casi da considerare (Locke, 1993):
o apprendimento della seconda lingua: migliore nei bambini prima dei 7 anni;
o esposizione ritardata al linguaggio nei bambini audiolesi (che sembra determinare difficoltà
apprendimento linguistico);
o danni cerebrali a diverse età: nell'infanzia subentra la plasticità del cervello;
o bambini cresciuti in isolamento (ad es. "ragazzo selvaggio di Aveyron")fanno difficoltà
nell’apprendimento linguistico
Sicuramente l'infanzia è il periodo ottimale per l'apprendimento linguistico
Tuttavia oggi si ipotizza esistenza Periodi Sensibili dello sviluppo del linguaggio: momenti nel corso
sviluppo durante i quali persona ha maggiore possibilità di acquisire certe abilità speciali
Competenza comunicativa
Competenza Comunicativa: esistenza regole per uso comunicativo lingua
Importante che essa proceda alla competenza linguistica
Essa prevede i principi conversazionali (Grice - 1975):
o quantità: fornire le informazioni necessarie per comprendere il messaggio;
o qualità: importanza della verità e delle eccezioni (scherzi, burle e sarcasmo);
o pertinenza: parlare dello stesso argomento;
o modi: rispettare i turni (parlare come scambio)
sviluppo competenza comunicativa nei bambini
o bambini tra 2 e 6 anni (in età prescolare) vi è mancato rispetto queste regole (ad es. annuire o
usare termine tra cui "guarda qui" in conversazioni telefoniche - studi di Warren e Tate 1992)
o tuttavia già intorno ai 3 anni esiste la capacità di gestire una conversazioni (Eleanor Keenan
1974)
o intorno ai 6 anni il bambino si libera prospettiva egocentrica e considera prospettiva altrui
o verso la fine della fase prescolare i bambini sanno adattare il discorso al livello di
comprensione dell'ascoltatore (studi di Shatz e Gelman 1973)
genitori cercano di insegnare competenza comunicativa (mentre non cercano di correggere
grammatica bambini)
la Competenza Comunicativa permette sviluppare regole di cortesia e la meta comunicazione (che
permette ai bambini di ripensare ciò che stanno dicendo)
57
interazione sociale
o La motivazione e l'interesse dei bambini viene principalmente da un coinvolgimento diretto,
solitamente avviato dai genitori (ad es. la lettura di libri illustrati con mamma e papà) che
permette un più grande apprendimento di queste attività nei processi formali della scuola
(Senechal, LeFevre, 2002).
c) Approcci Sociointerattivi
Approccio Tenta un'integrazione tra innatismo biologico e fattori ambientali e sociali.
Il più importante rappresentante è Jerome Bruner (1983)
Autore si focalizza su interazioni sociali del periodo preverbale:
o inizialmente madre assume entrambi ruoli in una conversazione con bambino
o successivamente caregiver introduce all’arte della conversazione bambino
apprendimento della lingua inizia molto prima che bambino produca le prime parole
Secondo autore bambino acquisisce linguaggio grazie all'esistenza del LASS (Language Acquisition
Support System): un sistema di supporto all'acquisizione linguistica, rappresentato dalle varie forme
di aiuto e sostegno fornite dai genitori.
LASS opera in collaborazione con LAD
Supporto degli adulti nell’apprendimento linguistico assume varie forme
d) Modello intenzionalità
"Modello dell'Intenzionalità" (Lois Bloom e collaboratori) pone come forza motrice dello sviluppo
linguistico:
o motivazione;
o risorse interne.
il bambino ha un ruolo attivo nell'apprendimento e nello sviluppo (oltre ad ambiente (LASS) e
genetica (LAD))
60
Capitolo 10 - VERSO L'ETA' ADULTA
quando si riflette sullo sviluppo infantile è utile distinguere due tendenze evolutive: (William Damon 1983)
socializzazione:
o processi che favoriscono acquisizione da parte bambini pattern comportamentali e valori
necessari a vivere nella società in cui sono inseriti
o promuovono integrazione dei bambini nella comunità, con adozione valori comunità;
o assicura che bambino diventi come gli altri
individuazione:
o processi impiegati nell’acquisizione identità personale
o costruzione dell'identità personale in base a caratteristiche psicologiche
o assicura bambino sia differente da altri
nb: due aspetti provengono da stesso processo di crescita e di esperienza psicologica e loro intreccio è
fondamentale per progresso persona verso maturità
Diventare una Persona
La Costruzione del Sé
acquisizione consapevolezza personalità* che si attua durante sviluppo porta bambino a idea di sé
che cos’è il se?
o Teoria che ognuno di noi sviluppa su chi siamo e come ci inseriamo
nella società
o Teoria che viene costruita per gradi
o continuamente rivista durante infanzia in base a sviluppo cognitivo e
esperienze sociali
o non raggiunge mai completezza
In generale crescendo
o bambino diventa più realistico
61
o Percezioni altri assumono maggior valore
Funzioni:
o senso continuità
o fonte organizzazione comportamento
o guida per operare scelte
nonostante sé possa essere percepito come entità unitaria è utile distinguere i vari componenti
o consapevolezza del sé: ogni essere è distinto dagli altri ed ha un'identità propria;
primo componente a emergere (2 anni)
Esistono varie tecniche per valutare la consapevolezza del sé nel repertorio del bambino:
test di riconoscimento visivo (macchia sul naso): il riconoscimento del sé
davanti ad uno specchio inizia verso la metà del secondo anno di vita(Lewis,
Brooks-Gunn, 1979);
nominare se stesso davanti ad una propria fotografia (Bullock, Lutkenhaus,
1990);
l'uso di termini come "io" e "me" relativi a se stesso (Bates, 1990).
o concetto di sé: l'immagine di se stessi;
Cambiamenti Evolutivi nel Concetto del Sé:
da semplice a differenziato (distinzioni legate alle circostanze);
da incoerente e coerente (acquisizione stabilità del sé);
da concreto ad astratto;
da assoluto a comparativo;
da ottimistico a realistico;
dal sé pubblico a quello privato, essenza del sè (verso gli 8 anni - Robert Selman,
1980)
o stima di sé: riguarda l'aspetto valutativo del sé (il modo in cui ci valutiamo).
l'Autostima "si riferisce alla valutazione che l'individuo da di se stesso e di solito
conserva nel tempo; essa esprime un atteggiamento di approvazione o disapprovazione e
indica la misura in cui la persona si ritiene capace, apprezzabile, affermata e meritevole"
(Coopersmith, 1967).
Essa riguarda la discrepanza tra sé reale e sé ideale percepita da individuo
Susan Harter (1987, 1999) ha distinto cinque aree diverse per valutare le opinioni dei
bambini, sottoponendoli successivamente al "Test di Autopercezione dei Bambini":
competenza scolastica;
competenza atletica;
accettazione sociale;
aspetto fisico;
condotta.
In base a test si deduce che:
in età prescolare non vi sono elementi negativi nell’immagine di sé (harter)
scuola elementare bambini: si rivelano più realistici e coerenti nel valutare se
stessi (studio di Marsh, Craven e Debus del 1998, su 400 bambini australiani)
infanzia media:accettazione pari e competenze in ambito sportivo acquisiscono
importanza
pubertà: aspetto fisico svolge ruolo saliente
adolescenza*: flessione autostima
tarda adolescenza: individuo accetta cambiamenti e nuova immagine di sé
autostima ricresce
adolescenza*
bassa autostima legata a
o cambiamenti fisici molto marcati
o aumento capacità introspezione
o rilevanza standard imposti da gruppo pari/idoli
periodo crisi di identità studi di Erik Erikson (1965, 1968)
o Crisi di identità: periodo contraddistinto da confusione e da basso livello di autostima
Identità: senso soggettivo di continuità e uniformità fortificante
Crisi sono considerate momenti normativi che adolescente deve sperimentare per
62
avanzare verso età adulta
Erikson ha incorporato visione adolescenza in una spiegazione più generale sviluppo
psicologico da nascita a morte che prevede suddivisione in stadi ognuno caratterizzato da
compito evolutivo (sfide fondamentali che devono essere affrontate per passare con
successo a stadio successivo)
Ricerca identità è tema fondamentale vita intera che emerge in forme diverse in tutti gli
stadi
Nb: Non in tutte le società adolescenza è riconosciuto come stadio a sé ad es. i pigmei del deserto del
Kalahari studiati da Shostak nel 1981).
64
65