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1 IL METODO OSSERVATIVO
1.2 Come e quando osservare
L’efficacia della relazione educativa è legata alla conoscenza che l’insegnante ha del
bambino, attraverso l’osservazione dei suoi comportamenti.
Per essere utile, l’osservazione deve essere sistematica, cioè deve essere guidata da
uno specifico obiettivo conoscitivo che implica delle procedure particolari e necessita
di alcune tecniche per registrare ciò che si è osservato.
A differenza di quella spontanea che è un’osservazione automatica soggetta a
distorsioni. Ad esempio possono rimanere impressi episodi inutili, vengono tralasciati
comportamenti rilevanti, oppure vi è una mancanza di oggettività.
1.3 La griglia di osservazione
La griglia di osservazione è un insieme di descrizioni comportamentali, legate da
relazioni specifiche con lo scopo di rilevare comportamenti che interessano al
ricercatore.
Innanzitutto, per costruire una buona griglia di valutazione, bisogna capire su quale
ambito di sviluppo concentrare il proprio interesse, ad esempio su quello sociale
oppure su quello cognitivo.
Inoltre, per definire le categorie di osservazione il ricercatore deve fare diverse scelte,
ma l’obiettivo finale è che siano precise, ossia che il tipo di comportamento osservato
non possa che rientrare in quella categoria.
Il tipo di relazione che vi è tra i comportamenti da osservare definisce anche la
tipologia a cui la griglia di osservazione appartiene. Si possono individuare 3
categorie: schemi di codifica, checklist, scale di valutazione.
La costruzione di uno schema di codifica prevede che l’osservatore definisca in
modo chiaro quali sono i comportamenti che intende osservare. Tali comportamenti
devono rappresentare un aspetto dello sviluppo.
Ci sono diversi schemi per analizzare un certo comportamento, ogni aspetto si indaga
attraverso uno specifico schema di codifica, ma bisogna essere molto esperti per
prestare attenzione ai diversi aspetti di un comportamento.
Potrebbe essere utile la videoregistrazione, ma gli schemi che compongono tale
codifica devono avere 3 caratteristiche:
Devono riferirsi ad aspetti diversi della stessa variabile sottostante (es. gioco
sociale)
Devono collocarsi tutte allo stesso livello di ampiezza (es: se in uno schema
mettiamo un riferimento a comportamenti molto specifici, tipo “guarda l'oggetto
che la madre manipola davanti a lui”, non possiamo mettere in un'altra categoria
riferimenti che contengano più comportamenti caratterizzati da un qualche
elemento comune (es. gioca).
Le categorie che compongono il singolo schema devono essere mutualmente
esclusive (ogni comportamento osservato classificato una sola volta per ogni
dimensione).
Se l’osservazione è finalizzata a rilevare una competenza chiara e limitata, si può
utilizzare una checklist in cui una serie di comportamenti è descritta in ordine logico
di sviluppo e l’osservatore deve indicare la presenza di ognuno mentre osserva. Per
utilizzare al meglio la checklist i comportamenti devono essere chiaramente
differenziabili, descritti in modo oggettivo con termini chiari. La checklist è molto
veloce e facile da usare, però purtroppo sono pochi i comportamenti riducibili a una
checklist.
È anche importante verificare l’intensità e la frequenza di un dato comportamento. Si
usa lo schema di codifica per un giudizio di tipo analitico, ma questo può essere
sostituito da un giudizio di tipo globale.
La scala di valutazione dà un giudizio globale di frequenza. Con essa si risparmia
molto tempo rispetto ad uno schema di codifica ma il rischio maggiore consiste nella
soggettività del giudizio che può creare problemi di attendibilità.
1.4 Principali tecniche di rilevazione del comportamento
Nell’osservazione, una competenza può essere rilevata a volte attraverso la semplice
comparsa di un comportamento e a volte attraverso la frequenza. Però può diventare
rilevante anche la dimensione temporale.
Quando si interessano la comparsa e la frequenza di un comportamento si parla di
rilevazione per eventi. È il metodo osservativo più semplice e si basa
sull’osservazione diretta.
Ma se si vuole tenere conto anche dell’osservazione temporale, la cosa è più
complessa, bisogna rilevare anche la durata. Si può fare prendendo nota precisamente
di quando un comportamento inizia e quando finisce, o facendo una stima, attraverso
la suddivisione del periodo osservato in intervalli temporali e annotando ogni volta
che il comportamento si verifica in un dato intervallo temporale. Questa è la
rilevazione per intervalli
2 L’OSSERVAZIONE NEI CONTESTI EDUCATIVI
2.1 I comportamenti osservabili nei contesti educativi
Le variabili che si analizzano nei contesti educativi sono suddivisibili in: variabili
relative al contesto educativo e varabili relative al processo educativo.
Per quanto riguarda le variabili al contesto, alcune sono direttamente osservabili,
altre possono essere analizzate indirettamente (questionari). Vi sono 3 soggetti
principali: il bambino, l’insegnante e il contesto classe, scuola.
Se il bambino è oggetto di osservazione si potrebbe osservare le caratteristiche
comportamentali per conoscerlo, o valutare le abilità per programmare ad esempio le
attività didattiche. Anche l’insegnante può essere oggetto di osservazione per vedere
come opera, o il contesto classe, per analizzare l’organizzazione degli spazi, orari,
arredi.
Per quanto riguarda invece le variabili relative al processo, si fa riferimento alle
interazioni che avvengono nel processo educativo tra educatore e bambino, fra pari, e
tra colleghi. Tra insegnante e bambino l’attenzione è rivolta a come il docente
gestisce l’apprendimento e a come l’allievo partecipa alle attività. Tra pari si analizza
le dinamiche relazionali e tra colleghi si osservano le relazioni tra loro, ad esempio
come vengono prese le decisioni nelle riunioni o come ci si confronta.
2.2 Osservazione in programmazione e in valutazioni
Osservare il bambino è fondamentale per programmare le attività e gli interventi
educativi. Per la programmazione, l’osservazione iniziale funge da guida per la
strutturazione dell’attività, e nel momento conclusivo è finalizzato invece alla verifica
dei risultati raggiunti.
Nel momento iniziale che precede la programmazione, osservare il bambino
permette di rilevare ciò che sa fare in modo tale che si possa poi aiutarlo ad acquisire
nuove competenze. Bisogna raccogliere informazioni relative al contesto in cui si
svolge l’intervento educativo, e anche alle caratteristiche cognitive, affettive e
motivazionali del bambino.
Nella fase conclusiva, l’osservazione è utile per verificare i risultati
dell’apprendimento e le modifiche prodotte dall’intervento educativo, e capire se ha
fatto un buon lavoro o se dovrà in futuro apportare cambiamenti.
2.3 L’osservazione negli incontri con i genitori.
L’osservazione è utile anche per facilitare la comunicazione e collaborazione tra
genitori ed educatori; diventa importante informarli se non hanno idea di come i figli
trascorrono la giornata.
Un modo per farlo sono le videoregistrazioni. In alcuni nidi o scuole dell’infanzia si
organizzano degli incontri con i genitori in cui vengono mostrati l’organizzazione del
servizio, gli obiettivi educativi e le strategie per il loro raggiungimento.
Un altro strumento per fornire informazione ai genitori è il diario di bordo, si tratta
di fornire informazioni su ogni singolo bambino ogni giorno ed è utile anche per
valutare i progressi. Si può decidere insieme ai genitori su quali aspetti del
comportamento concentrarsi, tenendo sempre presente uno schema da seguire:
Tipo di attività proposta
Reazioni del bambino all’attività
Interazioni del bambino coi pari e l’educatrice