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LEZIONE 4

METACOGNIZIONE E AUTOREGOLAZIONE (cap 6 “processi cognitivi, motivazione e


apprendimento”)

La metacognizione è la cognizione sulla cognizione, pensiero sul proprio pensiero


(cognizione di secondo ordine). Riflessione sulle strategie e processi cognitivi.
Implica essere consapevoli dei propri processi cognitivi, di monitorarli e di controllarli.
Quando parliamo di metacognizione ci riferiamo a una serie di ragionamenti che noi
facciamo sul nostro pensiero.
Supponiamo che dobbiate studiare un paio di capitoli di un argomento nuovo. Il testo
contiene diversi termini tecnici, nomi e date.
• Come si fa?
• Quali strategie si possono applicare?
• Come si possono ricordare quelle cose?
• Come si può organizzare lo studio?

Fare ragionamenti su come procedere fa parte della metacognizione.

IN SINTESI : La metacognizione è definita cognizione sulla cognizione, il pensiero sul


proprio pensiero. Questo significa riflettere sul proprio pensiero, su quali sono le strategie e
i processi cognitivi che si stanno mettendo in atto in una determinata situazione.
Si parla di cognizione di secondo ordine: la metacognizione va ad analizzare in che modo
gli individui diventano consapevoli dei propri processi cognitivi e quindi diventano capaci di
monitorarli e controllarli.
La metacognizione include 2 processi importanti:
1. La conoscenza dei processi cognitivi (come funzionano)
2. Il controllo dei processi cognitivi (regolazione degli stessi, uso delle strategie adeguate).
Il controllo implica saper usare le strategie.
Solo se conosco i processi cognitivi e li so controllare possono giungere
all’autoregolazione. Questi due elementi dovrebbero andare di pari passo per giungere
all’autoregolazione, ma non è detto che ciò accada.
Ad esempio, io posso avere una buona conoscenza della mia memoria (se faccio fatica o
no a ricordare date, ma potrei avere difficoltà a controllare la mia memoria perché non
conosco strategie che vanno a migliorarla.

LA CONOSCENZA METACOGNITIVA
La conoscenza metacognitiva è quell’insieme di idee che ciascun individuo sviluppa sul
funzionamento della
mente, in particolare della propria mente. Avere idee sul funzionamento della propria mente
include:
• Autovalutazioni: per la metacognizione e l’autoregolazione devo essere in grado di
valutare quali sono le mie conoscenze nei confronti del compito che devo affrontare. Ad
esempio, per capire se sto studiando bene posso interrogarmi ripetendo quello che ho
studiato.
• Strategie
• Nozioni
• Credenze: ragionamenti che mi fanno credere di essere in grado o meno di affrontare il
compito (molto connesso a motivazione, autoefficacia, senso di sé).

La metacognizione mi porta a fare stime e previsioni espresse prima, durante e dopo il


compito. Su queste stime influiscono molto: consapevolezza di aver svolto compiti simili
(so che in questo genere di compiti non ho problemi e quindi posso affrontare questo nuovo
compito), il confronto con gli altri e l’istruzione diretta.
L’autovalutazione mi permette di fare delle stime di successo o di insuccesso sul compito e
possono aiutarmi a monitorarmi e a regolarmi man mano nello svolgimento del compito
(prima, durante e dopo).
E’ importante che il monitoraggio e queste valutazioni vegano fatte durante il
compito: se io mi monitoro se mi rendo conto di essere sulla strada sbagliata, di aver scelto
una strategia poco funzionale ciò mi permette di modificare la strada intrapresa. Se invece
svolgo l’autovalutazione solo alla fine questo non mi permette di autoregolarmi in itinere.
Questa valutazione finale permette però di poter valutare se la conoscenza acquisita possa
essere riutilizzata per situazioni future simili.
È importante controllarsi prima, durante e dopo perché il controllo iniziale aiuta ad
attivare le conoscenze pregresse che ho che fungono da ancoraggio per quelle
nuove, il monitoraggio on line è fondamentale per non rendersi conto suo alla fine
che la strada che ho intrapreso è sbagliata (è tipica del soggetto autoregolato) es. capire
se ho compreso o tornare indietro e approfondire (colmando l’incomprensione, se non mi
controllo questo non mi aiuta perché alla fine arrivo all’insuccesso), infine per capire se la
strategia adottata è stata efficace o no, ciò mi permette di fare adeguate
considerazione.
Spesso sovrastimiamo le nostre prestazioni, questa tendenza si riduce con l’esperienza,
accade soprattutto ai bambini e agli adolescenti ma non sempre è così. Chiaramente la
familiarità influisce positivamente. L’esperienza permetterà di fare delle stime sempre più
corrette e la familiarità nei confronti di un compito mi permette di essere più accurato nella
stima metacognitiva: più un compito è familiare più riesco a stimare accuratamente di
saperlo affrontare.

LA CONOSCENZA METACOGNITIVA INCLUDE 3 ASPETTI:


• Conoscenza della persona: per avere una buona conoscenza metacognitiva è importante
avere una buona conoscenza di sé stessi, delle proprie capacità, dei propri limiti, delle
modalità di elaborazione delle informazioni, del proprio stile di apprendimento. I differenti
modi per approcciare i compiti fanno sì che ognuno di noi apprenda in modo diverso; essere
consapevoli delle modalità del modo di approcciare un compito dovrebbe aiutare nell’
affrontarlo.. Es. “non rientra nelle mie corde quindi devo dedicare più tempo”. Essere
consapevole delle proprie capacità dei miei limiti e delle potenzialità, implica sapere come
funzioniamo se ad esempio siamo abituati a studiare per elenchi e ci troviamo di fronte a
una lista saremo avvantaggiati (conoscere il proprio stile di apprendimento)
• Conoscenza del compito: sapere che richieste fa il compito e le difficoltà sono essenziali
ad una buona conoscenza metacognitiva. La difficoltà può anche essere soggettiva.
• Conoscenza delle strategie: conoscenze in merito a cosa si può fare per controllare i
processi cognitivi. Anche qui possono esserci molte differenze individuali: chi possiede un
alto numero di strategie, chi invece può scegliere tra meno strategie. Pensiamo a ragazzi
che hanno difficoltà nell’apprendimento tutto questo genera maggiore difficoltà, ma
lavorarci permette di migliorare il modo di affrontare i compiti. Questi elementi sono difficili
per gli adulti e lo sono maggiormente per un bambino, data anche la sua età.

IL CONTROLLO METACOGNITIVO
Il controllo metacognitivo è l’insieme dei processi autoregolativi adottati per
verificare la corretta applicazione e l’efficacia di una attività o strategia, eventualmente
decidendo un cambiamento del proprio agire per la risoluzione del compito.
Il controllo metacognitivo mi consente poi di cambiare anche il percorso che ho iniziato se
mi rendo conto che non è il percorso ideale che avrei dovuto intraprendere.
Il controllo metacognitivo è stato studiato molto da Brown, il quale ha parlato di 4
processi metacognitivi di controllo:
1. Predizione: la capacità che l’individuo ha di fronte a un compito di stimare la difficoltà del
compito, anticipare il risultato in funzione della strategia usata (pensare se la propria
strategia sia funzionale al raggiungimento dello scopo) e predire la propria prestazione.
Questi ragionamenti permettono di regolarmi fin da subito per affrontare il compito.
2. Pianificazione: è l’abilità di crearmi un piano, di programmare una serie di azioni e
tutti i passi da fare per raggiungere l’obiettivo. (Già citata nelle funzioni esecutive
complesse, motivo per cui i bambini che hanno meno di 7-8 anni faticano a pianificare.
Spesso è difficile anche per adolescenti e adulti) per i bambini prefigurarsi un compito è
complesso e con lo sviluppo si impara a pianificare se inoltre c’è un supporto è ancora
meglio (creare step che mi portano all’obiettivo)
3. Monitoraggio: è l’abilità di controllare e monitorare l’attività cognitiva nel corso del
suo svolgimento. Questo processo è difficile ad ogni età. Attraverso il monitoraggio
controllo se il percorso intrapreso e le strategie adottate sono funzionali oppure no per
l’obiettivo. Se ci si rende conto di essersi sbagliati a seguire un percorso, questo implica
una rimodulazione, e quindi modificarsi in corso d’opera per raggiungere l’obiettivo.
4. Valutazione: è l’abilità di valutare l’uso di una strategia a lavoro concluso (ho raggiunto o
no l’obiettivo? Ho avuto successo?). Questa valutazione può essere utile per compiti futuri,
indipendentemente dal raggiungimento o meno dell’obiettivo.
Tutte queste capacità differenziano le persone. Per i bambini che hanno disturbi
dell’apprendimento o disturbi dell’attenzione o iperattività è difficile autoregolarsi perché
sono bambini che agiscono in modo impulsivo e sono poco attenti ai procedimenti che
mettono in atto per risolvere un problema faticano a ragionare per strategie o revisionare
quanto è stato fatto.

AUTOREGOLAZIONE
L’autoregolazione è un processo che consente di attivare e mantenere i propri
pensieri, comportamenti ed emozioni orientati al conseguimento dell’obiettivo. Per
essere autoregolati dobbiamo avere un obiettivo da raggiungere, mantenere pensieri,
comportamenti ed emozioni orientati a quell’obiettivo.
Il concetto di autoregolazione è un concetto molto ampio e infatti include:
• Aspetti metacognitivi:
o Pianificazione dei passi da svolgere
o Porsi obiettivi
o Controllo e valutazione dell’apprendimento
o Consapevolezza delle risorse (conoscenza di sè)
o Strategie
• Aspetti motivazionali/volitivi:
o Sostenere l’impegno, la forza di volontà
o Non dipendenza dalle valutazioni esterne
o Uso positivo degli insuccessi: di fronte all’insuccesso è capace di continuare per proseguire
l’obiettivo.
Una persona potrebbe avere un’elevata conoscenza di tipo metacognitivo, ma potrebbe non
avere la forza di volontà per raggiungere l’obiettivo. Per essere autoregolati, quindi rientrano
anche gli aspetti motivazionali e volitivi. Ad esempio, posso avere un pool di strategie, ma
posso non essere autoregolato cioè manca la forza di volontà, motivazione, perseveranza
di fronte all’insuccesso. Per essere autoregolato servono tutti gli aspetti metacognitivi ma
anche quelli volitivi.
Molti studi hanno messo in evidenza come il successo scolastico è strettamente connesso
alle strategie di autoregolazione (Caprara et al).
L’allievo autoregolato:
• Gestisce autonomamente il proprio apprendimento sul piano metacognitivo, motivazionale
e comportamentale. È capace di orientare il proprio comportamento per raggiungere
l’obiettivo proprio perché sa autoregolarsi anche dal punto di vista delle emozioni.
• È attivo
• Si pone l’obiettivo e cerca di raggiungerlo
• Cerca strategie adeguate
• Monitora
• Si impegna.

Un elemento fondamentale è che l’autoregolazione può essere insegnata: è fondamentale


che la scuola punti a questi aspetti. Queste capacità, infatti, sono fondamentali non solo per
il successo scolastico, ma anche per la vita di tutti i giorni. Per poter insegnare le abilità di
autoregolazioni bisogna puntare sulla riflessione e sulla loro autovalutazione. È importante
insegnare fin da bambini ad autoregolarsi e autovalutarsi, ad esempio, dicendo al bambino
di porsi delle domande su come sta procedendo, non è qualcosa di automatico per questo
motivo è importante insegnare a farlo.
«Uno dei principali scopi dell’istruzione formale è fornire agli studenti gli strumenti
intellettuali, le credenze di sé e le capacità di autoregolazione utili a educarsi in modo
autonomo nel corso della vita. Complici il ritmo frenetico del cambiamento tecnologico e la
crescita accelerata della conoscenza, le capacità di apprendimento autodiretto stanno
diventando molto importanti» (Bandura, 2007).
es. DAD ci ha obbligato a modificarci e ad apprendere in modo diverso non è come stare in
classe e confrontarci con il compagno, questo ha implicato l’apprendimento di nuove
strategie.

Quando parliamo di autoregolazioni parliamo di un elemento essenziale.


Chi veramente raggiunge il successo ha imparato che imparare significa imparare ad
imparare, e cioè ha acquisito tutta una serie di abilità che gli permettono di produrre
autonomamente conoscenze e quindi ha imparato delle competenze che consentono anche
in situazioni nuove di imparare. Si è infatti acquisito abilità trasversali che permettono di
imparare anche in situazioni diverse tra di loro. È proprio a queste abilità di alto livello,
trasversali, che la scuola punta e deve puntare a trasmettere.

Ricadure nell’ambito dell’istruzione


Tutto questo ha delle ricadute importanti nell’ambito dell’istruzione. La metacognizione e
l’autoregolazione sono fortemente legati tra di loro e quindi è chiaro che l’obiettivo di
qualsiasi insegnante deve essere quello di insegnare queste abilità mentali superiori. La
scuola, quindi, si deve focalizzare sull’insegnamento metacognitivo, che pone molta
importanza alla riflessione sulle attività della mente, perché solo in questo modo il ragazzo
può essere consapevole di queste abilità mentali. Dovrebbe quindi essere attuata una
didattica metacognitiva, una didattica che in qualche modo punta ad insegnare non solo
contenuti ma anche i processi che devono essere resi “visibili” ed espliciti.
La didattica metacognitiva deve:
1. È importante insegnare strategie e farle applicare, indirizzare nella scelta delle più
efficaci. In questo senso può essere utile ad esempio il modellamento, una modalità in cui
c’è l’esperto che funge da modello e mostra come svolge un compito, facendo vedere
quali strategie sceglie e come le applica. Il veder fare, infatti, è molto utile per poter
apprendere quelle strategie.
2. Insegnare a monitorarsi (es. insegnare ad autovalutarsi utilizzando domande prima,
durante e dopo il compito). Tutto questo lavoro di autovalutazione porta ad un
apprendimento più profondo.
3. È importante abituare il bambino/ragazzo a porsi dal punto di vista dell’altro
4. Utilizzare la discussione/argomentazione che permettono di far emergere i conflitti
socio-cognitivi che fanno comprendere come ci sono punti di vista alternativi e tenerli anche
in considerazione.
5. Anche l’insegnamento reciproco è molto importante per le abilità metacognitive:
esso viene attuato quando si chiede ai ragazzi di insegnare l’uno a l’altro. In questo
caso, i ragazzi vivranno l’esperienza di essere il più esperto e successivamente
l’esperienza di essere meno esperto; questo insegnamento reciproco è funzionale sia per
l’esperto che per il meno esperto: il meno esperto infatti usufruisce dell’insegnamento che
l’esperto fornisce mentre l’esperto per poter spiegare al meno esperto deve esplicitare
molto nel dettaglio certi elementi. Questo porta l’esperto stesso a riflettere molto sulla
tematica è quindi a divenire più consapevole: deve riflettere su quale è la modalità giusta
per far capire agli altri determinati elementi. Oggi molti testi di studio hanno le domande alla
fine ma è importante non farlo solo alla fine, ma anche prima e durante. Inoltre, è importate
il decentramento (mettersi nei panni degli altri), stando con gli alti imparo ad avere visioni
diverse e mi permette di imparare e pensare in modo differente. Nel contesto scolastico in
USA si usa molto l’insegnamento reciproc : si creano gruppi in cui un ragazzo è colui che
insegna agli altri e viceversa (è funzionale a divenire più consapevole del proprio modo di
pensare).

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