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LEZIONE 6 – 24.10.

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L'empowerment è un costrutto multilivello.
LIVELLLI DI ANALISI PROCESSI RISULTATI
(EMPOWERING) (EMPOWERED)
INDIVIDUALE Gestione delle risorse / Percezione del controllo /
abilità di decisione consapevolezza critica /
comportamento di
partecipazione
ORGANIZZATIVO Condivisione decisioni / Lavoro di rete con altre
leadership condivisa / organizzazioni
responsabilità condivisa
COMUNITÀ Azione collettiva per Colazione tra altre
accedere alle risorse organizzazioni / risorse
comunitarie
Ha diverse dimensioni: empowerment individuale, empowerment organizzativo,
empowerment di comunità.
Quando si parla di empowering si fa riferimento a un processo, quando si parla di
empowered si fa riferimento al risultato.
Nell'ambito del processo individuale c’è l’acquisizione delle abilità e competenze e si
arriva alla percezione del controllo, la consapevolezza critica che implica la conoscenza
di quelle che sono le dinamiche politiche e conoscenza dell’ambiente circostante e infine
la partecipazione strettamente connessa col senso di comunità.
A livello organizzativo c’è la distinzione tra organizzazioni empowering, che portano a
un cambiamento nell’ambiente circostante all’esterno dell’organizzazione stessa
attraverso la costruzione di una rete, e organizzazioni empowered, che cercano di
promuovere l’empowerment dei soggetti che fanno parte dell’organizzazione stessa.
A livello di comunità ci sono comunità che hanno la consapevolezza fondamentalmente
della condizione in cui si trovano e cercano di portare avanti il cambiamento facendo
ricorso alle risorse.

Sono state elaborate delle scale per misurare l’empowerment. Queste sono utilizzate
all’interno delle organizzazioni. Ci sono quattro diverse aree.

SIGNIFICATIVITÀ (MEANING)
Il mio lavoro è molto importante per me 1 2 3 4 5
Le attività che svolgo sono molto significative per me 1 2 3 4 5
Il lavoro che faccio è significativo 1 2 3 4 5
La significatività fa riferimento all’importanza che un lavoro assume per un individuo .
L'entusiasmo che si ha per un lavoro tende a diminuire in relazione al tempo (anni
trascorsi a svolgere lo stesso lavoro).
I più anziani mostrano meno entusiasmo per il proprio lavoro, mentre per i più giovani
questa significatività sembra avere un punteggio più alto.

ABILITÀ (COMPETENZE)
Ho fiducia nelle mie capacità professionali 1 2 3 4 5
Mi sento sicuro/a delle mie abilità quando svolgo il 1 2 3 4 5
mio lavoro
Ho acquisito le abilità necessarie per il mio lavoro 1 2 3 4 5
L'abilità fa riferimento a quanto un soggetto si sente capace di svolgere il proprio lavoro.
Il fatto di sentirsi preparati a svolgere un lavoro è un elemento fondamentale perché
sennò ci si sente demoralizzati, scoraggiati, non motivati.
Bisogna pensarsi come soggetto abile allo svolgimento di un determinato compito.

AUTODETERMINAZIONE
(SELF-DETERMINATION)
Ho autonomia nel decidere come svolgere il mio 1 2 3 4 5
lavoro
Posso decidere da solo/a come svolgere il mio lavoro 1 2 3 4 5
Ho molta libertà nel mio lavoro 1 2 3 4 5
L'autodeterminazione fa riferimento al livello di autonomia, quando ci si sente liberi di
operare delle decisioni nel proprio lavoro.
È emerso fondamentalmente che gli uomini si sentono maggiormente autonomi e
autodeterminati, sentono di avere maggiore libertà di quanta non abbiano le donne.

INFLUENZA (IMPACT)
Le mie azioni hanno un grande peso su ciò che accade 1 2 3 4 5
nel mio ambiente di lavoro
Ho possibilità di controllare quanto accade nel 1 2 3 4 5
contesto lavorativo
Riesco a decidere in modo significativo su quanto 1 2 3 4 5
accade nel contesto di lavoro
L'influenza fa riferimento rispetto alle ricadute del proprio lavoro e al modo con cui
attraverso il proprio operato si può operare un cambiamento nell’ambiente di lavoro.

Questa scala è stata difficilmente applicata perché molti hanno messo in evidenza che le
aree dell’autodeterminazione e dell’influenza in qualche modo si sovrappongono.

Un'altra scala è quella che è stata validata dalla Francescato.


Quando mi impegno sono capace di portare a termine gli obiettivi che 1 2 3 4 5
mi sono posto
Quando mi impegno riesco ad ottenere degli ottimi risultati 1 2 3 4 5
Ho la capacità di fare bene tante cose nei campi di mia competenza 1 2 3 4 5
Posso risolvere la maggior parte dei problemi se ci metto il necessario 1 2 3 4 5
impegno
Quando ottengo quello che desidero è perché ho lavorato duramente 1 2 3 4 5
per ottenerlo
Riesco sempre a risolvere problemi difficili se ci provo abbastanza 1 2 3 4 5
seriamente
Quando incontro delle difficoltà in genere riesco ad affrontarle 1 2 3 4 5
trovando delle strategie
Quando voglio raggiungere un obiettivo metto in atto tutte le strategie 1 2 3 4 5
necessarie
Rimango sempre calmo nell’affrontare le difficoltà perché posso 1 2 3 4 5
confidare nelle mie capacità di fronteggiarle
Se mi blocco, posso sempre pensare a qualcosa da mettere in atto 1 2 3 4 5
Ha messo in risalto le aree.

INTERESSE SOCIO-POLITICO
Per me è importante seguire le notizie di politica internazionale 1 2 3 4 5
Per me è importante essere impegnato nella politica 1 2 3 4 5
Per me è importante seguire le notizie di cronaca e politica locale 1 2 3 4 5
Penso che valga la pena partecipare a una manifestazione o a un 1 2 3 4 5
corteo
Fa riferimento a quell’area della capacità di effettuare un’analisi complessiva del sistema
politico.

La resilienza non è un risultato, ma è un processo; un processo di adattamento laddove


sussistono delle avversità su cui non è possibile operare un cambiamento.
Anche la resilienza è multilivello in quanto fa riferimento al singolo soggetto,
all’organizzazione o alla comunità.
Mentre l’empowerment è un obiettivo distale, la resilienza è un obiettivo prossimale.

LIBRO STRESS, INDIVIDUI E SOCIETÀ


CAPITOLO 1
Lo stress è un argomento in cui c’è una sovrapposizione semantica tra il linguaggio del
senso comune e il linguaggio della psicologia.
In psicologia lo stress è uno stato di eccessiva discrepanza tra le richieste ambientali e
le risorse soggettive.
Noi, in quanto individui, abbiamo una serie di risorse che possono essere di tipo
cognitivo (capacità di saper fare delle cose, possedere un certo attention spawn), di tipo
materiale (possedere una macchina), dell’ambiente (i mezzi pubblici, la sanità pubblica,
l’acqua potabile) etc.
Abbiamo poi tutta una serie di sfide da affrontare che possono essere più facili o più
complesse (preparare un esame, scegliere l’abbigliamento in base all’occasione).
Questa discrepanza, cioè il fatto che ci siano risorse e sfide, è un fatto che si chiama vita.
Lo stress si verifica quando questa discrepanza comincia ad essere eccessiva, in
particolare in base all’intensità o alla durata.

Fintanto che questa sfida ha un esito positivo, dura un tempo ragionevole e non mi
sottopone a rinunce troppo intense, la situazione può essere potenzialmente positiva.
Hans Selye per queste situazioni ha coniato il termine eustress, un imprevisto che
significa bene, buono, quindi l’idea che ci sia uno stress buono. Ha fatto questo perché
nell’accezione comune accostiamo stress a un elemento negativo.

La ricerca sullo stress si è organizzata su tre modelli base che guardano lo stesso
processo da tre prospettive diverse:
▪ Modello fondato sullo stimolo (modello epidemiologico): studia bene le
caratteristiche dello stimolo. Si concentra sulle caratteristiche degli stressori con
l’idea che lo stress fosse nella fonte di stress (stress nei libri, nella v astità del
programma)
Ad esempio nel caso di un esame si va a vedere quanti libri ci sono, quanti libri
sono tecnici.
▪ Modello fondato sulla risposta: guarda lo stesso processo però dalla parte dello
studente, riprendendo l’esempio. Anziché concentrarsi su qualità e quantità dei
libri, del programma, si concentra sulle competenze dello studente.
▪ Modello transazionale (scambio): vede lo stress come uno scambio, è un
momento di interdipendenza tra quelle che sono le sfide e quelle che sono le
risorse. Ad esempio la complessità del libro assume senso in base alle
competenze dello studente. Dunque lo stress è un processo interattivo che nasce
dall’interazione da una parte dalle richieste che vengono poste al soggetto e
dall’altra dalle competenze del soggetto.

Il primo approccio allo studio dello stress è stato l’approccio di tipo biologico.
▪ Lo si fa risalire a Bernard anche se lui non si è mai occupato di stress.
I meccanismi fisiologici degli esseri viventi si regolano in relazione ai mutamenti
dell’ambiente esterno.
Quindi incomincia a introdurre quei sistemi di squilibrio tra gli organismi e gli
ambienti esterni.
▪ Questo discorso è stato approfondito da Cannon che parla di omeostasi.
Egli fa riferimento soprattutto agli organismi biologici ma immagina anche in
qualche modo l’individuo nel suo ambiente di sviluppo evoluzionistico, cioè
gli ambienti primordiali (le caverne, le bande di uomini, le cacce ai mammut), gli
ambienti in cui si sono sviluppati i nostri progenitori.
Molti dei meccanismi che regolano lo stress in realtà si sono sviluppati
nell’ambiente di sviluppo evoluzionistico: è un ambiente selvaggio, difficile,
molto pericoloso in cui c’è una dura lotta per la sopravvivenza e quindi è stato un
ambiente in cui c’è stata una forte selezione naturale.
Dato che in questo ambiente era molto complicato sopravvivere, alcune
caratteristiche venivano velocemente scoraggiate dalla natura e altre invece
venivano incoraggiate.
Esempio: ci sono due bambini nella caverna che stanno vicini alla madre: uno ha
paura del buio e l’altro no. Il primo resta vicino alla madre, mentre il secondo va
ad esplorare la caverna.
Il bimbo che ha più probabilità di sopravvivere è quello che ha paura perché non
incorre in pericoli e quindi ha più probabilità di riprodursi; e o per via genetica o
per via di apprendimento ha trasmesso la paura del buio ai figli.
L'organismo minacciato tende al ristabilimento dell’omeostasi attraverso
modificazioni fisiologiche e/o reazioni comportamentali. Questa è la reazione
fight or flight, cioè lotta o fuga.
Di fronte a una situazione di emergenza l’organismo percepisce una minaccia e
decide l’azione di base, che può essere o combattere o fuggire.
Le armi dell’organismo per affrontare le mutazioni dell’equilibrio ambientale
sono o modificare sé stesso o modificare l’ambiente.
▪ Selye è il padre degli studi dello stress e ha teorizzato una delle teorie più note
nell’ambito di stress: Sindrome generale (aspecifica) di adattamento
(SGA).
Questa risposta, definita sindrome, è generale: quando un organismo è attaccato
da uno stressore, la risposta è generale perché coinvolge vari aspetti
dell’organismo.
Questa risposta si verifica in modo aspecifico: questa sindrome tende ad attivarsi
a prescindere dalla qualità dello stimolo.
L'obiettivo di questa sindrome è l’adattamento ambientale.

La linea non tratteggiata è la baseline; l’asse delle ordinate è la nostra attivazione


neurofisiologica (arousal).
Attivazione neurofisiologica: se noi stiamo dormento abbiamo alcuni parametri vitali
come battito cardiaco abbastanza basso, respiriamo lentamente, le soglie sensoriali alte.
Se ci svegliamo non abbiamo gli stessi valori ma si alzano un pochino. Andiamo a fare
jogging e i parametri si sono alzati ancora di più. Questa è l’attivazione neur ofisiologica.
La baseline è la linea di riposo di un individuo x che è sveglio e sta tranquillo.
A un certo punto vede una tigre, avviene qualcosa di molto stressante e si attiva la prima
fase della sindrome che è la fase di allarme, suddivisa a sua volta in shock e
controshock. Nel momento in cui l’individuo subisce l’impatto dello stressore,
l’attivazione neurofisiologica va giù e quindi è la fase di shock.
La risposta del nostro organismo a uno stressore molto forte non è quella di alzare ma
abbassare l’attivazione neurofisiologica.
Subito dopo, se la situazione lo consente, parte la fase di controshock in cui c’è
un’impennata dell’attivazione neurofisiologica; questa fase è diretta dall’adrenalina e
dalla noradrenalina, che insieme sono definite catecolamine. Questi sono degli ormoni
che fanno andare molto più velocemente il nostro organismo.
Dopodiché i livelli si stabilizzano su un livello molto più elevato di quando si stava
tranquilli e si entra nella fase di resistenza. Questa fase invece è diretta dal cortisolo.
A un certo punto si entra nella fase di esaurimento perché l’attivazione
neurofisiologica subisce un calo perché l’organismo non riesce più a sostenere livelli così
alti.
QUESTO È UN ANDAMENTO TEORICO, quindi questa sindrome può interrompersi in
qualsiasi momento.
Quanto più riusciamo a risolvere velocemente, nella fase di allarme o nella fase di
resistenza iniziale, quanto più il nostro apprendimento, il nostro benessere nella nostra
esperienza di stress ha dato degli effetti positivi; quanto più avanti è la sindrome,
soprattutto nella fase di esaurimento, tanto più la sindrome non è più caratterizzata da
eustress ma da distress.

Eustress e distress tendono ad essere


abbastanza in linea con lo stress acuto e
lo stress cronico.
Lo stress acuto è momentaneo, attacca
l’individuo e viene risolto e genera
eustress.
Lo stress cronico è uno stress che non
viene mai risolto e per questo è negativo
sull’organismo.

-Yuliia Shcherbatyuk

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