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Il fine della formazione sociale non è solo quello di far emergere delle competenze; queste
sono come un motorino d’avviamento, senza il quale diventa impossibile mettere in moto
produttive relazioni sociali.
La competenza è qualcosa di più del saper fare (l’attitudine ad agire) e del sapere
(l’attitudine a comprendere): è la capacità di saper valutare e intervenire adeguatamente.
Ogni attitudine necessita del sapere (il contenuto) e del saper fare (il comportamento).
L’acquisizione delle competenze discende anche dal modo stesso tramite cui si apprende.
La sintesi del lavoro di un’esperienza esistenziale non deve mai presentarsi come
definitiva.
Ogni conclusione rappresenta una nuova apertura problematica da porre in sinergia con
altri aspetti ancora inesplorati o a cui rimanda la sintesi cui si è giunti.
Questa è la dinamica della ricerca dei problemi che, in ambito sociale, si presenta quasi
sempre con connotati interdisciplinari, anche se il punto di partenza e la prospettiva
principale sono spesso di pertinenza di un ambito disciplinare preciso.
La competenza investe l’essere stesso della persona nel suo porsi di fronte alla vita, agli
altri e alla stessa funzione lavorativa svolta: rappresenta il continuo farsi sintesi della
persona, come sfondo a tutte le prestazioni che possono essere fornite.
Non indica e non si riduce alla somma delle prestazioni professionali o esistenziali.
Goleman sostiene che l’impegno è di natura emotiva quando si entra in risonanza con i
membri di un gruppo, dimostrando l’attaccamento agli obiettivi del medesimo con una
partecipazione creativa: “l’essenza stessa dell’impegno sta nel fare dei propri obiettivi e
di quelli dell’organizzazione una cosa sola”1.
Le competenze sociali, per tale ragione, sono competenze trasversali che ogni livello
scolastico deve tenere presente.
L’ aspetto etico della competenza consiste nel fatto che è sempre la persona ad essere una
persona competente.
L’etica non consiste tanto nel codice morale che si segue, ma risiede all’interno di una
coscienza relazionale che si costituisce attraverso le esperienze della vita: familiari,
scolastiche, ricreative, sportive e socioculturali.
1
D. Goleman, Lavorare con intelligenza emotiva, tr. it., BUR, Milano 1998, p. 149.
2
Cfr. E. Damiano, L’insegnante etico. Saggio sull’insegnamento come professione sociale, Cittadella,
Assisi 2007.
La tensione etica ne rappresenta l’alimentazione: è costruita attraverso gli esempi di vita,
i modelli di riferimento e i valori scoperti dall’esercizio delle virtù apprezzate e seguite,
poste alla radice del carattere morale.
Tutto ciò diventa possibile se i modelli, oltre ad essere effettivamente pregnanti, sono
anche culturalmente attraenti; altrimenti, i modelli mediatici possono assumere una forza
attrattiva irresistibile, specie nell’età adolescenziale della ricerca e della conferma
d’identità.
Riuscire a comprendere un contesto significa saperne cogliere i valori e i costumi nel loro
significato originario, sviluppando tolleranza e apprezzamento.
A ogni livello – familiare, scolastico, associativo, lavorativo – una buona socialità passa
per una buona organizzazione.
Infine, competenza sociale è quella del saper risolvere i problemi, intesa come capacità
di rilevare situazioni problematiche e formulare ipotesi di intervento e di cambiamento.
A tal proposito, Dewey sostiene che per responsabilità si intende “la disposizione a
considerare in anticipo le probabili conseguenze di qualsiasi passo progettato e di
accettarle deliberatamente”3.
Bibliografia
• Dewey John, Democrazia e educazione, tr. it., La Nuova Italia, Firenze 1963;
• Goleman Daniel, Lavorare con intelligenza emotiva, tr. it., BUR, Milano 1998;
3
J. Dewey, Democrazia e educazione, tr. it., La Nuova Italia, Firenze 1963, p. 229.