Introduzione
In questa unità didattica esamineremo gli apprendimenti di base, approfondendo temi quali
l’apprendimento, la costruzione delle competenze e differenziando concetti come la conoscenza,
l’abilità e la competenza. Scopriremo le otto competenze chiave di cittadinanza, definiremo il
termine “competenza” secondo il Quadro Europeo delle Qualifiche, individueremo la relazione tra
le competenze dei quattro assi culturali e le competenze chiave di cittadinanza. Scopriremo altresì
le tre principali teorie dell’apprendimento, quella comportamentista, quella cognitivista e quella
costruttivista, valutando i loro punti di forza e i loro limiti.
Proseguiremo con le chiavi pedagogiche, esaminando il concetto di curricolo e la sua
organizzazione. Scopriremo la differenza tra curricolo e programma didattico, descriveremo il
curricolo della Scuola dell’infanzia, quello della Scuola primaria e secondaria di primo grado e
quello della Scuola secondaria di secondo grado.
A proposito dell’organizzazione del curricolo, indicheremo i traguardi per lo sviluppo delle
competenze, determineremo gli obiettivi di apprendimento, riconosceremo la differenza tra
l’approccio multidisciplinare ed interdisciplinare e specificheremo il ruolo delle discipline.
Infine esamineremo delle proposte per una progettazione didattica per competenze. Vedremo
come si progetta una unità di apprendimento, riconosceremo i vari formati grafici e di testo e
scopriremo la differenza tra unità didattica e unità di apprendimento.
Obiettivi
Al termine di questa unità didattica saprai:
Il concetto di apprendimento
L’apprendimento è un processo di nuove conoscenze composto da vari aspetti.
L’input venuto dall’esterno può generare un disequilibrio, una crisi che mette in moto un
meccanismo di riorganizzazione interna. Ma l'input deve essere vissuto in modo cosciente come
elemento di disequilibrio. Pertanto l'apprendimento è un percorso consapevole del soggetto.
Inoltre secondo Vygotskij l’apprendimento può avvenire solo nella zona di sviluppo prossimale,
ovvero avviene in un "territorio" vicino a quello posseduto, in modo che quanto sappiamo funge
da tramite, da ponte (come analogia) per conoscere l'ignoto.
Citando Platone, egli sostiene che non possiamo chiedere di voler conoscere ciò di cui non
conosciamo neanche l'esistenza, allora si può conoscere solo ciò che, in effetti, già si sa.
Se non esiste dipendenza lineare, alcuni autori vedono queste due aree come ambiti tra cui
trovare una mediazione, un ruolo dialettico.
Un elemento di cui occorre tener conto è l'evento perché anche da esso dipende il rapporto non
deterministico tra apprendimento e insegnamento.
Il concetto, introdotto da Morin negli anni ’70, si inserisce in una corrente di pensiero che ha
approfondito la tematica della complessità. Secondo questa teoria la relazione tra gli eventi non è
lineare ma dipende dal sistema nella sua complessità. Ogni evento può determinare modifiche nel
sistema che sono sproporzionate rispetto alla sua portata. Classico esempio è il battito di ali di una
farfalla in America che può causare un ciclone nell'Oceano indiano. È il sistema a reagire all'input
esterno secondo un suo DNA interno. I sistemi sono autopoietici ovvero si modificano in itinere
secondo logiche interne e per propria scelta (consapevole o inconsapevole). La classe è un
sistema. Ogni individuo è un sistema autopoietico.
Un evento è tutto ciò che di imprevisto succede e determina una rottura di equilibri. L’evento,
quindi, può favorire l’apprendimento ma non può essere prestabilito dall’insegnante. Perché un
qualcosa venga visto come un evento dipende dal soggetto. Ecco dunque anche una competenza
centrale nella società della formazione: problematizzare la realtà. La difficoltà nella soluzione di un
problema non è tanto risolverlo bensì definire l'aspetto problematico, il Problem posing più del
Problem solving.
Per essere portato a termine con successo necessita dell’utilizzo di conoscenze e abilità
disciplinari
La competenza o le competenze necessarie per portarlo a compimento sono quelle su cui si
fonda il percorso disciplinare
Non deve confondersi con il prodotto, che rappresenta “l’oggetto”, se esiste, in cui si
concretizza il lavoro. Non deve ridursi alla sola verifica e valutazione del prodotto
Nel compito finale il ruolo del docente è quello di osservatore, che rileva in quale grado gli
allievi riescono autonomamente ad utilizzare ciò che sanno, ciò che sanno fare, le loro risorse
interne ed, in generale, le risorse esterne per realizzare il compito.
Imparare ad imparare
Progettare
Relazioni con gli altri
Comunicare
Collaborare e partecipare
Agire in modo autonomo e responsabile
Rapporto con la realtà
Risolvere problemi
Individuare collegamenti e relazioni
Acquisire ed interpretare l'informazione
Il curricolo
Il curricolo è il "corso degli studi" che tutte le scuole autonome devono predisporre sulla base di
"standard di competenza" che verranno fissati gradualmente dal Ministero della Pubblica
Istruzione. Quindi, a guidare le scelte delle scuole per quanto riguarda la predisposizione dei
curricoli, non saranno più le "materie" (come avviene ora), ma saranno le capacità e le abilità che
gli studenti dovranno dimostrare di aver acquisito al termine degli studi "per mezzo" delle materie.
In altri termini, agli studenti si chiederà di dimostrare di sapere, fare, essere con le conoscenze
acquisite durante il corso degli studi, non tanto di sapere la matematica, la storia, il greco,
eccetera. Tant'è che in alcune scuole si stanno già sperimentando "nuovi saperi" come:
le comunicazioni di massa; una lingua straniera (si potrà cominciare dalla scuola materna con la
prima lingua e dalla media con una seconda); i linguaggi (musicale, artistico, audiovisivo,
telematico eccetera); gli studi sociali (storia, geografia, ecologia, sociologia eccetera).
Le scuole autonome hanno il dovere di adattare i programmi nazionali, introducendo queste o
altre nuove forme di conoscenza nei loro curricoli per completare la formazione che intendono
impartire agli allievi: tali "nuovi saperi" potranno essere opzionali (cioè scelti soltanto da alcuni
studenti) o integrativi (cioè obbligatori per tutti) e potranno, in parte, sostituire alcune parti delle
materie tradizionali di quella scuola. Si capisce come, in questo contesto, sia estremamente
importante per le scuole dotarsi di un sistema di orientamento degli alunni (magari in rete con
famiglie, ASL ed Enti Locali) e di personale competente in queste nuove forme di conoscenza.
È possibile attivare anche i cosiddetti curricoli differenziati. Si tratta di curricoli che una istituzione
scolastica può attivare variando le opzionalità all'interno delle discipline e attività alternative ed
integrative nell'ambito dello stesso piano di studi. I curricoli differenziati devono essere indicati nel
POF, il Piano dell’Offerta Formativa.
Organizzare il curricolo
Nel rispetto e nella valorizzazione dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, le Indicazioni
nazionali costituiscono il quadro di riferimento per la progettazione curricolare affidata alle scuole.
Sono un testo aperto, che la comunità professionale è chiamata ad assumere e a contestualizzare,
elaborando specifiche scelte relative a contenuti, metodi, organizzazione e valutazione coerenti
con i traguardi formativi previsti dal documento nazionale.
Il curricolo di istituto è espressione della libertà d’insegnamento e dell’autonomia scolastica e, al
tempo stesso, esplicita le scelte della comunità scolastica e l’identità dell’istituto. La costruzione
del curricolo è il processo attraverso il quale si sviluppano e organizzano la ricerca e l’innovazione
educativa.
Ogni scuola predispone il curricolo all’interno del Piano dell’offerta formativa con riferimento al
profilo dello studente al termine del primo ciclo di istruzione, ai traguardi per lo sviluppo delle
competenze, agli obiettivi di apprendimento specifici per ogni disciplina.
A partire dal curricolo di istituto, i docenti individuano le esperienze di apprendimento più efficaci,
le scelte didattiche più significative, le strategie più idonee, con attenzione all’integrazione fra le
discipline e alla loro possibile aggregazione in aree, così come indicato dal Regolamento
dell’autonomia scolastica, che affida questo compito alle istituzioni scolastiche.