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Introduzione
In questa unità didattica esamineremo le tre teorie più importanti relative all’apprendimento,
iniziando da una definizione di quest’ultimo.
Proseguiremo esaminando la teoria comportamentista, la cui idea di fondo è che si può produrre
un apprendimento, inteso come modifica del comportamento, fornendo stimoli opportuni al
soggetto, che dà risposte a questi stimoli.
Analizzeremo il pensiero degli esponenti più importanti di questa teoria, da Ivan Pavlov a Edward
Lee Thorndike, da John Broadus Watson a Burrhus Frederic Skinner.
Proseguiremo esaminando il cognitivismo, che condivide con il comportamentismo l’idea che lo
studio dell’apprendimento dev’essere oggettivo e osservabile, ma occorre trarre informazioni
anche dai processi mentali interni dei soggetti osservati. L’apprendimento ha luogo quando il
soggetto elabora le informazioni ricevute.
Esamineremo il pensiero degli esponenti più importanti di questa teoria, da Edward Tolman a
Clark Leonard Hull, da David Ausubel a Joseph Donald Novak, da Lev Semenovic Vygotsky a Jean
Piaget, da Jerome Seymour Bruner a George Armitage Miller a Wolfgang Kohler.
Analizzeremo poi il costruttivismo. Mentre i comportamentisti vedono la conoscenza come
risposta automatica agli stimoli, i cognitivisti la vedono come rappresentazione simbolica nella
mente delle persone, i costruttivisti vedono la conoscenza come entità complessa, costruita da
ognuno nel mentre passa per un processo di apprendimento.
Approfondiremo il pensiero degli esponenti costruttivisti più importanti, da Seymour Papert a
David Jonassen a Benjamin Bloom.
Infine confronteremo le tre teorie, tentando di estrapolare le caratteristiche peculiari di ognuna.
Obiettivi
Al termine di questa unità didattica saprai:
Quali sono le teorie dell’apprendimento
Quali sono gli esponenti più importanti di ognuna di esse e quale è stato il loro pensiero
Quali sono le differenze e le caratteristiche peculiari delle teorie dell’apprendimento
Una serie di test di verifica ti saranno utili per valutare la tua comprensione dei concetti esposti.
L’apprendimento
L’apprendimento è un processo di nuove conoscenze composto da vari aspetti.
Il comportamentismo
L’idea di fondo del comportamentismo è che si può produrre un apprendimento, inteso come
modifica del comportamento, fornendo stimoli opportuni al soggetto, che dà risposte a questi
stimoli.
L’idea nasce dall’ipotesi che sia possibile applicare agli uomini i risultati degli studi sul
condizionamento dei comportamenti animali. I processi di insegnamento devono produrre
opportuni stimoli che inducano i comportamenti desiderati. I comportamenti devono poi essere
rinforzati. Per rinforzo s’intende una sorta di ricompensa.
Chi sviluppa un sistema didattico deve partire da alcune domande.
Ivan Pavlov
Ivan Pavlov era uno psicologo russo che studiò i riflessi condizionati negli animali.
Accanto a riflessi incondizionati, che gli animali posseggono perché innati, quindi non appresi,
Pavlov notò che era possibile, mediante stimoli esterni, costruire dei riflessi condizionati, che gli
animali apprendevano.
Fu Pavlov ad introdurre il concetto di riflesso condizionato, inteso come comportamento appreso,
diverso dai comportamenti istintivi e innati. A questo processo di apprendimento diede il nome di
condizionamento.
Se lo stimolo esterno diventa troppo spesso falso, nel senso che è un falso allarme, indebolisce il
riflesso condizionato.
Esistono due tipi di condizionamento, che conducono a comportamenti differenti.
Il condizionamento classico ha luogo quando ad uno stimolo esterno segue un comportamento
innato. In sostanza, animali e uomini sono costruiti in modo che un certo stimolo produca una
certa risposta.
Il condizionamento operativo ha luogo quando ad uno stimolo viene forzata una risposta. In
sostanza, se ad una risposta ad un certo stimolo si fa seguire un rinforzo, ossia una ricompensa,
quella risposta sarà molto più probabile le volte seguenti. Ad esempio, se ad un cane diamo un
premio quando ci riporta il bastone, è molto probabile che in futuro continui a riportarci il
bastone.
Il cognitivismo
Abbiamo detto che i comportamentisti, in particolare Watson, escludevano gli eventi mentali dalla
loro ricerca, in quanto ritenevano che l’introspezione non avesse basi scientifiche, perché
soggettiva, non osservabile e non misurabile.
Molti psicologi però non condividevano questo approccio privo di pensiero dell’apprendimento
umano. Era un approccio che non dava risposta ai casi in cui gli uomini cambiano forma alle
informazioni apprese o le trasformano. Può andar bene quando si impara qualcosa a memoria, ma
non quando si apprende un concetto e poi lo si lavora in modo personale.
Nasce così un approccio di tipo cognitivista, che include eventi mentali e cognitivi. La psicologia
cognitivista si basa sulla critica al comportamentismo ed ha consentito lo sviluppo di scienze come
l’intelligenza artificiale.
Il cognitivismo condivide con il comportamentismo l’idea che lo studio dell’apprendimento
dev’essere oggettivo e osservabile, basato sulla sperimentazione.
Ma dalle risposte osservabili, occorre trarre informazioni anche dai processi mentali interni dei
soggetti osservati. L’apprendimento ha luogo quando il soggetto elabora le informazioni ricevute.
Quindi l’apprendimento è composto dai processi di acquisizione, trattamento e
immagazzinamento delle informazioni.
Il formatore è colui che trasmette le informazioni, quindi è coinvolto nel solo processo di
acquisizione. Il soggetto è parte attiva del suo apprendimento, in quanto l’elaborazione delle
informazioni acquisite rafforza i suoi processi mentali.
Successivamente, il cognitivismo si spinge ancora oltre. La cognizione è un processo attivo e
organizzativo di interazione del soggetto con l’ambiente circostante. Gli atteggiamenti e gli stati
mentali del soggetto diventano più importanti dei comportamenti esterni.
La persona è legata alla sua biologia, alla sua evoluzione, al contesto sociale, culturale e
tecnologico.
Per l’educazione queste teorie hanno notevoli ricadute.
Una corrente del cognitivismo, il costruttivismo, passa da un approccio oggettivistico, che
considera centrale il contenuto da imparare, che va travasato nel soggetto, ad un approccio
soggettivistico, che mette al centro il soggetto che apprende, e che considera l’apprendimento un
fatto personale, legato al contesto e alle esperienze fatte.
Il docente non è più colui che trasmette informazioni, ma diventa un facilitatore di processo.
L’apprendimento diventa attivo, collaborativo e situato in un contesto.
Certamente l’implementazione di questo sistema è complessa, ma gli orientamenti odierni della
ricerca e degli studi sono più in ottica cognitivista che comportamentista.
Esaminiamo di seguito alcuni esponenti del cognitivismo.
David Ausubel
Ausubel propone il concetto di organizzatore propedeutico. Questo consente allo studente di
richiamare conoscenze precedenti per metterle insieme a nuove conoscenze in fase di
apprendimento. L’esperienza di apprendimento diventa più significativa se si riesce a stabilire una
relazione tra vecchie e nuove conoscenze.
L’organizzatore propedeutico è una strategia utilizzata dall’insegnante. Potrebbe coincidere con
un discorso breve e generico, che dovrebbe avere alcune caratteristiche.
Jean Piaget
Psicologo svizzero, è uno dei padri delle teorie contemporanee sullo sviluppo cognitivo. Ha fornito
un notevole contributo alla psicologia dell’età evolutiva. Le sue teorie nascono dall’osservazione
diretta dei bambini e del loro comportamento.
Secondo Piaget i bambini necessitano di metodi di indagine specifici rispetto agli adulti. Oltre alla
preparazione psicologica, l’educatore deve sapersi adattare alle esigenze del bambino.
Dopo anni di osservazioni, Piaget ha concluso che lo sviluppo è frutto di fattori ereditari, ma anche
ambientali.
Due sono i processi fondamentali: l’assimilazione ed il riordino.
L’assimilazione è l’acquisizione di conoscenza in uno schema di comportamento già proprio. Il
riordino è la modifica della propria struttura cognitiva per accogliere la nuova conoscenza
acquisita. I due processi operano una continua ricerca di equilibrio.
È dunque il fattore di equilibrio che determina la formazione delle strutture mentali. L’ambiente
esterno favorisce lo sviluppo, ma non ne è la causa.
I bambini passano una serie di stadi di sviluppo, che hanno tempi e sequenze non modificabili.
Per cui l’educazione prepara solo il terreno alla loro comparsa o rinforzo. Il motore dell’intelligenza
è l’azione, per cui l’educatore deve solo predisporre le condizioni che inducano l’allievo a fare.
Piaget identifica differenti fasi evolutive per lo sviluppo cognitivo del bambino.
1. Fase senso-motoria, che va dalla nascita ai due anni circa
Questa fase è a sua volta divisa in sei stadi.
Wolfgang Kohler
Di origini estoni ma spostatosi in Germania per studiare, è uno dei fondatori della teoria della
Gestalt. Famoso anche per le ricerche sulle capacità cognitive degli scimpanzé.
Il nazismo indebolì lo sviluppo delle ricerche, poiché alcuni esponenti della Gestalt furono costretti
a lasciare la Germania.
Il termine Gestalt comprende i processi di apprendimento, del pensiero, del ricordo, dell’emotività
o dell’agire. È una teoria che fornisce una struttura per molti fenomeni.
Kohler afferma che in un problema è necessario identificarne la struttura generale, poiché esso
non è solo composto da parti indipendenti, ma vi sono parti che è possibile descrivere solo
rispetto al problema generale.
È fondamentale l’idea di raggruppamento, caratterizzato da alcuni fattori.
Il costruttivismo
Il costruttivismo è una diramazione del cognitivismo. L’apprendimento si basa sulle nostre
esperienze ed in tal modo costruiamo la conoscenza del mondo.
Ognuno di noi crea le sue leggi e i suoi modelli mentali per dare significato alle nostre esperienze.
L’apprendimento è il processo con cui adeguiamo i nostri processi mentali per mettere ordine
nelle nostre esperienze.
Mentre i comportamentisti vedono la conoscenza come risposta automatica agli stimoli, i
cognitivisti la vedono come rappresentazione simbolica nella mente delle persone, i costruttivisti
vedono la conoscenza come entità complessa, costruita da ognuno nel mentre passa per un
processo di apprendimento.
La conoscenza non può passare da una persona ad un’altra. Può solo essere reinventata da
ognuno. La conoscenza è un prodotto costruito culturalmente, socialmente, storicamente,
temporalmente e contestualmente. Il soggetto costruisce la propria conoscenza attraverso
un'interazione fitta e continua con l'ambiente culturale, sociale, fisico in cui vive e opera. Gli
studenti costruiscono nuove conoscenze non solo sulla base di quelle già in possesso, ma anche
attraverso la negoziazione e condivisione dei significati. Si parla quindi di "costruzione" della
conoscenza. Il bambino costruisce e ricostruisce i concetti base e le forme logiche di pensiero che
costituiscono la sua intelligenza. Questa costruzione avviene tramite lo scambio continuo con
l'ambiente circostante. Da qui il nome di costruttivismo.
L’ambiente, per i costruttivisti, non è qualcosa che accade o uno stimolo che deve produrre una
risposta. È il soggetto che individua nell’ambiente gli stimoli interessanti e a cui può rispondere.
Anche le idee, non esistono di per sé, ma è il soggetto che inventa idee, piuttosto che scoprirle.
Negli anni sessanta, Papert ed alcuni colleghi cominciarono a sviluppare LOGO, un ambiente di
programmazione e un linguaggio pensato per i bambini. Il linguaggio LOGO è anche espressione
tra comportamentismo e costruttivismo.
Mentre il primo pensa all’allievo come modellabile attraverso stimoli e rinforzi, il secondo
considera l’allievo come capace di costruire da solo le proprie strutture intellettuali, mediante
interazioni con l’ambiente.
Vedremo ora più da vicino i più autorevoli esponenti delle teorie costruttiviste.
Seymour Papert
Sudafricano naturalizzato statunitense, è considerato il padre del costruzionismo. Ricercatore a
Cambridge, ha poi collaborato con Piaget a Ginevra e al MIT di Boston, dove con Minsky ha
fondato il Laboratorio di Intelligenza Artificiale.
Papert è convinto che occorre fornire ai bambini strumenti per l’apprendimento, da lui chiamati
artefatti cognitivi.
Ha creato col suo gruppo il linguaggio di programmazione Logo, diventato poi uno standard per il
rapporto tra bambini e computer.
Le sue ricerche portano ad un nuovo movimento, il costruzionismo, che trae le sue origini dal
costruttivismo. Come detto, per i costruttivisti le conoscenze non possono essere trasmesse già
pronte, ma è il soggetto che le rielabora costruendone una versione personale.
A questa teoria, Papert aggiunge il concetto di set da costruzioni. Ogni costruzione mentale può
essere associata a parti assemblate insieme, un po’ come nei linguaggi di programmazione blocchi
di istruzioni formano i programmi.
Le costruzioni mentali funzionano quando sono accompagnate da azioni concrete, che producono
prodotti reali visibili e visualizzabili.
L’apprendimento diventa più potente quando si fa qualcosa. Il pensiero concreto ha valenza
maggiore rispetto a quello astratto.
In questo contesto, gli artefatti cognitivi sono strumenti che aiutano ad apprendere. Per imparare,
la mente ha bisogno di oggetti reali da manipolare, di cui discutere insieme, da smontare e
rimontare.
Il computer diventa uno strumento decisivo con cui ideare e costruire, in modo da facilitare
l’interazione tra la mente e la cultura circostante.
È fondamentale appropriarsi del computer e non semplicemente imparare ad usarlo. Il linguaggio
Logo fu ideato per insegnare geometria e informatica ai bambini. Ma poi è diventato anche una
teoria dell’educazione. Il linguaggio è oggi utilizzato in tante discipline diverse. Per Papert il
computer stimola la creatività e l’individualità dei bambini. Purtroppo ancora oggi è utilizzato per
risolvere esercizi ripetitivi, quindi in maniera meccanica.
Con Logo i bambini non utilizzano giochi, ma li costruiscono. Si trasformano da consumatori a
produttori. Logo è un linguaggio semplice ma potente. I bambini danno istruzioni ad una tartaruga
per farla muovere e disegnare. Gli effetti degli ordini impartiti sono immediatamente visibili.
Facendole disegnare figure geometriche, i bambini imparano la geometria ma anche le logiche di
programmazione.
Mentre la tartaruga disegna, i bambini imparano concetti come istruzioni condizionali, iterative e
addirittura ricorsive.
Il grande sviluppo di Logo ha permesso la realizzazione di prodotti commerciali, quali LEGOLogo,
che usa il linguaggio per interfacciarsi con i mattoncini della LEGO, MicroWorlds, un software per
creare giochi e simulazioni e HyperStudio, un programma per creare ipertesti.
Il segreto del successo di Logo sta nel fatto che imparare a programmare è più divertente se lo si fa
costruendo un gioco. D’altro canto, non lo si fa da soli, ma con un continuo interscambio con altri
bambini.
Anche il ruolo degli insegnanti cambia radicalmente. Trovandosi di fronte a situazioni sempre
diverse, anche loro sono costretti ad apprendere continuamente. L’insegnamento non è più in
un’unica direzione: il docente cresce professionalmente, in una realtà dinamica e propositiva.
Papert ha delle idee relative alla scuola del futuro.
David Jonassen
Jonassen si muove nel costruttivismo di Papert, in cui gli strumenti informatici hanno un ruolo
fondamentale nell’apprendimento.
Tre sono le idee principali:
Benjamin Bloom
Bloom propose la tassonomia degli obiettivi educativi, cioè una loro classificazione. Essa prese
spunto dall’esperienza degli insegnanti e dai loro criteri di valutazione degli obiettivi raggiunti dagli
allievi e dei loro percorsi di apprendimento.
Le modalità di apprendimento vengono divise in tre aree: dominio cognitivo, dominio affettivo e
dominio psicomotorio. All’interno di ogni area vengono elencati i relativi obiettivi educativi.
Il dominio cognitivo è quello delle attività intellettuali e logiche della persona. Gli obiettivi
educativi sono:
a. Conoscenza
b. Comprensione
c. Applicazione
d. Analisi
e. Sintesi
f. Valutazione
Il dominio affettivo è legato all’ambito emotivo e ai valori della persona. Gli obiettivi educativi
sono:
a. Ricettività
b. Risposta
c. Valutazione
d. Organizzazione
e. Caratterizzazione
Il dominio psicomotorio si riferisce alle capacità psicomotorie della persona. Gli obiettivi educativi
sono:
a. Movimenti riflessi – risposte ad uno stimolo senza volontà cosciente
b. Movimenti fondamentali di base – strutture motorie innate
c. Abilità percettive – interpretazione degli stimoli e adattamento all’ambiente
d. Qualità fisiche – caratteristiche funzionali organiche
e. Movimenti di padronanza e competenza
f. Comunicazione non-verbale
Questa classificazione assume particolare importanza nella valutazione dei risultati degli interventi
formativi, ma aiuta anche nell’impostazione delle metodologie didattiche a seconda delle aree di
apprendimento.
Individuati i metodi didattici più opportuni in relazione agli obiettivi da raggiungere, questi
influenzano la valutazione dei risultati, che ne risulta facilitata grazie alla chiara schematizzazione
e definizione.
In generale, possiamo dire che la conoscenza del mondo deriva dall'esperienza che fa la persona.
Crescendo ed estendendosi l’esperienza, nella mente di una persona si forma un’approssimazione
sempre migliore della realtà. Si può dire allora che la conoscenza esiste di per sé. L’apprendimento
è allora il trasportare conoscenza dall’ambiente alla mente dell’allievo.