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PEDAGOGIA

CAPITOLO 1: TRA OTTOCENTO E NOVECENTO

Rinnovamento educativo in Inghilterra

- LE " SCUOLE NUOVE "

Tra la ne dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento , vengono fondate le cosiddette scuole nuove ,
istituzioni sperimentali indirizzate a rispondere direttamente ai nuovi problemi sociali . I molteplici esperimenti di
scuole nuove sono accomunati dalla ristrutturazione degli spazi e degli strumenti scolastici , dalla critica dei
modelli educativi precedenti e da una maggiore concretezza nel rapporto tra il sapere pedagogico e le richieste
sociali , che si traduce nel primato della dimensione del " fare " .

- ABBOTSHOLME

La prima realizzazione riconosciuta di quello che diverrà in seguito il movimento delle scuole nuove è in
Inghilterra , dove Cecil Reddie ( 1858-1932 ) nel 1889 fonda ad Abbotsholme una scuola - convitto per
l'educazione dei membri delle classi elevate . Per superare i difetti della scuola tradizionale , Abbotsholme si basa
sull'esperienza diretta degli allievi e sulla vita all'aria aperta , integra il curricolo umanistico con una formazione
scienti ca e linguistica , mira a forgiare il carattere e le abilità sociali .

- LO SCOUTISMO

In Inghilterra si di ondono anche attività extrascolastiche a carattere sociale . Nel 1908 Robert Baden - Powell
( 1857-1941 ) istituisce una forma di associazionismo giovanile , i boy - scout , che avrà di usione mondiale . Le
caratteristiche fondamentali dello scoutismo sono la ducia nei ragazzi , l'attenzione alla loro psicologia e
l'educazione individualizzata , la vita comunitaria e l'importanza del " capo " . Gli elementi di successo del
movimento sono costituiti dall'educazione a contatto con la natura , dall'esplorazione , dallo spirito di gruppo e
dal senso di responsabilità e disciplina .

Rinnovamento educativo in Italia

- LA SCUOLA MATERNA

In Italia Rosa ( 1866-1951 ) e Carolina ( 1870-1945 ) Agazzi dedicano la loro attività all'organizzazione della scuola
materna per l'educazione infantile , a partire dalla prima esperienza di Mompiano ( Brescia ) . L'ispirazione
religiosa che permea tutto il loro percorso educativo si coniuga con la centralità della gura " materna "
dell'educatrice , capace di far vivere al bambino le sue esperienze in un clima di attenzione , di amore e di
continuità con l'atmosfera familiare . Per le sorelle Agazzi la scuola deve essere un ambiente consono al
bambino : vi sono così masserizie , attrezzi e il « museo delle umili cose » , che raccoglie piccoli oggetti quotidiani
con cui i bambini possono giocare . Anche nella didattica ci si rifà alla vita quotidiana del bambino : il giardinaggio
, in particolare , consente la realizzazione di numerose esperienze che permettono di svolgere spontaneamente
attività personali e mirate .

- LA RINNOVATA

Molto signi cativa è anche l'opera di Giuseppina Pizzigoni ( 1870-1947 ) , che inserisce la propria esperienza
educativa nell'ambito del rinnovamento di programmi e istituzioni scolastiche statali , sull'esempio delle scuole
nuove . Nella " Rinnovata " Pizzigoni lega l'ambiente scolastico a quello esterno , favorendo lo sviluppo di una
cultura di base in un ambiente sereno , dove sono centrali il gioco , il lavoro e l'esperienza , intesa anche come
contatto con il mondo attraverso visite di istruzione e viaggi .

CAPITOLO 2: DEWEY E L’ATTIVISMO STATUNITENSE

Il pragmatismo

Il termine pragmatismo deriva dal greco, pragmata, “le azioni” e quali ca una loso a basata sui principi empirici
e orientata appunto verso l’azione. Per i pragmatisti la validità della conoscenza dipende dalla sua capacità di
incidere concretamente sulla vita. Gli assunti cardine del pragmatismo sono:

- La conoscenza implica un’attività di ricerca indirizzata di ricerca indirizzata alla soluzione di problemi reali
- La conoscenza è utile nella misura in cui consente di fare previsioni e di orientare le decisioni
- Il pensiero è uno strumento al servizio della vita concreta
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DEWEY E LA SPERIMENTAZIONE EDUCATIVA

Con l’espressione “attivismo pedagogico” si indica un insieme di studi e di esperienze che, al pari delle scuole
nuove, ma anche oltre ad esse riunisce l’opera di pedagogisti e educatori di tutto il mondo su alcuni temi di
fondo.

L’elemento centrale dell’attivismo e dell’educazione nuova è il puerocentrismo, in contrapposizione con


l’educazione tradizionale disattenta alla natura e ai bisogni dell’allievo.
Un emblema dell’attivismo è la teoria pedagogica di Dewey.

DEWEY: ATTIVISMO PEDAGOGICO ED ESPERIENZA

Alla base di tutto il pensiero loso co e pedagogico di Dewey vi è una concezione dell’esperienza secondo la
quale l’uomo non è lo spettatore di ciò che accade, ma egli deve ininterrottamente accettare i rischi derivati
dall’impossibilità di prevedere o de nire il corso della vita. In questo consiste appunto l’attivismo.

L’educazione è quindi una ricostruzione e riorganizzazione continua dell’esperienza personale e sociale.

Nell’opera “Il mio credo pedagogico” Dewey sintetizza la propria concezione in cinque punti fondamentali:

1. L’istruzione è il frutto della partecipazione dell’individuo al patrimonio comune del genere umano ovvero
la cultura;

2. L’istruzione è un processo sociale e la scuola è il fulcro di questo processo quindi è inerente alla vita
e non propedeutica ad essa propedeutica = preparare;

3. Il fondamento dei programmi di insegnamento è la vita sociale del fanciullo;

4. A ispirare il metodo educativo devono essere gli interessi del fanciullo e la sua
attività;

5. L’istruzione è il fondamento del progresso sociale e politico.

Il processo educativo richiede dunque la partecipazione sia dell'individuo sia della società, poiché, al ne di
a rontare l'esperienza, l'uomo necessita degli strumenti forniti dalla cultura.
Nella scuola andrà favorito un rapporto democratico e partecipativo tra docente e alunno, primo nucleo sul
quale lavorare per la realizzazione della democrazia politica e del diritto alla cittadinanza. Spetta dunque
alla scuola il compito di organizzare e realizzare le esperienze adatte: Dewey ritiene che l'introduzione del
lavoro nella scuola risponda allo scopo di rendere la scuola veramente "attiva" e in grado di porre l'alunno
nella condizione di vivere, e non solo di prepararsi a vivere. Dewey attribuisce all'educazione una funzione
indispensabile di trasmissione sociale, che ha nella scuola la sua più importante realizzazione.
La scuola è un ambiente speciale, necessario a indirizzare l'esperienza infantile nel passaggio della famiglia
al più vasto contesto sociale.
La funzione della scuola è dunque quella di mediare tra società e fanciullo, fornendo a quest'ultimo
esperienze sempli cate che gli impediscano di venire travolto dall'ambiente sociale.

L’ESPERIMENTO DI CHICAGO

L’esperienza condotta nella “scuola-laboratorio” elementare annessa all’università di Chicago consente a


Dewey di mettere in pratica le proprie teorie sulla scuola attiva, attraverso un percorso completo, con un
curricolo di studi dai 4 ai 18 anni, intervello da “anni-ponte” che hanno lo scopo di favorire i passaggi e la
continuità tra la scuola dell’infanzia, la scuola primaria e gli studi secondari.

Dall’esperimento di Chicago scaturisce una concezione nuova della scuola come luogo di esperienza e
attività, di progettazione attiva e partecipazione democratica ovvero potevano scegliere “liberamente”, di
investimento nella funzione educativa del lavoro.
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Dewey propone un piano di studi che ha nella divisione tra “occupazioni attive” espressive o produttive,
“conoscenza dell’ambiente sociale” storia e geogra a e “conoscenza dei simboli culturali” lettura, scrittura,
grammatica, calcolo.

Il metodo adeguato per sviluppare in modo positivo le capacità cognitive degli alunni consiste nel muovere i
loro interessi autentici e nel creare le condizioni a nchè essi possono raggiungere i propri obiettivi. Si
sottoponevano agli alunni delle situazioni problematiche, per le quali essi debbano sviluppare le soluzioni che
veri cheranno nell’attività pratica.

“ESPERIENZA ED EDUCAZIONE”: UNA REVISIONE CRITICA

Il successo della teoria di Dewey non è immune da critiche, che si rivolgono soprattutto contro l’idea di una
generica e indiscriminata capacità educativa dell’esperienza.

Nell’opera “Esperienza ed educazione” Dewey ammette che non tutte le esperienze hanno una valenza
positiva, il che porta a riconoscere l’importanza dell’intervento dell’educatore nell’orientare il fanciullo verso
quelle esperienze che possono rivelarsi realmente educative.

L’educatore deve esaminare le capacità e i bisogni del gruppo di allievi con cui ha a che fare e disporre nello
steso tempo le condizioni che forniscono materie di studio o contenuto per esperienze che appaghino
questi bisogni e sviluppino queste capacità. La scuola deve condurre gli allievi al possesso del sapere, ma
deve anche far loro presente che si tratta di un possesso provvisorio e suscettibile di cambiamenti.

I consigli che Dewey o re sono:

▪ Tutto quello che riguarda le materie di studio deve essere ricavato dall’esperienza quotidiana;
▪ Tutto quello che viene appreso deve essere organizzato;
▪ I nuovi apprendimenti devono essere collegati a quelli dell’esperienza infantile;
▪ Il passato deve costituire la base per la comprensione del presente;
▪ I contenuti del sapere organizzato dall’adulto devono rappresentare una meta, non il punto di partenza;
▪ Il lavoro scolastico deve essere attivo e organizzato attraverso progetti e laboratori.

CAPITOLO 3: L’ATTIVISMO SCIENTIFICO EUROPEO

Maria Montessori e le " Case dei bambini "


- UN AMBIENTE " A MISURA DI BAMBINO "

Maria Montessori ( 1870-1952 ) si dedica all'educazione infantile a partire dai principi della scienza medica e
dell'educazione dei soggetti " diversamente abili " , e animata dal desiderio di riscattare l'infanzia dalla
trascuratezza e dall'incomprensione che la a iggono . La pedagogista italiana applica questi principi istituendo
nel 1907 le " Case dei bambini " , scuole d'infanzia " a misura di bambino " , ambienti totalmente costruiti per la
vita serena dei piccoli ospiti e per il loro apprendimento .

- IL MATERIALE SCIENTIFICO
La necessità di porre ordine negli stimoli con cui si sollecitano i bambini fa si che le scuole montessoriane siano
attrezzate con materiale didattico accuratamente preparato per uno sviluppo progressivo , ordinato e libero delle
capacità cognitive e sensoriali , con maestre « < direttrici » > che si limitino a " guidare " la concentrazione , la
disciplina e l'ordine , lasciando il bambino per il resto totalmente libero .

- L’EDUCAZIONE ALLA PACE

Maria Montessori sostiene la necessità di una nuova educazione per dare agli uomini una nuova coscienza e
costruire così la pace . Questo obiettivo è raggiungibile partendo dai bambini , de niti " arte ci della nuova
umanità " . Il metodo montessoriano si pone quindi al servizio della " liberazione " del fanciullo , « cittadino
dimenticato » , perché possa a sua volta liberare gli adulti e contribuire a migliori condizioni di vita .
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Binet e l'ortopedia mentale
Alfred Binet ( 1857-1911 ) lega il suo nome a quello di Théodore Simon nell'elaborazione del primo test di
intelligenza applicato su vasta scala a una popolazione scolastica . Anche Binet , come Claparède , è convinto
che la psicopedagogia scienti ca sia in grado di a rontare con successo i problemi tradizionali dell'educazione ,
permettendo lo sviluppo di un ' « ortopedia mentale » > incentrata sull'attività guidata dell'alunno . Secondo lo
studioso francese tale disciplina dovrebbe fondarsi sull'osservazione , sull'esperienza e sull'indagine dei soggetti
educandi mediante strumenti scienti ci appositamente tarati ( come i test ) .

CAPITOLO 4: SPERIMENTAZIONI DELL’ATTIVISMO IN EUROPA

• L’ATTIVISMO SCOZZESE: NEILL

Nella sperimentazione condotta a Summerhill, Alexander Neill si richiama a un’impostazione non direttiva della
scuola, fondata sull’idea della capacità del fanciullo di autodirigersi all’interno di una comunità democratica. Il
concetto di autoeducazione che anima la scuola di Summerhill è ispirato all’amore, all’approvazione e alla libera
attività. Le classi sono organizzate in base agli interessi degli alunni e non esiste alcun obbligo di frequenza, né
alcuna costrizione per quanto concerne le attività di apprendimento.

CAPITOLO 5: LE TEORIE DELL’ATTIVISMO IN EUROPA

• L’ATTIVISMO CATTOLICO: MARITAIN

Il documento u ciale dell'attivismo cattolico e l’enciclica Divini Illius Magistri. In essa a erma che, visto che nella
natura umana permangono gli e etti del peccato originale, l’insegnamento e l'orientamento della scuola devono
essere governati dallo spirito cristiano, sotto la direzione della Chiesa. I valori che sono quindi l'attività, la
spontaneità, l'interesse e la collaborazione. L’attivismo cristiano contrappone al naturalismo dell'attivismo
scienti co un modello prevalentemente TOMISTICO, secondo il quale l'alunno possiede in potenza le
conoscenze, che vengono trasformate in atto da quelle del maestro, cioè colui che già le possiede.

Maritain crede che l'attivismo laico sia riduttivo, non sbagliato, ma che secondo lui non si possa ridurre la
persona soltanto alla sua dimensione bio psico sociale. Infatti delinea 7 errori dell'attivismo laico:
• Disconoscimento dei ni
• Formazione di false idee riguardo al ne.
• Pragmatismo.
• Sociologismo.
• Intellettualismo.
• Volontarismo
• Convinzione che tutto possa essere insegnato
L'educazione contemporanea è parziale in quanto ha smarrito il senso dell'integrità umana e si è ridotta a una
mera scienza dell'uomo. Secondo il pedagogista, l'educazione deve fondarsi su una prospettiva teleologica, cioè
che debba riguardare le nalità ultime della vita dell’uomo. L'educazione cristiana di Maritain si fonda sull'opera di
Tommaso d'Aquino, in cui si a erma la centralità dell'uomo come persona. Infatti, Maritain viene considerato il
padre del PERSONALISMO. Maritain sostiene la necessità di dover passare da un umanesimo antropocentrico
verso uno teocentrico, che vede l'uomo dipendere da Dio per la sua piena realizzazione. L'educazione integrale
che Maritain sostiene si fonda sul fatto che l'uomo debba essere valorizzato in tutte le sue dimensioni, compresa
quella spirituale. La nalità ultima della scuola è quella della libertà e la formazione liberale si pre gge di superare
la distinzione tra scuola classica e scuola del lavoro. Tramite una conoscenza universale, il ragazzo potrà essere
orientato alle sue scelte di vita attraverso una formazione sia umanistica che e tecnica generale. Il lavoro
per Maritain assume un ne educativo.
Un'altra cosa che Maritain sostiene è quella che ogni Stato deve assicurare alle diverse comunità religiose la
possibilità di avere uno spazio formativo nella scuola. (pluralismo religioso)

• L’ATTIVISMO MARXISTA: MARAKENKO

Marakenko e Gramsci i si rifanno al pensiero di KARL MARX secondo il quale la storia della società è
determinata da rapporti di produzione economica. Marx sostiene che sia necessario abolire la proprietà privata,
collettivizzare i mezzi di produzione e approdare alla società comunista, in cui le disuguaglianze tra gli uomini
vengono meno.
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Makarenko si trova a dover operare in una situazione molto complessa, cioè quella della Russia durante la
rivoluzione bolscevica del 1917. In particolare, lui era convinto che non si potesse ritenere come giusto in
assoluto un determinato sistema pedagogico e per questo motivo fa partire il suo sistema dai problemi concreti
posti dall'attività pratica. La pedagogia che lui elabora viene de nita come PEDAGOGIA SOCIALE, perché è più
importante il bene della società rispetto al bene del singolo. In questo senso, i valori del socialismo diventano i
valori che la scuola deve trasmettere ai giovani, che in questo modo devono mantenere e migliorare il sistema
sovietico. Questo suo tipo di pedagogia viene de nita pedagogia della lotta. I giovani devono essere educati per
mantenere gli ideali dello Stato. Nasce un'altro concetto molto importante, cioè quello della scuola come
COLLETTIVO PEDAGOGICO. Il collettivo deve avere una struttura accentrata, gerarchica, e disciplinata in cui si
deve raggiungere l'identità di gruppo tramite la divisione del lavoro. Il lavoro è il più alto valore sociale, perché non
soltanto un frutto per se stessi, ma per l'intera comunità. Come ultima cosa è fondamentale la disciplina perché i
ragazzi non devono fare questo perché obbligati, ma deve in loro manifestarsi un atteggiamento consapevole.

• L’ATTIVISMO IDEALISTICO: GENTILE

Tra la ne del diciannovesimo e i primi decenni del ventesimo secolo si svilupparono scuole loso che ispirate al
pensiero di Georg Wilhelm Friedrich Hegel, cioè il rappresentante più signi cativo dell'idealismo tedesco. Questa
corrente loso ca credeva che la realtà potesse essere risolta nella sfera del pensiero, considerandola una
manifestazione della perpetua attività dello spirito. Questo pensiero idealistico presenta profondi contatti con
l'attivismo, pur rigettando in molti casi quelle basi scienti che e positivistiche.

La pedagogia di Gentile si rifà completamente al pensiero loso co di Hegel. Giovanni Gentile riduce infatti il
reale a puro atto del pensiero, ad autocoscienza dello spirito che si realizza continuamente. Da questo assunto la
sua posizione riceve l'appellativo di ATTUALISMO. Si deve quindi per Gentile compiere un riesame della
pedagogia ripartendo dal pensiero di Hegel. Nell'educazione devono essere presenti le dimensioni della libertà,
dello sviluppo e dell'autocoscienza. Se per Hegel si deve arrivare al fatto che tutto ciò che era considerato altro
da sé sia riconosciuto parte dell'attività del soggetto stesso, di conseguenza per Gentile anche il mostro cessa
d’essere una gura esterna e vi è la completa unità e immedesimazione del maestro nello scolaro e dello scolaro
nel maestro. Lo scolaro deve obbedire al maestro in quanto parte migliore di se stesso. Gentile va contro due
concetti, cioè il pedagogismo e la pedotecnica.

Per il primo si intende la tendenza negativa a considerare la pedagogia come un sapere scienti co a sé stante
rescindendo il suo naturale legame con la loso a, mentre la seconda è la tendenza negativa a tradurre la
spiritualità dell'atto educativo in una serie di precetti di carattere tecnico. La didattica non deve ridursi a nessuna
delle due, ma deve essere una presa di coscienza e dell'educazione concretamente realizzata e i diversi ambiti
disciplinari non devono essere suddivisi perché la didattica non può che essere generale, essendo lo spirito
unico. Per Gentile l'insegnamento si risolve in teoria in atto, in cui il metodo è il maestro. L'attività scolastica è un
farsi comune del maestro dello scolaro che corrisponde al farsi della stessa realtà spirituale. La pedagogia di
Gentile è quindi molto meta sica, ma si basa sull'analisi della dimensione relazionale e comunicativa
dell'educazione.

CAPITOLO 14: IL CONTRIBUTO DELL’EDUCAZIONE A UNA SOCIETA’ INCLUSIVA

Il disadattamento

- IL DISTURBO E IL DISAGIO

Il termine " disadattamento " indica la condizione in cui un individuo non riesce a rispondere e cacemente alle
richieste che gli vengono indirizzate dall'ambiente a cui appartiene . Tra le condizioni legate al disadattamento ,
l'OMS ha riconosciuto il disturbo e il disagio , entrambi riferibili a una condizione di di coltà e di so erenza
imputabile , nel primo caso , a una causa interna e inerente speci camente a una data persona , nel secondo
caso , al contesto ambientale in cui la persona vive .

- IL DISAGIO GIOVANILE
Le cause del disagio nell'età evolutiva possono essere ricercate in una famiglia in di coltà , in un gruppo dei pari
persecutorio , in una scuola indi erente ai bisogni degli studenti o incapace di soddisfarli e cacemente : tutti
contesti di vita fortemente disadattanti . Tali condizioni possono spingere i ragazzi ad assumere comportamenti
aggressivi . Se questi comportamenti sono intenzionali , persistenti , hanno natura pubblica e sono indirizzati
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verso una persona che non è in grado di difendersi , possono essere " etichettati " come bullismo . Una forma
particolare di bullismo è il cyberbullismo , che si realizza per via telematica .

I bisogni educativi speciali

- GLI STUDENTI CON DISABILITÀ

In Italia il diritto all'istruzione dei soggetti disabili è garantito dalla Legge n . 104/1992 , per l'assistenza ,
l'integrazione sociale e i diritti delle persone in situazione di handicap . Per capire che cosa si intenda con "
disabilità " ci si può rifare alla " Classi cazione internazionale dei danni , delle disabilità e degli handicap " stilata
dall'OMS . Essa de nisce disabilità « la conseguenza del danno sul piano funzionale , cioè la riduzione di capacità
funzionali rispetto a quelle considerate normali »

- GLI STUDENTI CON SVANTAGGIO

Lo svantaggio costituisce l'esito di una relazione sfavorevole tra le caratteristiche di una persona e quelle di un
dato ambiente . Correlata allo svantaggio è la frequenza con cui si veri ca il fenomeno dell'insuccesso
scolastico . Con questa espressione non si intende soltanto l'abbandono degli studi , ma anche il fallimento nelle
forme di scolarizzazione posteriori all'obbligo o la scelta " forzata " di corsi ritenuti meno quali canti o poco
prestigiosi . Un caso caratteristico di svantaggio culturale è quello degli studenti stranieri , i quali , in base al
Rapporto dell'INVALSI , in generale ottengono risultati più bassi dei loro compagni italiani . Su di loro in uiscono
le di coltà linguistiche e culturali , legate all'origine , ma anche le condizioni economiche , che in media sono
meno buone rispetto a quelle dei nativi .

- GLI STUDENTI CON DISTURBI EVOLUTIVI

Sono studenti con bisogni educativi speciali - oltre a quelli con disabilità certi cata e con uno svantaggio socio -
culturale - anche i ragazzi con disturbi evolutivi speci ci . Con tale espressione si intendono i disturbi speci ci di
apprendimento , i de cit del linguaggio , delle abilità non verbali , della coordinazione motoria , dell'attenzione e
dell’iperattività. idisturbi speci ci di apprendimento ( DSA ) sono :

• la dislessia , di coltà a leggere uidamente e a comprendere il testo ;


• la disgra a , di coltà a comporre le parole gra camente e in modo sequenziale corretto ;
• la disortogra a , di coltà a comporre le parole correttamente ;
• la discalculia , di coltà nel calcolo numerico e / o nel ragionamento matematico .

Le strategie formative per i BES

- RIABILITAZIONE E INSERIMENTO

La disabilità può essere a rontata innanzitutto con percorsi di riabilitazione indirizzati a eliminarla o ad attenuarla .
Questo obiettivo richiede che la società venga educata a un'idea allargata di " normalità " e all'accoglienza della
diversità come normale modo di essere di tutti gli individui . L'obiettivo fondamentale dell'educazione delle
persone con handicap è quello della conquista dei massimi livelli possibili di autonomia e integrazione sociale ,
intendendo quest'ultima come partecipazione alla vita comune in un tessuto di relazioni umane soddisfacenti .

- L’INSUCCESSO SCOLASTICO

Per fare fronte all'insuccesso scolastico connesso allo svantaggio la scuola deve : attivare un'educazione
compensatoria , che si pre gga lo scopo di colmare il de cit attraverso percorsi di erenziati ; • elaborare una
pedagogia del successo che valorizzi gli aspetti positivi delle prestazioni e promuova la motivazione spontanea e
le attività di gruppo al posto della competitività .

- IL CONFRONTO CON LA " DIVERSITÀ "

La pedagogia interculturale si propone di dare alle persone provenienti da culture minoritarie un'identità più ricca ,
contrassegnata dalla compresenza di due o più culture , e ai membri della cultura maggioritaria una più profonda
consapevolezza di sé attraverso il confronto con la " diversità " . L'educazione interculturale ha cosi incoraggiato
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la presenza nei curricoli di attività mirate : all'accoglienza , ossia all'introduzione dell'educando nel nuovo
ambiente di formazione prestando attenzione al suo benessere psicologico , al suo orientamento e al suo
adattamento positivo ; alla facilitazione , che ha come scopo , più che la " direzione " dell'educando , il "
sostegno " del suo personale e autonomo cammino di crescita , nell'ottica del superamento delle di coltà di
adattamento ; all'apertura agli altri , come valorizzazione e conoscenza dei retroterra culturali ; all'assunzione di
una cittadinanza interculturale , ossia alla creazione di una mentalità interculturale .

- LA DIDATTICA " SU MISURA "

Per gli studenti con disturbi evolutivi speci ci ( ma anche per quelli svantaggiati ) la Legge n . 170/2010 prevede il
diritto di usufruire di un Piano Didattico Personalizzato ( PDP ) elaborato dalla scuola , che indica gli interventi
necessari per giungere al successo scolastico :
• attività didattiche individualizzate ;
• attività didattiche personalizzate ;
• strumenti compensativi ;
• misure dispensative ;
• forme di veri ca e di valutazione personalizzate , che tengono conto della situazione di partenza dello studente .

CAPITOLO 5: LA PSICOPEDAGOGIA EUROPEA


• FREUD E LA PSICOANALISI
Sigmund Freud fu il fondatore della PSICOANALISI. Egli a ermò che nella nostra psiche esiste una dimensione
inconscia e irrazionale, in cui si annidano istinti e desideri. Questi si trovano nella parte inconscia, nella quale
rientrano anche esperienze vissute e dimenticate a seguito di un processo di rimozione.

La rimozione cancella dal piano cosciente degli eventi con forte carica perturbante, cioè i traumi che possono
a orare nella parte conscia sotto forma di sintomo nevrotico, producendo così una so erenza psichica. Sulla
base di questo, Freud mise a punto un percorso terapeutico sotto il nome di psicoanalisi, basato sul colloquio
libero tra terapeuta e paziente. Questo percorso può durare anche anni e per questo motivo si sviluppa un
sentimento detto transfert che indica la profonda relazione tra paziente e terapeuta.

L'unico modo che la persona ha per accedere all'inconscio è tramite i comportamenti, i giochi, le espressioni
verbali e i sogni in cui si possono trovare segni e simboli di pulsioni e contenuti rimossi della libido. La libido è
un'energia di natura sessuale che molto spesso viene repressa in quanto i contenuti sono inaccettabili per la
morale.

Sulla base di questo Freud divide la mente in tre parti, cioè


-l’ES, la sede dell'inconscio,
-l’IO, cioè il mediatore che deve raggiungere un equilibrio,
-il Super-Io, cioè la parte prevalentemente inconscia che censura questi desideri.

La libido si contrappone tra due nuove pulsioni, cioè


-Eros, la pulsione di vita che si esprime nell'amore,
-Thanatos, cioè la pulsione di morte che si esprime nell'odio.

Per mettere a punto la teoria della psicoanalisi, Freud era partito da un esperimento su un bambino chiamato
Hans di cui curò la nevrosi rappresentata dalla paura dei cavalli. Da questo esperimento, Freud basò la sua teoria
delle fasi psicosessuali nel bambino, individuando tre fasi principali, cioè
-la fase orale, in cui il piacere è legato alla suzione e la zona erogena è la bocca;
-la fase anale in quel piacere è legato alle funzioni corporali e la zona erogena è l'ano;
-la fase fallica in cui il piacere è legato all'esplorazione sessuale e la zona erogena è rappresentata dagli organi
genitali. Questa fase è seguita da un periodo di latenza per poi tornare esplodere nella pubertà con la fase
genitale.
Durante la fase fallica i bambini e le bambine desiderano un rapporto esclusivo con il genitore dell’altro sesso:
questo viene de nito come il Complesso di Edipo.La teoria freudiana, portò anche delle grandi conseguenze
nelle implicazioni pedagogiche, in quanto. Per Freud il primato della vita emotiva e sessuale che caratterizza i
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primi anni del bambino era una teoria completamente nuova in quanto questo era un periodo no ad allora
ritenuto scarsamente interessante e poco educabile.
Freud innanzitutto critica l'educazione repressiva perché dice che bisogna riconoscere che le pulsioni vanno
comunque soddisfatte, anche se in forma controllata e quindi denuncia l'atteggiamento di coloro che ignorano
l'esistenza di una sessualità infantile e anche di coloro che cercano di impedirne il manifestarsi. Freud ritiene
anche fondamentale per il corretto sviluppo psicosessuale le interazioni positive con gli adulti, perché il rapporto
tra il bambino e gli adulti matura in una dimensione sia inconscia che istintuale tramite un processo di transfert
come quello tra psicoanalista e paziente. Un’altra implicazione pedagogica della psicoanalisi è la concezione
della vita come un costante percorso auto educativo, lungo il quale l'uomo lotta per sottomettere alla razionalità le
forze oscure che si agitano in lui. L'uomo deve arrivare a un equilibrio tra ES e Super-io.

• ERIKSON E LO SVILUPPO PSICO-SOCIALE

Erik Erikson è uno dei tanti profughi tedeschi e austriaci che hanno dovuto abbandonare la loro terra a causa
dell'avvento del nazismo e della Seconda guerra mondiale e che si sono rifugiati negli Stati Uniti. In particolare,
Erikson riprende lo sviluppo psicosessuale di Freud, ma lo estende durante , trasformando le tre fasi in 8 FASI DI
SVILUPPO PSICOSOCIALE, ciascuna delle quali riconducibili a uno speci co momento dello sviluppo, nonché
del percorso educativo. Ogni fase della vita è caratterizzata da una speci ca dicotomia: ducia/s ducia,
autonomia/vergogna e dubbio, spirito d'iniziativa/senso di colpa, industriosità/senso di inferiorità, identità/
dispersione, intimità/isolamento, generatività/stagnazione, integrità dell'io/disperazione. Nello sviluppo è
fondamentale l'ambiente e come questo in uenza l'individuo.

• PIAGET E L’EPISTEMOLOGIA GENETICA

La teoria che Piaget de nisce prende il nome di EPISTEMOLOGIA GENETICA, perché è orientata a seguire la
genesi, ossia l'origine e lo sviluppo dell'intelligenza e dei sistemi di conoscenza attraverso le fasi proprie di
ciascuna età.
L’epistemologia genetica studia soprattutto le funzioni e le strutture cognitive legate all'intelligenza e tralascia
l'a ettività, per questo motivo la concezione di Piaget è complementare a quella freudiana incentrata invece
proprio su a etti ed emozioni. Per Piaget l'intelligenza è una capacità che permette al soggetto di adattare il
proprio comportamento alle modi cazioni dell'ambiente. Il bambino n dalla nascita possiede una serie di ri essi
basilari e una programmazione della forma e della successione delle fasi di sviluppo. L'ambiente fornisce gli
stimoli per l'elaborazione di queste strutture mentali e del loro contenuto.

La teoria di Piaget sarà fondamentale e lascerà una traccia profondissima e inalienabile, in quanto egli ritiene che i
tempi e la successione delle fasi di sviluppo psicologico siano universali e immodi cabili e di conseguenza gli
interventi degli adulti non può né accelerare né cambiare questi aspetti. L’interazione con l'adulto o con i
compagni di gioco non ha particolare e cacia. Il ruolo dell'educazione è quindi soltanto quello di .
Il motore dell'intelligenza del bambino è la SUA STESSA AZIONE. Viene quindi attribuita a una centralità al fare in
pieno accordo all'attivismo. Ma Piaget delinea un pro lo dell'insegnante diverso in quanto, anche se non si egli
non può mutare le regole e i tempi dello sviluppo, può comunque favorire il percorso e assicurare al bambino è
necessario benessere psicologico. L’insegnante quindi deve essere un vero e proprio ricercatore in grado di
rintracciare le condizioni migliori per l'apprendimento.

• VYGOTSKIJ E LA PSICOLOGIA “ STORICO-CULTURALE”

Nonostante Vygotskij aderisca all'idea sostenuta dal regime sovietico secondo cui lo sviluppo umano dipende
ampiamente dalla dimensione sociale, egli si confronterà sempre con il pensiero occidentale, di erenziandosi così
da Makarenko che nirà invece per aderire pienamente alle posizioni della cultura u ciale.

Nella sua teoria Vygotskij prenderà decisamente le distanze dalle ri essioni di Piaget. Infatti, mentre se per Piaget
il bambino era sempre descritto isolato come un piccolo scienziato nel suo laboratorio, al contrario, per Vygotsky
l'aspetto caratteristico dello sviluppo del bambino e la sua SOCIALITA’, cioè il bambino cresce l'interazione con
gli altri. Un'altra di erenza fondamentale con Piaget è che mentre per Piaget l'educazione doveva per forza
seguire lo sviluppo del bambino senza potergli imprimere particolari accelerazioni, per Vygotsky esiste quella che
lui chiama un'AREA DI SVILUPPO POTENZIALE, che, se opportunamente stimolata, consente progressi che
possono essere anche precoci e anzi per Vygotskij è meglio che siano così.
Lo sviluppo umano, quindi, si con gura come un PRODOTTO STORICO-SOCIALE in cui l'adulto fornisce al
bambino la piattaforma su cui salire per poi costruire il proprio edi cio conoscitivo.
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Per descrivere questo Vygotskij ricorre alla metafora dell'impalcatura che in inglese viene tradotta con il termine
SCAFFOLDING. La pedagogia di Vygotskij si incentra quindi sull'idea che tutte le relazioni sociali abbiano una
forte valenza educativa. Tramite queste, infatti, vengono fornite al bambino strumenti utili al suo sviluppo. Come
ultima cosa Vygotskij ritiene anche il gioco come una delle principali aree di sviluppo potenziale in cui il bambino
apprende in una condizione in cui il rapporto mobile con la realtà gli consente di raggiungere mete cognitive
altrimenti impossibili.

CAPITOLO 7: LA PSICOPEDAGOGIA STATUNITENSE

IL COMPORTAMENTISMO

Il comportamentismo è un indirizzo di studi che si avvale del metodo OSSERVATIVO per analizzare la correlazione
di individuo e ambiente. Si contrappone a tutte le altre impostazioni che ricorrono all'introspezione e allo studio
degli istinti, degli stati mentali, in quanto esso decifra soltanto i comportamenti dell'uomo come risposta agli
stimoli ambientali.

WATSON

Watson studia i legami associativi tra stimoli e risposte grazie alle ricerche di laboratorio sul comportamento degli
animali. Per Watson l'apprendimento è il risultato di una lunga catena di CONDIZIONAMENTI che sono il motivo
per cui l'individuo gradualmente trasferisce risposte innate a situazioni nuove.
Questa teoria viene confermata dall'esperimento condotto con il piccolo Albert, nel quale questo bambino di 9
mesi era abituato a giocare con un topolino bianco ma producendo un violento rumore ogni volta in cui il piccolo
si avvicinava al topolino, Watson riuscì a far trasferire su quest'ultimo i timori del bambino, insegnandogli ad avere
paura non soltanto dei topi, ma anche di animali e oggetti pelosi. In base a queste osservazioni si può concludere
che basta programmare adeguatamente l'ambiente per fare di “ogni persona un qualsiasi tipo di specialista”,
come a erma anche lo stesso Watson. Una simile ducia nell'educazione implica quindi il ri uto totale dell’idea
che sullo sviluppo in uiscano componenti presenti già dalla nascita e questa a ermazione ne contiene un'altra,
cioè il potere che l'educatore ha nei confronti del bambino.

SKINNER

Mentre Watson può essere individuato come il fondatore del comportamentismo, Skinner è certamente colui che
ha dimostrato la potenzialità di quest'ultimo in campo pedagogico. Sulla base di numerosi esperimenti sugli
animali, infatti, dimostra che è possibile spiegare qualsiasi comportamento umano semplicemente sulla base di
una serie di risposte ambientali alle azioni dell’uomo.

Skinner dà a determinati eventi il nome di elaborando una complessa casistica del modo in cui questi possono
modellare il comportamento. Si possono perciò ipotizzare i cosiddetti programmi di rinforzo per ottenere lo
stabilizzarsi di certi comportamenti. Nella sua opera Walden due, egli delinea una società utopica in cui il rispetto
delle libertà e della dignità della persona si ottiene con un sistema educativo fondato sul condizionamento
operante, con la conseguente eliminazione di punizioni e degli strumenti di repressione. Il sistema sociale deve
quindi fondarsi sul rinforzo precoce dei comportamenti ritenuti desiderabili. Skinner è convinto che sia possibile
grazie al condizionamento operante, un'accurata programmazione dell'intervento educativo e delle tecniche di
rinforzo. Inoltre, si propone anche di progettare sequenze di apprendimento uguali per tutti, ma allo stesso tempo
adattabili alla velocità di ognuno e veri cabili a livello di risultati.

La pedagogia deve quindi diventare una tecnologia dell'insegnamento e sapersi a valere di supporti tecnologici
speci ci. Questi prendono il nome di Teaching Machine e sono basate su un feedback immediato attraverso il
rinforzo che segua la risposta, ad esempio, l'avanzamento, il blocco della sequenza, oppure il mutamento della
sequenza, eccetera.

• BRUNER E LA SVOLTA DELLA PEDAGOGIA

Bruner fu uno psicologo e pedagogista americano. Si forme presso le scuole del funzionalismo (Dewey) della
gestalt e del comportamentismo (Skinner), ma inizierà poi a sviluppare una concezione STRUTTURALISTA della
percezione. Bruner è uno degli iniziatori del cognitivismo statunitense,e d questa psicologia arrivò a studiare i
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processi conoscitivi e l’apprendimento, di erenziandosi sia da Dewey che dai comportamentisti ed elaborando la
teoria strutturalista.
Sorse durante la Guerra Fredda la necessità di andare oltre Dewey.Per questo motivo venne organizzata la
Conferenza di Woods Hole nel 1959, in cui Bruner fu una delle gure più rilevanti. Con la pubblicazione dell'opera
“Dopo Dewey. Il processo di apprendimento nelle due culture”, Bruner delinea una revisione della concessione
esposta da Dewey. Infatti lui a erma che:

• L'istruzione non è soltanto partecipazione alla cultura, ma anche sviluppo dei processi cognitivi, così che
l'individuo possa superare la cultura sociale e maturare una propria cultura personale.

• L'adattamento alla società deve essere conseguito da una formazione alle competenze e dalla
sollecitazione del desiderio di raggiungere mete sempre più elevate.

• Il centro dei programmi di insegnamento è costituito dalle “idee organizzatrici”, cioè quei concetti che
permettono di organizzare ciò che si apprenderà successivamente.

• L'istruzione deve porre l'accento sulla struttura della conoscenza e sulla economicità dell'apprendere e
quindi non deve sovraccaricare di nozioni gli alunni e deve programmare l'insegnamento adatto in modo
che la mente possa organizzare le informazioni.

• la scuola è l’istituzione fondamentale per il progresso e la riforma sociale, ma deve aggiornarsi


sistematicamente per continuare ad esserlo.

L'attivismo di Dewey quindi, non deve essere completamente eliminato, ma deve essere integrato nella
programmazione dell'apprendimento da parte dell'insegnante, incentrandosi sulla categoria di struttura. Infatti,
secondo Bruner, ogni disciplina possiede una struttura fondamentale e successivamente la mente ordina gli
apprendimenti successivi sulla base di queste strutture interne. Occorre quindi innanzitutto comprendere le
strutture delle discipline per favorire un'organizzazione cognitiva e anche uno sviluppo autonomo delle
conoscenze.

Inoltre, Bruner ritiene anche che si possa insegnare tutto a tutti, a qualunque età e man mano che lo sviluppo
procede, le strutture delle discipline vanno riproposte, ma con linguaggi sempre più complessi e più ampi,
secondo il modello che lui de nisce come un curricolo a spirale. Questo implica la gura di un'insegnante
“programmatore”, che sia quindi competente riguardo le strutture disciplinari, allo sviluppo intellettivo del
bambino e alla costruzione di percorsi didattici adeguati alla classe. L'opera più importante di Bruner è
sicuramente da considerarsi “verso una teoria dell'istruzione”, pubblicata nel 1966, in cui Bruner a ronta il tema
di una “teoria in cui sia possibile favorire la crescita e lo sviluppo”, quindi una teoria che fornisca i criteri per
procedere alla costruzione di un curricolo per il raggiungimento di determinate competenze e strutture. La
costruzione di un curricolo non è a atto semplice per Bruner, in quanto questo deve concernere tutti i sistemi di
rappresentazione di cui progressivamente il bambino fa esperienza: Bruner osservò che i bambini in tenera età
tendono prima a rappresentare la realtà mentalmente attraverso le azioni, poi attraverso le immagini e in ne
attraverso i simboli.

Bruner ri uta a questo proposito l'approccio di Dewey secondo cui, per iniziare a fornire delle conoscenze al
bambino bisogna partire da ciò che è più vicino alla sua esperienza: è infatti lo spiazzamento prodotto da una
situazione imprevista o da un punto di vista inconsueto a far cogliere al bambino gli aspetti generali e strutturali
della realtà che sta osservando. Per Bruner, quindi, la scuola deve fornire gli strumenti in grado di mettere il
bambino in una condizione di poter imparare ad imparare.
Infatti l'unico modo per Bruner per capire se una conoscenza è stata assimilata veramente è controllando che
l'allievo sia in grado di applicarli a situazione diversa rispetto a quella in cui è stata appresa. La scuola deve
suscitare nell'individuo la predisposizione ad apprendere, perché la scuola, benché cercherà sempre di rinnovarsi,
non potrà mai stare al passo di una società complessa come la nostra, quindi occorre puntare allo sviluppo di
competenze di apprendimento che rendono l’individuo abile sia di procurarsi da solo le conoscenze necessarie
per a rontare la vita.
In uenzato da Vygotskij, Bruner durante l'ultima parte della sua vita si allontana progressivamente dal
cognitivismo per approfondire l'analisi della società e del fattore culturale nello sviluppo della persona. Infatti egli
si occupa: delle interazioni comunicative precoci tra madre e bambino , del signi cato che una aba può
assumere per la visione del mondo e per le strategie di e dell'in uenza esercitata dai contesti sociali sulla
conoscenza e sulla comprensione del mondo.
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Bruner sottolinea che quanto siamo e diventiamo si produce sempre in un determinato contesto culturale. Di
conseguenza, anche le attività educative devono essere concepite come azioni prodotte all'interno di una cultura
che possono essere orientate o a riprodurre o a modi care la realtà sociale di cui sono espressione.
Quindi l'educazione è dove due generazioni cercano insieme di interpretare la realtà sociale, perché da una parte
la generazione precedente deve trasmettere la propria visione del mondo, però la nuova generazione non può
accettarla semplicemente, ma deve discuterla e interpretarla.
Quindi l'educazione deve favorire uno spirito di contrattazione e di dibattito in cui le discipline fondamentali sono,
per esempio, l'arte, la narrazione, la scienza, il diritto che non presentano un'utilità immediata, ma sono delle
tecniche per poter “fare e rifare la cultura”.

• GARDNER

Gardner fu uno degli allievi di Bruner e viene ricordato per aver sviluppato una CONCEZIONE DINAMICA DELLA
CONOSCENZA, intesa non più soltanto come un fattore unitario misurabile dal quoziente intellettivo, ma come
capacità di risolvere problemi e di creare prodotti culturali. Innanzitutto, Gardner teorizza l'esistenza di 7 diverse
tipologie di intelligenza, cioè quella logico matematico, quella linguistica, quella spaziale, quella musicale,
quella corporeo cinestetica, quella interpersonale, quella interpersonale. Nel decennio successivo ne
aggiunge altre due, cioè quella naturalistica e quella loso co esistenziale.

Gardner ritiene che in ambito scolastico è importante che gli insegnanti stimolino lo sviluppo di ciascuna forma di
intelligenza, ma che allo stesso tempo potenzino quella per cui si ha una maggiore predisposizione. La scuola
deve educare al comprendere, cioè alla capacità di partire da alcune conoscenze fondamentali per sviluppare
signi cati da trasferire in contesti diversi.

Si tratta quindi nella della formazione alle competenze. L'educazione deve essere nalizzata a formare individui
capaci di comprendere, a rontare, migliorare il mondo in cui vivono. In uno dei suoi ultimi scritti, Gardner
individua anche i 5 intelligenze da far sviluppare a scuola e nel mondo del lavoro per rendere i cittadini del futuro
capaci di gestire la complessità della società contemporanea, cioè quella disciplinare, quella sintetica, quella
creativa, quella rispettosa e quella etica.

CAPITOLO 8: IL RINNOVAMENTO DELL’EDUCAZIONE NEL NOVECENTO

FREIRE e l'educazione degli oppressi

Una proposta di pedagogia alternativa con un'accentuata valenza socio - politica viene avanzata da Paulo Freire (
1921-1997 ) durante il suo lavoro tra gli emarginati del Brasile . Egli si propone di rendere gli oppressi coscienti
della loro condizione e di suscitare in loro la capacità di liberarsene . Il primo passo da compiere è la
trasformazione del rapporto tra insegnante e alunno : deve essere abbandonata la tradizione pedagogica
autoritaria di una << narrazione a senso unico » > , in favore del dialogo , che produce coscientizzazione , e di
un'alfabetizzazione culturale costruita sull'esame critico delle condizioni storico - sociali del gruppo .

ILLICH e l'educazione oltre la scuola

Ivan Illich ( 1926-2002 ) , losofo austriaco naturalizzato statunitense , si fa portavoce di un progetto rivoluzionario
e provocatorio di descolarizzazione . Nella sua denuncia del carattere alienante delle istituzioni sociali descrive la
scuola come centro di riproduzione dell'ideologia oppressiva del potere politico . Essa , pur alimentando il mito
dell'uguaglianza , nei fatti produce diseguaglianza . Illich ritiene pertanto che l'eliminazione della scuola sia
indispensabile per la creazione di una società libera , in cui ciascuno possa accedere a occasioni di formazione
alternativa attraverso rapporti di insegnamento individualizzati , istituzioni culturali ed esperienze dirette e di
gruppo .

DON MILANI E L'EDUCAZIONE DEL POPOLO

Don Lorenzo Milani inizia la propria opera educativa a partire dalla convinzione che non sia possibile condurre le
persone ad accettare la parola del Signore senza averle istruite e dotate della possibilità di accedere all'in nita
riserva di valori e sentimenti che giacciono nascosti nel linguaggio . La scuola popolare nasce dun que per lui
innanzitutto come premessa per l'educazione religiosa , ma in seguito egli ma tura la convinzione che la scuola
sia soprattutto un diritto di tutti , e che di questo diritto , nonostante la Costituzione italiana lo ribadisca , i poveri
non godano in modo e ettivo .
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LE CARATTERISTICHE DELLA SCUOLA POPOLARE

UNA SCUOLA " DIVERSA " E " SERIA "

Nella scuola che fonda a Barbiana , don Milani cerca di o rire ai montanari del Mugello la possibilità di accedere a
quegli strumenti intellettuali che sono indispensabili per essere cittadini . Egli non intende adeguare i giovani agli
sche mi delle classi dominanti ( in nome dei quali viene e ettivamente organizzata la scuola pubblica ) , bensì
tutelare la loro identità culturale . Questo implica che non possa esistere una scuola uguale per tutti . La scuola
che si dichiara tale è , nei fatti , scuola della classe do minante . La scuola popolare deve rivendicare la propria
diversità . A Barbiana si richiedono serietà e impegno : non si tratta di una scuola « facile , ammiccan te ,
disimpegnata , solo formalistica » ; essa non prevede né ricreazione , né giochi . Don Milani guida la classe con
carisma , ma anche come leader direttivo e indiscusso . La disci plina può essere dura , talvolta imposta « con la
frusta » , dal momento che l'obiettivo della « coscientizzazione » viene giudicato troppo importante perché si
possa evitare di ricorrere a punizioni corporali , considerate del resto meno gravi di quelle che la scuola pubblica
in igge con la bocciatura o con l'emarginazione sociale . Don Milani si sente padre dei suoi ragazzi e come tale
agisce .

LA CENTRALITÀ DELL'INSEGNAMENTO DELLA LINGUA


Il nodo centrale di tutta l'educazione è costituito , per don Milani , dalla conoscenza della lingua e dalla sua
padronanza , che per mettono ai membri delle classi popolari di inserirsi alla pari nella società di quanti
detengono il potere perché si avvalgono di un linguaggio elaborato . La lingua , dunque , dev'esse re il cuore della
didattica e va valorizzata in tutte le sue possibilità espressive , in modo che aiuti a sviluppare la capacità di
leggere il presente e giudicare la realtà in modo critico , da diversi punti di vista . Per quanto riguarda la scrittura ,
è necessario « < scrivere come si parla » , perché le forme del linguaggio scritto servono spesso a occultare la
verità e ad escludere dalla fruizione dei te sti una larga fascia sociale che , pur essendo alfabetizzata , non è in
grado di comprenderli .

L'ARTE DELLO SCRIVERE


Un aspetto particolare della didattica di don Milani concerne l ' « < arte dello scrivere » . Il momento della
preparazione consiste nella scelta , nell'organizza zione e nella stesura collettiva dell'argomento per una delle
famose Lettere che la scuola di don Milani indirizza al mondo esterno . Il momento della discussione ( che può
anche durare mesi ) è costituito invece dalla ripulitura ( sempre collettiva ) dello scritto da tutti gli aspetti inutili ,
che ne limitano la comprensione , e dalla revisione che precede l'invio . Nascerà in questo modo la celebre
Lettera a una professoressa .

LA LETTERA A UNA PROFESSORESSA

DALLA DIDATTICA CLASSISTA ALLA DIDATTICA « DELLA POVERTÀ »


La « professoressa » del titolo della discussa opera di don Milani è l'emblema dell'insegnante :
• burocrate , insensibile ai problemi di quegli alunni che si trovano in di coltà perché con dizionati da un
retroterra socio - culturale svantaggiato ;
• cieco di fronte alle richieste di aiuto da parte di chi vede leso il proprio diritto allo studio soltanto perché non è
all'altezza degli standard che altri hanno stabilito ;
• indi erente alla necessità di trasformare la scuola da luogo di formalismi e " purezza " culturale a contesto di
formazione concreta di cittadini inseriti nella loro realtà storica .
Sostanzialmente in contrasto con questo modo di " fare scuola " , la didattica di don Milani rientra nella categoria
di quelle che il pedagogista Cesare Scurati ( 1937-2011 ) de nisce « < didattiche della povertà » ( di cui è un
esempio l'opera dell'educatore svizzero Johann Heinrich Pestalozzi ) : a caratterizzare l'attività di Barbiana sono
l'esistenza , le relazioni , l'ideale comunitario , la creazione di gruppi , il lavoro e soprattutto il ri uto della
pedagogia accademica .

L'ANTIPEDAGOGIA
Nella scuola di don Milani non ci sono né voti , né promozioni , né boccia ture ; non esistono classi e ognuno può
procedere con tempi e ritmi individuali ; si attua il mutuo insegnamento e si sottopongono a critica i libri di testo
tradizionali . Per promuovere e cacemente l'emancipazione degli individui e il loro inserimento consa pevole e
responsabile nella società , per don Milani sono da respingere la teorizzazione , le sistemazioni e la
programmazione , e bisogna invece partire dall'esperienza diretta della classe o dell’ambiente.
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CAPITOLO 9: LA PEDAGOGIA COME SCIENZA

Nel corso del ‘900, la pedagogia si è radicalmente rinnovata come sapere. Si è emancipata dalla loso a (essa
infatti è stata sino a quel momento subordinata alla loso a, priva di autonomia), caratterizzandosi come scienza
empirica. (Tra i tanti autori che hanno contribuito all’emancipazione della pedagogia e al suo costituirsi come
disciplina autonoma, possiamo ricordare Dewey (che ha avuto un atteggiamento scienti co).

• L’EPISTEMOLOGIA PEDAGOGICA

La scienti cità del sapere pedagogico è oggi una questione molto discussa, sopratutto in seguito alla di usione
di un notevole gruppo di “scienze dell'educazione”, all’interno delle quali la pedagogia deve de nire il proprio
ruolo. Il pedagogista francese Gaston Mialaret (nato nel 1918) a erma che la questione nasce dal fatto che,
attualmente, le fonti del sapere pedagogico sono quattro:

1. la ri essione loso ca sulle nalità dell'educazione;


2. le ricerche delle scienze dell'educazione e il sapere documentario di uso da discipline come la storia o la
biologia, che permettono di interpretare in una chiave migliore le situazioni educative;
3. il sapere che proviene dall'esperienza dell'educatore stesso;
4. il sapere di tipo scienti co.

Rispetto a questi fonti, è necessario capire se la pedagogia possa esistere come scienza a sé, in grado:

- di accogliere i contributi delle altre discipline


- e allo stesso tempo di dire qualcosa di nuovo che vada al di là di esse (discipline).

L’EPISTEMOLOGIA (da EPISTEME che signi ca CONOSCENZA e LOGOS che signi ca STUDIO -discorso) cerca
di fornire una risposta a questi interrogativi. Si tratta di una corrente di pensiero molto di usa, che studia i
fondamenti (fonti) della conoscenza scienti ca e le relazioni interdisciplinari tra le scienze (cioè i rapporti che le
discipline intrattengono tra di loro).
In merito alle ri essioni dell’epistemologia, è possibile trarre due conclusioni, molto signi cative anche per il
discorso pedagogico:
- tutte le discipline presentano statuti epistemologici propri, cioè criteri particolari di indagine e di formalizzazione
dei risultati;
- ciascuna scienza non può essere studiata da sola, ma va studiata considerando le relazioni che essa intrattiene
con le altre scienze (relazioni interdisciplinari), sia perché tutte le scienze presentano alcuni contenuti comuni, sia
perché, sul piano formale, sono supportate dagli stessi principi logici.
(L’EPISTEMOLOGIA PEDAGOGICA si occupa di chiarire quali sono gli oggetti di studio di tutte le discipline
pedagogiche, quali sono i loro metodi di ricerca, quali sono i rapporti che intrattengono con le altre discipline,
come si sono sviluppate storicamente.
L’epistemologia applicata allo sviluppo della conoscenza nei bambini si chiama EPISTEMOLOGIA GENETICA,
proprio perché si occupa di genesi della conoscenza; J. PIAGET è lo studioso che più di ogni altro è riuscito a
descrivere tale genesi.)

• LO STATUTO SCIENTIFICO DELLA PEDAGOGIA

Alcuni studiosi ritengono che la pedagogia debba essere considerata un sapere distinto dalle altre scienze
dell'educazione.
Questa questione risale alla seconda metà dell'800, quando il POSITIVISMO propose la nascita di una nuova
scienza dell'educazione, capace di superare i limiti della vecchia pedagogia loso ca: questo obiettivo doveva
essere raggiunto attraverso lo sviluppo di una pedagogia sperimentale (de nizione: disciplina che a ronta i
problemi educativi nell'ottica della ricerca scienti ca con l'esigenza di fondare le a ermazioni in campo educativo
su dispositivi validi di ricerca, su misurazioni a dabili, su risultati generalizzabili e ripetibili.)

(Ricordiamo che il padre del Positivismo è il losofo francese Comte, secondo il quale la storia dell’umanità è
passata attraverso tre epoche diverse, ovvero tre stadi, tra i quali non c’è nessun rapporto, se non di esclusione
reciproca (LEGGE DEI TRE STADI): 1. stadio teologico: è l’infanzia dell’umanità. 2. stadio meta sico: è
l’adolescenza dell’uomo (1700 e rivoluzione francese) 3. stadio positivo: è la maturità dell’uomo.

Così come la storia ha avuto queste tre fasi, anche la scienza ha raggiunto la sua positività gradatamente
(GERAR- CHIA DELLE SCIENZE):
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1. astronomia, studia gli astri
2. sica, studia le proprietà siche delle cose
3. chimica, studia le reazioni tra gli elementi
4. biologia, non è del tutto positiva in quanto si crede ancora in un Dio generatore di tutto
5. sociologia, studia le relazioni, regolate da leggi, tra l’individuo singolo e le istituzioni sociali
Comte assegna un ruolo primario alla sociologia, ovvero la scienza che deve liberare la società dalla sua disorga-
nizzazione.)

La pedagogia sperimentale è la disciplina che a ronta i problemi educativi nella prospettiva della ricerca
scienti ca, fondando le conoscenze:
- su metodi validi di ricerca,
- su misurazioni a dabili,
- su risultati generalizzabili e ripetibili.
Non va confusa con la sperimentazione educativa, cioè l’insieme di attività e iniziative che hanno il compito di
rinnovare la pratica dell’educazione.

• LE SCIENZE DELL’EDUCAZIONE

Oggi lo studio della realtà educativa richiede un approccio multidisciplinare, proprio come quello che caratterizza
le SCIENZE DELL'EDUCAZIONE, de nite da Gaston Mialaret, come «l'insieme di discipline che studiano le
condizioni di esistenza, di funzionamento e di evoluzione delle situazioni e dei "fatti” educativi».

Tuttavia tra gli studiosi, vi è un dibattito relativo ai saperi che costituiscono le scienze dell'educazione. In ogni
caso, la maggior parte degli studiosi ritiene che facciano parte delle scienze dell’educazione sicuramente, i
seguenti saperi:

▶ le scienze che si occupano dell'aspetto individuale dei fenomeni educativi (tra queste la biologia e la psicologia
dell'educazione, che ha per oggetto le componenti cognitive, a ettive e sociali dell'educazione);

▶le scienze che si occupano dell’aspetto socio-culturale (sociologia dell'educazione, che si occupa delle
strutture e dei processi sociali coinvolti nell'educazione, e nell'antropologia dell'educazione, che esamina il
ruolo della cultura nei contesti educativi);

▶le scienze che si occupano del loro aspetto metodologico-didattico (analizzato da discipline come la
docimologia e la didattica);

▶le scienze che si occupano dell’aspetto contenutistico (dall'epistemologia e dalla storia dell'educazione, che
segue l'evoluzione storica dei processi e delle strutture collegati alla pratica dell'educazione).

• L’EPISTEMOLOGIA GENETICA

L’epistemologia del 900 mostra le caratteristiche provvisorie di ogni sapere, compreso il sapere pedagogico.
A questo riguardo l’EPISTEMPOLOGIA DELLA COMPLESSITA’

- sottolinea l’impossibilità di considerare l'apprendimento come un processo totalmente programmabile e


controllabile.

- promuove (confronta Wertheimer) lo sviluppo di un pensiero multidimensionale (cioè un pensiero capace di


spaziare) al ne di a rontare la complessità della realtà,

- invita a porsi domande legittime cioè quelle domande che non hanno a priori già una risposta (che sorgono
dalla curiosità), che caratterizzano la ricerca di sapere.

Secondo EDGAR MORIN occorre che l’educazione promuova l’apprendere nell’apprendere e che sviluppi un
“pensiero multidimensionale” e transdisciplinare in grado di fronteggiare la complessità inestricabile del
reale.
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