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Parte 6 Attivismo pedagogico

L’attivismo pedagogico nasce alla fine dell’800, ma di cosa si tratta? È una corrente pedagogica responsabile
di una forte innovazione didattica e scolastica. Il suo massimo esponente è senza dubbio il filosofo
americano John Dewey. Fondamentale per lo sviluppo dell’attivismo pedagogico il contributo della ricerca
psicologica; questo, infatti, riconosceva nell’infanzia un periodo fondamentale nella vita dell’uomo,
sostenendo che un’infanzia traumatica avrebbe potuto generare disturbi indelebili nella vita adulta. Da qui
l’idea colta dall’attivismo pedagogico secondo il quale l’infanzia deve trascorrere secondo le sue leggi ed i
suoi tempi, evitando le sopraffazioni e le imposizioni dell’adulto. Non sarà quindi l’educatore, o chi per lui, a
dirigere la crescita del bambino. Il ruolo dell’adulto sarà sostenere l’autoregolazione e la libera scelta nel
percorso educativo, creando contesti educativi e scolastici a misura di bambino. Questa visione pedagogica
si fonda su una grande fiducia e sulle forze che sostengono dall’interno la crescita dell’uomo, crescita vista
sempre in positivo, nello specifico il pensiero pedagogico dell’attivismo si concretizza in un rinnovamento
dei metodi didattici e dell’organizzazione scolastica, che più comunemente va sotto il nome di scuola attiva
o nuova, rispondenti ai bisogni di un mondo in rapida trasformazione, volte a creare un maggior raccordo
tra scuola e società. Tra il 1894 e il 1896 John Dewey fonda a Chicago uno dei primi esempi di scuola attiva,
una scuola elementare basta sul pensiero pedagogico di Friedrich Fröebel. Fondamentale nel nuovo
metodo pedagogico di Dewey l’indagine tramite l’esperienza diretta e lo sviluppo delle capacità critiche del
bambino.
Quali sono i fondamenti della scuola attiva? Innanzitutto, il puerocentrismo, all’urgenza di rendere il
bambino adulto il prima possibile perseguita fino a quel tempo si sostituisce il rispetto della dimensione
infantile. L’importanza della psicologia, la pedagogia comincia ad indagare le scoperte della ricerca
psicologica riguardo all’apprendimento e allo sviluppo. L’insegnante come guida, l’insegnante è facilitatore
nel processo di scoperta, non più colui che sa e si limita a trasmettere le conoscenze. Il legame intressi-
bisogni, l’insegnamento è personalizzato sulla base degli interessi e dei bisogni del bambino. Il legame
insegnamento-vita, la scuola serve per la vita, non deve esserne separata. L’intelligenza operativa,
l’apprendimento passa attraverso l’esperienza pratica, l’intelligenza infantile va stimolata con laboratori ed
esperienze concrete.

John Dewey nasce a Burlington, nel Vermont, nel 1859 e muore il 1° giugno 1952 a New York.
Dewey studiò alla John Hopkins University e all'università del Michigan, dove seguì corsi di psicologia.
Dal 1894 al 1904 insegnò nell'Università di Chicago, dove fondò la Laboratory School, una scuola
sperimentale per bambini, e dal 1904 al 1929 nella Columbia University di New York. Si interessò sia alla
filosofia che alla pedagogia e la sua influenza in questo campo è ancora oggi notevole, sia negli Stati Uniti
che nel mondo anglosassone.
Dopo un primo periodo di adesione all'idealismo neohegeliano, dovuto all'influenza di Morris, il giovane
Dewey si accostò al pragmatismo di William James.
Nella formazione intellettuale del giovane Dewey svolse un ruolo fondamentale la sua educazione cristiana
pratica e, in particolare, il pensiero di Coleridge, che aveva completamente rigettato la religione come
"corpo dottrinario", per intenderla soprattutto come volontà di azione ed esperienza di vita.
Le idee religiose di Dewey sono peraltro sempre rimaste un fatto privato, rese note esclusivamente nel suo
piccolo volume A Common Faith.
Nel periodo degli studi universitari Dewey visse una sorta di crisi spirituale attraverso la quale era giunto ad
emanciparsi alla tendenza della personalità di isolarsi "da sé e dal corpo" e questo lo aveva portato a
considerare un errore anche il dualismo Dio-natura, spirito e carne.
Cercò in Hegel il superamento filosofico del "dualismo" (e non crediamo che l'abbia trovato, visto che
abbandonò ben presto l'idealismo), ma soprattutto cercò in Darwin il senso, non solo filosofico,
dell'evoluzionismo. Elaborò quindi un'interpretazione progressista e non reazionaria (tipica del cosiddetto
darwinismo sociale) dell'evoluzionismo.
Per capire la filosofia di Dewey è importante sapere che questo superamento del dualismo diventò
argomento fondamentale e ricorrente di tutta la sua ricerca filosofica e pedagogica, e venne già a delinearsi
nel saggio Is logic a dualistic science? Qui, Dewey si opponeva chiaramente alla statica dicotomia tra
pensiero e realtà esterna, insistendo piuttosto sulla relazione dinamica e reciprocamente condizionante tra
mondo dei fatti e realtà del pensiero.
Nel 1897 Dewey pubblicò Il mio credo pedagogico. L'opera rappresenta un vero e proprio manifesto delle
scuole nuove insieme a Democrazia ed Educazione, edito nel 1916.

John Dewey è stato uno dei filosofi più importanti vissuti a cavallo fine del XIX e i primi decenni del XX
secolo. La sua filosofia pragmatista l’ha portato a occuparsi di questioni strettamente attinenti alla vita
quotidiana delle persone e del paese. Oltre che ragioni filosofiche, l’indole di Dewey lo portava ad avere un
altissimo senso di cittadinanza e quindi a vivere con molta profondità quello che doveva essere l’impegno
dell’intellettuale nel mondo, per questo Dewey dedicò grande attenzione e moltissime ore di lavoro alla
scuola e all’insegnamento. Fondò presso l’Università di Chicago una scuola innovativa, che chiamò
Laboratory School, che dopo qualche decennio di vita venne trasferita, per ragioni accademiche, presso
l’Università di Baltimora. Quest’esperienza rientra a pieno titolo tra le esperienze innovative di scuola
nuova o di scuola attiva. Dewey partecipò alla definizione di quella che sarebbe stata la più importante
corrente pedagogica del XX secolo, ovvero l’Attivismo. Quali sono i fondamenti della scuola e della
pedagogia di John Dewey? Conoscendo perfettamente quelle che erano le ricerche dell’epoca, sia da un
punto di vista psicologico sia antropologico, Dewey insiste sul fatto che ogni educazione per essere
correttamente fondata deve tenere insieme queste due componenti: la psiche dell’alunno, intesa sia come
accrescimento che in media la mente dell’uomo conosce nei primi anni di vita sia come soggettività e quindi
come ogni singolo individuo vive le emozioni e impara; l’altro aspetto che l’educazione deve tenere in conto
è quello sociologico, in quanto l’educazione e più in particolare la scuola, devono avere come obiettivo
quello di offrire all’alunno gli strumenti per potersi inserire correttamente all’interno della sua società e del
suo contesto sociale. Il compito della scuola è quello di trasmettere agli allievi il patrimonio culturale, quello
che lui chiama la coscienza dell’umanità ovvero tutto ciò che l’umanità ha appreso, ma per fare ciò,
secondo Dewey, la scuola deve sforzarsi di non essere un momento separato alla realtà ma deve essere un
momento inserito nella vita quotidiana dell’alunno, che altrimenti farebbe molta fatica a declinare nella
pratica ciò che la scuola gli insegna. Per questo la Laboratory School è fondata su una serie di principi
operativi tutt’ora applicati: il primo di questi è proprio il fatto che buona parte dell’insegnamento avviene in
forma laboratoriale, partendo da esperienze concrete che gli alunni fanno singolarmente o in gruppo.

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