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La relazione educativa

Il tema delle relazioni interpersonali è stato trattato in svariati settori, come la filosofia, la
sociologia e la psicologia.
Prima di parlare di relazioni interpersonali è importante chiarire il termine relazione: la
relazione è una categoria portante del novecento e parlare di essa significa sondare uno dei
principali temi pedagogici.

La relazione è un tema importante nella fisica, con Heisenberg, negli studi etologici di
Harlow e Lorentz, in campo economico e nella filosofia del novecento.
Soprattutto nell'ultimo settore, la relazione è la matrice di riferimento per la nascita di nuovi
saperi.

Due termini importanti:


• Relazione
•Relazione educativa.

CAMPO FILOSOFICO

•Concetto di relazione secondo Buber: l'uomo non potrebbe vivere senza relazioni.
L'uomo diventa tale e pienamente formato solo se a contatto con il tu; la relazione consente
l'educazione, che consiste nello scambio di idee e opinioni tra due o più individui.
È proprio grazie alla relazione che l'educazione transita da persona a persona, dal padre al
figlio, dalle madri ai bambini, all'interno della famiglia.

•Secondo Franco Cambi tutti i tratti attraverso cui l'educazione si manifesta sono
caratterizzati dalla presenza di relazioni educative. In particolare, Cambi individua tre
passaggi educativi:

•Rapporto madre-bambino: ----> Jean Piaget


•Interculturazione: ruolo importante per la costruzione educativa soggettiva e sociale.
Inculturazione : entrare a far parte della società in cui si nasce.
È attraverso l'interculturazione che è possibile assistere alle pratiche educative che
caratterizzano una società.
•Processi o percorsi apprenditivi: hanno luogo nelle istituzioni formali, come la scuola, o i
luoghi dove si svolgono attività sportive, musicale etc.
Apprendere vuol dire educare la propria mente, ed è un processo educativo e formativo:
educativo in quanto si apprendono discipline, formativo in quanto i corpi e le menti sono
educate.
La formazione è l'apice del processo educativo.

>Sempre in campo filosofico, secondo Levinas, la relazione con l'altro è fondamentale per il
riconoscimento del sé.

Termine formazione: La formazione è l'apice e il culmine del processo educativo.


La relazione consente sempre l'educazione e la formazione, perché è proprio nello scambio
reciproco che il passaggio dei saperi avviene.
La formazione però, è il livello più elevato a cui tendere per la costruzione della persona
umana.
Non si può parlare di relazione senza evocare il mezzo che la determina, la comunicazione.
Senza la comunicazione non può esserci la relazione e viceversa: esse si trovano in un
circolo virtuoso.
L'intersoggettività viene compresa a partire dalla relazione, da cui proviene, ma può essere
interpretata attraverso i modi della comunicazione, che manifestano le qualità della relazione
stessa. L'esperienza intersoggettiva si articola sin dagli esordi della vita (rapporto
madre-bambino).

Ma cos'è l'intersoggettività?

È lo studio della relazione interpersonale che ha luogo tra due esseri umani.
L'intersoggettività osserva la relazione interpersonale. La vita del singolo è in stretta
connessione con i molti e l'esperienza umana implica un apprendimento continuo.

Da dove partire per comprendere l'intersoggettività? Il punto di partenza è la relazione con


un caregiver, che è colui che presta cure, che si prende cura dello sviluppo interiore. Il
caregiver è la madre o il padre, che si prendono cura dell'essere umano che necessita di
amore e attenzioni.

Le prime indagini sono quelle di Melanie Klein e Anna Freud, che attraverso contesti
psicanalitici, si rivolsero al bambino e alla relazione madre-bambino come soggetti da
studiare per migliorarne le condizioni psichiche e da qui si capì l'importanza della relazione
materna e genitoriale per uno sviluppo sano dei bambini.

Dopodiché ci fu la svolta di Bowlby, che ha reso la teoria dell'attaccamento riconosciuta


come la teoria in grado di spiegare la natura del legame madre- bambino. Sempre Bowlby
scoprirà che l'allontanamento del bambino dalla madre può dar luogo a esiti negativi nella
crescita infantile. Attaccamento: protezione da agenti esterni; esso sarà un tratto della
personalità del bambino e dell'adulto, dopodiché l'adulto diventerà un caregiver.

La relazione educativa

La relazione interpersonale ha un carattere formativo e un carattere educativo, nel caso in


cui la relazione esista già tra la madre e il proprio piccolo. Ciò avviene anche se la relazione
interpersonale implica che non ci sia un legame paritario. (per esempio allievo-insegnante).

Comprendere gli effetti delle relazioni interpersonali: esiste una forma di rispecchiamento
che riproduce all'interno di noi stessi uno stato analogo a quello del caregiver. Il bambino fin
dalla nascita si rapporta con la madre attraverso l'imitazione dei comportamenti materni,
anche se è necessario che la madre o il caregiver rispecchino il bambino con un
comportamento coerente. Un rispecchiamento inadeguato può produrre attaccamenti di tipo
insicuro con conseguenze nella vita adulta.

Le relazioni sono il veicolo del modo di essere degli umani mentalizzazione (introdotta da
Fonagy):capacità di pensare i sentimenti e di sentire i pensieri.
La mentalizzazione significa proprio "pensare per due".
In conclusione, la relazione interpersonale è fondamentale nel cammino della crescita,
proprio perché la capacità di mentalizzare è fondamentale per la formazione dei soggetti.

SIGMUND FREUD- L'io e l'es

•Coscienza: essere coscienti richiama alla percezione immediata. L'esperienza ci mostra


che un elemento psichico non è generalmente cosciente in modo durevole, ma anzi,
scompare rapidamente. Lo stato in cui le rappresentazioni si trovano prima di diventare
coscienti si chiama "rimozione"; la forza che ha prodotto e mantenuto attiva la rimozione è
definita "resistenza".

•Inconscio: il rimosso è per noi il modello dell'inconscio. Due modelli di inconscio: latente
(che può diventare cosciente) e il rimosso (che non è capace di diventare cosciente).

•Preconscio: è la parte latente dell'inconscio.

Nella persona esiste un nucleo di processi psichici, che chiamiamo l'io. La coscienza è
legata a tale io. Ciò che viene messo da parte mediante la rimozione si contrappone all' lo
durante l'analisi, il cui compito è quello di eliminare le resistenze che l'lo manifesta a
occuparsi del rimosso.
Nell'lo abbiamo trovato qualche cosa di inconscio, che si comporta come il rimosso. In base
ai rapporti strutturali esistenti nella vita psichica dobbiamo porne una diversa: quella fra l'lo
coerente e il rimosso che se ne è distaccato.

L'io e l'es
IO: quell'entità che comincia col diventare preconscio.
ES: elemento psichico in cui l'io si continua e si comporta in maniera inconscia.

Quindi l'individuo è l'es psichico, inconscio, sul quale poggia lo strato superiore, I'lo.

MELANIE KLEIN

Secondo Freud la parte conscia della psiche si sviluppa dall'inconscio.


L'osservazione su dei bambini confermò le teorie di Freud: possiamo capire la personalità
adulta solo se riusciamo ad esplorare la psiche del bambino.
Questa analisi percorre una strada che va dall'età adulta all'infanzia.

Importanza della prima relazione oggettuale del bambino: se l'oggetto pone nell'io radici
abbastanza salde, viene posta una base solida per uno sviluppo soddisfacente.
Possono però scaturire nel bambino sentimenti negativi: invidia, gelosia e avidità. II primo
oggetto di invidia nel bambino è il seno che nutre, in quanto è tutto ciò che il bambino
desidera.

Un atteggiamento troppo ansioso da parte della madre nei confronti del bambino accresce
l'ansia anche in lui.
La frustrazione in realtà può consentire uno stimolo per l'adattamento al mondo esterno: se
dopo la frustrazione si ha la gratificazione, il neonato ha l'impressione di aver superato
l'angoscia.
I desideri insoddisfatti del neonato invece contribuiscono a sviluppare l'attività creativa.
Un bambino che possiede una grande capacità di amore stabilisce un rapporto ben radicato
con l'oggetto buono e è in grado di superare quegli stati di invidia, di odio e di dolore
temporanei.
Il bambino può provare godimento completo solo se la sua capacità di amare è sviluppata.

ANNA FREUD

Il termine difesa, poi sostituito col termine rimozione, serve a descrivere la lotta dell'io contro
idee o affetti dolorosi insopportabili. Dopodiché Freud tornò al termine difesa, dato che la
rimozione viene considerata solo un particolare metodo di difesa, che consiste nell'escludere
dall'io cosciente una rappresentazione o un affetto. I metodi di difesa sono dieci e compito
dell'analista è quello di comprendere fino a che punto questi metodi sono efficaci nei
processi di resistenza dell'io.

Angoscia durante la pubertà


Periodo importante della vita durante l'aumento della libido: certe tendenze dell'io si
delineano più chiaramente e possono arrivare a produrre una deformazione morbosa del
carattere.
Tra i vari atteggiamenti ve ne sono due in particolare: ascetismo (conquista della perfezione)
e intellettualismo.

Ascetismo: la sfiducia dell'adolescente nei confronti degli istinti può essere pericolosa per il
futuro, in particolare quando la rinuncia viene estesa a cose innocue e necessarie (per
esempio coprirsi dal freddo). Invece al rifiuto degli istinti da parte dell'adolescente non segue
alcuna soddisfazione sostitutiva l'adolescente si concede tutto quello che prima aveva
considerato proibito.

DANIEL STERN

Quali sono i processi che permettono agli altri di sapere che ciò che proviamo noi è molto
simile a ciò che provano loro?

Concetto di imitazione: la madre imita le espressioni del bambino, il bambino se ne accorge.


Ma non è detto che la madre provi lo stesso stato d'animo del bambino. Quindi l'imitazione
non basta a garantire uno scambio intersoggettivo degli affetti.

Servono in realtà alcuni processi: la madre deve comprendere i sentimenti del bambino; la
madre deve presentare un comportamento che non sia l'esatta imitazione del
comportamento del bambino.
Il bambino deve essere capace di rendersi conto che non si tratta solo di imitazione del suo
comportamento, ma che esiste un rapporto con la sua esperienza affettiva originaria.→
chiamato sintonizzazione degli affetti.

Acquisizione del linguaggio


Il significato, inteso come legame tra conoscenza del mondo e le parole è un qualcosa che
deve essere concordato tra genitore e figlio. Questi significati crescono, si sviluppano e sono
oggetto di contesa nella relazione tra due persone: sono quindi di proprietà nostra.
L'acquisizione del linguaggio è un fattore potente per la promozione dell'unione e dell'essere
insieme, ma anche per la individuazione e separazione.

L'avvento del linguaggio significa pensare in termini di persone che agiscono come soggetti
dotati di intenzioni e scopi che si manifestano in una sequenza causale con un inizio, una
parte intermedia e una fine.

HEIZ KOHUT
Analisi effettuata su alcuni pazienti: soffrivano di disturbo narcisistico della personalità.
Al centro del disturbo si trova un sé indebolito, e questa debolezza venne concettualizzata
come insufficienza di investimento libidico. L'intensa aggressività che si incontra nei disturbi
narcisistici della personalità venne riconosciuta come la risposta di un sé vulnerabile a una
varietà di traumi. → introduzione del concetto di oggetto sé: due tipi di oggetti sé:

•quelli che esprimono e confermano il senso innato di grandezza e perfezione del bambino.
•quelli che il bambino può ammirare, confondendoli come immagini di calma.

Possiamo affermare che, a seconda della qualità delle interazioni tra il sé e i suoi oggetti sé,
il sé emergerà come una struttura solida e sana oppure più o meno gravemente
danneggiata. Importanti fallimenti nel tentativo di raggiungere vigore, armonia, costituiscono
un disturbo del sé.

È difficile stabilire a che età si sviluppa il sé nel neonato: la sopravvivenza psicologica


richiede un ambiente preciso, ovvero deve esserci la presenza di oggetti sé.

PETER FONAGY, MARY TARGET

Nello sviluppo del sé sono coinvolti processi sociali specifici, che aumentano negli individui
con attaccamento sicuro. Le modalità che incontrano questi criteri sono tre:

1. Quella del far finta. Giochi in cui si effettuano simulazioni di personaggi, dove viene
mostrata capacità di mentalizzazione.
In questi giochi l'adulto assume la posizione mentale del bambino e gliela ripropone in
relazione a un terzo.
oggetto. I bambini che hanno vissuto un attaccamento sicuro sembrano coinvolgersi più
facilmente in attività che presuppongono un grado di fiducia.

2. Quella del parlare. I bambini, le cui madri davano spiegazioni sulle proprie emozioni,
mostravano nei successivi mesi una comprensione aumentata delle emozioni. Le
spiegazioni materne svolgono un ruolo facilitante per lo sviluppo della funzione riflessiva del
bambino.

3. Interazione con il gruppo dei pari. Tendenza del genitore a trattare i gesti spontanei del
bambino come se fossero comunicazioni intenzionali; porta il bambino a vedersi come
soggetto intenzionale e a iniziare a comunicare intenzionalmente.
Riflessività genitoriale
Un caregiver sensibile sa creare un collegamento tra realtà fisica e un'attenzione rivolta al
mondo interno, in modo che il bambino sappia riconoscere le situazioni tra esperienza
interna ed esterna. Il bambino può arrivare alla conclusione che la reazione del caregiver
verso di lui è razionale.
In modo inconscio, il caregiver attribuisce uno stato mentale al bambino; il bambino lo
percepisce e usa questo fatto nell'elaborazione dei modelli teologici: si tratta di un processo
che avviene di routine durante la prima infanzia.

L'attaccamento sicuro fornisce la base psicologica per l'acquisizione della comprensione


della mente.

CAPITOLO 2- COMUNICARE IN FAMIGLIA

Comunicare in famiglia è vivere.


Concetto di famiglia molto importante: luogo dell'origine da cui molti esseri umani partono
per il loro viaggio della vita.

Al termine dell'esistenza, quanto si comprende dell'infanzia?

Quando da adulti vogliamo lo sguardo al passato, risulta molto spesso chiaro ciò che mai
era stato compreso. Il ricordo e la memoria sono i mezzi attraverso cui la vita familiare si
radica in ogni soggetto.

Il primo punto di partenza per essere genitori responsabili è quello di volgere uno sguardo al
passato, riattivare le memorie infantili la relazione interpersonale infatti, si nutre di una
comunicazione intrapersonale di sé con sé stessi. Comprendere il senso delle cose, significa
tornare indietro al passato e cominciare da li a capire il senso del mondo. Tornare indietro
nel passato è il primo passo per capire l'arte dell'educare.

La condizione genitoriale permette di ri-immergersi in una relazione familiare, comunque già


vissuta, dove le esperienze passate acquistano una valenza educativa per il presente, se
vissute con il senso della mindfulness.
Per riacquisire il senso della storia personale è necessario imparare a comunicare con sé
stessi.

Comunicazione e conversazione familiare


La conversazione è lo strumento della comunicazione attraverso il quale i soggetti
costruiscono le proprie identità all'interno della famiglia.
Attraverso il parlare in interazione, durante le routine quotidiane, i bambini imparano a
comprendere la partecipazione al dialogo collettivo: parlare in famiglia dona al bambino la
chiave per accedere al proprio pensiero.
I bambini apprendono le regole del linguaggio, formano e modellano i propri modi
comportamentali; questo passaggio permette l'inculturazione del bambino nella propria
comunità di appartenenza. Il bambino di fatto appartiene alla comunità per la condivisione
delle regole e si integra in comunità negoziando continuamente la propria presenza a livello
di contenuto, cioè di parola.
Nella comunicazione familiare sono fondamentali due aspetti: la contingenza e la
congruenza.
Creare come genitori congruenti e contingenti significa sapere che il qui e ora riveste un
aspetto importante del comunicare.

Alcune regole per la comunicazione familiare


Prendersi cura della propria genitorialità vuol dire essere consapevoli che attraverso la
conversazione familiare i propri comportamenti diventano anche quelli dei figli.
La madre ha una funzione di rispecchiamento nei confronti del figlio, ne ristruttura la mente e
il comportamento.
Winnicott : "madre sufficientemente buona", ripreso da Bettelheim: la madre
sufficientemente buona da forma a se stessa nella relazione con il proprio figlio e con
l'ambiente circostante.

I genitori devono farsi carico dello sviluppo del bambino costituendo un ambiente affettivo
dal quale il bambino può gradualmente imparare a condividere emozioni e sentimenti. Avere
cura della relazione genitoriale implica avere accesso alle profondità della propria anima: si
tratta di imparare ad ascoltare sé stessi per imparare ad ascoltare l'altro.
Possibili linee guida per la costruzione del legame genitoriale:
1. l'empatia sarebbe il primo tracciato. L'empatia è il movimento attraverso cui le emozioni
hanno una parte attiva nella conoscenza, e in particolare nella conoscenza dell'altro.

2. Il secondo tracciato è costituito dalla capacità di ascoltare: l'ascolto è il mezzo per dare
senso alla vita con gli altri.

3. Il terzo tracciato è costituito dalla capacità di porgere la parola: conversare vuol dire prima
ascoltare e poi dialogare.

4. Il quarto tracciato consiste nella capacità di attivare l'attenzione motivata verso l'altro
(capacità di ri-apprendere un qualcosa).

5. Il quinto percorso è costituito dalla capacità di essere una guida morale ed etica
consapevole.

JOHN BOWLBY

Uno dei più importanti scienziati che ha agito nel campo dell'infanzia. Ha interpretato la
centralità del concetto di legame per la vita dell'uomo. Al centro della riflessione di Bowlby
c'è la ricerca del significato della relazione fra la madre e il bambino.

Aver cura dei bambini


Infiniti studi attestano che gli adolescenti e i giovani adulti felici e fiduciosi di sé stessi sono il
prodotto di famiglie stabili in cui entrambi i genitori forniscono ai propri figli una grande
quantità di tempo e attenzioni: occuparsi dei bambini non è lavoro di una persona singola.

Il legame del bambino verso la madre possiamo considerarlo come il risultato di una serie di
comportamenti che nell'ambiente normale si sviluppa durante i primi mesi di vita e ha l'effetto
di mantenere il bambino in prossimità con la figura materna.
Alla fine del primo anno di vita il comportamento si attiva in certe circostanze e cessa
quando se ne verificano altre: per esempio un comportamento di attaccamento da parte del
bambino viene attivato soprattutto dal dolore.

Il comportamento di attaccamento non è limitato solo ai bambini; lo possiamo osservare


anche in adolescenti sotto stress.

Infine esistono prove del fatto che l'attaccamento che un individuo ha dipende dal tipo di
esperienza che ha avuto nella sua famiglia di origine.

Inizio dell'interazione madre bambino


L'interazione tra madre e bambino ha inizio subito dopo la nascita del figlio: dal momento
della nascita l'attenzione della madre si rivolge al bambino.
Quando una madre e un bambino sono faccia a faccia si verificano fasi di interazione
sociale; ogni fase di interazione comincia con scambio di espressioni facciali o vocalizzi.
Durante questi cicli è probabile che il bambino sia attivo con la madre.

I piccoli dell'uomo sono pre-programmati per svilupparsi in modo socialmente cooperativo,


che poi lo facciano o meno dipende da come vengono trattati→ La caratteristica più
importante dell'essere genitori è l'essere in grado di fornire una base sicura da cui un
bambino possa partire per affacciarsi al mondo esterno.

BRUNO BETTELHEIM

Esplorare l'infanzia da adulti: solo ripercorrendo il nostro passato è possibile riconoscere


veramente le nostre esperienze infantili e scoprirne il significato.
La conoscenza di questi eventi farà sì che si modifichi il nostro atteggiamento verso le
nostre esperienze e verso quelle dei nostri figli. La maggiore conoscenza di noi stessi ci
permette di comprendere meglio i nostri figli.

Il neonato vive il genitore come colui che può dare tutto o negare: questa ambivalenza
viene così incorporata nell'inconscio. Comprendere l'origine infantile della nostra
ambivalenza ci può aiutare a capire meglio i nostri figli quando ci troviamo di fronte alle loro
manifestazioni di ambivalenza nei nostri confronti. Quanto più un genitore riesce ad
accettare i sentimenti ambivalenti del figlio, meno difficile sarà per loro mantenere sotto
controllo la propria ambivalenza.

Quasi tutti noi ci rendiamo conto di avere acquisito molte delle qualità che ci piacciono dei
nostri genitori, mentre non siamo consapevoli di avere interiorizzato anche i loro aspetti
negativi.
Ce ne accorgiamo solo quando ci ritroviamo a comportarci con i nostri figli nello stesso
modo in cui si comportavano i nostri genitori con noi : nelle manifestazioni positive siamo
pienamente noi stessi, dato che non essendovi motivo di rimuoverle, esse non sono state
messe nell'inconscio.
Le identificazioni negative invece non sono state rimosse, e quindi sono rimaste immutate.

DONALD WINNICOTT
La famiglia e la maturità emotiva: può l'individuo conseguire la maturità emotiva altrove che
nell'ambito della famiglia?

L'uomo ha bisogno di continui cerchi sempre più ampi per il proprio sviluppo. Nel corso del
suo sviluppo emotivo l'individuo si muove dalla dipendenza verso l'indipendenza e in
condizioni di sanità conserva la capacità di spostarsi di qua e di là l'una dall'altra. Questo
processo si complica dell'alternarsi di sfide e di tironi dalla sfida alla dipendenza. Quando
tutto si svolge bene, l'individuo è in grado di tornare a casa. Se il bambino non ha un
appoggio da parte della famiglia, sarà per lui difficile risolvere conflitti in questo muoversi tra
il dentro e il fuori.

Esistono due tendenze:


1. Tendenza dell'individuo ad allontanarsi dalla madre, o dal genitore, e ad ogni passo
conquistare maggiore libertà.

2. Tendenza che consiste nel bisogno di essere capaci di ricostituire il rapporto col padre o
madre.

Sono dunque due le caratteristiche con cui la famiglia contribuisce alla maturità
dell'individuo: una consiste nell'opportunità di usufruire della dipendenza, e l'altro
nell'opportunità di staccarsi dai genitori.

EUGENIA SCABINI

Famiglia: unione durevole, socialmente approvata, di un uomo e di una donna e dei loro
figli: secondo questa prospettiva la famiglia è una forma sociale primaria: assolve alcune
funzioni come quella sessuale, riproduttiva, educativa ed economica.
La specificità della famiglia consiste nel fatto che essa è un'organizzazione di relazioni
primarie fondata sulla differenza di gender e differenza tra generazioni.

La famiglia organizza relazioni, e due sono gli assi relazionali interni alla famiglia: quello
coniugale e quello parentale filiale.
La relazione coniugale si basa sulla differenza di gender;
la relazione parentale filiale implica la differenza di generazione e la responsabilità di
quella che precede su quella che segue.

JOHN BRYNG-HALL

Byng Hall ha lavorato a fianco di Bowlby, condividendone la teorizzazione e applicando le


idee della teoria dell'attaccamento alla riflessione sulla pratica terapeutica familiare.

La sicurezza nella famiglia:

Le figure di attaccamento vengono usate nel corso della vita intera: le nuove relazioni di
attaccamento si creano con altri adulti, come i partner sessuali, i coniugi o gli amici. La
consapevolezza che qualcuno è disponibile e partecipe è fondamentale per l'uso di una
base sicura a ogni età.
La famiglia come una base sicura

Base familiare sicura: fornisce una rete affidabile di relazioni di attaccamento che
consentono ai figli di sentirsi sicuri da spingersi ad esplorare le relazioni che vi sono tra di
loro e quelle che hanno instaurato all'esterno della famiglia.

Varie situazioni familiari possono costituire una minaccia per la capacità della famiglia di
fornire una base sicura ai suoi componenti:

- Paura di perdere una figura di attaccamento: la rottura di una relazione genitoriale


rappresenta la fonte più comune di perdita di una figura di attaccamento.

-Catturare la figura di attaccamento: è il caso del bambino quando si aggrappa a un genitore


e impedisce a chiunque altro di accedere a lui.

-Rivolgersi a una figura di attaccamento inadeguata: quando una figura di attaccamento


adeguata non è disponibile, una persona può rivolgersi a un membro ella famiglia non adatto
a questo ruolo. (per esempio quando un genitore, invece che rivolgersi al coniuge, si rivolge
ai figli).

-Conflitti entro le relazioni: per esempio il maltrattamento, dove la figura di attaccamento


diventa la fonte del pericolo, rimanendo tuttavia la figura a cui il bambino si rivolge per
essere protetto.

GIACOMO CIVES

Pedagogia familiare: utile per risolvere problemi di crisi familiare.

1. Parlando di pedagogia della famiglia crediamo che si debba promuovere la


consapevolezza della difficoltà del rapporto familiare.

2. La realizzazione di una famiglia capace di rispettare ed aiutare a sviluppare le potenzialità


di tutti i suoi membri.
Il soggetto occorrente per una costruzione familiare è un individuo maturo.

3. L'educazione familiare ha una sua specificità sulla formazione di creative e aperte


personalità democratiche.
Quel che occorre è fiducia nell'altro membro della famiglia (soprattutto il bambino),
collaborazione con lui.
Non ci devono essere allora sospetti, imposizioni e divieti ma assistenza a vivere insieme.

Un genitore quasi perfetto, Bruno Bettelheim: fornisce una convincente linea guida di
comportamento.
Il rapporto familiare è un rapporto coeducativo, senza disponibilità amorevole a rinnovarci
insieme agli altri membri della famiglia, la prospettiva del nucleo familiare è oscura.

CAPITOLO 3- GLI ANNI DELLA SCUOLA: MEDIA E FORMAZIONE


Alla ricerca dell’identità: media e pensiero critico.

Se è vero che le relazioni si plasmano nel legame primario, è altrettanto vero che l'ambiente
costituito dai media con i quali ogni soggetto entra in contatto influisce in modo determinante
su modelli di comportamento.
I mezzi di comunicazione non solo condizionano l'esistenza,ma, a causa della loro
onnipresenza determinano la nostra stessa essenzialità.
La comunicazione è dentro il processo formativo di ogni soggetto/individuo/persona, ne
orienta la vita.

La riflessione pedagogica riguarda come il mezzo ha modellato e modificato, e come


continua a farlo, le coscienze, le forme dell'uomo e della vita.

La domanda è: di quale problema questa tecnologia è la soluzione?


Postman risponde così: ci sono tecnologie utilizzate (inventate) per risolvere problemi che
nessuna persona normale giudicherebbe importanti sono semplicemente un modo per
celebrare il nostro stesso genio tecnologico e un modo per ottenere maggiore velocità.

Insegnare a comunicare
E' importante che i bambini e gli adolescenti possano accedere ad una formazione ai media
che conceda loro gli strumenti per fruire della tecnologia essendone sapienti gestori insieme
di studi sotto il nome di Media Education. Questa Media Education si pone a cavallo tra le
scienze dell'educazione e le scienze della comunicazione. Essa è il processo di
insegnamento e apprendimento centrato sui media.

La scuola deve saper insegnare con e nei media, deve saper consegnare una sagacia
critica che permetta ad ogni studente di orientarsi, valutare e valutarsi fra i mezzi di
comunicazione nuovi e di antica data. La scuola può accogliere e educare questi processi di
formazione della mente studiando i testi, i linguaggi, entrando dentro la vita dei media.

In famiglia i metodi di insegnamento invece sono l'ascolto e il dialogo, che devono creare
percorsi di educazione all'altro, che i mezzi da soli non possono costruire.
II rapporto tra genitorialità e media deve ancora essere del tutto costruito; purtroppo stiamo
assistendo al sorpasso che le giovani generazioni hanno compiuto nei confronti dei propri
genitori: inversioni dei ruoli.

I media e il loro uso oltre la soglia rappresentano il futuro, ma non è un futuro quotidiano da
vivere realmente, per questo è necessario affacciarsi alle emozioni, è importante diventare
adulti in ascolto.
L'ascolto crea un legame, crea una relazione, crea la libertà che, attualmente, è preclusa ai
bambini che non sanno più giocare, agli adolescenti che non sanno più sperare.
Ascoltare significa:
1- fare silenzio, da cui si impara ad ascoltare le emozioni.
2-far spazio alla differenza: ognuno è diverso dall'altro: apprendere le differenze vuol dire
iniziare a capire i nostri comportamenti, i nostri dolori, ma anche le nostre gioie.

Ascoltare significa impararsi a capire.


L'ascolto è una dimensione della vita diversa da quella che ogni adolescente è abituato a
vivere a scuola o in famiglia.
Come è possibile l'educazione alla verità?
Gli adolescenti costruiscono i propri sé a partire dalle esperienze familiari primarie, ma tali
esperienze sono trasformate, nell'adolescenza, alla luce di nuovi vissuti. La scuola è un
luogo che potrebbe educare alle emozioni: il ruolo dei docenti è centrale.

FRANCO CAMBI

Etica e professionalità docente:


L'etica pubblica ha una complessa articolazione: va dall'etica del lavoro all'etica delle varie
professioni.
Tra queste etiche professionali in primo piano c'è quella dell'insegnante, dato che esso
svolge l'azione di formatore nelle società moderne.
Occorre fare due distinzioni tra etica parentale e etica burocratica: la prima è più emotiva, la
seconda non tiene conto dei soggetti e guarda le funzioni e il funzionamento del sistema. La
prima è troppo calda, la seconda troppo fredda: quella dell'insegnante sta in mezzo.

L'insegnante trasmette e valuta, orienta, sostiene l'allievo; inoltre si trova dentro una
micro-comunità (la classe) e partecipa ai suoi progetti, infine progetta e crea itinerari teorici e
pratici. Prima di tutto reclama un'etica dell'impegno: assumere su di sé un compito, formare
e partecipare attivamente a un processo che coinvolge il docente. In secondo luogo c'è
bisogno di un'etica della responsabilità, quindi efficiente e controllabile. Poi c'è l'etica della
comunicazione, che verte sull'ascolto, sul dialogo e sulla conversazione. L'etica
dell'insegnante si colloca al punto di unione di queste tre forme etiche.

L'idea di un codice di regole per l'insegnamento si è fatta più pregnante nell'ultimo periodo:
insegnare secondo verità, formare alla libertà, capire l'individualità degli alunni, mettersi
sempre a disposizione, valorizzare il dialogo, farsi mediatore razionale, mostrare sempre la
cultura come valore.

MARIAGRAZIA CONTINI

Il dovere primario dei docenti è quello di educare i soggetti a progettare la loro esistenza.
Se non decidiamo noi stessi di prendere in mano la nostra vita, lo farà qualcun altro per noi,
specialmente quando si è adolescenti, e quindi insicuri della nostra identità.
Per questo è necessario in questo periodo della vita valorizzare il momento della
progettazione esistenziale.
Gli adolescenti possono confrontarsi con adulti disponibili a guardarli con occhi diversi. Gli
adulti devono essere curiosi e interessati a porsi nei loro confronti.
Gli adolescenti hanno bisogno infatti di uno sguardo su di sé, perché non sanno bene chi
sono, e chi più degli educatori dovrebbe essere in grado di svolgere tutto ciò?

Sherry Turkle
Crisi di identità Tutto ciò che conta oggi è la capacità di adattamento e di cambiamento nei
confronti di nuove professioni e carriere.
Negli ambienti virtuali si gioca esplicitamente ai ruoli, oppure si costruiscono varie identità
online.
UMBERTO GALIMBERTI

Il disinteresse della scuola

La scuola ha a che fare con l'adolescenza, dove l'identità si trova nella drammaticità di non
sapere chi si è e paura di non riuscire ad essere ciò che si sogna.

Per la formazione del concetto di sé occorre parlare dell'autostima e dell'auto accettazione.


Queste due sono tenute alla scuola poco in considerazione: l'autostima dello studente è
scambiata spesso per presunzione, e l'auto accettazione come un esplicito riconoscimento
da parte dello studente di non valere un granché.

È impossibile istruire se prima non si è costruita un'identità. L'identità infatti si costruisce a


partire dal riconoscimento dell'altro. L'adolescenza è promossa dal desiderio, ma il desiderio
è spesso in conflitto con la realtà: qui sono possibili gli atteggiamenti di rimozione della
realtà con rifugio in un mondo sognato, o la frustrazione che annulla l'identità.
Il processo di rimozione è noto ai professori come distrazione.

In questo scontro fra realtà e desiderio può scattare la frustrazione, che è utilissima per
crescere, ma che va dosata: un eccesso di frustrazione infatti sposta altrove la ricerca di
riconoscimento senza il quale non si costruisce alcuna identità questo spostamento è noto
agli adolescenti come divertimento.

Alla base della demotivazione scolastica c'è l'oggettivazione, che porta gli insegnanti a
giudicare i loro studenti in base al profitto, dove a sommarsi sono voti e nozioni, mentre
vengono espulse la creatività, le emozioni etc. È importante dare apprendimento con
gratificazione emotiva.
Tutti questi problemi della scuola possono risolversi con la formazione: la mancanza di
formazione personale porta gli adolescenti a lasciar scorrere la propria vita in terza persona
senza esserne coinvolti.

DANIEL PENNAC

Testo che parla di un ragazzo con grandi problematiche di apprendimento scolastico e


svolgimento di qualsiasi altra attività, era ritenuto pigro e non portava mai buoni risultati.
Con molto sforzo è riuscito a laurearsi e a diventare insegnante di ragazzi con varie
problematiche, peggiori o migliori di quelle che aveva lui a scuola: a questi ragazzi doveva
reinsegnare a leggere e scrivere.
L'insegnante sostiene che sia fondamentale trattare i propri studenti con gentilezza e far
capire loro che determinate regole esistono e vanno rispettate, ma che mai e poi mai
sarebbero stati abbandonati nel loro percorso scolastico.

Simone Weil
Lettere tra una docente e le studentesse: l'insegnante invita le ragazze a una profonda
riflessione di sé stesse. In una lettera la docente sostiene che i giovani non debbano
rinunciare alle proprie idee, che è necessario avere uno spirito critico e che non dobbiamo
lasciarci influenzare dalla società, ma avere un nostro pensiero.
Fa capire anche che la realtà della vita non si basa solo sulle sensazioni, dato che coloro
che vivono di sensazioni sono niente in confronto a coloro che lavorano e che hanno
creatività in sé. Dobbiamo essere in grado di reagire all'ambiente esterno e interessarsi al
proprio lavoro scolastico, che è necessario per formarsi sotto tutti gli aspetti che serviranno
nell'arco della vita.

QUARTO CAPITOLO - COMUNICARE PER FORMARSI: AVER CURA DI SÉ


La formazione e il dialogo Come afferma Stern, la vita dovrebbe essere vissuta nella
profondità del momento presente e dovremmo riuscire a sentire che la nostra vita è
composta da una serie di questi attimi intensi.
Siegel afferma che dovremmo raggiungere la pienezza della nostra vita attraverso la
dimensione della mindfulness, che consiste nella pienezza dell'attimo fuggente, della
consapevolezza del qui e ora.

•La consapevolezza mindful influenza il modo di essere e di vivere, ci rende partecipi delle
esperienze del mondo interno.
Il modo in cui porgiamo attenzione al momento presente può influenzare direttamente il
funzionamento del corpo e della mente e può incidere, con un apporto benefico, sulle
relazioni interpersonali.

• La mindfulness ci rende consapevoli, e riflettendo sulla mente abbiamo possibilità di fare


delle scelte.

• Non è mai da soli che cambiamo, ma sempre con l'altro, con l'interlocutore, che possiamo
raggiungere un nuovo stato.

• La mindfulness può essere insegnata, ma è necessario un percorso educativo che si snodi


alla famiglia, alla scuola e per impararla è necessario un dialogo interpersonale.

•La mindfulness è opera del singolo, quindi ha una valenza soggettiva, ma la propria
efficacia deriva dal rapporto con l'altro.

•Le qualità della mindfulness sono la curiosità, l'apertura, l'accettazione e l'amore.

La cura di sé

La cura non è solo cura medica; la cura, soprattutto nell'antichità, era in stretta connessione
con l'anima, ed era finalizzata alla vita buona e ben condotta.

La cura è la cura della relazione interpersonale, del legame di attaccamento, ma anche del
rapporto intersoggettivo di tipo educativo: la cura permea ogni livello della formazione
umana dell'uomo.

Un autore che ha messo a fuoco la dimensione della cura di sé è Pierre Hadot: dimostrò che
gli esercizi spirituali sono arrivati fino a noi e sono stati divulgati come pratiche della cura di
sé. Il termine esercizio spirituale deriva dal greco askesis: essi riguardavano una
conversione del corpo, della mente e delle emozioni.

Quali sono gli esercizi che permettono all'uomo di elevarsi tramite la pratica della cura di sé?
Ci sono alcune pratiche che la pedagogia italiana ha contribuito a diffondere: tra queste c'è
l'ascolto, la lettura, la scrittura e il dialogo.

Hadot afferma che gli esercizi possono essere distinti in tre gruppi:

•il primo, che contiene l'attenzione, la meditazione e il ricordo;


•il secondo, composto da esercizi di carattere intellettuale (ascolto, lettura, scrittura);
•il terzo composto da esercizi più attivi sul sé (compimento dei doveri etc.). Tutto ciò non
corrisponde esclusivamente alla cura di noi stessi, ma ad una apertura nuova al mondo
attraverso l'altro.

Tronto propone un modello della cura che può essere applicato a contesti di vita diversi: la
cura non riguarda solamente ciò che facciamo, ma anche come lo facciamo.
La cura riguarda le relazioni che ogni essere umano intrattiene coi propri simili.

Tronto propone di analizzare il processo della cura in quattro fasi:

1. L'interessarsi a: comporta il riconoscimento del bisogno di cura e la capacità di


comprendere che la cura è necessaria.

2. Il prendersi cura di: l'assunzione di responsabilità nei confronti del destinatario della cura.

3. Il prestare cura: comporta che i bisogni di cura siano effettivamente soddisfatti.

4. Il ricevere cura: il destinatario della cura deve partecipare al processo in maniera attiva.

Come possiamo occuparci del bisogno degli altri, se non siamo attenti al riconoscimento
degli stati di indigenza morale, materiale, psichica e affettiva?

Secondo Stein si ha un costrutto empatico:

1. Esercizio continuato dell'attenzione: ci indica il modo in cui dobbiamo avvicinarci al


mondo. L'attenzione è la sospensione del pensiero, la concentrazione esterna. Non la si
impara una volta per tutte, ma la si esercita in vari passaggi: essa è trasformazione piena
dell'uomo.
L'attenzione è la mindfulness del soggetto contemporaneo, essa implica la condivisione
degli stati affettivi: una madre riconosce il pianto del proprio figlio, l'educatore percepisce
l'atteggiamento del bambino che soffre.
Senza un'attenzione ben indirizzata. Non sarà facile accorgersi degli stati mutevoli dei nostri
interlocutori.
2. Memoria: implica la consapevolezza dei propri stati mentali, il ricordo del proprio passato
che ha educato però il soggetto del presente. Siamo ciò che siamo a causa e per gli eventi e
esperienze vissute.

3. Reattività, la responsività, l'autoregolazione: è l'insieme dei tre passaggi che permette, ai


soggetti che si trovano a relazionarsi, di provare una nuova esperienza di sentire e permette
di arricchire il sapere sul mondo e la conoscenza personale.

L'empatia strutturata in questo modo fu studiata da Edith Steink: si tratta di interessarsi


all'altro, di fare attenzione agli aspetti del qui e dell'ora, di avere la capacità di capire che
l'apertura al mondo dell'altro implica un arricchimento di conoscenza personale.

MARTIN BUBER

Sono tre le sfere in cui si instaura il mondo della relazione:

• La vita con la natura: la relazione oscilla nel buio, al di sotto della parola.

•La vita con gli uomini: la relazione è manifesta in forma di parola.

•La vita con le essenze spirituali: la relazione è avvolta nelle nubi, ma capace di mostrarsi,
creatrice di parola. Non usiamo alcun tu e tuttavia ci sentiamo chiamati.

In ogni sfera, lanciamo uno sguardo al margine del Tu eterno. Il tu mi incontra e entro con lui
in una relazione immediata. Solo con l'intero essere si può dire la parola fondamentale io-tu:
fusione dell'io con il tu.

Inizialmente si crea una relazione: le relazioni dell'esperienza vissuta realizzano nel tu che
incontrano il tu innato.
Il tu innato produce molto presto i suoi effetti nell'istinto del contatto. L'evoluzione dell'anima
nel bambino è congiunta all'evoluzione del desiderio del tu, soddisfatto o deluso.

L'uomo diventa io a contatto con il tu e ciò che sta di fronte viene e si dilegua. Esiste un
rapporto io tu che non può dispiegarsi a piena mutualità: il rapporto dell'educatore nei
confronti del suo alunno. Il maestro deve vedere in lui quella particolare persona, nella sua
potenzialità, ma ci riesce soltanto se lo incontra come compagno in una situazione bipolare.
La particolare relazione educativa non potrebbe avere luogo se l'educando esercitasse a
sua volta la ricomprensione nei confronti del docente, e quindi facesse esperienza della
parte dell'educatore.

Romano Guardini

La gioia nel cuore

La gioia vive nell'intimo, è profondamente radicata. Dobbiamo accettarla quando viene e


avvertire la sua mancanza quando se n'è andata. Ciascuno la può possedere, qualunque sia
la sua natura.
Essa non proviene dalla ricchezza o da una vita comoda, anche se da tutto questo può
essere influenzata; viene piuttosto dalle cose nobili, come il lavoro intenso, da una parola
gentile etc.
Come si apre la strada alla gioia? Se dobbiamo fare qualcosa, dobbiamo essere volenterosi
nel farla, non svolgerla a malincuore o perché siamo obbligati a farla.

Quando un uomo è abbattuto, il corpo si accascia. La gioia invece ci dà un comportamento


energico: quando siamo abbattuti dobbiamo tenerci eretti, dentro e fuori. I nemici della gioia,
di cui non fa parte il dolore, che anzi, rende forti e profondi, sono il malumore e la
malinconia. Il malumore deriva dalle piccole seccature quotidiane. La malinconia se si
presenta dobbiamo subito spazzarla via.

EDITH STEIN

L'atteggiamento da cui partiamo è la fenomenologia, il cui scopo è la chiarificazione di ogni


conoscenza.
La fenomenologia della percezione non si limita a fornire una descrizione delle singole
percezioni, ma intende spingere l'indagine su che cosa sia una percezione di sé nella sua
essenza.

Descrizione dell'empatia comparata con altri atti:

Il modo migliore per capire l'empatia è quello di confrontarla con altri atti della coscienza
pura.
L'empatia è un atto che è originario in quanto vissuto presente, mentre non è originario per il
suo contenuto.
Questo contenuto è un vissuto che come tale può attuarsi in molti modi: nell'istante in cui il
vissuto emerge improvvisamente davanti a me, l'ho davanti come Oggetto.
Soltanto dopo la chiarificazione cui si è pervenuti il vissuto stesso torna di nuovo dinanzi a
me come oggetto. Il soggetto del vissuto empatizzato non è lo stesso che compie l'atto del
empatizzare, ma un altro, dal momento che i due soggetti sono reciprocamente separati.

Maria Zambrano

La filosofia è il cammino della vita.


La verità è l'alimento della vita, che non la divora ma la tiene in alto, fissandola nel tempo.
L'essere consapevoli che nel tempo in cui viviamo si porta alla luce una verità, ci conforta e
ci aiuta a sopportare l'angoscia di passare con esso.
Aggrappandoci alla verità, sentiamo che il nostro tempo non passa, o almeno che non passa
invano, è necessario che nella vita ci sia un percorso, e questo percorso corrisponde alla
verità.
Ciò che fa la filosofia è mostrarci tale percorso, rivelandosi quindi una guida per il cammino
della nostra vita.

La vita delle metafore: La filosofia più pura si è sviluppata nello spazio tracciato da una
metafora.
Una delle mancanze più tristi del tempo attuale è quella di metafore vive e attive, che
rimangono nelle anime delle persone e lasciano un segno nella loro vita.

La visione del cuore: Una metafora fa riferimento a una certa forma di vita e di conoscenza:
si tratta di una metafora in cui la luce gioca un ruolo importante: il cuore.
Esso è la luce che illumina il nostro cammino, permettendoci di uscire da difficoltà
impossibili.
La prima cosa che avvertiamo nella vita del cuore è la sua condizione di oscura cavità: infatti
è il simbolo delle viscere della vita.
Il cuore è sede dell'intimità, anche perché rimane nascosto e non emerge, unendo il suo
lavoro a quello delle viscere, che scandiscono il tempo.

Pierre Hadot

Imparare a vivere:
Per tutte le scuole la principale causa di sofferenza è costituita dalle passioni; in primo luogo
la filosofia appare come una terapia per queste passioni.
Gli esercizi spirituali avranno lo scopo di realizzare la trasformazione dell'individuo.
La filosofia educherà dunque l'uomo affinché non cerchi di conseguire il bene che può
ottenere e affinché non cerchi di conseguire il male che può evitare.
Questo bene e questo male devono dipendere unicamente dalla libertà dell'uomo; dunque il
resto ci deve essere indifferente e dobbiamo accettarlo tutti intero in quanto è voluto dal
destino.

L'attenzione al momento presente è il segreto degli esercizi spirituali: libera dalla passione,
facilita la vigilanza concentrandole sul momento presente, infine apre la nostra coscienza
alla coscienza cosmica rendendoci attivi al valore di ogni istante.
Si tratta di impregnarsi della regola di vita applicandola con il pensiero alle diverse
circostanze della vita.
Ma qui si introduce l'esercizio della memorizzazione e meditazione della vita: questo
esercizio di meditazione permetterà di essere pronti nel momento in cui sorgerà una
circostanza inattesa o qualche difficoltà della vita.
Questo esercizio della meditazione chiede di essere alimentato: così incontriamo gli esercizi
intellettuali, tra cui l'ascolto, la lettura e la ricerca. Infine vengono gli esercizi pratici, per
esempio l'essere indifferenti alle cose indifferenti o avere la padronanza di sé.

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