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Tratto da Dizionario di Psicologia dello sviluppo, a cura di S.

Bonino, Einaudi, Voce


redatta dalla prof. Adele Nunziante Cesàro.

Separazione-Individuazione: denominazione del processo intrapsichico di nascita


psicologica data dalla psicoanalista americana M. Mahler negli anni cinquanta. L'instaurarsi,
cioè, di un senso di separazione-da e di rapporto-con, un mondo di realtà che riguarda in
primo luogo l'esperienza del proprio corpo e il più primitivo e importante oggetto di cui il
bambino ha esperienza: l'oggetto di amore primario. Come ogni processo intrapsichico anche
questo rimane sempre attivo in ogni fase del ciclo vitale, arricchendosi via via con le nuove
acquisizioni dello sviluppo individuale. Per la Mahler le principali conquiste di questo
processo hanno luogo nel periodo che va dai quattro-cinque mesi di vita fino circa al
trentesimo-trentaseiesimo mese che viene, infatti, denominato fase di separazione-
individuazione. Separazione e individuazione rappresentano due sviluppi complementari: la
separazione consiste nell'emergenza del bambino da una fusione simbiotica con la madre e
l'individuazione consiste nella progressiva assunzione da parte del bambino delle proprie
caratteristiche individuali. Questi processi evolutivi, pur avendo strette interconnessioni, non
si sovrappongono e possono non andare di pari passo nel corso dello sviluppo. Ad esempio,
uno sviluppo psicomotorio prematuro permette al bambino di allontanarsi fisicamente dalla
madre precocemente senza che a ciò corrisponda una elaborazione mentale adeguata della
propria separatezza individuale. All'inverso una madre iperprotettiva e onnipresente,
ostacolando inconsciamente le tendenze innate del bambino all'individuazione, può ritardare
nel proprio figlio la differenziazione ->Sé-altro. La Mahler desume la simbiosi-esperienza,
vissuto base, dei primi mesi di vita del bambino, come condizione intrapsichica piuttosto che
comportamentale: un aspetto, cioé, di vita primitiva cognitivo-affettiva in cui la
differenziazione tra ->Sé e la madre non ha avuto luogo. Tale fase non richiede
necessariamente la presenza fisica e continua della madre, ma può essere basata su
sensazioni e immagini primitive dell' "essere uno", unità in cui é compresa l'esperienza delle
cure materne. L'essere separato indica una conquista intrapsichica di un senso di separazione
dalla madre e quindi dal mondo della realtà esterna. Il senso di separazione porta
gradualmente chiare rappresentazioni del ->Sé differenziate dalle rappresentazioni del mondo
oggettuale. Va da sé che la reale separazione fisica dalla madre contribuisce in misura
rilevante alla sensazione del bambino di essere una persona separata. La prima
consapevolezza del bambino é relativa ad un senso di essere che é il primo passo verso lo
sviluppo dell' individualità. La fase della separazione-individuazione é decisiva per lo
sviluppo dell' ->Io e delle->relazioni oggettuali: la paura caratteristica di questa fase é
l'angoscia di separazione. All'interno del processo di separazione-individuazione la Mahler
distingue quattro sottofasi:
1) differenziazione : dai quattro-cinque mesi ai dodici mesi circa. L'attenzione del bambino
diviene attività percettiva rivolta all' esterno ed il piccolo passa dalla passività dello stare in
braccio ai tentativi di sganciamento, di emergenza dalla simbiosi che aveva caratterizzato il
periodo di vita precedente. Contemporaneamente si verifica ->l'angoscia dell'estraneo
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insieme alla curiosità per quest'ultimo. Nei bambini in cui la simbiosi é stata ottimale ed é
prevalsa un fiduciosa aspettativa, saranno dominanti gli elementi di stupore e curiosità verso
l'estraneo; al contrario nei bambini in cui la fiducia di base non si é sviluppata in modo
soddisfacente, si può manifestare un' angoscia dell'estraneo (più o meno accentuata) che
interferisce col naturale comportamento esplorativo dei piccoli.
2) sperimentazione: dai dieci mesi ai diciotto mesi circa. Periodo che si sovrappone alla
sottofase di differenziazione caratterizzato dapprima da una sperimentazione precoce (il
bambino può allontanarsi fisicamente dalla madre camminando carponi o barcollando,
sempre cioè con un appoggio). Segue il periodo di sperimentazione vera e propria connotato,
dal punto di vista fenomenologico, dalla deambulazione eretta. Si ha, quindi, un progressivo
aumento dell' interesse del bambino dalla madre agli oggetti inanimati, uno di questi oggetti
può divenire un ->oggetto transizionale, ma comunque l' interesse prevalente é per la madre
che continua ad essere necessaria come punto stabile di riferimento per appagare il bisogno di
rifornimento affettivo attraverso il contatto fisico. Il bambino, in questo periodo, ha un
crescente ->investimento narcisistico del proprio corpo e delle funzioni che va acquisendo,
sperimenta gioiosamente l'ampliamento del suo mondo e la padronanza delle proprie capacità
autonome. Si affaccia, a tratti e con intensità variabile, nei bambini l'angoscia di separazione
legata alla minaccia di perdita oggettuale.
3) Riavvicinamento: dai quindici ai ventiquattro mesi ed oltre. Questo periodo é
contraddistinto dalla ricerca deliberata e/o dal rifiuto deliberato di un contatto corporeo
intimo che simboleggiano il desiderio di riunione con l' oggetto d' amore ed insieme il timore
di esserne fagocitato. Caratteristico dei bambini di questa età é l' uso della madre come
estensione di sé, quasi a negare la dolorosa scoperta di essere separati. Conquiste rilevanti
sono l'attività ludica e il linguaggio simbolico; l'individuazione procede molto rapidamente.
Più generalmente si può notare un aumento dell'angoscia di separazione. Il desiderio di
funzionare da solo può costituire una particolare minaccia per il bambino proprio nel
momentodello sviluppo in cui i suoi sentimenti e desideri sono poco differenziati da quelli
della madre. Inoltre il desiderio di essere autonomo da lei, di separarsene, può anche
significare, dal punto di vista emotivo, che la madre potrebbe desiderare di lasciarlo. E'
l'amore della madre e la sua disponibilità affettiva all' ambivalenza del bambino che
sostengono il bambino nell'investimento della ->rappresentazione di Sé e consentono all'Io
autonomo infantile di raggiungere una capacità funzionale ideale nel momento in cui
decresce la fiducia nella propria onnipotenza magica. Contemporaneamente all'acquisizione
di competenze primarie e di capacità percettivo-cognitive si va ora determinando una sempre
più chiara differenziazione tra la rappresentazione psichica dell'oggetto e la rappresentazione
di Sé. Il bambino procede tra imitazione e identificazione con la madre, introiettando così il
suo rapporto con lei, ma esprime anche opposizione in concomitanza di una più decisa
inclusione del padre nel proprio mondo relazionale e dell' apporto di altre figure che ampliano
il mondo dei suoi rapporti sociali.
La Mahler sottolinea che in questa sottofase é possibile riconoscere una visibile differenza tra
i maschi e le femmine: i primi tendono a sganciarsi dalla madre e a funzionare positivamente
nel mondo sempre più vasto; le seconde sembrano più coinvolte in presenza della madre e
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rimangono più a lungo imbrigliate dagli aspetti ambivalenti del rapporto. L' analista
americana, in linea con Freud, collega questo diverso atteggiarsi alla scoperta delle differenze
sessuali e alla ferita narcisistica della bambina causata dalla mancanza del fallo della quale
ritiene responsabile la madre. Attualmente, a partire dagli anni sessanta, la differenza nello
sviluppo maschile e femminile é stata a lungo sviscerata. Più generalmente si può dire che
la ->identità di genere rafforza il legame madre-figlia consentendo una separazione meno
agevole, laddove proprio la differenza sessuale dalla madre aumenta per il maschio la
necessità di una separazione vitale che gli consenta di abbandonare la identificazione con la
madre a vantaggio del rafforzamento della propria identità di genere maschile.
4) Conquista di un'individualità definita e sufficientemente permanente e conseguimento di
un grado relativo di costanza oggettuale contraddistinguono questa sottofase che occupa
tutto il terzo anno di vita del bambino e si protrae oltre. Si verifica una più organizzata
strutturazione dell'->Io e vi sono chiari segnali che l'interiorizzazione dei divieti parentali sta
dando luogo alla formazione del ->Super-Io. L'instaurarsi della costanza dell' oggetto
emotivo é strettamente dipendente dalla possibilità che il bambino ha avuto di interiorizzare
gradualmente una immagine materna costante e investita positivamente. La costanza dell'
oggetto emotivo dipenderà in primo luogo dalla conquista cognitiva della ->permanenza
oggettuale. La costanza dell' oggetto emotivo non significa solo il mantenimento della
rappresentazione dell'oggetto d'amore assente, ma implica anche la possibilità d'integrazione
dell'oggetto "buono" e "cattivo" in un'unica rappresentazione: ciò implica la fusione delle -
>pulsioni aggressive con quelle ->libidiche sulla base di un fondamentale senso di fiducia e
di sicurezza. Dal punto di vista fenomenologico si può osservare l'uso disinvolto
dell'espressione verbale, una maggiore capacità infantile di giocare da solo senza la madre, e
manifestazioni che consentono di constatare che il bambino, anche in assenza della madre, ne
conserva la rappresentazione e l' immagine interna. Si sviluppa un certo senso del tempo a
partire dalla comparsa e scomparsa della madre. Il gioco é più finalizzato, compaiono giochi
di fantasia, ruoli, simulazioni; si attesta un grande bisogno di autonomia che insieme ad un
moderato negativismo contribuiscono alla formazione di un senso d' identità personale. La
capacità di fare un esame di realtà si attesta. Permangono, tuttavia, nel bambino nel corso del
terzo anno complicati processi conflittuali che rendono la costanza oggettuale una conquista
fluida e reversibile. La Mahler sottolinea, infatti, che il consolidamento dell' individualità e la
costanza dell' oggetto emotivo sono entrambe minacciate dai problemi connessi al controllo
sfinterico e dalla consapevolezza delle differenze anatomiche sessuali, grave ferita
narcisistica per la bambina e grande pericolo per l' integrità corporea del maschio.
Sebbene nella teoria psicoanalitica la separazione madre-bambino sia universalmente
riconosciuta come un importante cardine della costruzione dell' identità individuale, un altro
autore che evidenzia, in modo originale, l'importanza del processo di separazione quale
fattore fondante lo sviluppo e la crescita dell' individuo é il pediatra psicoanalista inglese
D.W. Winnicott. Egli, come la Mahler e come J. Bowlby, sottolinea la continuità psicologica
tra i due termini della cellula madre-bambino: l'assunto comune, pur nella diversità delle
relative impostazioni teoriche, é che le prime manifestazioni psichiche vadano lette a partire
dalla realtà della diade madre-bambino. Per questi autori la naturale tendenza all'
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individuazione si combina con l'attitudine innata ad interagire con la realtà ambientale in
modo adattivo (Mahler e Bowlby) o creativo (Winnicott) e questa interazione é uno degli
obiettivi dello sviluppo stesso. Winnicott, nella sua teoria, mostra che nello sviluppo normale
l'infante vive nello stadio di dipendenza assoluta, di non integrazione, d' indifferenziazione
primaria con la madre(ambiente) che non viene percepita come esterna, ma come parte di sé
indistinta, in un vissuto esperenziale di ->onnipotenza magica, di ->narcisismo primario. A
poco a poco si avvicendano gli stadi iniziali dell'"Io sono": la madre normalmente devota
inserisce nella relazione con l'infante, una graduale frustrazione (una dilazione tra il bisogno
del piccolo e il suo soddisfacimento) che gli permette di incominciare a riconoscere il me dal
non-me. In questo stadio di dipendenza relativa l'infante incomincia ad essere consapevole di
aver bisogno dei vari aspetti delle cure materne e può metterli meglio in relazione alla
pulsione personale. Nello stadio che Winnicott chiama "verso l'indipendenza", l' infante
sviluppa i mezzi per fare a meno delle cure reali grazie alla capacità di conservare i ricordi di
queste cure, alla ->proiezione dei bisogni personali e ->l'introiezione dei vari aspetti delle
cure, con lo sviluppo della fiducia nell' ambiente. In questo stadio si aggiunge l'elemento
della comprensione intellettuale con le sue implicazioni. Quando questo stadio separativo é
stato raggiunto occorre un progresso ulteriore perché esso s'instauri in modo stabile in quanto
all' inizio esso si alterna spesso con lo stadio più primitivo in cui tutto é fuso o comunque i
vari elementi di sé e dell' ambiente non sono stati adeguatamente separati l'uno dall'altro.
L'inizio dell'individuo -argomenta Winnicott- é rintracciabile in quel momento preciso,
diverso nella vita di ogni bambino, in cui il piccolo é divenuto consapevole della propria
esistenza autonoma e di una sorta d'identità. A questi cambiamenti propri delle vicende dello
sviluppo si associa la capacità del singolo bambino di ammettere gradualmente il fatto che
mentre la realtà psichica interiore resta personale, benché arricchita dalla percezione dell'
ambiente, nondimeno esiste un ambiente e un mondo esterno che può dirsi reale. Il contrasto
tra questi due poli -realtà interna e realtà esterna- é facilitato al bambino dallo adattamento
delle figure che si prendono cura di lui nella prima e nella seconda infanzia, così che il
bambino può, alla fine, accettare il ->principio di realtà e trarne beneficio. La fonte di questo
sviluppo é il processo maturativo congenito dello individuo facilitato dall'ambiente.
Winnicott elabora una originale teoria per sottolineare che l' indipendenza che l'individuo
raggiunge non é mai assoluta e che la separazione é un processo che dura tutta la vita
umana con spazi potenziali creativi (->area transizionale) che ripristinano uno stato mentale
di illusione fusionale e onnipotente primaria, benché la individuazione sia stata raggiunta.
John Bowlby propone un approccio interdisciplinare per la comprensione del rapporto madre-
bambino e sulla sua incidenza nello sviluppo psico-fisiologico e sociale dell' individuo. Il
punto nodale del suo pensiero é il concetto di attaccamento come comportamento istintuale
che caratterizza l'essere umano durante tutta la vita. L' attaccamento é qualunque forma
di comportamento che porta una persona al raggiungimento e al mantenimento di vicinanza
con un altro individuo differenziato e preferito, considerato come più forte ed esperto. La
madre é per il piccolo la prima figura di attaccamento e le modalità di separazione da lei
fanno il discrimine tra uno sviluppo normale o patologico. Un normale attaccamento
prefigura una persona che sa aiutarsi, ma anche chiedere e dare aiuto, che ha una buona
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immagine di sé e fiducia negli altri. Lo sviluppo di tale immagine di sé e di un modo
fiducioso di rapportarsi agli altri viene alterato se nell' infanzia il bambino ha subito
abbandoni lunghi o troppo frequenti, se é rimasto privato di uno o di entrambi i genitori, se é
stato ospedalizzato senza ricevere le necessarie cure psico-affettive, se ha subito minacce
ripetute di essere abbandonato. La presenza o l' assenza fisica e/o mentale della figura
materna é, quindi, in se stessa una condizione della massima importanza nel determinare lo
stato emotivo di un bambino e le vicende separative costituiscono la base di un sano sviluppo
individuale.

Bibliografia essenziale:

Bowlby J.(1980) Attaccamento e perdita, 3 voll. Bollati Boringhieri,Torino,1989.


Mahler M. e al.(1975): La nascita psicologica del bambino, Boringhieri, Torino, 1978.
Winnicott D.W. (1965): Sviluppo affettivo e ambiente , Armando, Roma,1970.

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