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Lo stile d’attaccamento lega e vincola in un certo qual modo il neonato al care-giver ( dove molto spesso è
la madre biologica, ma non necessariamente tale ), questo attaccamento della coppia diavica andrà a
influenzare e a determinare definendo nei dettagli sempre in ordine emotivo quello che è uno stile
d’attaccamento in età adulta di tipo SENTIMENTALE.
Come diceva JOHN BOWLBY la teoria dell’attaccamento è una cornice integrativa dell’intero sviluppo
dell’individuo che tiene in considerazione la capacità di stringere legami interpersonali dalla culla alla
tomba dato che la percezione di se stessi in termini di unicità personale e continuità storica di sé attraverso
gli altri quindi quella che viene definita da diversi filoni teorici una conoscenza intersoggettiva, trova una
sua espressione in questa continuità di come l’altro mi fa sentire; ciò in età infantile attraverso il
pragmatista George Herbert Mead, Charles Horton Cooley, che gli stessi Karl Popper e John Eccles
chiamano il SELF LOOKING GLASS EFFECT ovvero l’effetto del se che si rispecchia dove si rispecchia? Si
rispecchia nell’altro ovvero in una persona emotivamente significativa nel nostro caso nel nostro il care-
giver. Io derivo un’immagine di me stesso sulla scorta di come venga trattato dall’altro c’è una sorta di
rispecchiamento vero e proprio. Nei bambini dove troviamo una situazione di unicità esclusiva nella
mancanza di alternative possibili si possono mette a confronto la propria dimensione esistenziale con quella
del care-giver e altre forme e qualità di attaccamento ma questa è una situazione a senso unico in quanto
esiste solamente quel modo di potersi percepire derivando un immagine di sé stessi dal come si viene
trattato, accudito, protetto quindi la qualità e la quantità delle cure di come il neonato prima e il bambino
dopo ricevono dal care-giver questa è una percezione di sé stessi che traccia una sorta di solco che in un
ottica maturazionale e processuale del divenire dei diversi stadi evolutivi dell’individuo ( esempio aspetti
cognitivi descritti da JEAN PIAGET un ricercatore svizzero, il quale fece uno studio degli aspetti cognitivi
dello sviluppo del neonato dicendo che quest’ultimo veicola emozioni. Questo studio lo fece sui propri figli
per poi desumere per deduzione determinati enunciati che sono estremamente validi tutt’oggi, ovvero lo
sviluppo cognitivo è progressivo il neonato prova già delle emozioni quindi gli aspetti cognitivi si vanno a
impiantare su una base già emotivamente determinata; ad esempio nella fase:
- il neonato è un bambino molto piccolo che ha una comunicazione di tipo emotivo, la funzione
comunicativa verbale è un acquisizione successiva e quest’ultima permetterà di oggettivare nella possibilità
di narrarsi con trama narrativa ed esclusiva della propria percezione di se stessi quello che fino ad allora
erano state soltanto ed esclusive percezioni di tipo soggettivo ovvero le emozioni; ovvero gli accadimenti di
vita, l’effetto che mi fanno e non il come io me le possa raccontare e successivamente significare
trattandole con un qualcun altro ( comunicazione verbale).
Questi sono tutti un divenire ontologico dell’individuo che va via via complessificando e costruendo proprio
in un’ottica di costruttivismo radicale quella che è L’ORGANIZZAZIONE DI SIGNIFICATO PERSONALE.
1 STEP: vede nei legami d’attaccamento la cornice episterica che lega il neonato al il care-giver all’interno
della quale vengono eccitati in maniera distintiva e caratteristica determinate bande emotive che andranno
a selezionare quello che prende il nome di DOMINIO EMOTIVO.
EMOZIONI: le emozioni sono l’aspetto emotivo, analogico, tacito molto espresso sia sull’affetto che
comunicazioni non verbali, l’emozione è una forma di comunicazione che viene veicola ad esempio
all’interno delle relazioni di attaccamento; ciò vuol dire che la comunicazione emotiva è la prima forma di
comunicazione tra le persone. Le emozioni sono di due tipi:
- le emozioni primarie sono paura, rabbia, gioia, tristezza, disgusto, curiosità e sorpresa si dicono
primarie perché il neonato già c’è le ha sin dalla nascita e già le gestisce e le manifesta
- Le emozioni secondarie arriveranno successivamente tra i 2,5/3 anni e sono socialmente influenzate e
sono l’orgoglio, la colpa, la vergogna, invidia, imbarazzo, simpatia collera. Sono secondarie non solo
perché si sviluppano dopo le primarie ma sono secondarie alla percezione di noi stessi quindi il
bambino che inizia ad avere un senso della vergogna è perché ha presente di essere un qualcuno quindi
ha una lettura soggettiva della propria persona rispetto all’immagine dell’altro per questo motivo ci si
può vergognare. Infatti le emozioni secondarie vengono anche definite self-consciousness ovvero
autocoscienti.
Un’ altro esempio di ordine biologico maturazionale come ad esempio l’emergere e il definirsi dei
caratteri sessuali secondari
ORGANIZZAZIONI DEL SIGNIFICATO PERSONALE di TIPO DISTACCATO
È un’organizzazione che ha come PATTERN DI ATTACCAMENTO quello che ricade sotto lo stile
dell’etichettamento della categoria A ovvero STILI D’ATTACCAMENTO EVITANTE.
Ma perché il genitore non è sintonico con il bambino? Perché molto spesso i genitori sono spesso
- Vedovi
- Abusatori si sostanze, alcool, cannabis, benzodiazepine (droghe di tipo sedativo che cercano di sedare il
senso di malessere emotivo, rancoroso, ma anche al contrario eccitante “per tirare avanti)
- Tossicodipendenti
Da ciò capiamo che loro stessi non sono in grado di prendersi cura di loro figuriamoci dei propri bambini.
- Il genitore tipico è
- DEPRESSO ( perdita del lavoro )
- Maltrattante
- Apertamente Rifiutante
- Inibito
- Indifferente
- Poco attento e non tiene in giusta considerazione le esigenze del bambino
- Attenti in maniera selettiva
- Rifiutanti e Ipercritici in maniera esplicita non si dedicano al bambino in quanto sono troppo impegnati
sui propri malesseri o programma di vita ( madre molto giovane che rimane vedova o viene
abbandonata dal compagno inizia a maltrattare il bambino in quanto ha attua nei suoi confronti una
sorta di accusa di essere stata abbandonata).
DIFFERENZE:
A1-A2-A3 GENITORI EVITANTI SIA QUALITATIVAMENTE CHE QUANTITATIVAMENTE NON SI PONGONO IN
MANIERA SUPPORTIVA DA UN PUNTO DI VISTA EMOTIVO E PRATICO NEI CONFRONTI DEL
NEONATO/BAMBINO
A4 I GENITORI SONO SELETTIVAMENTE EVITANTI OVVERO SONO CARATTERIZZATI DA UN
DISCONOSCIMENTO DEL BAMBINO, DEI SUI BISOGNI E DELLE SUE RICHIESTE SOLO NELLA MISURA IN CUI IL
BAMBINO NON CORRISPONE AI LORO IDEALI. HANNO UNA RAPPRESENTAZIONE MENTALE DI COME SI
DOVREBBE ESSERE E DI COME CI SI DOVREBBE COMPORTARE DA BRAVO BAMBINO CHE VIENE POI
TRADOTTO NEL PIANO COMPORTAMENTALE SULLA BASE DI ALCUNE NORME COME NON STRINGENTI, Più
O MENO LASSE a seconda poi del singolo individuo dei singoli genitori. TROVIAMO GENITORI
ESTREMAMENTE RIGIDI nei quali troviamo dei dictact educativi piuttosto ferrei ai quali il bambino si deve
adattare altrimenti non viene riconosciuto, altri GENITORIO POSSONO AVERE comunque degli STANDARD di
ADEGUATEZZA NEI CONFRONTI DEL BAMBINO RISPETTO I QUALI IL M ESSAGGIO VIENE PASSATO ANCHE
CON ATTEGGIAMENTI Più O MENO INDIRETTI CHE LASCIANO PERò L’ESISTENZA DI CANONI ESTERNI AL
BAMBINO ai quali si deve ADEGUARE.
BAMBINI :
- A1-A2 sono bambini che stanno sempre isolati, non parlano. Ciò che li caratterizza è che non solo
evitano il contatto con i genitori che in generale sono esplicitamente rifiutanti e per questo motivo si
organizzano nel non esprimere le loro sensazioni interne ( angoscia, ansia disperazione) dato che ogni
volta che manifestano qualche cosa la risposta è un rifiuto e quando esprimono dei bisogni sono
respinti ancor di più. Sono molto abili cognitivamente nel fingere e nel non manifestare le reali
condizioni di sofferenza cercano sempre di comunicare ai genitori che tutto va bene senza alcun
bisogno o urgenza emotiva. Si assumono la responsabilità che il rapporto con i genitori non deve avere
mai problemi o per lo meno loro non devono essere indicati come colpevoli.
- A3 il bambino si ritrova ad essere premuroso, eccessivamente responsabile e accudente nei confronti
del genitore sofferente e si assumono la responsabilità di motivarli, coinvolgendoli per far in modo che
interagiscono con loro. Molte volte possono essere bambini iperattivi ma si differenziano dai bambini
iperattivi della categoria ambivalente in quanto i bambini evitanti di tipo A3 sono iperattivi lontano dai
genitori e mai in presenza di essi. Sono bambini che non hanno paura di essere abbandonati in quanto
loro si comportano già come tale
- A4 sono quei bambini che si caratterizzano per non esprimere mai le proprie sensazioni . Sono bambini
che si adattano e si ripiegano o addirittura si annullano su i criteri esterni che gli vengono imposti dai
genitori, sono bambini che tengono al senso di gratificazione del genitori che viene manifestato con
incitamenti, con la considerazione che non ci sarebbe se il bambino non rispecchia quei canoni che
pretende il genitore. Sono sempre d’accordo con i genitori di cui e ne osservano i
comportamenti per anticiparne i desideri. Sono bambini che in ogni istante cercano di
corrispondere alle aspettative dei genitori questo perché in questo modo si sentono gratificati, di
essere bravi e di essere adeguati e di fare il loro dovere in quanto pensano che tutti i bambini buoni si
comportano in questa maniera; ciò viene fatto fino al punto che il senso di sè trasforma in stabile ed
accettabile soltanto nella misura in cui corrisponde ai desideri del padre e della madre.
In altre parole qui è la corrispondenza all’aspettativa quella che dà il senso di se.
Sono bambini che si cimentano in giochi dove quello che vi è ricercato è la stanchezza fisica, giochi
pericolosi dove si mette alla prova, se si fa male non richiede un aiuto e spesso sono gli insegnanti i primi
che si accorgono echimosi, tagli questo perchè il genitore non se ne accorge e lo stesso bambino non glielo
dice; sono spesso incapaci di gestire una strumentazione di ordine sociale, non sono capaci ad interagire
con i coetanei e ciò li porta ad avere un atteggiamento aggressivo non solo fisico ma anche verbale nei
confronti dei compagni e degli stessi insegnati in quanto secondo loro vengono esclusi da alcune situazione
che li fanno sentire rifiutati.
L’aggressività viene usata per stornire un proprio senso di rabbia o di furia e spessi sfocia nell’uccisione di
cani, gatti, conisgli, criceti, e tutta quella serie di animali domestici sui quali possono avere un facile gioco.
Intorno ai 2,5-3 anni il bambino inizia ad avere una definizione di tipo CATEGORIALE (mary answorth nella
strange situation) rispetto alla quale il bambino inizia ad avere delle aspettative proprio sulla scorta delle
esperienze trascorse
OSP:
IO: disperazione/tristezza
Rabbia
Dalla nascita ai 4 anni stabile oscillazione tra cambiamenti che vanno dall'aggressività (rabbia) fino
all'isolamento (disperazione), le oscillazioni sono ancora molto intense e poco controllabili tale oscillazione
può produrre ancora più rifiuto e conseguente isolamento dai genitori ( è una stimolazione impulsive
stimolo risposta). Dai 5 anni quanto più le scene di solitudine/rifiuto aumentano in base anche alla trama
narrativa tanto più si produce una maggiore differenziazione nelle diverse sfumature emotive e quindi un
maggiore controllo delle stesse e può essere vissuta interiormente, senza essere espressa nel
comportamento. Crescendo, il suo comportamento viene miglioro, migliora la sua trama emotive che non
è più rigidamente connotata in maniera univocal sulla rabbia e sulla disperazione si inizia ad avere un
atteggiamento esteriore più stabile, diventa meno frequente la possibilità che si lasci andare a momenti di
rabbia o disperazione, troveremo più malinconia, tristeza, angoscia, il fastidio, l’irritazione, la rivalsa,
aggressività, la vendetta.
2) considerando la percezione della realtà in termini di perdita, con un senso costante di inutilità, di
effimero, il depresso è spinto a cercare obiettivi non comuni, realtà più consistenti, che durano nel
tempo.
Interessante dello stile depressivo è come si forma una relazione affettiva (formazione). In questo contesto
la percezione di perdita appare come un problema da evitare e per riuscire in questo il depresso usa la
strategia del non coinvolgimento: "Se non mi coinvolgo in una relazione, non posso mai sperimentare la
perdita, dato che se non c'è attaccamento non c'è separazione". Di fatto tutti gli esseri umani per non
coinvolgersi possono comportarsi nei modi più vari, ma ciò che fanno i depressi è negare, attraverso le
spiegazioni, il coinvolgimento che stanno vivendo nella loro esperienza immediata. Questa è la
caratteristica paradossale: vivono costantemente questa situazione di rischio, ma contemporaneamente
per sopravvivere devono negarla.
Hanno successo nel riuscire a negare ciò che di fatto sentono perché sono abituati a farlo sin dall'infanzia e
dalla fanciullezza; da sempre ciò che sentono è qualcosa che deve essere nascosto e non espresso e questo
è il primo ostacolo. Inoltre, per la loro tendenza a negare ciò che di fatto sentono, hanno un atteggiamento
di sconfitta o di rifiuto verso l'altro, che produce già, in questa prima fase, le conseguenze che volevano
evitare. Questo tipo di stile affettivo è particolarmente efficace nel produrre dei rifiuti da parte degli altri ed
è comprensibile che sia così.
La stessa cosa avviene quando si è stabilita una relazione, nella fase di mantenimento di una relazione,
perché all'interno di una relazione significativa si manifestano gli "scatti di rabbia incontrollabili", dato che
qualsiasi non corrispondenza da parte dell'altro è inevitabilmente percepita come una perdita o come un
lutto.
( esempio Per esempio, un ragazzo di sedici anni inizia una relazione e dopo due settimane la
ragazza lo lascia. Tutto è avvenuto in due settimane, ma la reazione affettiva di perdita che lui vive
implica due anni durante i quali si isola, non parla con nessuno, ha frequenti pensieri negativi, etc.
Causa di squilibrio importante per un significato depressivo è la rottura affettiva.
EsempioIn una discussione o per diversi punti di vista su una questione banale, come per
esempio, andare o no al teatro; la non corrispondenza da parte dell'altro è vissuta come se tutta la
relazione con lui fosse inutile e senza senso, producendo in primo luogo un momento di
disperazione e angoscia, seguito poi da una reazione di rabbia e aggressività. Quest'atteggiamento
del depresso può produrre una perdita reale perché è probabile che l'altro si stanchi di subire uno
scatto d'ira per qualsiasi questione banale.
la modalità classica ma non esclusiva di un DISTACCATO pure è stare 5-10-15-20 anni con una persona
senza ma doverselo esplicitare in modo formale ovvero senza un’ufficialità, oppure il sempre stare un passo
indietro al proprio partner per paura di illudersi che nella sua amabilità possa essere abbandonato li mette
già di per se a rischio di un abbandono. Molto spesso il distaccato testa la tenuta del rapporto con delle
messa alla prova ( esempio far scegliere al partner un film che danno al cinema e vedere se è lo stesso
che avrebbe scelto lui e da lì prendere una strada più tosto che un'altra, se non rispecchia ciò si può andar
incontro anche a liti violentissime proprio perché il distaccato ha l’idea che l’altro sia scollato da sé è un
andare continuamente a rinnovare il senso che lui non sarà mai compreso dall’ altro al 100%, e ciò la
disillude. )
Ciò ci fa capire che per una persona con un'organizzazione di significato depressiva, il problema sta nella
sfera dei rapporti interpersonali e affettivi ovvero ciò si può spiegare con degli esempi:
- Per esempio, si può osservare che con le persone non significative per loro, non si arrabbiano quasi
mai, anche in situazioni terribili reagiscono con ironia.
- Invece, si arrabbiano più facilmente con le persone significative come la moglie, il figlio o il migliore
amico; è con loro che le persone con significato depressivo hanno degli "scatti di rabbia incontrollabili",
fino a poter dire o fare cose offensive e terribili.
Questa discrepanza nei depressi va aumentando durante il corso della vita e, se avviene nel periodo della
mezza età, comporta il massimo rischio possibile. Il rischio non è soltanto perché i tentativi di suicidio
sono maggiori, ma anche perché in tali circostanze una persona si può disintegrare in poco tempo.
• Distimia
La sintomatologia è equivalente a quella riscontrata nel “Disturbo depressivo maggiore” ma con vissuti
percepiti come meno intensi, sebbene ugualmente associati a correlati quali irritabilità, insonnia, cefalee,
assenza di considerazione o vanto personale per riconoscimenti e successi personali, senso di compiere uno
sforzo esagerato nel porsi e raggiungere una qualsiasi meta.
Un punto critico nel ciclo di vita dei depressi è ciò che solitamente si chiama depressione da successo
conseguito. Derivante dal raggiungimento di una sorta di "impresa impossibile", appositamente realizzata
per essere accettati da parte del mondo. L'"impresa impossibile" deve avere come risultato la
trasformazione del depresso in una persona amata, nel senso che tutti lo amano e lo cercano, senza che lui
debba lottare per essere riconosciuto o fare qualcosa per meritarlo, ma semplicemente perché esiste e
perché lo ammirino e lo amino le persone più significative. Pertanto, l'obiettivo dell'"impresa impossibile"
sarà ottenere un'idoneità affettiva per essere amato senza discussioni dal consorzio umano. La perdita
peggiore per i depressi avviene quando si rendono conto che hanno realizzato la loro impresa impossibile e
nulla è cambiato nelle loro relazioni affettive; vengono riconosciuti, ma la qualità delle relazioni emotive
continua a essere sempre la stessa, con un conseguente senso di inutilità per tutti gli sforzi fatti.
Anche se tra livelli di elaborazione “normali” e “psicotici” le tematiche non cambiano molto, le attivazioni
emotive di rabbia e disperazione diventano qui particolarmente accentuate fino a costituire una realtà
delirante e fortemente persecutoria – non riconoscendosi minimamente l’evento di perdita in quanto tale –
concretamente riassumibile nel caratteristico assunto: “il mondo è cattivo e tutti ce l’hanno con me” . Nelle
forme con una prevalenza di sintomi negativi si arriva anche a forme di ritiro autistico, mentre in quelle con
sintomi positivi si possono manifestare deliri catastrofici di povertà e disgrazia percepita come meritata in
seguito all’esperienza di forti sensi di colpa. Si riscontrano anche deliri di indegnità, colpa e persecutori in
cui si ordisce una congiura ai suoi danni. Si può osservare facilmente che il contenuto tematico dei depressi
psicotici non è diverso da quello dei depressi normali. Un delirio che possono avere i depressi psicotici è:
- generalmente quello di persecuzione, scatenato da eventi affettivi (una perdita); però il delirio può
anche essere causato dall'inganno o dal tradimento. I temi depressivi si riferiscono sempre a ciò che è
successo in termini di responsabilità personale; anche se la persona è perseguitata da altri la
responsabilità è sempre la sua per qualcosa che non ha compreso o fatto.
- Un altro delirio caratteristico è quello d'indegnità, con un contenuto simile ai temi che si possono
vedere in persone con processazione normale. Nel caso degli psicotici si può osservare che non soltanto
sono indegni della propria moglie e dei propri figli, ma sono anche indegni di essere uomini perché
sono stati loro la causa della prima guerra mondiale, della guerra del Vietnam, della guerra del Golfo,
etc. Ci sono delle diversità solo se si rimane sull'aspetto formale del delirio; se ci si addentra nella
valenza emotiva e si osserva il contenuto non c'è molta differenza dai temi dell'organizzazione
depressiva con elaborazione normale. Per sentirsi degni dell'affetto di un'altra persona i depressi
psicotici devono meritarlo; è come se non avessero diritto all'amore semplicemente perché essi sono la
persona che sono, devono sempre meritarlo.
Uno degli aspetti più interessanti negli umani è ciò che viene chiamata "trasmissione intergenerazionale
delle categorie di attaccamento", che non è una trasmissione genetica ma qualcosa che, nel processo di
riconoscersi attraverso gli altri, va connesso con l'apprendimento. Generalmente i depressi generano dei
depressi, i fobici dei fobici, i dappici dei dappici, e gli ossessivi degli ossessivi;
per esempio--> un genitore con organizzazione di significato personale depressiva, che si sente soddisfatto
dell'evoluzione della sua vita lavorativa, ma che dalla fanciullezza all'adolescenza è vissuto in orfanotrofio,
adesso che è una persona di successo, con una buon senso di sé, vuole che suo figlio raggiunga i suoi stessi
risultati. Per questo vuole che suo figlio impari fin dall'infanzia a contare soltanto su di sé, dato che questo
è stato il segreto del suo successo personale.