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RELAZIONI EDUCATIVE: TRA

COMUNICAZIONE E CURA

Vanna Bo o
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La relazione educativa

Il tema delle relazioni interpersonali è stato trattato in svariati settori, come la loso a, la sociologia e la
psicologia.
Prima di parlare di relazioni interpersonali è importante chiarire il termine relazione: la relazione è una
categoria portante del novecento e parlare di essa signi ca sondare uno dei principali temi pedagogici.

La relazione è un tema importante nella sica, con Heisenberg, negli studi etologici di Harlow e Lorentz, in
campo economico e nella loso a del novecento.
Soprattutto nell'ultimo settore, la relazione è la matrice di riferimento per la nascita di nuovi saperi.

Due termini importanti:

• Relazione
•Relazione educativa.

CAMPO FILOSOFICO

•Concetto di relazione secondo Buber: l'uomo non potrebbe vivere senza relazioni.
L'uomo diventa tale e pienamente formato solo se a contatto con il tu; la relazione consente

l'educazione, che consiste nello scambio di idee e opinioni tra due o più individui.
È proprio grazie alla relazione che l'educazione transita da persona a persona, dal padre al glio, dalle madri ai
bambini, all'interno della famiglia.

•Secondo Franco Cambi tutti i tratti attraverso cui l'educazione si manifesta sono caratterizzati dalla presenza
di relazioni educative. In particolare, Cambi individua tre passaggi educativi:

•Rapporto madre-bambino: ----> Jean Piaget


•Inculturazione: ruolo importante per la costruzione educativa soggettiva e sociale.

Inculturazione : entrare a far parte della società in cui si nasce.


È attraverso l'inculturazione che è possibile assistere alle pratiche educative che caratterizzano una società.
•Processi o percorsi apprenditivi: hanno luogo nelle istituzioni formali, come la scuola, o i luoghi dove si svolgono
attività sportive, musicale etc.
Apprendere vuol dire educare la propria mente, ed è un processo educativo e formativo: educativo in quanto si
apprendono discipline, formativo in quanto i corpi e le menti sono educate.
La formazione è l'apice del processo educativo.

>Sempre in campo loso co, secondo Levinas, la relazione con l'altro è fondamentale per il riconoscimento del
sé.

Termine formazione: La formazione è l'apice e il culmine del processo educativo.


La relazione consente sempre l'educazione e la formazione, perché è proprio nello scambio reciproco che il
passaggio dei saperi avviene.

La formazione però, è il livello più elevato a cui tendere per la costruzione della persona umana.

Non si può parlare di relazione senza evocare il mezzo che la determina, la comunicazione. Senza la
comunicazione non può esserci la relazione e viceversa: esse si trovano in un circolo virtuoso.
L'intersoggettività viene compresa a partire dalla relazione, da cui proviene, ma può essere interpretata
attraverso i modi della comunicazione, che manifestano le qualità della relazione stessa. L'esperienza
intersoggettiva si articola sin dagli esordi della vita (rapporto madre-bambino).

Ma cos'è l'intersoggettività?

È lo studio della relazione interpersonale che ha luogo tra due esseri umani
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L'intersoggettività osserva la relazione interpersonale. La vita del singolo è in stretta connessione con i molti e
l'esperienza umana implica un apprendimento continuo.

Da dove partire per comprendere l'intersoggettività? Il punto di partenza è la relazione con un caregiver, che è
colui che presta cure, che si prende cura dello sviluppo interiore. Il caregiver è la madre o il padre, che si
prendono cura dell'essere umano che necessita di amore e attenzioni.

Le prime indagini sono quelle di Melanie Klein e Anna Freud, che attraverso contesti psicanalitici, si rivolsero
al bambino e alla relazione madre-bambino come soggetti da studiare per migliorarne le condizioni psichiche e
da qui si capì l'importanza della relazione materna e genitoriale per uno sviluppo sano dei bambini.

Dopodiché ci fu la svolta di Bowlby, che ha reso la teoria dell'attaccamento riconosciuta come la teoria in
grado di spiegare la natura del legame madre- bambino. Sempre Bowlby scoprirà che l'allontanamento del
bambino dalla madre può dar luogo a esiti negativi nella crescita infantile. Attaccamento: protezione da agenti
esterni; esso sarà un tratto della personalità del bambino e dell'adulto, dopodiché l'adulto diventerà un
caregiver.

La relazione educativa

La relazione interpersonale ha un carattere formativo e un carattere educativo, nel caso in cui la relazione esista
già tra la madre e il proprio piccolo. Ciò avviene anche se la relazione interpersonale implica che non ci sia un
legame paritario. (per esempio allievo-insegnante).

Comprendere gli e etti delle relazioni interpersonali: esiste una forma di rispecchiamento che riproduce
all'interno di noi stessi uno stato analogo a quello del caregiver. Il bambino n dalla nascita si rapporta con la
madre attraverso l'imitazione dei comportamenti materni, anche se è necessario che la madre o il caregiver
rispecchino il bambino con un comportamento coerente. Un rispecchiamento inadeguato può produrre
attaccamenti di tipo insicuro con conseguenze nella vita adulta.

Le relazioni sono il veicolo del modo di essere degli umani mentalizzazione (introdotta da Fonagy):capacità di
pensare i sentimenti e di sentire i pensieri.
La mentalizzazione signi ca proprio "pensare per due".

In conclusione, la relazione interpersonale è fondamentale nel cammino della crescita, proprio perché la
capacità di mentalizzare è fondamentale per la formazione dei soggetti.

SIGMUND FREUD- L'io e l'es

•Coscienza: essere coscienti richiama alla percezione immediata. L'esperienza ci mostra che un elemento
psichico non è generalmente cosciente in modo durevole, ma anzi, scompare rapidamente. Lo stato in cui le
rappresentazioni si trovano prima di diventare coscienti si chiama "rimozione"; la forza che ha prodotto e
mantenuto attiva la rimozione è de nita "resistenza".

•Inconscio: il rimosso è per noi il modello dell'inconscio. Due modelli di inconscio: latente (che può diventare
cosciente) e il rimosso (che non è capace di diventare cosciente).

•Preconscio: è la parte latente dell'inconscio.

Nella persona esiste un nucleo di processi psichici, che chiamiamo l'io. La coscienza è legata a tale io. Ciò che
viene messo da parte mediante la rimozione si contrappone all' lo durante l'analisi, il cui compito è quello di
eliminare le resistenze che l'lo manifesta a occuparsi del rimosso.

Nell'lo abbiamo trovato qualche cosa di inconscio, che si comporta come il rimosso. In base ai rapporti
strutturali esistenti nella vita psichica dobbiamo porne una diversa: quella fra l'lo coerente e il rimosso che se ne
è distaccato.
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L'io e l'es

IO: quell'entità che comincia col diventare preconscio.


ES: elemento psichico in cui l'io si continua e si comporta in maniera inconscia.

Quindi l'individuo è l'es psichico, inconscio, sul quale poggia lo strato superiore, I'lo.

MELANIE KLEIN

Secondo Freud la parte conscia della psiche si sviluppa dall'inconscio.


L'osservazione su dei bambini confermò le teorie di Freud: possiamo capire la personalità adulta solo se
riusciamo ad esplorare la psiche del bambino.
Questa analisi percorre una strada che va dall'età adulta all'infanzia.

Importanza della prima relazione oggettuale del bambino: se l'oggetto pone nell'io radici abbastanza salde,
viene posta una base solida per uno sviluppo soddisfacente.
Possono però scaturire nel bambino sentimenti negativi: invidia, gelosia e avidità. II primo oggetto di invidia nel
bambino è il seno che nutre, in quanto è tutto ciò che il bambino desidera.

Un atteggiamento troppo ansioso da parte della madre nei confronti del bambino accresce l'ansia anche in lui.

La frustrazione in realtà può consentire uno stimolo per l'adattamento al mondo esterno: se dopo la
frustrazione si ha la grati cazione, il neonato ha l'impressione di aver superato l'angoscia.
I desideri insoddisfatti del neonato invece contribuiscono a sviluppare l'attività creativa.

Un bambino che possiede una grande capacità di amore stabilisce un rapporto ben radicato con l'oggetto
buono e è in grado di superare quegli stati di invidia, di odio e di dolore temporanei.

Il bambino può provare godimento completo solo se la sua capacità di amare è sviluppata.

ANNA FREUD

Il termine difesa, poi sostituito col termine rimozione, serve a descrivere la lotta dell'io contro idee o a etti
dolorosi insopportabili. Dopodiché Freud tornò al termine difesa, dato che la rimozione viene considerata solo
un particolare metodo di difesa, che consiste nell'escludere dall'io cosciente una rappresentazione o un a etto.
I metodi di difesa sono dieci e compito dell'analista è quello di comprendere no a che punto questi metodi sono
e caci nei processi di resistenza dell'io.

Angoscia durante la pubertà

Periodo importante della vita durante l'aumento della libido: certe tendenze dell'io si delineano più chiaramente
e possono arrivare a produrre una deformazione morbosa del carattere.
Tra i vari atteggiamenti ve ne sono due in particolare: ascetismo (conquista della perfezione) e intellettualismo.

Ascetismo: la s ducia dell'adolescente nei confronti degli istinti può essere pericolosa per il futuro, in
particolare quando la rinuncia viene estesa a cose innocue e necessarie (per esempio coprirsi dal freddo).
Invece al ri uto degli istinti da parte dell'adolescente non segue alcuna soddisfazione sostitutiva l'adolescente si
concede tutto quello che prima aveva considerato proibito.

DANIEL STERN

Quali sono i processi che permettono agli altri di sapere che ciò che proviamo noi è molto simile a ciò che
provano loro?
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Concetto di imitazione: la madre imita le espressioni del bambino, il bambino se ne accorge. Ma non è detto che
la madre provi lo stesso stato d'animo del bambino. Quindi l'imitazione non basta a garantire uno scambio
intersoggettivo degli a etti.

Servono in realtà alcuni processi: la madre deve comprendere i sentimenti del bambino; la madre deve
presentare un comportamento che non sia l'esatta imitazione del comportamento del bambino.
Il bambino deve essere capace di rendersi conto che non si tratta solo di imitazione del suo comportamento,
ma che esiste un rapporto con la sua esperienza a ettiva originaria.→ chiamato sintonizzazione degli a etti.

Acquisizione del linguaggio

Il signi cato, inteso come legame tra conoscenza del mondo e le parole è un qualcosa che deve essere
concordato tra genitore e glio. Questi signi cati crescono, si sviluppano e sono oggetto di contesa nella
relazione tra due persone: sono quindi di proprietà nostra. L'acquisizione del linguaggio è un fattore potente per
la promozione dell'unione e dell'essere insieme, ma anche per la individuazione e separazione.

L'avvento del linguaggio signi ca pensare in termini di persone che agiscono come soggetti dotati di intenzioni e
scopi che si manifestano in una sequenza causale con un inizio, una parte intermedia e una ne.

HEIZ KOHUT

Analisi e ettuata su alcuni pazienti: so rivano di disturbo narcisistico della personalità.


Al centro del disturbo si trova un sé indebolito, e questa debolezza venne concettualizzata come insu cienza di
investimento libidico. L'intensa aggressività che si incontra nei disturbi narcisistici della personalità venne
riconosciuta come la risposta di un sé vulnerabile a una varietà di traumi. → introduzione del concetto di
oggetto sé: due tipi di oggetti sé:

•quelli che esprimono e confermano il senso innato di grandezza e perfezione del bambino. •quelli che il
bambino può ammirare, confondendoli come immagini di calma.

Possiamo a ermare che, a seconda della qualità delle interazioni tra il sé e i suoi oggetti sé, il sé emergerà come
una struttura solida e sana oppure più o meno gravemente danneggiata. Importanti fallimenti nel tentativo di
raggiungere vigore, armonia, costituiscono un disturbo del sé.

È di cile stabilire a che età si sviluppa il sé nel neonato: la sopravvivenza psicologica richiede un ambiente
preciso, ovvero deve esserci la presenza di oggetti sé.

PETER FONAGY, MARY TARGET

Nello sviluppo del sé sono coinvolti processi sociali speci ci, che aumentano negli individui con attaccamento
sicuro. Le modalità che incontrano questi criteri sono tre:

1. Quella del far nta. Giochi in cui si e ettuano simulazioni di personaggi, dove viene mostrata capacità di
mentalizzazione.

In questi giochi l'adulto assume la posizione mentale del bambino e gliela ripropone in relazione a un terzo.
oggetto. I bambini che hanno vissuto un attaccamento sicuro sembrano coinvolgersi più facilmente in attività
che presuppongono un grado di ducia.

2. Quella del parlare. I bambini, le cui madri davano spiegazioni sulle proprie emozioni, mostravano nei
successivi mesi una comprensione aumentata delle emozioni. Le spiegazioni materne svolgono un ruolo
facilitante per lo sviluppo della funzione ri essiva del bambino.
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3. Interazione con il gruppo dei pari. Tendenza del genitore a trattare i gesti spontanei del bambino come se
fossero comunicazioni intenzionali; porta il bambino a vedersi come soggetto intenzionale e a iniziare a
comunicare intenzionalmente.

Ri essività genitoriale

Un caregiver sensibile sa creare un collegamento tra realtà sica e un'attenzione rivolta al mondo interno, in
modo che il bambino sappia riconoscere le situazioni tra esperienza interna ed esterna. Il bambino può arrivare
alla conclusione che la reazione del caregiver verso di lui è razionale.

In modo inconscio, il caregiver attribuisce uno stato mentale al bambino; il bambino lo percepisce e usa questo
fatto nell'elaborazione dei modelli teologici: si tratta di un processo che avviene di routine durante la prima
infanzia.

L'attaccamento sicuro fornisce la base psicologica per l'acquisizione della comprensione della mente.

CAPITOLO 2- COMUNICARE IN FAMIGLIA

Comunicare in famiglia è vivere.


Concetto di famiglia molto importante: luogo dell'origine da cui molti esseri umani partono per il loro viaggio
della vita.

Al termine dell'esistenza, quanto si comprende dell'infanzia?

Quando da adulti vogliamo lo sguardo al passato, risulta molto spesso chiaro ciò che mai era stato compreso. Il
ricordo e la memoria sono i mezzi attraverso cui la vita familiare si radica in ogni soggetto.

Il primo punto di partenza per essere genitori responsabili è quello di volgere uno sguardo al passato, riattivare
le memorie infantili la relazione interpersonale infatti, si nutre di una comunicazione intrapersonale di sé con sé
stessi. Comprendere il senso delle cose, signi ca tornare indietro al passato e cominciare da li a capire il senso
del mondo. Tornare indietro nel passato è il primo passo per capire l'arte dell'educare.

La condizione genitoriale permette di ri-immergersi in una relazione familiare, comunque già vissuta, dove le
esperienze passate acquistano una valenza educativa per il presente, se vissute con il senso della mindfulness.
Per riacquisire il senso della storia personale è necessario imparare a comunicare con sé stessi.

Comunicazione e conversazione familiare

La conversazione è lo strumento della comunicazione attraverso il quale i soggetti costruiscono le proprie


identità all'interno della famiglia.
Attraverso il parlare in interazione, durante le routine quotidiane, i bambini imparano a comprendere la
partecipazione al dialogo collettivo: parlare in famiglia dona al bambino la chiave per accedere al proprio
pensiero.

I bambini apprendono le regole del linguaggio, formano e modellano i propri modi comportamentali; questo
passaggio permette l'inculturazione del bambino nella propria comunità di appartenenza. Il bambino di fatto
appartiene alla comunità per la condivisione delle regole e si integra in comunità negoziando continuamente la
propria presenza a livello di contenuto, cioè di parola.

Nella comunicazione familiare sono fondamentali due aspetti: la contingenza e la congruenza.


Creare come genitori congruenti e contingenti signi ca sapere che il qui e ora riveste un aspetto importante del
comunicare.

Alcune regole per la comunicazione familiare


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Prendersi cura della propria genitorialità vuol dire essere consapevoli che attraverso la conversazione familiare
i propri comportamenti diventano anche quelli dei gli.
La madre ha una funzione di rispecchiamento nei confronti del glio, ne ristruttura la mente e il comportamento.
Winnicott : "madre su cientemente buona", ripreso da Bettelheim: la madre su cientemente buona da forma a
se stessa nella relazione con il proprio glio e con l'ambiente circostante.

I genitori devono farsi carico dello sviluppo del bambino costituendo un ambiente a ettivo dal quale il bambino
può gradualmente imparare a condividere emozioni e sentimenti. Avere cura della relazione genitoriale implica
avere accesso alle profondità della propria anima: si tratta di imparare ad ascoltare sé stessi per imparare ad
ascoltare l'altro.
Possibili linee guida per la costruzione del legame genitoriale:
1. l'empatia sarebbe il primo tracciato. L'empatia è il movimento attraverso cui le emozioni hanno una parte
attiva nella conoscenza, e in particolare nella conoscenza dell'altro.

2. Il secondo tracciato è costituito dalla capacità di ascoltare: l'ascolto è il mezzo per dare senso alla vita con gli
altri.

3. Il terzo tracciato è costituito dalla capacità di porgere la parola: conversare vuol dire prima ascoltare e poi
dialogare.

4. Il quarto tracciato consiste nella capacità di attivare l'attenzione motivata verso l'altro (capacità di ri-
apprendere un qualcosa).

5. Il quinto percorso è costituito dalla capacità di essere una guida morale ed etica consapevole.

JOHN BOWLBY

Uno dei più importanti scienziati che ha agito nel campo dell'infanzia. Ha interpretato la centralità del concetto
di legame per la vita dell'uomo. Al centro della ri essione di Bowlby c'è la ricerca del signi cato della relazione
fra la madre e il bambino.

Aver cura dei bambini

In niti studi attestano che gli adolescenti e i giovani adulti felici e duciosi di sé stessi sono il prodotto di famiglie
stabili in cui entrambi i genitori forniscono ai propri gli una grande quantità di tempo e attenzioni: occuparsi dei
bambini non è lavoro di una persona singola.

Il legame del bambino verso la madre possiamo considerarlo come il risultato di una serie di comportamenti
che nell'ambiente normale si sviluppa durante i primi mesi di vita e ha l'e etto di mantenere il bambino in
prossimità con la gura materna.

Alla ne del primo anno di vita il comportamento si attiva in certe circostanze e cessa quando se ne veri cano
altre: per esempio un comportamento di attaccamento da parte del bambino viene attivato soprattutto dal
dolore.

Il comportamento di attaccamento non è limitato solo ai bambini; lo possiamo osservare anche in adolescenti
sotto stress.

In ne esistono prove del fatto che l'attaccamento che un individuo ha dipende dal tipo di esperienza che ha
avuto nella sua famiglia di origine.

Inizio dell'interazione madre bambino

L'interazione tra madre e bambino ha inizio subito dopo la nascita del glio: dal momento della nascita
l'attenzione della madre si rivolge al bambino.
Quando una madre e un bambino sono faccia a faccia si veri cano fasi di interazione sociale; ogni fase di
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interazione comincia con scambio di espressioni facciali o vocalizzi. Durante questi cicli è probabile che il
bambino sia attivo con la madre.

I piccoli dell'uomo sono pre-programmati per svilupparsi in modo socialmente cooperativo, che poi lo facciano
o meno dipende da come vengono trattati→ La caratteristica più importante dell'essere genitori è l'essere in
grado di fornire una base sicura da cui un bambino possa partire per a acciarsi al mondo esterno.

BRUNO BETTELHEIM

Esplorare l'infanzia da adulti: solo ripercorrendo il nostro passato è possibile riconoscere veramente le nostre
esperienze infantili e scoprirne il signi cato.
La conoscenza di questi eventi farà sì che si modi chi il nostro atteggiamento verso le nostre esperienze e
verso quelle dei nostri gli. La maggiore conoscenza di noi stessi ci permette di comprendere meglio i nostri gli.

Il neonato vive il genitore come colui che può dare tutto o negare: questa ambivalenza viene così incorporata
nell'inconscio. Comprendere l'origine infantile della nostra ambivalenza ci può aiutare a capire meglio i nostri
gli quando ci troviamo di fronte alle loro manifestazioni di ambivalenza nei nostri confronti. Quanto più un
genitore riesce ad accettare i sentimenti ambivalenti del glio, meno di cile sarà per loro mantenere sotto
controllo la propria ambivalenza.

Quasi tutti noi ci rendiamo conto di avere acquisito molte delle qualità che ci piacciono dei nostri genitori,
mentre non siamo consapevoli di avere interiorizzato anche i loro aspetti negativi.

Ce ne accorgiamo solo quando ci ritroviamo a comportarci con i nostri gli nello stesso modo in cui si
comportavano i nostri genitori con noi : nelle manifestazioni positive siamo pienamente noi stessi, dato che non
essendovi motivo di rimuoverle, esse non sono state messe nell'inconscio.

Le identi cazioni negative invece non sono state rimosse, e quindi sono rimaste immutate.

DONALD WINNICOTT

La famiglia e la maturità emotiva: può l'individuo conseguire la maturità emotiva altrove che nell'ambito della
famiglia?

L'uomo ha bisogno di continui cerchi sempre più ampi per il proprio sviluppo. Nel corso del suo sviluppo
emotivo l'individuo si muove dalla dipendenza verso l'indipendenza e in condizioni di sanità conserva la
capacità di spostarsi di qua e di là l'una dall'altra. Questo processo si complica dell'alternarsi di s de e di tironi
dalla s da alla dipendenza. Quando tutto si svolge bene, l'individuo è in grado di tornare a casa. Se il bambino
non ha un appoggio da parte della famiglia, sarà per lui di cile risolvere con itti in questo muoversi tra il dentro
e il fuori.

Esistono due tendenze:


1. Tendenza dell'individuo ad allontanarsi dalla madre, o dal genitore, e ad ogni passo

conquistare maggiore libertà.

2. Tendenza che consiste nel bisogno di essere capaci di ricostituire il rapporto col padre o madre.

Sono dunque due le caratteristiche con cui la famiglia contribuisce alla maturità dell'individuo: una consiste
nell'opportunità di usufruire della dipendenza, e l'altro nell'opportunità di staccarsi dai genitori.

EUGENIA SCABINI

Famiglia: unione durevole, socialmente approvata, di un uomo e di una donna e dei loro gli: secondo questa
prospettiva la famiglia è una forma sociale primaria: assolve alcune funzioni come quella sessuale, riproduttiva,
educativa ed economica.
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La speci cità della famiglia consiste nel fatto che essa è un'organizzazione di relazioni primarie fondata sulla
di erenza di gender e di erenza tra generazioni.

La famiglia organizza relazioni, e due sono gli assi relazionali interni alla famiglia: quello coniugale e quello
parentale liale.
La relazione coniugale si basa sulla di erenza di gender;
la relazione parentale liale implica la di erenza di generazione e la responsabilità di quella che precede su
quella che segue.

JOHN BRYNG-HALL

Byng Hall ha lavorato a anco di Bowlby, condividendone la teorizzazione e applicando le idee della teoria
dell'attaccamento alla ri essione sulla pratica terapeutica familiare.

La sicurezza nella famiglia:

Le gure di attaccamento vengono usate nel corso della vita intera: le nuove relazioni di attaccamento si creano
con altri adulti, come i partner sessuali, i coniugi o gli amici. La consapevolezza che qualcuno è disponibile e
partecipe è fondamentale per l'uso di una base sicura a ogni età.

La famiglia come una base sicura

Base familiare sicura: fornisce una rete a dabile di relazioni di attaccamento che consentono ai gli di sentirsi
sicuri da spingersi ad esplorare le relazioni che vi sono tra di loro e quelle che hanno instaurato all'esterno della
famiglia.

Varie situazioni familiari possono costituire una minaccia per la capacità della famiglia di fornire una base sicura
ai suoi componenti:

- Paura di perdere una gura di attaccamento: la rottura di una relazione genitoriale rappresenta la fonte più
comune di perdita di una gura di attaccamento.

-Catturare la gura di attaccamento: è il caso del bambino quando si aggrappa a un genitore e impedisce a
chiunque altro di accedere a lui.

-Rivolgersi a una gura di attaccamento inadeguata: quando una gura di attaccamento adeguata non è
disponibile, una persona può rivolgersi a un membro ella famiglia non adatto a questo ruolo. (per esempio
quando un genitore, invece che rivolgersi al coniuge, si rivolge ai gli).

-Con itti entro le relazioni: per esempio il maltrattamento, dove la gura di attaccamento diventa la fonte del
pericolo, rimanendo tuttavia la gura a cui il bambino si rivolge per essere protetto.

GIACOMO CIVES

Pedagogia familiare: utile per risolvere problemi di crisi familiare.

1. Parlando di pedagogia della famiglia crediamo che si debba promuovere la consapevolezza della di coltà del
rapporto familiare.

2. La realizzazione di una famiglia capace di rispettare ed aiutare a sviluppare le potenzialità di tutti i suoi
membri.

Il soggetto occorrente per una costruzione familiare è un individuo maturo.

3. L'educazione familiare ha una sua speci cità sulla formazione di creative e aperte personalità democratiche.
Quel che occorre è ducia nell'altro membro della famiglia (soprattutto il bambino), collaborazione con lui.
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Non ci devono essere allora sospetti, imposizioni e divieti ma assistenza a vivere insieme.

Un genitore quasi perfetto, Bruno Bettelheim: fornisce una convincente linea guida di comportamento.
Il rapporto familiare è un rapporto coeducativo, senza disponibilità amorevole a rinnovarci insieme agli altri
membri della famiglia, la prospettiva del nucleo familiare è oscura.

CAPITOLO 3- GLI ANNI DELLA SCUOLA: MEDIA E FORMAZIONE

Alla ricerca dell’identità: media e pensiero critico.

Se è vero che le relazioni si plasmano nel legame primario, è altrettanto vero che l'ambiente costituito dai media
con i quali ogni soggetto entra in contatto in uisce in modo determinante su modelli di comportamento.
I mezzi di comunicazione non solo condizionano l'esistenza,ma, a causa della loro onnipresenza determinano la
nostra stessa essenzialità.

La comunicazione è dentro il processo formativo di ogni soggetto/individuo/persona, ne orienta la vita.

La ri essione pedagogica riguarda come il mezzo ha modellato e modi cato, e come continua a farlo, le
coscienze, le forme dell'uomo e della vita.

La domanda è: di quale problema questa tecnologia è la soluzione?

Postman risponde così: ci sono tecnologie utilizzate (inventate) per risolvere problemi che nessuna persona
normale giudicherebbe importanti sono semplicemente un modo per celebrare il nostro stesso genio
tecnologico e un modo per ottenere maggiore velocità.

Insegnare a comunicare

E' importante che i bambini e gli adolescenti possano accedere ad una formazione ai media che conceda loro
gli strumenti per fruire della tecnologia essendone sapienti gestori insieme di studi sotto il nome di Media
Education. Questa Media Education si pone a cavallo tra le scienze dell'educazione e le scienze della
comunicazione. Essa è il processo di insegnamento e apprendimento centrato sui media.

La scuola deve saper insegnare con e nei media, deve saper consegnare una sagacia critica che permetta ad
ogni studente di orientarsi, valutare e valutarsi fra i mezzi di comunicazione nuovi e di antica data. La scuola può
accogliere e educare questi processi di formazione della mente studiando i testi, i linguaggi, entrando dentro la
vita dei media.

In famiglia i metodi di insegnamento invece sono l'ascolto e il dialogo, che devono creare percorsi di educazione
all'altro, che i mezzi da soli non possono costruire.
II rapporto tra genitorialità e media deve ancora essere del tutto costruito; purtroppo stiamo assistendo al
sorpasso che le giovani generazioni hanno compiuto nei confronti dei propri genitori: inversioni dei ruoli.

I media e il loro uso oltre la soglia rappresentano il futuro, ma non è un futuro quotidiano da vivere realmente,
per questo è necessario a acciarsi alle emozioni, è importante diventare adulti in ascolto.
L'ascolto crea un legame, crea una relazione, crea la libertà che, attualmente, è preclusa ai bambini che non
sanno più giocare, agli adolescenti che non sanno più sperare.

Ascoltare signi ca:

1- fare silenzio, da cui si impara ad ascoltare le emozioni.


2-far spazio alla di erenza: ognuno è diverso dall'altro: apprendere le di erenze vuol dire iniziare a capire i nostri
comportamenti, i nostri dolori, ma anche le nostre gioie.

Ascoltare signi ca impararsi a capire.


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L'ascolto è una dimensione della vita diversa da quella che ogni adolescente è abituato a vivere a scuola o in
famiglia.
Come è possibile l'educazione alla verità?

Gli adolescenti costruiscono i propri sé a partire dalle esperienze familiari primarie, ma tali esperienze sono
trasformate, nell'adolescenza, alla luce di nuovi vissuti. La scuola è un luogo che potrebbe educare alle
emozioni: il ruolo dei docenti è centrale.

FRANCO CAMBI

Etica e professionalità docente:

L'etica pubblica ha una complessa articolazione: va dall'etica del lavoro all'etica delle varie professioni.
Tra queste etiche professionali in primo piano c'è quella dell'insegnante, dato che esso svolge l'azione di
formatore nelle società moderne.

Occorre fare due distinzioni tra etica parentale e etica burocratica: la prima è più emotiva, la seconda non tiene
conto dei soggetti e guarda le funzioni e il funzionamento del sistema. La prima è troppo calda, la seconda
troppo fredda: quella dell'insegnante sta in mezzo.

L'insegnante trasmette e valuta, orienta, sostiene l'allievo; inoltre si trova dentro una micro-comunità (la classe)
e partecipa ai suoi progetti, in ne progetta e crea itinerari teorici e pratici. Prima di tutto reclama un'etica
dell'impegno: assumere su di sé un compito, formare e partecipare attivamente a un processo che coinvolge il
docente. In secondo luogo c'è bisogno di un'etica della responsabilità, quindi e ciente e controllabile. Poi c'è
l'etica della comunicazione, che verte sull'ascolto, sul dialogo e sulla conversazione. L'etica dell'insegnante si
colloca al punto di unione di queste tre forme etiche.

L'idea di un codice di regole per l'insegnamento si è fatta più pregnante nell'ultimo periodo: insegnare secondo
verità, formare alla libertà, capire l'individualità degli alunni, mettersi sempre a disposizione, valorizzare il
dialogo, farsi mediatore razionale, mostrare sempre la cultura come valore.

MARIAGRAZIA CONTINI

Il dovere primario dei docenti è quello di educare i soggetti a progettare la loro esistenza. Se non decidiamo noi
stessi di prendere in mano la nostra vita, lo farà qualcun altro per noi, specialmente quando si è adolescenti, e
quindi insicuri della nostra identità.
Per questo è necessario in questo periodo della vita valorizzare il momento della progettazione esistenziale.
Gli adolescenti possono confrontarsi con adulti disponibili a guardarli con occhi diversi. Gli adulti devono essere
curiosi e interessati a porsi nei loro confronti.
Gli adolescenti hanno bisogno infatti di uno sguardo su di sé, perché non sanno bene chi sono, e chi più degli
educatori dovrebbe essere in grado di svolgere tutto ciò?

Sherry Turkle

Crisi di identità Tutto ciò che conta oggi è la capacità di adattamento e di cambiamento nei confronti di nuove
professioni e carriere.

Negli ambienti virtuali si gioca esplicitamente ai ruoli, oppure si costruiscono varie identità online.

UMBERTO GALIMBERTI

Il disinteresse della scuola

La scuola ha a che fare con l'adolescenza, dove l'identità si trova nella drammaticità di non sapere chi si è e
paura di non riuscire ad essere ciò che si sogna.
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Per la formazione del concetto di sé occorre parlare dell'autostima e dell'auto accettazione. Queste due sono
tenute alla scuola poco in considerazione: l'autostima dello studente è scambiata spesso per presunzione, e
l'auto accettazione come un esplicito riconoscimento da parte dello studente di non valere un granché.

È impossibile istruire se prima non si è costruita un'identità. L'identità infatti si costruisce a partire dal
riconoscimento dell'altro. L'adolescenza è promossa dal desiderio, ma il desiderio è spesso in con itto con la
realtà: qui sono possibili gli atteggiamenti di rimozione della realtà con rifugio in un mondo sognato, o la
frustrazione che annulla l'identità.

Il processo di rimozione è noto ai professori come distrazione.

In questo scontro fra realtà e desiderio può scattare la frustrazione, che è utilissima per crescere, ma che va
dosata: un eccesso di frustrazione infatti sposta altrove la ricerca di riconoscimento senza il quale non si
costruisce alcuna identità questo spostamento è noto agli adolescenti come divertimento.

Alla base della demotivazione scolastica c'è l'oggettivazione, che porta gli insegnanti a giudicare i loro studenti
in base al pro tto, dove a sommarsi sono voti e nozioni, mentre vengono espulse la creatività, le emozioni etc. È
importante dare apprendimento con grati cazione emotiva.

Tutti questi problemi della scuola possono risolversi con la formazione: la mancanza di formazione personale
porta gli adolescenti a lasciar scorrere la propria vita in terza persona senza esserne coinvolti.

DANIEL PENNAC

Testo che parla di un ragazzo con grandi problematiche di apprendimento scolastico e svolgimento di qualsiasi
altra attività, era ritenuto pigro e non portava mai buoni risultati. Con molto sforzo è riuscito a laurearsi e a
diventare insegnante di ragazzi con varie problematiche, peggiori o migliori di quelle che aveva lui a scuola: a
questi ragazzi doveva reinsegnare a leggere e scrivere.

L'insegnante sostiene che sia fondamentale trattare i propri studenti con gentilezza e far capire loro che
determinate regole esistono e vanno rispettate, ma che mai e poi mai sarebbero stati abbandonati nel loro
percorso scolastico.

Simone Weil

Lettere tra una docente e le studentesse: l'insegnante invita le ragazze a una profonda ri essione di sé stesse. In
una lettera la docente sostiene che i giovani non debbano rinunciare alle proprie idee, che è necessario avere
uno spirito critico e che non dobbiamo lasciarci in uenzare dalla società, ma avere un nostro pensiero.

Fa capire anche che la realtà della vita non si basa solo sulle sensazioni, dato che coloro che vivono di
sensazioni sono niente in confronto a coloro che lavorano e che hanno creatività in sé. Dobbiamo essere in
grado di reagire all'ambiente esterno e interessarsi al proprio lavoro scolastico, che è necessario per formarsi
sotto tutti gli aspetti che serviranno nell'arco della vita.

QUARTO CAPITOLO - COMUNICARE PER FORMARSI: AVER CURA DI SÉ

La formazione e il dialogo Come a erma Stern, la vita dovrebbe essere vissuta nella profondità del momento
presente e dovremmo riuscire a sentire che la nostra vita è composta da una serie di questi attimi intensi.
Siegel a erma che dovremmo raggiungere la pienezza della nostra vita attraverso la dimensione della
mindfulness, che consiste nella pienezza dell'attimo fuggente, della consapevolezza del qui e ora.

•La consapevolezza mindful in uenza il modo di essere e di vivere, ci rende partecipi delle esperienze del
mondo interno.

Il modo in cui porgiamo attenzione al momento presente può in uenzare direttamente il funzionamento del
corpo e della mente e può incidere, con un apporto bene co, sulle relazioni interpersonali.
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• La mindfulness ci rende consapevoli, e ri ettendo sulla mente abbiamo possibilità di fare delle scelte.

• Non è mai da soli che cambiamo, ma sempre con l'altro, con l'interlocutore, che possiamo raggiungere un
nuovo stato.

• La mindfulness può essere insegnata, ma è necessario un percorso educativo che si snodi alla famiglia, alla
scuola e per impararla è necessario un dialogo interpersonale.

•La mindfulness è opera del singolo, quindi ha una valenza soggettiva, ma la propria e cacia deriva dal
rapporto con l'altro.

•Le qualità della mindfulness sono la curiosità, l'apertura, l'accettazione e l'amore.

La cura di sé

La cura non è solo cura medica; la cura, soprattutto nell'antichità, era in stretta connessione con l'anima, ed era
nalizzata alla vita buona e ben condotta.

La cura è la cura della relazione interpersonale, del legame di attaccamento, ma anche del rapporto
intersoggettivo di tipo educativo: la cura permea ogni livello della formazione umana dell'uomo.

Un autore che ha messo a fuoco la dimensione della cura di sé è Pierre Hadot: dimostrò che gli esercizi spirituali
sono arrivati no a noi e sono stati divulgati come pratiche della cura di

sé. Il termine esercizio spirituale deriva dal greco askesis: essi riguardavano una conversione del corpo, della
mente e delle emozioni.

Quali sono gli esercizi che permettono all'uomo di elevarsi tramite la pratica della cura di sé?

Ci sono alcune pratiche che la pedagogia italiana ha contribuito a di ondere: tra queste c'è l'ascolto, la lettura,
la scrittura e il dialogo.

Hadot a erma che gli esercizi possono essere distinti in tre gruppi:

•il primo, che contiene l'attenzione, la meditazione e il ricordo;


•il secondo, composto da esercizi di carattere intellettuale (ascolto, lettura, scrittura);
•il terzo composto da esercizi più attivi sul sé (compimento dei doveri etc.). Tutto ciò non corrisponde
esclusivamente alla cura di noi stessi, ma ad una apertura nuova al mondo attraverso l'altro.

Tronto propone un modello della cura che può essere applicato a contesti di vita diversi: la cura non riguarda
solamente ciò che facciamo, ma anche come lo facciamo.

La cura riguarda le relazioni che ogni essere umano intrattiene coi propri simili. Tronto propone di analizzare il
processo della cura in quattro fasi:

1. L'interessarsi a: comporta il riconoscimento del bisogno di cura e la capacità di comprendere che la cura è
necessaria.

2. Il prendersi cura di: l'assunzione di responsabilità nei confronti del destinatario della cura.

3. Il prestare cura: comporta che i bisogni di cura siano e ettivamente soddisfatti.

4. Il ricevere cura: il destinatario della cura deve partecipare al processo in maniera attiva.

Come possiamo occuparci del bisogno degli altri, se non siamo attenti al riconoscimento degli stati di indigenza
morale, materiale, psichica e a ettiva?
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Secondo Stein si ha un costrutto empatico:

1. Esercizio continuato dell'attenzione: ci indica il modo in cui dobbiamo avvicinarci al mondo. L'attenzione è la
sospensione del pensiero, la concentrazione esterna. Non la si impara una volta per tutte, ma la si esercita in
vari passaggi: essa è trasformazione piena dell'uomo.

L'attenzione è la mindfulness del soggetto contemporaneo, essa implica la condivisione degli stati a ettivi: una
madre riconosce il pianto del proprio glio, l'educatore percepisce l'atteggiamento del bambino che so re.
Senza un'attenzione ben indirizzata. Non sarà facile accorgersi degli stati mutevoli dei nostri interlocutori.

2. Memoria: implica la consapevolezza dei propri stati mentali, il ricordo del proprio passato che ha educato
però il soggetto del presente. Siamo ciò che siamo a causa e per gli eventi e esperienze vissute.

3. Reattività, la responsività, l'autoregolazione: è l'insieme dei tre passaggi che permette, ai soggetti che si
trovano a relazionarsi, di provare una nuova esperienza di sentire e permette di arricchire il sapere sul mondo e
la conoscenza personale.

L'empatia strutturata in questo modo fu studiata da Edith Steink: si tratta di interessarsi all'altro, di fare
attenzione agli aspetti del qui e dell'ora, di avere la capacità di capire che l'apertura al mondo dell'altro implica
un arricchimento di conoscenza personale.

MARTIN BUBER

Sono tre le sfere in cui si instaura il mondo della relazione:

• La vita con la natura: la relazione oscilla nel buio, al di sotto della parola.

•La vita con gli uomini: la relazione è manifesta in forma di parola.

•La vita con le essenze spirituali: la relazione è avvolta nelle nubi, ma capace di mostrarsi, creatrice di parola.
Non usiamo alcun tu e tuttavia ci sentiamo chiamati.

In ogni sfera, lanciamo uno sguardo al margine del Tu eterno. Il tu mi incontra e entro con lui in una relazione
immediata. Solo con l'intero essere si può dire la parola fondamentale io-tu: fusione dell'io con il tu.

Inizialmente si crea una relazione: le relazioni dell'esperienza vissuta realizzano nel tu che incontrano il tu innato.
Il tu innato produce molto presto i suoi e etti nell'istinto del contatto. L'evoluzione dell'anima nel bambino è
congiunta all'evoluzione del desiderio del tu, soddisfatto o deluso.

L'uomo diventa io a contatto con il tu e ciò che sta di fronte viene e si dilegua. Esiste un rapporto io tu che non
può dispiegarsi a piena mutualità: il rapporto dell'educatore nei confronti del suo alunno. Il maestro deve vedere
in lui quella particolare persona, nella sua potenzialità, ma ci riesce soltanto se lo incontra come compagno in
una situazione bipolare. La particolare relazione educativa non potrebbe avere luogo se l'educando esercitasse
a sua volta la ricomprensione nei confronti del docente, e quindi facesse esperienza della parte dell'educatore.

Romano Guardini

La gioia nel cuore

La gioia vive nell'intimo, è profondamente radicata. Dobbiamo accettarla quando viene e avvertire la sua
mancanza quando se n'è andata. Ciascuno la può possedere, qualunque sia la sua natura.

Essa non proviene dalla ricchezza o da una vita comoda, anche se da tutto questo può essere in uenzata; viene
piuttosto dalle cose nobili, come il lavoro intenso, da una parola gentile etc.
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Come si apre la strada alla gioia? Se dobbiamo fare qualcosa, dobbiamo essere volenterosi nel farla, non
svolgerla a malincuore o perché siamo obbligati a farla.

Quando un uomo è abbattuto, il corpo si accascia. La gioia invece ci dà un comportamento energico: quando
siamo abbattuti dobbiamo tenerci eretti, dentro e fuori. I nemici della gioia, di cui non fa parte il dolore, che anzi,
rende forti e profondi, sono il malumore e la malinconia. Il malumore deriva dalle piccole seccature quotidiane.
La malinconia se si presenta dobbiamo subito spazzarla via.

EDITH STEIN

L'atteggiamento da cui partiamo è la fenomenologia, il cui scopo è la chiari cazione di ogni conoscenza.
La fenomenologia della percezione non si limita a fornire una descrizione delle singole percezioni, ma intende
spingere l'indagine su che cosa sia una percezione di sé nella sua essenza.

Descrizione dell'empatia comparata con altri atti:

Il modo migliore per capire l'empatia è quello di confrontarla con altri atti della coscienza pura.
L'empatia è un atto che è originario in quanto vissuto presente, mentre non è originario per il suo contenuto.

Questo contenuto è un vissuto che come tale può attuarsi in molti modi: nell'istante in cui il vissuto emerge
improvvisamente davanti a me, l'ho davanti come Oggetto.
Soltanto dopo la chiari cazione cui si è pervenuti il vissuto stesso torna di nuovo dinanzi a me come oggetto. Il
soggetto del vissuto empatizzato non è lo stesso che compie l'atto del empatizzare, ma un altro, dal momento
che i due soggetti sono reciprocamente separati.

Maria Zambrano

La loso a è il cammino della vita.


La verità è l'alimento della vita, che non la divora ma la tiene in alto, ssandola nel tempo. L'essere consapevoli
che nel tempo in cui viviamo si porta alla luce una verità, ci conforta e ci aiuta a sopportare l'angoscia di passare
con esso.
Aggrappandoci alla verità, sentiamo che il nostro tempo non passa, o almeno che non passa invano, è
necessario che nella vita ci sia un percorso, e questo percorso corrisponde alla verità.
Ciò che fa la loso a è mostrarci tale percorso, rivelandosi quindi una guida per il cammino della nostra vita.

La vita delle metafore: La loso a più pura si è sviluppata nello spazio tracciato da una metafora.

Una delle mancanze più tristi del tempo attuale è quella di metafore vive e attive, che rimangono nelle anime
delle persone e lasciano un segno nella loro vita.

La visione del cuore: Una metafora fa riferimento a una certa forma di vita e di conoscenza: si tratta di una
metafora in cui la luce gioca un ruolo importante: il cuore.

Esso è la luce che illumina il nostro cammino, permettendoci di uscire da di coltà impossibili.
La prima cosa che avvertiamo nella vita del cuore è la sua condizione di oscura cavità: infatti è il simbolo delle
viscere della vita.

Il cuore è sede dell'intimità, anche perché rimane nascosto e non emerge, unendo il suo lavoro a quello delle
viscere, che scandiscono il tempo.

Pierre Hadot

Imparare a vivere:
Per tutte le scuole la principale causa di so erenza è costituita dalle passioni; in primo luogo la loso a appare
come una terapia per queste passioni.
Gli esercizi spirituali avranno lo scopo di realizzare la trasformazione dell'individuo.
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La loso a educherà dunque l'uomo a nché non cerchi di conseguire il bene che può ottenere e a nché non
cerchi di conseguire il male che può evitare.
Questo bene e questo male devono dipendere unicamente dalla libertà dell'uomo; dunque il resto ci deve
essere indi erente e dobbiamo accettarlo tutti intero in quanto è voluto dal destino.

L'attenzione al momento presente è il segreto degli esercizi spirituali: libera dalla passione, facilita la vigilanza
concentrandole sul momento presente, in ne apre la nostra coscienza alla coscienza cosmica rendendoci attivi
al valore di ogni istante.
Si tratta di impregnarsi della regola di vita applicandola con il pensiero alle diverse circostanze della vita.

Ma qui si introduce l'esercizio della memorizzazione e meditazione della vita: questo esercizio di meditazione
permetterà di essere pronti nel momento in cui sorgerà una circostanza inattesa o qualche di coltà della vita.
Questo esercizio della meditazione chiede di essere alimentato: così incontriamo gli esercizi intellettuali, tra cui
l'ascolto, la lettura e la ricerca. In ne vengono gli esercizi pratici, per esempio l'essere indi erenti alle cose
indi erenti o avere la padronanza di sé.

La relazione educativa

Il tema delle relazioni interpersonali è stato trattato in svariati settori, come la loso a, la sociologia e la
psicologia.
Prima di parlare di relazioni interpersonali è importante chiarire il termine relazione: la relazione è una
categoria portante del novecento e parlare di essa signi ca sondare uno dei principali temi pedagogici.

La relazione è un tema importante nella sica, con Heisenberg, negli studi etologici di Harlow e Lorentz, in
campo economico e nella loso a del novecento.
Soprattutto nell'ultimo settore, la relazione è la matrice di riferimento per la nascita di nuovi saperi.

Due termini importanti: • Relazione


•Relazione educativa.

CAMPO FILOSOFICO

•Concetto di relazione secondo Buber: l'uomo non potrebbe vivere senza relazioni.
L'uomo diventa tale e pienamente formato solo se a contatto con il tu; la relazione consente

l'educazione, che consiste nello scambio di idee e opinioni tra due o più individui.
È proprio grazie alla relazione che l'educazione transita da persona a persona, dal padre al glio, dalle madri ai
bambini, all'interno della famiglia.

•Secondo Franco Cambi tutti i tratti attraverso cui l'educazione si manifesta sono caratterizzati dalla presenza
di relazioni educative. In particolare, Cambi individua tre passaggi educativi:

•Rapporto madre-bambino: ----> Jean Piaget


•Interculturazione: ruolo importante per la costruzione educativa soggettiva e sociale. Inculturazione : entrare
a far parte della società in cui si nasce.
È attraverso l'interculturazione che è possibile assistere alle pratiche educative che caratterizzano una società.
•Processi o percorsi apprenditivi: hanno luogo nelle istituzioni formali, come la scuola, o i luoghi dove si svolgono
attività sportive, musicale etc.
Apprendere vuol dire educare la propria mente, ed è un processo educativo e formativo: educativo in quanto si
apprendono discipline, formativo in quanto i corpi e le menti sono educate.
La formazione è l'apice del processo educativo.

>Sempre in campo loso co, secondo Levinas, la relazione con l'altro è fondamentale per il riconoscimento del
sé.
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Termine formazione: La formazione è l'apice e il culmine del processo educativo.
La relazione consente sempre l'educazione e la formazione, perché è proprio nello scambio reciproco che il
passaggio dei saperi avviene.

La formazione però, è il livello più elevato a cui tendere per la costruzione della persona umana.

Non si può parlare di relazione senza evocare il mezzo che la determina, la comunicazione. Senza la
comunicazione non può esserci la relazione e viceversa: esse si trovano in un circolo virtuoso.
L'intersoggettività viene compresa a partire dalla relazione, da cui proviene, ma può essere interpretata
attraverso i modi della comunicazione, che manifestano le qualità della relazione stessa. L'esperienza
intersoggettiva si articola sin dagli esordi della vita (rapporto madre-bambino).

Ma cos'è l'intersoggettività?

È lo studio della relazione interpersonale che ha luogo tra due esseri umani.

L'intersoggettività osserva la relazione interpersonale. La vita del singolo è in stretta connessione con i molti e
l'esperienza umana implica un apprendimento continuo.

Da dove partire per comprendere l'intersoggettività? Il punto di partenza è la relazione con un caregiver, che è
colui che presta cure, che si prende cura dello sviluppo interiore. Il caregiver è la madre o il padre, che si
prendono cura dell'essere umano che necessita di amore e attenzioni.

Le prime indagini sono quelle di Melanie Klein e Anna Freud, che attraverso contesti psicanalitici, si rivolsero
al bambino e alla relazione madre-bambino come soggetti da studiare per migliorarne le condizioni psichiche e
da qui si capì l'importanza della relazione materna e genitoriale per uno sviluppo sano dei bambini.

Dopodiché ci fu la svolta di Bowlby, che ha reso la teoria dell'attaccamento riconosciuta come la teoria in
grado di spiegare la natura del legame madre- bambino. Sempre Bowlby scoprirà che l'allontanamento del
bambino dalla madre può dar luogo a esiti negativi nella crescita infantile. Attaccamento: protezione da agenti
esterni; esso sarà un tratto della personalità del bambino e dell'adulto, dopodiché l'adulto diventerà un
caregiver.

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