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Al di là dell’interpretazione psicanalitica che può essere in parte condivisa o superata, molti studiosi
hanno rilevato l’importanza dell’educazione sfinterica che deve essere affrontata con attenzione e
sensibilità. Un approccio non corretto, infatti, può provocare nel bambino rifiuto, aggressività,
depressione, invadenza o abbandono. Lo sviluppo prosegue poi verso la ricerca di indipendenza.
La Mahler, sempre dal punto di vista psicanalitico, parla del processo che porta gradualmente alla
conoscenza di se stessi e degli altri, parla di:
autismo primario caratterizzato dalla non-differenziazione
di fase simbiotica (dal secondo mese) nella quale appare una larvale consapevolezza che qualcuno
provvede ai propri bisogni
con il trascorrere dei mesi e attraverso un processo di individuazione-separazione si giunge alle fase
della sperimentazione. Il bambino comincia a sperimentare che può essere autonomo; non tutte le
sperimentazioni vanno a buon fine e proprio per questo segue il riavvicinamento. Verso i tre anni il
b.no trova un equilibrio tra la ricerca di autonomia e le richieste di aiuto e questo equilibrio
consolida il senso della propria individualità.
In più di cento anni di riflessioni psicoanalitiche molte indicazioni si sono aggiunte, interessanti
sono ad esempio quelle della Melanine Klein:
• l’io è strutturato fin dalla nascita
• la strutturazione del super-io avviene molto prima
• l’angoscia fondamentale non è la castrazione ma la paura della morte
• dà maggiore importanza all’aggressività piuttosto che alla libido
• ritiene il senso di colpa necessario per stabilire adeguate relazioni con gli altri.
Erik Erikson considera anche le relazioni dell’individuo con l’ambiente; nei primi 18 mesi, la vita
affettiva è definita da un senso di fiducia di fondo, attraverso il superamento del senso di sfiducia.
Compito evolutivo primario è avere fiducia negli altri e in se stessi.
Dai 3 ai 6 anni anche per i cognitivisti c’è il periodo caratterizzato dall’identificazione con i
genitori, con quello dello stesso sesso. (imita i propri genitori)
È interessato a comprendere i vari ruoli; nel gioco simbolico emerge la comprensione dei
ruoli giocati. Con la scuola dell’infanzia si ampliano gli orizzonti e il b.no entra nel mondo
delle regole sociali. Autorità ed obbedienza non sono messe in discussione. A 24 mesi il b.no
guarda con stupore, tenerezza un altro b.no che piange, a 3 anni emette comportamenti di
aiuto e diventa sempre più capace di interpretare i motivi di disagio dei coetanei.
Solitamente i baci e le carezze come manifestazioni d’affetto sono riservati agli adulti, non
tanto ai coetanei. Con l’avanzare dell’età i b.ni sono disposti ad attività associative e
cooperative.
La conoscenza quindi dei modi tipici delle diverse età in cui lo spazio psicologico si va via
via ampliando e articolando è cruciale per instaurare rapporti affettivi. Emerge anche la necessità
di limitare questo spazio (contenere) per consentire in futuro una maggiore ampiezza: si pensi ad
esempio alle abitudini igieniche ed alimentari.
Nel primo anno di vita l’ampliamento nell’ambito psicomotorio, (prensione e
deambulazione), percettivo (discriminazione e riconoscimento) cognitivo e linguistico,
sensoriale (tatto: senso fondamentale perché aiuta la vista a percepire il senso di profondità-
udito; imitazione- vista : graduale scoperta delle proprietà materiali e funzionali degli oggetti).
Il senso di fiducia della figura materna è il prototipo sul quale il b.no tende ad instaurare
altre relazioni. L’intervento quotidiano volto a fornire alimenti sempre nuovi alle attività
motorie, percettive e cognitive crea condizioni ambientali favorevoli per lo sviluppo.