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STEFANIASINESI
LO SVILUPPO FISICO
STEFANIASINESI
MATURAZIONE PRECOCE E TARDIVA
STEFANIASINESI
GIOCO, PAUSE E ATTIVITÀ FISICA
STEFANIASINESI
DIFFERENZE CULTURALI NEL GIOCO
STEFANIASINESI
IL CONTESTO
STEFANIASINESI
IL MODELLO BIOECOLOGICO DELLO
SVILUPPO (BRONFENBRENNER)
STEFANIASINESI
STILI GENITORIALI
STEFANIASINESI
CULTURA E GENITORIALITÀ
STEFANIASINESI
STEFANIASINESI
LO SVILUPPO EMOTIVO ED
AFFETTIVO E I LEGAMI DI
ATTACCAMENTO
ATTACCAMENTO
STEFANIASINESI
EMOZIONI ED INTERAZIONE SOCIALE
Teoria Teoria
STEFANIASINESI
psicanalitica dell‟attaccamento
JOHN BOWLBY
STEFANIASINESI
BOWLBY E FREUD
STEFANIASINESI
KONRAD LORENZ E L’IMPRINTING
Nelle specie animali esiste un periodo
critico in cui i piccoli apprendono e
memorizzano le caratteristiche della
figura allevante.
Oche “prontezza” del piccolo a
seguire il primo oggetto in movimento
(nelle prime 48h di vita)
obiettivo: mantenere la prossimità
con la propria madre, che assicura la
sopravvivenza.
Lorenz: prima figura in movimento
vista dagli anatroccoli anatroccoli
indirizzano a Lorenz le loro richieste di
accudimento e ignorano la madre vera
STEFANIASINESI
DA HARLOW A BOWLBY
Harlow: scimmiette appena nate
passavano il tempo necessario per
prendere il latte da un poppatoio su una
“madre” di ferro, mentre manifestavano un
comportamento di attaccamento per una
“madre” sempre di ferro ma ricoperta di
pezza e dunque più morbida.
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BOWLBY
• LA RELAZIONE MADRE-BAMBINO E I MODELLI OPERATIVI INTERNI (MOI)
L‟adattamento di un organismo al proprio ambiente si basa sulla
possibilità, da parte dell‟organismo stesso, di costruirsi un‟adeguata
mappa conoscitiva, o meglio un accurato modello operativo delle
caratteristiche dell‟ambiente capace di guidare e regolare i successivi
scambi tra organismo e ambiente. A questo modello dell‟ambiente si
affianca inoltre un analogo modello delle capacità dell‟organismo: solo
l‟interazione costante fra questi due modelli garantisce, secondo tale
prospettiva, l‟adattamento. Questi due modelli ambientali
rappresentano parti costituenti di un meccanismo interno di regolazione.
Bowlby sostiene che il costrutto di Modello Operativo Interno (MOI)
concorda con la conoscenza soggettiva che abbiamo dei nostri
processi mentali. Questa prima formulazione dei modelli operativi interni
era proposta da Bowlby in termini generali per designare la conoscenza
che l‟uomo si costruisce del proprio ambiente.
• Le relazioni fra Caregiver e bambino vengono considerate fondamentali
per la costruzione di tali modelli.
• Bowlby sottolinea che le prime esperienze interpersonali sono decisive
per lo sviluppo e identifica in esse la base della salute mentale e le radici
della psicopatologia.
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BOWLBY
STEFANIASINESI
La relazione con la persona di accudimento (madre) è
unica e una volta stabilita si mantiene inalterabile come
la più forte relazione d‟amore e come prototipo di tutte
le successive relazioni affettive.
Percezione di un
pericolo
Attivazione del
sistema di
attaccamento
Attuazione di schemi
comportamentali pre-
programmati che
producono vicinanza
con la madre
Esplorazione
Vicinanza alla dell’ambiente
madre
EQUILIBRIO OMEOSTATICO
TRA VICINANZA ED ESPLORAZIONE
SOPRAVVIVENZA E SUCCESSO
RIPRODUTTIVO
COME SCOPO
COMUNE
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LO SVILUPPO DEL LEGAME DI ATTACCAMENTO
Comportamenti di segnalazione e avvicinamento senza
0 - 2 mesi discriminazione fra persone o intenzionalità: pianto,
sorriso, vocalizzazioni, “aggrapparsi”.
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MODELLI OPERATIVI INTERNI
(INTERNAL WORKING MODELS)
• Rappresentazioni mentali strutturate nel tempo che
hanno la funzione di indirizzare l‟individuo
nell‟interpretazione delle informazioni del mondo esterno
e quindi di guidare il comportamento conseguente
• Sono rappresentazioni mnestiche che derivano dalla
memoria episodica e dalla memoria semantica delle
immagini che i soggetto ha costruito dei genitori e di se
stesso
• Un buon legame di attaccamento genera una
rappresentazione di sé positiva: degno di amore e idea
che le proprie esigenze di conforto hanno valore versus
un legame insicuro ove la rappresentazione di sé non
meritevole di amore e attenzione (figura di
attaccamento non disponibile).
STEFANIASINESI
LE TIPOLOGIE DI ATTACCAMENTO
STEFANIASINESI
ATTACCAMENTO SICURO (B)
Nella Strange Situation, manifesta un chiaro desiderio di contatto fisico e di
interazione verso la figura di attaccamento.
Figura presente: il bambino appare relativamente autonomo nell‟esplorazione
dell‟ambiente e tende a ricercare in modo attivo la partecipazione dell‟adulto.
Separazione: può mostrare segni di stress o di disagio in relazione all‟assenza
della figura di attaccamento e non al fatto di essere stato lasciato solo.
Ricongiungimento: chiari segnali di attaccamento nei confronti del genitore, lo
“saluta”, ricerca la sua vicinanza o l‟interazione, oppure, se è a disagio, richiede
contatto fisico e consolazione. Quando ottiene contatto fisico o vicinanza, mette
in atto comportamenti che tendono a preservarli.
Il bambino Sicuro manifesta in modo chiaro e aperto i propri bisogni psicologici
di conforto e di protezione (quindi non manifesta esitamento o resistenze verso
il genitore) e quando ottiene contatto fisico e consolazione dal genitore si
dimostra appagato, si lascia consolare e riprende l‟esplorazione.
Il genitore rappresenta per il piccolo una base sicura, un “porto” sicuro, presso
il quale rifugiarsi e trovare protezione, ma dal quale potersi allontanare
fiduciosamente per esplorare il mondo circostante.
Vi è un corretto bilanciamento fra esplorazione dell’ambiente e
attaccamento nei confronti del genitore.
ATTACCAMENTO INSICURO EVITANTE (A)
Nella Strange Situation, mostra un notevole esitamento del genitore, in particolare
negli episodi di riunione.
Figura presente: bambini particolarmente autonomi e indipendenti,
maggiormente centrati sull‟esplorazione dell‟ambiente e sui giocattoli che sulla
presenza dell‟adulto di riferimento.
Separazioni: minori segni di disagio e di ricerca nei confronti del genitore
Ricongiungimento: sembrano ignorare o dare poco rilievo al ritorno dell‟adulto,
ad esempio salutandolo distrattamente oppure mostrandosi assorti e intenti nelle
proprie attività di gioco: essi quindi tendono a minimizzare le proprie reazioni
affettive.
In senso più generale nei bambini con attaccamento Insicuro Evitante il
bilanciamento tra esplorazione dell‟ambiente e attaccamento nei confronti del
genitore è spostato in favore della prima: il loro comportamento enfatizza gli
aspetti di indipendenza, autonomia e autosufficienza affettiva nei confronti
della figura di riferimento.
Il genitore non rappresenta una vera e propria base sicura per loro e per questo
essi tendono a non fare riferimento a lui quando si sentono moderatamente
spaventati e tendono a inibire la manifestazione dei propri bisogni psicologici di
confronto e protezione rispetto alla figura di attaccamento.
ATTACCAMENTO INSICURO AMBIVALENTE (C)
Nella Strange Situation manifestano un marcato attaccamento nei confronti del
genitore, nel senso che tendono a essere maggiormente centrati sulla relazione
con l‟adulto che sull‟esplorazione dell‟ambiente circostante e ciò diviene sempre
più evidente con il trascorrere della procedura.
Figura presente: minore capacità di esplorare l‟ambiente in modo autonomo e di
interagire con la figura estranea
Separazione: notevole disagio durante, accompagnato anche da una minore
capacità di recupero nei momenti di ricongiungimento.
Ricongiungimento: non sembra sufficiente a consolarli, come se la presenza
della figura di attaccamento non fosse in grado di ristabilire il loro senso di
sicurezza. Accanto alla tendenza a non consolarsi con il genitore, questi bambini
manifestano comportamenti ambivalenti nei suoi riguardi.
Nei bambini Ambivalenti, il bilanciamento tra esplorazione e attaccamento è in
disequilibrio a favore del secondo.
Il genitore non rappresenta una base sicura e i bambini appaiono dipendenti e
centrati sul genitore, con pochi aspetti di autonomia, e con la tendenza a mettere
in atto forti manifestazioni di attaccamento, caratterizzate da sentimenti di rabbia
o da passività, che non si placano anche quando il loro fine (ottenere la presenza
della figura di attaccamento) viene raggiunto
ATTACCAMENTO DISORGANIZZATO (D)
Main, Kaplan e Cassidy alla fine degli anni „80 sono riuscite ad isolare e
descrivere ulteriori tipi comportamenti caratteristici dei bambini, che prima non
erano classificabili, e che testimonierebbero la mancanza o l‟insussistenza di una
strategia organizzata di comportamento, da cui deriva il termine di
“disorganizzato”.
Caratteristiche complessive più evidenti: contraddittorietà di alcuni movimenti
osservati, che fanno dedurre a una sottostante contraddittorietà nelle intenzioni o
nei piani comportamentali del bambino (disorganizzazione) e/o la sensazione che
il piccolo abbia una perdita di orientamento nell‟ambiente circostante
(disorientamento); atteggiamenti visibilmente impauriti e rigidi sia a livello
corporeo sia per ciò che concerne l‟espressione del viso.
Nel complesso, il bambino con attaccamento insicuro Disorganizzato/Disorientato
ha un comportamento apparentemente simile a quello dei bambini Sicuri, Evitanti
o Ambivalenti, ma in alcuni momenti sembra privo di una strategia coerente
nella relazione con il genitore.
I comportamenti disorganizzati o disorientati si verificano solamente quando il
genitore è presente e, soprattutto, nei momenti di riunione dopo la separazione,
come se non si trattasse di una caratteristica del bambino, ma di un tratto
definitorio della relazione.
Legato a storie di abuso/maltrattamento da parte del genitore
IL NIDO COME SITUAZIONE INSOLITA
STEFANIASINESI
QUAL È L’ETÀ MIGLIORE PER
L’INSERIMENTO AL NIDO?
• La domanda è finalizzata a comprendere se esiste
o meno un’età particolare che renda “meno
dannoso” l’inserimento del bambino al Nido oppure
se tale età specifica possa far soffrire meno il
bambino stesso quando si allontana dalla sua
famiglia.
STEFANIASINESI
QUAL È L’ETÀ MIGLIORE PER
L’INSERIMENTO AL NIDO?
• Le risposte che vengono fornite
all’interrogativo sulla “giusta età” di
inserimento variano a seconda che si
consideri, ai fini di un equilibrio affettivo ed
emotivo, lo sviluppo di un rapporto intenso e
privilegiato fra la madre e il bambino
oppure la formazione di legami precoci di
attaccamento ad una pluralità di figure
adulte e coetanee, maschili e femminili,
familiari ed extrafamiliari
STEFANIASINESI
QUAL È L’ETÀ MIGLIORE PER
L’INSERIMENTO AL NIDO?
• A questo proposito bisogna sfatare uno dei
luoghi comuni più diffusi, ossia che nei primi
anni di vita il bambino non sarebbe capace
di comunicare con i coetanei.
• Il gruppo dei pari invece non è un qualcosa
di minaccioso per il bambino o alternativo
al gruppo familiare, ma è a questo
complementare proprio per la sua funzione
cooperativa nell’ambito del processo di
socializzazione.
STEFANIASINESI
QUAL È L’ETÀ MIGLIORE PER
L’INSERIMENTO AL NIDO?
• Sicuramente, nello sviluppo globale del
bambino, dobbiamo considerare anche
altri elementi che integrano lo sviluppo
emotivo, come quello cognitivo, senso-
motorio, linguistico, espressivo, logico ecc.
• Allora il vero problema da affrontare
riguarda non tanto il quando il bambino
debba essere inserito, quanto il come.
STEFANIASINESI
LA PRESENZA DELLA MADRE
NELL’INSERIMENTO
• Infatti, affinché non vi sia un forte impatto
del bambino con la nuova situazione del
Nido, sarà necessario che esso sia
attenuato e gradatamente facilitato dalla
presenza contemporanea della madre o di
una figura familiare insieme con
l’educatore.
• Questo affinché un’assenza improvvisa della
figura di riferimento non crei una rottura del
legame con chi fino a poco prima era stato
l’unico riferimento a garantire la sicurezza al
bambino.
STEFANIASINESI
LA PRESENZA DELLA MADRE
NELL’INSERIMENTO
• La presenza di una persona nota andrà, quindi,
ridotta gradualmente sia dal punto di vista della
prossimità, sia da quello della durata del tempo,
fino ad estinguersi del tutto quando l‟autonomia, i
riferimenti e le attività vengono accettati come
nuovi vissuti.
STEFANIASINESI
ATTACCAMENTO E FORMAZIONE DI
LEGAMI MULTIPLI
• Bisogna considerare come l‟attaccamento del
bambino alla propria madre non sia assolutamente
contrapposto alla formazione di legami multipli
all‟interno del Nido.
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LO SVILUPPO AFFETTIVO SECONDO
FREUD
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Età Fase Fonte di piacere Personalità
12-18 ORALE Bocca (succhiare, Dipendenza. Incorporazione
mesi mordere) orale: identificazione, acquisiz.
Conoscenza. Aggressività
orale: sarcasmo, spirito
polemico
18-36 ANALE Ritenzione ed Caratt. Rinentitivo: ostinatezza,
mesi espulsione delle parsimonia, ordine e pulizia
feci Caratt. Espulsivo: crudele,
disordinato
3-5 anni FALLICA Stimolazione zona Soluzione complesso edipico,
genitale. identificazione con genitori
Complesso Edipo (sviluppo del Super-Io)
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CULTURE DEI PARI
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AMICIZIE
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LA POPOLARITÀ
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COSA RENDE POPOLARI I BAMBINI?
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CAUSE E CONSEGUENZE DEL RIFIUTO
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L’AGGRESSIVITÀ
• Aggressività assertività
• L‟aggressività può essere:
1. Strumentale ovvero finalizzata a raggiungere un obiettivo o a ottenere
un privilegio.
2. Ostile in cui il danno è inflitto intenzionalmente (aggressività proattiva o
relazionale, cyberbullismo).
I bambini, in particolare maschi, interpretano con difficoltà le azioni altrui
ritorsione.
Continuità nel tempo dell‟aggressività.
L‟intervento tempestivo è fondamentale; uno studio (Aber et al., 2003) ha
dimostrato che bambini aggressivi che hanno appreso dagli insegnanti
strategie di gestione dei conflitti si allontanano da aggressività e violenza.
Risultano importanti attività quali la partecipazione a giochi di ruolo e a
discussioni di gruppo delle esperienze personali, l‟interpretazione dei segnali
sociali dalle fotografie, la realizzazione di pantomime e video e la scrittura
della conclusione di storie incompiute.
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L’AGGRESSIVITÀ RELAZIONALE
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IDENTITÀ E CONCETTO DI SÉ
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LA TEORIA PSICOSOCIALE DI ERIKSON
STEFANIASINESI
GLI 8 STADI DELLO SVILUPPO PSICOSOCIALE
(ERIKSON)
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DUE PROCESSI ESSENZIALI PER
UN’IDENTITÀ MATURA (MARCIA)
• L‟esplorazione, processo attraverso il quale gli
adolescenti considerano e sperimentano credenze,
valori e comportamenti alternativi nel tentativo di
determinare quale darà loro maggiore
soddisfazione.
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STATUS DI IDENTITÀ
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IL CONCETTO DI SÉ
• Il concetto di sé è multidimensionale.
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LA MODALITÀ DI SVILUPPO DEL
CONCETTO DI SÉ
• Concetto di sé e successo.
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L’AUTOSTIMA
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L’AUTOSTIMA
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TEORIA DELLA MENTE
STEFANIASINESI
LA TEORIA DELLO SVILUPPO MORALE
DI KOHLBERG
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LIVELLI E STADI
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CRITICHE ALLA TEORIA DI KOHLBERG
• Influenza del contesto e del contenuto del dilemma piuttosto che del
genere dell‟individuo.
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IL PRENDERSI CURA
STEFANIASINESI
DOMINIO MORALE E DOMINIO
CONVENZIONALE
• All‟interno del dominio morale esistono due questioni
fondamentali: giustizia e benessere/compassione.
• Nel dominio convenzionale, i bambini, dapprima,
credono che le regole esistano. Realismo morale.
Graduale passaggio allo sviluppo morale cooperativo
quando il bambino vede che persone diverse hanno
ruoli differenti. Le persone possono fare le regole e
possono cambiarle.
• In adolescenza iniziano a percepire le convenzioni
come parametri standard. Gli adulti considerano le
convenzioni utili per coordinare la vita sociale ma che
possono essere modificate.
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VITA MORALE, TRASGRESSIONI,
VIOLENZE ED ALTRE PREOCCUPAZIONI
EDUCATIVE
• La vita quotidiana è intrisa di significati e
implicazioni morali.
• Cosa succede prima dei 18 anni?
• Cosa succede nel corso della vita quotidiana per
preparare alla legalità e alla cittadinanza attiva?
• Si può essere dei figli attivi?
• Degli alunni attivi?
• Si può essere sensibili alla legalità a casa e a
scuola?
• Esistono delle condizioni preparatorie alla pratica
delle virtù civiche?
STEFANIASINESI
REGOLE SOCIALI E REGOLE MORALI
STEFANIASINESI
LE REGOLE SOCIALI E LE REGOLE
MORALI
Attorno agli anni „80 esiste una distinzione tra i due tipi di
regole come appartenenti a due universi concettuali
differenti.
Le regole sociali sono uniformità comportamentali utili a
coordinare le interazioni sociali, dipendono dai contesti di
specifici sistemi sociali e riguardano il mantenimento
dell‟ordine sociale.
Le regole morali si riferiscono a giudizi prescrittivi sulla giustizia,
sui diritti umani e sul benessere pubblico; sono pertinenti al
modo in cui le persone devono mettersi in relazione con gli
altri e riguardano le conseguenze delle azioni degli uni verso
gli altri.
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MORALITÀ E CONVENZIONI SOCIALI
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ESEMPIO
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ROUTINE
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DAL LIVELLO INDIVIDUALE AI
PROCESSI DI SOCIALIZZAZIONE
• Livello individuale approccio che collega la
costruzione delle regole (sociali e morali) ai processi
di socializzazione, in particolare alle dinamiche
della vita quotidiana nelle famiglie e nelle classi che
costituiscono i luoghi dove si costruisce, si esercita e
si sanziona la moralità.
STEFANIASINESI
DAL RAGIONAMENTO ALLA VITA
QUOTIDIANA
• Condotte da parte di insegnanti e alunni che possono
essere comprese sotto l‟insegna di istanze morali che
permeano la vita quotidiane delle scuole e delle classi.
• Ethos delle scuole (Rutter, 1979).
• Una scuola con un buon ethos è caratterizzata dalla
coesione fra studenti, da attese positive degli insegnanti
verso gli studenti, da utilizzo di ricompense frequenti e
adeguate verso gli studenti e da valori condivisi e stabili
nel tempo. I buoni risultati non sono ottenuti come
semplici performance ma all‟interno di un insieme di
attività virtuose degli insegnanti che riescono a
governare le condotte e ad orientare positivamente le
caratteristiche di una vita quotidiana ordinata.
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UNA PREOCCUPAZIONE EDUCATIVA:
LA DEMORALIZZAZIONE
• Demoralizzazione, perdita dei valori morali.
• Aumento dell‟aggressività, del turpiloquio e delle scortesie,
diminuzione del rispetto verso oggetti di proprietà della
scuola, difficoltà nel prestare attenzione, crescita delle
malattie psicosomatiche e tendenza verso il materialismo.
Secondo Damon l‟autorevolezza dell‟insegante si fonda su:
1. Imparzialità, nelle relazioni asimmetriche non vi è esercizio
unilaterale del potere
2. Sincerità, riconoscere i propri errori
3. Responsabilità verso gli studenti, prendersi cura di loro per
quanto riguarda bisogni di apprendimento, benessere
personale, esercizio personale delle scelte e dei giudizi per
aiutarli a far parte della comunità.
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RICERCA
STEFANIASINESI
UNA PREOCCUPAZIONE EDUCATIVA:
COPIARE IN CLASSE
• L‟84% degli studenti afferma che il copiare è poco o per
niente condannabile e non è giusto definirlo truffa.
• Secondo Brint, la socializzazione in aula può essere
descritta secondo un modello concentrico, organizzato
intorno a un nucleo di norme e pratiche quotidiane e
circondato da anelli di educazione morale.
• L‟insegnamento delle virtù morali costituisce
l‟educazione morale, mentre le lezioni, come anche gli
insegnanti stessi in vesti di esempi morali, costituiscono gli
anelli più esterni della socializzazione, quindi
l‟educazione morale implicita.
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COPIARE IN CLASSE
STEFANIASINESI
UNA PREOCCUPAZIONE EDUCATIVA:
L’ASSENTEISMO DI ALUNNI E
INSEGNANTI
• In Italia “tutti o quasi tutti chiudono un occhio.
Pochissimi ne parlano. Non ci sono dati attendibili
sulla sua ampiezza, mancano quasi del tutto le
indagini scientifiche, perché la pedagogia italiana
si occupa di ben altro” (Associazione Docenti
Italiani).
• Politiche sanzionatorie e repressive.
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UNA PREOCCUPAZIONE EDUCATIVA:
GLI INSEGNANTI
• “Colpire l‟assenteista protegge i più deboli” ci
informa che, nel North Carolina, si registra in media
un giorno in più di assenza per insegnante nelle
scuole pubbliche, con alunni appartenenti a
famiglie collocate nel quartile più basso della
distribuzione dei redditi, rispetto alle scuole che
sono al servizio delle famiglie più ricche.
• L‟assenteismo degli insegnanti influenza
negativamente l‟apprendimento.
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ASSENTEISMO: STUDENTI E
INSEGNANTI
• Studenti: noia, mancanza di senso e di prospettive
future.
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UNA PREOCCUPAZIONE EDUCATIVA:
LA VIOLENZA NELLE SCUOLE
• Violenza contro la persona
• Vandalismo
• Rapina
• Violenze morali o simboliche, episodi stressanti
singoli o a ripetizione periodica o sistematica,
raramente penalizzati e non necessariamente
passibili di penalizzazione.
• Alcuni autori parlano di “inciviltà”: ingiurie verbali,
villanie, comportamenti umilianti, diffusione di
pettegolezzi fino a false informazioni e calunnie.
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RICERCHE SUL TEMA DELLA VIOLENZA
• Due filoni:
1. Centrato sulle caratteristiche individuali-
personologiche
2. Centrato sulle relazioni fra qualità delle scuole e
presenza di episodi di violenza.
Esistono differenti fattori di rischio (caratteristiche
individuali dell‟aggressore, condizioni familiari,
rapporti scuole-quartieri, turn-over degli insegnanti,
composizione socio-culturale delle classi, impegno
condiviso dei docenti, l‟ethos della scuola) che
rendono più o meno probabile il passaggio
all‟azione.
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