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Famiglie moderne

Introduzione
Cambiamenti strutturali della famiglia dagli anni 70, in cui meno del 10% erano monoparentali (oggi in USA
e UK 30%). Cresciuti divorzi, calati matrimoni. Ora meno divorzi, ma non ci sono dati sulle convivenze. Alla
nascita del primo figlio, metà sono sposate, 24-31% convivono e 17% single. 40% matrimoni UK sono seconde
nozze e 10% bambini ha genitore acquisito. Distinguiamo (ma possono essere compresenti):

 Famiglie non tradizionali = divorzio e nuovi rapporti;


 Nuove famiglie” = lgbt, single per scelta, procreazione assistita (es. FIV 1978); invisibili o inesistenti
fino a fine XX secolo.

Il modello normativo resta la famiglia tradizionale; le altre offrono un ambiente supportivo? Influenza della
famiglia concettualizzata in base a 3 componenti interconnesse e considerate in relazione al contesto sociale:

1. benessere psicologico dei genitori: non conta che il matrimonio sia infelice, ma che ci siano conflitti
(figli aggressivi, disobbedienti e difficili da controllare, più propensi a delinquenza e cattivi risultati
scolastici, inclini ad ansia, depressione e difficoltà relazionali coi coetanei); soprattutto conta il modo
di litigare: frequenza, ostilità e violenza fisica, convinzione che preannuncino separazione, essere
l’oggetto dei diverbi e incapacità dei genitori di riappacificarsi. Effetto indiretto: curo meno figli.
Conflitto mina l’attaccamento sicuro. Esperimenti di Cummings: assistere a litigi genera angoscia.
Comunicazione e dimostrazioni d’affetto reciproche tra i genitori hanno effetti positivi sui figli. Figli
di depressi hanno problemi comportamentali, sociali ed emotivi e > p di presentare problemi
psicologici e di deprimersi. Spiegazione 1: depressi oscillano tra permissività e autoritarietà, non
riescono ad assolvere efficacemente alle funzioni di genitore, sono – emotivamente disponibili e si
adattano – al comportamento del figlio (se madre finge depressione, bimbo si ritira). Spiegazione 2:
depressione porta conflitto coniugale, da cui derivano i problemi comportamentali, tranne la
depressione, ma c’è anche influenza di fattori sociali es. economici. Lo stesso vale per figli di alcolisti
o tossicodipendenti, che rischiano dipendenza e deficit fisico-cognitivi.
2. qualità relazione genitori-figli: teoria dell’attaccamento di Bowlby (oggi non si pensa più che la figura
di attaccamento primaria debba essere per forza la madre o solo una). Strange Situation della
Ainsworth: attaccamento sicuro, insicuro ambivalente, evitante o disorganizzato; dipende molto
dalla sensibilità materna nel rispondere ai segnali del figlio, ma contano anche affetto espresso e
quantità di stimolazione. Modelli operativi interni di B: attaccamento insicuro  sé indegno d’amore.
Per bimbi + grandi si usano storie o immagini e li si fa parlare. L’attaccamento è generalmente stabile,
ma può cambiare se cambiano le circostanze. Insicuri giocano meno entusiasticamente e in modo
cooperativo, hanno meno autostima e popolarità, meno interazioni positive con chi visita casa, meno
indipendenza e capacità di chiedere aiuto. Mary Main fa l’Adult Attachment Interview per valutare i
MOI adulti: considera coerenza, facilità di ricordo e interpretazione (funzionamento riflessivo) degli
episodi infantili; sicuro-autonomo, distanziante-svalutante, preoccupanti-invischiati, disorganizzati-
irrisolti. L’attaccamento che una donna ha con la madre può trasmettersi alla figlia. Contano anche
stili di cura (atmosfera emotiva indifferente, permissiva, autoritaria, autorevole, che variano per
calore e controllo) e pratiche di cura (stessa pratica integrata in diversi stili può dare risultati
differenti). Approccio dimensionale agli stili adottato con adolescenti: autonomia, armonia, conflitto.
Patterson studia comportamento coercitivo, associato al disturbo della condotta dell’infanzia:
reazioni positive/accettanti dei genitori a comportamenti antisociali li fanno riproporre.
3. caratteristiche psicologiche bambini: influenzate dall’ambiente sociale. Povertà  scarsi risultati a
scuola, abbandono scolastico, delinquenza, gravidanze indesiderate e problemi emotivi. > p di essere
esposto ad alcol, droghe e malnutrizione prenatale, nascere prematuramente, meno giocattoli e libri,
meno occasioni di frequentare buona scuola. Genitori poveri più depressi e con matrimoni sfasciati.
Es. 80s Midwest crisi economica e > comportamenti antisociali e aggressivi nei bambini per
deterioramento rapporti coi genitori. Delinquenza dipende da scarso controllo e rigide punizioni.
Alcuni bimbi sono + resilienti, ma es. alle Hawaii si vede che c’è almeno una persona supportiva come
fattore protettivo: contrastano esposizione al rischio, riducono effetti negativi e riparano da ulteriori
esposizioni. 60s Thomas&Chess distinguono bambini facili, difficili e di lenta attivazione in base al
temperamento (attività, angoscia, irritabilità, adattamento, espressione piacere e apprezzamento
compagnia, attenzione e autoregolazione), che ha anche effetti sul genitore ed è prodotto
dall’interazione di fattori biologici e ambientali, come emerso da studi su gemelli e adozioni (es.
madri biologiche antisociali danno figli disturbanti che perciò hanno esperienze negative con gli
adottivi che alimentano i loro problemi; quindi anche la bio agisce sull’ambiente e non solo il
contrario). Plomin sottolinea come stesso ambiente possa avere impatto diverso sui bambini.

Famiglie con madri lesbiche


Nei 70s si affidavano sempre i figli alla madre in caso di divorzio, perché era considerata figura
d’attaccamento primaria, tranne se era lesbica. Venivano considerate meno accudenti, causa di derisione da
parte dei pari e di sviluppo di genere atipico (da tutto ciò si supponeva derivassero problemi psicologici per
il figlio). Non si sapeva nulla, solo teorie:

1. Psicoanalitica (Freud): serve padre per l’Edipo, dalla cui risoluzione deriva identificazione col genitore
del proprio sesso e identità di genere.
2. Apprendimento sociale (Bandura): genitore dello stesso sesso come modello e rinforzo differenziale
del comportamento sessualmente tipizzato, tuttavia credevano che altri adulti potessero sopperire.
3. Cognitivo-evolutiva (Kohlberg): costruzione attiva dell’essere M/F basata sul mondo “organizzato in
base al genere” e adozione di comportamenti coerenti col loro sesso; stereotipi > genitori.
4. Prospettiva biologica (Monry e Ehrhardt): comportamento predeterminato biologicamente, contano
ormoni prenatali.

Sviluppo di genere = identità di genere + comportamento di genere + orientamento sessuale. Studi su madri
divorziate etero o lesbo non rileva grandi differenze nelle interviste/questionari e test QI dei figli. Hoeffer
mostra che le madri lesbiche propongono giocattoli m/f più equilibrati, ma ciò non influenza preferenze figli;
anche autostima negli adolescenti è simile, scarsa delle figlie di lesbiche può dipendere da percezione
negativa dell’avere madre single e dell’identità sessuale della madre spesso scoperta più tardi e disapprovata
dal padre. In UK i partecipanti furono ricontattati a 23 anni per verificare effetti latenti (sleeper effects), che
non emersero; figli di lesbiche avevano migliori rapporti con nuova compagna della madre perché non veniva
percepita come sostituto dell’altro genitore. Stesso n° di derisioni, ma figli di lesbiche più per l’orientamento
(anche la sensibilità all’argomento può fargli sovrastimare). No differenze di orientamento, solo più relazioni
omosessuali nei figli di lesbiche.

80-90s fecondazione eterologa e famiglie di prima costituzione con madre lesbica, adozione, rapporti sessuali
e co-genitorialità “lesbian baby boom”. No differenze, madri più consapevoli del loro ruolo, ma dipende
probabilmente dal loro genere più che dall’orientamento. Studio Belgio/Olanda confronta lesbiche eterologa,
etero eterologa ed etero naturale, trovando che la madre sociale lesbica interagiva coi figli più dei padri etero
come unica differenza. Studio longitudinale UK tra madri etero, madri lesbo e coppie etero: famiglie di sole
madri mostravano + affetto, interazione e contrasti e i loro figli si sentivano meno competenti fisicamente e
cognitivamente pur non riportando problemi emotivi e comportamentali. A 12 anni i figli di lesbiche erano
più sensibili e premurosi, ma non meno maschili. A 18 ancora no differenze, più conflitti per lesbo e coppie
etero rispetto a etero single. US national longitudinal lesbian family study (1986): confronto lesbiche con
eterologa a punteggi normativi USA, a 10 anni meno problemi emotivi e comportamentali, a 17 anche >
competenze sociali/scolastiche/generali, confrontati anche con gruppo di controllo figlio di coppie etero.
Solo le ragazze ebbero > p di aver avuto contatti omosessuali. Questo studio fu confrontato con uno
dell’Olanda, paese più accettante, in cui erano emersi > coinvolgimento emotivo e interesse da parte delle
lesbiche, oltre che minore pressione a conformare i figli agli stereotipi e loro minore certezza sulle future
relazioni etero. Gli americani avevano sperimentato più omofobia ed erano meno propensi a rivelare ai
compagni la loro famiglia, ciò spiega i loro problemi emotivi e comportamentali superiori.

Rappresentatività dubbia dei campioni (ignorano altri modi di fare figli es. rapporti sessuali o adozioni). Studi
anni 90-00 mostrano poche differenze: padri picchiavano i figli più delle madri sociali, figli di lesbiche hanno
migliori relazioni a scuola. Più che l’orientamento sessuale dei genitori, è il numero di transizioni da una forma
all’altra di famiglia o lo status socio-economico a dare peggiori risultati scolastici.

Da interviste emerge che nella primissima infanzia i bambini avevano preferito la madre biologica, crescendo
non vi era più preferenza (valutata anche con test proiettivi). Le scuole dovrebbero parlare dei diversi tipi di
famiglia e non dare per scontato che tutti abbiano la stessa, citare esempi di persone lgbt e fermare il bullismo
omofobico con la stessa durezza di quello razzista (anche uso di gay come insulto). Stigma > aree rurali. Molti
si sentono + tolleranti verso le minoranze e protettivi verso genitori e comunità lgbt, ¾ sono per il matrimonio
egualitario sia per motivi pratici (finanze e non più bisogno per il genitore non legale di adottare) sia simbolici
(riconoscimento, < stigma).

Esiti dipendono da benessere psicologico dei genitori, ma anche qualità relazione di coppia, delle cure
genitoriali e grado di stigmatizzazione. La Patterson ha studiato associazione fra stress genitoriale e problemi
di comportamento della prole. Relazione migliore coi genitori  adolescenti con miglior rendimento
scolastico (Add Health). Al di là dell’orientamento, contano soddisfazione/amore e – conflitti; se coppia
suddivide compiti in modo paritario, aspirazioni lavorative meno tradizionali. Esposizione a omofobia
diminuisce autostima e fa insorgere problemi comportamentali, d’umore e d’ansia. Fattori di protezione a
omofobia sono rapporti positivi con le madri e buon inserimento in un gruppo di pari, scuola dove si parla di
lgbt e coinvolgimento materno nella comunità lgbt (in contrasto con le prime sentenze, che affidavano figli
solo se non avevano legami con comunità). Limiti:

1. dimensioni ridotte dei campioni (ovviato con meta-analisi).


2. lesbiche potrebbero presentare le loro famiglie nella miglior luce possibile e il bias per cui famiglie
non problematiche potrebbero essere più propense a partecipare a studi (ma tutti i campioni sono
di bianchi di ceto medio).
3. strumenti poco attendibili/validi: non è vero, si sono usati strumenti vari e adatti, diversi informatori
anche esterni (es. insegnanti), campioni eterogenei (volontari, famiglie lesbo di specifici tipi,
popolazione generale). Inoltre, i risultati sono costanti nonostante la varietà di metodi.

Ricerca psicologica ha contribuito, insieme a politica (matrimonio, adozioni ed eterologa in alcuni paesi) e
atteggiamenti sociali, a mettere in crisi la convinzione che famiglia lesbo fosse dannosa.

Famiglie con figli nati con fecondazione in vitro


1978 nasce la prima “bambina in provetta” in UK: ovulo fecondato da seme paterno e poi trasferito nell’utero.
FIV osteggiata per separazione tra sesso e riproduzione. A inizio 90s ICSI: iniezione dello spermatozoo
nell’ovulo. Si usano per sterilità. Dubbi: stress derivato da sterilità e procedure può comportare troppo
investimento emotivo nei figli? Portare problemi coniugali e psicologici? Rischi dell’ICSI: spermatozoi anomali
non selezionati naturalmente, eventuali danni fisici all’ovulo con modificazioni dna e ripercussioni
psicologiche sulla prole.

Alta incidenza parti (pluri)gemellari: mortalità perinatale, prematuri, basso peso, problemi neonatali e
disabilità, per cui in Europa si è limitato numero di embrioni utilizzabili. È più stressante crescere gemelli, che
spesso hanno meno interazioni coi genitori e ritardi sviluppo cognitivo/linguistico. Coppie sono preparate e
spesso entusiaste per questa eventualità, ma registrano livelli d’ansia e depressione più elevati. Deficit
cognitivi soprattutto nelle triplette.

FIV con un solo figlio: no grandi differenze, da 21 settimane più attenzione alla salute e tentativi di calmarlo
in studio greco, in Australia a 4 mesi madri si sentono meno capaci di tranquillizzare e comprendere segnali
e a 1 anno li considerano più vulnerabili/speciali. Padri niente. Studio Belgio niente. European Study of
Assisted Reproduction Families fa interviste semistrutturate e questionario Parenting stress index: madri FIV
più affettuose, coinvolte emotivamente, interattive e meno stressate (queste ultime 2 anche i padri); i
genitori adottivi risultavano intermedi tra FIV e naturali. A Taiwan madri FIV più protettive, giudicate più
affettuose da insegnanti. In adolescenza no grandi differenze, minoranza ipercoinvolta, FIV più indulgenti.

No differenze attaccamento e disturbi psi, più problemi comportamentali per alcuni studi (ansia madri ne fa
percepire di più?), per altri meno ma più sensibilità a stimoli forti. Problemi emotivi emersi solo in Israele:
forse genitori più anziani. A 18 anni nessuno soffriva per propria modalità di nascita, una minoranza riferiva
di aver reagito negativamente. Praticamente nulle le differenze negli adolescenti per funzionamento
cognitivo, comportamentale e socio-emotivo, solo < velocità motoria (cmq nella norma).

Stessi studi per ICSI, campioni più numerosi, paura di conseguenze mediche invece che dell’ignoto. Meno
sentimenti ostili verso figli e più cure, Bene-Anthony Family Relations Test no differenze. > iperattività
ICSI/FIV. Alcuni studi mostrano ritardi sviluppo, altri no: poche prove che sia così.

Famiglie per donazione


IAD: inseminazione artificiale con seme di donatore che non è il partner (eterologa). Primo caso nel 1884 non
consensuale. Figlio è quindi parente solo della madre. L’ovodonazione è arrivata solo nel 1984 perché più
complessa e invasiva: donatrice prende ormoni e si opera per estrarre ovuli, fecondati in vitro con sperma
paterno e impiantati nell’utero della madre, che partorisce pur non essendo geneticamente imparentata.
Nella donazione d’embrione (“adozione prenatale”) nessuno dei genitori è imparentato; si usano embrioni
FIV in eccesso. Può avere conseguenze negative per ruolo genitoriale e adattamento psicologico dei figli per
due meccanismi: segretezza sulle origini genetiche del bimbo e assenza rapporto genetico coi genitori.

1. Medici consigliavano di non rivelarlo, ciò ha effetti potenzialmente negativi (confini tra chi sa e chi
no, ansia colta e assorbita dai figli) e si cominciò a suggerire di dire la verità (leggi su abolizione
anonimato donatore, tipo adozione in cui si ha diritto di conoscere identità genitori a 18 anni).
2. Assenza rapporti genetici nelle adozioni, in cui ci sono problemi, più probabilmente dovuti ad abusi
e abbandono precedenti (dimostrato dalla correlazione positiva fra problemi ed età d’adozione) 
non dovrebbero esserci nella IAD. Anche nelle ricostituite i > problemi psi sembrano dovuti a
dissoluzione del rapporto con genitore naturale (soprattutto se madre) e acquisizione nuovi familiari
(genitori sostengono di più i propri figli biologici). Ci possono però essere problemi identitari
adolescenziali (adottati cercano info in questo periodo).

Meno del 10% aveva rivelato eterologa a inizio adolescenza e a 18 anni in vari paesi europei. Per vla
donazione di embrione, 9% prescolare e 18% medie. Differenza enorme con adottivi e FIV. Paura di
turbamenti e confusione, di mettere a repentaglio rapporto col genitore non genetico, di aver aspettato
troppo, non sapere come dirlo. Aumento negli ultimi anni, ma comunque solo 28% eterologa e 41%
ovodonazione, contro 46-56% che ne aveva l’intenzione in UK. Alcuni lo dicono dando info parziali. Legge su
non segretezza può aumentare percentuali.

Famiglie che non rivelano hanno funzionamento simile a FIV e superiore a naturali, più calore e disciplina
delle madri in adolescenza rispetto a FIV. Ovodonazione stress genitoriale minore nella 1° infanzia, minor
responsività e ipercoinvolgimento madri rispetto a eterologa. Ipercoinvolgimento emotivo in uno studio, che
però non dà problemi. Rischio di scoprirlo da amici/parenti. Padri eterologa migliori dei padri acquisiti, che a
volte non vedono figli come propri (2 variabili: intenzione di diventare genitore non genetico e età dei figli).

Famiglie che rivelano lo fanno dai 4 anni attraverso una storia sul bisogno di avere un figlio, con reazioni
neutre, capendo però veramente verso i 10 anni: serenità dei figli, no pentimenti genitori. Danni psi, rabbia
e inganno se da adolescenti/adulti (poca rappresentatività perché iscritti a gruppo di sostegno). Famiglie con
donazione hanno esiti più positivi nella prima infanzia, più difficoltà verso i 7 anni quando bimbi iniziano a
capire eredità biologica e sue implicazioni. Madri che hanno nascosto donazione di gameti soffrivano di più
di quelle che l’avevano rivelata e le interazioni familiari erano meno positive. Maggior negatività nel rapporto
padri-figli nell’eterologa, ma sempre nella norma. Divorzi no differenze. Bambini raccontano di essere stati
sorpresi, ma di affrontarla positivamente e di percepire genitori come affettuosi, però non lo raccontano
molo agli altri.

In genere, ricerca delle proprie origini dà benessere e identità, ancora più con i fratelli che coi genitori. Le
madri sono generalmente soddisfatte di ciò che è avvenuto in seguito alla conoscenza. A qualcuno va anche
male, ma comunque la maggior parte è curiosa, non vuole un legame, che si crea più con le reti di fratelli.
Madri lesbiche e madri single informano dell’eterologa più spesso e prima rispetto a coppie etero (anche
perché suscitano più domande) e cercano più i parenti per donazione. Figli di lesbiche che cercano il padre
lo dicono alla madre non biologica all’89% contro il 29% degli etero. Nuovi studi su lesbiche con donatore
conosciuto: per alcuni è parte della famiglia più o meno allargata, per altri no. No differenze psi nell’uso di
donatori conosciuti o sconosciuti.

Famiglie ricorse a gestazione di sostegno


“Madre surrogata” se ha legame genetico, altrimenti “portatrice”. Gestazione di sostegno vietata in molti
paesi, in USA c’è quella commerciale, in UK rimborso spese che può essere molto alto poiché difficile da
quantificare. Anche le portatrici (surrogazione gestazionale) vengono pagate molto e spesso per trovarle si
va all’estero. E se i genitori si separano mentre la gravidanza è in atto? Rischio di sfruttamento economico
della donna (soprattutto in paesi in via di sviluppo, dove le donne vivono la gravidanza in clinica lontane da
tutto senza incontrare la coppia) vs. libertà procreativa. Esiti sul bambino?

Non si è certi che la surrogata rinuncerà al bambino, no legame prenatale con la madre, bisogna formare
relazione tra genitori e surrogata che può generare ansia, difficoltà coniugali, inadeguatezza nella madre,
pregiudizi sociali, sensazione che sia un percorso “meno nobile” e minore sicurezza nei ruoli genitoriali. Ciò
è ancora più vero quando la surrogata è anche madre genetica, come accade talvolta a madri adottive. Si
potrebbero attendere esiti migliori se surrogata è conosciuta, ma c’è rischio di confusione relazionale; idem
sul contatto con lei del bambino dopo la nascita.

Pochi studi, confronti con FIV, ovodonazione e naturali. Più benessere, competenze genitoriali e meno stress
nei genitori surrogati e miglior relazione coi figli rispetto ai naturali, padri più soddisfatti, ma
ipercoinvolgimento (entro la norma). Ovodonazione simili risultati, tranne che le madri sono più depresse
(come le naturali), forse per conseguenze fisiche della gravidanza. Non fa differenza se madre surrogata sia
anche genetica, però madri assolvevano meglio le loro funzioni se la surrogata era conosciuta. No differenze
temperamentali nei figli a 1 anno. A 2 Parent Development Interview: madri ricorse a gestazione di sostegno
hanno pensieri e sentimenti + positivi verso i figli, + senso di competenza genitoriale, soddisfazione per i figli,
meno rabbia/colpa/delusione verso di loro. Padri riportano meno stress genitoriale (unica differenza
dall’ovodonazione). No differenze nei figli. Idem a 3 anni. A 7 i bimbi hanno maturato una rappresentazione
più complessa dell’assenza di connessione genetica o gestazionale coi genitori. Valutata anche interazione
madre-bambino con l’osservazione, risultata superiore nelle madri naturali, ma senza difficoltà nelle altre.
Strenghts and difficulties questionnaire a madri e insegnanti a 7 e 10 anni: secondo le madri, ma non secondo
gli insegnanti, bimbi surrogati avevano più problemi d’adattamento rispetto ai figli della donazione di gameti.
Risultati simili a adozioni internazionali (differenze somatiche coi genitori porta a confronto precoce con la
propria identità), succede lo stesso ad es. se hanno intorno madre surrogata. Come per loro, i problemi psi
scomparivano a 10 anni. Campioni ridotti e forse distorti da prevalenza di famiglie ben funzionanti, ma
metodi e fonti diverse e 80% famiglie surrogate partecipa dopo 10 anni.

Madri hanno incontrato surrogate almeno una volta al mese, padri meno; quasi tutte le surrogate cedono il
bimbo senza difficoltà e le madri non hanno problemi ad accoglierlo. Nel 1 anno, quasi tutti hanno incontrato
la surrogata almeno una volta e in termini positivi, ma la frequenza diminuisce col tempo, specie se era una
sconosciuta. A 10 anni il 60% era ancora in contatto e in maggioranza rapporto positivo, no rottura contatti
col bimbo per solo desiderio da parte dei genitori. Rottura più frequente per madri genetiche, forse per
pressione dei genitori. Più sinceri rispetto a chi ricorre a donazione, ma molti non dicono che l’ovulo è della
madre surrogata (timore del rifiuto). Bimbi 7-10 anni mostrano di comprendere in qualche misura, chi
conosceva la surrogata l’apprezzava e 2/3 avrebbero voluto vederla di più, atteggiamento di tutti neutro.
Restano da studiare ragazzi più grandi e come eventuale pagamento influenzi reazioni figli.

Conseguenze psicologiche della gestazione di sostegno in UK con intervista strutturata dopo 1 anno dal parto
e questionario su depressione post-partum: nessuna riporta esitazioni nella consegna del bimbo, 1/3 riferisce
turbamento nelle settimane seguenti (solo 1 depressione). Nessuna depressa clinica, ma dopo 1 anno 2
hanno riferito difficoltà psi derivate dalla surrogazione. Sintomi tendevano a risolversi col tempo. Variabilità
nei contatti col bimbo dopo la nascita (1/3 una volta al mese, ¼ no contatti), per 2 surrogate su 3 c’erano
anche info dai genitori che hanno confermato il rapporto positivo. Conseguenze a lungo termine: 3 su 4
mantengono rapporti e metà dei loro figli hanno rapporti col bimbo surrogato (da molti considerato
fratellastro), ma ne sono stati intervistati solo metà, che comunque non sembrano aver patito (orgoglio per
aver aiutato chi non poteva avere figli).

Famiglie con madri single


Madri single per scelta o madri sole = donne che scelgono attivamente di avere un figlio senza un partner.
Alcune si accoppiano naturalmente, altre adottano, altre usano seme di donatore noto o meno. L’eterologa
è privilegiata da chi vuole figlio proprio senza rapporti occasionali o inganni. Maggioranza usano donatore
non conosciuto per evitare complicazioni di coinvolgimento e si rivolgono a centri invece che fare
autoinseminazione, avendo tutela giuridica maggiore (no diritti genitoriali al padre e protezione medica). Si
possono comunque usare contatti personali, siti e pubblicità per trovare donatore. Non hanno buona fama
nei media ed essendolo per scelta sono pure considerate egoiste. Sono spesso professioniste istruite e con
sicurezza economica, fra fine 30 e inizio 40 anni, che hanno riflettuto a lungo e si sono confrontate con amici
e familiari accertandosi di avere sostegno economico e sociale. Si preoccupano per mancanza di padre e
hanno cercato spesso qualcuno che nella loro cerchia possa fornire modello maschile ai figli. Molte non lo
fanno per scelta, ma perché non hanno compagno e sentono che il tempo sta per esaurirsi. Aumento negli
anni (29,5% negli USA rispetto a 10% anni 70), maggioranza però è per divorzi e crescenti gravidanze
indesiderate.

I figli di divorziati tendono ad avere più problemi emotivi e comportamentali e prestazioni scolastiche
peggiori, ma è difficile stabilire se ciò derivi da avere genitore single o da aspetti del divorzio: dato che questi
problemi spesso si sviluppano già prima, probabilmente sono causati dai conflitti coniugali. Contano anche
difficoltà economiche (con trasferimento in quartiere più povero e cambio scuola). Più abbandoni scolastici,
disoccupazione e gravidanze precoci. Alle madri single spesso manca anche sostegno sociale ed emotivo e,
se alle proprie difficoltà emotive si sommano quelle dei figli, possono faticare a starci dietro (meno affetto,
comunicazione, coerenza, più suscettibilità e punizioni che ne peggiorano le difficoltà). Se migliorano
emotivamente, migliorano anche i figli e ciò generalmente accade negli anni. Le difficoltà dei figli sono
comunque contenute e limitate nel tempo, su problemi psi e velocità di recupero incide molto rapporto dei
genitori post-divorzio e loro relazione coi figli. Dubbio legame con sesso/età. Smentita ipotesi dell’effetto
selezione per cui chi ha problemi tende a sposarsi (e poi divorziare) e trasmettere difficoltà ai figli con geni
ed educazione, perciò poi sembra che i problemi preesistenti siano dovuti al divorzio. No effetti su
comportamenti di genere se manca un genitore.

Oltre ai divorzi, sono aumentate anche gravidanze (spesso indesiderate) di madri single da 5% dei 60s al 15%.
Negli USA è più frequente fra afroamericane e minoranze, più che altro perché il fattore più influente è lo
svantaggio sociale (es. no college). Dal Fragile Family Study emergono conseguenze negative: dello sviluppo
cognitivo per l’instabilità e delle emozioni/comportamento per il fatto di avere solo la madre. Anche qui
possono influire condizione economica, psicopatologia genitoriale e carenze educative, o effetti di selezione.
Infatti, nel Millennium Cohort Study è emerso che controllando questi aspetti c’è poca differenza con altri.

Madri single per scelta non hanno questi fattori a influenzarle, ma oltre a non avere un padre, non sanno chi
sia. Poche ricerche, solo su eterologa in centri. Non sono emerse differenze con famiglie normali, solo meno
interazione e risposta sensibile, probabilmente per il minor tempo a disposizione, ma comunque buona. A 2
anni percepivano più gioia, meno rabbia e percepivano i figli come meno appiccicosi; figli con meno problemi
emotivi e comportamentali (anche se ancora non capivano significato sociale della loro struttura familiare).
Anche a 7 anni no problemi, ma non ci sono studi più avanti (sarebbe interessante in adolescenza). Studio su
madri single (non tutte per scelta) in cui emergono legame stretto con la madre con comunicazione sincera,
condivisione di attività e fiducia, ma per le madri talvolta i confini di ruolo erano confusi.

Reazioni diverse al non avere padre, argomento affrontato più sinceramente e prima per forza di cose (87%
a 7 anni, contro il 25% dei figli di coppie etero, fra cui alcuni erano rimasti all’oscuro fino alla maggiore età).
Cercano più il padre dei figli di coppie etero e la motivazione è differente: non sono solo curiosi, vogliono
trovare nuovi familiari. Madri single sono più interessate a contattare altre famiglie con figli dello stesso
padre per dare al proprio figlio il senso di una famiglia, sono il gruppo più numeroso nel sito Donor Sibiling
Registry.

Padri single in aumento (1/4 delle famiglie monoparentali), di solito per decesso o post-divorzio (se madre
non è in grado di occuparsene) e qualche volta padri celibi. I figli tendono a essere maschi, più grandi e con
problemi comportamentali; genitori generalmente si impegnano e sono competenti. Forse è la diversità di
percorsi che portano a essere genitori single che portano le madri single ad avere risultati migliori. Padri
single per scelta etero o gay dal 2012, solitamente adozione, ma anche surrogazione. No ricerche.

Famiglie con padri gay


Si pensa che donne siano migliori genitori degli uomini. Stime 10-20% dei gay hanno figli minorenni. I padri
sono importanti, + sono coinvolti + si forma attaccamento sicuro. Contano calore, responsività e sensibilità
come per le madri; influenza materna/paterna intercambiabile. La convinzione che le madri siano meglio dei
padri può portare a ulteriori pregiudizi verso i figli di gay. Ipotesi di comportamenti di genere meno tipizzati
poiché si trovano in ambiente più flessibile, soprattutto le femmine che non hanno modello.

Gay possono essere padri per precedenti relazioni etero, adozioni, co-parenting con una donna, gestazione
di sostegno (scelgono generalmente donatrice di ovulo diversa dalla portatrice). Motivazioni simili a etero:
valore relazioni familiari, amore per i bambini e convinzione che sia naturale crescere figli. Spesso scelgono
adozione per ragioni morali o per evitare coinvolgimento altre persone (es. salto accordi co-genitorialità);
desiderio d’autonomia e che nessuno dei due sia il padre genetico, inoltre è gratis. Chi sceglie co-genitorialità
invece dà importanza a legami genetici e volevano che i figli crescessero con entrambi i genitori biologici (gli
unici definiti “mamma e papà”) in due case diverse. Spagnoli che avevano fatto surrogazione, oltre a
importanza genetica, volevano una “famiglia normale” in cui essere gli unici genitori fin dalla nascita.

Famiglie adottive con genitori etero. + problemi psi di natura comportamentale (iperattività, impulsività,
comportamento oppositivo, abuso di sostanze) rendono difficili compiti genitoriali. Comunque c’è buon
adattamento e autostima. Vulnerabilità è associata alle esperienze preadottive, già prenatali (povertà, stress,
sostanze), poi abusi e trascuratezze, cambi di casa per affidamento con conseguente scarso attaccamento.
Grave degrado orfanotrofi rumeni porta a comportamenti autistici, socievolezza indiscriminata, iperattività
e menomazioni cognitive seppur con miglioramenti post-adozione. Se i figli non sanno di essere stati adottati
e non hanno info su famiglia biologica sviluppano problemi identitari e psicopatologia, soprattutto in
adolescenza dove si può sviluppare conflittualità. Contatti con famiglia biologica danno > soddisfazione, se
sono soddisfacenti – problemi comportamentali (si parla di adozioni volontarie qui, no maltrattamenti). Più
che questa “adozione aperta” conta che la comunicazione sia aperta. A 1 anno la p di sviluppare
attaccamento sicuro è normale (meno privazioni subite), poi decresce. Spesso l’attaccamento è
disorganizzato. Importanza sensibilità materna nello sviluppo emotivo e del loro modello d’attaccamento.
Ricerca famiglia biologica ha diversa importanza per l’identità negli adolescenti: più interessati se poco vicini
ai genitori adottivi.

Studi su adozioni gay dal 2005 mostrano funzionamento positivo, sostegno sociale e adeguate competenze
genitoriali. Limiti: volontari, età varie, solo self-report, no separazione lesbiche/gay. Distinzione avviene in
altro studio da cui emerge che coppie lgbt hanno adottato più bimbi di etnia diversa, no altre differenze:
soddisfazione col partner, meno stress genitoriale e tecniche disciplinari più efficaci danno figli più adattati
per tutti. Padri gay con più stress genitoriale se hanno meno sostegno sociale, figli più grandi e adottati a età
maggiore. Essere gay è stressante se si è sensibili a stigmatizzazione. Coppie omogenitoriali adottano più
spesso bimbi del loro sesso, più grandi. Tutti provenienti da situa difficili, con madri psichiatriche, problemi
di violenza domestica o alcolismo, padri condannati penalmente. Violenze fisiche, psicologiche, trascuratezza
ovviamente causano ad adottati più problemi. Interviste, questionari e osservazione hanno mostrato minor
depressione e stress nei gay rispetto a etero, più affetto, responsività e interazione, minor aggressività
disciplinare e problemi di condotta. Stress genitoriale predice problemi di condotta, aggressività disciplinare
poco. Può essere che screening per adozioni gay sia più rigido o che si eviti di assegnargli bimbi più
problematici (ma comunque sono più grandi) per pregiudizio in UK, mentre in USA il contrario. Attivazione
cerebrale neo-padri gay è la somma delle madri (elaborazione emozioni) e padri (elaborazione cognitiva). Il
comportamento di genere dei figli è tradizionale. Equa ripartizione compiti nelle coppie gay (=lesbo), che
però non influenza benessere figli. Meno supportivi nel compito ludico, ma anche meno ostacolanti degli
etero. Problemi comportamentali si associano a insoddisfazione nella suddivisione delle responsabilità di
cura e stile di interazione boicottante, specialmente competizione genitori. Diversamente dagli USA, in UK
solo 1/5 delle coppie lgbt divideva compiti di cura equamente.

Quasi tutti parlano presto coi figli dell’adozione, con modalità simile agli etero più il fatto di avere una famiglia
di 2 papà. Minoranza riferisce commenti omofobi dei compagni del figlio, più spesso curiosità. Maggiore
paura di rivelarlo a inizio adolescenza per paura di derisione e bullismo, ma poi maggioranza si confida con
amici fidati. Paura di essere considerati gay e rifiutati. Importante che chi e quando fossero scelte loro, a cui
i genitori cercavano di prepararli. Varietà di esperienze con le agenzie d’adozione.

Gay con surrogazione e donazione di ovulo sono i più distanti da famiglia tradizionale e perciò più controversi.
La maggioranza si affida al caso nel determinare chi sarà il padre biologico, in altri studi il più anziano, che
non aveva figli, che lo desiderava maggiormente o con “i geni migliori”. Nella donatrice di ovuli ricercano
altezza, bellezza, istruzione e somiglianza fisica col padre non genetico. Maggioranza la sceglie non
conosciuta, ma disposta ad essere contattata a 18 anni. Poche ricerche, nella prima su uomini benestanti
(seppur con cali post-nascita) l’avevano definita esperienza positiva, si erano avvicinati a genitori propri e del
partner, nuove amicizie con altri genitori e meno con altri gay senza figli. Spesso mantengono i contatti con
la portatrice e con la donatrice di ovulo.
Conclusioni
Così come le famiglie tradizionali, anche le famiglie moderne hanno alta variabilità al loro interno. In generale,
va peggio alle famiglie non tradizionali (divorzi, madre nubile e ricostituite) rispetto a quelle di nuova
costituzione, per il ruolo di difficoltà economiche, coniugali e psicopatologiche. Inoltre, chi deve superare
molte barriere per diventare genitore lo vuole/è motivato, è spesso più attento e ciò comporta migliori cure
genitoriali. Il fatto che ciò non implichi un > adattamento dei figli può dipendere dall’uso di strumenti
improntati alla ricerca di problemi, ma in generale le cure genitoriali influenzano poco l’adattamento psi (cure
“sufficientemente buone” di Winnicott). Difficoltà possono derivare da mancanza di sincerità o stigma
sociale. Queste famiglie ci permettono di studiare gli effetti della famiglia in generale sui figli, isolandone
alcune variabili:

1. Numero dei genitori: studi su madri single dimostrano che ci sono rischi maggiori di problemi psi, ma
ciò dipende da difficoltà economiche, depressione materna e mancanza di sostegno sociale, oltre a
eventuali fattori precedenti es. conflitti coniugali. Inoltre, no effetti su sviluppo psicosessuale.
Ricerche su madri single per scelta (senza circostanze avverse) permetteranno di comprendere
davvero effetti della monogenitorialità.
2. Genere dei genitori: valutato su madri lesbiche e padri gay, non su genitori single, così si controllano
gli effetti del numero. Emerge che non è essenziale padre, ciò non significa che sia irrilevante. Pochi
studi su padri gay sembrano affermare lo stesso della madre.
3. Orientamento sessuale dei genitori: non distinguibili dalle differenze di genere, comunque no
differenze, tranne adattamento più elevato dei figli adottati da gay in UK.
4. Legame biologico coi genitori: i problemi degli adottati non sono dovuti a ciò, bensì a difficoltà
precedenti. Si studia quindi su famiglie con donazione (importanza legame gestazionale con la
surrogazione), anche qui no differenze. Non ci sono le difficoltà delle famiglie ricomposte, perché qui
i figli vengono fortemente desiderati e considerati come propri. L’assenza di un 2° genitore però porta
più spesso a cercare il donatore; i meno propensi sono i figli di coppie etero, o perché sono ignari o
per non turbare il padre. Necessità di più studi in adolescenza.
5. Concepimento medicalmente assistito: no differenze in nessun tipo.

Contano i processi interni alla famiglia (rapporti genitoriali, genitore-figlio, atteggiamenti sociali verso la
famiglia sono predittivi dell’adattamento del figlio più della struttura famigliare). La struttura ha solo un
effetto indiretto che si ripercuote su benessere genitoriale, relazioni familiari e qualità di vita della famiglia.
Segregazione di genere, giocattoli e giochi preferiti, stili di gioco, amicizie non variano, seppur con
sovrapposizioni, e sono solo parzialmente determinati socialmente (interazione bio-psico-sociale già
prenatale). Es. esposizione ad androgeni  preferenze più maschili. Non sono solo i genitori i modelli, ad es.
anche gli amici rinforzano. Consapevolezza degli stereotipi dai 2 anni. La varietà di preferenze all’interno dello
stesso genere può essere dovuta anche a rinforzo differenziato e diverso grado d’esposizione ai modelli, oltre
che differenze individuali. Anche l’orientamento sessuale pare dipendere da più fattori. Studi su androgeni
prenatali in donne affette da ISC (anche perché preferenza per comportamento tipico del sesso opposto in
infanzia predice omosessualità, ma non tutti i gay hanno vissuto ciò). Si ipotizzano anche stereotipi meno
rigidi sul comportamento sessuale. Orientamento dei genitori influenza sperimentazione, non orientamento.

Limiti: campioni ridotti, volontari, qualcuno può sminuire difficoltà o non partecipare se ne ha, pochi studi su
adolescenza, alcuni a singola misura o fonte, difficile isolare effetti di variabili, poca attenzione a effetti
positivi delle nuove firme di famiglia es. > apertura.

Momento storico e luogo molto rilevanti, sono cambiate tante cose dai 70s, seppur rimangano pregiudizi.
Famiglie del futuro: servizi evidence-based, DNA e gameti artificiali, uteri artificiali.

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