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IL CUORE CENTRATO:

Qual è lo stile relazionale che mi contraddistingue?

Dott. Giuseppe Congedo


Psicologo -Psicoterapeuta
Il cuore nella Bibbia
"Insegnaci a contare i nostri giorni, e
giungeremo alla sapienza del cuore” (Sal. 90,12);

"Maria serbava tutte queste cose meditandole nel suo


cuore" (Lc. 1,66-2,19-2,51).

"Ascolta Israele: il Signore


è il nostro Dio...Tu amerai
il Signore tuo Dio con tutto
il tuo cuore, con tutta
l’anima, con tutte le forze.
Questi precetti che oggi ti
do ti stiano fissi nel
cuore..." (Dt. 6,4 ss.)
Un cuore centrato
Per questa ricchezza di significato spesso nella Bibbia la
parola cuore rappresenta la persona nella sua totalità:

La persona vista nella sua interiorità: pensieri, sentimenti


intimi, gli affetti , i progetti segreti e la stessa razionalità,
cioè la "ratio" con cui l’uomo sceglie di vivere la propria
vita, per la Bibbia risiedono nel cuore umano.

Il cuore dell’uomo è il luogo dove


l’essere umano è veramente e totalmente
se stesso, senza maschere né ipocrisie:  la
persona stessa nelle sue radici profonde.
Una persona integrata

Una persona in relazione


armonica con tutte le sue
parti
Gli stili relazionali
Siamo esseri relazionali

la stessa psicologia lungo la sua storia ha compreso sempre più il


ruolo fondamentale dell’altro come elemento portante
dell’integrità psichica, sia nel periodo della sua costituzione che
per tutto il ciclo di vita laddove la qualità dei rapporti rappresenta
uno dei più importanti marker di salute e soddisfazione personale

Cognitivismo interpersonale la relazione è il terreno di


base, il luogo germinale del sé psichico, nel quale si
costruisce il rapporto con se stessi e con gli altri
Fin dal suo concepimento il bambino
intrauterino è in relazione

Gli studi più recenti dimostrano che il bambino


nell’utero non solo riceve nutrimento ma è in
relazione con la madre

I vissuti anche inconsapevoli della madre


agiscono sulla modulazione psicosomatica del
bambino: sul sistema immunitario, sui livelli
ormonali, sull’asse ipotalamo-ipofisi-surrene
Studi sull’attaccamento

Il bambino alla nascita necessita di accudimento per un


periodo molto lungo prima di rendersi autonomo. Per la
sua sopravvivenza sviluppa una funzione di attaccamento

cercare un legame con i


genitori e di ricevere la
loro protezione

Da come questa funzione di attaccamento viene gestita da


mamma e papa dipenderà la modalità con cui questo bambino
gestirà le proprie relazioni nel corso della sua esistenza
Studi sull’attaccamento
Il momento più esclusivo dell’intimità madre
bambino è l’allattamento, in cui il contatto
corporeo e il soddisfacimento del bisogno
primario si realizzano insieme..infatti se
l’allattamento venisse slegato e trasformato
in un gesto puramente meccanico di
alimentazione, entrambi madre e bambino e
rimarrebbero insoddisfatti..oltre al bisogno
di nutrimento dunque la madre svolge
un’importantissima funzione nel rispondere
al bisogno del bambino di sentirsi avvolto,
accudito rassicurato e contenuto,
soddisfacendo il suo bisogno di vicinanza e
dunque di relazione.
[…osservando i neonati nel momento della poppata: in un primo
tempo la spinta del bisogno è chiaramente in primo piano. Il
bambino ha fame e necessita di nutrirsi; subisce la pressione
fisiologica del bisogno in tutta la sua urgenza (…) In un secondo
tempo, invece, il bambino ormai saziato trattiene nelle sue labbra
il capezzolo. In questo indugiare della sua bocca non si manifesta
più alcuna urgenza vitale. In gioco non è più la soddisfazione del
bisogno, ma un’altra soddisfazione. Nel giocherellare col
capezzolo stretto nella bocca possiamo vedere come la pulsione si
emancipi dalla base materiale dell’istinto – non c’è più niente da
succhiare – e, soprattutto, come il bambino entri in un universo
che trascende quello (…) della spinta del bisogno. In primo piano
ci sono un’altra domanda e un’altra soddisfazione. Il bambino
vuole sentire la presenza dell’Altro e trasfigura il seno-oggetto nel
segno di questa presenza. Non è più l’attività acefala della
pulsione ad essere al centro, ma il desiderio di sentirsi desiderato
dal desiderio della madre, la sua domanda di riconoscimento. (…)
il seno si divide in un seno-oggetto che risponde al bisogno e in un
segno-seno che risponde ad una domanda irriducibile a quella
M. Recalcati, Le mani della madre
istintuale del bisogno, ovvero ad una domanda d’amore]
[Il bambino non vuole tanto ricevere il cibo giusto al
momento giusto, quanto essere nutrito da qualcuno a
cui piace farlo. Il bambino dà per scontate cose come i
vestitini morbidi o la temperatura giusta dell’acqua del
bagnetto. Ma ciò che non può essere dato per scontato è
il piacere della madre nel vestirlo e nel fargli il
bagnetto. Se provate piacere in tutto ciò è come
D. W.se per il
Winnicot
bambino splendesse il sole]
Base sicura
La base sicura è una figura
significativa in grado di
accogliere il caos , la sofferenza
l’incertezza, la creatività e che
consente al bambino di conoscere
se stesso e il mondo tornando ad
essa con la certezza di essere
accolto con la stessa disponibilità
fisica ed emotiva che percepiva
prima di allontanarsi
BAMBINO MADRE

EFFETTO “BASE SICURA”: in presenza di stimoli minacciosi, il


bambino si attaccherà alla madre e potrà allontanarsi da essa per
soddisfare il suo bisogno di esplorazione dell’ambiente
BAMBINO MADRE
MODELLI OPERATIVI INTERNI
Da queste prime esperienze si verranno a formare nel
piccolo dei modelli mentali (M.O.I.)rispetto a se
stesso e alle figure di attaccamento, modelli che
costituiranno il prototipo per le relazioni successive.
E’ stato dimostrato che una relazione di attaccamento funzionale contribuisce ad una
sana maturità affettiva adulta mentre un attaccamento disfunzionale può influire
negativamente sullo sviluppo di un’immaturità nel campo dell’affettività. I legami
affettivi dell’adulto sembrano perciò prendere forma proprio a partire dalle relazioni
primarie. Ogni adulto conserva lo stile di attaccamento sviluppato nel corso
dell’infanzia. Questo stile si struttura in modelli operativi interni (M.O.I.) una sorta di
schemi e rappresentazioni interne che il bambino costruisce rispetto alla realtà che lo
circonda a seconda delle esperienze vissute con il caregiver. Lo stile di attaccamento, e
dunque i M.O.I., condizionano l’individuo per tutto il corso della vita e soprattutto
nella strutturazione di legami affettivi più significativi, come i legami di coppia e le
relazioni genitori figli; ma ciò può valere in generale in relazioni percepite
dall’individuo come importante per lui..
L’ attaccamento si definisce sicuro quando il bambino percepisce la
disponibilità fisica ed emotiva della figura di attaccamento: le attese del
bambino riguardo alla disponibilità della figura di attaccamento si incontrano
con la sensibilità e la capacità di quest’ultima di rispondere prontamente e
adeguatamente ai suoi bisogni

Modello di sé e dell’altro tendenzialmente positivo nonché uno schema


relazionale basato sulla fiducia..l’adulto sicuro tenderà a presentarsi
ottimista e fiducioso riguardo le sue capacità e rispetto agli altri avrà una
capacità adeguata di sopportare anche distacchi prolungati senza temere
di essere abbandonato..a livello relazionale sarà in grado di instaurare
legami intensi e intimi ma anche di mantenere una certa autonomia

Tuttavia è molto più probabile trovare nelle nostre storie familiari forme di
attaccamento che per svariati motivi non son ottimali come quella descritta
cosicchè la relazione favorisce nel bambino uno stile di attaccamento
insicuro che può assumere diverse forme
Stili relazionali
Cognitivismo post-razionalista (Vittorio Guidano)

individua principalmente 4 stili ognuno


caratterizzato da un proprio modo di
percepire se stessi e la realtà sulla base di
tonalità emotive prevalenti

ogni stile relazionale presenterà dunque una propria modalità di stare


al mondo, di percepire se stesso, gli eventi ed ognuno caratterizzato da
automatismi relazionali cioè da proprie modalità automatiche di
entrare nella relazione e viverla
Stile depressivo
Può essere definita come la tendenza
dell’individuo a rispondere agli eventi della
vita con scetticismo e sfiducia, come
conseguenza della costruzione di
significato di questi eventi in termini di
perdita, disillusione o insuccesso. Il
significato personale è qui centrato sul
senso di solitudine ed è organizzato in un
circuito ricorrente di schemi emozionali che
oscillano tra disperazione e rabbia (a
livello tacito o inconsapevole).
Successivamente il livello esplicito (livello
consapevole di spiegazione si configura in
un’immagine negativa di sé in
un’attribuzione di responsabilità interna,
globale e stabile
Stile depressivo
oscillazione emotiva: tristezza e rabbia
l’individuo tende a rispondere agli eventi interpersonali generalmente con
scetticismo o sfiducia come conseguenza di una lettura della realtà in
termini di perdita

significato personale: senso di solitudine e non amabilità personale

L’immagine di sé sarà negativa


(cioè si autodescrive cosi) e si
caratterizza per un’attribuzione
interna di responsabilità globale e
stabile..
Automatismi relazionali: sono incentrati
su comportamenti volti ad allontanare
l’altro pur desiderandone profondamente
la presenza (evitamento)
Stile depressivo
Storia di attaccamento: ritroviamo genitori freddi
o evitanti o abbandonici, inaccessibili, che mai
hanno provveduto al soddisfacimento dei bisogni
del figlio.

Viene cosi a mancare il supporto emotivo


necessario al bambino (tristezza) che cresce con
l’esperienza di poter contare solo sulle proprie
forze (solitudine) facendo soprattutto riferimento
alle proprie abilità cognitive.

Nel corso di una relazione reagiscono ad ogni minimo segnale di


insoddisfazione come il capolinea, come la fine del rapporto, pertanto la
paura della perdita innesca inconsapevolmente esplosioni di rabbia e la fine
della relazione affettiva viene vissuta come conferma della non amabilità e
solitudine a cui si sentono destinati
Stile fobico
Può essere definito come la tendenza di un individuo
a rispondere agli eventi della vita generalmente
oscillando tra curiosità e paura. Tutto ciò che è
nuovo è attraente, ma può essere visto come
pericoloso e ciò porta l’individuo a valorizzare una
percezione di sé secondo caratteristiche di forza o
debolezza. Ove prevalga una percezione di se stesso
come adeguato e sicuro in questo mondo, il soggetto
tende ad allontanarsi dalle figure di riferimento in un
ottica di autonomia e libertà. Ove prevalga una
percezione di sé debole, il soggetto si sentirà
incapace di affrontare il mondo senza una figura
protettiva “a portata di mano”.
Un individuo che possiamo descrivere come fobico ruota attorno a temi legati al bisogno
di protezione e alla paura di perdere la protezione da parte di figure di riferimento
accompagnata da un’attivazione a livello neurovegetativo (sudorazione, tachicardia..ecc)
Stile fobico
Automatismi relazionali: sono incentrati su comportamenti volti ad
avvicinare l’altro quando cui si sente in difficoltà per poi sentirsi
soffocati se la sua presenza si fa vicina ed intima

Storia di attaccamento: la relazione viene


vissuta come un rifugio: si riscontrano
ragionamenti e dinamiche di richiesta di aiuto e
protezione nei confronti dell’altro per dominare
sensazioni di paura e ansia da cui si può essere
travolti. Dall’altra parte se questa protezione da
parte dell’altro viene percepita dal fobico come
eccessiva può essere a questo punto percepita
come pericolo, come una limitazione al proprio
senso di libertà di muoversi nel mondo e quindi
con un senso di costrizione.
Stile fobico
Nell’infanzia del fobico si ritrova spesso una storia di
genitori iperprotettivi che hanno limitato e soffocato la
naturale spinta verso l’esplorazione e l’autonomia
alimentando un senso di fragilità (non ce la posso fare da
solo)..questo significato personale si riflette anche nelle
relazioni affettive adulte che appunto il fobico vive oscillando
tra questi due poli bisogno di libertà e bisogno di protezione
attorno ad un emozione principale che è la paura.

L’altro viene visto come una fonte di rifugio ma


anche come limite alla propria libertà.
Inconsapevolmente allora si strutturano dinamiche
relazionali in cui il soggetto è attratto da un partner
che gli trasmette sicurezza affidabilità e protezione da
cui si dovrà allo stesso tempo tutelare per non sentirsi
privato e limitato dei suoi spazi di libertà e autonomie.
Stile perfezionista ossessivo
E’ caratterizzato fondamentalmente da emozioni
secondarie di orgoglio e colpa, con l’elaborazione di un
senso di sé ambivalente e dicotomico, nel quale
l’esperienza immediata è vissuta in due dimensioni
simultanee orientate in senso antitetico: un’immagine
positiva di sé (orgoglio, sé buono) ed una negativa. Ciò
porta l’emergere di pensieri, condotte ed immagini
intrusive e persistenti vissute come estranee da sé e che
sono controllate ricercando la certezza attraverso il
dubbio sistematico.
Stile perfezionista ossessivo
Gli automatismi relazionali che ne derivano
sono incentrati sul comportamento di
controllo sulla relazione, volti ad evitare le
emozioni forti che l’altro provoca. Emergono
dunque atteggiamenti razionalizzanti e
difensivi seguiti da sensi di colpa e tentativi
di riavvicinamento

La vita interiore si costruisce attorno a temi di ricerca di


certezze e perfezione rispetto ad un codice etico esterno e
a criteri (ideali) che sono percepiti come giusti/sbagliati
veri/falsi buoni/cattivi.
Stile perfezionista ossessivo
Storia di attaccamento: si evidenzia un attaccamento ambivalente
che nasce all’interno di una relazione irregolare e caotica in cui la figura
di accudimento interagisce con il bambino in modo estremamente
mutevole impedendo un effettivo scambio comunicativo
Sono cresciuti in un ambiente molto esigente tanto da
renderli iper-responsabilizzati fin da piccoli: sono classici
bambini adultizzati, piccoli ometti che cosi facendo possono
guadagnarsi l’amabilità degli altri. Ogni cosa si guadagna col
sacrificio e nulla è concesso senza sforzo e per solo piacere.
Vivono le relazioni affettive nel continuo dubbio senza concedersi alle
emozioni per non perdere il controllo.

Nelle relazioni sentimentali ricercano sin da subito


certezze ai loro dubbi per evitare di incorrere in errori.

La fine della relazione significativa viene vissuta come incontrollabile, uno scompiglio emozionale a cui
non sono abituati: solo se essa è vagliata dalla razionalità ad esempio individuando colpevoli e
responsabilità può essere elaborata compresa e superata
Stile perfezionista ambiguo
E’ caratterizzata da emozioni di
orgoglio e vergogna, con un senso
di sé vago, carente, oscillante e
indefinito, che si definisce soltanto
quando si ha la sensazione di
corrispondere alle aspettative
degli altri. L’individuo con questo
stile un’esperienza immediata diffusa
di sé, che può stabilizzare solo
attraverso criteri esterni che sono il
giudizio e le aspettative degli altri

La persona ha una percezione diffusa


e vaga di sè che può stabilizzare solo
attraverso criteri esterni che sono il
giudizio e le aspettative degli altri
Stile perfezionista ambiguo
Gli automatismi relazionali che ne derivano sono
incentrati su comportamenti compulsivamente
compiacenti volti ad ottenere riscontri positivi, dunque
anassertività, difficoltà a dire no esplicitamente,
esibizione di stati d’animo non autentici. Tali
comportamenti si alternano ad atteggiamenti di
rabbiosa oppositività e momenti di delusione e distacco.

L’affettività si caratterizza per una certa sensibilità


al tema del giudizio, del confronto con gli altri e
dei risultati ottenuti. Si osserva la ricerca di persone
e situazioni che procurino conferme e di
conseguenza un immagine di sè positiva. Si può
dire che l’identità venga costruita sempre
provvisoriamente e step by step, basandosi molto su
segnali che provengono dall’esterno in termini
Stile perfezionista ambiguo
Storia di attaccamento: fin da piccoli sono stati
cresciuti con l’implicita indicazione di mettere a
tacere i loro bisogni, pensieri ed emozioni per
conformarsi all’ambiente familiare: sono i classici
bravi bambini che hanno dato pochi problemi da
piccoli, poco assertivi e molto compiacenti per
garantirsi un senso di amabilità…..la storia di
attaccamento si caratterizza per la presenza di
un accudimento ambiguo ed imprevedibile
controllante e dominante; una scarsa
manifestazione di gesti affettuosi..una scarsa
comunicazione chiara e colorata da tonalità
emotive, bensì contraddittoria e insoddisfacente
anche se camuffata agli occhi sociali. Ciò che
conta in queste famiglie è che il bambino
raggiunga ottimi risultati o standard di
perfezione a scuola, nello sport..ecc

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