Sei sulla pagina 1di 4

SEMINARIO: DIAGNOSI DELL'ATTACCAMENTO della Sorrentino 22-11-18

Noi lavoriamo con l'intenzionalità dell'adulto. Mentre il bambino non può fare niente (non ha un'intenzionalità) rispetto alla
sua influenza che ha sugli altri e sull'ambiente in cui vive poiché dipende dell'adulto, l'adulto è dotato di intenzionalità e
dobbiamo far leva su quella per cambiare il suo comportamento o il comportamento sintomatico del bambino. È l'adulto
che ha un'influenza nella relazione reciproca che però è asimmetrica con il bambino (disequilibrio/asimmetria di potere).

I temi dell'attaccamento si radicano invece nella concezione he senza l'accudimento il bambino muore e che questi
processi di accudimento diventano processi di relazione che formano la cornice della mente perché nasciamo
predisposti per formare un ordine nella testa che passa di generazione in generazione. Nasciamo con una mente ma
dobbiamo attivarla, si costruisce attraverso le esperienze (come i neuroni che abbiamo, ma se non vengono giustamente
stimolati non funzionano e non creano connessioni), si attiva con le memorie stato dipendenti che si costruiscono nella
ripetuta connessione bisogni-azioni.

"Gli esseri umani sono incapaci di liberarsi dal legame quando richiama il legame di attaccamento"

In "Giochi psicotici della famiglia" le domande quando siamo in presenza di uno stallo richiama l'attaccamento e la storia
trigenerazionale e come viene trasmesso il disagio 

In "Ragazze anoressiche e bulimiche" l'attaccamento viene collegato alla struttura di personalità.

Anche se siamo in presenza di uno stesso sintomo, si è visto che i pazienti sono arrivati a manifestare il sintomo
mediante un percorso evolutivo molto diverso.
Anche i sintomi prendono forme diverse (es: un'anoressica che non mangia mai è diversa da una che mangia piccoli
pezzi di pane secco tutto il giorno).

La carenza entra in atto nella struttura della personalità quando ci sono state traiettorie di sviluppo connotate da pluri
carenze affettive (e non solo da eventi traumatici), dove i bisogni non sono mai stati presi in considerazione. 

"Quello che ti succede dentro è perché succede anche fuori"

L'attaccamento è un "pezzetto" del sistema di allevamento. 


Bolwby guarda cosa succede quando il bambino viene allontanato dalla madre, studiando i temi della dipendenza e della
tolleranza all'autonomia.

Il tema cardine della terapia è quando incontriamo delle persone in veste di terapeuti, possiamo comportarci come un
termometro: osservando qual'è il tipo di richiesta che riceviamo, facciamo una prima valutazione del sistema che c'era
prima di noi perché sappiamo che le aspettative che ci sono nella relazione sono esperienze concretizzate dalla
relazione che si ha avuto molto prima e che ha dato forma alla mente (es: apriremo la porta in modo diverso se
sappiamo che il pz ci ha chiamato per un disturbo d'ansia o che invece è paranoico).
L'esito finale è un esito della forma della mente avuta con le esperienze di attaccamento. 

I sintomi (anoressici e bulimici ad esempio) sono dovuti all'intreccio di stili famigliari ed educazione ricevuta che si
imperniano su qualcosa di biologico che sono gli attaccamenti (biologico perché questo sistema di attaccamento esiste
anche nelle specie mammifere.

Dall'individualita alla personalità tramite le esperienze di attaccamento e gli stili di attaccamento. L'adulto garantisce
l'accudimento al figlio, ma ogni adulto lo dà in modo diverso e questo determinerà personalità diverse. 

Il nocciolo dell'attaccamento forma la mente e condiziona l'esito della costruzione della personalità 

Esempio: Ci si domanda perché questo figlio ha manifestato un sintomo ed ha avuto un esito post traumatico e non
l'altra figlia femmina? Eppure i genitori che hanno allevato i due figli sono sempre gli stessi. Bisogna chiedersi dove sta il
trauma? Che cosa non è andato?

Due punti fondamentali: 


 Il terapeuta è soggetto di attaccamento.
 La coppia coniugale si incastra sempre sui bisogni di ciascuno dei due partner che si incontrano (es: un evitante
tenderà a scegliere come partner un ansioso-ambivalente). Quando vengono in terapia è perché i partner sono
in una forte polarizzazione delle loro difese dove ciascuno è più se stesso. 
Tutte le relazioni vengono costituite sulla base del nostro attaccamento. Questo significa che ognuno di noi ha necessità
di un'altra mente o di altre menti per sviluppare la propria. 

2 funzioni dell'attaccamento: io ti confermo (rispecchiamento) e ti guido (mastering). Gli attaccamenti insicuri e ansiosi
hanno solo una delle due funzioni.
La base sicura determina l'esplorazione. La base sicura la vediamo nelle funzioni dove il bambino ha bisogno del legame
per iniziare a vedere la sua propria risorsa di autonomia. Le funzioni della base sicura, necessarie per indirizzare il
bambino verso l'esplorazione, si concretizzano da parte della madre nel: sorvegliare, ammirare, aiutare, apprezzare il
bambino. 
Le funzioni del porto sicuro, che entrano in gioco quando il bambino durante l'esplorazione può farsi male o incorre in
qualche pericolo stanno invece nel: proteggere, consolare, ammirare, organizzare le sue emozioni (es: se il bambino
cade e piange, la madre a seconda di come reagirà all'accaduto e a come gli e lo spiega, il bambino lo percepirà.
Diverso dire "non è successo nulla dai non piangere" che avere una madre in ansia). 

Queste due funzioni nell'adulto devono accompagnare la convinzione di essere: più grandi, più forti, il saggi e più
affettuosi (stessa cosa il terapeuta quando entra in seduta e deve essere una base sicura per il paziente).

Compiti dell'adulto allevante:


Mani: con il compito di assecondare, sintonizzarsi, farsi carico e assumere il controllo 
Parte superiore delle mani: sostenere l'esplorazione, sorvegliare, ammirare, aiutare e organizzare le emozioni. 
Parte inferiore: accogliere, proteggere, confortare, ammirare, contenere le emozioni (devono essere comunicabili e
interiorizzabili. A volte il genitore non riesce a regolare le proprie emozioni e passa questa disregolazione al bambino "te
l'avevo detto" mentre urla al bambino che è caduto. Le emozioni invece devono essere regolate e contenute). 

L'essere umano elabora le esperienze come un dispiegarsi continuato ad attorno a 3 aree: 


 Lo sviluppo del se 
 L'esperienza dell'altro significativo 
 E l'affetto che emerge nella relazione con l'altro 

Quando le interazioni sono positive, i bisogni sono soddisfatti e l'altro lo apprezza e le accoglie, il bambino forma un
senso positivo o buono del se e dell'altro che si traduce in un buono stato emotivo. 
Quando le interazioni sono negative, lo sviluppo è poco apprezzato ed i bisogni non sono sufficientemente soddisfatti, il
bambino forma una visione negativa o cattiva di se e dell'altro (che è inaffidabile), che si traduce in un cattivo stato
emotivo. 

Si definisce questo funzionamento come "memoria stato-dipendente" riferendosi alle modalità in cui i neonati e i bambini
immagazzinano le memorie procedurali come modelli operativi unici e diversi del se e degli altri.

Un importante obiettivo dello sviluppo è costituto dal raggiungimento delle capacità di integrare il se buono o cattivo e le
rappresentazioni scisse degli altri buone o cattive per formare un accurato modello operativo interno di se e degli altri. 

Quel che noi dobbiamo volere come obiettivo per i genitori è che in parte empatizzino e in parte governino i processi con
il bambino. 

Una genitorialita sufficientemente buona aiuta il bambino a regolare le emozioni e a integrare gli oggetti buoni e cattivi
portando allo sviluppo la capacità di stabilire relazioni con un oggetto intero. Più la capacità genitoriale è carente in
questa funzione e meno il bambino è in grado di integrare queste esperienze. 

Kernberg e i teorici delle relazioni oggettuali affermano che la separazione delle esperienze in stati emotivi positivi o
negativi rappresenta il primo livello di organizzazione della mente. Le emozioni vengono poi collegate a rappresentazioni
mentali che sono prima interiorizzate e poi generalizzate sulle relazioni e in percezioni di se e del mondo. 

Se abbiamo un disturbo alimentare a 5 anni, la terapia con i soli genitori basta perché il disturbo alimentare si connota
come un disturbo della relazione. 
Se è già in preadolescenza non basta coinvolgere solo i genitori perché il sintomo assume un significato diverso che
coinvolge anche la sua identità. 

Se il genitore buono (responsivo) è presente solo quando il bambino esprime alcuni bisogni e il genitore cattivo (ostile)
quando il bambino ne esprime altri, il bambino comincerà naturalmente a fare ciò che è necessario per mantenere
lontano il genitore cattivo.

Ogni attaccamento muove dentro di noi delle aree di debolezza o nuclei problematici della sensibilita, situazioni di allerta
di fronte a eventi o bisogni particolari. Se ho avuto un genitore che mi diceva che se cadevo non faceva niente, il
bambino crescerà con il bisogno di chiedere ma poi non chiede oppure con il bisogno di esplorare ma con l inibizione di
farlo quindi il risultato sarà il suo essere agitato e così anche nella vita adulta .

Se un bambino viene minacciato di abbandono quando esplora reprimerà l'applicazione delle sue competenze pur di
rassicurarsi. Questa è l'origine dell'attaccamento ansioso di tipo ambivalente. 

Nell'ambivalente manca la base sicura. La persona ha bisogno di vicinanza emotiva ma avvicinandosi emotivamente è
come se l'Io si indebolisce, diventa lamentoso, fragile e depresso e si costruisce tutta la forza al di fuori di se.  

Quando ci troviamo di fronte ad un paziente più autocritico (la colpa è tutta mia, non valgo niente), la matrice è più 
ambivalente. 

Quello che dobbiamo fare i pazienti ambivalenti è prima contenerli e poi empatizzare con loro (es: se viene ed è un
fiume in piena dobbiamo prima contenerlo e mettere ordine perché altrimenti viene travolto dalla sua emotività).
Esempio: "Capisco che è un cosa molto dolorosa, ma da quanto siete insieme? Che professione fa? Ecc" andare più sui
fatti e dare ordine altrimenti il pz esce e sta peggio.

Se un bambino le cui richieste di conforto sono state respinte può iniziare a reprimere il bisogno di essere consolato per
ottenere l'accettazione del caregiver attraverso l'esplorazione. Questa è l'origine dell'attaccamento ansioso di tipo
evitante. 

Quando ci troviamo di fronte ad un paziente più paranoico (la colpa è tutta fuori quindi per ciò che gli succede tende ad
attribuire la colpa all'altro), la matrice è più  evitante. Ci sono diversi tipi di pazienti evitanti (alcuni non parlano proprio
mentre 

Con l'evitante le domande dovranno essere più improntate al versante razionale (Cosa è successo? Come mai?) per
riuscire ad accedere al suo mondo emotivo ma allo stesso tempo dovremo piano piano iniziare a riconnetterlo con le
relazioni significative perché lui da solo ha costruito una trappola difensiva da cui è prigioniero quindi il nostro lavoro
dovrà essere una costruzione di ponti, anche convocando insieme moglie o madre ed estendere il formato individuale o
se manteniamo quello individuale fare alcune domande che riconnettano (es: Se fosse qui sua moglie cosa mi direbbe di
questo? Oppure chi ha informato che viene in terapia? L'evitante non lo ha detto a nessuno. Si sentirebbe meglio se
fosse accompagnato da...?). L'evitante ritiene che le relazioni non sono importanti e noi invece dobbiamo far vedere che
le relazioni sono importanti. 
Con l'evitante non forzi l'appuntamento ma va abituato alla presenza del terapeuta (es: Quando vorrebbe venire? E si
cerca di andargli incontro). La difesa non va mai attaccata ma va sempre accolta perché se ha dovuto costruirsela ha
avuto le sue buone ragioni. 

Ricordiamoci che il terapeuta ha il ruolo di dirigere la seduta!

In terapia dobbiamo guardare se l'individuo tiene in considerazione sia il "me" che il "te"

La difficoltà è che in terapia i pazienti non mostrano il lato ansioso ma c'è.


Infatti nei cluster della personalità i dipendenti e gli evitanti fanno parte del cluster C (ansiosi), nei B e nell'A l'ansia
scende.

Negli attaccamenti ansiosi, le persone sviluppano un'ipersensibilità ai bisogni insoddisfatti che cercheranno in tutti i modi
di soddisfare.

Le aree di problematicità colpite dall'attaccamento ansioso:


1. sensibilità alla separazione (attaccamento ambivalente): in questo caso la persona sente la necessità di
concentrarsi su quello che gli altri vogliono e su ciò di cui hanno bisogno, su ciò che sentono senza occuparsi
dei propri bisogni, desideri e sentimenti
2. Sensibilità alla stima (attaccamento evitante): la persona è convinta di non poter essere stimata per come
realmente è (comune, imperfetta, debole). Per proteggersi da critiche, giudizi, abbandoni nasconde il suo se
autentico e cerca continuamente di dimostrare di essere meritevole (es: unico, speciale, tutto al di fuori di
essere mediocre) attraverso i risultati e le prestazioni raggiunte. Anche gli stronzi più della media nazionale
sono sempre un modo di evidenziare come non si è comuni. Qualsiasi aspetto che esprima un'eccezionalità
nelle prestazioni e nei rapporti. 
È' importante che il tp sia consapevole che ogni persona lotta con tematiche concernenti la regolazione delle emozioni
per mantenere l'autostima e con la dinamica tra vicinanza ed autonomia per mantenere le relazioni. 

I nuclei problematici della sensibilità possono essere considerati come regole di vita che riguardano le relazioni e quindi
strategie di protezione utilizzate nel corso della vita per evitare di sperimentare l'Essere-senza-l'Altro (che Winnicot
chiama la caduta senza fine) 

Le costrizioni vincolanti nelle persone sensibili (gli evitanti) alla stima sono: "ho bisogno di essere considerato perfetto
per essere degno" "se mi mostrò imperfetto, verrò respinto" "non sono perfetto"

Gli evitanti cercano di compensare il loro bisogno di vicinanza iper accudendo il partner che poi si scoccia e vengono
lasciati e lì c'è il rischio di suicidio. 

TRAUMA E SOTTOTIPI 

Il trauma è qualcosa che è stato intollerabile per il bambino.


Il trauma può essere un'occasione di resilienza o un'occasione di disorganizzazione. Sapere questo significa lavorare
sapendo che ci può essere anche l'altra soluzione di resilienza. la scelta tra trauma e resilienza dipende dalla rete: se un
individuo ha la rete funziona altrimenti si disorganizza.

La carenza è la forma peggiore di trauma. Noi tendiamo a sottovalutare le assenze (non solo dei bisogni primari ma
anche della mente-compagna: "guarda il treno" "guarda come sei stato bravo" frasi essenziali che aiutano il bambino a
prendere le cose in un certo modo. Il cluster A è caratterizzato dalla carenza (es: in seduta con uno psicotico ci si sente
pazzi e confusi). 

Il trauma può essere anche un piccolo evento a cui la persona adulta reagisce ma è proprio il piccolo evento che
scatena il riattivarsi di un trauma pregresso e pesca una condotta carenziata vissuta nell'infanzia. Cambiano i
protagonisti ma la storia è sempre la stessa. (es: una persona obesa che si iper alimenta perché ha una relazione
distruttiva col marito che però non riesce a lasciare e quindi si iper compensa alimentandosi più del dovuto )

Sviluppo traumatico: più episodi traumatici che si trascinano nel tempo 

Trascuratezza: che si può manifestare in:


 Carenza nella soddisfazione dei bisogni fondamentali 
 Carenza dei bisogni emotivi di attenzione e di rispecchiamento, di guida e protezione 
Spesso i trascurati sono anche aggressivi perché sapere che gli altri sono stati accuditi e lui no, fa rabbia.
Possiamo considerare la trascuratezza alla base di uno sviluppo traumatico. 

Abbiamo due tipi di traumi: 


1. I traumi con la t maiuscola: abusi, violenze, lutto relativo ad una figura di attaccamento, persecuzione e
abbandono 
2. I traumi più piccoli (che sono quelli più frequenti)

Requisiti che differenziano lo stress dal trauma: età della vittima, reazione immediata dopo l'evento, gravità della
minaccia, durata dell'evento.

Nell'adolescenza, l'adolescente cerca di controllare quella parte di se, quel se scisso attraverso una condotta patologica
(es: autolesività) 

SLIDE DEI PALAZZI

L'obiettivo è anche quello di far salire dal cluster A al cluster C

Potrebbero piacerti anche