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LE CAREZZE: UN NUTRIMENTO PER LA RELAZIONE E PER LAUTOSTIMA

Ognuno di noi ha bisogno di contatto fisico, di essere riconosciuto dagli altri. Questa fame di
stimoli e di riconoscimento unesigenza biologica e psicologica.
Le carezze non sono altro che tutti i riconoscimenti che gli altri fanno a noi stessi o che noi
facciamo agli altri consapevolmente o inconsapevolmente e che implicano una certa dose di
emozioni. E carezza, potremmo dire, quando riconosciamo la presenza dellaltro attraverso il
contatto fisico, il gesto (toccare amichevolmente la spalla, abbracciare), lo sguardo (fare un sorriso)
oppure attraverso la parola (dire ad un amico che si contenti di vederlo, fargli un complimento).
Lo stesso vale quando siamo noi a ricevere tali attenzioni. Il messaggio che si trasmette o che si
riceve chiaro: riconosciamo limportanza dellaltro e ci sentiamo importanti per qualcuno e la
sensazione, lemozione che si provano sono piacevoli, fanno stare bene.
Nei primi mesi di vita del bambino la fame di riconoscimento fondamentale. Un bambino che non
viene toccato non si sviluppa normalmente. Le ricerche di R.Spitz fatte nei brefotropi ci mostrano
quanto una stimolazione sensoriale, unattenzione fisica nei confronti del bambino (dal prenderlo in
braccio, toccarlo, vezzeggiarlo, nutrirlo ecc) stimolino la chimica dello sviluppo fisico-mentale e
lo aiutino a crescere, ad essere fiducioso e sicuro, ad avere unimmagine di s positiva: a maturare
una buona autostima. Viceversa una mancanza di stimolazione rallenta questo sviluppo, questa
crescita fino a creare in lui una morte psicologica. In Analisi Transazionale si dice che se una
bambino non viene accarezzato, la sua spina dorsale appassisce. Vi quindi una correlazione
stretta tra lo sviluppo fisico e psichico che non deve essere trascurata.
Se non viene soddisfatto questo bisogno di riconoscimento, di carezze sin da piccoli, anche da
adolescente o da adulta la persona inconsapevolmente andr alla ricerca di questo soddisfacimento e
far di tutto pur di ricevere qualche carezza, anche se negativa mettendo, per esempio, in atto
comportamenti per richiamare lattenzione su di s; unattenzione che ha il significato di un
guardami, ci sono anchio, ascoltami.
Ognuno di noi pu fare esperienza di quanto le nostre azioni o i nostri comportamenti siano dettati
da questo bisogno di essere riconosciuti, di essere visti, di essere ascoltati dagli altri (genitore,
coniuge, amico, collega..) sul lavoro, in famiglia, nel tempo libero. Il fatto cio di non ricevere
ascolto dalla persona a cui siamo legati affettivamente, di non essere riconosciuti sul lavoro per
limpegno che ci abbiamo messo, di non essere apprezzati per ci che siamo o per ci che abbiamo
fatto in generale, procura emotivamente un senso di malessere e di disagio che non sempre siamo in
grado di decifrare. Nei bambini e negli adolescenti, per esempio, questo bisogno a volte viene
espresso attraverso gesti, atteggiamenti di provocazione o di isolamento; se li leggiamo in questo
chiave non sono altro che strategie per cercare di colmare una mancanza di carezze: unespressione
di una richiesta che deve essere compresa e non interpretata come un atteggiamento ostile verso il
genitore o linsegnante.
La migliore carezza che possiamo fare quindi ad una persona (bambino, adolescente o adulto che
sia) quella di apprezzarla e stimarla non solo per quello che fa ma, soprattutto, per come , senza
condizioni, e stare ad ascoltarla nellespressione delle sue idee, dei suoi sentimenti, delle sue
emozioni senza esprimere giudizi critici svalutanti.
La capacit di ascoltare non innata, unarte e come tutte le arti necessita di strumenti, tecniche
che si possono acquisire. Per prima cosa occorre creare un vuoto di silenzio dentro se stessi per
poter fare spazio a ci che laltro ci sta comunicando in termini di pensieri, sentimenti, emozioni,
comportamenti, gesti.. E mettersi nei panni dellaltro in un rapporto empatico.
Quanto pi sappiamo ascoltarci ed essere in contatto con il nostro corpo, le nostre sensazioni e
sentimenti, tanto pi sapremo essere attenti ai sentimenti dellaltro. E bene ricordare che una
relazione si costruisce pi a livello empatico che cognitivo perch ci che si trasmette non il
contenuto verbale, ma quello non verbale (fatto di gesti, sguardi, postura, tono della voce..). Capita

per nella vita quotidiana di trascurare questo aspetto e di assumere pi facilmente atteggiamenti
critici e svalutanti laltro che hanno leffetto di raffreddare e graffiare piuttosto che scaldare e
nutrire la relazione.
La capacit di dare (a noi stessi e agli altri ) e ricevere carezze positive, verbali o fisiche,
lalimento principale per la nostra autostima ed lunico modo per accrescerla negli altri,
soprattutto se sono bambini o ragazzi in et di sviluppo .La qualit della nostra vita determinata
proprio da questo scambio di carezze, da questo nutrimento. Alimentiamo dunque questo scambio e
non facciamo economia di carezze se vogliamo accrescere il nostro senso di benessere verso noi
stessi e nel rapporto con gli altri.
Dott. Ettore Botti
STRUGGENTE VOGLIA DI CAREZZE
Tutto il giorno un senso di cupa angoscia.
Verso sera la tristezza si muta in tenera emozione,
in desiderio di essere accarezzato e consolato.
Vorrei stringermi come un bambino
a un essere amoroso, compassionevole,
piangere damore e di tenerezza e sentirmi confortato.
Ma dov lessere presso il quale potrei rifugirmi?
A chi potrei rivolgermi?
Passo in rassegna tutti coloro che amo,
ma nessuno fa per me.
A chi potrei rivolgermi?
Tornare bambino e stringermi a mia madre,
come limmagino io?
S, tu mamma,tu che non ho mai chiamato
perch non sapevo parlare
S , tu, simbolo pi alto dellamore puro
che mai ho potuto immaginare,
dellamore aumano, caldo, materno.
Ecco cosha bisogno la mia anima stanca.
Tu consolami mamma, dammi conforto
Tutto ci folliaEppure tutto ci verit.
L.Tolstoj

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