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PEDAGOGIA GENERALE

>Nel 1998 nasce il sistema dell’alta formazione che è costituito da un sistema anglosassone, nel
1999 viene decretata la legge 3+2 (triennale e magistrale)

Che cos'è l'educazione?

•L’educazione é un insieme di processi volto a favorire e a orientare la crescita umana della


persona verso l’autonomia, la socializzazione e la responsabilità personale.
Ogni società cura questi processi mediante speci che istituzioni che perpetuano sé stesse, le
proprie tradizioni e le proprie ideologie.
Tali società si trasformano, si rinnovano e si ristrutturano costantemente.

Il processo educativo ci permea a più livelli, di fatto, usare le lenti dell’educazione signi ca
guardare tutto ciò che abbiamo intorno e interessarsene, noi esseri umani siamo un insieme di
processi educativi:

•Il primo livello dei processi educativi è la crescita biologica: il modo in cui la crescita umana si
sviluppa dà l’idea che non tutte le crescite biologiche siano uguali (anche se il feto viene portato in
grembo per nove mesi, la sanità dipende dal comportamento della madre); perché la vita psichica
di un bambino sia sicura è necessario l’attaccamento sicuro. (l'attaccamento sicuro si ha quando
un bambino sente che la madre è sensibile ai suoi bisogni e sa dargli protezione e senso di
sicurezza.)

ES.per quanto riguarda l’anzianità ci sono zone dove la popolazione riesce a raggiungere livelli di
età molto elevati (dai 100 ai 110 anni circa) e non sono a etti da malattie come il Parkinson o
l’Alzheimer, quello che fa sì che questo sia possibile è il processo educativo.

•Il secondo livello che possiamo considerare è il processo di inculturazione, si tratta


dell’assimilazione della cultura d'appartenenza durante il processo di socializzazione (o fase
infantile del processo di integrazione sociale) dell'individuo. (più banalmente si tratta del processo
mediante il quale si entra a far parte della società).

ES.un bambino che vive nella foresta ha un processo di inculturazione totalmente di erente da
uno che vive una vita regolare in città.

•Il terzo livello dei processi educativi è l’apprendimento, quest’ultimo è infatti in grado di
cambiare la mente delle persone e i metodi di ragionamento, apprendere signi ca trasformarsi.
L’apprendimento prevede una formalizzazione che si ha in tutte le istituzioni di ordine e grado.
Si parla anche di apprendimento embedded (incorporato): tutti i luoghi di lavoro sono luoghi dove
si apprendono processi educativi di erenti.

L’apprendimento si suddivide in:

•Apprendimento formale: si tratta dell’apprendimento che avviene in un contesto organizzato e


strutturato (in un’istituzione scolastica/formativa), è esplicitamente pensato e progettato come
apprendimento e conduce ad una qualche forma di certi cazione;

•Apprendimento non formale: è l’apprendimento connesso ad attività piani cate ma non


esplicitamente progettate come apprendimento (quello che non è erogato da un'istituzione
formativa e non sfocia normalmente in una certi cazione, ad esempio una giornata di
approfondimento su un problema lavorativo nella propria professione)

•Apprendimento informale: le molteplici forme dell’apprendimento mediante l’esperienza


risultante dalle attività della vita quotidiana legate al lavoro, alla famiglia, al tempo libero, non è
organizzato o strutturato e non conduce alla certi cazione (ad esempio un’appartenenza
associativa o più banalmente la vita in famiglia ).
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● Il processo educativo come formazione: la di erenza più sostanziale tra formazione ed
educazione é che l’educazione conforma il soggetto al contesto in cui si trova mentre la
formazione è quel processo educativo che supera la conformazione e rende l’individuo libero,
permettendogli di trovare i margini di libertà, l’educazione è un processo dall’esterno mentre la
formazione è un processo interno.
La scuola è la sede dei processi che conformano le menti, non è sempre facile pensare con le
proprie menti.

Sono due i fondamenti della formazione:


•il sapere e la conoscenza, perché senza di essi non posso creare il pensiero

•la ri essione sul sé che aiuta a capire chi siamo, ed è il grande pilastro della formazione.

Quando si studiano i processi educativi e formativi si parla di soggetto perché è il nucleo


fondamentale della persona umana dal punto di vista grammaticale, si parla invece di uomo
quando voglio dare una de nizione biologica (perché sono esseri con caratteristiche
de nite:bipedi, ecc..) e c'è un rapporto stretto tra cervello e linguaggio.(studiato dal ragionamento
di Vygotskij, io parlo perché penso e penso perché parlo)

Un’altra de nizione importante è la persona umana, quando parlo di persona umana considero il
soggetto uomo dal punto di vista biologico che ha la caratteristica di essere profondo eticamente,
la persona umana ha una postura di carattere sico e mentale, inoltre ha un’altra condizione: la
dimensione spirituale. Quando parlo di persona umana mi rivolgo a un soggetto umano nella sua
globalità dell’essere e dell’esistere, la persona umana si di erenzia dalla persona animale che non
ha la parte spirituale, parlo di persona umana rifacendomi alla corrente loso ca del
personalismo(anni 20).

→NB: Il personalismo è una corrente di pensiero incentrata sull'esistenza di persone libere e


creatrici. La centralità della persona come valore assoluto è alla base del personalismo.
Il termine “PERSONA” viene dall’etrusco e signi ca maschera, la persona è colei che si manifesta
di fronte all’altro nella sua trasparenza al di là della maschera, quando faccio educazione mi
occupo della persona umana nella sua più profonda dimensione.
Non tutti si occupano della dimensione umana perché tutto ciò che ha a che fare con la
dimensione di spiritualità il mondo l’ha dimenticata.
Non si parla di individuo perché esso è l'essere umano dotato di egoismo per esempio nella
loso a di Hobbes.

Il signi cato di pedagogia:


La pedagogia nasce nel quarto secolo A.C, deriva dal termine PAIDEIA che compare per la prima
volta nel testo di Eschilo “I sette contro Tebe” con l’accezione di allevare, nutrire ma anche
accogliere e anche nell’opera di Aristofane “Le nuvole” di Aristofane.

→NB: Il termine “Paideia” deriva dal greco “pais” che signi ca “fanciullo”.
Letteralmente il vocabolo “paideia” può essere tradotto con il termine “educazione”, ovvero,
trasmissione di nozioni e di valori, nonostante l'idea odierna di “educazione” sia molto diversa.

• Paideia signi ca educazione dei giovani e i bambini greci a quel tempo non esistevano per
questo non può essere tradotto letteralmente.
I bambini in Grecia e a Roma non esistevano perché morivano tutti difatti la mortalità era così
elevata che ci si autoimpone come adulti di non a ezionarsi e si iniziavano a considerare nella
società dai 7 anni quando avevano maggiore forza per vivere. (considerato giovinetto).
Di fatto in Grecia l’educazione esiste per esempio “l’educazione dei giovani” in cui Socrate si
occupa dei giovani, può essere considerato il primo educatore della storia, perché ci si poteva
pre gurare che i giovani vivessero e se ne occupava educandoli.
I primi fondamenti delle loso e di Socrate e di Platone sono infatti testi educativi, non solo
loso ci ,che ci dicono che l’uomo vive e vivrà se si saprà formare non educare.
É proprio da questo che nasce l’idea di un soggetto che viene educato mediante la scuola, il
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sapere loso co e letterario, ma che accanto a queste conoscenze era fondamentale l’esercizio
della ri essione su sé stessi, in particolare, dopo Platone e Aristotele arrivano gli stoici,gli
scettici e gli epicurei per i quali quest’ultima era fondamentale, vengono poste domande
loso che che in realtà sono domande di formazione.
La pedagogia è l'arte dell’educazione, non si tratta di un tipo di educazione che conforma le menti
alla società di appartenenza ma è un'educazione che libera le menti cosicché il soggetto possa
essere in grado di svolgere il proprio ruolo nel mondo, nasce come formazione dei giovani e degli
adulti.
Si occupa dell’educazione al suo livello più alto cioè educazione come formazione.(anche dei
processi di crescita biologica, inculturazione e apprendimento)
Si tratta di educazione come sapere e conoscenza, non dei bambini ma di formazione dei giovani
e degli adulti (non delle donne che sono al di fuori della loso a).

>Attraverso la paideia in Grecia si capisce che lo sviluppo umano si ha attraverso la formazione


umana dell’uomo.
Anche i latini come Terenzio e Catullo avevano questa idea di formazione e la chiamavano
Humanitas che riceve dalla paideia greca le stesse categorie e caratteristiche, si parla di uomo
che si forma in una humanitas che è la stessa categoria della paideia e abbraccia lo sviluppo
dell’uomo.
Quando si di onde il cristianesimo si comincia a vedere come i dialoghi platonici si di ondano
dentro il sapere cristiano nel cristianesimo si trasmette la stessa categoria di formazione, di parla
quindi di Paideia Christi.
Nel rinascimento troviamo la stessa categoria trasferita secondo il concetto di Humana Littera in
cui la formazione dell’uomo viene sottolineata con la conoscenza del mondo romano e latino.
Con l'idea di formazione si arriva nel barocco dove sparisce per riapparire alla ne del 700 in
Germania con la categoria tedesca chiamata Bildung che signi ca letteralmente formazione, e si
intende proprio formazione umana dell’uomo .

Rapporto tra pedagogia ed educazione

>La pedagogia è il sapere teorico dei processi culturali sociali individuali che producono
inculturazione, apprendimento e formazione personale presente in tutte le culture e società.
Si parla di sapere, dunque è una disciplina e una conoscenza dell’educazione dei processi
educativi e formativi ma se noi sappiamo che i processi educativi riguardano l’uomo allora la
pedagogia è un sapere umano.
Non si tratta solamente di teorizzazione, ma, in virtù del fatto che si occupa dello sviluppo umano
e del modo in cui esso deve avvenire, la pedagogia si occupa di pratiche, di esperienze, non
posso parlare di quest'ultima senza parlare di ciò che è applicato per questo si parla di un sapere
umano applicato (l’aspetto da sottolineare è l'importanza estrema del rapporto tra teoria e prassi
se faccio pedagogia faccio un sapere pratico, non teorico, devo per questo dare una spiegazione)

>L’educazione è un insieme di processi che cambiano, formano e mutano la persona.


Il termine educazione ha due radici semantiche:

• ex-ducere era un’idea platonica, a cui Socrate si rifaceva e signi ca trarre fuori da sé stessi una
ri essione che ho appreso dall’esperienza.
La prima nozione è che tutti siamo capaci di imparare a apprendere (l'apprendimento e la
formazione ci rendono liberi, lo studio ci rende capace di pensare con la propria testa).
La capacità di continuare a formarsi avviene attraverso il cambiamento.
Solo avendo chiaro il processo formativo possiamo modi care l'ambiente intorno a noi e
principalmente noi stessi, in un processo di crescita, la chiave di volta è esserne consapevoli.
• edere: che signi ca nutrire il soggetto attraverso una conformazione sociale e una guida
individuale
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LA FORMAZIONE
Il soggetto è interprete del proprio processo formativo.
La formazione umana dell’uomo implica l’acquisire forma del soggetto nella propria dimensione
più personale e inquieta.
Signi ca prendere forma, scegliere o integrare una forma (trasformare e trasformarsi).
La pedagogia è la scienza dell’educazione che ha come proprio oggetto di ri essione il processo
formativo , possiamo dire che la pedagogia è una scienza malgrado sia sempre stata a ancata
alla loso a (la loso a è un sapere ma non una scienza), diventa la loso a applicata e questo la
fa andare di pari passo con il ragionamento loso co.

Quando la pedagogia diventa una scienza? avviene nella ne dell’800 durante la prima
rivoluzione scienti ca perché Galileo mette in campo due prospettive nel dialogo sopra i massimi
sistemi:

1. l’osservazione : il modo in cui la natura è scritta, tutto é scritto mediante quadrati e


triangoli secondo la disciplina matematica

2. il metodo : ovvero per costruire conoscenza c'è bisogno di costruire e applicare un metodo
perché solo mediante questo metodo la pedagogia diventa una scienza. Dewey nel 1929
pubblica ‘le fonti di una scienza dell’educazione ‘ un libretto in cui fonda le motivazioni per
le quali posso dire che la pedagogia è una scienza, a ermando che i processi educativi
sono tutti il contenuto della scienza.

É necessario un metodo educativo che deve essere prodotto e riprodotto come metodo
scienti co:

•osservazione di fatti/dati/contesto
•applicazione ipotesi a cui faccio riferimento
•misurazione che crea una valutazione
•tesi
(Il problema é che la maggior parte dei pedagogisti ha ignorato questo libretto, molta pedagogia é
narrazione, molta é loso a, e bisogna ancora imparare tante cose
Perché io possa educare l’uomo devo sviluppare processi scienti ci .)

IL RAPPORTO TRA PEDAGOGIA E SCIENZE DELL’EDUCAZIONE

Tale rapporto si viene de nendo alla ne dell'Ottocento con la nascita dei saperi scienti ci così
come li conosciamo oggi;
Dewey de nisce per primo la Pedagogia come la Scienza dell'Educazione (1929);

> Le Scienze dell'educazione sì ra orzano e crescono durante il Novecento sino a collocarsi al


centro della teorizzazione pedagogica;

I PROCESSI EDUCATIVI
I sociologi si occupano dei caratteri culturali come i processi:

>Processi micro: riguardano la singola soggettività, i processi umani (le relazioni umane e
personali, ad esempio il rapporto bambino-insegnante)

>Processi meso: sono i processi educativi che riguardano i piccoli gruppi (uno dei gruppi più
piccoli a cui si può fare riferimento è ad esempio la famiglia che vede la presenza di genitori e gli
e processi educativi genitoriali de niti di carattere meso, tutti noi di fatto nasciamo all’interno di
un contesto familiare che ci trasmette le proprie caratteristiche)
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>Processi macro: sono quelli che riguardano i processi dell’istituzione scuola, il meso sarebbe la
classe e il micro la relazione tra bambino e insegnante.
Si parla di macro perché sicuramente una scuola è un grosso agglomerato di situazioni e classi.

>Processi mega: è la Scuola, inteso come insieme di scuole, l’analisi dei processi educativi, o ad
esempio lo Stato che sviluppa processi educativi molto importanti che indirizzano il popolo
italiano, si tratta quindi di capire che a livello politico siamo guidati da processi educativi è molto
importante, anche tutta la trasformazione dell’educazione è di carattere educativo.
Si parla di processi educativi perché conformano i soggetti, quelli formativi sono quelli che
tendono a liberare il soggetto.

RAPPORTO TRA PEDAGOGIA E SCIENZA


Tale rapporto si viene de nendo alla ne dell’Ottocento con la nascita dei saperi scienti ci così
come li conosciamo oggi;
Dewey de nisce per primo la Pedagogia come la Scienza dell’Educazione (1929);
Le Scienze dell’educazione si ra orzano e crescono durante il Novecento sino a collocarsi al
centro della teorizzazione pedagogica;
Dewey, il primo grande pedagogista della contemporaneità, de nisce la pedagogia come scienza
dell'educazione, è una scienza tra le scienze.
Una scienza per essere tale deve avere un metodo e un lavoro ma in ambito pedagogico
dobbiamo metterlo a sistema e questo si nota nelle strutture educative dove si assumono
psicologi e non pedagogisti o educatori.
Ancora oggi il sapere pedagogico non viene riconosciuto, Dewey dice che la pedagogia orienta e
dice che le altre sono scienze umane che collaborano per fare sì che la pedagogia si ri etta come
scienze dell'educazione.

LA PEDAGOGIA COME SCIENZA


• La pedagogia è una Scienza, la scienza dell’educazione.
Nel corso del novecento si è parlato di una crescita tanto esponenziale delle scienze
dell’educazione da ritenere che potessero essere assunte al posto della pedagogia stessa (si
parla di un collocamento all’interno di essa).
Nel corso del Novecento si è avuto anche il passaggio da
una lettura specialistica e settoriale dei problemi educativi a un coordinamento speci camente
pedagogico, che implica ri essività, intenzionalità e che si caratterizza come ricostruzione di una
unità di senso e come prospettiva di generalità;
Taietti dice che la pedagogia sarebbe sparita rispetto alla psicologia e non avrebbe avuto più
motivo di esistere.

SCIENZE DELL'EDUCAZIONE

> Le scienze dell’educazione permettono l’analisi pedagogica.


Oggi si fa pedagogia sempre attraverso il riferimento a saperi speci ci: sociologici, psicologici,
antropologici ma anche storici, loso ci, biologici e linguistici.

> Le scienze dell’educazione sono saperi della/per la pedagogia attraverso una intenzionalità
speci ca che le percorre mediante una curvatura formativo/educativa che è il senso, ma anche la
guida, orientando e disponendo tutto secondo il vettore educativo/formativo;
Il sapere pedagogico parte dalle varie scienze, le assume, le orienta, le dispone secondo il senso
educativo/formativo.
Il sapere pedagogico come sapere generale della formazione.
Le azioni educative
La pedagogia è quella scienza che deve essere intenzionale, ovvero un’azione educativa che
mette in rapporto due soggetti, che vanno in una divisione di senso verso signi cati congiunti .
La pedagogia deve essere ri essiva , bisogna guardare l'azione dall'esterno, l’azione deve essere
orientata e guidata.
La pedagogia cura la condizione dell'esistenza dell'essere, della vita umana, non una condizione
patologica.
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LE FONTI DI UNA SCIENZA DELL’EDUCAZIONE
Problema di Dewey:
“Può esistere una scienza dell’educazione?”
Risposta: Sì può esistere come sapere che applica il metodo scienti co .

Metodo scienti co:


1) Osservazione 2) Astrazione
3) Ipotesi
4) Teoria
5) Veri ca

LE ANTINOMIE PEDAGOGICHE
(sono delle contraddizioni che non hanno soluzioni)
>Le antinomie formali della pedagogia: scienza e loso a, teoria e prassi, teche e arte, sapere
razionale e teche;
>Le antinomie pratico- teoriche: sono quelle classiche tra educare, istruire e formare; tra
autorità e libertà, tra cultura e professione nell’istruzione/formazione;
>Le antinomie pratico- educative : tra maestro e scolaro, tra genitori e gli.

NOTE DI STORIA DELLA PEDAGOGIA

Prima di introdurre la ri essione sulla gura e le opere di John Dewey è necessario inquadrare il
percorso storico-pedagogico delle idee su cui Dewey elaborò la propria loso a dell'educazione e
la propria visione pedagogica.
Alcuni autori sono particolarmente determinanti e importanti, appartengono alla storia della
pedagogia, ma anche alla storia dell'educazione del Settecento e dell'Ottocento

Gli autori:
> Jean Jacques Rousseau
> Johann Heinrich Pestalozzi
> Friedrich Wilhelm August Fröbel

•Jean Jacques Rousseau fu un grande teorico ed è uno dei padri della pedagogia
contemporanea, senza la sua loso a non ci sarebbe stato il percorso che ha portato in seguito a
creare la gura di Dewey. (Dobbiamo pensare alla pedagogia in linea con la loso a, perché la
parte dell'attuazione pratica della parte teorica è la loso a)

•La gura di Johann Heinrich Pestalozzi è una gura molto innovativa della ne del 700 , vede
nella gura del bambino il punto di riferimento del suo lavoro teorico.
Era un educatore perché non sviluppò scuole ma comunità, accanto alla centralità della gura del
bambino abbiamo la centralità della creazione di una comunità.
Lavora tutta la vita costruendo comunità scolastiche , in esse il bambino non solo andava a
scuola ma viveva. (l’educazione infatti è un processo continuo)
Pestalozzi è importante perché accanto allo sviluppo pratico-manuale mette lo sviluppo della
dimensione emotiva, che era altamente sconosciuta al tempo.
Metteva al centro l’amore che l’adulto poteva portare per il bambino e questo fattore era
assolutamente innovativo per la scuola, l’educazione della mano e del cuore era un’assoluta
novità nella storia della pedagogia, per questo è importante.
I suoi approcci innovativi vengono poi però abbandonati perché si trattava di un modello laico e a
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quel tempo le scuole erano propriamente religiose, anche se l’amore che lui prediligeva era
proveniente da un Dio supremo.
La sua gura è centrale in una rivoluzione pedagogica che vede iniziare a ri ettere sull’importanza
del bambino, della sua cura e dello sviluppo

•Anche Friedrich Wilhelm August Fröbel fu fondamentale perché a lui dobbiamo lo sviluppo
delle tecniche di infanzia, ad esempio la costruzione dei giardini d’ infanzia per andare incontro ai
genitori impegnati con il lavoro.

I caratteri fondamentali della pedagogia del settecento:

•Laicizzazione educativa
•Razionalismo pedagogico

Il settecento rappresenta lo spartiacque tra il mondo moderno e quello contemporaneo per questi
due cardini fondamentali.
Questi aspetti sono innovativi, si coniugano e si con gurano all'interno dei processi storici ma ci
dicono di un passaggio di educazione per pochi a processi educativi per più. (anche le classi del
popolo possono essere arte ci del proprio percorso, della propria formazione.)

> La laicizzazione dei processi educativi diventa un processo comune (le scuole prima erano
tenute da ordini religiosi) viene intesa come laicizzazione dell’intellettuale ma anche come
laicizzazione dell’educazione.
Si emancipa dai modelli religioso-autoritari, guarda alla formazione dell’uomo come cittadino
capace di essere “faber fortunae suae”, che non assegna ad altri (caste sacerdotali, ordini sociali),
il ruolo della propria formazione, ma lo rivendica per se stesso, sottolineando la libertà di questo
processo e ponendo in essa il proprio valore nale e supremo.
L’uomo si pensa come capace di libertà e di potenzialità intellettuali.
La pedagogia è l’arte e la tecnica di modellare gli individui conformi quanto possibile
all’aspirazione di una ragione illuminata.

>Il razionalismo pedagogico è il secondo aspetto fondamentale per questo cambiamento, si


sottolinea l’importanza dei processi scienti ci e della scienti cazione della pedagogia perché i
modelli di formazione possono essere modelli inventati da chiunque; per essere scienti ci devono
avere un impianto strutturale.

LA PEDAGOGIA DEL SETTECENTO


Si ha un’immagine nuova della pedagogia : laica, razionale, scienti ca, orientata a valori sociali e
civili, si ha una forte critica nei confronti delle tradizioni, delle istituzioni, delle credenze e delle
prassi educative, impegnata a riformare la società anche sul versante educativo.
La pedagogia è critico-razionalista, capace di rivedere radicalmente i propri principi tradizionali e
di riorganizzarli.
La pedagogia settecentesca è orientata ai valori sociali e civili , non si era mai fatta scrupolo di
poter arrivare alla classi meno protette.
La dimensione della civilizzazione della pedagogia settecentesca è molto importante perché i
processi educativi sono alla base della cittadinanza e quindi si inizia a pensare che la dimensione
pedagogica sia a stretto contatto con la dimensione politica, si pensa come un insieme di progetti
che possono cambiare la società, la pedagogia è in questo senso critica razionalistica, è una
pedagogia che si occupa di famiglia, scuola, religione e società.

JEAN JACQUES ROUSSEAU

Può essere considerato il padre della pedagogia contemporanea, la gura che ha in uito nel
modo più decisivo e radicale sul pensiero pedagogico e può essere ritenuto l’autore che ha
maggiormente indirizzato la storia del pensiero pedagogico; la sua fu una vera e propria
rivoluzione copernicana opponendosi al pensiero pedagogico allora dominante.
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Mise al centro della sua teorizzazione il bambino ed è la prima volta perché no al momento in cui
pubblica “L’Emilio”, non abbiamo né scuole, né processi educativi, né classi subalterne, abbiamo
processi educativi solo per chi poteva permetterselo, dal momento in cui viene pubblicato non
abbiamo una ri essione sull’educazione del nobile ma su quella del bambino.
Si supera l’educazione del bambino con quella del cittadino.
Occupandosi degli adulti ci si deve occupare dei bambini perché il processo vale tutta la vita, gli
adulti provengono da bambini e il nucleo infantile resta all’interno di ognuno di noi.
Credeva fortissimamente nell’istruzione negativa pensava che non ci potesse essere un maestro
ma l’educatore doveva essere a distanza perché il bambino doveva comprendere da solo a
contatto con l’ambiente. (il bambino si deve bruciare per capire che non deve avvicinarsi al
fuoco).
Non c’è scuola per Rousseau perché non si può esportare il suo modello, mette al centro della
sua ri essione il bambino ma non c’è una soluzione nel suo modello quindi diventa inapplicabile.

➤ Rousseau si oppose a tutte le idee correnti (della tradizione e del secolo) in materia educativa:
dall'uso delle fasce al ragionare coi bambini, al primato dell’istruzione e della formazione morale;
Credeva fortissimamente nell’istruzione negativa pensava che non ci potesse essere un maestro
ma l’educatore doveva essere a distanza perché il bambino doveva comprendere da solo a
contatto con l’ambiente. (il bambino si deve bruciare per capire che non deve avvicinarsi al
fuoco).

➤ Elaborò una nuova immagine dell’infanzia, vicina all’uomo di natura, buono e animato dalla
pietà, socievole, ma anche autonomo, come articolata in tappe evolutiva (dalla prima infanzia
all’adolescenza) tra loro assai diverse per capacità cognitive e atteggiamenti morali.
è il primo che costruisce un curriculum educativo, in base all'età del bambino costruisce un
percorso in linea con lo sviluppo psichico e sico.
C’è uno sviluppo per stadi e i bambino può apprendere a seconda dello stadio in cui si trova.

➤ Teorizzò una serie di modelli educativi (due soprattutto: uno rivolto a l’uomo e uno al cittadino)
posti insieme come alternativi e complementare come vie possibili per attuare il rinaturamento
dell’uomo, cioè il restauro di un uomo sottratto all'alienazione e al disorientamento interiore che
ha assunto dalle società opulente ricche e dominate dai falsi bisogni.
Un altro aspetto importante di Rousseau è il suo occuparsi degli aspetti morali che non sempre i
processi educativi hanno tenuto in considerazione.
Le teorie di Rousseau sono importanti perché riguardano chi è l’adulto e come si forma una
società civile, elabora una nuova immagine di infanzia che è vicina alla natura, che è stata corrotta
dalla società .

IL RAPPORTO TRA POLITICA E PEDAGOGIA


Politica e pedagogia sono strettamente unite in Rousseau: sono l’una il presupposto e il
completamento dell’altra, insieme rendono possibile la riforma integrale dell’uomo e della società,
riconducendola verso il recupero della condizione naturale, cioè per vie arti ciali e non ingenue,
attivate da un autentico sforzo razionale.
La pedagogia in Rousseau fa parte di un disegno assai complesso di loso a della storia (fondata
sul principio di decadenza) e di riforma antropologico sociale a cui il losofo dedicò tutte le sue
opere.
In Rousseau troviamo un unico grande problema antropologico-politico (far uscire l’uomo dal
“male” e attivare le vie per realizzare questo rimedio) al cui centro si colloca la stessa pedagogia,
articolata in varie forme, ma sempre essenziale per avviare il ritorno dell’uomo e della società
verso la condizione naturale.

Rousseau sovverte il modo di fare pedagogia perché siamo di fronte ad un’analisi di contenuto
molto di erente, la pedagogia si occupava degli adulti, il tema della presenza dell’infanzia è
rarefatto, ma per la prima volta lui si rende conto che è necessario occuparsi del bambino, difatti,
al centro del “farsi uomo” si ha la consapevolezza dell’importanza dell’infanzia.
Nelle prime fasi dell’Emilio ad esempio è interessante notare come si occupa della gestazione del
bambino, precorrendo i tempi e facendo un tipo di analisi che verrà portata avanti 200 anni dopo.
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NB. (Nel 1989 viene rmata la dichiarazione universale dei diritti del bambino.)

Rousseau sostiene che l’educazione dovesse avvenire secondo quelle modalità che non
prevedevano la costruzione di infrastrutture (recupero dello stato naturale), sostiene che le
strutture istituzionali e sociali, inventate dall’uomo per educare, hanno deprivato il soggetto della
propria umanità.
Rousseau tratta i temi educativi in modo ambivalente, sostiene che il singolo deve essere educato
in un contesto non corrotto, sotto la guida di un educatore che lo educhi secondo dinamiche che
rispettino la natura.

IL CONCETTO DI NATURA PER ROUSSEAU

1. La natura come opposizione a ciò che è costruito, sociale, sottoposto a un principio di


corruzione.

2. Natura come valorizzazione dei bisogni spontanei dei bambini e dei liberi processi di scelta, i
bambini devono avere un percorso di naturale riconoscimento dell’ambiente.
(Non si può vivere come vivevano i primitivi), c’è un continuo riferirsi all’ambiente naturale ma
come ambiente educativo.

3. Natura come esigenza di un continuo contatto con l’ambiente sico non urbano e quindi più
genuino.

Non aveva ragione, ci mette semplicemente davanti agli occhi l’importanza dell’ambiente, per la
cura profonda dell’impegno dell’uomo a non corromperlo.
Non possiamo rimanere come i primitivi, lo sviluppo e l’avanzamento ci devono aiutare a creare
equilibrio tra la dimensione della cultura e quella della natura.

LA PEDAGOGIA DI ROUSSEAU

1.La scoperta dell’infanzia come età autonoma e dotata di caratteri e nalità speci ci, assai
diversi da quelli dell’età adulta: puerocentrismo.

NB. Con Puerocentrismo in pedagogia si intende ogni teoria che ponga il fanciullo al centro del
rapporto educativo e lo consideri quindi nella sua spontaneità, libertà, autonomia ed espressività
creativa.

2. Legame tra motivazione e apprendimento, messo al centro della formazione intellettuale e


morale di Emilio: riferimento costante all’esperienza concreta (apprendimento motivato)

L’educazione del bambino non si attiva solo per processi di istruzione, tutti noi pensiamo che sia
importante leggere e scrivere le discipline, poca parte è lasciata alla dimensione etica, lui dice
che sono processi di ordine spirituale e morale, attraverso i processi educativi passa ciò che è
buono e ciò che non è buono, come educatori ci dobbiamo chiedere cosa sia morale e cosa non
lo sia.
Rousseau dice che l’istruzione e l’apprendimento passano anche dalla quali cazione morale.

3. L’attenzione è rivolta sempre alle contraddizioni e alla dimensione contraddittoria dei processi
educativi a cui viene sottoposto Emilio.

Con “relazione educativa” si intende il rapporto tra Emilio e il proprio maestro, si tratta infatti di
un rapporto relazionale, ma non solo:anche tra Emilio e l’ambiente naturale (ambiente
circostante), comunitario (famiglia) e sociale (città in cui vive).
Questo tema nasce proprio con Rousseau, essa è lo strumento principale per l’educatore.
Ma qual’è la professione dell’educatore? È l’esercizio della relazione educativa, la dimensione
relazionale è al centro della motivazione profonda attraverso cui Emilio costruisce i propri saperi
esperenziali che gli servono per diventare adulto, senza questa non ci sarebbe passaggio di
sapere e di conoscenza.
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La relazione è educativa solo se è intenzionale, se non lo è diventa sociale a statuto labile, dove
c’è minore vincolo.

-educazione naturale:prevede un contatto stretto con l’ambiente naturale, improntata sui bisogni
più profondi ed essenziali del bambino, rispettando i ritmi di crescita e valorizzando le
caratteristiche dell’età infantile.

-educazione negativa: sottrae il bambino alla possibilità di essere inserito per esempio in
contesti urbani

-educazione indiretta: quando i bambini apprendono per esperienza (no educazione frontale)

Siamo davanti ad una dimensione educativa che riconosce il soggetto e gli stadi attraverso cui il
bambino si sviluppa, questa concezione degli stadi è molto antica.

IL MODELLO PIAGETIANO

Jean Piaget è uno psicologo, vive in Svizzera, lavora a Ginevra, nell’ambito della psicologia si
occupa dell’intelligenza umana, quello che a quei tempi era la psicologia nascente, e lui come
pochi altri si occupa dello sviluppo della mente, comincia a osservare e studiare i propri gli,
comincia a osservare lo sviluppo infantile dei propri gli.
L’intelligenza umana deve essere considerata come capacità genetica che diviene attributo
culturale.
Esistono passaggi obbligati nello sviluppo dell’intelligenza e strutture che sono comuni a tutti gli
esseri umani.

Piaget divide l’intero sviluppo mentale in quattro stadi o tappe:

1. Periodo senso-motorio (da zero a due anni, corrisponde alla prima infanzia)perché
l’esperienza che il bambino fa del mondo passa attraverso un’esperienza sica, attraverso
l’utilizzo dei sensi.(toccare, mangiare)

2. Periodo pre-operatorio (da due a sette anni, corrisponde all’età prescolare) in questo periodo
è il momento in cui il bambino conosce l’esperienza, fa esperienza del mondo dal punto di
vista dell’attività motoria ma si teorizza dentro il bambino e ha una conoscenza che deriva
dalla operatorie. (Capisce che il fuoco brucia e quindi non lo ritocca)

3. Periodo operatorio concreto (da sette a undici-dodici anni, corrispondente al tempo della
scuola primaria). Quando si comincia a modellare una categorie che gli permette di parlare
per concetti, ancora non abbiamo una piena capacità di astrazione.

4. Periodo operatorio formale (da undici a quindici anni corrispondente al tempo della scuola
media) periodo in cui si può acquisire conoscenza, si usano i libri senza usare l’esperienza .

La crescita di un soggetto avviene a partire da una maturazione neuro-psicologica, è necessario


fare un lavoro di esercizio continuo, quello che è importare è stare in un contesto socio-culturale
che permette di svilupparsi.
Altro problema della teoria Piagetiana è che Piaget si dimentica che il soggetto interagisce con
l’ambiente.

JOHN DEWEY (1859-1952)


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È stato un filosofo statunitense che ha esercitato una profonda influenza sulla cultura, sul costume
politico e sui sistemi educativi del proprio paese; pedagogista, scrittore e professore universitario.
Si è occupato del soggetto adulto che diventa cittadino, da vita e importanza al modello
democratico degli Stati Uniti.

Seguiva la filosofia di Kant pertanto si laurea con la sua tesi. Fa parte di un mondo in fase di
sviluppo di fabbrica. Aveva una posizione anti conservatrice. La formazione di Dewey è stata
fortemente influenzata dal pragmatismo americano e dall’ evoluzionismo di Darwin. Il pragmatismo
era una corrente filosofica tipicamente americana secondo la quale la verità si identificava con le
esperienze concrete e le operazioni a esse collegate, per i filosofi di questa corrente il pensiero è
un processo attivo che dipende da un comportamento e da una credenza.

Il concetto di esperienza: il pensiero filosofico e pedagogico di Dewey si basa su una concezione


dell’esperienza come rapporto fra uomo e ambiente, dove l’uomo non è uno spettatore
involontario, ma interagisce con ciò che lo circonda. Il pensiero dell’individuo

nasce dall’esperienza, quest’ultima intesa come esperienza sociale. L’educazione deve aprire la
via a nuove esperienze e al potenziamento di tutte le opportunità per uno sviluppo ulteriore.
L’individuo è costante con il suo ambiente, reagisce e agisce su di esso. L’esperienza educativa
deve quindi partire dalla quotidianità nella quale il soggetto vive.

Successivamente ciò che è stato sperimentato deve progressivamente assumere una forma più
piena e organizzata. L’esperienza è realmente educativa l’espansione e l’arricchimento
dell’individuo, conducendolo verso il perfezionamento di sé e dell’ambiente. Un ambiente in cui
vengono accettate le pluralità di opinioni di diversi gruppi di contrasto tra loro, favorisce lo sviluppo
progressivo delle caratteristiche dell’individuo.

Dewey affronta il concetto di “democrazia” anzitutto nei suoi aspetti culturali, che sviluppa a partire
da una personale rilettura dell’opera di Emerson, che Dewey in un articolo del 1903 considera
l’autentico “filosofo della democrazia”.

Da qui deriva una rilettura radicale dell’idea stessa di democrazia. L’ambiente sociale che Dewey
identifica come il mezzo costruttivo per lo sviluppo delle energie individuali è la società
democratica. In democrazia è richiesta la collaborazione di tutti per il bene della società, in quanto i
sistemi democratici hanno il vantaggio di essere in perenne stato di crisi e necessitano di una
continua disponibilità di cambiamento.

La scuola e la società
Anche il pensiero pedagogico di Dewey risente degli in ussi di Emerson. Dewey applica il suo
pensiero loso co, basato sull’esperienza, all’insegnamento scolastico.
Le esperienze non vengono imposte dall’insegnante, ma nascono dagli impulsi naturali degli
alunni e il compito dell’educatore è quello di assecondare tali impulsi per sviluppare nell’alunno
una nuova esperienza. La scuola è un’istituzione sociale che rappresenta la vita attuale.
Riprende quelle che sono le attività quotidiane per rendere partecipe il fanciullo alle abitudini della
vita familiare e assicurargli un’adeguata integrazione sociale.
L’industrializzazione ha allontanato il giovane dalle esperienze di partecipazione al processo
lavorativo, per cui la scuola ha il compito di introdurre il lavoro come fattore formativo, al ne di
assicurare un’attiva vita in comune e un apprendimento pratico di cose reali.
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L’ETA EVOLUTIVA:

Anche Dewey, come la maggior parte dei pedagogisti moderni divide l’età evolutiva in tre fasi:

- Dai 4 agli 8 anni prevalgono nel bambino gli istinti e i bisogni in modo spontaneo che si
manifestano con il gioco e l’attività ludica.

- Dai 9 ai 12 anni il bambino frequenta la scuola primaria che è basata sul lavoro per permettere
al soggetto di acquisire le abitudini culturali della società in cui vive.

- - Dai 12 ai 14 anni all'allievo viene data la possibilità di ampliare le sue conoscenze astratte.
L’attivismo pedagogico e la pedagogia del 900’
Modello che si sviluppa in centro Europa e che da il via al consolidarsi ad alcuni aspetti della
pedagogia di questo periodo.

Caratteri della pedagogia del 900’

1. affermarsi delle scienze dell’educazione e lo sviluppo dell’epistemologia pedagogica

2. Costituirsi di un modello di pedagogia critica

3. Sviluppo della pedagogia sociale

Caratteri della pedagogia come pratica

1) analfabetizzazione (la scuola e le istituzioni)

2) cultura di massa (la scuola e i saperi)

3) educazione per tutta la vita (oltre la scuola)

Attivismo pedagogico

-puerocentrismo
-importanza psicologia

-intelligenza operativa
-apprendimento che pone al centro l’ambiente e non il sapere codificato e reso sistematico
-legame interessi-bisogni
-legame insegnamenti-vita
Fili conduttori di scuola e società

1. Rapporto tra la scuola e la società dell’epoca (l’educazione e la matrice sociale)

2. Educazione e ambiente culturale, si tratta di creare un ambiente attivo nel partecipare lo


scopo della ricerca

3. Imparare facendo: attenzione, osservazione, memoria, linguaggio.

4. Lavoro manuale, aspetto pratico dell’esperienza stessa

5. Rapporto tra lavoro e scuola, lavoro come metodo per la vita, scuola come strumento per
imparare a vivere.

6. A scuola: ambiente sociale senza condizioni di socialità

7. La trasformazione sociale ed economica come trasformazione educativa.

8. Il lavoro come punto di partenza per l’apprendimento della storia, della biologia, dell’arte e della
matematica.

Si ritrova l’aspetto dell’ambiente sociale, una delle altre critiche è proprio quella di essere un
ambiente sociale che condiziona quello che è l’apprendimento.
L’ambiente sico in uenza l’apprendimento, e rivendica quello che è l’ambiente naturale che è
importante per il bambino muoversi all’interno di un ambiente che sia il più naturale possibile.

LA STRUTTURA

Viene pubblicato nel 1899, si suddivide in 8 capitoli e un’appendice.

Prefazione:è ad opera di Ernesto Codignola si ritrovano vari passaggi dei capitoli

CAPITOLO 1
Scuola e progresso sociale

CAPITOLO 2
Tratta dell’aspetto individuale, prende come punto di riferimento il ragazzo in sé, riemerge
l’aspetto della vita, la scuola deve formare a vivere.
L’altro elemento è l’ascolto che è alla base, si tratta dell’ascolto dei bisogno dei bambini (una
critica che lui muove è il non ascoltare i bisogni del bambino)
C’è un riferimento all’apprendimento informale familiare attraverso la conversazione, avviene
all’interno di contesti che non sono formalizzarti ma riguarda quello che il bambino apprende
all’interno di luoghi quotidiani.
Imparare e vivere ma prima si vive e poi si impara, vivere all’interno della società.
All’interno del capitolo ci sono dei riferimenti agli istinti, si parla infatti di:

1.Istinto sociale
2.Istinto del fare
3.Istinto dell’investigazione:l’esperimento
4.Istinto artistico:l’arte
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Questi agiscono nel bambino e rappresentano le risorse naturali che il maestro deve "utilizzare" al
ne di esercitarle, controllarle e indirizzarle verso determinate direzioni.

CAPITOLO 3

Sperperi nell’educazione (spreco)


Ci si occupa di educazione e dello spreco di vite umane che una cattiva organizzazione
comporta:organizzare comporta promuovere economia ed e cienza.
L’organizzazione che si considera è quella della scuola stessa come comunità di individui oltreché
“sistema scolastico”, edi cio scolastico, provveditore agli studi, carriera dei maestri ecc..

Organizzare signi ca fare in modo che si operi con facilità, essibilità e pienezza.
Il ragazzo deve recare a scuola tutte le esperienze che ha fatto al di fuori di essa ma al contempo
deve lasciare la scuola recare con se qualcosa da adoperare immediatamente nella vita
quotidiana.
Tutte le parti del sistema scolastico dovrebbero essere connesse, la parte inferiore del sistema
dovrebbe essere collegata a quella superiore.
Nell’università il ruolo dell’indagine e della scoperta scienti ca è prioritario, questo dovrebbe
avvenire anche nei gradi inferiori della scuola a nché l’alunno sappia discernere la verità dalla
banalità.
È necessario un collegamento forte tra la parte più progredita del sistema educativo e quella più
di base.

1.La prima lezione ha trattato della scuola nei suoi aspetti sociali, e delle necessarie
trasformazioni che vi si devono fare per renderla e cace nelle condizioni presenti della società

2.La seconda ha studiato la scuola in relazione con lo svolgimento dei ragazzi singolarmente.

3.La terza si occuperà ora della scuola come istituzione in rapporto tanto con la società quanto
con i suoi membri.

CAPITOLO 4

Tratta della psicologia dell’istruzione elementare.


La scuola come atelier laboratorio, si fa qualcosa di pratico, si torna al concetto principale
dell’imparare facendo.
La scuola è il laboratorio di ciò che la psicologia ha studiato e approfondito.
Viene trattata anche l’importanza delle emozioni, Dewey non pensa alla scuola come un qualcosa
di scollegato dalle emozioni

CAPITOLO 5

Troviamo i principi di Frobel applicati alla scuola di Dewey

-Il principale compito della scuola è educare i ragazzi ad una vita di cooperazione e di reciproco
aiuto, a promuovere loro consapevolezza dell'interdipendenza e ad aiutarli praticamente a
compiere quegli adattamenti che tradurranno tale spirito in atti espliciti.
-La radice principale di ogni attività educativa è riposta nelle attività istintive e impulsive del
fanciullo; dunque il gioco, ma anche ogni altra attività istintiva possono essere considerate
educative.
-le attività e le tendenze individuali devono mantenere la vita di cooperazione e riprodurre le
attività vitali dell'uomo nella cooperazione sociale.

CAPITOLO 6
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Dedicato alla psicologia delle occupazioni.

-Il lavoro e la pratica: intendo preoccupazione un modo di fare attività da parte del fanciullo che
riproduce qualche forma di lavoro attuata nella vita sociale o che si svolge parallela questa.
(lavoro in o cina, lavoro con legname e arnesi.)
-Il lavoro mantiene un equilibrio fra la fase intellettuale e quella pratica dell’esperienza.
(Quando lavoriamo manteniamo un equilibrio tra ciò che si impara a scuola e ciò che poi è la
pratica.)

CAPITOLO 7
CAPITOLO 8
Le tematiche all’interno del libro di devi si legano nonostante sia diviso in capitoli
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